Le coste della Nuova Zelanda invase dalle meduse giganti

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Nell’ultimo mese centinaia di meduse giganti hanno invaso le coste della Nuova Zelanda, molto probabilmente a causa dell’aumento delle temperature dell’oceano. Secondo gli scienziati l’aumento della popolazione delle meduse giganti potrebbe provocare gravi danni alla pesca locale.  Il Guardian riferisce che le meduse si sono spiaggiate lungo migliaia di chilometri della costa neozelandese, da Nelson a Sud a Whangarei a Nord.  Fra le specie rilevate dai biologi vi sono la medusa criniera di leone e una sua stretta parente, la Desmonema.  Oltre al riscaldamento delle acque marine (che permette la proliferazione dei nutrienti delle meduse), favorire l’esplosione della popolazione delle meduse giganti è stata la mancanza di predatori naturali delle meduse giovani a causa della pesca eccessiva.  Anche se il tocco di queste meduse può essere molto irritante, non vi sono minacce per la vita dell’uomo. Come detto in precedenza, gli unici disagi possono essere quelli causati alle attività ittiche locali.

Fonte: The Guardian

Brewtroleum, in Nuova Zelanda le auto vanno a tutta birra

L’originale miscela di benzina e bioetanolo è la prima operazione commerciale dopo quasi un ventennio di sperimentazioni

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È proprio il caso di dirlo: in Nuova Zelanda le auto andranno a tutta birra. No, niente fraintendimenti: non stiamo parlando di velocità, ma del propellente che la Gull Petroleum metterà in commercio e che sarà prodotto con un’originale miscela di benzina e bioetanolo prodotto dal riciclo degli scarti dei birrifici. Un’azienda produttrice di birra, la Molson Coors, aveva già tentato questa strada nel 1996, ma la Brewtroleum prodotta dalla DB Export sarà la prima operazione commerciale mai realizzata. La DB Export ha dato il via alla distribuzione nelle pompe di Auckland. Inizialmente sono stati prodotti 30mila litri di etanolo attraverso la fermentazione dei sottoprodotti del luppolo; successivamente il biofuel è stato miscelato alla benzina super con una proporzione di 1 a 9 e, successivamente, è stato distribuito in 60 stazioni di servizio nel nord dell’isola. Attualmente le auto non sono in grado di funzionare con alte percentuali di etanolo, ecco perché la proporzione è stata tenuta così bassa. Sean O’Donnell, capo marketing presso la DB Export, ha rivelato che l’idea di Brewtroleum è arrivata quando la dirigenza si è chiesta che cosa avrebbe potuto fare per aiutare in maniera concreta l’ambiente. Con questa proporzione Brewtroleum emette, a parità di prestazioni, l’8% in meno di carbonio rispetto alla normale benzina. Questa innovativa benzina 98 ottani verrà testata sul mercato per un breve periodo dopo il quale si farà il punto della situazione. La speranza degli ideatori di Brewtroleum è che il pubblico risponda con entusiasmo e si possano creare i presupposti per un maggiore equilibrio fra etanolo e benzina.

Fonte:  Gull Petroleum

Immagine | Gull Petroleum

La Nuova Zelanda respinge la prima richiesta di asilo climatico al mondo

Respinta la prima richiesta di asilo politico al mondo a causa dei cambiamenti climatici

KIRIBATI - MARCH 14:  (BEST QUALITY AVAILABLE) In this handout image provided by Plan International Australia, debris is left by a strom surge after flood waters moved inland, March 14, 2015 on the island of Kiribati. Cyclone Pam is pounding South Pacific islands with hurricane force winds, huge ocean swells and flash flooding. (Photo by Plan International Australia via Getty Images)

KIRIBATI - MARCH 14:  (BEST QUALITY AVAILABLE) In this handout image provided by Plan International Australia, flood waters move inland following a storm surge, March 14, 2015 on the island of Kiribati. Cyclone Pam is pounding South Pacific islands with hurricane force winds, huge ocean swells and flash flooding. (Photo by Plan International Australia via Getty Images)

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La giustizia neozelandese ha respinto la richiesta di Ioane Teitiota di diventare il primo rifugiato climatico del mondo. Teitiota, 38 anni delle Kiribati, aveva presentato la richiesta di asilo climatico sostenendo che lui, la moglie e i tre figli, tutti nati in Nuova Zelanda, correrebbero un pericolo mortale se fossero rimpatriati. Il richiedente però, secondo la Corte Suprema della Nuova Zelanda non soddisfaceva i criteri necessari per ottenere lo status di rifugiato, ovvero essere minacciato di persecuzione nel suo paese natale. Secondo le Nazioni Unite Kiribati, insieme alle Maldive, a Tuvalu e a Tokelau, fa parte degli stati insulari che potrebbero ritrovarsi “senza terra” a causa del riscaldamento climatico: il paese è formato infatti da un arcipelago del Pacifico, composto da una trentina di atolli corallini la maggior parte dei quali si trova appena sopra il livello del mare, minacciato costantemente dall’innalzamento del livello del mare.

A inizio luglio si è tenuto a Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite a New York un incontro ad alto livello sul cambiamento climatico, cui ha partecipato anche il ministro dell’ambiente italiano Gian Luca Galletti, il quale aveva usato proprio l’esempio delle isole Kiribati come paradigmatico dei rischi che il pianeta corre in virtù dei cambiamenti climatici:

“I problemi che affronta oggi un piccolo stato isola come Kiribati sono gli stessi che i nostri figli, in Italia, affronteranno tra qualche anno. Dobbiamo capire che i problemi dei Paesi più esposti devono diventare i problemi di tutti”

dichiarò il ministro italiano in conferenza stampa.

Fonte: ecoblog.it

Le Alpi meridionali della Nuova Zelanda in timelapse [VIDEO]

Nel timelapse di Martin Heck i panorami più belli delle Alpi neozelandesi.

Sono le “altre” Alpi e godendosi lo spettacolo dello straordinario timelapse di Martin Heck risulta davvero difficile distinguerle da quelle europee. Sono i paesaggi resi noti in tutto il mondo dalle trilogie del Signore degli Anelli e dello Hobbit di Peter Jackson. Gran parte di questa catena montuosa è protetta da parchi nazionali e custodisce circa 360 ghiacciai, il più grande dei quali, il Tasman Glacier è lungo 29 chilometri.Fu lo stesso James Cook a battezzare Alpi Meridionali queste montagne quando il 23 marzo 1770 si trovò al cospetto di queste montagne che gli ricordavano le Alpi del Vecchio Continente. Sviluppatesi fra 25 e 30 milioni di anni fa, come risultato dello scontro fra la placca Indo-Australiana e la placca Pacifica, le Alpi continuano a essere spinte verso l’alto da questa pressione tettonica che causa frequenti terremoti, ma l’innalzamento viene annullato da un’erosione che procede con una velocità approssimativamente simile. Il punto più alto del paese è il Monte Cook (Aoranigi ovverosia “che trapassa le nubi” in lingua maori) con i suoi 3754 metri che rappresenta anche la seconda vetta dell’Oceania dopo ilPuncak Jaya (4884 metri) della Papua Guinea.This photo taken on September 26, 2011 s

© Foto Getty Images

Fonte: ecoblog.it

Nuova Zelanda in timelapse: le meraviglie del Paese dei kiwi

In un magnifico timelapse di Bevan Percival, le straordinarie immagini dei panorami neozelandesi

Cieli stellati e placidi laghi, deserti e praterie, verdi colline e montagne innevate, torrenti di acqua cristallina e spiagge. Bevan Percival, uno dei maestri mondiali del timelapse ha ritratto le bellezze naturali e paesaggistiche della Nuova Zelanda in un emozionante timelapse di quattro minuti. Un filmato da assaporare fino in fondo che ci mostra le meraviglie di un territorio che si trova esattamente agli antipodi rispetto al nostro Vecchio Continente. Poco più piccola dell’Italia (267mila kmq contro i nostri 301mila), la Nuova Zelanda conta appena 4 milioni e mezzo di abitanti con una densità d 16 abitanti per chilometro quadrato. La natura regna sovrana e per proteggere il paese dalla fragilità del suo ecosistema i controlli doganali sono estremamente restrittivi. Nel corso degli anni sono state istituite zone a tutela di animali e vegetazione nelle quali non è possibile toccare nulla. Molto alto è anche il numero dei Parchi nazionali, istituiti a partire dal 1887. Circa il 30% del territorio neozelandese è protetto. La Nuova Zelanda possiede parchi forestali, riserve marine e parchi storici di conservazione che sono in grado di dare una visione a 360° delle attrazioni culturali e naturali del Paese. Si tratta di un Paese unico al mondo per quanto riguarda il rispetto e la coscienza ecologica. Forse la causa è proprio il disastro ecologico perpetrato dagli opossum introdotti dai coloni australiani che hanno causato l’estinzione di ben 1300 specie di uccelli. Lo stesso kiwi, animale simbolo del Paese, è a rischio e i neozelandesi sono costantemente “al lavoro” per cercare di ridurre gli oltre 70 milioni di esemplari di questo animale prima che comprometta ulteriormente gli equilibri ambientali della Nuova Zelanda.Leipzig Zoo

Fonte: ecoblog

Nuova Zelanda: tribunale condanna negazionisti del clima a pagare 50000 euro di spese processuali

I negazionisti avevano citato a giudizio l’ente pubblico per la ricerca delle acque e dell’atmosfera, sostenendo che aveva truccato i dati delle temperature. Il tribunale ha trovato la cosa del tutto infondata e li ha condannati a pagare le spese processualiTemperature-Nuova-Zelanda

Strani davvero i tempi in cui qualcuno vorrebbe fare avvenire le discussioni scientifiche  in tribunale. In Nuova Zelanda ( Aotearoa in lingua Maori) la lobby negazionista Climate Science Education Trust aveva citato in giudizio il National Institute for Water and Wtmospheric research (NIWA), sostenendo che la serie storica delle temperature nelle due isole australi non fosse corretta e influenzasse in modo inappropriato la politica. Il giudice ha respinto la richiesta, ritenendo il tribunale non competente nelle questioni scientifiche e ritenendo che il Trust “abbia avviato una crociata contro l’ente governativo di ricerca agendo in modo irragionevole“. Per questo il Trust di negazionisti è stato condannato a pagare 80000 $ neozelandesi (circa 50000 €) per le spese processuali. Si spera che questo sia un buon precedente non solo per l’Oceania, ma per tutto il pianeta. Come si può vedere dal grafico in alto, le temperature in Nuova Zelanda, misurate in 7 località principali sono cresciute di quasi un grado nei cento anni tra il 1910 e il 2010. Dei 35 anni con temperature sopra alla media 1971-2000, ben 19 sono stati dopo il 1980. Trend simili, se non più elevati, si riscontrano prendendo in considerazione altre 11 stazioni meteo, oppure misurazioni effettuate dalle navi. Secondo il NIWA, i cambiamenti climatici potrebbero portare in Nuova Zelanda inondazioni alternate a siccità, venti più forti oltre all’innalzamento dei mari. Wellington, Auckland, Cristchurch e le principali città neozelandesi sono tutte collocate lungo le coste delle due isole o in loro prossimità.

Fonte: ecoglog