Gli svizzeri amano la mobilità sostenibile e non omologata

Secondo una indagine del Touring Club Svizzero sono sempre di più i veicoli ecologici che circolano in strada, ma sono sicuri?

Il Touring Club Svizzero torna ad occuparsi di mobilità sostenibile e torna a farlo con occhio critico: sempre più veicoli alternativi circolano nelle strade della Svizzera, tra biciclette elettriche e non, ciclomotori elettrici leggeri, monopattini, segway e simili e non sempre tali mezzi sono omologati. E, ancor di più, non sempre sono sicuri. Il TCS ha eseguito un test su tre categorie di veicoli: biciclette, motociclette leggere e i cosiddetti e-MSV (mezzi elettrici simili a veicoli). In quest’ultima categoria rientrano gli hoverboard, e-skateboard, e-monopattino-biga e monociclo-elettrico. Tra le biciclette sono state inserite anche quelle pieghevoli, le uniche non elettriche di tutto il test. Nelle motociclette leggere sono inseriti e-bike, mini e-scooter e e-monopattino. Maneggevolezza, sicurezza, qualità e omologazioni sono stati i fattori analizzati per ogni veicolo dal TCS, con diverse prove su strada e con particolare attenzione sulla trasportabilità di questi veicoli, ad esempio, a bordo di mezzi pubblici come gli autobus.  Venendo ai risultati e, in particolar modo a quelli relativi ai test di sicurezza, il TCS lancia l’allarme: bici e lo scooter che viaggiano a 15 km/h frenano e si fermano in 1,7 metri, mentre per gli e-MSV lo spazio di frenata sale fino a 6 metri. Nel test su pista le biciclette si sono rivelate le più veloci mentre ancora di e-MSV sono in fondo alla classifica. I Mezzi Elettrici Simili ai Veicoli vincono invece per trasportabilità (e perché in Svizzera non si paga il biglietto aggiuntivo sull’autobus per portarli con sé). Alla luce di tutto questo, e anche del fatto che in teoria non si potrebbe circolare in strada a bordo di hoverboard e simili perché non sono omologati per la circolazione stradale, il Touring Club consiglia molta attenzione prima di scegliere il proprio mezzo di locomozione sostenibile: “Prima di acquistare uno di questi mezzi, è importante informarsi se è omologato per circolare su una strada aperta al traffico. I veicoli omologati possono viaggiare solo su ciclopiste o piste ciclabili e mai sui marciapiedi. I mezzi non omologati possono essere utilizzati solo su proprietà private. Ogni infrazione alla Legge è punita con contravvenzione. Inoltre, il conducente, responsabile in caso di incidente, rischia di incorrere nel regresso da parte della compagnia d’assicurazione“.

Fonte: ecoblog.it

Emissioni auto: ok da Strasburgo alle nuove regole d’omologazione

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Il Parlamento Europeo ha approvato giovedì 19 aprile le nuove norme sulle omologazioni, che mirano “a rafforzare l’indipendenza dei controlli e a prevenire i conflitti di interesse, facendo chiarezza sulle responsabilità delle autorità nazionali”. Da Strasburgo via libera definitivo alle nuove norme sui test delle auto che dovrebbero scongiurare altre possibili frodi sulle emissioni truccate. Con 547 voti a favore, 83 contrari e 16 astensioni, il Parlamento Europeo ha approvato giovedì 19 aprile le nuove norme sulle omologazioni, che garantiscano regole uniformi e sicure in tutti i paesi dell’UE. Per Strasburgo il nuovo regolamento “mira a rafforzare l’indipendenza dei controlli e a prevenire i conflitti di interesse, facendo chiarezza sulle responsabilità delle autorità nazionali di omologazione, dei centri di test e degli organismi di vigilanza del mercato. Il provvedimento dovrà essere ora formalmente approvato dal Consiglio UE, dopodiché le nuove regole saranno applicabili dal 1 settembre 2020. Ogni paese dell’UE dovrà effettuare un numero minimo di controlli sulle autovetture ogni anno, ossia almeno uno ogni 40.000 nuovi veicoli immatricolati in uno Stato membro e almeno il 20% dei test dovranno riguardare le emissioni. Per i Paesi con un basso numero di immatricolazioni, dovranno essere effettuati un minimo di cinque controlli l’anno in totale. La Commissione europea potrà inoltre effettuare controlli e ispezioni sui veicoli per verificarne la conformità e potrà infliggere sanzioni amministrative fino a 30.000 euro per ogni veicolo non conforme.

Migliorare la qualità e l’indipendenza dei test

Le nuove norme introducono un nuovo regime di controlli per garantire che le automobili rimangano entro i limiti di emissione per tutto il loro ciclo di vita. I centri di prova (i così detti “servizi tecnici”) saranno sottoposti a revisioni regolari e indipendenti. I proprietari di automobili saranno rimborsati qualora dovessero essere obbligati a effettuare riparazioni sui propri veicoli, in caso di non rispetto delle norme, a meno che il costruttore non ne decida il ritiro. Le officine indipendenti avranno accesso alle informazioni relative ai veicoli per poter competere con i concessionari e contribuire alla riduzione dei prezzi. Il relatore Daniel Dalton (ECR, UK), da dichiarato che “si tratta di una risposta forte e a livello europeo allo scandalo Dieselgate. Queste nuove norme renderanno le automobili più sicure e pulite e, insieme ai test sulle emissioni di gas a effetto serra, garantirà che non si ripeta più un futuro Dieselgate. (…) Offre ai proprietari di auto, all’ambiente e ai costruttori norme eque da applicare nel modo giusto a tutti i livelli”.

Registrazione video del dibattito (cliccare su 18.04.2018)

Procedura (EN/FR)

Studio del Parlamento europeo “Autovetture: nuove regole sull’omologazione e la vigilanza sul mercato (EN)

Fonte: ecodallecitta.it

 

Cereali: ne esistono 10mila varietà, ma 8 specie monopolizzano il mercato

All’Expo 2015 si parla di alternative ai prodotti cerealicoli che monopolizzano il mercatoImmagine

Nel mondo esistono circa 10mila specie di cereali, ma il mercato ha imposto una progressiva omologazione concentrando la produzione su otto varietà di cereali. Essendo alla base della dieta della maggioranza della popolazione mondiale, in virtù dell’elevata capacità nutrizionale a fronte di costi moderati, i cereali e i tuberi restano alla base della dieta della maggioranza della popolazione mondiale. A Expo 2015 il tema viene affrontato nell’ambito della riflessione sul nutrimento da offrire al pianeta: dall’individuazione di tecniche e strategie condivise in grado di supportare una maggiore richiesta dipendono gli equilibri di una Terra sempre più popolosa. Rinunciare alla biodiversità e al patrimonio cerealicolo mondiale può essere un grande errore e un pericolo per il sostentamento globale, ecco perché Expo 2015 ha accolto le esperienze provenienti da Bolivia, Congo, Haiti, Mozambico, Togo e Zimbabwe per fare il punto della situazione sui cereali alternativi a grano, riso e mais che rappresentano, insieme da altri cinque cereali, la quasi totalità delle coltivazioni.

Il mercato mondiale dei cereali si basa su otto varietà, mentre esistono diecimila specie, molte delle quali hanno le qualità per resistere ai cambiamenti climatici, e altri che possono avere quelle qualità che noi non utilizziamo più,

spiega Filippo Ciantia, responsabile dei Cluster e delle Best Practices per Expo 2015.

Esemplificativo delle possibili alternative ai cereali “classici” è la quinoa che Antolin Ayaviri, ambasciatore della Bolivia in Italia, chiama il “grano d’oro”, in omaggio alle sue qualità nutrizionali:

La quinoa, per esempio, è nutriente come la carne, le uova e il pesce, ma soprattutto è senza glutine. Questo vuol dire che si tratta di un alimento veramente meraviglioso che può essere consumato da tutti senza nessun problema. E se il mondo occidentale potrà diversificare la propria alimentazione affidandosi a cereali come la quinoa, allo stesso tempo i Paesi in via di sviluppo potranno mutuare da quelli sviluppati le tecnologie per evitare che una raffinazione sempre più spinta delle farine crei diabete e ipertensione a causa dell’alto tasso glicemico dei cereali trattati con le metodologie tradizionali.

A picture taken on September 28, 2012 shows corn in cobs in a field in Godewaersvelde, northern France.  AFP PHOTO PHILIPPE HUGUEN        (Photo credit should read PHILIPPE HUGUEN/AFP/GettyImages)

Fonte:  Aska

© Foto Getty Images

OGM: “subito la clausola di salvaguardia”

Si chiama Task Force per un’Italia Libera da Ogm e mette insieme una serie di realtà contrarie alla diffusione del transgenico in Italia: un’ipotesi che non piace al 76% degli italiani e che dovrebbe tradursi, per i promotori della mobilitazione di giovedì scorso in piazza Montecitorio, nel ricorso alla clausola di salvaguardia da parte del Governo italiano. agricoltura2__3

Il 76% degli italiani è contrario agli OGM. Otto paesi europei – Austria, Bulgaria, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Polonia e Ungheria – hanno adottato la clausola di salvaguardia per vietare la messa a coltura nel proprio territorio di piante geneticamente modificate autorizzate a livello dell’Unione europea. L’Italia finora non l’ha fatto, nonostante il contesto di urgenza dettato da due sentenze della Corte di Giustizia europea che, in pochi mesi, hanno smantellato la strategia difensiva italiana, che all’ingresso degli Ogm oppone la mancanza di norme nazionali che ne regolino la coesistenza con l’agricoltura tradizionale. A settembre la Corte di Giustizia Ue, nella causa tra l’azienda biotech Pioneer Hl Bred Italia srl e il Ministero dell’Agricoltura, ha infatti affermato che semi autorizzati dalla Commissione europea possono automaticamente essere commercializzati in tutti gli stati membri e a maggio, intervenendo nella vicenda di un agricoltore che aveva piantato mais Mon810 in Friuli senza autorizzazione nazionale, ha ribadito che non occorre alcun via libera per la messa a coltura di semi iscritti nel catalogo comune. Il Ministero continua a sostenere il diritto dello Stato membro a condizionare la coltivazione degli organismi geneticamente modificati, ma nei fatti l’Italia ha solo due alternative: può rassegnarsi all’ingresso degli Ogm, e limitarsi a dettare delle regole sulla coesistenza con l’agricoltura bio e tradizionale, oppure può ricorrere alla clausola di salvaguardia e bloccare le piante biotech. Questa via, invocata dai cittadini attraverso un appello sul web, e indicata anche da una mozione sostenuta da tutti i gruppi parlamentari al Senato, è anche al centro della mobilitazione della Task Force per un’Italia Libera da Ogm, che la scorsa settimana ha protestato davanti a Montecitorio contro l’inattivismo del Governo italiano. A chiedere una soluzione definitiva alla vicenda degli Ogm, diverse realtà imprenditoriali e sociali: dalla Coldiretti, che ricorda che sette italiani su dieci sono contrari agli Ogm, alla Cia-Confederazione italiana agricoltori, secondo cui “l’omologazione a cui gli organismi geneticamente modificati conducono” è incompatibile con l’agricoltura italiana e metterebbe a rischio oltre 5mila prodotti tipici della nostra enogastronomia. E ancora, sul palco della manifestazione si sono alternati esponenti di Greenpeace, Federconsumatori, Legambiente, Slow Food, Univerde e Campagna Amica, insieme a rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari. Assente all’appello Confagricoltura che, con un comunicato del presidente Mario Guidi, ha bollato come ‘caccia alle streghe’ i tentativi di bloccare l’ingresso delle piante biotech: la protesta, secondo l’organizzazione, alimenterebbe “una guerra di religione” che “lega le mani a scienziati e agricoltori”. Ma l’opposizione agli Ogm non è uno scontro ideologico: in gioco ci sono questioni molto concrete, dalla tutela della nostra salute all’evitare che gli agricoltori siano costretti ad acquistare ogni anno semi brevettati, dalla minaccia di perdita di biodiversità a quella della diffusione della resistenza agli erbicidi. Non è una forma di rifiuto del progresso, nè della razionalità economica, perchè il no al transgenico non chiude le porte alla ricerca agricola in altri campi e la difesa dell’unicità dei prodotti italiani è anche una strategia di valorizzazione della nostra agricoltura nei mercati globali. Piuttosto, i caratteri della guerra di religione sembra averli la crociata dei fautori del transgenico: la conversione al geneticamente modificato, che impone l’omologazione a ciò che è funzionale al profitto di pochi; il dogma degli Ogm come soluzione alla fame nel mondo, che rifiuta le soluzioni possibili alle cause vere dell’insicurezza alimentare; la guerra alla biodiversità, che minaccia la sopravvivenza dell’altro, semi, tradizioni e specificità dei territori.

Il link per inviare un messaggio al Ministro della Salute Lorenzin

Fonte: il cambiamento