76 associazione scrivono al ministro: «Vogliamo aria pulita»

Sono 76 le associazioni europee che hanno scritto una lettera aperta al ministro Gian Luca Galletti a proposito dell’apertura dei negoziati sulla Direttiva Europea in materia di limiti nazionali alle emissioni di determinati inquinanti atmosferici.

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«La cosiddetta direttiva NEC è l’unica opportunità di impostare una politica comune europea per l’aria pulita e salvare, letteralmente, migliaia di vite ogni anno di cittadini europei» si legge nella lettera firmata da Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, a nome delle 76 associazioni europee che si occupano di sanità, ambiente, società civile, coltivazioni biologiche e benessere degli animali.  «Nei Paesi UE l’aria inquinata è tuttora un “killer invisibile” che ha causato 403.000 morti premature nel solo 2012 – prosegue la lettera – La scarsa qualità dell’aria contribuisce anche all’incremento di malattie croniche degli apparati cardiocircolatorio e respiratorio, quali asma, allergie, broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD, nella sigla inglese), cancro al polmone, ritardi nella crescita dei neonati e dei bambini. Incide molto su altre malattie croniche come diabete, malattie del fegato, obesità e leucemia infantile e sul benessere psicofisico. La spesa per la sanità pubblica direttamente connessa all’inquinamento dell’aria è stimata fra i 330 e i 940 miliardi di Euro annualmente, equivalenti al 3-9% del PIL dei paesi EU. La qualità dell’aria impatta anche sull’ambiente in generale, sulla biodiversità, le coltivazioni e la vegetazione in genere. La perdita di raccolto dovuta all’inquinamento è stata stimata in 3 miliardi di Euro l’anno (anno 2010). La Commissione Europea ha avanzato proposte che potrebbero aiutare a contrastare la gravità e la pervasività dell’inquinamento dell’aria, considerata un’emergenza di salute pubblica. Accogliamo con favore la proposta migliorativa proveniente dal Parlamento Europeo, in particolare il richiamo ad agire in fretta. Siamo seriamente preoccupati che il Consiglio Europeo voglia indebolire l’impianto della direttiva, causando 16.000 morti premature in più l’anno. Siamo altresì allarmati dal gran numero di deroghe e dalla flessibilità introdotta dal Consiglio Europeo, che rischia di rendere inefficace l’intera Direttiva, minandone l’intento di ridurre l’inquinamento dell’aria e di prevenire le morti premature. Noi Le chiediamo di appoggiare le seguenti 5 priorità durante i negoziati:

  1. Introdurre l’impegno a ridurre le emissioni fino al 52% degli impatti sulla salute rispetto al 2005 come proposto dalla Commissione Europea e dal Parlamento Europeo – in particolare nessun indebolimento degli impegni di riduzione delle emissioni di ammoniaca e PM2.5
  2. Introdurre obiettivi vincolati per il 2025 come richiesto dal Parlamento Europeo. Un’azione rapida per contrastare l’inquinamento dell’aria deve essere una priorità; attendere il 2030 prolungherà il periodo in cui si muore prematuramente.
  3. Rigettare la flessibilità non necessaria come gli adattamenti degli inventari delle emissioni, dei fattori di emissione e le medie calcolate su tre anni, che non sono giustificati e diluirebbero il livello di ambizione della Direttiva.
  4. Mantenere l’obbligo di riduzione delle emissioni da gas metano nella direttiva come modo di abbattere il livello dell’ozono al suolo. Noi invitiamo altresì la Commissione ad affrontare le emissioni nocive di mercurio in sede di revisione della Direttiva.
  5. Sostenere le disposizioni che consentano l’accesso pubblico alle informazioni, al fine di consentire la partecipazione dei cittadini alla formulazione dei programmi nazionali di contrasto all’inquinamento e consentire loro di agire in giudizio qualora il Governo non rispettasse la Direttiva.

Respirare aria pulita è uno dei bisogni umani fondamentali. Ogni cittadino europeo ha il diritto di crescere, vivere e lavorare in un ambiente che promuove la sua salute, anzichè attentarvi. Avere una buona qualità dell’aria richiede un’azione forte e impegni a livello di UE. E’ questo il tempo dell’azione. Ogni ritardo comporterà ancora inutili morti precoci, aumenterà l’impatto sulla salute pubblica e continuerà ad incidere sui costi sostenuti per la sanità pubblica».

 

Fonte: ilcambiamento.it

Il ministro Galletti fa il punto: “Dissesto idrogeologico priorità nazionale”

Il Ministro dell’Ambiente al Forum Ansa: dall’inquinamento al dissesto idrogeologico, le emergenze ambientali d’Italia Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha partecipato quest’oggi ad un forum con la redazione dell’agenzia stampa Ansa nel quale ha affrontato diversi temi di matrice ambientale: dall’inquinamento al riciclo dei rifiuti, delle trivelle in Adriatico e nel canale di Sicilia fino a quella che è stata individuata come emergenza nazionale principe: il dissesto idrogeologico. Una questione, quella del dissesto, che riguarda in diverse percentuali tutto il territorio nazionale, da nord a sud, per il quale Galletti ha descritto la stesura di un progetto strategico che possa risolvere quella che per il governo Renzi è una priorità in materia ambientale. Già dopo le alluvioni di questo autunno infatti la questione dissesto idrogeologico era finita prepotentemente sia sul tavolo del Consiglio dei Ministri che direttamente nell’agenda del Presidente del Consiglio, il quale ha visitato in particolare le aree del barese colpite dalle piogge incessanti a cavallo tra estate ed autunno.img1024-700_dettaglio2_Gianluca-Galletti-imago-620x350

Galletti ha spiegato ai giornalisti dell’Ansa di aver messo mano al problema in modo concreto:

“Abbiamo messo attenzione particolare e abbiamo individuato il problema: da un lato le poche risorse e dall’altro la governance del processo; abbiamo messo mano a entrambe. […] Prima c’erano i commissari straordinari esterni e la cosa non funzionava perché con una figura esterna in più il sistema va in tilt. Abbiamo riportato la figura all’interno: abbiamo nominato i governatori di Regione commissari e allo stesso tempo abbiamo semplificato molto il lavoro. […] abbiamo lavorato a un Piano strategico che nasce dall’esigenza di puntare a tutte le priorità che le regioni ci hanno inviato: abbiamo messo risorse per quei 2,3 miliardi e 5 miliardi dai Fondi di coesione che andranno a finanziare un piano settennale per quello che è un vero e proprio intervento straordinario”.

ha spiegato Galletti, annunciando comunque di avere già messo in spesa un miliardo di euro (svincolato dal patto di Stabilità) per l’avvio dei cantieri più importanti ed urgenti. Sui cambiamenti climatici invece il ministro pone come “data storica” la firma di Bruxelles apposta da Renzi sull’accordo europeo per contenere le emissioni, una questione sulla quale è intervenuta recentemente anche Naomi Klein. La scrittrice e giornalista canadese aveva parlato proprio delle politiche del governo Renzi e della contradditorietà degli annunci dell’esecutivo italiano con il decreto sblocca-Italia: in realtà secondo molti già quell’accordo di ottobre è in verità una pietra tombale su tutto ciò che riguarda green economy e sostenibilità, visto che secondo gli analisti una larga parte dell’accordo va incontro alle richieste dei signori del carbone polacchi.

“La riduzione sul CO2 non si fa in tempi brevi, noi però alcuni interventi in questo senso li abbiamo già fatti. Tra questi mi piace ricordare ciò che è avvenuto col dl competitività, dove abbiamo messo 350 milioni per l’efficientamento delle scuole e più in generale degli edifici pubblici. E io, vorrei sottolinearlo, credo che l’efficientamento energetico sia una delle strade principali per arrivare alla riduzione di CO2”.

Sulle grandi navi nel canale di Venezia Galletti ha spiegato che vigerà, anche nel 2015, un regime di proroga alle norme già applicate lo scorso anno, che puntano a ridurre il traffico in laguna dei condomini galleggianti mentre su Ilva il ministro sembra essere decisamente più categorico:

“Non ci sarà salvataggio dell’Ilva se non ci sarà anche la realizzazione del piano ambientale. Questo lo sanno tutti e lo sa anche chi vuole investire nell’Ilva. Le due cose stanno insieme. Nessuno può pensare di fare un’azienda lì se non c’è una completa salvaguardia dell’ambiente […] abbiamo una scadenza che è il 30 agosto del 2016, da questa non si scappa: entro quella data dobbiamo realizzare un Piano ambientale che è molto ambizioso. […] Mi auguro che il Parlamento abbia la responsabilità di convertire quel DL nei tempi previsti, qui stiamo discutendo di un’azienda che impiega 12 mila famiglie. […] Sta andando in porto il sequestro di 1,2 miliardi dei Riva da parte del tribunale di Milano e quei soldi andranno alla realizzazione del piano ambientale”.

Il tema dell’anno (e forse del governo) era e resta l’ExPo milanese che partirà a maggio: una scadenza chiave per Palazzo Chigi, che su questo ha oramai fatto terra bruciata (sia nel corpo giudiziario dello Stato che in quello politico) al grido di “se fallisce Expo fallisce l’Italia”. Sul tema Galletti sembra mostrare molta sicurezza, sia sulla reale consegna (nei tempi dovuti) delle opere in costruzione, sia sulla centralità di “temi etici e morali” nella grande kermesse internazionale:

“Io penso che sarà una grande occasione non solo economica per il Paese perché dal punto di vista dell’Ambiente rimarrà un grande messaggio etico che abbiamo messo al centro dell’Expo, quello contro lo spreco alimentare. […] Se c’è un mondo che butta via il cibo e chi muore di fame siamo in un sistema economico che non sta in piedi: è un sistema ingiusto. E’ inaccettabile che ci siano milioni di persone che muoiano di fame. A Expo dobbiamo dirlo con forza. Poi c’è tutto il resto, metteremo in mostra le nostre eccellenze. Ma credo che il primo tema sia etico e morale. […]”

Un tema tipicamente italiano e noto a livello internazionale è invece quello, drammatico, legato alla Terra dei Fuochi, un argomento sul quale Galletti si esprime in modo piuttosto definitivo:

“Non chiamiamola più Terra dei Fuochi […] Posso dire con tranquillità che prodotti che vengono da lì sono prodotti sani: chi dice il contrario dice una falsità”.

Fonte:  Ansa

Ucraina, il primo ministro denuncia un incidente nucleare

L’annuncio del governo ucraino: l’incidente sarebbe avvenuto a Zaporozhye, in Ucraina orientale. Un incidente nucleare definito “insignificante” dal ministro dell’Energia ucraino è occorso nella centrale di Zaporozhye, in Ucraina orientale: lo ha rivelato poco fa il primo ministro Arseny Yatseniuk. Incaricato di riportare gli aggiornamenti in una conferenza stampa il ministro dell’energia Volodymyr Demchyshyn ha definito l’incidente “insignificante” cercando di gettare acqua sul fuoco: per quanto ne sappiamo (scrive l’agenzia russa Interfax) il problema si era verificato in blocco numero 3, un reattore da 1.000 megawatt. La centrale di Zaporozhye è la più grande d’Europa, la quinta a livello mondiale. La risultante mancanza di produzione avrebbe peggiorato la crisi energetica nel paese: l’agenzia Interfax aggiunge che il blocco dovrebbe rientrare in funzione il 5 dicembre. Secondo il primo ministro ucraino non ci sarebbero danni al reattore. Il ministro dell’energia ha spiegato che il problema sarebbe già stato risolto. A fine agosto un esperto di Greenpeace aveva messo in guardia l’opinione pubblica, dichiarando che vi era il rischio di un surriscaldamento se i combattimenti nell’est dell’Ucraino si sarebbero prolungati.B37P1N6CcAEL_Im-600x350

Fonte: ecoblog.it

L’IMU è incostituzionale: ecco come avere il rimborso

È notizia fresca di oggi, rimbalzata su tutti i quotidiani e le TV, che l’Unione Europea ha bacchettato l’Italia per una più equa applicazione dell’IMU, perchè così com’è ora colpisce troppo severamente le classi più povere. A questo si aggiunge la dichiarazione clamorosa dell’ex ministro Giulio Tremonti che qualche giorno fa, in piena diretta TV sulla rete LA7, l’ha tacciata di incostituzionalità, snocciolando gli articoli della Costituzione con i quali entrerebbe in conflitto e dando il via ad una class action assistita (potete informarvi e scaricare i moduli direttamente sul “suo sito web” per ottenere il rimborso. Qui sotto riportiamo un piccolo manuale pratico sulle procedure da seguire. (Lòthlaurin)

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Forse non tutti sanno che l’Imu, la tassa che nell’immaginario collettivo più facilmente si associa all’ultimo Governo Monti, non nasce dall’ultimo Governo ma è frutto di una collaborazione precedente, risalente al 2011, tra l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti e il leghista Roberto Calderoli.

Proprio come un padre a cui viene sottratto un figlio, Tremonti sta portando avanti una battaglia, come si evince dal sito internet della sua lista “3L”, contro la costituzionalità dell’Imu che ritiene, dopo le modifiche apportate dal Governo tecnico, essere diventata incostituzionale, quindi indica al cittadino le tappe e il metodo per poter far ricorso e percepire un rimborso di quella che, comunemente, viene percepita come la tassa più ingiusta.

Tremonti ha definito l’attuale tassa sugli immobili “irriconoscibile” rispetto a quella indetta nel 2011 che era funzionale al federalismo fiscale, ecco perché l’ex ministro dell’economia si fa portavoce e promotore di questa sorta di crociata contro l’Imu. Come detto, sul suo sito spiega, analizzando nel dettaglio uno step dopo l’altro, il modo per poter ricevere un indennizzo, sperando che questo possa portare dalla sua parte un grande numero di cittadini, che vista la vicinanza delle elezioni potrebbero esprimergli la loro riconoscenza con il voto alle politiche 2013.

Se il tentativo di Tremonti andasse a buon fine e incontrasse il favore del pubblico, cosa che non è da escludere, la Consulta si vedrebbe subissata di domande di rimborso, il che metterebbe la Consulta nella scomoda posizione di valutare la costituzionalità o meno della tassa che ha aumentato del 60% le rendite catastali e innalzato al 10,6 per mille l’aliquota sulla seconda casa.

In attesa di questa decisione, l’ex ministro dell’Economia del governo Berlusconi ha già dichiarato a La 7 i suoi dubbi sulla incostituzionalità dell’Imu ” è disuguaglianza tra cittadini; viola la capacità contributiva, non è un’imposta sulla proprietà, ma contro la proprietà“. Ricevere il rimborso, tuttavia, non è così semplice come ipotizzato, va seguito un iter specifico e preciso che andiamo qui di seguito a spiegare nel dettaglio.

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La prima tappa di questo iter è, dunque, la richiesta di rimborso da inviare al comune. Il contribuente dovrà spiegare le motivazioni per cui rivuole quanto erogato con le rate della tassa, per fare ciò è necessario compilare un modulo che indica una sintetica elencazione di tutti i profili di incostituzionalità su cui si fonda l’Imu nella versione dl Salva Italia (dl 201/2011). La crepa principale della struttura fiscale dell’imposta è costituito dalla rivalutazione della base imponibile realizzata “senza alcun collegamento con i valori economici reali e sottostanti”.

I criteri di flessibilità non potevano essere omessi come è stato fatto, sono necessari per una imposta patrimoniale permanente quale l’Imu è, inoltre bisognava tenere conto che invece i valori immobiliari possono crescere ma anche scendere e precipitare visto il periodo di recessione economica. La conseguenza di questa rigidità è che chi ha un reddito adeguato potrà permettersi di pagare, chi non ce l’ha si vedrà praticamente costretto a vendere.
Il secondo passo del rimborso, decorsi 90 giorni dalla proposizione dell’istanza ai Comuni, è il ricorso alla Commissione tributaria, che può avvenire anche qualora il comune non abbia risposto. Ciò che si deve richiedere alla Commissione è l’incostituzionalità dell’Imu e chiedere la remissione degli atti alla Corte Costituzionale.

Secondo Tremonti, le norme giuridiche infrante sono 3: articolo 3 (principio di uguaglianza), articolo 47 (tutela del risparmio) e articolo 53 (principio di capacità contributiva). L’imposta sarebbe incostituzionale, per l’articolo 3, poiché “colpisce la titolarità dei beni immobili, in modo erratico e casuale, senza considerare correttamente il loro valore e la situazione personale dei soggetti passivi”. Il nucleo di questa poca ragionevolezza starebbe nelle sperequazioni inserite nelle valutazioni catastali che, effettivamente, come è stato appurato dai dati di gettito, per una stessa tipologia immobiliare, hanno reso molto più caro il conto per i contribuenti del Nord e dei grandi centri urbani.

L’Imu in versione Monti, per Tremonti, non tiene conto del fatto che una tassa sugli immobili può essere imposta solo nella misura in cui un soggetto può permettersi di pagarla “forme di tassazione patrimoniale immobiliare sono tollerabili” dichiara l’ex ministro dell’economia ” solo se commisurate a valori immobiliari ragionevoli, e se di entità moderata, tenendo conto tanto della situazione del soggetto passivo , quanto della congiuntura economica”.

Alla luce di quanto detto l’Imu sarebbe illegittima anche per violazione del principio di capacità contributiva (art. 53 Cost.) in base al quale i cittadini hanno il dovere di concorrere alle spese pubbliche in ottemperanza alle proprie risorse. L’Imu, invece, si fonda su un altro parametro in quanto la sua base imponibile è rappresentata dalle rendite catastali rivalutate che però presentano “rilevantssime e irragionevoli sperequazioni trra territori diversi e addirittura nell’ambito dello stesso territorio“. (centro e periferia per intendersi).

Infine, l’Imu del governo Monti, infrange il principio costituzionale di tutela del risparmio e accesso alla proprietà immobiliare perché colpisce il risparmio investito in immobili, creando due pericolose conseguenze; il crollo delle quotazioni e la corsa alla vendita delle abitazioni, agevolando così solo la speculazione contro ogni logica di efficienza economica.

Fonte: www.leggioggi.it
Hearthaware | L’IMU è incostituzionale: ecco come avere il rimborso