“Risparmiare risorse è il nuovo umanesimo”: PeR, il Parco dell’Energia Rinnovabile

Mini pale eoliche, pannelli fotovoltaici e per il solare-termico di vario tipo immerso in prati, colline e campi agricoli. In Umbria, precisamente a Frazione Frattuccia, sorge il PeR, Parco dell’Energia Rinnovabile. Si tratta di “un centro scientifico, divulgativo e ricreativo in prima linea nella ricerca e nella sperimentazione di tecnologie, processi e azioni virtuose che migliorino la vita dell’uomo e riducono l’impatto delle attività della società civile sul pianeta”.

Al PeR si offre anche accoglienza, formazione e didattica per piccoli e grandi, relax e cultura.

Tutto è iniziato nel 1999 quando è stato acquistato il rudere ed è iniziata la ricostruzione. A dar vita al centro è stato Alessandro Ronca (per saperne di più leggi il box a destra), presidente e Socio fondatore del PeR, che dopo anni di esperienza in paesi dalle difficili situazioni ambientali, in particolare in Africa, ha dedicato la sua preparazione sulle nuove tecnologie energetiche per ideare il Parco dell’Energia Rinnovabile con lo scopo di promuovere e perseguire uno stile di vita sostenibile.  Il PeR sorge volontariamente in un luogo privo di acqua potabile, di pozzi, o di fonti. “Volevamo dimostrare – spiega Alessandro Ronca – che si poteva essere autosufficienti anche in condizioni ‘difficili’. Se ci riescono in Africa, possibile che non ci si riesca in Umbria? Abbiamo così realizzato un complesso sistema di recupero e depurazione delle acque piovane unito ad una riduzione drastica dei consumi per l’intera struttura”. Efficienza energetica, distribuzione integrata dell’energia, autonomia energetica condivisa ed un uso ottimale dell’acqua sono dunque i principi  fondamentali che regolano il PeR. Questa, tuttavia, è una delle molte possibili idee di sistema ecologico. “Ogni luogo, ogni clima, ogni progettista, ogni contesto paesaggistico, ogni destinazione d’uso, la presenza o meno in loco di pietre e legno a chilometri zero, ogni diverso decennio di storia delle tecnologie dolci, ha le proprie priorità. Ne deriva una sorta di ‘stile’ dell’efficienza energetica. Ecco, voi siete benvenuti nel nostro stile, vi spiegheremo tutto ma senza la presunzione di insegnare niente, solo di testimoniare. L’unica asserzione assoluta che sentirete da noi, dunque, è questa: non imitate nessuno e traete ispirazione da tutti, cercate anche voi il vostro stile”.

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I fondatori stessi del PeR, portando avanti il loro progetto, hanno nel tempo modificato le loro convinzioni in merito alla sostenibilità. “Quando abbiamo iniziato – racconta Alessandro Ronca – ho cercato di usare più tecnologia possibile. Liberarsi dai condizionamenti, infatti, è uno dei passi più difficili da compiere. Via via mi sono reso conto che le tecnologie ‘più semplici’ sono spesso le più sensate”.  In quest’ottica, tutto al PeR comincia dalla più antica delle tecnologie umane per produrre calorie: l’agricoltura. Quella del Parco dell’Energia Rinnovabile è un’agricoltura “moderna”, nel senso vero della parola: abolizione dei fertilizzanti artificiali e degli antiparassitari chimici, lotta integrata, compostaggio, associazione, rotazione, dissuasori fotovoltaici per tener lontani i cinghiali, grandi cisterne per l’acqua piovana. “L’agricoltura del futuro non è quella della chimica e delle serre di plastica, quello è un retaggio novecentesco che non ha mantenuto la sua promessa di togliere il mondo dalla fame, anzi ha aumentato le differenze tra ricchi e poveri, provocato l’ inurbamento di metà della popolazione mondiale, impoverito i terreni, generato la selezione di nuovi parassiti famelici”.8436810019_50db196470_h

In linea con questo principio, il PeR è divenuto anche un presidio Slow Food della “fava cottora”, un legume che necessita di pochissima acqua per vivere e contiene “straordinarie qualità nutritive”.  Ogni attività al PeR, riflette dunque la filosofia del centro: “Vogliamo essere felici e rendere felici. Risparmiare risorse non è un sacrificio, è il nuovo edonismo, è il nuovo umanesimo. È lo spreco che comporta, a lungo termine, infelicità, sacrifici e lutti”.

 

Il sito del PeR 

Fonte:  italiachecambia.org/

Storie del vento: turbine open source, eolico di comunità… e di monastero!

Dall’Africa, all’America Latina all’Europa, il mini eolico rappresenta un’opportunità per le piccole comunità locali

Oggi è la giornata globale del vento; questa giovane ricorrenza è nata del 2007 sull’onda della crescita globale dell’energia eolica, decuplicata negli ultimi dieci anni. Con la colonna sonora piuttosto appropriata di Wind of change (video qui sopra), vogliamo oggi ripercorre alcune storie del vento, cioè di come l’energia eolica, anche se di media o piccola scala,  ha cambiato la vita di persone e comunità.

Turbine open source in Africa e America Latina

Piet Chevalier è un ingegnere olandese che ha fondato I love windpower, un’associazione che promuove lo sviluppo dell’eolico di piccola scala con progetti che si inseriscono nelle economie locali di paesi in via di sviluppo, sia in Africa (Mali, Tanzania, Malawi) che in America Latina (Messico, Brasile). Sfruttando un progetto di turbina open source sviluppato dall’ingegnere gallese Hugh Piggott, Chevalier sta insegnando a giovani africani e americani come progettare, costruire e installare micro turbine eoliche. Si tratta di impianti di potenza minima, pochi kilowatt di picco, che sono però perfettamente adatti alle disponibilità tecnico-finanziarie e alle esigenze di molti piccoli centri rurali.

Eolico di comunità in Polonia

L’eolico di comunità non è solo esclusiva della Germania. A Kobylnica, un piccolo centro nella vicina Polonia, sono state installate 18 turbine con una produzione annua di quasi 100 GWh; gli agricoltori dicono di aver vinto la lotteria, perché ricevono un significativo affitto dai produttori, ma tutti i cittadini ne beneficiano perché le tasse pagate dalle turbine rappresentano oltre il 10% del bilancio comunale.

Pale eoliche nel monastero ortodosso

Romania, Monastero di San Cassiano (delta del Danubio). Per risolvere il problema del rifornimento energetico, una decina di anni fa i monaci ortodossi hanno costruito una mini turbina eolica utilizzando l’alternatore di un autocarro.  L’impianto permette di alimentare frigorifero, lavatrice, ompa di calore, luci e un laptop, oltre a pompare l’acqua dal pozzo. Altri dieci monasteri hanno seguito l’esempio di San Cassiano e si producono l’energia da sè.

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Fonte: ecoblog.it