Il Mater-Bi conquista Parigi: Novamont partner della città per la raccolta della frazione umida dei rifiuti

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Partita la consegna a 74mila parigini delle attrezzature per effettuare una raccolta facile, igienica e corretta dei rifiuti organici fondamentale per produrre energia verde e humus di qualità con cui rifertilizzare i suoli, secondo la logica dell’economia circolare. Diciotto mesi dopo COP 21, la città di Parigi, mantenendo fede agli impegni presi, ha dato avvio al primo atto della raccolta differenziata dei rifiuti alimentari prodotti nelle case dei parigini. In questi giorni, infatti, un centinaio di addetti stanno bussando alle porte di 74.161 famiglie per dare tutte le informazioni necessarie sulla nuova prassi e offrire le attrezzature indispensabili ad effettuare una raccolta facile, igienica e corretta:

– una pattumierina aerata che può essere tenuta in cucina, sotto il lavello

una dotazione di 72 sacchetti biodegradabili e compostabili in MATER-BI con cui raccogliere i rifiuti alimentari,

entrambe forniti da Novamont nell’ambito di un accordo di sponsorizzazione.387480_2

Giovedì 11 maggio, il vice sindaco Mao Peninou, accompagnato dai sindaci del 2° e del 12° arrondissment Catherine Barrati-Elbazet e Jacques Boutault, dai rappresentanti di ADEME, SYCTOM (responsabile della gestione dei rifiuti urbani) e di Novamont Francia si sono uniti alle squadre degli operatori per incontrare i cittadini coinvolti e spiegare loro le finalità e le potenzialità della raccolta differenziata dei rifiuti umidi, una risorsa di enorme valore che non sarà più dispersa nelle discariche o bruciata negli impianti di incenerimento ma utilizzata per produrre energia verde (biogas) e humus di qualità con cui rifertilizzare i suoli, secondo la logica dell’economia circolare, in cui nulla è rifiuto ma tutto torna ad essere risorsa. Nelle parole del vice sindaco Mao Peninou, “Invitiamo i parigini ad aderire con convinzione a questa innovazione ambientale e sociale che farà di loro i primi stakeholder nella produzione di biogas e compost“.

Come già a Milano, il kit per la raccolta, costituito dalla pattumierina aerata e dalla dotazione di sacchetti biodegradabili e compostabili, è fornito da Novamont, da anni partner di una rete di municipalità impegnate nella raccolta differenziata della frazione organica come, per esempio, Milano, New York, Ginevra, Vienna, San Francisco.387480_3

Il punto di forza del modello Novamont per la gestione del rifiuto umido risiede nell’utilizzo di sacchi in MATER-BI – la bioplastica biodegradabile e compostabile secondo primari standard internazionali – impermeabili, igienici, traspiranti e idonei al trattamento in impianti di digestione anaerobica e compostaggio. La compostabilità dei sacchi, infatti, è una caratteristica essenziale per garantire la qualità della raccolta dei rifiuti organici e la loro trasformazione in biogas e compost di qualità. Secondo Christophe de Doukhi Boissoudy, CEO di Novamont Francia “Nell’economia circolare il recupero delle risorse avviene innanzitutto riciclando i rifiuti e reinserendoli nel ciclo produttivo e il sistema circolare per eccellenza, come dimostrano diversi casi in tutta Europa (a partire da una metropoli come Milano), è quello che si basa sulla raccolta differenziata della frazione organica – che a Parigi rappresenta circa 1/4 dei rifiuti totali prodotti da ogni cittadino – per il cui successo è di fondamentale importanza l’uso di sacchi e shopper biodegradibili certificati secondo gli standard più importanti“.

Un valido contributo alla diffusione della raccolta differenziata dei rifiuti alimentari sarà dato anche dai sacchetti frutta/verdura che in base alla legge di transazione energetica voluta da Ségolène Royal dal 1° gennaio 2017 devono essere biodegradibili e certificati e che possono essere riutilizzati dalle famiglie per la raccolta dell’umido. Secondo Anne Hidalgo, sindaco di Parigi, “L’economia circolare ci dimostra ogni giorno che cambiare atteggiamento e l’approccio sulla questione dei rifiuti è promessa di enormi benefici per i nostri territori“.

Fonte: Novamont

 

Novamont leader mondiale con il primo impianto di produzione industriale di biobutandiolo

L’impianto di Bottrighe (RO), nato dalla riconversione di un sito abbandonato, produrrà butandiolo “bio”, ottenuto dalla fermentazione di materie prime rinnovabili. Una partnership con la californiana Genomatica, leader nella bioingegneria386270_1

Con un investimento di oltre 100 milioni di euro, lo stabilimento Mater-Biotech di Bottrighe (RO), che s’inaugura ufficialmente oggi, venerdì 30 settembre, è il primo impianto al mondo di produzione industriale di biobutandiolo (BDO). Si produrranno 30.000 tonnellate/anno di BDO a basso impatto ambientale, con un risparmio di oltre il 50%, come emissioni di CO2, rispetto alle produzioni da fonti fossili di butandiolo.
Il butandiolo (1,4 BDO) è un composto chimico derivato dal butano, molto usato sia come solvente, che per la produzione di plastiche, fibre elastiche e poliuretani, che vale un mercato mondiale di 1,5 milioni di tonnellate, per circa 3,5 miliardi di euro all’anno, e che si stima nel 2020 raggiungerà 2,7 milioni di tonnellate, con un valore di oltre 6,5 miliardi di euro. Lo stabilimento Mater-Biotech di Novamont a Bottrighe, in provincia di Rovigo, in cui verrà prodotto il biobutandiolo su scala industriale, si inaugura ufficialmente venerdì 30 settembre. Novamont, partendo da una tecnologia sviluppata da Genomatica – società californiana leader nel settore della bioingegneria – ha messo a punto una piattaforma biotecnologica che partendo da zuccheri, attraverso l’azione di batteri di tipo escherichia-coli (e.coli), opportunamente ingegnerizzati, li trasforma in biobutandiolo. Ad accrescere il profilo della sostenibilità ambientale del biobutandiolo di Novamont c’è anche l’efficienza energetica dell’impianto di Bottrighe, concepito per riutilizzare i sottoprodotti della lavorazione per il fabbisogno energetico dell’impianto stesso, ottimizzando così il ciclo di vita dell’intero processo. Nella conferenza stampa tenutasi giovedì 29 a Padova, Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, ha spiegato la portata mondiale di questa innovazione, nell’ambito del progetto Novamont di bioraffineria integrata, che va oltre la disponibilità di nuove tecnologie, di prodotti bio-based e del contributo che essi sono in grado di dare all’esigenza di “decarbonizzare” il pianeta. “Lo stabilimento Mater-Biotech è un tassello di un sistema di impianti primi al mondo e interconnessi al quale dobbiamo guardare come un formidabile acceleratore, ossia un punto di moltiplicazione di opportunità della filiera delle bioplastiche e dei chemical, per chi produce materie prime, per chi fa prodotti finiti, per nuove idee imprenditoriali, per la creazione di posti di lavoro, per chi si preoccupa di progettare un futuro di maggiore sostenibilità ambientale e sociale”.386270_3

Il nuovo impianto Novamont, infatti, aggiunge un elemento fondamentale al modello di bioeconomia: la rigenerazione territoriale, che riparte da siti deindustrializzati o in grave crisi, rigenerandoli come vere e proprie “infrastrutture di bioeconomia”. A oggi sono 6 i siti che Novamont ha rivitalizzato 4 le tecnologie prime al mondo realizzate e moltiplicabili secondo il modello di bioraffineria integrata nel territorio, in cui vengono messi a punto tecnologie e prodotti in grado di dare soluzioni concrete a problemi di ampia portata come, ad esempio quello della valorizzazione del rifiuto organico.386270_2

“Mater-Biotech, insieme ai centri di ricerca Novamont di Piana di Monte Verna e di Novara, costituisce una formidabile piattaforma per le biotecnologie industriali, dalla ricerca di base agli impianti flagship – ha aggiunto Catia Bastioli – un’occasione per creare un vantaggio competitivo in collaborazione con altre realtà del settore accademico e industriale”.
Lo stabilimento di Bottrighe, a regime, darà lavoro a circa settanta persone e a 180-200 nell’indotto.

Fonte: ecodallecitta.it

Lavazza e Novamont presentano a Milano la prima capsula di caffè compostabile al 100%

Capsule in bioplastica compostabili, fatte in Mater-Bi® di terza generazione. Lavazza e Novamont le hanno presentate presso Cascina Cuccagna a Milano. Sarà sul mercato solo nel 2016, ma per EXPO Lavazza attuerà una raccolta differenziata dei fondi di caffè in collaborazione con AMSA382119

Sarà sul mercato nel 2016 la prima capsula di caffè compostabile al 100% di produzione italiana. L’hanno presentata presso la Cascina Cuccagna di Milano Lavazza e Novamont, a conclusione di un progetto di ricerca durato 5 anni.
Il problema del riciclo delle capsule di caffè è già stato affrontato, ma sinora le iniziative più virtuose si limitavano ad incentivare il riciclo delle capsule di alluminio,insieme alla plastica o al vetro, e la naturale destinazione dei fondi di caffè nell’umido (o rifiuto organico). Ora anche la capsula potrà finire nel rifiuto umido, in quanto al 100% compostabile. Novamont l’ha infatti realizzata in Mater-Bi® 3G, compatibile per ora con la sola macchina Lavazza Minù (e disponibile in due diverse miscele di caffè), ma in Lavazza promettono che l’esperimento sarà presto adottabile anche per altre macchine e, probabilmente, anche per la macchine da bar. La capsula – rigorosamente protetta all’evento di Cascina Cuccagna, probabilmente per non finire nelle mani dei concorrenti – sarà pronta nel secondo semestre 2015 e presente sul mercato nel 2016.  La terza generazione di bioplastiche, Mater-Bi® di terza generazione, il materiale della nuova plastica creato da Novamont, è una famiglia di materiali con una più alta percentuale di rinnovabilità, che usa sostanze vegetali anche da filiera agricola integrata, che si ricicla in compostaggio, in grado di biodegradare in ambienti naturali diversi e che garantisce una significativa riduzione delle emissioni di gas serra rispetto alle precedenti tecnologie. Una capsula che può essere raccolta con il rifiuto umido ed avviata al compostaggio industriale, dove capsula e caffè esausto vengono riciclati insieme in compost, concime naturale per i suoli. Lavazza ha dichiarato di avere voluto varare l’iniziativa “proprio nell’anno in cui l’azienda celebra i 120 anni, che coincidono con EXPO – dove Lavazza è caffè ufficiale di Padiglione Italia”. Per Novamont il progetto è significativo per “mostrare in concreto le potenzialità della bioeconomia, intesa come rigenerazione territoriale e non come semplice uso di materie prime rinnovabili”, ha spiega l’amministratore delegato dell’azienda Catia Bastioli.Il materiale di Novamont esce infatti da “bioraffinerie integrate nel territorio, dedicate ai prodotti ad alto valore aggiunto, quali biochemicals e bioplastiche. Il Mater-Bi® di terza generazione con cui verranno realizzate le capsule per caffè espresso Lavazza viene prodotto attraverso una filiera che coinvolge ben tre siti produttivi italiani (Terni, Patrica e Porto Torres)”. Dagli stabilimenti Novamont esce quindi anche l’acido azelaico, uno degli elementi che caratterizza il Mater-Bi® di terza generazione. Anche se la nuova capsula di caffè compostabile sarà sul mercato solo nel 2016, Lavazza ha dichiarato che, durante EXPO, sarà operativo un progetto “sostenibile” di tutti i fondi di caffè consumati: AMSA si occuperà infatti del ritiro dei fondi, che saranno poi dati in carico ad Associazioni e portati nei centri di raccolta gestiti dalle cooperative sociali, per essere utilizzati non solo come rifiuto umido, ma pure come substrato per funghi commestibili, pellet, inchiostri, semilavorati e molti altri prodotti.

Fonte:  ecodallecitta.it

Inquinamento, fuori legge la metà dei laghi italiani

La Goletta dei Laghi di Legambiente presenta il bilancio finale della campagna 2013 frutto di 100 campionamenti effettuati in 16 bacini lacustri italiani: nel 51% dei casi i valori sono fuori norma  57115775-586x366

Anche la Goletta dei Laghi ha portato a termine la sua ottava edizione. La campagna nazionale di Legambiente per la salvaguardia e la valorizzazione dei bacini lacustri, realizzata con il contributo di Coou e Novamont, ha monitorato la salute delle acque di 16 laghi situati in dieci regioni italiane, per un totale di 100 campionamenti, di cui il 51% è risultato con una carica batterica al di sopra dei limiti previsti dalla legge. Durante un mese ricco di iniziative e dibattiti di approfondimento, la Goletta dei Laghi ha posto l’accento sulle situazioni critiche per rilevare la presenza di scarichi non depurati che ancora si riversano negli specchi lacustri e, naturalmente, i problemi che riguardano le coste e la gestione dei laghi, dall’abusivismo edilizio al consumo di suolo, dall’eccessiva captazione di acqua agli scempi ambientali. Sul problema degli scarichi non depurati negli specchi d’acqua la Goletta dei Laghi mantiene alta l’attenzione da anni: l’obiettivo è quello di individuare le criticità̀ dei laghi con particolare attenzione alle situazioni a rischio più̀ elevato di inquinamento, così come viene indicato dal decreto legislativo 116/2008, scegliendo i punti anche in base alle segnalazioni di cittadini, turisti, bagnanti raccolte con il servizio SOS Goletta. Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, lancia l’allarme per

un sistema depurativo carente, che nel nostro Paese coinvolge ancora un quarto della popolazione e che rischia, oltre che gravi ripercussioni ambientali, di farci pagare pesanti sanzioni per le procedure d’infrazione dovute al mancato rispetto delle direttive europee. Più in generale, interventi mirati alla tutela delle acque e degli ecosistemi lacustri sono urgenti anche per rispettare la scadenza europea per il raggiungimento del buono stato ecologico dei laghi previsto dalla direttiva 2000/60 per il 2015. Attualmente, solo il 37% delle acque lacustri a livello nazionale, stando agli ultimi dati ufficiali, lo ha raggiunto. Un dato che ribadisce l’urgenza di una politica integrata di gestione della risorsa idrica e degli ecosistemi lacustri per non trovarci impreparati alla scadenza.

Tra i laghi del nord, sono stati sette i bacini monitorati dai tecnici di Legambiente tra Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige: Garda(Vr, Bs, Tn), Iseo (Bg, Bs), Como (Co, Lc), Lugano (Va), Maggiore (Va, No, Vb), Varese (Va) e Viverone (To).  Un totale di 73 punti monitorati, di cui ben 44 sono risultati inquinati o fortemente inquinati. Nel Lazio sono passati all’esame dei tecnici di Legambiente 7 bacini lacustri tra le provincie di Roma (Bracciano e Albano), Viterbo (Bolsena e Vico), Rieti (Salto e Turano) e Latina (Posta Fibreno). Su un totale di 23 punti campionati, il 34%, sono risultati contaminati dalla presenza di scarichi fognari non depurati. Infine in Umbria, dove sono stati monitorati il Trasimeno (Pg) e Piediluco (Tr), su 8 prelievi solo 1 ha superato i limiti previsti dalla normativa. Nel suo viaggio la Goletta dei Laghi ha incontrato gravi alterazioni ambientali come nel caso dei pantani di Lentini e Gelsari, a Catania, o nel Lazio dove, presso il lago di Vico rimane aperta la spinosa questione delle bonifiche del territorio. La situazione resta difficile anche in Calabria, in provincia di Vibo Valentia, dove la campagna ambientalista si è battuta per il risanamento del Bacino Alaco, che presenta carenze igieniche tali da provocare l’emanazione di 26 avvisi di garanzia, con le accuse, tra le altre,  di avvelenamento colposo di acqua e frode in pubblica fornitura. Non è immune il lago Pertusillo in provincia di Potenza dove l’aggressione antropica, insieme ad una gestione del territorio assente hanno messo a dura prova il delicato equilibrio dell’ecosistema. Naturalmente ci sono anche gli esempi virtuosi da seguire: delle 76 località lacustri inserite nella Guida Blu di Legambiente e Touring Club sei hanno ottenuto le cinque vele: Tuoro sul Trasimeno (Pg), Appiano sulla strada del vino (Tn), Fiè allo Sciliar (Tn), Molveno (Tn) e Bellagio (Co).

Fonte: Comunicato stampa