Ha quattro milioni di pannelli solari disposti su una superficie di quasi 30 chilometri quadrati. È la fattoria solare più grande al mondo, si trova in Cina ed è entrata in funzione a pieno regime nelle scorse settimane.
La Nasa fotografa la fattoria solare più grande al mondo. Un progetto iniziato nel 2013 e sviluppato per fasi.
Parco solare collegato alla centrale idroelettrica per gestire picchi e intermittenza.
Fonte: green.it |
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Il 2015 è stato l’anno più caldo di sempre
Lo si sapeva da mesi, ma ora è ufficiale: il 2015 è stato l’anno più caldo della storia moderna. La National Aeronautics and Space Administration (NASA) e la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) che compiono il monitoraggio delle temperature sulla terraferma e negli oceani lo hanno confermato congiuntamente mercoledì 20 gennaio. Secondo la NOAA il 2015 ha superato di 0,9°C la media del XX secolo e di 0,16°C il picco del 2014, secondo la NASA il superamento è stato di 0,87°C rispetto alla media del XX secolo e di 0,13°C al di sopra del 2014. Il 2015 è di gran lunga l’anno più caldo della storia e nella graduatoria precede, nell’ordine, 2014, 2010, 2013, 2005, 2009 et 1998. Il mese di dicembre (con temperature sopra lo 0 al Polo Nord!) ha battuto tutti i record superando di 1,11° C la media del secolo scorso. Nove dei dodici mesi del 2015 hanno stabilito i record mensili di temperatura media: solo gennaio, febbraio e aprile fanno eccezione. Le anomalie termiche registrate un po’ in tutto il mondo sono da attribuire a El Niño, questo fenomeno naturale ciclico che si verifica periodicamente (fra i 3 e i 7 anni) e si caratterizza per un forte riscaldamento delle acque superficiali dell’Oceano Pacifico equatoriale e un’inversione degli alisei: il combinato di questi due fenomeni, per il gioco delle correnti oceaniche e atmosferiche, genera sconvolgimenti meteorologici di grande ampiezza su scala globale. Il fenomeno in corso dovrebbe terminare in estate e ciò lascia prevedere che anche i primi mesi del 2016 saranno più caldi della norma. Bernie Sanders, candidato democratico alla Casa Bianca, ha commentato la notizia con un tweet:
Il dibattito è finito. Il cambiamento climatico è reale e causato dall’attività umana. Questo pianeta e la sua gente sono in difficoltà.
Inquinamento: un anno di emissioni di CO2 nel timelapse della Nasa
Il video si riferisce al 2006 ed evidenza il divario abissale fra le emissioni nell’emisfero boreale e quello australe.
Il video in timelapse della Nasa sulle emissioni di CO2 nel mondo sintetizza in 190 secondi la concentrazione di anidride carbonica dal 1° gennaio al 31 dicembre 2006: le turbolenze blu si riferiscono a una bassa concentrazione (- 375ppm), quelle gialle (376-382 ppm) (383-385 ppm) e rosso scuro (più di 395 ppm) a concentrazioni più elevate. Il video rende visibile l’elemento (invisibile e inodore) che è la principale cartina di tornasole dell’inquinamento atmosferico e la principale causa dei cambiamenti climatici. L’elemento più evidente è la differenza abissale fra gli emisferi boreale e australe: i maggiori responsabili delle emissioni del mondo sono Stati Uniti, Europa e Cina, mentre Australia, Nuova Zelanda, Sud America e la parte meridionale del continente africano restano costantemente su tonalità azzurrine. Un ruolo determinante nella riduzione della concentrazione di CO2 viene svolto dalle foreste e dalle aree verdi che nella stagione calda, da maggio a novembre, catturano la CO2 per la fotosintesi. Nel video si nota come siano proprio i mesi invernali e la prima metà della primavera quelli in cui l’emisfero boreale deve far fronte alle maggiori ondate (rappresentate dai turbinii rossi) di emissioni di anidride carbonica. Dal 2006 le emissioni hanno subito un’ulteriore aumento, ma il video della Nasa è un efficace rappresentazione della situazione della nostra atmosfera e di come le emissioni di CO2 siano un indicatore delle storture del progresso.
Fonte: Nasa
© Foto Getty Images
Super tempesta solare: arriverà avvertono gli scienziati
La copertina del numero di agosto di Physics World in stampa, è dedicata alle conseguenze sulla Terra di un “super-tempesta solare”
Le conseguenza di una super tempesta solare sono analizzate nel numero di Physics World di prossima uscita. Il team di scienziati autori dello studio e appartenenti alla task force internazionale SolarMax che studia proprio i fenomeni solari, analizza i fenomeni derivanti da una possibile super tempesta solare come violenti disturbi al campo magnetico della Terra il che porterebbe a danni alle linee elettriche, satelliti e disturbi nelle telecomunicazioni. Una super tempesta solare si è verificata già nel 1859 e conosciuta come Carrington Event, chiamata così in onore dell’astronomo inglese che individuò il brillamento solare che l’aveva preceduta. la super tempesta solare ebbe una potenza di circa 1.022 kJ di energia – l’equivalente di 10 miliardi di bombe di Hiroshima che esplodono nello stesso tempo – e scagliò circa un trilione di chilogrammi di particelle cariche verso la Terra a una velocità fino a 3000 km / s. Il mondo a metà del 19 ° secolo era poco evoluto tecnologicamente e le conseguenze furono relative. Ma se una tempesta di forza simile si verificasse oggi, l’impatto potrebbe essere devastante per il nostro stile di vita.
Lo scenario è stato descritto da Ashley Dale dell’Università di Bristol, che l’anno scorso ha partecipato a una riunione di esperti spaziali per esaminare e riferire in merito alle possibili conseguenze di una super-tempesta solare sulla Terra. Come sottolinea Dale, senza creare allarmi, si deve però considerare che tempeste solari simili al Carrington Even sono possibili in un ciclo di 150 anni il che significa che siamo già con 5 anni di ritardo. Scrive Dale:
Senza energia avremo problemi a alimentare le auto presso le stazioni di servizio, o a ritirare soldi al bancomat o a pagare on line. I sistemi idrici e fognari sarebbero colpiti, il che potrebbe avere conseguenze su vaste aree urbanizzate.
le tempeste solari sono causate da violente eruzioni sulla superficie del Sole e sono accompagnate da espulsioni di massa coronale (CME). Le CME sono gli eventi più potenti del nostro sistema solare e coinvolgono enormi bolle di plasma espulsi dalla superficie del Sole nello spazio. CME sono spesso precedute da un flare solare – un massiccio rilascio di energia sotto forma di raggi gamma, raggi X, protoni ed elettroni. Dunque gli scienziati invitano alla prevenzione e suggeriscono soluzioni ai governi tra cui una rete di 16 satelliti in orbita intorno al sole. Questa rete potrebbe dare in giro di qualche settimana il preavviso di dove, quando e con quale magnitudo le tempeste solari avranno luogo, fornendo il tempo sufficiente per spegnere le linee elettriche vulnerabili, ri-orientarei satelliti e cominciare con i programmi di recupero nazionali.
Fonte: Physic World, IOP
Foto | Nasa
Come nasce una galassia: nel video in timelapse della NASA in 46 secondi la storia di 13 miliardi di anni
Come nasce una galassia? il video in timelapse della NASA racchiude 13 miliardi di anni in 46 secondi
Certe volte così presi dalla vita che viviamo sul Pianeta dimentichiamo come nello Spazio vi siano accadimenti ben più interessanti e per noi misteriosi. In effetti la NASA con questo video in timelapse in cui racchiude in appena 46 secondi ciò che è accaduto in 13 miliardi e 7 milioni di anni ci propone la verità: la nostra vita è davvero breve se paragonata alle grandi misure del tempo che ci sono nell’Universo. Una curiosità rispetto alla simulazione proposta dalla NASA, la forma a cuore ottenuta dopo una veloce (si fa per dire) collisione.
Noi con il nostro Pianeta, la Terra, abitiamo in una galassia, la Via Lattea in uno dei bracci, attorniati da circa 300 miliardi di stelle, più o meno. Ha 13,2 miliardi di anni e il video in alto ci propone una simulazione simile alla nascita della nostra galassia. Tutte le galassie sono insiemi di stelle, gas, polvere e materia oscura tenuti insieme dalla forza di gravità. Il loro aspetto e la composizione sono modellati nel corso di miliardi di anni di interazione con gruppi di stelle e di altre galassie. Utilizzando dei supercomputer, gli scienziati possono guardare indietro nel tempo e simulare come una galassia potrebbe essersi formata nell’universo primordiale e cresciuta e sviluppata in quello che vediamo oggi. Le galassie si pensa che nascano come piccole nuvole di stelle e di polvere che turbinano nello spazio. Poi a mano a mano le nuvole si avvicinano e la gravità invia il suo lavoro facendole anche scontrare. Queste collisioni generano oggetti sempre più grandi e il materiale per via della rotazione inizia a collocarsi verso la periferia della una galassia creando ampi bracci a spirale pieni di colonie di stelle.
Fonte: NASA
Credits | NASA’s Goddard Space Flight Center; Video and images courtesy of NASA/GSFC/National Center for Supercomputing/Advanced Visualization Laboratoy/B. O’Shea and M. Norman
Il possibile collasso della civiltà secondo uno studio della NASA: effetto di sovraconsumo e disuguaglianza
Per la prima volta si mostra attraverso un modello matematico che la maggiore disuguaglianza sociale aumenta il rischio di collasso della società per sovrasfruttamento delle risorse.(1) che possa prevedere il collasso della nostra società per il sovrasfruttamento delle risorse naturali. Sta facendo abbastanza discutere uno studio delle università del Maryland e del Minnesotafinanziato dalla NASA che ha lo scopo di creare un modello (1) che possa prevedere il collasso della nostra società per il sovrasfruttamento delle risorse naturali. Questo lavoro non ha naturalmente il livello di sofisticazione e di complessità svolto dal gruppo del MIT a proposito dei limiti dello sviluppo, ma contiene un elemento interessante ed inedito: per la prima volta indaga sul ruolo della disuguaglianza sociale nell’eventuale collasso della civiltà. Il modello mostra che il collasso è tanto più probabile, quanto è maggiore lo sfruttamento naturale e la stratificazione in classi sociali. I grafici qui sotto mostrano due possibili scenari di raggiungimento dell’equilibrio, quando il fattore di disuguaglianza è pari solo a 10, oppure di collasso nel caso di una società fortemente disuguale in cui le elite consumano 100 volte il consumo della gente comune (il loro numero effettivo è quindi moltiplicato per cento) (2).
Le conclusioni dell’articolo sono chiare ed inequivocabili e dovrebbero rappresentare la base di ogni politica sensata di governo:
Il risultato dei nostri esperimenti indica che una sola tra queste due caratteristiche, il sovrasfruttamento delle risorse e una forte stratificazione economica, possono portare indipendentemente al collasso. Data una certa stratificazione economica, il collasso è difficile da evitare e richiede cambiamenti politici di grande rilievo, tra cui una siginificativa riduzione delle disuguaglianza e della crescita della popolazione. Anche in assenza di stratificazione economica, il collasso può comunque avvenire se i consumi pro capite sono troppo alti. Il collasso può tuttavia essere ridotto e la popolazione può raggiugnere un valroe di equilibrio se il consumo pro capite delle risorse è ridotto a un livello sostenibile e se le risorse sono distribuite in modo ragionevolmente equo.
Per la prima volta il tema della giustizia sociale fa il suo ingresso nei modelli sulla capacità di carico dell’ecosistema, e questo è molto importante. Come affermato dai ricercatori, non ci possiamo però illudere che uguaglianza significhi di per sè sostenibilità.
(1) Il modello matematico è naturalmente una descrizione semplificata delle realtà, che prende in considerazione quattro variabili: popolazione comune, popolazione delle elitè (i ricchi), le risorse naturali e la ricchezza della società. L’evoluzione di queste quattro variabili è descritta da equazioni che prendono ispirazione dal modello predatore-preda di Lotka-Volterra.
(2) Non è possibile qui approfondire gli aspetti di questo modello che andrebbe studiato per poter essere presentato nel modo più efficace. Mi piacerebbe farlo, se riuscissi a trovare il tempo.
Fonte: ecoblog.it
La mappa Nasa delle morti per inquinamento atmosferico
Un planisfero dei decessi dovuti all’inquinamento da polveri sottili. Con qualche sorpresa
Milioni di persone, ogni anno, muoiono a causa di patologie scatenate dall’inquinamento atmosferico. Sulla base dei dati di uno studio sulle morti da inquinamento atmosferico, la Nasa ha compilato una mappa globale che evidenzia le nazioni nelle quali i tassi di mortalità prematura. Un planisfero che ricalca, come idea, ma non come sostanza, le mappe globali della luminosità che descrivono con grande immediatezza i processi di antropizzazione e di urbanizzazione in corso. La mappa abbraccia i dati sul numero medio di morti per 1000 chilometri quadrati nel periodo fra il 1° gennaio 1850 e il 1° gennaio 2000 a causa del particolato fine. Le aree marroni scure (soprattutto in India e Cina) hanno più morti premature rispetto alle aree marrone chiaro e alle aree gialle, mentre le zone in azzurro hanno addirittura migliorato la situazione rispetto al 1850, con un trend in diminuzione delle morti per inquinamento (alcune zone industriali della Gran Bretagna, del Sud degli Stati Uniti, dell’India e del Brasile). La reversibilità di alcune situazioni è un dato molto interessante e rassicurante. La mappa è il risultato dello studio condotto da Jason West dell’Università del Nord Carolina. Nello studio –pubblicato su Environmental Research Letters – West stima che 2,1 milioni di morti, ogni anno, siano legati a questo tipo di inquinamento atmosferico. L’inquinamento da polveri sottili è composto da una miscela di ingredienti quali gli acidi e le particelle di polvere. Secondo la Us Environmental Protection Agency, la dimensione delle particelle inalate è direttamente legata alla loro capacità di provocare problemi di salute. Le particelle fini (quelle che misurano 2,5 micrometri di diametro o meno) sono le più pericolose perché hanno maggiori possibilità di raggiungere i polmoni attraverso la bocca e il naso.
Fonte: Nasa
Potente tempesta geomagnetica solare in arrivo, attesi disturbi alle telecomunicazioni
La NASA ha rilevato potenti eruzioni solari il 21 agosto e questo fenomeno invierà miliardi di tonnellate di particelle nello spazio che giungeranno sulla Terra entro 1-3 giorni.
Il vento solare generato ieri 21 agosto dopo le eruzioni sulla corona della nostra stella (coronal mass ejection o CME) potrà influenzare tra oggi e domani il funzionamento dei sistemi elettronici e delle telecomunicazioni. In nessun caso però danneggeranno le persone essendo protetti dalla magnetosfera e dall’atmosfera. L’evento segnalato dalla NASA è seguito attentamente attraverso modelli di ricerca sulla base del Solar Terrestrial Relations Observatory che ha rivelato come le particelle viaggino a una velocità di circa 380 miglia al secondo.
I CME provocano un fenomeno che in meteorologia spaziale è chiamato tempesta geomagnetica e che si verifica quando il vento solare colpisce la magnetosfera per un periodo prolungato di tempo. I campi magnetici del CME vanno a toccare gli strati più esterni dei campi della Terra e ne modificano la forma. Le tempeste magnetiche possono interferire con i segnali di telecomunicazione, causare problemi alle reti elettriche e produrre aurore boreali alle latitudini più alte.
Fonte: NASA
Tempesta solare, la Nasa lancia l’allarme: possibili black-out
Tempeste elettromagnetiche per i prossimi due mesi, a causa di un grande buco coronale sulla superficie del Sole
Nelle prossime settimane, occhio al segnale di cellulari e Gps: è in corso infatti una estesa tempesta solare che potrebbe far sentire i suoi effetti addirittura per i prossimi due mesi. A dare l’allarme è il Solar Dynamics Observatory della Nasa, che già dalla fine di maggio ha registrato un grande buco coronale sulla superficie del Sole, il più grande osservato da molti anni a questa parte. I buchi coronali, spiega l’osservatorio, portano particelle di vento solare verso la nostra magnetosfera e oltre. Nel migliore delle ipotesi, queste particelle causano fenomeni come l’aurora boreale, ma nei casi più gravi provocano tempeste elettromagnetiche che vanno a interferire con i sistemi elettronici terrestri, dalle sonde ai Gps. La Nasa avverte che nei prossimi due mesi sarà possibile assistere a fenomeni di questo tipo, black-out dei satelliti con conseguenze sui sistemi Gps, i sistemi di comunicazione degli aerei e anche i segnali dei cellulari. Si tratta di una tempesta magnetica particolarmente lunga e persistente, se si pensa che di norma gli effetti durano circa 48 ore, e in alcuni casi estendersi a una o più settimane. In questo caso invece il rischio è di avere a che fare con conseguenze ben più durature, soprattutto sui sistemi wireless dell’Europa occidentale. Senza contare poi gli effetti sulla salute, visto che le particelle ad alta energia rilasciate dal vento solare possono generare radiazioni dannose per l’uomo, con rischi quale il danneggiamento cromosomico e il cancro. In tempi recenti sono due i casi celebri di tempesta solare: nel 1989 in Quebec e nel 2003 in Sudafrica, quando si è verificato l’affascinante fenomeno dell’aurora boreale. E gli esperti sostengono che la Terra in questi mesi è colpita da potenti flussi di radiazioni ultraviolette, raggi X, ioni, elettroni e protoni provenienti dal Sole in misura simile all’89. Il Sole attraversa cicli della durata di 11 anni in cui va da un minimo a un massimo nel numero di macchie solari, nel 2009 ha toccato il momento di massima quiete, ora invece sta aumentando la concentrazione di energia cinetica. Possibili conseguenze sul clima terrestre: aumento della temperatura dell’acqua e fenomeni meteorologici di oscillazione, mentre non si hanno prove di influenza sul riscaldamento globale.
Fonte: ecoblog
Surriscaldamento globale:sei decenni in tredici secondi. Video della Nasa
Sessantadue anni di surriscaldamento globale in tredici secondi. Ha il dono della sintesi ma non perde certo in efficacia il brevissimo grafico animato di Nasa che descrive, su una mappa della Terra, la variazione di temperatura in gradi celsius dal 1950 al 2012. In questa animazione i rossi e i gialli indicano temperature superiori alla media nel corso del periodo di riferimento 1950-2012, mentre i blu e gli azzurri indicano temperature più basse rispetto alla media di riferimento.
L’evoluzione dei colori fornisce una rappresentazione grafica immediata dei mutamenti climatici: da un mondo a dominante azzurrina, col passare degli anni la gradazione si sposta verso una dominante gialla e, successivamente, arancione e rossa. L’aumento è globale ma esiste una sostanziale differenza fra l’emisfero boreale e quello australe: nel primo l’aumento della temperatura, per quanto riguarda le terre emerse, è totale; nel secondo il surriscaldamento è inferiore poiché inferiori sono la superficie di terre emerse e la densità della popolazione.
Il global warming altro non è che la proiezione dello sviluppo industriale: la crescita delle temperature dopo il 1970 subisce un’accelerazione a partire dagli anni Novanta, fino a quel momento, per esempio, la Cina si mantiene su tonalità azzurre e blu, dunque con temperature inferiori alla media. Poi, l’esplosione: negli Stati Uniti e in Europa.
Nonostante nella comunità scientifica rimangano forti le posizioni negazioniste, il filmato prodotto dalla Nasa ben evidenzia la velocità e la globalità dei fenomeni di surriscaldamento che nel 2013 dovrebbero – secondo le previsioni – concretizzarsi con la temperatura annua media più alta della storia. L’anno è cominciato con temperature record nei deserti australiani e anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, nel suo discorso di insediamento, ha promesso che la lotta al global warming sarà uno dei punti forti dell’agenda della sua seconda legislatura.
Fonte: ecoblog