Allungare la vita del telefoni per ridurre costi e inquinamento

L’Ufficio Europeo per l’Ambiente, una rete di organizzazioni che si occupa di politiche ambientali, ha diffuso un comunicato per presentare una interessante novità introdotta da Fairphone, il consorzio che produce il primo smartphone sostenibile al mondo, finalizzata a combattere l’obsolescenza programmata. I primi moduli per smartphone che si possono aggiornare sono stati presentati in questi giorni e costituiscono una novità che potrebbe aiutare i consumatori a risparmiare denaro, ridurre la produzione di rifiuti e rivoluzionare il modello produttivo di giganti come Apple e Samsung.obso.jpg

I 70mila utilizzatori del Fairphone avranno la possibilità di montare moduli aggiornabili di fotocamere sui loro telefoni, appena questi saranno disponibili sul mercato, a settembre. Questi dispositivi consentiranno di mantenere aggiornati i telefoni, allungando la loro vita e riducendo gli sprechi, come sottolineano i rappresentanti dell’azienda. Stephane Arditi, esperto di politiche del riuso dell’Ufficio Europeo per l’Ambiente, ha dichiarato: «Complimenti a Fairphone per questi innovativi moduli aggiornabili e per averci fatto fare un nuovo passo verso un telefono che possa durare una vita intera. Il grande quesito adesso è se l’industria della modularità guadagnerà terreno rispetto al superato modello di produzione di massa o se saranno i grandi marchi stessi ad adeguarsi a questa nuova tendenza. Non stiamo dicendo che la modularità è la soluzione per tutti i problemi ambientali, le guerre minerarie e lo sfruttamento del lavoro minorile. Ma se realizzata nel modo giusto, potrebbe allungare la vita media dei telefoni, abbassare la domanda e risolvere situazioni problematiche».

Foto e video sono oggi fra le funzioni principali degli smartphone. Le videocamere si rompono raramente, ma i recenti progressi tecnologici le rendono rapidamente superate. Inoltre, quello dei rifiuti elettronici è il settore che sta crescendo più rapidamente fra le varie tipologie di rifiuti. La modularità esiste da tempo in apparecchi come i computer e le automobili. Ma alcuni critici sono convinti che applicarla ai telefoni li renderebbe troppo costosi, pesanti, grossi e fragili per essere appetibili dal punto di vista commerciale. I giganti della tecnologia, compresa Apple, sono accusati di accorciare di proposito la vita media dei telefoni per mantenere vendite e profitti elevati. Proprio Apple è diventata leader del mercato e la telefonia rappresenta il suo ramo più redditizio. La vita media di un telefono è 18 mesi. Colle irreversibili e altri ostacoli simili rendono le riparazioni sempre più difficoltose. La Commissione Europea sta studiando nuove leggi per migliorare la progettazione di questi dispositivi, prendendo in considerazione anche la modularità, e ha cominciato a indagare sull’obsolescenza programmata.

Fonte:  http://www.italiachecambia.org/2017/09/allungare-la-vita-del-telefoni-per-ridurre-costi-e-inquinamento/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

La Francia verso il bando dell’obsolescenza programmata

L’Assemblea Nazionale francese ha approvato un emendamento che ha lo scopo di impedire l’obsolescenza programmata, cioè l’insieme di tutte le strategie adottate dai produttori e finalizzate a ridurre il ciclo vitale di un prodotto. La durata di vita di un apparecchio di uso comune, cioè, viene intenzionalmente accorciata in modo da rendere il prodotto inservibile o “fuori moda” in breve tempo e spingere così le vendite di nuovi articoli.

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Rispetto al passato, ad esempio, le apparecchiature elettriche ed elettroniche in commercio hanno un ciclo vitale molto breve, talmente breve da far sorgere il legittimo sospetto che i produttori ne abbiano programmato scientificamente la “fine prematura” per massimizzando i profitti. È capitato a tutti che apparecchiature semi-nuove siano diventate improvvisamente inutilizzabili (in genere succede a due anni dall’acquisto, cioè dopo la scadenza del periodo di garanzia) oppure che i pezzi di ricambio non siano più in commercio o siano talmente costosi che conviene comperare un dispositivo nuovo piuttosto di riparare quello vecchio. Tutto ciò costringe i consumatori a gettare prodotti quasi nuovi, ma inutilizzabili, nella spazzatura e ad acquistarne altri. Questa abitudine, però, ha impatti negativi sul bilancio delle famiglie e conseguenze nefaste sull’ambiente: l’usura precoce e pianificata a tavolino provoca uno spreco inutile di risorse naturali e di tutti i metalli preziosi presenti nei RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), un aumento esponenziale di rifiuti nelle discariche, l’inquinamento delle falde acquifere e dei suoli, con costi enormi a carico della collettività. In un interessante report dello scorso anno, due esperti tedeschi di obsolescenza programmata – Stefan Schridde e Christian Kreiss – hanno calcolato l’entità dei “danni economici” causati dall’obsolescenza pianificata nella sola Germania. Secondo gli esperti, se i consumatori tedeschi non fossero “costretti” a comprare continuamente nuovi apparecchi, si potrebbero risparmiare 100 miliardi di euro all’anno.Obsolescenza2

Per questi motivi, in Francia alcuni parlamentari hanno presentato un importante emendamento al Progetto di Legge sulla Transizione Energetica promosso dall’attuale Ministro dell’Ecologia, dello Sviluppo Sostenibile e dell’Energia, Ségolène Royal. L’emendamento prevede che l’obsolescenza programmata venga considerata una vera e propria frode a danno dei consumatori. Secondo il diritto francese dei consumatori, il reato di frode consiste nell’aver “ingannato o tentato di ingannare” il cliente sulla natura, quantità o idoneità all’utilizzo di un prodotto. Se la frode viene dimostrata, il produttore è punibile con pene detentive fino a due anni di reclusione e multe fino a 300.000 euro. E le sanzioni possono anche essere inasprite, se le conseguenze della frode sono particolarmente gravi per i consumatori. Attualmente, però, la frode riguarda la natura, quantità o idoneità all’utilizzo di un prodotto, ma non il suo ciclo vitale. Da qui la richiesta dei parlamentari Eric Alauzet, Denis Baupin et Cécile Duflot di inserire un nuovo comma relativo al reato di frode che abbia come oggetto “la durata di vita di un prodotto (che sia stata) intenzionalmente ridotta in fase di progettazione”. “Troppo spesso – si legge nella presentazione dell’emendamento – i prodotti di uso comune vengono progettati dai produttori per smettere di funzionare dopo che sono stati utilizzati un determinato numero di volte. Queste pratiche sono nefaste per l’ambiente e pesano sul potere d’acquisto delle famiglie. Al momento, il Codice dei consumatori non cita esplicitamente la riduzione della durata di vita di un prodotto tra gli elementi che concorrono alla definizione di frode ai danni dei consumatori, ma è essenziale che questa venga esplicitata, in modo da poter fermare l’obsolescenza programmata”.Obsolescenza4

L’emendamento è stato approvato dall’Assemblea Nazionale a fine settembre ed ora è in attesa di votazione da parte del Senato francese. E qui sta il nocciolo della questione: anche nel caso in cui l’emendamento venga approvato in via definitiva, per il produttore che si avvale dell’obsolescenza programmata non si apriranno automaticamente le porte del carcere, ma la frode sul ciclo vitale del prodotto dovrà essere prima dimostrata. Se, ad esempio, un consumatore francese volesse citare in giudizio un produttore perché la lavatrice, la stampante o lo smartphone sono durati solo pochi mesi o anni, dovrebbe convocare una serie di esperti e provare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che il costruttore ha intenzionalmente accorciato la durata di vita del prodotto già in fase di progettazione. “Questo è un ottimo emendamento a livello teorico, ma la sua attuazione rischia di non esserlo”, ha commentato Olivier Iteanu, avvocato della Corte d’Appello di Parigi. “I singoli consumatori e i magistrati potrebbero decidere che non vale la pena spendere tempo e soldi per questo tipo di cause. Potrebbe funzionare, invece, in circostanze particolari – ad esempio in caso di sinistri o di class action collettive”. Ma ciò non toglie che l’emendamento votato dall’Assemblea nazionale francese costituisca una buona notizia: il problema dell’obsolescenza programmata non è più solo un tema per l’opinione pubblica, ma oggetto di dibattito anche a livello normativo. Segno che i cittadini – non solo francesi ma anche europei – sono sempre più consapevoli che la produzione di beni effimeri va fermata in favore di prodotti eco-sostenibili e di qualità, di un’economia circolare basata sulla facilità di riparazione, riuso e riciclo dei prodotti, e sull’efficienza nell’uso delle risorse. Perché l’usura pianificata a tavolino fa male a tutti: ai singoli cittadini, alla collettività e all’ambiente.

 

Fonte:  italiachecambia.org

Gucci e H & M a Copenhagen per discutere di moda sostenibile

Si è tenuta la terza edizione del Copenhagen Fashion Summit 2014

Il 24 aprile si è tenuta la terza edizione Copenhagen Fashion Summit 2014 nella medesima giornata in cui si commemoravano le 1300 vittime del Rana Plaza, l’edificio di Dacca crollato e dentro cui erano alloggiate diverse fabbriche tessili che producevano abbigliamento per noti marchi della moda internazionale. A Copenhagen hanno partecipato anche Gucci e H & M due tra i brand che maggiormente si stanno impegnando per rendere sostenibili le loro produzioni, ossia per non sfruttare le risorse,contenere l’inquinamento e per rispettare i diritti dei lavoratori. Il summit è tra aziende e privati che hanno in autonomia deciso di auto-regolamentarsi in risposta alle richieste dei consumatori più attenti e più esigenti e anche per rifinire verso l’alto i profitti perché a risparmiare si guadagna. Infatti Marie – Claire Daveu direttore per la sostenibilità del Gruppo Kering proprietario dei marchi Stella McCartney, Gucci, Bottega Veneta e Saint Laurent ha spiegato che la loro aspirazione è di diventare il polo dei marchi del lusso più sostenibili al mondo. I marchi etici in genere non sono attualmente associati all’Alta Moda ma se Daveu ha ragione allora il mercato potrebbe effettivamente cambiare. Daveu, infatti ha annunciato che entro il 2016 Kering sarà pronta per usare pellame che proviene da fonti sostenibili. Altro impegno previsto riguarda la riqualificazione energetica degli edifici per cui Bottega veneta ha vinto il Green Building Council award grazie alla certificazione LEED Platinum. Altri impegni riguardano la produzione di packaging sostenibile.summit-620x350

Stella McCartney che già produce una linea di scarpe e borse vegane ossia da cui sono banditi tutti i derivati animali ha spiegato che intende intervenire sulle modalità di lavaggio dei capi e ha annunciato un accordo con GINETEX – la società che possiede i simboli di lavaggio per il progetto Clevercare ovvero un nuovo sistema di etichettatura che aiuterà a evitare gli sprechi dei lavaggi inutili e a conservare meglio gli indumenti. Insomma meno si lavano i vestiti e meglio è poiché meno lavaggi non usurano i tessuti e consentono di risparmiare acqua ed energia. Vanessa Friedman che a breve sarà il nuovo critico di moda per il New York Times spiega che l’industria della moda è basata sull’obsolescenza programmata ossia sul fatto che i prodotti, in questo caso i capi invecchiano precocemente e che i designer sono spremuti come limoni e costretti a sfornare 6-8 collezioni all’anno. La risposta dei consumatori è dunque la scelta di acquisto verso quei capi resistenti, durevoli e verso pochi pezzi base.

fonte: The Guardian
Foto | Copenhagen Fashion Summit @ Facebook

Legge contro gli elettrodomestici che si rompono dopo due anni discussa (e boicottata) in Francia

Il disegno di legge contro l’obsolescenza programmata presentato dal senatore dei Verdi Placé è stato discusso al Senato francese e proprio ieri il ministro per i Consumatori Benoit Hamon ha presentato le sue proposte che non includono l’estensione della vita degli elettrodomesticielettrodomestici-594x350

La proposta di legge presentata dal senatore dei Verdi francesi Jean-Vincent Placé in Senato lo scorso 23 aprile contro l’obsolescenza programmata resta in discussione e sostanzialmente viene chiesto che l’attuale vita di due anni di elettrodomestici e elettronica a 5 anni. Ma a contrastare la legge proposta da Placé quella proposta dal ministro per l’Economia sociale, solidale e per i consumatori (Économie sociale et solidaire et à la Consommation) Benoit Hamon che non prevede l’estensione della garanzia dei prodotti ma che i consumatori siano informati al momento dell’acquisto dell’esistenza e della disponibilità di pezzi di ricambio per le riparazioni. Sopratutto non prevede che l’obsolescenza programmata sia reato a differenza di quanto proposto dal Verde Placé. Molto polemici Les Amis de la Terre che valutano la legge del ministro Hamon poiché non prevedendo pene per l’obsolescenza programmata ritengono che non avrà poi alcun effetto reale. Ma il problema dell’obsolescenza programmata è reale e si scontra con la necessità di molte famiglie, invece, di risparmiare piuttosto che di acquistare continuamente. Un punto di riferimento in Francia è rappresentato dal sito garantie 5 ans che raccoglie tutti gli elettrodomestici e l’elettronica che garantiscono il funzionamento per 5 anni, appunto. Interessante notare che i marchi che adottano la scelta di essere duraturi sono molto noti sui mercati, per essere appunto affidabili. Certamente i costi degli elettrodomestici e dell’elettronica sono un po’ più elevati ma se spalmati nel corso dei 5 anni sono assolutamente ammortizzabili. Dunque se vi dovete orientare verso l’acquisto di una nuovo frigorifero o lavastoviglie, effettivamente, conviene iniziare a scegliere prodotti di alta qualità e che iniziano a innescare la fine per cui sono stati programmati dopo almeno 5 anni.

Fònte: Zegreenweb, NovEthic, Actu-Environment, Les Amis de la Terre