“Meno luce più stelle”, a Torino due giorni dedicati all’inquinamento luminoso

Il 12 e il 13 febbraio sono in programma un incontro tra addetti ai lavori e un convegno aperto alla cittadinanza per riflettere sull’inquinamento luminoso. Obiettivo concreto, far nascere in Piemonte il “Parco del cielo”, cioè individuare alcune aree dove il cielo è ancora abbastanza buio da permettere ricerche astronomiche e serate dedicate all’osservazione381773

Il 20 dicembre 2013 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2015 “Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce” (IYL 2015). Enti di Ricerca, appassionati di astronomia insieme a Pro-Natura e con il patrocinio del Consiglio regionale del Piemonte si preparano affinché il 2015 sia anche l’anno del buio. Non è un paradosso: semplicemente vorrebbero che il 2015 fosse l’anno della buona illuminazione, proprio in sintonia con la proposta UNESCO, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La luce si diffonde nel cielo notturno, creando il fenomeno dell’inquinamento luminoso, che rende impossibile l’osservazione del cielo stellato dai centri urbani e da buona parte del territorio circostante. Per il territorio del Piemonte ci sono ancora margini di intervento sulla normativa attuale per la riduzione dell’inquinamento luminoso. Obiettivo del Convegno “- LUCE, + STELLE” è creare un momento di riflessione tra gli specialisti, gli amministratori locali e la cittadinanza per far nascere in Piemonte il “Parco del cielo”, cioè individuare e quindi proteggere dall’inquinamento luminoso alcune aree dove il cielo è ancora abbastanza buio da permettere ricerche astronomiche e poter organizzare serate dedicate all’osservazione astronomica e alla divulgazione, con conseguenti vantaggi per l’economia e il turismo naturalistico. Se si abbinano a questa tutela minimale, ma essenziale, anche alcuni interventi normativi, si sarà ancora in tempo a ridurre l’inquinamento luminoso che è sinonimo di spreco. Il periodo che stiamo attraversando è decisivo per la difesa del cielo notturno, almeno di ciò che ne resta. Chiusa nel 2012 con le nuove norme europee l’era delle sorgenti di luce a incandescenza, le meno efficienti, si avvicina la fine anche delle lampade a fluorescenza. Il futuro è dei Led, diodi a emissione luminosa, che stanno rinnovando l’illuminazione domestica e quella pubblica con forti risparmi di energia e nelle spese di manutenzione. Oggi in Italia il consumo annuo per l’illuminazione pubblica è di 107 kWh per abitante. Con il passaggio ai Led potrebbe ridursi di un terzo. Ma ci sono anche dei rischi. I soldi risparmiati potrebbero trasformarsi in una illuminazione ancora più aggressiva e dispersa per via dei contratti a lungo termine con i fornitori di elettricità e manutenzione.
Per questa ragione nasce il progetto ” – LUCE, + STELLE”. La serata del 12 Febbraio è riservata all’incontro tra gli amministratori locali, i tecnici e in generale a tutti gli attori, che possono nell’immediato intervenire sul problema.
La giornata del 13 Febbraio è un convegno, completamente gratuito, aperto non solo agli specialisti del settore ma anche agli appassionati e a tutta la cittadinanza.

Fonte: ecodallecitta.it

Rinnovabili. La UE deve darsi un obiettivo per il 2030

unioneuropea

 

L’Unione europea deve darsi un obiettivo sulle energie rinnovabili per il 2030. Questa la richiesta avanzata dall’Italia, assieme a Francia, Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Irlanda e Portogallo, alla Commissione europea, che il prossimo 22 gennaio presenterà le sue proposte sul cosiddetto “pacchetto clima ed energia” per il 2030. Per Bruxelles è questo il primo passo per definire il quadro strategico delle nuove politiche europee sulla scia degli obiettivi già fissati per il 2020: ridurre del 20% delle emissioni di gas serra rispetto al 1990, portare al 20% la quota delle rinnovabili nel consumo di energia, aumentare del 20% l’efficienza energetica. “Un target per l’energia rinnovabile rafforzerà la competitività europea e porterà più crescita e occupazione” scrive nella lettera il Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, con i colleghi degli altri sette Paesi Ue. Una posizione decisamente in contrasto con la Gran Bretagna, che per il 2030 chiede un unico obiettivo sul taglio dei gas serra, che si sposa con quella di un altro big dell’Ue, la Polonia, poco propensa a definire nuovi target sulle energie pulite. La Commissione europea da tempo è al lavoro su diverse ipotesi per il pacchetto clima ed energia 2030 e secondo fonti Ue attualmente la più gettonata è quella di un obiettivo di riduzione del 40% delle emissioni di CO2 e di una quota del 30% di consumo di energia da rinnovabili.

Fonte: Ansa.it

Efficienza, emissioni e rinnovabili al 2020: come sta andando l’Europa?

L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha pubblicato un bilancio degli obiettivi UE al 2020 in materia di emissioni, rinnovabili ed efficienza energetica. Se l’Europa lotta ancora per raggiungere i primi due target, il terzo sembra sempre più lontano dalla possibile attuazione. E l’Italia non è da meno

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Salvo sorprese, l’Europa non riuscirà a centrare gli obiettivi di efficienza energetica previsti per il 2020. Lo rivela il rapporto Trends and projections in Europe 2013 (vedi allegato), appena pubblicato dall’AEA, l’Agenzia europea per l’Ambiente. Confrontando la situazione attuale con gli impegni assunti dagli Stati membri, infatti, risultano in linea con il rispettivo target solo 4 Paesi: Belgio, Estonia, Malta e Spagna. Per il resto, sembra a portata di mano soprattutto l’obiettivo che riguarda la riduzione delle emissioni di CO2. Stando alle stime dell’Agenzia, infatti, l’Unione europea ha ridotto le emissioni tra il 1990 e il 2012 di circa il 18%, per cui intravede il target di riduzione delle emissioni del 20% entro il 2020. Più nel dettaglio, le emissioni sono scese quasi dell’1% nel corso del 2012, secondo i dati provvisori sulle emissioni pubblicati di recente dalla stessa AEA. Sempre sul fronte dei gas serra, i 15 Stati membri con un comune impegno nell’ambito del Protocollo di Kyoto (UE-15) dovrebbero aver ridotto le emissioni, tra il 2008 e il 2012, del 12,2%, ben oltre l’obiettivo dell’8% richiesto dal Protocollo di Kyoto per la sua prima fase di applicazione. Inoltre, quasi tutti i Paesi UE con un obiettivo individuale di riduzione dei gas serra nell’ambito del protocollo di Kyoto sembrano in condizioni di mantenere gli impegni assunti in sede internazionale. Ancora in bilico, infine, l’obiettivo in materia di energie rinnovabili: secondo il rapporto siamo al 13% del fabbisogno europeo coperto da fonti “pulite”, e il target del 20% al 2020 sembra alla portata dell’UE. Quanto ai singoli Paesi, nessuno sembra sulla buona strada per centrare tutti e tre gli “scores” della politica 20-20-20, ma neanche un Paese membro, d’altro canto, rischia il flop su tutti e tre i fronti. Più nel dettaglio, il rapporto indica come Austria, Belgio, Finlandia, Irlanda, Lussemburgo e Spagna debbano impegnarsi di più in materia di riduzione delle emissioni, mentre Belgio, Francia, Lettonia, Malta, Paesi Bassi e Regno Unito dovranno darsi da fare sul fronte delle rinnovabili. Per quanto riguarda l’Italia, infine, risulta indietro proprio nell’inseguimento dell’obiettivo di efficienza energetica, nonostante il “contributo” della crisi economica al calo dei consumi e le recenti stime che parlano di target al 2016 centrato al 65%. Bel Paese più avanti, invece, sul fronte dello sviluppo delle fonti rinnovabili (nel 2011 eravamo al 12% del consumo totale di energia, rispetto a un obiettivo del 17% entro il 2020. La crescita percentuale dal 2005 è stata del 6,1%, una delle più significative in Europa), mentre l’impegno di riduzione delle emissioni dovrebbe essere raggiunto, ma solo a patto che vengano adottate tutte le misure previste. A questo proposito, comunque l’AEA sottolinea la carenza di informazioni relative alla situazione italiana, soprattutto per quello che riguarda il meccanismo di scambio dei crediti di emissione (ETS). «L’Italia – si legge nel rapporto – rimane l’unico Stato membro dell’UE a 15 che non ha fornito le informazioni sulla quantità di crediti che intende acquistare, né sulle risorse finanziarie stanziate a tale scopo».

Fonte: eco dalle città

TARES: un gruppo di tecnici studia la strada per una tariffa commisurata ai rifiuti prodotti

Nascita, sviluppo e prospettive del gruppo TARES: Comuni, Consorzi, aziende ed operatori per una tariffa commisurata ai rifiuti prodotti e ai servizi utilizzati. Mario Santi, rifiutologo, presenta, in esclusiva per Eco dalle Città, il “Gruppo TARES”: «Siamo un gruppo di tecnici che ha sempre pensato che la gestione del prelievo sui rifiuti fosse uno dei principali “strumenti” per guidarne la gestione verso prevenzione e riciclaggio»375679

Siamo un gruppo di tecnici che ha sempre pensato che la gestione del prelievo sui rifiuti fosse uno dei principali “strumenti” per guidarne la gestione verso prevenzione e riciclaggio. Già con la Tarsu, applicando gli Indici di produzione quantitativa e qualitativa previsti dalla circolari applicative del Dlgs 507/93, era possibile commisurare il pagamento ai rifiuti prodotti. Questa possibilità si è affermata pienamente con l’introduzione della tariffa (prevista dal Dlgs 22/97 – la cosiddetta Tia1) e confermata con la sua revisione operata dal Dlgs 152/06 (la cosiddetta Tia2). A fine 2011 il decreto “Salva Italia” (DL 201/11) introdusse all’art.14 il “pasticcio” della TARES. Il prelievo sui rifiuti veniva “confuso” assieme ad un tributo sui servizi indivisibili forniti dai Comuni. Lo scopo del governo era quello di portarne il finanziamento a carico della fiscalità comunale, per far fronte al taglio dei trasferimenti statali. A quel punto, a seguito del contatto fra aziende, istituzioni, società che lavoravano nell’ambito del ciclo integrato dei rifiuti si formò spontaneamente un gruppo lavoro. Il nostro obiettivo era dare il miglior servizio al cittadino, rispondendo al principio comunitario “chi inquina paga”. Volevamo perciò che la normativa fosse diretta a legare il corrispettivo per i servizi di gestione dei rifiuti alle quantità conferite e ai servizi resi. Siamo riusciti a rappresentare una rete forte e autorevole, grazie alla presenza di soggetti che vantano esperienza tecnica applicata formata sulla migliori pratiche gestionali1. Questa esperienza ci mette in grado di fornire e condividere quadri interpretativi e proporre soluzioni normative adeguate. Nel delicato passaggio da Tarsu/Tia a TARES, abbiamo promosso iniziative in grado di evidenziare le criticità presenti nella norma con proposte di modifica finalizzate a rendere più efficiente la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti. Abbiamo creato un blog (http://www.tares.it/) e attivato tre sottogruppi, finalizzati a:

a) lavorare su “NORME, REGOLAMENTI E RISCOSSIONE” per analizzare la criticità e offrire proposte di riforma coerenti con questa impostazione;

b) produrre uno studio su “MISURAZIONE QUANTITA’ E METODOLOGIE DI RACCOLTA”, che ha dimostrato che i sistemi di misurazione puntuale hanno raggiunto una piena maturità tecnologica e processistica e una crescente convenienza economica;

c) lavorare al “CENSIMENTO DELLE ESPERIENZE”, dimostrando come dalle migliori pratiche applicative si potevano trarre tutti i dati regolamentari ed applicativi per consolidare e generalizzare il passaggio a tariffa.

Il 24 ottobre 2012 abbiamo presentato le nostre proposte – modifiche da introdurre all’art. 14 del DL 201/11 e riforma del decreto applicativo (Dpr 158/99) – in un affollato seminario al Senato. Erano presenti i Ministeri dell’Ambiente e delle Finanze e membri delle Commissioni ambiente di Camera e Senato e numerosissimi tecnici e operatori del settore. Ciò ci ha consentito di creare un clima di attenzione ed ascolto alle nostre proposte. Ma il precipitare della situazione con la fine anticipata della legislatura ha creato una scenario di grande incertezza e confusione applicativa. Vi è stato un disordinato e disorganico sovrapporsi di emendamenti “last minute”che andavano a toccare singoli aspetti della norma, in modo del tutto slegato da un ragionamento sugli effetti di insieme (v. DL 35/2013 e prime circolari applicative). Perciò oggi i Comuni si trovano a fare i conti con un quadro non solo disorganico ma critico su molti aspetti, quali:
– la natura del prelievo (che può essere tributo o corrispettivo a seconda che sia applicato in modo parametrico o puntuale);
– la necessità di aggiornamento del decreto applicativo (sarebbero utili chiarimenti sulle voci di spesa del Piano Finanziario, sull’attribuzione dei costi a quota fissa e variabile e a utenze domestiche e non domestiche);
– le incertezza sulla riscossione (che può avvenire attraverso bollettino postale o F24, ma sconta ritardi nella messa a disposizione di strumenti e procedure);

– le incertezze sul tributo per il servizi indivisibili, da riscuotere assieme alla tariffa ma da versare per il 2013 direttamente alla Stato (che ha ripristinato – solo per quest’anno!- i trasferimenti );

– la confusione ingenerata sulle differenza (introdotte dal DL 35/2013) tra situazione applicativa per il 2013 e per gli anni successivi.

In questa situazione il gruppo TARES (che sta dando vita ad una associazione per allargare le adesioni degli operatori e consolidare la sua visibilità e capacità di influenza) si sta muovendo verso il nuovo Parlamento e il nuovo Governo. Dall’analisi delle criticità che la situazioni applicativa stanno generando per Comuni e gestori. bisogna far ripartire in modo accelerato (prima che si arrivi alla situazione a regime che dovrebbe partire dal 2014) le modifiche necessarie a risolvere i problemi e a far ripartire quel “cammino della riforma” che a tutti gli operatori pare urgente e ineludibile. Eco dalle Città può essere uno strumento per allargare il dibattito e finalizzarlo. Il vostro portale ha diverse opportunità per farsi parte attiva della campagna “per una tariffa commisurata alla produzione dei rifiuti”:
-sostenere e diffondere l’analisi delle criticità della prima applicazione della norma;

– attivare un forum discussione sulle proposte di modifica della normativa (primaria -art.14 DL 201/11 – e secondaria -Dpr 158/99)
– seguire i momenti fondamentali dell’azione del gruppo (che saranno scanditi da un appuntamento parlamentare alla ripresa dei lavori Camera e Senato e da un seminario a Ravenna 2013).

Ritengo, in conclusione, che la valorizzazione dei “saperi applicativi” emersi dalle buone pratiche che hanno continuato a svilupparsi a dispetto di un quadro normativo a dir poco “incerto e contraddittorio”, offra al nuovo Parlamento una grande opportunità. Essa va colta in tempo per dare risposte certe ai Comuni che stentano a “tenere la barra dritta” in questo periodo “di confusione”. Oggi si può andare ad una tariffa di tipo europeo, svincolata da altri tributi locali e strumento per orientare la gestione dei rifiuti verso la prevenzione e la “società del riciclaggio”. Buoni segnali han cominciato a venire dal nuovo parlamento (ad es. con la prima prese di posizione della nuove commissioni ambiente) e dalla società civile (ad es. la raccolta di firme promossa da Legambiente sulla petizione popolare “Chi inquina paga, chi produce meno rifiuti deve risparmiare”). I prossimi mesi saranno decisivi per individuare e definire il percorso normativo adeguato. Nella road map per la riforma la Tariffa rifiuti non può essere deve dispersa nel calderone della fiscalità legati ai servizi locali, ma deve mantenere la sua specificità e il suo ruolo strumentale alla gestione sostenibile dei rifiuti. Per questo la sua applicazione sulla base di indici parametrici non può che essere un fatto momentaneo e provvisorio e deve arrivare a quella misurazione dei rifiuto prodotto da ogni utenza. Questo principio già ispirava il Decreto Ronchi e il Dpr 158/99, ma oggi quindici anni dopo, ha raggiunto la piena maturità economica a gestionale.

Mario Santi

1. Il “gruppo fondatore” era costituito da: Aemme Linea Ambiente S.r.l. (Legnano MI), Amaga S.p.A. (Abbiategrasso, MI), Amga Legnano S.p.A. (Legnano, MI), Area S.p.A. (Copparo, FE), ARS Ambiente S.r.l. (Gallarate, VA), Consorzio Chierese per i Servizi (Chieri, TO), Consorzio dei Comuni dei Navigli (Albairate, MI), Consorzio Priula – Consorzio Treviso Tre – Contarina S.p.a. (Villorba, TV). CoopErica (Alba, CN), Nord Milano Ambiente (Cinisello Balsamo, MI), Navigli Ambiente (Abbiategrasso, MI), dott. Mario Santi – studi e progetti sul ciclo dei rifiuti (Venezia, VE). Scuola Agraria del Parco di Monza (Monza, MB), Serveco S.r.l. (Montemesola, TA), SCS Società Canavesana Servizi (Ivrea, TO). Softline S.r.l. (Milano, MI).

Fonte: eco dalle città