Amianto all’Olivetti: processo al via

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È cominciato questa mattina, al Tribunale di Ivrea, il processo per le quattordici morti correlate all’esposizione all’amianto negli stabilimenti della Olivetti: sono diciassette le persone finite a giudizio per omicidio colposo in concorso e lesioni colpose in concorso, si tratta di ex manager e dirigenti dell’azienda eporediese fra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta. Fra i nomi delle diciassette persone rinviate a giudizio i più noti sono quelli di Carlo De Benedetti, dell’ex ministro Corrado Passera e di Roberto Colaninno, attuale presidente della Piaggio.
A ottobre, nel corso dell’udienza preliminare, Cecilia Marino aveva stralciato la posizione di 11 persone.

 “L’Olivetti sapeva dei rischi ai quali ha sottoposto, per anni, i lavoratori e ha agito con grave ritardo per porvi rimedio” spiega Lorenzo Boscagli, il sostituto procuratore che per anni ha lavorato al caso: frutto dell’inchiesta sono le 36mila pagine che contengono quasi mezzo secolo di storia della fabbrica, ricostruito attraverso l’Archivio storico e gli organigrammi messi insieme dall’avvocato Giancarlo Guarini e grazie alle testimonianze di chi ha occupato svariate mansioni negli stabilimenti. Il giudice Elena Stoppini presiederà la sezione penale. Fra le parti civili, oltre ai famigliari delle vittime, vi sono il Comune di Ivrea, la Città metropolitana, Afeva, l’associazione che tutela le famiglie vittime dell’amianto, la Comunità collinare, le organizzazioni sindacali.

Fonte: ecoblog.it

Amianto all’Olivetti, maxi-risarcimento alla famiglia di una vittima

Il Tribunale di Ivrea ha fissato in 1,2 milioni di euro il risarcimento ai familiari della vittima. Una sentenza emessa dal Tribunale di Ivrea la scorsa settimana ha condannato Telecom Spa(la società che ha rilevato Olivetti ing) a un risarcimento di 1,2 milioni di euro ai famigliari di Franca Lombardo, l’ex operaia dell’azienda eporediese morta per mesotelioma pleurico, malattia contratta lavorando in uno dei tre capannoni dello stabilimento di Ivrea in cui veniva impiegato il talco contaminato da tremolite di amianto. Secondo Mario Benni Enrico Scolari che hanno assistito i famigliari di Franca Lombardo nel corso dell’unica – almeno fino a questo momento – causa intentata contro Telecom quella di giovedì 29 gennaio è “una sentenza storica” che potrebbe diventare un caso pilota e dare il via ad altre cause contro Olivetti. È tuttora in corso, infatti, un processo che chiama in causa ben 34 ex manager della Olivetti, fra cui Carlo De Benedetti e l’ex ministro Corrado Passera, per l’esposizione all’amianto di altri 13 dipendenti. La causa di Franca Lombardo è un caso a parte. È stato il marito Luigi Formento, 81 anni, anche lui con un passato in Olivetti, ad avere i primi dubbi sulla morte della moglie per mesotelioma pleurico. È lui a portare avanti la causa civile con tenacia, mentre il processo che vede imputato Ottorino Beltrami, dirigente di sua moglie e di Lucia Delaurenti, si conclude con un nulla di fatto visto che l’ex dirigente muore a 96 anni prima che la Cassazione siu esprima sul suo caso il 4 dicembre 2014. Dopo un anno e mezzo l’Olivetti che, a detta di Formento, ha dato tanto, “ma si è portata via un pezzo della nostra vita”, dovrà pagare attraverso la Telecom che l’ha inglobata. Secondo la Procura di Ivrea all’Olivetti si moriva per la tremolite che si respirava e per le controsoffittature contaminate e i dirigenti a conoscenza di queste problematiche non avrebbero fatto nulla per prevenire le morti da mesotelioma pleurico.146635841-586x390

Fonte:  La Stampa

© Foto Getty Images

Amianto, droni per fotografare dal cielo le aree da bonificare

L’Arpa Piemonte ha effettuato il primo monitoraggio delle aree industriali dismesse con aeromobili a pilotaggio remoto dotati di speciali.

Droni per monitorare le aree dimesse e individuare la presenza di amianto, l’Arpa Piemonte ha deciso di utilizzare Aeromobili a pilotaggio remoto (Apr) per il monitoraggio ambientale. Proprio in questi giorni il primo drone si è alzato in volo in un sito produttivo dismesso di Salussola, in provincia di Biella, ala cerca di materiale sospetto. Quando il velivolo si alza in volo, le fotocamere geotermiche presenti nella sua struttura individuano la presenza di fibre killer: la sperimentazione avviata a Biella dovrebbe essere estesa anche a Ivrea e nel Canavese, ma prima di pianificare nuove operazioni bisogna attendere l’esito del “battesimo” nel cielo del biellese. Le foto e le immagini video del drone saranno elaborate dal Sistema informativo geografico dell’agenzia regionale e, successivamente, confrontati con i dati ottenuti dalle rilevazioni tradizionali. Se l’esito sarà positivo il drone volerà sull’eporediese dove quest’anno è esploso il caso della Olivetti. Da quando, all’inizio del 2013, è stato aperto lo sportello di ascolto per gli ex dipendenti della Olivetti è emerso che nel bacino d’utenza di Ivrea e dintorni (con una popolazione di circa mezzo milione di persone) su 271 casi di malattie professionali il 37% dei casi è rappresentato da neoplasie maligne, il 29% da mesoteliomi pleurici, con un’incidenza che a Ivrea supera di gran lunga altre aree del Piemonte, eccezion fatta, naturalmente, per Casale Monferrato, la cittadina nella quale sorgeva lo stabilimento Eternit più grande d’Italia. Negli edifici pubblici e nelle abitazioni civili dell’eporediese la quasi totalità dei manufatti in amianto è stata smantellata, resta l’industria, le “cattedrali” dell’archeologia industriale che avevano fatto dell’Olivetti e del suo indotto un’isola felice di lavoro e prosperità.170997166-586x407

Fonte:  La Sentinella del Canavese

© Foto Getty Images

Olivetti, indagini sulle morti da amianto chiuse entro fine anno

Battute conclusive per le indagini. Oltre a essere presente nella fase di produzione, l’amianto era presente anche nei capannoni degli stabilimenti Olivetti84460449-586x389

Stanno volgendo al termine le indagini sulle morti causate dall’esposizione all’amianto nelle sedi della Olivetti di tutta Italia. Entro poche settimane, prima dell’inizio del prossimo anno, le ventiquattro persone indagate per le morti e i casi di mesotelioma alla Olivetti riceveranno l’avviso di conclusione delle indagini. In questi giorni alla Procura di Ivrea sono arrivate le ultime consulenze tecniche richieste dalla magistratura, una sorta di “mappatura” di quella che fu la “catena di comando” alla Olivetti fra gli anni Sessanta e gli anni Novanta: i consigli degli amministratori, le deleghe dei manager e degli amministratori delegati. Per chiarire quali siano i responsabili bisogna comprendere i confini dei poteri dei singoli dirigenti. In precedente post, Ecoblog aveva chiarito la cronologia della presa di coscienza, da parte dell’azienda eporediese, della dannosità dei materiali impiegati. Il sostituto procuratore Lorenzo Boscagli, titolare dell’inchiesta, e il procuratore aggiunto Gabriella Viglione, distaccato da Torino per seguire l’inchiesta, stanno vagliando un’ingente mole di atti notarili e documenti interni all’azienda che dovranno aiutare la Procura a capire, limitatamente ai 21 casi di mesotelioma pleurico finora accertati, chi sapeva della presenza di amianto, da quanto tempo e chi doveva mettere in atto le dovute precauzioni a tutela dei lavoratori. L’amianto non era presente soltanto in una delle fasi di produzione (la tremolite utilizzata come talco per far scivolare le guaine di plastica) ma anche nei capannoni dell’Olivetti, a San Bernardo e in altre fabbriche italiane. Nessuno dei dirigenti indagati – fra cui vi sono Carlo e Franco De Benedetti e Corrado Passera – ha chiesto di essere sentito dai magistrati ed è probabile che ciò avverrà solamente quando verranno inoltrati gli avvisi di conclusione delle indagini. Da quel momento, il tempo utile per la presentazione delle memorie difensive sarà di venti giorni. Accanto al filone principale, si sta arricchendo un fascicolo bis, nel quale, nelle ultime settimane, sono confluiti altri dieci casi di malattia: cinque persone morte e cinque altre ammalate di mesotelioma. Altre segnalazioni arrivano da Crema dove si utilizzava la tremolite nella fabbricazione delle macchine per scrivere e il caso di un operaio di Caserta ammalatosi dopo aver lavorato nello stabilimento di Marcianise.

Fonte: La Sentinella del Canavese

Amianto, Olivetti sapeva dagli anni Ottanta. E l’inchiesta si allarga

Sin dal 1981 l’azienda era a conoscenza della presenza di amianto. E ora il processo potrebbe coinvolgere altri stabilimenti, oltre alle sedi dell’eporediese169331121-586x427

All’Olivetti sapevano tutto sin dai primi anni Ottanta, erano a conoscenza della nocività dell’amianto ma non hanno detto nulla: né ai lavoratori, né alla Commissione ambiente della fabbriche, né alla Rsu. Nel febbraio 1981 – dopo un’analisi del Politecnico di Torino – i vertici dell’Olivetti scoprono che nei campioni di talco– materiale utilizzato in numerosissime lavorazioni – vi è un’altissima concentrazione di tremolite, una sostanza tossica che sarà fra le cause dei morti (18 fino a questo momento) per amianto che sono attualmente l’oggetto dell’indagine della procura di Ivrea.

Gli ex operai della Olivetti raccontano di nubi di polvere e della dirigenza che portava aspiratori per sopperire al problema. Agli atti dell’inchiesta che vede coinvolti, fra gli altri, anche Carlo De Benedetti (presidente dell’azienda eporediese dal 1978 al 1996) e Corrado Passera, c’è una lettera del 13 febbraio 1981 in cui Maria Luisa Ravera, responsabile del servizio Ecologico e Processi dell’Olivetti, che chiede vengano effettuate analisi microscopiche su due campioni di talco. Dopo tre giorni arriva la risposta del Politecnico torinese a firma Enea Occella:

In entrambi i campioni è presente in elevate proporzioni la tremolite d’amianto. La concentrazione di tremolite supera le 500 mila unità per milligrammo, ben oltre, quindi, il limite tollerato di 1000 unità per milligrammo.

La quantità è, dunque, 500 volte superiore al limite tollerato.

Fino a quella data, il 1981, il talco viene utilizzato quotidianamente. Ma, attenzione, facciamo un salto in avanti, all’aprile 1988. Un’indagine del servizio Ecologia della Olivetti rileva la presenza di fibre d’amianto nelle officine San Bernardo e Galtarossa. Si teme che l’asbesto possa essere nocivo per i dipendenti. Un anno dopo, nel marzo 1989, l’ingegner Piero Abelli comunica che è necessario bonificare l’ambiente. Come? Non con la rimozione, ma con un fissativo oppure stuccando le parti a rischio di frantumazione e dispersione nell’ambiente. Un rattoppo per rimandare al futuro il problema. Intanto dal Piemonte, l’inchiesta della Procura di Ivrea rischia di estendersi altrove. Una famiglia del casertano si è fatta avanti per denunciare la morte di un congiunto che aveva lavorato dal 1966 al 1996 nella fabbrica di Marcianise. Altri stabilimenti sotto osservazione da parte della magistratura sono quelli di Crema e Pozzuoli. Insomma non è così remota che anche il processo all’amianto Olivetti assuma una rilevanza nazionale, come accaduto con l’Eternit.

fonte: La Stampa

Morti da amianto all’Olivetti: indagati De Benedetti e Passera

La Procura di Ivrea apre un’inchiesta dopo le denunce di 20 familiari morti per mesotelioma pleurico84460449-586x389

La Procura di Ivrea ha aperto un’inchiesta in seguito alle denunce presentate dai famigliari di 20 operai morti per mesotelioma pleurico a causa dell’esposizione all’amianto. Le vittime eporediesi furono, in passato, dipendenti dell’Olivetti e lavorarono a stretto contatto con asbesto. Nel registro degli indagati, sono iscritte due persone, ma i nomi che spiccano sono quelli di Carlo De Benedetti, presidente dell’azienda dal 1978 al 1996 e dell’ex ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, amministratore delegato dal 1992 al 1996. Secondo quanto riportato da La Stampa, l’accusa per tutti sarebbe di omicidio colposo e lesioni colpose plurime. Nella stessa regione nella quale si è consumato il processo Eternit, dunque, un’azienda torna sotto processo per non adottato le necessarie misure di sicurezza a tutela dei propri operai. La prima denuncia è partita dai familiari di una donna che aveva lavorato nello stabilimento di San Bernardo dal 1965 al 1980 e che è deceduta nel 2007 a causa di un mesotelioma pleurico maligno. Secondo le perizie, la donna aveva inalato talco contaminato con l’asbesto e sotto inchiesta fu l’amministratore delegato di allora, Ottorino Beltrami. Il processo, però, non fu fatto, perché l’ex a.d. morì prima dell’inizio. Da quel momento sono stati molti i casi di malattia e le denunce partite dagli operai che fino ai primi anni 90 avevano lavorato alle Officine Ico, negli stabilimenti di San Bernardo e di Scarmagno.

Il caso è delicato. Le parti lese sono numerose e ci sono degli indagati,

ha confermato il procuratore capo della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando. Il nuovo processo a una grande azienda per le morti da amianto è solo all’inizio.

Fonte:  La Stampa