Suolo e paesaggio, Puglia prima regione ad avere un Piano Paesaggistico. E le altre regioni?

Ecomostri e speculazioni edilizie nel paesaggio più difficili grazie al piano paesaggistico. Vendola: “Lì c’è la chiave per aprire le porte del futuro. Il ministro Franceschini: “Con un buon piano regionale sono più veloci e trasparenti autorizzazioni e atti amministrativi”. Toscana e Piemonte si muovono nella stessa direzione381617

(comunicato Regioni.it n. 2642 del 16/01/2015)

Firmato il Piano Paesaggistico della regione PUGLIA, prima regione italiana a sottoscriverlo. “Sono molto orgoglioso – ha dichiarato Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia – di rappresentare quella parte del Sud che vuole essere più avanti, che vuole cimentarsi nelle buone pratiche, che vuole ragionare sul proprio territorio, sul proprio paesaggio”. Nella cura del paesaggio, sottolinea Vendola, “lì c’è la chiave per aprire le porte del futuro”, riqualificando il territorio. Con orgoglio il presidente della regione Puglia afferma: “siamo all’avanguardia, abbiamo voltato pagina e diamo un esempio per tutta l’Italia”. Il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, evidenzia che pur “con tanto ritardo, ma finalmente si firma un Piano paesaggistico sulla base di una norma del Codice dei Beni culturali del 2004. E’ uno strumento fondamentale che aiuta a salvaguardare il territorio e aiuterà anche a rendere più veloci e trasparenti le diverse autorizzazioni e i diversi atti amministrativi. E’ importante che le altre Regioni prendano esempio dalla Puglia”. Ci sono Regioni – ha detto Franceschini – che sono avanti, come la Toscana, insieme a noi in questo lavoro, e altre Regioni che invece sono ferme. Io spero che la giornata di oggi serva come stimolo, e noi lavoreremo perché serva come stimolo, e anche come riferimento perché i contenuti di questo piano sono molto positivi e innovativi”.

In TOSCANA è stato raggiunto l’accordo con gli agricoltori sul Piano paesaggistico regionale. Il presidente della Regione, Enrico Rossi, ha sottolineato come “grazie a queste modifiche il Pit riuscirà a valorizzare ancora meglio il ruolo dell’agricoltura, soprattutto sul piano della multifunzionalità, che oggi viene enfatizzato dalle politiche europee e si riuscirà ad ottenere anche uno snellimento delle procedure, che andrà a beneficio di tutti”. Così sarà possibile anche “il recupero di aree ex agricole invase dal bosco negli ultimi decenni, dando così impulso allo sviluppo dell’agricoltura e dando opportunità anche ai giovani ‘senza terra’ che vogliono dare  avvio ad imprese agricole”.
Il piano paesaggistico rivolge una nuova attenzione alla qualità dei paesaggi rurali. “Entro la fine della legislatura, grazie all’approvazione definitiva del Piano e alla nuova Legge sul governo del territorio – ha spiegato Rossi – porteremo a termine un lavoro che pone la Toscana all’avanguardia nelle politiche di difesa del territorio, contro un degrado le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti e riusciremo a coniugare tutela e sviluppo, regole certe e semplificazione, salvaguardia del paesaggio e valorizzazione economica, a partire dall’agricoltura”.  Mentre il PIEMONTE provvederà con una apposita legge alla tutela del suolo “in modo che non possa più diventare oggetto di speculazioni edilizie”, ha dichiarato l’assessore all’Agricoltura, Giorgio Ferrero. Oggi tutelare il suolo – afferma Ferrero – non significa solo difendere il settore agricolo e il peso che ha nell’economia piemontese. Significa anche salvaguardare il paesaggio, tutelarne la bellezza, agire dunque anche in chiave turistica. Significa svolgere una funzione di prevenzione di fronte al dissesto idrogeologico”.

 

Fonte: ecodallecitta.it

Trivellazioni, le regioni contro la ricerca di petrolio

Sono al momento cinque i Consigli regionali che, per difendersi da possibili estrazioni nei loro mari, hanno approvato una proposta di legge alle Camere per vietare ricerche di petrolio e gas. Le regioni in questione sono: Veneto, Abruzzo, Molise, Marche e Puglia.piattafoma_mare

Un anno fa, più o meno in questo periodo, vi spiegavamo il nuovo piano energetico del Governo Monti e di come fosse solo una scusa per favorire combustibili fossili e trivellare ancora di più la nostra penisola. 365 giorni sono passati ma l’emergenza ancora non sembra scemare. Sono già 5, infatti, i Consigli regionali che, per difendersi da possibili estrazioni nei loro mari, hanno approvato una proposta di legge alle Camere (come stabilito dall’articolo 121 della Costituzione) per vietare ricerche di petrolio e gas in mare. Le regioni in questione sono: Veneto, Abruzzo, Molise, Marche e Puglia. Quest’ultima, roccaforte di Nichi Vendola da parecchio tempo, è stata la capo fila, avendo approvato già nel luglio 2011 una proposta da sottoporre alle Camere in tal senso. “Ed ora”, sottolinea fiero Onofrio Introna, Presidente del Consiglio regionale pugliese, “anche i Consigli che hanno aderito al nostro invito ad assumere iniziative analoghe hanno adottato un testo netto e inequivocabile”. La proposizione vieta la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi in Adriatico, da applicare “ai procedimenti autorizzatori avviati e non conclusi, fatti salvi, fino all’esaurimento dei relativi giacimenti, i permessi, le autorizzazioni e le concessioni in essere, nei limiti stabiliti dai provvedimenti stessi”. Introna ha poi inviato una lettera al Ministro dell’Ambiente Orlando e ai Presidenti dei Consigli interessati (Eros Brega, per la Conferenza dei Presidenti dei Consigli, Nazario Pagano per l’Abruzzo, Vincenzo Niro per il Molise, Vittoriano Solazzi per le Marche e Clodovaldo Ruffato per il Veneto) per sottolineare l’esigenza di una moratoria dello sfruttamento di greggio e gas, vista come unica difesa dell’ecosistema costiero e delle economie turistiche delle coste. Introna nella nota ha informato il Ministro anche delle iniziative intraprese da tempo dalle Regioni: “la battaglia che non da oggi le Regioni adriatiche stanno conducendo contro la ricerca di petrolio e gas nella piattaforma continentale marina antistante le nostre coste”, chiedendo poi un incontro, utile “a stabilire le giuste sinergie tra Ministero e Regioni per un efficace iter parlamentare della proposta di legge che i cinque Consigli regionali hanno trasmesso alle Camere”. In Sicilia la situazione non è molto diversa. “Dove tutte le navi passano, dove tutti i pescatori pescano, nel cuore più prezioso del Canale di Sicilia, lo Stato Italiano vorrebbe trasformare il tragitto, da libero qual è, ad una corsa ad ostacoli sotto il segno del petrolio – ha detto Marco Costantini, responsabile mare del WWF Italia – Il WWF vuole fermarlo creando una nuova area protetta a Pantelleria, un obiettivo che possiamo raggiungere solo con l’aiuto dei cittadini di Pantelleria e dei tantissimi cittadini italiani e europei che firmeranno la nostra richiesta”. La richiesta a cui si fa riferimento è contenuta nella campagna“Sicilia: il petrolio mi sta stretto”. Il WWF ha chiesto alla commissione tecnica competente del Ministero dell’Ambiente di cancellare i progetti di ricerca di idrocarburi che Eni e Edison hanno presentato nel Canale di Sicilia (che sono attualmente sotto esame alla Commissione Valutazione di impatto Ambientale). I progetti in questione si vanno ad aggiungere a due permessi di ricerca concessi alle suddette aziende in un’area attigua e ad altri sette titoli minerari tra istanze, permessi e concessioni che riguardando sempre il Canale di Sicilia, area molto importante per il turismo, la biodiversità, gli animali (delfini, balenottere, mante mediterranee, aquile di mare, squali, tonni, pesci spada e tartarughe marine). Molto importante il fatto poi che l’area è a rischio sismico a causa di vulcani sottomarini tutt’ora attivi. Anche per questi motivi, il WWF chiede al ministero di Via Cristoforo Colombo di ripensarci. La petizione “Sicilia, il Petrolio mi sta stretto”, promossa anche da change.org, serve a mobilitare le coscienze dei cittadini per scongiurare l’eventualità di uno stravolgimento ambientale notevole, chiedendo di firmare per fermare le trivelle e per istituire un’area protetta a Pantelleria, isola vulcanica del Mediterraneo, unica isola non tutelata nello Stretto di Sicilia e quindi preda di progetti di estrazione petrolifera.

Fonte: il cambiamento