Minerali clandestini, stretta in Europa. Ma funzionerà?

Il Consiglio d’Europa ha adottato ufficialmente il regolamento, già approvato a marzo dal Parlamento Europeo, che rende più stringenti il monitoraggio dei cosiddetti “minerali insanguinati”, cioè le materie prime provenienti da zone di conflitto o dove avvengono gravi violazioni dei diritti umani.9542-10300

Le nuove norme diventeranno vincolanti solo dal 2021, ma intanto produttori e importatori dovranno organizzarsi per non arrivare impreparati. La normativa, adottata dal Consiglio d’Europa lo scorso 3 aprile, rende più stringenti i controlli sulle importazioni dei minerali dei conflitti o estratti nei paesi dove si verifica una grave violazione dei diritti umani e rende obbligatoria la tracciabilità dell’intera catena. Minerali come coltan, stagno, tungsteno e oro sono estratti in particolare nella regione dei Grandi Laghi in Africa e nella Repubblica Democratica del Congo (dove si stima vengano sfruttati almeno 40mila bambini). Tali minerali sono parte integrante della nostra vita in quanto componenti fondamentali di cellulari, computer, persino lavatrici. L’Unione Europea richiederà la tracciabilità per i minerali dei conflitti, quale che sia il paese di origine, senza limitarsi ad alcune regioni dell’Africa. Non mancano però le critiche. Infatti vengono stabiliti quantitativi minimi di importazioni, al di sotto dei quali non vige l’obbligo di tracciabilità. In questo modo i piccoli importatori potranno continuare a non rendere conto delle provenienza dei minerali. Inoltre, il vincolo non riguarda tutti quegli elementi che vengono oggi considerati minerali dei conflitti. Ad esempio restano fuori dall’accordo smeraldi e carbone provenienti dalla Colombia, o rame, giada e rubini estratti a Myanmar. Ma mentre l’Unione Europa intraprende questa strada, negli Stati Uniti sembra invece che ci potranno essere passi indietro. Infatti, con l’annunciata riforma di Wall Street del presidente Trump, potrebbero essere cancellati tutti i controlli sui minerali dei conflitti. Nello specifico, si tratta della cancellazione del Dodd-Frank Act, la legge voluta nel 2010 da Obama che, tra le altre cose, obbliga anche le compagnie statunitensi a tracciare meticolosamente quei minerali rari che stanno alla base di molti conflitti nell’Africa centrale. L’articolo specifico del Dodd-Frank Act era comunque, di fatto, rimasto quasi lettera morta. Un rapporto congiunto di Amnesty International e Global Witness rivelava nel 2015 che quasi l’80% delle società Usa che fanno uso di minerali come coltan, tungsteno, diamanti, oro non è in grado di determinare se i prodotti che vendono contengono minerali provenienti da zone di conflitto in Africa centrale. A condurre una grande campagna di sensibilizzazione contro l’utilizzo dei minerali “insanguinati” è stata l’associazione “Chiama l’Africa”, il cui presidente Eugenio Melandri sta anche allestendo in Italia una mostra itinerante fotografica dal titolo “Minerali clandestini”, ideata e realizzata da Mario Ghiretti, in collaborazione con Solidarietà-Muungano onlus, Rete Pace per il Congo, Maendeleo Italia, Fondazione Nigrizia, Cipsi, Emmaus Italia, Missione Oggi, con il contributo poetico di Erri De Luca. Possono fare richiesta della mostra scuole, associazioni, enti locali, organizzazioni no profit e anche comuni cittadini, in modo che venga allestita nelle varie città.

Chi è interessato a noleggiare la mostra, può scrivere a chiamafrica@gmail.com oppure chiamare al 0521.314263

Fonte: ilcambiamento.it

Diavoli della Tasmania a rischio estinzione: gli ambientalisti australiani scendono in campo

La costruzione di dieci miniere nella regione di Tarkine, l’unica immune dal tumore facciale che ha decimato gli animali, potrebbe mettere a repentaglio la sopravvivenza della specie92487740-586x373

Gli ambientalisti australiani sono sul piede di guerra e hanno recentemente depositato una seconda azione legale contro la proposta di accelerare la costruzione di una nuova miniera aRiley Creek. La località si trova nella regione di Tarkine, nella Tasmania nord-occidentale, in un territorio dove nei prossimi cinque anni dovrebbero nascere ben dieci miniere e, secondo i movimenti che contestano la costruzione della nuova miniera, il processo di approvazione è stato “falsificato” dal governo locale per favorirne l’apertura. La tensione è forte: se da una parte ci sono le proteste degli ambientalisti, dall’altra proliferano i raduni che pro-miniere che vedono nei siti estrattivi una soluzione contro la crisi economica, anche perché la Tasmania è la regione con il più alto tasso di disoccupazione di tutta l’Australia. Il Tarkine è l’ultima zona nella quale non si è ancora diffuso il tumore facciale che ha ucciso più dell’80% della popolazione mondiale del diavolo della Tasmania: secondo gli ecologisti la costruzione delle miniere e l’attività estrattiva potrebbero avere un impatto devastante su questi animali, mettendone a rischio la sopravvivenza. L’Autorità di Protezione Ambientale della Tasmania abbia detto che il progetto di Riley Creek è

in grado di essere gestito in maniera ecologicamente accettabile, a condizione che le autorizzazioni ambientali imposte vengano accettate.

Il che include anche l’impatto che la costruzione e le attività della miniera avranno sui diavoli della Tasmania. Tre delle dieci miniere saranno in un’area di 15 chilometri ed è dunque opportuno che le valutazioni di impatto vengano fatte in maniera cumulativa. Il Tarkine – in cui ha sede la seconda foresta pluviale temperata più grande del mondo – rischia di diventare il prossimo campo di battaglia fra due fazioni fortemente polarizzate, pro o contro l’attività estrattiva. Non è una novità. Proprio in Tasmania è nato il primo partito politico verde del mondo, la tradizione di difesa del patrimonio naturale fa parte del Dna del territorio. I diavoli della Tasmania, insomma, sono in ottime mani.

Fonte:  The Guardian

 

INQUINAMENTO DA MERCURIO: anche le lampadine a basso consumo!!!

Inquinamento da mercurio: in arrivo la convenzione internazionale di Minamata.

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Sono 147 le Nazioni che hanno approvato a Ginevra il primo trattato internazionale vincolante sulla riduzione dell’uso e delle emissioni di mercurio. Lo annuncia il Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, dopo lunghi negoziati in Svizzera. Il trattato sarà firmato a ottobre prossimo alla conferenza di Minamata, (in Giappone). Toccherà poi agli Stati ratificare entro tre anni il trattato per farlo entrare pienamente in vigore. La convenzione porterà così il nome di Minamata, città in cui negli anni ’50 del secolo scorso gli abitanti furono avvelenati da inquinamento da mercurio causato da un’industria chimica locale.

Il nuovo accordo ONU mira a ridurre la produzione e l’utilizzo del mercurio, soprattutto nella fabbricazione di prodotti e nei processi industriali. Disciplina la questione dello stoccaggio e del trattamento dei rifiuti contenenti mercurio. Punta anche ad aumentare i controlli sulle emissioni e a limitare l’uso di mercurio in un numero elevato di prodotti, dal bando globale dei termometri (in Italia già in vigore), alle amalgama dentali usate per le otturazioni, alluso nelle lampadine a basso consumo. Entreranno poi in vigore rigidi controlli nelle miniere, cementifici ed anche nelle centrali termoelettriche a carbone. Insomma, la Convenzione stabilisce limiti concreti alle emissioni di mercurio.

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“Trovare un accordo su obiettivi globali non è semplice, – ha commentato il direttore esecutivo del Programma ONU  Achim Steiner- ma nessuna delegazione voleva lasciare Ginevra senza una bozza di trattato”. Definendo la convenzione come “fondamenta per una risposta globale”, Steiner ha detto di sperare che venga “applicata il più presto possibile”. C’è, tuttavia, chi è scontento delle misure concordate dalle nazioni. Joe DiGangi, scienziato consigliere del gruppo Ipen, ritiene che l’accordo rappresenti “un primo passo” ma non sia non abbastanza per ridurre le emissioni globali. Tra le carenze del documento ha citato l’assenza della richiesta che ogni Paese dichiari come ridurrà le emissioni di mercurio. Infatti, alcuni paesi sviluppati hanno espresso la loro opposizione alla Convenzione col fine di limitare il proprio contributo finanziario per l’implementazione di progetti volti all’eliminazione delle emissioni di mercurio. Anche diversi paesi emergenti hanno reso note le loro opposizioni al progetto: in questi Paesi è alquanto elevato infatti il numero di centrali a carbone, che emettono una ingente quantità di mercurio. Ostilità anche da parte della lobby delle miniere d’oro, che negli ultimi anni hanno visto crescere il giro di affari e, di conseguenza, le emissioni. Secondo uno studio dell’UNEP del 2012 il settore estrattivo aureo rappresenta il 35% totale delle emissioni di mercurio.

Il mercurio è un metallo pesante, estremamente tossico per gli esseri umani. Si accumula nell’organismo e può provocare danni al sistema nervoso, a quello immunitario e, in particolare, a quello riproduttivo. Essendo molto volatile si trasmette attraverso l’atmosfera. È così che ogni anno 200 tonnellate di mercurio giungono nell’Artico e contaminano i pesci di cui si nutrono gli esseri umani. Il mercurio trova principale impiego nella preparazione di prodotti chimici industriali e in campo elettrico ed elettronico. Viene usato nei termometri, barometri, sfigmomanometri, coulombometri, pompe a diffusione e molti altri strumenti da laboratorio, scelto perché liquido, opaco e di alta densità. Tra i suoi impieghi in campo elettrico ed elettronico rientrano la realizzazione di interruttori, elettrodi, pile. In campo medico, l’amalgama di mercurio con altri metalli è usato per realizzare le otturazioni dentali. Nelle “celle a mercurio” viene utilizzato un elettrodo di mercurio liquido per condurre l’elettrolisi del cloruro di sodio in acqua, per produrre cloro gassoso e idrossido di sodio. Il mercurio è stato usato anche come liquido di raffreddamento in alcuni tipi di centrale elettronucleare e per realizzare telescopi a specchio liquido. Ha trovato impiego anche nella purificazione dei minerali di oro e argento, attraverso la formazione di amalgama. Questo utilizzo, altamente inquinante e nocivo per l’ambiente e i minatori, è ancora diffuso nelle miniere d’oro del bacino del Rio delle Amazzoni, in Brasile. I vapori di mercurio sono usati in alcuni tipi di lampade a fluorescenza. Grazie alla elevata tensione superficiale è un liquido che non penetra nelle porosità aperte dei comuni materiali da costruzione. Questo permette di misurare la distribuzione della porosità aperta dei materiali mediante porosimetria ad intrusione di mercurio. Ancora più vasti sono gli utilizzi dei composti chimici del mercurio: catalizzatori, coloranti, insetticidi. Molti degli usi comuni in passato, compresi erbicidi e farmaci, sono stati abbandonati per la tossicità del mercurio.

Fonte: QuotidianoLegale