Primo via libera a trivelle in canale Sicilia | La replica di Greenpeace

Nonostante le decisa opposizione dei territori interessati, il Ministero dello Sviluppo Economico ha autorizzato la prima concessione di coltivazione di idrocarburi nel Canale di Sicilia – per un’area di oltre 145 chilometri quadrati e per una durata di vent’anni – al largo della costa delle province di Caltanissetta, Agrigento e Ragusa381186

Via libera alle trivelle nel Canale di Sicilia. Si tratta della concessione G. C1-.AG, relativa al progetto “Offshore Ibleo” di ENI e EDISON, che prevede ben otto pozzi, di cui due “esplorativi”, una piattaforma e vari gasdotti, i cui lavori dovrebbero iniziare entro un anno. L’area si trova al largo della costa delle province di CaltanisettaAgrigento e Ragusa per un’area di oltre 145 chilometri quadrati e per una durata di 20 anni. Fonti del Mise precisano che lo sviluppo dei giacimenti di gas denominati ‘Argo’ e ‘Cassiopea’ rientra negli accordi sulla raffineria di Gela (NdR: fra gli stabilimenti più inquinanti d’Europa, per l’AEA) che hanno consentito “la salvaguardia di tutti i posti di lavoro e il consolidamento dell’area industriale”. Greenpeace aveva fatto ricorso al Tar del Lazio meno di due mesi fa sul “parere positivo dato dal ministero dell’Ambiente” al progetto.

Guarda il video delle proteste di Greenpeace:

“Autorizzando questo progetto, il Ministero dello Sviluppo Economico ha lanciato un chiaro segnale – scrive l’associazione ambientalista – non intende prendere in alcuna considerazione la volontà del territorio, ma favorire unicamente gli interessi delle grandi compagnie petrolifere. E tutto ciò, nonostante con il nostro ricorso al TAR abbiamo mostrato come la compatibilità ambientale a questo progetto sia stata concessa con valutazioni carenti e inaccettabili. Per questo faremo ricorso anche contro questo nuovo provvedimento.
È necessario che il territorio si mobiliti, per difendere un’area come il Canale di Sicilia, che la comunità internazionale ha identificato come vulnerabile e meritevole di speciale tutela e recenti studi dell’ISPRA hanno identificato come area di inestimabile biodiversità e sede di pericolosi fenomeni di vulcanesimo. Proseguire nell’iter autorizzativo è da irresponsabili. Invitiamo tutti coloro che sono interessati a fermare le trivellazioni a unirsi a noi: non fossilizziamoci! 

Fonte: ecodallecitta.it

 

Il decreto taglia bollette taglia anche le rinnovabili, per Silvia Velo indiscrezioni infondate

La proposta del ministero per lo Sviluppo di ridurre del 10% la bolletta energetica per le piccole e medie imprese non è condivisa dai produttori delle rinnovabili che si vedrebbero sottrarre sostegni dirottati sulle energie convenzionali

La necessità di ridurre la bolletta energetica alle PMI del 10% si scontra in queste ore con le necessità dei produttori di energie rinnovabili e di quei cittadini che hanno scelto l’auto produzione. Sarebbe questo in sostanza il succo del decreto spalma incentivi e ragione dell’allarme lanciato da QualEnergia.it e Legambiente. Ma proprio poche ore fa Silvia Velo sottosegretario all’Ambiente a margine della conferenza ha precisato durante la conferenza Nuovi orizzonti per il Patto dei Sindaci che si è tenuta oggi a Roma nella sede dell’Enea:

La revisione al meccanismo di incentivazione alle energie rinnovabili deve essere accompagnata da interventi normativi che rendano più agevoli le procedure di autorizzazioni degli impianti. Il “decreto spalma incentivi” è in fase di lavorazione da parte del ministero dello Sviluppo economico per un provvedimento che riveda il meccanismo degli incentivi alle rinnovabili, ma al momento sono del tutto infondate le indiscrezioni di stampa che circolano in queste ore e che riprendono le linee-guida del provvedimento.silvia-velo1-620x350

Il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini non è d’accordo e in una nota inviata alla stampa scrive:

Tagli retroattivi agli incentivi per il solare fotovoltaico anche per famiglie e agricoltori, tasse sull’autoproduzione da nuovi impianti da fonti rinnovabili anche senza incentivi, ma pure soldi pubblici presi dalle bollette per salvare il fallimentare progetto di rigassificatore a Livorno: i contenuti del provvedimento che il Governo dovrebbe approvare nei prossimi giorni, anticipati ieri dal Ministero dello Sviluppo economico, per mantenere la promessa di riduzione del 10% delle bollette alle piccole e medie imprese vanno in una direzione esattamente contraria agli interventi di cui il Paese avrebbe bisogno. Cambiano i Governi ma non le scelte contro le fonti rinnovabili. Le proposte del Ministro Guidi che dovrebbero consentire di tagliare le bollette delle piccole e medie imprese sembrano avere come unica prospettiva quella di fermare la crescita delle rinnovabili e di aiutare i grandi gruppi energetici in crisi.

Scrivono su QualEnergia.it:

Se il mercato elettrico fosse gestito in modo efficiente, gli utenti potrebbero beneficiare da subito di una buona parte dei 23 €/MWh di riduzione del PUN che si sono avuti anche grazie alle rinnovabili. Un valore che corrisponde proprio al 10% di sconto in bolletta promesso da Renzi.

Era il marzo 2013 quando Chicco Testa presidente di Assoelettrica ci diceva che la coperta era corta e dunque è del tutto plausibile nonostante le rassicurazioni del sottosegretario Velo che la strada intrapresa dal governo in materia di rinnovabili sia esattamente la stessa tracciata dai ultimi governi: incentivare le lobby petrolifere.

Fonte: ecoblog.it

Foto | Silvia Velo @ Facebook

 

Certificazione energetica: online dal MSE l’elenco dei soggetti autorizzati

cantiere_20

Sul sito internet del Ministero dello Sviluppo Economico è stato pubblicato l’elenco dei soggetti autorizzati a svolgere corsi di formazione per la certificazione energetica degli edifici. L’attestato di prestazione energetica degli edifici è uno strumento per valorizzare la qualità degli immobili e costituisce un’opportunità per la creazione di nuove figure professionali e la specializzazione di quelle esistenti.

Per maggiori informazioni

– Elenco dei soggetti autorizzati allo svolgimento dei corsi di formazione per certificatori energetici
– Schema di procedura per l’autorizzazione

Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico

Efficienza energetica: dal MiSE 100 milioni per le Regioni Convergenza

cantiere_14

 

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha predisposto un bando per il finanziamento di programmi integrati d’investimento finalizzati alla riduzione ed alla razionalizzazione dell’uso dell’energia primaria utilizzata nei cicli di lavorazione e/o di erogazione dei servizi svolti all’interno di unità produttive esistenti e localizzate in una delle Regioni Convergenza (Calabria, Campania, Puglia, Sicilia). Il bando, che è stato realizzato nell’ambito del POI Energie Rinnovabili e Risparmio Energetico FESR 2007/13, favorirà programmi d’investimento che prevedano il cambiamento fondamentale del processo di produzione tale da ottenere una riduzione nominale dei consumi di energia primaria. Il valore degli investimenti dovrà essere compreso tra 30.000 e 3 milioni di euro. I lavori dovranno essere ultimati entro 12 mesi dalla data del provvedimento di concessione. Il decreto ministeriale di disciplina del Bando (Decreto ministeriale 5 dicembre 2013), in corso di registrazione alla Corte dei Conti, è disponibile da oggi, 22 gennaio 2014, oltre che sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, anche nei siti del POI Energia e di Invitalia. Le risorse finanziarie disponibili per la concessione degli aiuti sono pari a cento milioni di euro a valere sulle risorse del POI Energie. Il Ministero ha comunicato che con un successivo decreto del Direttore generale per l’incentivazione alle attività imprenditoriali saranno indicati il termine di apertura e le modalità per la presentazione delle domande di agevolazione, nonché le condizioni, i punteggi e le soglie minime per la valutazione delle domande stesse.

Fonte: Legambiente.it

KYOTO: l’Italia (forse) centra gli obiettivi 2008-2012

kyoto

Secondo il “Dossier Kyoto 2013″ realizzato dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, l’Italia ha centrato il suo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra, fissato con la firma nel 1997 del Protocollo di Kyoto, arrivando ad una riduzione del 7%.

L’obiettivo minimo per l’Italia corrispondeva ad un abbattimento totale del 6,5%: secondo quanto diffuso dalla Fondazione dunque il Belpaese non solo ha centrato, ma ha superato gli obiettivi minimi: si legge nel Dossier Kyoto che la media di emissioni annue italiane negli ultimi 5 anni si è attestata a 480 milioni di tonnellate (a fronte di un limite di 483 imposto dal protocollo). I prossimi obiettivi di riduzione fissati dalla road map europea sono di 440 milioni di tonnellate di CO2 nel 2020 e di 370 nel 2030.

Tuttavia, solo pochi mesi fa era stata l’Europa, con l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), a mettere in guardia l’Italia: nonostante l’Unione sia riuscita ad abbattere quasi dell’8% le sue emissioni, i passi in avanti italiani non avevano convinto Bruxelles, che solo nell’ottobre scorso ammoniva l’Italia:

L’Italia non ha ancora comunicato alcun piano concreto riguardo all’acquisto di quote supplementari (Kyoto unit) rispetto a quelle già previste in precedenza. E’ l’unico paese dell’Ue a non aver fornito alcuna informazione sullo stanziamento delle risorse finanziarie.

Si legge rapporto dell’EEA “Greenhouse gas emission trends and projections in Europe 2012“, ove si spiega che l’acquisto dei cosiddetti ‘carbon credit’.

L’obiettivo italiano era di tagliare le emissioni totali del 6,5% rispetto ai rilievi del 1990, da raggiungere come media annuale del periodo 2008-2012; una riduzione che ha riguardato il larghissima parte solo il settore industriale (settore Ets, la cosiddetta “borsa delle emissioni”, cioè quegli impianti che possono acquistare quote di Co2 da altri più virtuosi) mentre le politiche sul settore “non Etf” si sono adagiate sulla speranza che avvenisse il miracolo; ma l’aritmetica e la scienza non sono soggette, pare, a chissà quali interventi divini.

Il rapporto della Fondazione va pertanto preso con le dovute accortezze; secondo il presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi l’incredibile recupero è stato possibile non solo grazie alla crisi economica ma anche e sopratutto grazie alle scelte industriali e produttive fatte.

Il Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, dal canto suo, plaude al risultato:

L’aver centrato gli obiettivi di Kyoto è un segnale importante per l’Italia, l’indicazione puntuale che il percorso di decarbonizzazione dell’economia italiana è stato avviato e deve proseguire secondo le linee indicate dal piano nazionale definito dal Governo per raggiungere gli obiettivi già fissati in sede europea al 2020 e al 2030.

si legge sul sito del Ministero dell’Ambiente, ove però non compaiono dichiarazioni sul rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente dell’ottobre scorso.

Fonte: Fondazione Sviluppo Sostenibile

Illuminazione pubblica: stop agli sprechi, arriva il progetto “LUMIERE”

Aiutare i Comuni a ridurre i consumi di energia elettrica per l’illuminazione pubblica e le emissioni di CO2 in atmosfera. Questo l’obiettivo di Lumière, progetto sviluppato dall’Enea e supportato dal Ministero dello Sviluppo economico, per riqualificare il sistema elettrico nazionale, promuovendo l’efficienza energetica.

illuminazione pubblica

L’illuminazione pubblica è una delle principali voci della spesa energetica dei Comuni italiani, ma è anche uno dei campi in cui politiche per l’efficienza e interventi di riqualificazione degli impianti possono generare maggiori risparmi. Se, infatti, l’illuminazione in generale rappresenta il 16,4% del consumo annuale di energia elettrica dell’Italia, quella pubblica copre da sola il 12,6% del totale. E l’utilizzo di tecnologie già disponibili sul mercato è in grado di ridurla del 30%. Tagli pari a circa 400 milioni di euro l’anno, agevolati, tra l’altro, dal fatto che la gestione del servizio fa capo a un solo Ente e dalla facilità nel progettare interventi di riqualificazione su impianti di cui si conosce numero, potenza, ubicazione e durata dell’utilizzo. Da queste premesse nasce il progetto Lumière, un’iniziativa sviluppata dall’Enea – l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo sostenibile -, con il Ministero dello Sviluppo economico, per coinvolgere gli amministratori comunali nella lotta agli sprechi energetici. Individuato un modello d’illuminazione pubblica efficiente di riferimento, l’Enea aiuta gli amministratori locali a sviluppare percorsi, sia tecnici che finanziari, adeguati a realizzarlo. Attraverso le linee guida sulla riqualificazione dell’illuminazione pubblica – inviate ai Comuni aderenti e illustrate agli amministratori in appositi workshop dedicati -, l’Enea trasferisce innanzitutto le competenze necessarie per una buona gestione dei consumi elettrici: da cos’è un PRIC (Piano Regolatore d’Illuminazione Comunale) al ruolo delle ESCo (le Energy Service Company, specializzate nell’effettuare interventi nel settore dell’efficienza energetica), dalle fonti di finanziamento disponibili, a livello nazionale ed europeo, al meccanismo dei Certificati bianchi. Ma il supporto consiste anche nell’aiutare i Comuni ad orientarsi tra le diverse soluzioni tecnologiche per l’efficienza energetica e nella messa a disposizione del software City performance profiler, un programma – sviluppato con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca – che permette agli amministratori di effettuare una valutazione economico-finanziaria delle attività, e quindi di stimare costi e benefici prima di avviare gli interventi. Esattamente ciò di cui la Corte dei Conti europea, in un recente rapporto, lamentava la mancanza analizzando gli interventi realizzati da alcune pubbliche amministrazioni italiane con i fondi per l’efficienza energetica degli edifici. In quel caso, le autorità locali risultavano a dir poco approssimative, procedendo al rinnovamento degli immobili senza un’idea precisa del rapporto costo/benefici e del risparmio energetico ottenibile. Quelli prospettati dall’Enea, invece, sono Comuni ‘illuminati’ anche in senso figurato: interessati a garantire l’illuminazione pubblica ovunque necessario, quanto a riqualificare i propri impianti per ridurre l’impronta ambientale del servizio, sfruttando tutti gli strumenti a disposizione. Il valore aggiunto, neanche a dirlo, è la collaborazione: il primo step del progetto consiste, infatti, nella creazione di un Network dei Comuni con popolazione compresa tra i 5mila e i 50mila abitanti – che aderiscono alla rete gratuitamente e senza nessun obbligo – e di un Gruppo di lavoro di Operatori ESCo col compito di definire gli standard di riferimento, i criteri di valutazione degli interventi e le forme contrattuali. Audit energetici gratuiti facilitano l’incontro tra le proposte delle ESCo e la domanda dei Comuni, mentre report, attività di trasferimento e formazione agevolano la diffusione delle soluzioni individuate. Soluzioni registrate anche dall’Osservatorio Nazionale Lumière, che tiene traccia di tutti gli operatori coinvolti nei processi di riqualificazione dell’illuminazione pubblica.

Fonte: web

EFFICIENZA ENERGETICA: L’ITALIA RIDUCE I CONSUMI

LED2
L’Italia ha ridotto drasticamente i suoi consumi energetici. Parola dell’Enea, (l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) che ieri a Roma, ha presentato il suo ‘Secondo Rapporto sull’Efficienza Energetica’, dove è stato evidenziato un netto calo dei consumi nel nostro Paese a partire dall’anno 2011. Si tratta, in pratica, di un risparmio complessivo di 57.595 giga-watt/ora di energia nel 2011 rispetto al 2010.
L’Italia non solo risparmia di più ma, stando ai dati del Rapporto, è riuscita anche ad ottimizzare la sua produzione energetica: l’Enea ha infatti registrato nel 2010 un miglioramento dell’efficienza energetica di oltre 1 punto percentuale rispetto al 2009. ‘Si tratta – secondo Giovanni Lelli, Commissario dell’Enea – di risultati che hanno una significativa ricaduta per l’economia italiana e che costituiscono dei progressi effettivi in un processo di riconversione orientato alla green economy’.
L’Italia, ha sottolineato l’Agenzia Nazionale, è migliorata energeticamente soprattutto grazie all’adozione di tecnologie più innovative, tra cui: l’utilizzo di impianti ad alta efficienza per il settore residenziale (caldaie a condensazione e solar cooling); l’impiego di tecnologie innovative e materiali ad alte prestazioni per il settore terziario; la diffusione, nel settore industriale, dei motori elettrici e delle apparecchiature di cogenerazione e recupero del calore nei processi di produzione; infine, il progressivo inserimento delle auto ibride nel settore dei trasporti.
L’efficienza e il risparmio energetico in Italia avrebbero tuttavia ancora degli ampi margini di miglioramento per garantire, ad esempio, un rapidissimo ritorno finanziario per lo Stato e notevoli tagli sui costi in bolletta per tutti i cittadini: prima fra tutte, come suggerisce l’Enea, la sostituzione, attraverso un’apposita normativa di incentivazione, di ben un milione di motori elettrici ed inverter installati in tutto il Paese con apparati di ultima generazione. Il risparmio energetico che si avrebbe da questa misura toccherebbe circa 1,4 tera-wattora l’anno e garantirebbe agli utenti finali un taglio complessivo della bolletta elettrica di quasi 180 milioni di euro l’anno. Un’altra strategia da seguire per ‘risparmiare’ sia sulle casse dello Stato che sulle tasche dei cittadini potrebbe riguardare, inoltre, una rimodulazione delle imposte sulle case (Imu e Ici) incorporando sia gli incentivi sulla riqualificazione energetica degli edifici, sia dei ‘premi’ supplementari da assegnare alle ristrutturazioni che attestino la maggior efficienza ottenuta con gli interventi già effettuati. Il vantaggio, per un settore considerato come una delle principali fonti di spreco energetico in Italia, sarebbe inestimabile: da un lato lo Stato risparmierebbe energeticamente, dall’altro, il cittadino vedrebbe ridotte le sue imposte sugli immobili.
Efficienza e risparmio energetico quindi, anche con lo ‘zampino’ della crisi economica, rappresentano un’opportunità per l’Italia da non perdere e il Rapporto illustrato ieri, costituisce quella base di conoscenza indispensabile per raggiungere e superare gli obiettivi europei al 2020, realizzando una nuova filiera industriale di prodotti e servizi connessi all’economia verde, realmente competitiva su un mercato internazionale in via di espansione.
Fonte: ecoseven

IL RISPARMIO ENERGETICO

RISP ENERGETICO

Il concetto di risparmio energetico è molto vasto e comprende tutte le tecniche adatte a ridurre i consumi di energia necessari a poter svolgere tutte le attività umane. Il risparmio si può ottenere andando a modificare i processi, in modo da avere meno sprechi, o utilizzando tecnologie capaci di trasformare l’energia da una forma ad un’altra in modo più efficiente oppure attraverso l’autoproduzione.

Alcuni esempi sono la sostituzione delle lampadine ad incandescenza o fluorescenti con quelle a LED che emettono una quantità di energia luminosa diverse volte superiore alle prime (con minore consumo elettrico).

Negli impianti di riscaldamento degli edifici ci sono accorgimenti più o meno semplici per risparmiare energia, come ad esempio l’uso delle valvole termostatiche, l’uso di cronotermostati oppure altri accorgimenti più impegnativi, come la sostituzione degli infissi obsoleti, delle caldaie vecchie con caldaie a condensazione e l’isolamento termico delle pareti.

Un risparmio energetico si può avere anche a livello di produzione di energia elettrica utilizzando sistemi di cogenerazione che permettono di migliorare i rendimenti dei vari processi e che consistono in tecnologie capaci di ottenere, simultaneamente, energia elettrica e calore.

Altri sistemi sfruttano l’energia dispersa dal moto degli esseri umani o delle automobili, come è già stato fatto in Olanda, ad esempio con pavimenti sensibili alla pressione che producono energia elettrica, posti nelle scale dei metrò più frequentati del Mondo.

Gli effetti di queste politiche devono essere sempre considerati in rapporto al Paradosso di Jevons.

Utilizzare energia elettrica per produrre calore rappresenta uno spreco dal punto di vista termodinamico perché si trasforma un’energia nobile (quella elettrica) in calore che è un’energia di seconda specie. In base ai primi due principi della termodinamica, l’energia meccanica‐elettrica può interamente essere convertita in calore, mentre il calore può essere riconvertito solo in parte in energia.

Un secondo motivo di spreco deriva dal fatto che molte forme di energia (termoelettrica e

geotermoelettrica, nucleare, solare) generano calore per produrre energia, che nuovamente viene utilizzato per il riscaldamento elettrico:ad ogni passaggio c’è una perdita di rendimento termodinamico.

Provvedimenti utili a evitare lo spreco di energia per produrre calore:

  • • usare stufette elettriche, condizionatori e pompe di calore con scambiatore di calore ad acqua, che mantengono COP molto alti. Lo scambiatore ad aria, nei momenti di minore carico, ha un Coefficient of Performance pari a 5;
  • • negli impianti di condizionamento dell’aria, utilizzare gruppi di assorbimento che funzionano ad acqua calda, ottenibile altrimenti con pannelli solari o teleriscaldamento, al posto dei compressori elettrici;
  • • promuovere la produzione di lavatrici domestiche con doppio ingresso (sia di acqua calda sia di acqua fredda). Quelle attuali hanno un unico ingresso, utilizzato per l’acqua fredda, che viene all’occorrenza scaldata elettricamente all’interno dell’elettrodomestico.

 Risparmio energetico con l’illuminazione

Dal lontano 1880, anno in cui fu illuminata artificialmente la prima abitazione privata, la lampadina ne ha fatta di strada, illuminando le nostre notti e anche le nostre giornate, oltre a cambiare il volto delle nostre città, modificando radicalmente abitudini e bisogni. Per noi è difficile rendercene conto, ma il mondo dei nostri avi era un mondo piuttosto buio. Oggi, invece, circa l’80% di tutta l’energia elettrica che consumiamo nelle nostre case serve ad illuminare e questi consumi possono essere ridotti fino al 80%, semplicemente usando lampade più efficienti (LED) e distribuendo meglio le sorgenti luminose.

FACCIAMO LUCE, MA QUALE?

A seconda di quale lampada si sceglie cambiano notevolmente, oltre la qualità e la quantità di luce ottenuta, anche i consumi. Quindi, prima di scegliere quale lampada acquistare bisogna valutare:

qual è l’ambiente da illuminare? Quali attività vi si svolgono? Per quante ore, in media, la lampada resterà accesa?

Per orientarsi nella scelta della lampada più adatta alle nostre esigenze riassumiamo brevemente i parametri che le caratterizzano.

  • Potenza espressa in Watt (W). Indica la quantità di energia elettrica consumata dalla lampada nell’unità di tempo.
  • Flusso luminoso espresso in Lumen (lm). Esprime la quantità di energia luminosa emessa dalla lampada nell’unità di tempo.
  • Illuminamento espresso in Lux (lx). Indica la quantità di flusso luminoso che colpisce una unità di superficie.

Un Lumen su un’area di 1m2 corrisponde a 1Lux.

  • Intensità luminosa espressa in Candele (cd). Indica l’intensità della luce irradiata da una lampada in una determinata direzione.
  • Durata espressa in ore indica il numero di ore di funzionamento dopo il quale, in un determinato lotto di lampade e in definite condizioni di prova, il 50% delle lampade cessa di funzionare.
  • Temperatura di colore espressa in Kelvin (K). Indica la tonalità della luce emessa da una lampada. In commercio troviamo lampade con diverse tonalità di bianco, “calda“ con sfumature tendenti al giallo, “neutra“ con sfumature tendenti al sole, e “fredda“ con sfumature tendenti all’azzurro.
  • Indice di resa cromatica (Ra). Varia tra 0 e 100, e indica in che misura i colori percepiti sotto un’illuminazione artificiale si accostino ai colori reali. Quanto più tale indice si avvicina a 100 tanto più la sorgente luminosa consente meglio di apprezzare le sfumature di colore.
  • Efficienza luminosa (lm/W). Indica la quantità di energia elettrica che viene assorbita e trasformata in luce. Rappresenta il rapporto tra il flusso luminoso emesso dalla lampada (espresso in Lumen) e la potenza elettrica che l’alimenta (espressa in Watt). Viene indicata con il simbolo lm/W.

I DIVERSI TIPI DI LAMPADE

Le lampade ad incandescenza

Tra le lampade a incandescenza troviamo sia le “lampadine tradizionali” che le “lampade alogene”. Entrambe generano la luce per effetto termico, secondo il principio per cui un corpo riscaldato ad alta temperatura e portato all’incandescenza emette radiazioni luminose.

lamp incand

Le lampade ad incandescenza tradizionali

Sono ancora le più diffuse nelle nostre case (ma non più commercializzate dal 1 settembre 2012) e sono costituite da un bulbo in vetro dal quale viene tolta l’aria e sostituita con un gas inerte (generalmente Argon con piccole quantità di Azoto). Al suo interno è posto un filamento di Tungsteno che attraversato dalla corrente elettrica diventa incandescente ed emette una certa quantità di luce. Possono avere varie forme, a goccia, a pera, a sfera, a tubolare, ad oliva, a tortiglione, ecc., e possono essere realizzate in diverse finiture: chiare, smerigliate, opalizzate, colorate, a riflettore incorporato. Le lampade più comuni hanno l’attacco a vite del tipo “Edison”, che viene indicato con la lettera E seguita dalla misura in millimetri del diametro e, talvolta, dalla lunghezza dell’attacco stesso. Le lampade di potenza inferiore a 300W sono munite di attacco a vite tipo E27; quelle di potenza molto modesta hanno l’attacco tipo E14 (denominato anche Mignon); le lampade di potenza superiore ai 300W hanno un attacco a vite tipo E40 (denominato Golia).

Caratteristiche

Le lampade ad incandescenza “tradizionali” sono caratterizzate da un’efficienza luminosa piuttosto modesta (circa 10‐15 lumen/watt) e da una durata di vita di circa 1.000 ore. Queste lampade forniscono istantaneamente il flusso luminoso e, se spente, si riaccendono immediatamente. Con l’invecchiamento emettono sempre meno luce, pur consumando sempre la stessa quantità di energia, in quanto il tungsteno evapora dal filamento e si deposita sulla parete interna del bulbo di vetro (formando uno strato scuro). Il flusso luminoso che emettono può essere regolato con appositi “variatori”. Sono direttamente collegabili alla rete di alimentazione senza l’impiego né di reattori, né di starter. Emettono luce di tonalità “calda” e l’indice di resa cromatica (capacità di distinguere agevolmente i colori) ha il valore massimo (100). Tutto questo contribuisce al “comfort” visivo tipico di queste lampade. Sono le più economiche al momento dell’acquisto, ma le più costose per quanto riguarda i consumi.

Lampade ad incandescenza “alogene”

alogena

Sono lampade introdotte intorno al 1950 per superare i limiti delle tradizionali lampade a incandescenza, cioè la bassa efficienza e la breve durata di vita. I limiti iniziali di queste lampade, cioè l’emissione di raggi ultravioletti e l’eccessivo riscaldamento della lampada, sono stati superati. Il primo ponendo davanti alla lampada una lastra di vetro e il secondo con la costruzione di speciali lampade (alogene dicroiche) dotate di uno schermo posteriore che riflette solo la luce visibile e disperde i raggi infrarossi. Queste lampade vengono impiegate soprattutto nelle vetrine e nei negozi, nelle mostre e nei musei, ma oggi, specialmente le lampade alogene dicroiche e le alogene IRC a risparmio di energia sono una soluzione per illuminare tavoli da lavoro e studio. Le lampade alogene sono disponibili in una notevole varietà di forme e di potenze ed è possibile suddividerle in due grandi famiglie:

  • a bassissima tensione;
  • a tensione di rete.

Le lampade a bassissima tensione (i faretti) da 6‐12‐24V richiedono un trasformatore per il collegamento alla rete elettrica domestica. Ne esistono di due tipi, le capsule senza riflettore adatte per apparecchi di illuminazione di dimensioni molto ridotte e per realizzare un’illuminazione d’ atmosfera e le lampade con riflettore. Le lampade a basso voltaggio sono disponibili anche nella versione IRC (infrared coating) a risparmio di energia. Queste lampade hanno una vita che va dalle 4.000 alle 5.000 ore (quasi il doppio delle lampade alogene convenzionali). Le lampade a tensione di rete possono essere installate direttamente senza l’impiego di trasformatori. Sono disponibili in varie potenze nei modelli con attacco a vite tipo Edison, che possono essere usate in sostituzione delle tradizionali lampade ad incandescenza, oppure lineari con doppio attacco, che devono essere usate in apparecchi di illuminazione dotati di vetro frontale e con riflettore.

Caratteristiche

Le lampade alogene hanno una efficienza luminosa (circa 15‐25 lumen/watt) quasi il doppia rispetto a quelle tradizionali. Durano il doppio di quelle tradizionali (la durata media è di circa 2.000 ore) e quelle di ultima generazione (IRC) durano più di 4000 ore. Il decadimento del flusso luminoso in funzione delle ore di vita è praticamente trascurabile e non si ha annerimento del bulbo. Emettono luce “bianca” con una eccellente resa dei colori ed è possibile regolare il flusso luminoso impiegando un semplice variatore. Quelle a bassa tensione hanno bisogno di un trasformatore per funzionare, hanno dimensioni molto ridotte e sono disponibili in una notevole varietà di forme e di potenze. Vengono utilizzate dove serve una illuminazione localizzata e decorativa, immediata disponibilità di luce, utilizzo discontinuo e accensioni e spegnimenti frequenti.

Le lampade alogene IRC o a risparmio di energia

Sono lampade a bassa tensione, per cui hanno bisogno di un trasformatore per funzionare. La sigla IRC indica Infrared coating che significa che hanno un riflettore che riporta parte del calore sul bulbo stesso, quindi richiedono meno energia per avere il bulbo alla temperatura ideale di funzionamento. Se si confrontano con le lampade alogene tradizionali consumano meno energia, disperdono meno calore, durano di più, hanno un flusso luminoso maggiore e costante nel tempo. Le lampade alogene a risparmio energetico sostituiscono le lampade ad incandescenza tradizionali dove serve luce localizzata, riaccensioni frequenti, utilizzo discontinuo e una immediata disponibilità di luce.

Le lampade fluorescenti

cfl

Appartengono alla famiglia delle lampade a scarica di gas come le lampade ai vapori di mercurio, le lampade ai vapori di sodio e le lampade ai vapori di alogenuri che però sono scarsamente utilizzate in ambito domestico.

Le lampade fluorescenti sono costituite da un tubo di vetro rivestito internamente da uno strato di speciali polveri fluorescenti, che contiene vapore di mercurio a bassa pressione.

In corrispondenza delle estremità vi sono due elettrodi che al passaggio della corrente generano una scarica con emissione di radiazioni luminose. Per alimentare queste lampade è necessario utilizzare un “reattore”, che serve a limitare il valore della corrente e se il reattore è del tipo “tradizionale” occorre anche uno “starter”, che serve a preriscaldare gli elettrodi per favorire l’accensione, mentre se è del tipo “elettronico” non serve avere lo starter. Queste lampade hanno un’elevata efficienza luminosa e una lunga durata. Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni, dove serve un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti. Se usate correttamente, in sostituzione delle tradizionali lampade ad incandescenza, consentono di ridurre fino al 60% i consumi di energia

elettrica.

Possiamo suddividere le lampade fluorescenti in:

  • lampade fluorescenti tubolari;
  • lampade fluorescenti compatte, integrate e non.

Queste lampade differiscono tra loro per tipo di reattore utilizzato, per prestazioni e per dimensioni.

Le lampade fluorescenti tubolari

tubi cfl

Conosciute anche come “neon”, possono essere lineari o circolari. I diametri più adottati sono 16mm, chiamate T5, e 26mm, chiamate T8. Le caratteristiche della luce emessa dalla lampada sono determinate dalla polvere fluorescente che riveste la parete interna del tubo. Le polveri fluorescenti più impiegate sono le polveri “standard”. Le lampade rivestite con questo tipo di polveri sono le più economiche ma “falsano” i colori e li rendono sgradevoli. Queste lampade non sono adatte per l’illuminazione domestica, di uffici, di negozi ecc.., ma vengono impiegate nelle industrie. Le polveri “trifosforo”, che sono le più impiegate, consentono di ottenere una tonalità di luce simile a quella delle lampade ad incandescenza e hanno un’elevata efficienza luminosa. Le polveri “pentafosforo” che conferiscono alla lampada un indice di resa cromatica elevatissimo, uguale o superiore a 95, ma un’efficienza luminosa molto inferiore rispetto alle lampade rivestite con polveri del tipo trifosforo.

Caratteristiche

Le lampade fluorescenti tubolari hanno un’elevata efficienza luminosa, da 50 a 120lm/W, che è da 4 a 10 volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza. Hanno una lunga durata, circa 10.000 ore, circa 10 volte maggiore delle lampade ad incandescenza. Ma accensioni e spegnimenti molto frequenti, con intervalli inferiori ai 15 minuti, riducono sensibilmente la loro durata. Sono disponibili in diverse tonalità di luce e la qualità della luce prodotta è molto buona. Hanno una resa cromatica superiore a 80 e si accendono immediatamente o quasi immediatamente. Non possono essere collegate direttamente alla rete di alimentazione, ma hanno bisogno di un reattore e in alcuni casi di uno starter. Se il reattore è del tipo elettronico, che è più efficiente di quello tradizionale, le lampade durano di più e hanno un’efficienza maggiore. Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni nei casi in cui vi è la necessità di un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti. Il flusso luminoso è regolabile dal 10% al 100% utilizzando un particolare reattore elettronico detto “dimming”.

Vanno smaltite consegnandole agli impianti comunali di raccolta differenziata o ad aziende autorizzate, in quanto contengono delle quantità di mercurio.

 

Le lampade fluorescenti compatte

 fluo comp

Conosciute anche come “lampade a risparmio energetico” hanno dimensioni e tonalità di luce simili a quelle delle lampade ad incandescenza, ma un’efficienza luminosa e una durata notevolmente superiori. Esistono nella versione con reattore integrato e non integrato. Il reattore può essere del tipo convenzionale o elettronico. Le lampade fluorescenti compatte con reattore integrato possono sostituire direttamente le lampade ad incandescenza in quanto sono fornite di attacco a vite tipo Edison E27 o attacco Mignon E14.

Caratteristiche

Le lampade fluorescenti compatte hanno un’elevata efficienza luminosa, da 50 a 75lm/W, che è da 4 a 7 volte superiore a quella delle lampade ad incandescenza. Hanno una lunga durata, circa 10.000 ore, che è circa 10 volte maggiore delle lampade ad incandescenza. Ma accensioni e spegnimenti molto frequenti, con intervalli inferiori ai 15 minuti, riducono sensibilmente la loro durata. Sono disponibili in diverse tonalità di luce e la qualità della luce prodotta è molto buona. Hanno una resa cromatica superiore a 80 e si accendono immediatamente o quasi immediatamente. Sono particolarmente indicate per illuminare ambienti interni ed esterni nei casi in cui vi è la necessità di un uso prolungato e senza accensioni e spegnimenti troppo frequenti. Il flusso luminoso non è regolabile.

Vanno smaltite consegnandole agli impianti comunali di raccolta differenziata o ad aziende autorizzate, in quanto contengono delle quantità di mercurio.

 

 

I LED

 LED

I LED, Light Emitting Diodes, ovvero “diodi che emettono luce” sono impiegati da moltissimi anni nell’elettronica (nei telecomandi, nei segnalatori di stand‐by, ecc.). Oggi si stanno diffondendo anche nei semafori, nelle luci di posizione e stop delle automobili, nei display di informazione e nell’illuminazione decorativa di piazze, palazzi e monumenti, e in commercio iniziano a trovarsi anche lampade a LED per uso domestico, industriale e terziario. I LED consentono di risparmiare, a parità di luce emessa, fino all’90% di energia elettrica rispetto a una normale lampada a incandescenza, e hanno una durata che può arrivare fino a 100.000 ore, contro le 1.000 di una lampadina ad incandescenza e le 10.000 di una lampada fluorescente.

Caratteristiche

Hanno bassi costi di manutenzione, in quanto una lampada a LED continua a funzionare anche nel caso in cui uno o più elementi si danneggiano. I più comuni emettono luce rossa, arancio, verde e blu con colori saturi. Dalla loro combinazione è possibile creare le sfumature di colore volute. Ne esistono modelli che possono sostituire direttamente le lampade a incandescenza sugli impianti esistenti e modelli che funzionano a bassissima tensione (da 12VDC a 48VDC). Hanno dimensioni drasticamente ridotte che aprono nuovi orizzonti al design, non riscaldano e si accendono immediatamente. L’assenza di mercurio e piombo ne consente lo smaltimento tra i rifiuti indifferenziati.

 

Quale lampada scegliere

Per ridurre i consumi di energia bisogna scegliere la lampada giusta per ogni esigenza. Ricordiamo che le lampade ad incandescenza tradizionali sono le più economiche al momento dell’acquisto ma consumano molto e durano poco: anche se sono ancora molto diffuse. In base alle condizioni di utilizzo, vengono installate le lampade fluorescenti compatte ma si consiglia l’uso delle lampade a LED che fanno risparmiare fino al 90% di energia elettrica.

In generale, ad un maggior costo iniziale, per un determinato tipo di lampada, corrisponde un minor costo di gestione, dovuto a minori consumi e a una vita più lunga. 

Dove e come illuminare

Si è già sottolineata l’importanza di adattare l’illuminazione alle diverse esigenze evitando gli errori più frequenti: cioè una quantità di luce insufficiente allo svolgimento di determinate attività come cucinare, leggere, cucire ecc. e una errata distribuzione delle fonti luminose che lasciano fastidiose zone d’ombra o che provocano abbagliamento.

Come determinare la quantità di luce necessaria in un ambiente?

A questa domanda non si può dare una sola risposta. La quantità di luce necessaria cambia a seconda delle funzioni a cui è destinato l’ambiente. In generale, la soluzione migliore consiste nel creare una luce soffusa in tutto l’ambiente e intervenire con fonti luminose più intense nelle zone destinate ad attività precise come pranzare, leggere, studiare. Sono riportati di seguito i livelli di illuminamento consigliati per una corretta progettazione dell’impianto di illuminazione negli ambienti domestici.

Zona di passaggio: 50‐150 lux

Zona di lettura: 200‐500 lux

Zona di scrittura: 300‐750 lux

Zona pasti: 100‐200 lux

Cucina: 200‐500 lux

Bagno: illuminazione generale: 50‐150 lux

Bagno: zona specchio: 200‐500 lux

Camere: illuminazione generale: 50‐150 lux

Camere: zona armadi: 200‐500 lux

Le sorgenti luminose consigliate dovranno avere temperatura di colore compresa tra 2500K e

4500K e un indice di resa cromatica RA>90.

 

Alcuni consigli

Prima di tutto, se si vuole aumentare la luminosità e diminuire i consumi legati all’illuminazione, le pareti degli ambienti devono essere tinteggiate con colori chiari.

Il lampadario

Il lampadario centrale può fornire l’illuminazione “generale”, ma è necessaria un’illuminazione “localizzata” più intensa nelle zone destinate ad attività precise come pranzare, leggere, studiare. Il lampadario provvisto di molte lampade non è una soluzione vantaggiosa in termini energetici: una lampada ad incandescenza da 100 Watt fornisce la stessa illuminazione di 6 lampadine da 25 Watt, ma queste ultime consumano il 50% in più di energia elettrica. Conviene scegliere un lampadario centrale con una lampada sola, oppure, nel caso di un interruttore doppio se ne può installare uno a due lampade, una di potenza inferiore e una di potenza maggiore.

Sculture, quadri e televisione

Sculture e particolari oggetti possono essere illuminati o da un solo lato per avere un gioco d’ombre o da più punti per dare volume all’oggetto. L’illuminazione più idonea è quella data dalle lampadine LED a bassa tensione con diversi tipi di apertura angolare della luce in quanto consentono di dirigere la luce con grande precisione. Per i quadri l’illuminazione deve essere uniforme e può essere realizzata attraverso un tubo LED che, oltre a consumare poca energia, riesce anche a valorizzare i colori degli oggetti che illumina come una lampadina ad incandescenza. Attenzione alla posizione, in modo che la sorgente non si ‘rifletta’ sul quadro o sul suo vetro o non finisca nel campo visivo dell’osservatore.

Il televisore non va mai guardato al buio: il televisore accesso all’interno di una stanza buia può provocare disturbi alla vista. Accendere una lampada a LED all’interno della stanza è la soluzione ideale.

Lettura sul divano

Per leggere seduti sul divano, una persona di 60 anni ha bisogno di una quantità di luce sei volte superiore a quella necessaria ad un giovane di 20 anni. È quindi utile mettere a fianco del divano una lampada da terra con variatore di luce (dimmer).

Zona pranzo

Nella zona pranzo è meglio utilizzare una luce sospesa concentrata sul tavolo oppure una lampada da terra, con braccio curvo, che illumini il tavolo. Le lampadine a LED sono l’ideale se la zona rimane illuminata per lunghi periodi, almeno dalle due alle tre ore consecutive. In cucina, oltre all’illuminazione generale, occorre prevedere luci sotto i pensili, sui piani di lavoro e sul piano di cottura da utilizzare solo dove e quando servono. Qui le lampade ad incandescenza possono essere sostituite dai tubi a LED o da faretti a LED a bassissima tensione.

Camera da letto

In camera da letto, oltre all’illuminazione generale che può essere realizzata attraverso un lampadario, una piantana o applique murali, bisogna illuminare anche il comodino e l’eventuale scrivania presente. Per le scrivanie sono da preferire le lampade da tavolo con braccio orientabile, meglio se funzionanti con lampade a LED a bassa tensione. La lampada deve essere posta circa 60cm al di sopra del piano di lavoro per evitare zone d’ombra e posizionata dal lato opposto della mano che scrive. Sui comodini servono invece lampade che consentano la lettura e che nello stesso tempo non disturbino un’eventuale altra persona che magari sta dormendo. La soluzione ideale è una lampada a LED con fascio luminoso orientabile, del tipo quelle per le scrivanie. In camera da letto è utile prevedere un interruttore posto sopra il letto per lo spegnimento delle luci.

Bagni

Nei bagni sono sufficienti plafoniere o faretti a soffitto per l’illuminazione generale e appliques ad accensione separata, montati ai lati dello specchio e orientati verso il basso in direzione del viso, attenzione anche qui all’abbagliamento. Essendo il bagno un ambiente che richiede un’illuminazione istantanea e per breve tempo le lampade a LED sono le più adatte.

Corridoi e scale

Per i corridoi e le scale applique e plafoniere sono una valida soluzione. In questi locali è raro che la luce rimanga accesa per molte ore, mentre sono frequenti le accensioni e gli spegnimenti. È quindi opportuno orientarsi verso le lampade o barre a LED. In questi luoghi è consigliabile l’impiego di interruttori a tempo, che si spengono automaticamente dopo un periodo prestabilito di tempo. Anche a livello condominiale si può risparmiare energia elettrica. Scale, cantine, garage sono locali dove la luce rimane accesa per lungo tempo: conviene utilizzare lampade o tubi a LED e installare un interruttore a tempo regolato secondo le esigenze degli inquilini, che spegne la luce dopo un certo periodo. Il risparmio che ne deriva è molto elevato. Per illuminare ingressi e scale esterne, visto che per ragioni di sicurezza restano illuminati tutta la notte, l’ideale è l’uso di corpi illuminanti a LED comandati da una fotocellula che ne regola l’accensione e lo spegnimento al variare dell’illuminazione solare. Meglio ancora è utilizzare lampade alimentate con pannelli fotovoltaici.

Giardini e vialetti

Per illuminare giardini e vialetti conviene utilizzare apparecchi dotati di riflettore, che indirizzano il flusso luminoso solo dove serve. Essendo luoghi che spesso vengono illuminati tutta la notte, è consigliabile usare lampade a LED, magari comandate da una fotocellula crepuscolare. Meglio ancora è utilizzare lampade alimentate con pannelli fotovoltaici.

 

L’inquinamento luminoso

Accendere una lampadina significa consumare energia elettrica. L’energia elettrica viene prodotta soprattutto bruciando petrolio, carbone e gas naturale emettendo nell’atmosfera gas inquinanti che danneggiano l’ambiente. Non dobbiamo però dimenticare che esiste un’altra forma di inquinamento ambientale causato dall’illuminazione: l’inquinamento luminoso. Questa forma di inquinamento si verifica di notte, quando, accendendo le luci, immettiamo nell’ambiente esterno una quantità di luce superiore a quella naturale. Questo succede soprattutto se l’apparecchio di illuminazione disperde luce al di fuori della zona che dovrebbe illuminare, causando anche un notevole spreco di energia elettrica: ad esempio un lampione a globo disperde nel cielo oltre il 30% della luce emessa dalla lampada. Quindi, quando si deve progettare l’illuminazione di un giardino conviene scegliere apparecchi dotati di lenti, che indirizzano il flusso luminoso solo dove serve.

Fonte: web

Rifugi di montagna:apertura del bando per l’efficientamento del parco dei generatori di energia elettrica

rifugio montano

21 gennaio 2013

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha avviato il bando finalizzato all’efficientamento del parco dei generatori di energia elettrica prodotta nei rifugi di montagna rientranti nelle categorie C, D ed E in applicazione del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, convertito con modificazioni dalla legge 22 maggio 2010, n. 73, e in particolare l’articolo 4, comma 1-quinquies. Il bando, previsto dal decreto interministeriale 2 agosto 2012, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 254 del 30 dicembre 2012, è attivo dal 28 gennaio fino al 27 febbraio 2013.

Obiettivi e finalità del bando

Il fondo ministeriale finanzia interventi di efficientamento energetico nei rifugi C, D ed E tramite l’installazione di pannelli solari, aerogeneratori, piccoli gruppi elettrogeni, piccole centraline idroelettriche, impianti foto-voltaici, gruppi elettrogeni funzionanti a gas metano biologico, con potenza elettrica non superiore a 30 kW.
Gli interventi proposti, devono essere realizzati entro 18 mesi dalla data di avvio del progetto di investimento, la quale deve essere successiva alla data di presentazione della domanda. Le spese ammissibili corrispondono ai costi di progettazione, di realizzazione, costruzione e messa in esercizio.

Risorse

Le risorse disponibili sono pari a euro 1.000.000,00. Il tetto massimo di spesa ammissibile per ciascun intervento equivale a € 80.000,00. Il contributo concedibile massimo, pari al 50% delle spese ritenute ammissibili, è concedibile nel limite di € 40.000,00 per ciascun intervento.

Modalità e tempi per la presentazione delle domande di agevolazione

Le domande possono essere presentate a mezzo raccomandata A/R a partire dal 28 gennaio 2013 fino al 27 febbraio 2013, utilizzando esclusivamente il modulo riportato nell’allegato n. 2 del decreto interministeriale 2 agosto 2012, congiuntamente a tutta la documentazione espressamente indicata all’interno dello stesso modulo di domanda.  Al fine di facilitare  i contatti tra la Div. XI e i soggetti richiedenti si invita a fornire un indirizzo email e/o un recapito telefonico. La domanda di agevolazione sottoscritta dal rappresentante legale del soggetto richiedente, deve essere inviata al seguente indirizzo:

Ministero dello Sviluppo Economico  –  Direzione Generale per l’Incentivazione delle Attività Imprenditoriali Divisione XI – Interventi di sostegno all’innovazione e nel settore del commercio Via Giorgione 2/b 00145 Roma

Si avvisa che il plico deve riportare obbligatoriamente sul frontespizio la dicitura:

“Domanda di partecipazione bando per l’efficientamento del parco dei generatori di energia elettrica prodotta nei rifugi di montagna previsto dalla legge 22 maggio 2010 n. 73 art.4 comma 1 quinquies. Non aprire”. Quale data di presentazione della domanda si considera quella del timbro postale di spedizione.

Fonte: ministero dello sviluppo economico

CONTO TERMICO:900 milioni di euro per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti

conto termico

08 gennaio 2013

Il 28 dicembre 2012 è stato varato, dal ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, di concerto col ministro dell’Ambiente Corrado Clini e delle Politiche agricole Mario Catania, e con l’intesa della Conferenza Unificata, il decreto che mette a disposizione circa 900 milioni di euro l’anno, per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici esistenti, attraverso un sistema di incentivi efficace e semplice per il cittadino e la Pubblica Amministrazione.

Il provvedimento, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 gennaio 2013, si propone il duplice obiettivo di dare impulso alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili (riscaldamento a biomassa, pompe di calore, solare termico e solar cooling) e di accelerare i progetti di riqualificazione energetica degli edifici pubblici.

Per quanto riguarda le fonti rinnovabili termiche, il nuovo sistema i promuoverà interventi di piccole dimensioni, tipicamente per usi domestici e per piccole aziende, comprese le serre, fino ad ora poco supportati da politiche di sostegno. Il cittadino e l’impresa potranno dunque più facilmente sostenere l’investimento per installare nuovi impianti rinnovabili ed efficienti grazie a un incentivo che coprirà mediamente il 40% dell’investimento e che sarà erogato in 2 anni (5 anni per gli interventi più onerosi). In questo modo, inoltre, si rafforza la leadership tecnologica della filiera nazionale in comparti con un forte potenziale di crescita internazionale.

Per quel che riguarda invece gli incentivi all’efficienza energetica per la Pubblica Amministrazione, il provvedimento aiuta a superare le restrizioni fiscali e di bilancio che non hanno finora consentito alle amministrazioni di sfruttare pienamente le potenzialità di risparmio derivanti da interventi di riqualificazione energetica degli edifici pubblici.

Il nuovo strumento di incentivazione, coerentemente con la Strategia Energetica Nazionale, contribuirà al superamento degli obiettivi energetico-ambientali fissati al 2020 dall’Unione Europea.

http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/normativa/DM_Conto_Termico_28_dic_2012.pdf

Fonte: ministero dello sviluppo economico