Agricoltura biologica: cos’è la lotta biologica e perché è meglio dei pesticidi

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L’agricoltura biologica o bioagricoltura si pone come obiettivo la produzione di frutta e verdura nel pieno rispetto della stagionalità e con una particolare cura nella coltivazione dei terreni. Caratteristica peculiare e distintiva dei prodotti coltivati secondo le norme ‘bio’ è l’eliminazione di sostanze chimiche per il trattamento delle piante, evitando anche l’uso di diserbanti e concimi non naturali. I risultati di uno studio del Rodale Institute, un ente che ha realizzato studi pratici comparati tra agricoltura biologica e convenzionale, hanno evidenziato che coltivando i terreni in base al criterio della rotazione delle colture e secondo le regole della bioagricoltura si ottengono raccolti non solo quantitativamente equivalenti ma anche migliori per la salute, data l’assenza di residui di fitofarmaci e sostanze chimiche. Tra le tecniche dell’agricoltura biologica che eliminano l’utilizzo di sostanze artificiali nelle colture compare la lotta biologica. Si tratta di una tecnica che punta sull’antagonismo esistente fra gli organismi viventi per sconfiggere quelli dannosi per le coltivazioni agricole. Il principio base, quindi, consiste nel mantenimento e nella protezione dell’equilibrio naturale insieme allo sfruttamento diretto dei parassiti predatori degli animali nocivi. L’allevamento di insetti utili, diventa, nella prospettiva della lotta biologica, la strategia ideale per coniugare la migliore qualità nella produzione agricola con la sostenibilità ambientale. È anche vero, d’altronde, che da sola questa strategia non può assicurare la protezione totale delle colture, dato il numero limitato di specie di insetti controllabili. Per questo iniziano ad essere adoperate anche altre tecniche naturali di tipo biologico, come i feromoni, le sostanze emesse da apposite ghiandole, che possono costituire una trappola per le molteplici specie che si nutrono delle piante.

Fonte: tuttogreen

Orti urbani a Milano: esce il bando “ColtivaMI” per 171 spazi da contadino

Il Comune pubblica il bando “ColtivaMI” per assegnare 171 spazi verdi da coltivare a cittadini e associazioni. I nuovi orti tutti in zona 9. Concessioni gratuite per 9 anni a soggetti del terzo settore, associazioni di cittadini, dipendenti di enti ed aziende. Coltivazioni solo “ecologiche” e niente attività di lucro. Le domande entro il 21 giugno. L’assessore De Cesaris: ”Rispondiamo alla richiesta dei milanesi di avere aree verdi da recuperare”374901

Sono in viale Rubicone e via Cascina dei Prati – Affori, Comasina, Bovisa, quindi zona 9 e in area MM3 – tutte le aree dove verranno realizzati gli ultimi orti urbani messi a bando dal Comune di Milano. L’obiettivo è di valorizzare gli spazi inutilizzati della città e recuperare le aree verdi, favorire la socializzazione tra i cittadini e stimolare una nuova educazione civica per utilizzare in maniera corretta il territorio nel rispetto dell’ambiente. Nell’area di viale Rubicone saranno assegnati 110 orti e in via Cascina dei Prati altri 61, per un totale di 171 spazi. Nelle operazioni di assegnazione degli orti – dopo l’esame delle domande e dei relativi progetti – il Comune promette che presterà particolare attenzione al coinvolgimento di persone anziane, giovani, famiglie. “Il bando ‘ColtivaMI’ – ha dichiarato la vicesindaco con delega all’Agricoltura Ada Lucia De Cesaris – risponde ad una esigenza dei milanesi di diverse generazioni ed estrazione sociale, che desiderano riappropriarsi degli spazi verdi. Questo primo bando rappresenta anche un passo concreto di Milano in vista di Expo 2015: nutrire il mondo, partendo da esperienze nella città”. Il Comune stipulerà convenzioni per l’utilizzo delle aree con tre diverse categorie di soggetti pubblici e privati con sede a Milano: realtà del terzo settore (onlus e cooperative sociali senza scopo di lucro, associazioni di promozione sociale, di salvaguardia dell’ambiente, di volontariato o con finalità culturali); associazioni di cittadini; enti e aziende pubbliche o private che operano nell’ambito della responsabilità sociale di impresa per realizzare tra i propri dipendenti attività di valorizzazione del tempo libero e della sfera sociale e culturale. Le convenzioni avranno una durata massima di 9 anni, a concessione gratuita, con la possibilità di un rinnovo per altri 3, con il pagamento di una quota. I costi di allestimento degli orti saranno a carico degli assegnatari. Le particelle assegnate ai singoli ortisti avranno una superficie massima di 60 metri quadri. Sono previsti anche moduli di coltivazione collettiva (minimo 10 ortisti) fino a 700 metri quadri. All’interno delle aree saranno definiti i luoghi di aggregazione e tempo libero e quelli destinati alla coltivazione. Le regole di gestione degli orti urbani prevedono che le coltivazioni siano compiute con modalità conformi al profilo ecologico – non sarà ammesso l’uso di pesticidi, diserbanti, sementi Ogm – oltre all’obbligo di una gestione oculata dell’acqua. È vietata ogni attività di lucro, commerciale o promozionale (salvo, in questi ultimi due casi, autorizzazione del Consiglio di Zona) così come l’uso di manodopera retribuita. L’assegnatario è tenuto ad avviare l’attività prevista nella convenzione entro 90 giorni dalla stipula, favorendo la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini.
Il bando integrale, gli allegati da compilare e le planimetrie degli orti

per ulteriori informazioni vedi anche www.agricity.it

Fonte: eco dalle città