Zero salvaguardia e prevenzione del territorio, spreco di denaro pubblico e la gente continua a morire

È risaputo: l’ambiente è un tema semi-inutile che appassiona solo i protettori delle foche monache… Ancora meno interessano veramente i cambiamenti climatici, l’effetto serra e tutto ciò che questo comporta; anche questi sono temi che appassionano i soliti catastrofisti…

Porta voti parlare o fare qualcosa in questo senso? No, e allora facciamo passare “la nuttata” e poi avanti tutto come prima. Intanto però la gente continua a morire, si contano già decine di vittime della furia della natura di questi giorni e la stessa Protezione Civile, non i catastrofisti ambientalisti, ha parlato di devastazione apocalittica in merito alla situazione al nord est e nel bellunese in particolare con venti che sono arrivati fino a 180 km orari, cosa mai vista prima e ci sono ancora migliaia di famiglie isolate e al buio.

Ci si accorge che si ha a che fare con qualcosa che travalica ogni nostra possibile immaginazione, come i giapponesi che costruiscono le centrali nucleari in riva al mare e poi si stupiscono se arriva uno tsunami, che gli umani ritenevano impossibile di quelle dimensioni e distrugge tutto.

Non si salva nessuno, nemmeno quel nord est motore della crescita, ricchissimo, preso sempre a modello dagli adoratori del PIL che però nulla può di fronte alla natura che fa esattamente quello che gli pare, come purtroppo tristemente abbiamo già ricordato più volte. Le risposte della natura alla nostra criminale cecità colpiscono ovunque e nemmeno la ricchezza, i soldi la fermano.

E già il fatto che nessuno è e sarà immune alle sue pesanti risposte ai nostri attacchi contro di lei, dovrebbe fare agire immediatamente, perché continuare a pensare che si possa fare dell’ambiente quello che si vuole è idea letteralmente sucida. In Veneto si parla di milioni di alberi distrutti; ma in fondo che sarà mai… gli alberi ci regalano solo ossigeno per farci respirare, mica stiamo parlando di un problema serio come la forfora sui capelli… E ancora nel Veneto si prevede un miliardo di euro di danni e chissà quanti altri ancora in tutta Italia, ma questi soldi mica vengono conteggiati quando si fanno i famosi calcoli “costi-benefici” per decidere se aumentare di più o di meno l’effetto serra con una qualsiasi grande, inutile e inquinante opera energetica. Eppure sono soldi sonanti quelli che paghiamo noi per rimediare ai danni di chi ragiona solo e unicamente in termini di convenienza. Convenienza per i soliti noti, non certo nostra.  La Sicilia riceve quantità impressionanti di soldi pubblici dallo Stato e dall’unione Europea e per inciso con le sue potenzialità geoclimatiche e la sua spettacolare agricoltura è una delle regioni più ricche al mondo, quindi non avrebbe certo bisogno di valanghe di soldi. I politici della Giunta regionale siciliana sono fra i più pagati della galassia, c’è una quantità di forestali impiegati nella regione che ci si potrebbe monitorare tutta Europa, abbiamo tecnologie sofisticatissime che potrebbero individuare ogni più piccolo movimento di sasso sul territorio ma non si riesce a monitorare, prevenire, proteggere e salvare persone che a casa loro vengono travolte e uccise da un fiume che esce dagli argini.

Si piangeranno i morti, ognuno dirà che la colpa è di qualcun altro e avanti così, sempre peggio. Ma quali stragi devono ancora accadere perché si capisca che la manutenzione, la salvaguardia del territorio è fondamentale? La ricchezza dell’Italia non sono le “fabrichette e fabbricone” che producono troppo spesso cose del tutto superflue e inquinano a più non posso; la ricchezza dell’Italia è costituita dal nostro territorio, il nostro cibo, la nostra bellezza paesaggistica. Da lì bisogna partire, con una formazione a tappeto della popolazione, delle scuole, sulla tutela del territorio che non è una discarica o un posto dove cementificare ovunque anche in posti dove la pericolosità è altissima.

Con tutti i disoccupati che abbiamo, ma perché non puntare sull’ambiente, sulle enormi risorse naturali che abbiamo e che ci darebbero solo vantaggi da ogni punto di vista? Perché non destinare i soldi che ora vanno agli uffici per l’impiego, che attualmente sono soldi buttati, per pagare invece direttamente persone che lavorino nel campo ambientale, della salvaguardia del territorio? E’ così ovvia, banale, semplice e fattibile la cosa che probabilmente non si farà nulla in questo senso. Visto che non sono purtroppo in tanti a dire queste cose che riteniamo fondamentali, noi ci ritorneremo sempre, martelleremo finché potremo perché ne va della nostra vita e di quella delle prossime generazioni che non possono essere ignorate da chi ha soldi, potere per decidere e intervenire e non fa nulla. Figli e nipoti di chi doveva e poteva agire e non lo ha fatto, un giorno diranno ai loro padri o nonni: “Potevi fare e non hai fatto e ora per me non c’è nessun futuro e pago le gravi conseguenze della tua ignavia, del tuo menefreghismo, della tua idiozia.”

Fonte: ilcambiamento.it

Chi vive in siti contaminati si ammala e muore di più: studio conferma le ipotesi

La logica già portava in quella direzione da un pezzo; ma con il nuovo studio “Sentieri” è arrivata una ulteriore conferma. Chi abita in siti contaminati ha un rischio di morte più alto del 4-5% e un aumento di tumori maligni, con un eccesso di incidenza del 62% per i sarcomi dei tessuti molli e del 50% per i linfomi Non-Hodgkin.9846-10632

Chi vive nei siti contaminati da amianto, raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche ha un rischio di morte più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale. E questo, in un periodo di 8 anni, si è tradotto in un eccesso di mortalità pari a 11.992 persone, di cui 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio. E’ quanto emerge dai dati relativi a 45 siti di interesse per le bonifiche inclusi nella nuova edizione dello studio Sentieri, a cura dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Non solo: vivere in siti contaminati comporta un aumento di tumori maligni del 9% tra 0 e 24 anni. In particolare “l’eccesso di incidenza” rispetto a coetanei che vivono in zone considerate ‘non a rischio’ è del 62% per i sarcomi dei tessuti molli, 66% per le leucemie mieloidi acute; 50% per i linfomi Non-Hodgkin. Il dato riguarda solo le zone d’Italia dove e’ attivo il registro tumori, 28 siti sui 45 oggetto dello studio Sentieri, ed e’ stato elaborato sui dati del periodo 2006-2013. A illustrare questi dati e’ stato Ivano Iavarone, primo ricercatore Iss e direttore del centro collaborativo OMS Ambiente e salute nei siti contaminati. “L’eccesso di incidenza di patologie oncologiche rispetto alle attese riguarda anche i giovani tra 20 e 29 anni residenti nei cosiddetti Siti di Interesse Nazionale, tra i quali si riscontra un eccesso del 50% di linfomi Non-Hodgkin e del 36% di tumori del testicolo”, ha spiegato all’ANSA Iavarone.
Per quanto riguarda, in generale, le ospedalizzazioni dei più piccoli, “l’eccesso è del 6-8% di bimbi e ragazzi ricoverati per qualsiasi tipo di malattia rispetto ai loro coetanei residenti in zone non contaminate”. La stessa situazione non risparmia i piccolissimi. “Per quanto riguarda il primo anno di vita – sottolinea l’esperto – vi è un eccesso di ricoverati del 3% per patologie di origine perinatale rispetto al resto dei coetanei. E un eccesso compreso tra l’8 e il 16% per le malattie respiratorie acute ed asma tra i bambini e i giovani”.

“Nonostante la maggiore vulnerabilità dei bambini agli inquinanti ambientali – ha aggiunto Iavarone – e l’aumento dell’incidenza dei tumori pediatrici nei paesi industrializzati, l’eziologia della maggior parte delle neoplasie nei bambini è per lo più ancora sconosciuta”. E’ necessario, conclude, “proseguire la sorveglianza epidemiologica nelle aree contaminate, basata su metodi e fonti informative accreditati, per monitorare cambiamenti nel profilo sanitario in relazione a sorgenti di esposizione/classi di inquinanti specifici e per verificare l’efficacia di azioni di risanamento”.

“Sono numeri degni di nota e nel complesso tracciano un quadro coerente con quello emerso dalle precedenti rilevazioni. Questo significa che non vi è stato ancora un generale miglioramento della situazione della contaminazione ambientale a livello nazionale”, spiega Pietro Comba, responsabile scientifico del progetto Sentieri. In 360 pagine, il rapporto Sentieri esplora caratteristiche e problematiche di 45 Siti di Interesse Nazionale o Regionale (SIN/SIR) presenti in tutta Italia: dalle miniere del Sulcis alle acciaierie dell’Ilva, dalle raffinerie di Gela alla citta’ di Casale Monferrato ‘imbiancata’ dall’eternit, passando per il territorio del litorale flegreo con le sue discariche incontrollate di rifiuti pericolosi. Aree in cui vivono complessivamente 6 milioni di persone, residenti in 319 comuni, e i cui dati sono stati studiati nell’arco di tempo tra il 2006 e il 2013. Nove le tipologie di esposizione ambientale considerate: amianto, area portuale, industria chimica, discarica, centrale elettrica, inceneritore, miniera o cava, raffineria, industria siderurgica. Sono state esaminate le associazioni tra residenza e patologie, come tumori e malformazioni congenite. “Nella popolazione residente nei siti contaminati studiati è stato stimato un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al 4% negli uomini e al 5% per le donne. Per tutti i tumori maligni la mortalità in eccesso è stata del 3% nei maschi e del 2% nelle femmine”, ha illustrato Amerigo Zona, primo ricercatore dell’Iss. In un periodo di 8 anni, dal 2006 al 2013, “è stato osservato – nella popolazione generale, prosegue – un eccesso di mortalità per tutte le cause di 5.267 casi negli uomini e 6.725 nelle donne. Per tutti i tumori maligni è stata di 3.375 negli uomini e 1.910 per le donne”. “Il significato di questi dati va ora approfondito in ognuno dei territori considerati, anche con la collaborazione delle istituzioni, con gli amministratori locali e la società civile”, spiega Comba. “I dati da noi prodotti – conclude Comba – servono sostanzialmente a capire quali sono gli interventi di risanamento ambientale più utili e urgenti a fini di tutela della salute”.

 

Fonte: ilcambiamento.it

 

Quando non si moriva di polveri sottili e… quando invece si è spezzato l’incantesimo

Vogliamo condividere questo bell’intervento, amaro ma anche documentatissimo e lucido, che l’avvocato Paolo Storani, esperto in materia di responsabilità civile (che noi qui estendiamo alla coscienza collettiva),ha regalato ai lettori che seguono l’attività dello Studio Cataldi.inquinamento_polveri_sottili

Interessi in gioco elevatissimi: i beni comuni sono finalizzati al raggiungimento di obiettivi sociali e alla soddisfazione di diritti fondamentali;appartengono a nessuno e a tutti. Nessuno può vantare sui beni comuni diritti esclusivi.

Demanio, beni pubblici, beni comuni e beni culturali sono, nel disegno della Costituzione, beni essenziali a garanzia dell’esercizio dei diritti civili e degli interessi collettivi (libertà, salute, democrazia, cultura, eguaglianza, lavoro)” sono parole del Prof. Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, ormai autentico padre della Patria.

Così si esprime nel suo ultimo testo intitolato “Costituzione! Perché attuarla è meglio che cambiarla” edito da Einaudi nel 2016.

Debbono – i beni comuni – essere gestiti in base ai principi di eguaglianza e di solidarietà, rendendo effettive forme di partecipazione e di controllo degli interessati e incorporando la dimensione del futuro, nella quale si riflette una solidarietà divenuta ntergenerazionale, una sorta di obbligo verso le generazioni future. La tutela è affidata a una legittimazione diffusa, al diritto di tutti affinché siano effettivamente conservati,protettigarantiti.

Il rione Santa Lucia era un incanto per noi bambini maceratesi degli Anni Sessanta.

I miei nonni materni vi erano giunti, nei primi anni trenta, dalla Campania che allora era ancora felix. La vittoria di un concorso pubblico portò mio nonno Amedeo dalle fila del Nola Calcio, in cui giocava quale prolifica ala sinistra (come incredibilmente ricordano ancora i blog di tifosi nolani: ho scoperto che era un beniamino del pubblico) con un fazzoletto bianco annodato in fronte come usava a quel tempo, all’Ufficio delle Imposte di Macerata. Individuata sulla carta geografica ove fosse questa cittadina dal nome così strano, in poco tempo con la fidanzata Adele si sposarono nel meraviglioso santuario di Pompei – era il 1933 – e divennero a tutti gli effetti abitanti di Macerata. Dopo cambiamenti di case e traslochi, si formò una cooperativa tra alcuni dipendenti statali che ebbe il compito di edificare due palazzine identiche, oggi le definiremmo di edilizia popolare, una di otto e l’altra di sedici appartamenti che sarebbero stati sorteggiati per poi essere assegnati e riscattati. Nonna Adele sognava Via Carradori, a stretto ridosso della centrale Corso Cavour ove era in affitto (nell’esatto punto in cui è ubicato il mio studio all’interno di un palazzo più recente) perché era molto più baricentrica rispetto alla periferica Santa Lucia. Pleonastico riferire che, malgrado Nonno Amedeo avesse gestito buona parte delle operazioni burocratiche per conto della Cooperativa C.E.I.S., il sorteggio fu inesorabile: portò in sorte alla nonna la landa deserta di Santa Lucia!!! L’indirizzo era Via Santa Lucia 13 che poi, per mutamento di toponomastica, divenne Via Santa Caterina da Siena 21.

Mia madre Maria Rosaria sarebbe nata nel settembre 1939 dopo il fratello Giuliano del settembre 1934.

Ma non tutto il male vien per nuocere.

Sia nonno che era abituato a quella stupenda metropoli palpitante ch’era Napoli negli anni venti, sia nonna che proveniva dal territorio montagnoso irpino si integrarono alla perfezione con la popolazione del luogo. Come un vezzo Amedeo conservò la sua lingua partenopea musicale e fantastica, mentre Adele abdicò al dialetto irpino di Mugnano del Cardinale e si fece maceratese in tutto e per tutto. Da quella landa desolata si schiuse un paesaggio meraviglioso per me che vi sarei nato (l’ospedale è in quel quartiere) nel 1963. Volteggiavano nell’aria farfalle stupende, alcune tra le più belle del bacino del Mediterraneo.

Sono con le lucciole le sentinelle dell’ambiente.

Aspettavamo mezzogiorno per ammirare i papilionidi, papili e il mio amato macaone dal volo più nevrile. Nel pomeriggio ci si appostava dietro la torretta di Villa Cozza, ormai pericolante, possibilmente con abiti di colore bianco che pareva le attraessero, per attendere il roteare frenetico delle vanesse.

Più della vanessa del cardo a me piaceva la vanessa atalanta.

Poi, si giocava con i mosconi d’oro il cui ronzio sonoro li rendeva facilmente individuabili mentre succhiavano con avidità dai boccioli delle rose appena dischiuse.

Ogni tanto si diffondeva la voce, tra noi bambini, che vi era stato un avvistamento di un occhio di pavone ed allora erano corse all’impazzata per tentare di vedere questa farfalla affascinante e già rarissima. Attorno ai lampioni, di sera, i pipistrelli erano gli ambasciatori delle tenebre con il contorno di una miriade di falene. Giocavamo a pallone da mattina a sera, in special modo con Roberto e con il cugino Mauro, entrambi davvero bravi: zampettava con noi un’ala destra di fisico leggerino e di buon talento, Iginio Straffi, il creatore delle fatine Winx. Il padre di Iginio era tassista e la nostra famiglia lo chiamava nelle giornata di austerità conseguenti alla terribile crisi petrolifera.

Si viveva in modo semplice e solidale, gioie, lutti e routine della vita erano condivisi.

Scintille di armonica convivenza.

Ma un brutto giorno arrivò una strada di scorrimento veloce a tranciare il quartiere in due parti mefitiche di smog.

Fine della identità del rione.

Macelleria di quartiere!

Un’aberrazione di tangenziale.

Forse è importante rileggere il nostro passato per cercare di illuminare il nostro presente, prendendo spunto da “Ogni cosa è illuminata“, il meraviglioso romanzo di Jonathan Safran Foer, edito in Italia da Guanda. Forse la Giunta comunale democristiana che decise quell’obbrobrio recise per sempre il nostro mondo incantato.

I cattivi politici possono fare danni immensi.

Interessi ambientali, paesaggistici, sanitari

Al momento dell’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica le tematiche ambientali, come le intendiamo oggi, non avevano ancora trovato, nella società civile e quindi anche nel mondo giuridico nazionale, una precisa definizione, né una previsione normativa non solo di rango costituzionale, ma anche di legislazione ordinaria. Erano presenti per la verità le Leggi Bottai n. 1089 e n. 1497, entrate in vigore nel giugno 1939 e riguardanti i beni culturali e le bellezze naturali. Tali leggi hanno rappresentato veri e propri testi unici per diversi anni e hanno trovato una puntuale accoglienza nell’art. 9, comma secondo, della Costituzione laddove è previsto che “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della Nazione“, definendo il paesaggio, non ancora l’ambiente. Stando allo statuto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità la salute è “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non soltanto una mera assenza di malattia o infermità”.

Uno specifico ruolo propulsivo ha poi avuto la lettura espansiva del testo dell’art. 32, 1° co., Cost. nell’ampia accezione di diritto alla salubrità. Si sa che il costituzionalismo non piace al potere che non vuole essere sottoposto a regole e limiti, come ci appare all’evidenza in questi mesti tempi. Con Norberto Bobbio potremmo dire che “il proposito fondamentale è di trovare un rimedio all’assolutezza del potere”.

L’art. 32 Cost. disegna una trama di poteri: è l’unico articolo di tutta la Costituzione che qualifica “fondamentale” un diritto.

Si tratta di una precisa indicazione di priorità.

E poi al termine “cura” corrisponde una molteplicità di significati: l’idea di cura non è mai stata chiusa nel limitato cerchio della malattia.

Prendersi cura“, “aver cura“, è la cura di Don Lorenzo Milani che contrapponeva al fascista “me ne frego” l’opposto “I care“, m’importa, me ne prendo cura!

Al cospetto di esigenze, bisogni, interessi che chiedono soddisfazione e tutela, la salute, che tocca nel profondo la vita di ognuno, deve ottenere prioritaria attenzione. Per i programmi dei governi della nazione e dei territori basterebbe, dunque, dare uno sguardo alla Costituzione! Ne è stato ricavato il risarcimento del danno biologico, ch’è danno alla salute, bene in sé e per sé a prescindere dalle conseguenze patrimonialmente valutabili sulla produzione del reddito.

La Corte Costituzionale ha definito l’ambiente un “diritto fondamentale della persona ed interesse fondamentale della collettività… valore primario ed assoluto” perché determina la “qualità della vita” al passo 4.5. della sentenza n. 210 del 28 maggio 1987, Pres. Antonio La Pergola, Redattore Francesco Greco, nei confronti della Provincia di Bolzano e di quella di Trento.

Il sistema di protezione dei diritti è l’inviolabilità.

L’art. 2 Cost. fissa il concetto che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”: è l’art. 2, dunque, che li mette al riparo da eventuali attacchi delle forze al potere.

Un ulteriore ostacolo all’onnipotenza della maggioranza è una garanzia estrema: consiste nel rendere immodificabili i diritti inviolabili persino mediante lo speciale procedimento di cui all’art. 138 Cost.: così li pensavano i Costituenti, così li hanno voluti al riparo da qualunque attacco: intoccabili da chi è al potere. Non possono essere sovvertiti o modificati neppure con leggi di rango costituzionale. Affermazioni che sbarrano la strada ai nostri animosi riformatori o, per meglio dire, rottamatori di quei principi. Attraverso questa molteplice attribuzione di poteri i beni comuni promuovono una cittadinanza attiva ed eguale. Il diritto all’acqua è una condizione di base rispetto ad altri essenziali diritti fondamentali.

all’aria!

La stessa Azienda Sanitaria Locale di Taranto ha addirittura raccomandato ai cittadini di non uscire di casa di giorno e di ridurre qualsivoglia attività sportiva all’aperto al fine di minimizzare l’esposizione a polveri sottili per la popolazione. Tale inconcepibile situazione si verifica periodicamente e ciclicamente in coincidenza con i c.d. “wind days“, quando il vento spira provenendo dal nord – ovest, ossia dall’area industriale del quartiere di Tamburi. L’amico Peppe di Taranto mi scrive che “i bambini dei Tamburi non possono giocare nei parchi perché la terra è contaminata così come non possono scavare al Cimitero per non smuovere le polveri; neanche i morti sono in pace in quella bellissima città”.

La soluzione proposta è paradossale e niente affatto risolutiva dell’immenso problema perché non è in grado di salvaguardare la salute dei cittadini che vengono esposti agli inquinanti cancerogeni e teratogeni, a dosi costanti durante l’anno. Il verbo greco ‘teratokeo‘ indica la generazione di un mostro e la teratogenesi segnala l’alterazione dello sviluppo embrionale, fetale o post-natale, causato da un agente patogeno.

Oggi le micropolveri si misurano in rapporto al loro peso per metro cubo.

La pericolosità aumenta con il diminuire delle dimensioni delle particelle.

Ma anche quando i limiti di legge sono rispettati, limiti convenzionali ben s’intenda!, che accade per i bambini o per chi pesa meno di settanta chilogrammi?

L’Italia sta purtroppo progredendo nell’incidenza dei tumori infantili rispetto al resto d’Europa. L’incremento maggiore riguarda i bimbi sotto l’anno di età. Pertanto, rilevare che le micropolveri sono al di sotto dei limiti di legge non significa non avere pericoli e non avere malattie o non avere morti per tali cause. Nella città di Macerata, ove lavoro, il rilevamento delle polveri sottili è affidato ad una sola centralina (sino a qualche tempo fa una era posizionata proprio lungo Corso Cavour, la pestilenziale arteria in cui giace il mio studio legale), dislocata in pratica in campagna, vale a dire nel periferico quartiere di Collevario che ha traffico residenziale ed è una specie di polmone verde del capoluogo (singolare collocazione per effettuare le rilevazioni, a maggior ragione perché si tratta dell’unica postazione); queste sono le rassicuranti espressioni sul tema dell’Assessore all’Ambiente e alla Mobilità di area Pd come il riconfermato Sindaco (fontehttp://www.cronachemaceratesi.it del 24 maggio 2016 – h.15:59): “il controllo della qualità dell’aria spetta alla Regione che ha organizzato il sistema su tutto il territorio regionale. In questa situazione Macerata ha una sua funzione. L’unica centralina a Collevario serve per rilevare la situazione di fondo (situazione media della città)“.

Il diritto alla salubrità dell’ambiente quale esplicita imposizione anche ai Sindaci (i Comuni non hanno il potere legislativo e non possono fare leggi, ma hanno il potere regolamentare per dare attuazione alle leggi relative alle loro competenze e di amministrare i beni e i servizi) delle cittadine italiane di limitare il più possibile o eliminare le cause dell’inquinamento dell’aria (e dell’acqua…) al fine di prevenire l’insorgenza di patologie nel singolo e nella società.

Il Sindaco è, in sintesi, il responsabile sul territorio della salute pubblica.

Con il Decreto Legislativo n. 112 del 1998 il concetto di assistenza sanitaria ed ospedaliera utilizzato dal legislatore del 1977 viene assorbito in quello ben più ampio di tutela della salute umana.

A propria volta viene ricompreso anche il concetto di tutela della sanità veterinaria.

Attengono alla categoria di “tutela della salute umana” le funzioni e i compiti rivolti alla promozione, alla prevenzione, al mantenimento e al recupero della salute fisica e psichica della popolazione, nonché al perseguimento degli obiettivi del Servizio Sanitario Nazionale.

Il Decreto Legislativo n. 112 del 1998 riserva allo Stato centrale tutto ciò che nella materia necessiti di una direzione unitaria a livello nazionale e contestualmente trasferisce alle Regioni tutti gli altri compiti.

Riguardo agli enti locali, oltre alle funzioni delegate dalle Regioni, il Decreto Legislativo sul decentramento amministrativo evidenzia una sfera di competenza propria del Comuneorganizzazione amministrativa territoriale non statale.

In proposito, ai sensi dell’art. 117 del Decreto Legislativo n. 112 del 1998, nonché ai sensi dell’art. 50 del Decreto Legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 – Testo Unico degli Enti Locali – in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale il Sindaco, organo dello Stato nell’esercizio di alcune competenze in qualità di ufficiale di governo, sovrintende al funzionamento dei servizi e degli uffici e all’esecuzione degli atti, quale rappresentante della comunità locale, adotta ordinanzecontingibili (da contingere, ciò che può accadere, avvenimenti accidentali) ed urgenti; inoltre, qualora l’emergenza interessi il territorio di più Comuni, ogni Sindaco adotta le misure necessarie sino a quando non intervengano le autorità competenti.

La Legge 23 dicembre 1978, n. 833, istituisce il Servizio Sanitario Nazionale, e all’art. 13 stabilisce che il Sindaco sia da considerare alla stregua di autorità locale riconoscendogli il potere di adottare provvedimenti autoritativi che impongono accertamenti e trattamenti sanitari obbligatori.

Principi costituzionali per la tutela dell’ambiente sono rinvenibili anche all’interno delle previsioni degli articoli 44 e 42.

Occorre aver cura del governo del territorio e della pianificazione della città, che il potere locale affronti espressamente i rischi collettivi per gli equilibri ambientali derivanti dai processi di urbanizzazione.

Una precauzione nel processo decisionale è limitare il più possibile l’occupazione e l’impermeabilizzazione dei terreni: il problema del consumo di suolo.

Una risorsa limitata che si distrugge facilmente.

Le polveri sottili sono alimentate dal traffico veicolare(la mobilità privata e i mezzi pesanti) e dalle caldaie domestiche.

La procedura di infrazione a carico dell’Italia è stata già avviata nel novembre 2014 per violazione degli articoli 13 e 23 della Direttiva 2008/50/EC relativa agli accumulie agli sforamenti di Pm10, vale a dire di polveri sottili. A quel quadro sotto i riflettori europei si è aggiunto il caso di Brindisi, complesso a causa della pluralità delle presenze industriali. “In particolare – è scritto nella nota europea – dal momento che la violazione dell’articolo 23 richiede l’adozione di tutte le misure atte a ridurre l’inquinamento atmosferico alla fonte, siamo sicuri che la vostra preoccupazione può essere affrontata dalle indagini in corso. Per quanto riguarda il Pm 2,5, il valore limite relativo è entrato in vigore solo il 1° gennaio 2015; la Commissione sarà quindi in grado di valutare la conformità a questo nuovo valore limite quando riceverà la prossima relazione annuale sulla qualità dell’aria, prevista al più tardi per il 30 settembre 2016″.

Ogni cittadino dell’Unione europea perde in media 8,6 mesi di vita a causa dello smog, in particolare delle polveri sottili.

E la maglia nera va alla Pianura Padana, dove si arriva anche a 2-3 anni di vita.

L’allarme arriva dai risultati del programma Cafe (Clean Air For Europe) della Commissione europea, che ha valutato gli effetti del Pm2,5 prodotto dalle attività umane sull’aspettativa di vita.

E sono 800mila i morti a causa dell’inquinamento ogni anno.

Se si considera anche quello all’interno delle abitazioni, si arriva a 1,3 milioni.

Queste cifre, fornite dall’OMS, sono state al centro del convegno RespiraMi, organizzato dalla Fondazione Policlinico di Milano.

Gli esperti puntano il dito in particolare contro la composizione delle polveri sottili: gli inquinanti sembrano essere oggi più pericolosi di una volta, aumentando il rischio di malattie respiratori, cardiovascolari e tumori. “Lo studio EpiAir, promosso dal Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie – ricorda Pier Mannuccio Mannucci, direttore scientifico della Fondazione Policlinico – ha mostrato un innalzamento immediato della mortalità per cause naturali dello 0,69% per ogni aumento di 10 microgrammi/metro cubo di Pm10.

Quella dell’inquinamento è un’emergenza che si riflette anche sui dati di mortalità del Paese, in aumento dell’11 per cento. A scriverlo sul suo blog è il leader (e cofondatore con il compianto Gianroberto Casaleggio) del MoVimento 5 Stelle Beppe Grillo, che attacca duramente anche il Governo.

“Il 2015 si chiuderà secondo l’Istat con 68mila morti in più rispetto al 2014: 666mila contro 598mila, l’11% in più. Come ai tempi delle grandi guerre – evidenzia -. Le città italiane non sono state bombardate dalle potenze straniere, ma vivono sotto l’assedio di nemici silenziosi.Lo smog sta rendendo le città italiane sempre più simili a Pechino”.

Poi l’affondo su Renzi e i suoi ministri: “Non si rendono conto di ciò che accade nel Paese – prosegue – litigano per mezzo punto percentuale di Pil e fanno decreti lampo di domenica per salvare le banche mentre passeggiano incuranti sui cadaveri di 68mila italiani che non hanno saputo proteggere. Sono una sciagura per il Paese, il prezzo della loro spocchia lo stiamo pagando col sangue. Prima se ne vanno e meglio è”.

Tanto piccole da poter essere inalate e progressivamente si accumulano nel sistema respiratorio.

Di solito, quando si parla di polveri sottili il riferimento è alle c.d. PM10, che hanno un diametro pari a dieci micron.

In particolare, il riferimento è al particolato o particolato sospeso

Purtroppo, negli ultimi anni la scienza ha posto in risalto un’altra forma di inquinamento legato a polveri sottili contraddistinte da un diametro ancor minore: PM2,5, talvolta di pochi nanometri.

Queste ultime sono respirabili, il che significa che possono penetrare nei nostri polmoni sino ad accumularsi nel sangue e poi raggiungere diverse parti del nostro organismo.

Pertanto, se i danni collegati alle polveri sottili PM10 sono circoscritti al sistema respiratorio, quelli legati alle polveri sottili PM2,5 possono estendersi anche ad altri tessuti.

Sono in pochi a sapere che in molte città italiane la causa principale della ridotta visibilità per nebbia è dovuta proprio alle polveri sottili.

Ulteriori danni ambientali sono la deturpazione dei monumenti, dei reperti e delle pietre: le polveri sottili sono coadiuvanti nell’azione delle piogge acide.

Comunque, i danni peggiori sono quelli alla salute umana, inclusi i fetal rights, dal momento che si tratta di unaerosol terribile, equivalente all’esposizione ad amianto e fumo di sigarette, senza dimenticare gli animali, la fauna selvatica e i nostri amici, bipedi e quadrupedi, di tutti i giorni che zampettano insieme a noi per le vie della città o sono ospiti graditissimi nelle nostre abitazioni.

Le polveri sottili sono trasportate ovunque dalle correnti e si depositano nel suolo agricolo e sul manto stradale.

Il flusso viario delle automobili innalza questa polveri e i passanti le inalano e le respirano del tutto inconsapevolmente.

Le polveri sottili possono accumularsi nei corsi d’acqua o nel suolo sino a raggiungere le falde acquifere, rendendo laghi e torrenti acidi, modificando in tal modo l’equilibrio delle acque e dei bacini fluviali.

Quali sono le fonti.

Non vi è un’unica fonte; le polveri sottili più piccole si formano principalmente da residui di combustione.

In Italia purtroppo la soglia massima di polveri sottili stabilito dall’Unione Europea viene superato in molte aree geografiche.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha un tetto massimo più severo e di gran lunga inferiore a quello stabilito dall’UE.

Secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente – AEA quasi un terzo degli abitanti delle città europee è esposto a concentrazioni eccessive di particolato in sospensione nell’aria (PM, le cosiddette polveri sottili).

Il particolato è una delle sostanze più inquinanti e nocive per la salute umana e può indurre a morte prematura.

Dati decisamente allarmanti: il report ha analizzato altri inquinanti dell’aria come il biossido di azoto, l’ozono, il benenzo(a)pirene, il biossido di zolfo, il monossido di carbonio, il benzene e altri metalli pesanti (arsenico, cadmio, nichel, piombo).

S’impone, in conclusione, dare la priorità al principio di precauzione dal momento che quando c’è la possibilità che un’attività possa essere pregiudizievole per la salute o per l’ambiente, anche se le relazioni di causa ed effetto non sono ancora stabilite dalla scienza, dovrebbero essere prese le misure di precauzione.

Comunque!

Evitando di collocare le polveri sott’il tappeto
Fonte: Diritto alla salubrità dell’aria: polveri sottili, un nemico insidioso e poco conosciuto

«Per non morire di smog bisogna fare scelte drastiche»

In queste settimane le città italiane stanno soffocando nello smog. Gli enti locali hanno adottato misure di blocco del traffico veicolare, ma spesso tardive e limitate nel tempo. Se ne uscirà? O si morirà della spada usata a ferire? Il meteorologo Luca Lombroso ha le idee chiare: «E’ l’ora di scelte drastiche».

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Lo dice da tantissimo tempo e lo ribadisce oggi, a fronte di livelli di inquinamento fuori controllo. Il meteorologo Luca Lombroso è per «scelte drastiche da subito».

Gli enti locali affrontano l’emergenza bloccando per un giorno, due giorni, sette giorni le auto e sollecitando i cittadini ad abbassare il riscaldamento. Per il resto si muove poco altro. Come interpreta queste misure? Quale ritiene sia il ruolo di inceneritori, emissioni industriali, emissioni da traffico veicolare al di fuori dei centri cittadini?

«L’inquinamento urbano ed anche extraurbano (non dimentichiamo che l’aria non ha confini e che in piccoli borghi di campagna l’aria non è poi così migliore che in città) dipende principalmente dal traffico e dagli impianti di riscaldamenti domestici, quindi dalla produzione di energia elettrica da fonti fossili. In parte dipende anche dalle pratiche agricole intensivi e per circa il 3% dal ciclo dei rifiuti. Ci sono tante ragioni per abolire gli inceneritori, ma riguardo lo smog il primo settore dove intervenire, con provvedimenti drastici, preventivi e non curativi, è il traffico. Non dimentichiamo che l’auto non solo inquina ma anche uccide; il mio istruttore di guida mi diceva che l’auto è un’arma impropria e la patente un vero porto d’armi! E la soluzione non è sostituire le auto con auto meno inquinanti, ma ridurre drasticamente il traffico, anche le auto più moderne inquinano, serve una mobilità diversa, dolce e sostenibile. Poi un altro settore fondamentale di intervento è l’edilizia residenziale, commerciale e di servizi. Gli edifici costruiti fino a pochi anni fa sono dei veri colabrodo energetici e fonti di inquinamento. Vanno aboliti ovviamente gli sprechi, a partire dai negozi con le porte aperte d’inverno col soffio caldo e d’estate con quello freddo, ma non è solo questione di sprechi ma soprattutto di efficienza energetica. E oggi abbiamo tutti i mezzi per costruire, e ristrutturare, edifici rendendoli meno energivori. I provvedimenti attuati non sono inutili, ma insufficienti e tardivi. Non è possibile aspettare un mese di alta pressione per limitare il traffico, va fatto ai primi sintomi di alta pressione, e non solo in città ma anche nelle autostrade».

Intanto sui tg (ma solo a volte, per non preoccupare troppo gli spettatori) passano le immagini delle tragedie estemporanee, le alluvioni, i tornado, ma anche le temperature eccezionali e le siccità che stanno distruggendo intere aree del mondo. Dunque: inquinamento fuori controllo, misure inefficaci per modificare la situazione, cambiamenti climatici in atto, devastazioni. Dove sta il filo rosso che permette di leggere, se è possibile, questi accadimenti come legati tra loro?

«Colgo la domanda per chiarire due cose. La prima riguarda la Cina. Prima di criticare lo smog altrui, pensiamo a risolvere il problema a casa nostra! Peraltro in Cina non avviene altro che quello che succedeva in occidenti, si pensi allo “smog di Londra” nel dicembre 1952, ma anche all’inquinamento che causava le piogge acide e altri problemi in Italia, Germania ed Europa fino agli anni 1980. Ora la situazione da noi è relativamente migliorata, questo è vero, ma non certo in modo sufficiente. Inoltre è migliorata in modo immorale. Nel senso che abbiamo spostato le produzioni più inquinanti appunto in Cina e in genere nei paesi poveri, che producono, in fin dei conti, per soddisfare i nostri bisogni (superflui) di consumi a basso costo e per uso e getta. Riguardo gli eventi estremi che fanno notizia in questi giorni, essi dipendono dai gas serra, che non sono inquinanti diretti mentre lo smog dipende dall’inquinamento vero e proprio. C’è da dire però che agire per limitare i gas serra ha benefici enormi anche sull’inquinamento urbano, mentre non è del tutto vero il contrario. Nel senso che anche se rendiamo perfetta (cosa impossibile fisicamente) una combustione, eliminando ossidi di azoto, benzene, polveri fini, ecc. dalla combustione di prodotti petroliferi (e ancor più di carbone e anche del gas “naturale”, termine fuorviante e per nulla ecologico) si sprigionerà sempre CO2».

E’ reduce da Cop21. Quale il primo pensiero quando guarda fuori dalla finestra di casa e vede la cappa di smog della Pianura Padana?

«Che siamo un esempio di superamento dei limiti; i politici danno la colpa dello smog al fattore geografico e alle condizioni meteo. Ma il primo è un dato oggettivo su cui nulla possiamo fare, altro che spianare il passo del Turchino come proponeva un concorrente di Portobello. Il secondo, il fattore meteo, un aspetto contingente, una concausa che agisce sulla vera causa. Lo sviluppo della Pianura Padana non è compatibile coi limiti fisici della nostra area. Così scarichiamo i problemi, sotto forma di smog e cambiamenti climatici, sulle categorie più deboli, su altri popoli e su altre generazioni. Quanto meno fermiamoci, non dobbiamo accentuare questa situazione costruendo nuove autostrade, nuovi inceneritori e cementificando».

Quale il primo pensiero, e non solo, quando pensa alle scelte dell’attuale governo in tema di politiche ambientali?

«Contraddittorio. A fronte di segnali nella giusta direzione, si pensi in Emilia Romagna al PAIR, Piano Aria Integrato Regionale, o alla promozione delle fonti rinnovabili che comunque ha portato a buoni risultati (fino al 40% di elettricità da fonti rinnovabili la scorsa estate nelle giornate più soleggiate e ventose), si continua a pensare a nuove autostrade e perfino a ricerche petrolifere in zone altamente antropizzate o in mare».

Stiamo attraversando o no una situazione di emergenza assoluta dalla quale non si sa come uscirà, se vivi o morti? E se sì, di quale leva c’è bisogno per “sollevare” il mondo? Come svegliarci?

«Il risultato di Parigi COP 21 è incoraggiante come segnale, insufficiente come azioni. Delle azioni mancanti, dicono le Nazioni Unite, devono farsi carico i livelli subnazionali, regioni, città , imprese e società civile. Si può fare molto, lavorando insieme e da subito. Comunque difficilmente, ritengo, rispetteremo l’obiettivo, ambizioso, di limitare il riscaldamento globale entro 2°C al 2100, praticamente impossibile stare entro i 2°C. Dunque dovremo convivere con un mondo diverso».

Fonte: ilcambiamento.it

Auto lussuose che ammiccano nelle pubblicità, mentre lo smog ci uccide

Vetture lussuose, che ci dipingono viaggi e ci trasportano nelle verdi campagne d’Irlanda, motori che sono una musica, comfort come a casa. Ecco cosa ci “raccontano” le pubblicità delle auto…mentre noi soffochiamo per lo smog…

Marìca Spagnesi collabora anche con il progetto llht.org

“Il lusso è l’abitudine a consumi di elevata gamma qualitativa e di costo. È uno stile di vita e di comportamento che privilegia l’acquisto e il consumo di prodotti e oggetti, spesso superflui”. Così dice Wikipedia. Spudoratamente, invece, significa “senza pudore, in modo sfacciato, sfrontato”.trafficosmog

E guarda caso il lusso senza vergogna è quanto affermano come diritto le pubblicità di tantissime automobili. Insomma si tratta di auto i cui produttori non si vergognano di sbandierare il lusso. Perché dovrebbero? E perché dovremmo vergognarcene noi se la guidiamo? Abbiamo il sacrosanto diritto a un po’ di lusso quotidiano. Non importa se ci indebiteremo per i prossimi anni per comprarle, se magari non abbiamo un lavoro o l’abbiamo perso da poco. Oppure se ne abbiamo uno che non ci permetterebbe questi “lussi”. I messaggi (molti messaggi perché adesso molte pubblicità sono proposte a capitoli quasi come si trattasse di una serie tv a puntate) sembrano non tenere conto di questo. Anzi, più hai problemi e difficoltà, più sei triste e infelice, più hai diritto a consolarti e a coccolarti. Se hai bisogno di attenzione, amore e coccole, sei il cliente migliore. Se soffri di bassa autostima e vivi male il confronto con gli altri non ne parliamo. Siamo disposti ad ascoltare senza farci caso un’immensità di bugie. Lo sappiamo già, per carità, e non voglio certo dire che si tratti di una pubblicità ingannevole. Non, almeno, a un certo livello. Sono sicura che le caratteristiche tanto decantate dalle pubblicità ci sono tutte: leggerezza, spazio, aerodinamicità, connettività, comfort e tutto il resto ma il modo in cui vengono presentate fa pensare. Se tante case automobilistiche ci basano intere campagne pubblicitarie significa che puntare sul sentirsi un po’ sopra gli altri e in possesso di un oggetto di “lusso” ci fa sentire bene e saremmo disposti a spendere e a fare sacrifici pur di averlo. Ma vediamo per quali altre ragioni ci dicono che dovremmo acquistare le auto di lusso.

“Per i vostri viaggi lunghi”

Cosa ci viene alla mente quando sentiamo o leggiamo questo? Be’, magari un lungo e romantico viaggio per le semideserte lande islandesi, magari in buona compagnia… O in montagna costeggiando la foresta primigenia… E’ esattamente questo che si vuole evocare nei nostri ricordi o nei nostri desideri. E infatti le immagini che rappresentano le prestazioni delle macchine sono di solito di questo tipo. Peccato, però, che per la maggior parte di noi non si intenda esattamente quello per “lungo viaggio”. Il nostro lungo viaggio con questa macchina si svolgerà molto probabilmente e per la stragrande maggioranza dal punto A al punto B della città insostenibile in cui viviamo immersi nello smog, nel traffico infernale delle ore di punta (cioè 24 ore su 24) per fare ben 8 km in un’ora e mezza. Se è una giornata senza intoppi e senza imprevisti particolari, naturalmente.

“I test hanno confermato che i nuovi motori offrono un’esperienza sonora piacevole e dinamica”

Cosa vi viene in mente quando leggete “un’esperienza sonora piacevole e dinamica”? Forse certe musiche composte da Verdi o da Orff? Forse qualche gruppo underground o punk? Poco importa. A ciascuno verrà in mente qualcosa di bello, rilassante o energizzante. Il rumore del motore spacciato per musica! Impareremo a sognare e ad emozionarci al magico suono del motore che non fa rumore ma produce “un’esperienza sonora”…Siamo talmente abituati al rumore delle auto nelle città, che non riusciamo neppure più a sentirlo, neppure più ad esserne disturbati. Non avevo mai fatto caso al rumore continuo e profondo del continuo passare di macchine che viene dal raccordo non lontano da casa mia. Non fino a quando non me l’ha fatto notare un amico: un sottofondo continuo. La colonna sonora della nostra vita. E visto che c’è, come tutte le cose brutte che ci circondano, impariamo a conviverci, ad accettarle e poi, un bel giorno, ci si convince, o ci convincono, che sono anche belle. E’ perché ci sono. E’ così che il frastuono delle macchine è diventato “musica”. Del resto, adesso che le case automobilistiche riescono a produrre motori sempre più silenziosi i guidatori più “raffinati” hanno protestato chiedendo a gran voce di ripristinare la musica della macchina. Detto e fatto, alcune macchine sono state dotate di impianti per il rumore artificiale in modo tale che il guidatore senta il rumore a cui è abituato anche se il motore non lo fa più. Ci sono addirittura diverse accordature come se il motore fosse un vero e proprio strumento musicale. E così, quando saliamo in macchina possiamo azionare l’accordatura che ci piace di più e partire…

“Un’oasi di benessere”

Sedili con possibilità di regolazione con funzione massaggio, memory, climatizzazione e regolazione in larghezza delle imbottiture. Un vero e proprio oggetto di lusso, arte scultorea, precisione, architettura leggera, motori di ultima generazione. Qui si tratta di tecniche di distrazione: non devo concentrarmi sul fatto che resto ore incollata in macchina in città ma sul fatto che, tanto, ho la funzione massaggio e che la macchina “si prende cura della mia schiena e del mio benessere”. Si sta forse acquistando un’opera d’arte? La tua macchina è la tua casa? Dobbiamo desiderare di non scendere più? Cioè dovremmo essere attratti da quella prospettiva perché in macchina si sta talmente bene, talmente coccolati e a nostro agio che l’unico nostro desiderio sarebbe di viverci dentro. Molti di noi ci vivono già sempre in macchina, non è affatto una novità. E visto che è così, tanto vale organizzarci e farne un’esperienza memorabile: in fondo passare delle ore in macchina, imprecando nel traffico e causando inquinamento, spreco, perdita di tempo ed energie, rumore, caos, incidenti e stress, è bellissimo. Perché la macchina mi fa il massaggio col sedile riscaldato, inonda di esotiche fragranze l’abitacolo ed è un oggetto di vero lusso. Potremmo desiderare di più? Poco importa se è solo un’illusione. Ne abbiamo bisogno e non riusciamo a capire che si tratta di un miraggio. In questi giorni alcune città italiane hanno superato il limite di guardia dei livelli di polveri sottili presenti nell’aria. Il livello di allerta resta altissimo. Dovremmo forse cominciare a pensare a un modo per tapparci le orecchie al canto delle sirene di queste pubblicità e iniziare finalmente a guardarci intorno. Dovremmo forse cominciare a pensare a un modo per starne fuori, dalle macchine, e non a sistemi sofisticati e innovativi per rendere un’esperienza indimenticabile e straordinaria starci dentro e desiderare di non uscirne più. Prima che il vero lusso diventi quello di avere aria pulita da respirare.

Fonte: ilcambiamento.it