Artigianato: il progetto di due giovani per restare in Sicilia

Giampiero e Filippo sono due giovani artigiani siciliani che da anni lavorano il legno e la pietra in modo naturale. La loro idea è quella di mescolare ora i due elementi per dar vita a creazioni naturali e innovative. Un progetto di artigianato che potrebbe aiutarli a realizzare un grande sogno: restare a vivere e lavorare in Sicilia. Quello di Giampiero e Filippo è un po’ un sogno, un po’ già una realtà: creare oggetti di arredamento e mobilio domestico (ma non solo) mescolando il legno e la pietra del proprio territorio. Artigiani di professione, siciliani della provincia di Messina, i due sono colleghi da molto tempo, liberi professionisti che da anni hanno a che fare con lavorazioni di questo tipo. Hanno ereditato il mestiere dai loro genitori e ci tengono a continuare su questa strada, perché hanno un’arte nelle mani. Allo stesso tempo, però, da qualche tempo hanno un’idea che già in parte concreta: “Ci è venuto in mente di fare qualcosa assieme, abbinando i due elementi: io lavoro il legno, lui la pietra e così abbiamo fatto insieme il primo mobiletto”, racconta Giampiero Raffaele, quando spiega degli inizi di questo progetto. Un progetto che è estremamente collegato al loro territorio, la Sicilia, e in particolare il comune di Patti e le zone limitrofe, dove la materia prima non manca ed è la fonte cui Giampiero e Filippo attingono: “Vogliamo lavorare il legno di castagno, di cui c’è una grossa produzione nelle nostre zone e nel farlo vogliamo farlo in modo completamente naturale, lasciando che il rimboscamento avvenga in modo spontaneo, senza forzare nulla”, spiega Giampiero che da anni lavora con questa materia.

Alcune creazioni di Giampiero e Filippo

Dall’altra parte, poi, c’è la pietra arenaria, di cui “la nostra città è piena: tutti i nostri artigiani lavorano con questo materiale”. Si tratta quindi di un progetto completamente a chilometro zero, che non inquina e che valorizza le risorse del territorio a scopo domestico ma anche creativo. “Noi per ora ci occupiamo di mobilio domestico, ma ciò non esclude che se trovassimo altri collaboratori – magari designer interessati al nostro progetto – potremmo sbizzarrirci ed essere creativi, dando vita a veri e propri oggetti di arredamento”. Inoltre, il materiale viene lavorato nel modo più naturale possibile. Vernice a cera d’api quasi sempre, qualche volta – se necessario – la vernice all’acqua, che ha qualcosa di chimico ma che ormai sul mercato si trova in versioni quasi naturali. L’altro motivo per cui questo progetto è legato al territorio è perché è un modo per entrambi per rimanere a lavorare e vivere nella propria terra: “Non vogliamo perdere il nostro lavoro, che abbiamo ereditato dai nostri padri, né tanto meno allontanarci dalla nostra terra; io ho ricevuto tante proposte di lavoro al Nord Italia, ma perché me ne devo andare?”. Giampiero, infatti, vive nel paese di Ficarra, piccolo comune vicino Patti e in provincia di Messina, che lui ama molto, dove le bellezze sono tante: “Qui abbiamo il mare, la montagna e persino la neve”.

“L’idea è nata anche perché ci siamo resi conto che quasi nessun artigiano ha mai proposto qualcosa del genere, è un prodotto di nicchia”, spiega Giampiero, parlando dei prototipi che hanno realizzato e dei mobili, delle specchiere, addirittura dei pomelli delle porte che possono essere fatti mescolando i due materiali. Il problema, fino ad ora, è sempre lo stesso: trovare qualcuno che aiuti, che dia una spinta a questo progetto, sostenendolo o magari collaborandolo. Perché, Giampiero ci tiene a specificarlo: “Noi vogliamo portare avanti questo progetto, ma allo stesso tempo abbiamo bisogno di certezze, di qualcuno che ci aiuti e allo stesso tempo ci promuova: abbiamo il mestiere in mano, ci serve solo una forza che ci aiuti nella promozione dei nostri prodotti”. Portare avanti un progetto di questo tipo – mentre si lavora per mantenersi – non è facile, soprattutto quando nel territorio di riferimento non ci sono potenziali investitori. Ma il sogno di Giampiero e Filippo rimane ben fermo: lavorare con la terra per il territorio, per valorizzarlo e viverlo. E magari farlo conoscere a chi di questo ancora non sa.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/02/artigianato-progetto-due-giovani-restare-in-sicilia/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Pianissimo e la Libreria Colapesce di Filippo Nicosia: leggere è contagioso

I libri fanno parte della vita di tutti i noi. A volte come grandi protagonisti, altre come insostituibili spalle, ci aiutano e ci spronano a crescere, a imparare, a ricordare, a svagarci, a commuoverci e ad appassionarci. Partendo da questa idea, un ragazzo siciliano di trent’anni ha voluto creare un luogo che non si limitasse a rispettare gli spazi convenzionali di una libreria o di una biblioteca, ma che potesse costituire un ambiente informale in cui l’ospite abbia la possibilità di socializzare, studiare, leggere, bere e mangiare allo stesso tempo. Insomma, di vivere.

«Tutto nasce dalla mia esperienza lavorativa nell’editoria: facevo ufficio stampa e mi occupavo di scrittori e di scrittura come editor, ma a un certo punto ho avuto una crisi di vocazione. In più, negli ultimi tre/quattro anni la crisi del libro si è acuita tantissimo e io soffrivo molto il clima depresso del settore». Comincia così la storia di Filippo Nicosia, giovane messinese ideatore della libreria indipendente, wine bar e caffetteria Colapesce e, in precedenza, della fortunatissima esperienza di Pianissimo, la libreria itinerante.

«Volevo creare qualcosa che si potesse fare con poco, non sopportavo il fatto che non ci fossero soluzioni per arrestare una recessione che sembrava inesorabile. Così ho comprato un furgone d’epoca a Roma per un migliaio di euro, l’ho caricato di libri di case editrici indipendenti che mi hanno dato fiducia – per cui l’investimento è stato piuttosto basso, circa 400 euro – e ho immaginato un viaggio».

Era l’aprile del 2013 quando Filippo ha cominciato a sviluppare la sua idea: ha fatto scorta di libri – 6/700 volumi in tutto, circa 300 titoli di 30 case editrici indipendenti italiane –, ha allestito il vecchio Fiat 900 del ’76 con scaffali e scansie, ha scritto e pubblicato il manifesto di Pianissimo e a giugno è partito. «Ho iniziato dalla Sicilia perché è la mia terra, ma è anche una delle regioni in cui si legge meno in Italia. Ho cercato di privilegiare i piccoli paesi privi di librerie, con mercati completamente inesplorati. Ero certo che il passaggio di una libreria itinerante potesse risultare significativo, un momento aggregante, e infatti, quando si è sparsa la voce, tante associazioni, insegnanti, assessori alla cultura hanno cominciato a richiedere la presenza di Pienissimo. Così, insieme, siamo riusciti a fare la libreria». Filippo, insieme ai suoi tre colleghi che lo hanno accompagnato nel primo viaggio, arrivava e occupava la piazza cittadina, il luogo di socializzazione per antonomasia. Per primo, cominciava a leggere ad alta voce e poi passava libri e parola agli spettatori. «L’idea di Pianissimo si basa sul contagio, io ho solo dato il “la” portando libri significativi per me. La lettura è azione, entusiasmo, possibilità di incontro fra le persone».pianissimo-2-1024x683

L’iniziativa ha avuto un enorme successo: Pianissimo ha venduto più di 700 libri in 24 giorni, per un incasso complessivo di 2700 euro. Successivamente, il tour è stato replicato sempre in Sicilia, poi a Milano in occasione della fiera “Fa la cosa giusta”, in Puglia e, infine, nuovamente in Sicilia, ottenendo un riscontro davvero rilevante anche sui mass media. E, in parte, è stato anche questo aspetto che ne ha segnato la conclusione. «Pianissimo – ha scritto il suo ideatore – è diventato una storia da raccontare e non più un’iniziativa, strampalata ma autentica, per vendere libri». In più, è subentrata la voglia – o meglio, la necessità – da parte di Filippo di costruire un’attività che fosse stabile e autosufficiente anche dal punto di vista economico. E così è nata la libreria Colapesce. «Dopo questo incredibile viaggio non sono riuscito a tornare alla vita normale e sono rimasto in Sicilia. Qui ho creato un luogo sempre strettamente connesso alla lettura, ma diverso e innovativo rispetto al solito. Uno spazio che fosse vivibile 18 ore al giorno per chiunque». Colapesce infatti non è solo un posto dove acquistare libri: i frequentatori possono prenderli e rimetterli a posto, ma anche non considerarli affatto. Si può studiare, mangiare una fetta di torta, incontrare amici, sorseggiare un bicchiere di vino, leggere un giornale o navigare su internet. «Se si vive per i libri si corre il rischio di isolarsi dal mondo», osserva il nostro libraio. «Io credo invece che essi siano sempre accanto a noi, li possiamo aprire in qualsiasi momento, anche mentre facciamo conversazione con qualcun altro. Non si devono istigare le persone a leggere, perché sennò si ottiene l’effetto contrario. Bisogna invece sfidarle. Qui i libri ci sono, non succede niente se non li prendi, anche se non compri nulla sei il benvenuto».10310091_668043916599870_8192928134917937796_n

Filippo si dimostra quindi aperto ai nuovi scenari e al tempo stesso realistico nei confronti di una situazione di mercato sotto gli occhi di tutti: «Non credo nel mantra del progresso che spazzerà via i libri. Penso che essi resisteranno, semplicemente se ne venderanno un po’ meno. Ma non faccio alcuna battaglia di retroguardia: a me piace l’atteggiamento della lettura, anche se il supporto è virtuale e non cartaceo. Senza il web la mia iniziativa non sarebbe stata quella che è stata. Capisco bene che c’è una strada fatta di asfalto e ce n’è un’altra fatta di pixel e di bit. Le trovo dignitose entrambe, perché cambiare significa anche smettere di pensare in una logica oppositiva e fare coesistere modalità differenti». E proprio questa, secondo Filippo, è l’essenza dell’Italia che cambia: «Non dobbiamo necessariamente seguire un percorso lineare. Per me l’accezione più alta delle parola cambiamento è “svettorializzare”, cioè fare in modo che ognuno vada nella direzione che gli sembra più appropriata. Non c’è un posto verso il quale ci stiamo dirigendo ineluttabilmente, dobbiamo solo scegliere di vivere nel modo migliore cercando di fare le cose che amiamo, ciascuno in maniera diversa».

Visualizza la Libreria Colapesce nella Mappa dell’Italia che Cambia!

fonte: italiachecambia.org

Mezzi pesanti in città: possono circolare?

Ha fatto scalpore il caso del Sindaco di Messina, che davanti al mancato rispetto della nuova ordinanza che vieta ai mezzi pesanti l’ingresso in città fra le 7 e le 21 sulle strade principali, ha deciso di intervenire personalmente, bloccando gli autotrasportatori di persona. E nelle altre città come funziona?

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Messina tir superiori alle 7,5 tonnellate possono percorrere le strade principali della città, ma solo prima delle 7 o dopo le 21, come stabilisce l’ordinanza. Una limitazione entrata in vigore a luglio 2014, per volontà del Sindaco Renato Accorinti, che da anni lavorava per questa battaglia: “Ho atteso questo momento per venti anni. Ho portato avanti nella mia vita interventi ed iniziative per contrastare il transito dei mezzi pesanti lungo le arterie cittadine, ed oggi, che sono sindaco di Messina, avverto ancora di più il senso di responsabilità e la necessità di fare tutto ciò che sia possibile per evitare altre vittime. In caso di ricorso al Tar potrei anche perdere, ma non lo farò mai davanti ai cittadini. Questa ordinanza, che entrerà in vigore da lunedì 21, rappresenta il primo grande passo per liberare la città dal transito dei tir”. (Qui l’intervento completo). La novità è stata però ignorata ripetutamente dagli autotrasportatori, che percorrevano le strade interdette senza curarsi del provvedimento. Davanti alle continue infrazioni, il Sindaco ha deciso di prendere in mano la situazione e bloccare di persona il passaggio dei tir, ordinanza alla mano. (Guarda il video). Ma nelle altre città come funziona? Secondo l’Art.7 del Codice della Strada, (Decreto legisl. 30 aprile 1992 n. 285 e successive modificazioni), i Comuni possono limitare la circolazione di tutte o di alcune categorie di veicoli “per accertate e motivate esigenze di prevenzione degli inquinamenti e di tutela del patrimonio artistico, ambientale e naturale”, e le modalità con cui applicare la restrizione variano ovviamente da un comune all’altro. Oltre a questo, esiste un calendario annuale di date in cui vige il divieto di circolazione dei tir su tutto il territorio nazionale, da cui sono esentate alcune particolari categorie di trasporto (clicca qui per approfondimenti).  La maggior parte dei comuni ha optato per vietare la circolazione dei tir nei centri storici (banalmente, anche perché in molti casi non ci sarebbe comunque modo di farli passare, specie nelle cittadine medievali) e alcune città hanno deciso di estenderla anche alle strade più frequentate, deviando i tir su percorsi secondari. (Si veda l’esempio di Parma o Caserta ).
Tuttavia, soprattutto nelle città più industrializzate, ai mezzi pesanti viene comunque concesso l’ingresso nelle aree centrali, ma dietro pagamento. E’ il caso di Torino, dove i mezzi pesanti possono richiedere diversi tipi di permesso per accedere alla ZTL, da quello temporaneo giornaliero fino all’abbonamento annuale (informazioni più dettagliate qui), e di Milano, dove pagano un ticket di 5 euro per entrare in città e 10 per entrare nella cerchia dei Bastoni e, superati i 15q di massa del veicolo, 1 euro addizionale di “charge” ogni quintale di peso in più del veicolo.

Fonte: ecodallecittà.it

Il sindaco Renato Accorinti: “cambiamo Messina dal basso!”

Se provate a cercare su Internet una foto del sindaco di Messina, i risultati riporteranno le immagini di un uomo sempre in lotta per qualcosa: pace, free Tibet, no ponte, acqua pubblica. Secondo una recente statistica dell’istituto Piepoli, Renato Accorinti è uno dei sindaci del cambiamento più amati dai cittadini. Eletto alle amministrative del Giugno 2013, lo slogan della sua campagna elettorale è stato “Cambiamo Messina dal basso”, perché è dal basso che nasce la sua esperienza e il suo lungo cammino per il cambiamento.

Renato Accorinti è sempre stato un attivista convinto (e continua ad esserlo), battendosi per i diritti civili, per l’ambiente, per il pacifismo e per l’impegno contro la mafia. Per anni gli è stata proposta la candidatura ma ha sempre rifiutato. “Il potere per il potere non mi interessa”, spiega il sindaco, “quando mi sollecitavano a candidarmi sentivo che non si trattava di una proposta condivisa, ma della richiesta di un gruppo di persone più influenti di altre che decidono sulla maggioranza”. Quando ha avuto la percezione che l’esigenza veniva dal basso allora ha accettato.bandiera_pace

Renato Accorinti fa il sindaco “H25”, come ama dire, e descrive il suo impegno per Messina come quello di una madre nei confronti del figlio. Una dedizione e un’attenzione costanti e totalizzanti: il suo lavoro inizia alle 8 di mattina e termina a mezzanotte, ma non riesce a parlare di sacrificio perché la soddisfazione di fare qualcosa per il bene comune è superiore a tutto il resto. “Il mio obiettivo è quello di trasformare questa città da condominio a comunità, perché è importante sentire vicino a sé stessi ogni angolo di mondo”. Riconoscere che ogni cosa intorno a noi è un bene comune e capire l’importanza di ogni essere vivente che ci circonda diventano sensibilità fondamentali nel percorso di responsabilizzazione individuale che serve per mettere cura e attenzione in ogni gesto che rivolgiamo al mondo circostante. “Non voglio essere superficiale e dire che il fattore economico non conta perché so che non è così, ma penso che i tre fattori indispensabili per il cambiamento siano l’affetto, l’educazione e la cultura” argomenta il primo cittadino “se si applicano questi tre fattori si può cambiare qualunque cosa e in qualunque parte del mondo”. Da questa consapevolezza nasce la grande attenzione di Renato Accorinti per la scuola, dove ha lavorato per 39 anni come insegnante prima di diventare sindaco. Racconta dell’affetto che nutriva per i suoi alunni e della stima di cui godeva, ma soprattutto sottolinea l’importanza che ha sempre rivolto come educatore alla formazione dello spirito critico degli allievi. “Preferivo che mi contraddicessero con argomentazioni intelligenti piuttosto che mi venissero dietro come pecore: Renato non salva nessuno”, aggiunge, “solo insieme cambiamo e serve l’impegno di tutti.” La giunta Accorinti, insomma, tiene il disegno del mosaico ma ogni cittadino mette il proprio tassello e deve sentirsi responsabile dell’eventuale vuoto che può creare nella composizione.renat_accorinti

“Se è stata possibile la mia vittoria qui a Messina, vuol dire che il cambiamento può arrivare dovunque”, ironizza il primo cittadino facendo riferimento ai tanti problemi presenti nel tessuto sociale della città. Quando Accorinti si è insediato come sindaco circolavano soltanto 12 autobus in tutta Messina. Gli abitanti non erano più abituati a veder girare i mezzi pubblici per le strade ma in tre mesi la giunta è riuscita a metterne in circolazione 52, senza acquistare nuove vetture ma semplicemente riparando quelle che erano inspiegabilmente bloccate in officina da anni. “Quando i messinesi vedevano passare tanti autobus applaudivano per l’emozione!”.1526331_10202750092127911_2061657973_n

Lo Stretto di Messina

Nella gestione dei rifiuti l’ambizione è di raggiungere il traguardo dei “rifiuti zero”: in pratica l’amministrazione Accorinti sta cercando di smantellare e ricostruire tutto il settore per portare Messina da uno degli ultimi posti nella classifica delle città italiane, a livelli di raccolta differenziata virtuosi ed efficienti. Un importante ruolo per rivoluzionare il settore è stato affidato circa 10 giorni fa ad Alessio Ciacci, nominato dall’amministrazione Accorinti nuovo commissarrio liquidatore di Messinambiente, la società mista che per vent’anni ha gestito il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti e ormai al collasso. Dal 2007 al 2013 Alessio Ciacci è stato Assessore all’ambiente del Comune di Capannori, il primo comune in Italia ad aver aderito alla strategia internazionale “Rifiuti Zero”. A Ciacci, vincitore del premio “Personaggio Ambiente 2012”, è ora affidato il compito di traghettare Messinambienteverso la fase due. Il neo liquidatore sarà affiancato da uno staff di esperti, tra cui Raphael Rossi, professionista che da molti anni lavora in diverse città per la corretta gestione dei rifiuti e per l’etica nella pubblica amministrazione. Il percorso per “cambiare Messina” è senza dubbio impegnativo ma la giunta è ottimista e sta lavorando in questo senso. D’altronde, Accorinti ha allenato per tanto tempo i maratoneti e per questo è riuscito a capire il valore della pazienza: “il percorso è lungo”, conclude, “ma per arrivare al cambiamento bisogna lavorare costantemente e io continuerò a farlo sempre anche dopo la scadenza del mio mandato”.

Elena Risi

Fonte: italiachecambia.org

Municipio dei Beni Comuni, il sindaco di Messina scrive al sindaco di Pisa

Il sindaco di Messina Renato Accorinti scrive una lettera al sindaco di Pisa Marco Filippeschi in merito all’esperienza di liberazione di spazi comuni denominata “Municipio dei Beni Comuni”, ora conclusasi per la decisione del Tribunale di Pisa che ha predisposto il sequestro dell’ex-colorificio toscano.ex_colorificio_pisa

Egregio Sig. Sindaco di Pisa, spero di avere presto l’occasione, in un periodo così difficile per il nostro Paese, di venire in Toscana per incontrarla e conoscerla personalmente: da tempo le nostre due città sono unite da un prezioso vincolo umano, offerto dalla folta comunità di messinesi – studenti, lavoratori, intellettuali – che ha abitato e abita tutt’ora tra i bei lungarni della città da lei amministrata

Mai come oggi credo sia davvero necessario che gli amministratori degli Enti locali interloquiscano e discutano, anche al di là degli steccati politici, dei problemi che la crisi economica sta creando ai nostri Comuni, così come delle risorse di democrazia e di impegno che è possibile attivare per creare nuovi circuiti di partecipazione. Ed è con questo spirito di profondo servizio verso una idea di democrazia davvero condivisa e verso una idea di giustizia sociale che con sempre più difficoltà riusciamo a vedere realizzata nelle nostre città, che ho abbracciato da qualche mese la difficilissima “professione” di sindaco di Messina. L’occasione di scriverle mi è data, purtroppo, dalla cattiva notizia ricevuta in queste ore, con la sentenza del Tribunale di Pisa con cui si predispone il sequestro immediatamente esecutivo del cosiddetto “ex-Colorificio” e la conclusione impietosa di quella straordinaria esperienza dei “beni comuni” denominata appunto“Municipio dei Beni Comuni di Pisa”. Seguo da tempo, e con grande interesse, le esperienze di pratica dei “beni comuni” che sono sorte negli ultimi tempi in Italia e nella Sua città in modo particolare: a mio avviso, e so di condividere in questo l’opinione di illustri giuristi quali Ugo Mattei, Paolo Maddalena e Stefano Rodotà, così come di un intellettuale di primo piano quale Salvatore Settis, e, più di recente, dello stesso Consiglio d’Europa, la capacità di gestione e di innovazione sociale, politica, ma anche economica, prodotta dal “Teatro Rossi Aperto” e, appunto, dal “Municipio dei Beni Comuni” costituisce un faro luminoso nel difficile percorso di creazione di una “terza via” tra privato e pubblico, così necessaria oggi alla società italiana e alle nostre città.no_sgombero_ex_colorificio

Da Pisa a Messina, da Roma a Napoli, a Venezia, interi spazi abbandonati da Enti Pubblici o da privati senza scrupoli sono stati recuperati e aperti nuovamente alle nostre comunità urbane dalla libera iniziativa e da settori di cittadinanza attiva: creando centri di aggregazione e di socialità laddove vigeva la sporcizia e l’indifferenza, i cittadini hanno riscoperto modi nuovi di stare insieme e di riscoprire il gusto di una democrazia non semplicemente formale, ma davvero concreta, partecipata. Conosco fin troppo bene le difficoltà che una Amministrazione pubblica ha oggi di fronte alle sperimentazioni di nuove pratiche di diritto, in special modo di quelle che toccano l’inviolabilità delle proprietà. È però anche vero che la nostra Costituzione dà a noi amministratori non soltanto un compito di semplice gestione contabile dell’esistente, ma di vera e propria direzione politica: e i“beni comuni” costituiscono oggi, da questo punto di vista, un terreno inaggirabile per chi, come noi, ha intenzione di rendere più ampie le maglie delle nostre democrazie locali, nel solco tracciato dai Padri Costituenti e dal sangue dei partigiani. Per troppo tempo, è venuta a mancare la percezione di quella utilità sociale della proprietà privata sancita dalla Costituzione: ecco, è di questa utilità che noi sindaci dobbiamo farci interpreti e garanti. Con la presente, intendo pertanto esprimerle, a nome mio e di tutta la Giunta della Città che mi onoro di rappresentare, Messina, il più profondo rammarico per la decisione con la quale il Tribunale di Pisa sottrae alla città di Pisa uno dei suoi “beni comuni”: col rispetto dovuto alle sentenze, mi auguro che si possa trovare una rapida soluzione per la continuazione di una esperienza di democrazia che tanto ha insegnato e tanto ha certo ancora da insegnare a tutti noi. Quando si spegne un fuoco di democrazia in una città non è solo quel fuoco a spegnersi, ma è l’intera città a essere un po’ meno luminosa: Pisa, con le sue esperienze di “beni comuni”, ha illuminato un po’ tutta l’Italia, ed è tutta l’Italia, l’Italia migliore, che oggi è vicina a lei e a tutta la tua città di Pisa. Per tornare a condividere, ancora, di nuovo, lo splendido percorso che Pisa, con il “Municipio dei Beni Comuni” e il “Teatro Rossi Aperto”, sta indicando a tutti noi.

Con i più cordiali saluti

(*) Renato Accorinti

(Sindaco di Messina)

Fonte: il cambiamento

“Rifiuti? Una risorsa”. Presentato il progetto RicicliAMO Messina

Raggiungere il 40% di raccolta differenziata entro un anno e mezzo, il 70% entro tre anni e mezzo puntando su innovazione, rispetto dell’ambiente e sostenibilità. Questi gli obiettivi del progetto RicicliAMO Messina, presentato all’amministrazione comunale guidata da Renato Accorinti.ricicliamo_messina

Raggiungere il 40% di raccolta differenziata entro un anno e mezzo, il 70% entro tre anni e mezzo puntando su innovazione, rispetto dell’ambiente e sostenibilità. Questi gli obiettivi del progetto RicicliAMO Messina, presentato nel mese di luglio all’amministrazione comunale guidata da Renato Accorinti da un gruppo di professionisti, messinesi e non. L’innovativo progetto nasce dalla constatazione di un dato allarmante: oggi Messina rappresenta il fanalino di coda in Italia tra le città con più di 200.000 abitanti, con una percentuale di raccolta differenziata del 5,3%. RicicliAMO Messina si articola in diverse iniziative, ecologiche ed ambientali, volte al raggiungimento di obiettivi importanti, ma al tempo stesso attentamente ponderati. Tali obiettivi, sostengono i promotori, potranno essere raggiunti grazie ad una serie di incentivazioni e programmi di sensibilizzazione, per mezzo di una concreta e reale valorizzazione del rifiuto e con il coinvolgimento di tutti i cittadini. È prevista, innanzitutto, la raccolta di rifiuti differenziati a titolo totalmente gratuito. Come hanno spiegato i promotori, la sostenibilità economica del servizio sarà garantita dal trattamento e dallo smaltimento dei rifiuti, senza nulla pretendere né dai cittadini, né dai commercianti, né tanto meno dal Comune. Il progetto prevede anche la stipulazione di accordi con tutti i commercianti della città (bar, ristoranti, ecc..): verrà concordata la tempistica del servizio e, gratuitamente, la raccolta tutti i rifiuti differenziati da loro prodotti nell’esercizio delle loro attività. RicicliAMO Messina sarà implementato con impianti e macchinari di ultima generazione, al fine di raggiungere gli standard di eccellenza nord-europei ai quali si ispira tutto il progetto. Nella fase di ideazione del progetto numerosi sono stati infatti i contatti con tecnici ed ingegneri norvegesi, all’avanguardia nel settore della raccolta differenziata. Tra i sistemi pensati vi sono le Reverse Vending Machine, distributori automatici collocati in tutta la città che comprano i rifiuti. riciclo__4

I promotori del progetto assicurano che le soluzioni tecnologiche studiate permetteranno un’erogazione del servizio di raccolta dei rifiuti differenziabili in modo 100% ecologico: nessuna emissione di gas serra in nessuna delle fasi di gestione, dalla raccolta allo stoccaggio. Per i cittadini i benefici saranno immediati nel momento in cui effettueranno la consegna dei rifiuti differenziabili, ma vi sarà inoltre una sensibile riduzione dei costi collettivi per l’igiene cittadina, considerata la minore quantità di rifiuti da raccogliere. Secondo i promotori, RicicliAMO Messina, insieme all’attivazione del servizio di raccolta “porta a porta”, permetterà a Messina di divenire un importante modello di gestione sostenibile dei rifiuti, riabilitando così agli occhi del mondo una città fino ad oggi in forte declino. L’amministrazione comunale vaglierà ora le proposte esposte da Pierluigi D’Amore, imprenditore e consulente aziendale messinese con anni di esperienza a Milano e Londra nel settore delle energie rinnovabili. “Nelle mie esperienze lavorative pregresse – ha spiegato D’Amore a IlCambiamento.it – ho avuto modo di studiare il mercato dei rifiuti ed appassionarmi a quello delle energie rinnovabili. Messina negli ultimi anni ha toccato il fondo, economico e sociale. L’idea diRicicliAMO Messina è nata proprio per rispondere alle reali necessità della città, città alla quale sono da sempre legato, ancor più durante gli anni trascorsi all’estero”. Le soluzioni proposte, ci spiega D’Amore, sono efficienti sia in termini ecologici che economici. Tra le eco-soluzioni previste vi è l’installazione delle Reverse Vending Machine. “Le Reverse Vending Machine – spiega D’Amore – sono dei distributori automatici ‘al contrario’: invece di vendere un prodotto, queste lo acquistano. Ovviamente, il prodotto in questione è il rifiuto (bottiglie di vetro, di plastica o lattine). Dopo aver consegnato i rifiuti, il cittadino riceve un buono da utilizzare, immediatamente, nel supermercato ove sono installate le macchinette. Beneficio immediato a fronte dell’impegno del cittadino, questa è la chiave. Nei punti di raccolta che realizzeremo in città sarà inoltre possibile consegnare a mano tutti i rifiuti che non possono essere accolti dalle Reverse Vending Machine: in questo caso il beneficio per i cittadini sarà in contanti. In tal modo, tra l’altro, si vuole radicare nei cittadini il concetto, fondamentale, che il rifiuto rappresenta una risorsa”.messina9

I promotori del progetto hanno anche pensato ad un programma di educazione ambientale da svolgere negli istituti di istruzione primaria e secondaria. “Il programma di educazione ambientale è studiato in modo che i bambini imparino per mezzo del gioco. Per il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati, sarà necessaria una grande opera di sensibilizzazione ed abbiamo pensato di dare un ruolo importante anche ai più piccoli. Non dimentichiamo, infatti, che molte conoscenze apprese nelle scuole vengono poi portate a casa, rese disponibili alle famiglie. I bambini di oggi sono meravigliosi, molto più svegli di noi alla loro età. In fin dei conti, il futuro è dei nostri bambini, perché mai non dovrebbero essere protagonisti anche del presente?”. Pierluigi D’Amore sottolinea che RicicliAMO Messina nasce, senza partito o colore politico. “Il progetto è frutto della presa di coscienza, non solo mia, che la città sia pronta al cambiamento. I risultati delle elezioni dimostrano, al di là dei candidati, che i messinesi sono stanchi”. “Abbiamo avuto incontri con l’Amministrazione e con alcuni componenti del Consiglio Comunale (di ogni estrazione partitica) e sono tutti entusiasti e pronti ad impegnarsi affinché il progetto veda la luce. Abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere entusiasmo anche dai cittadini: migliaia sono le e-mail e gli attestati di partecipazione e solidarietà che ci hanno permesso di proseguire la strada con grande orgoglio, ma anche con grande senso di responsabilità. Il progetto RicicliAMO Messina è un atto di professionalità (mia e di tutti i professionisti coinvolti), ma anche un atto d’amore nei confronti della città di cui sono da sempre innamorato, ma della quale ora voglio essere anche orgoglioso”. “Messina – conclude D’Amore – ha bisogno di un cambiamento, immediato e concreto. RicicliAMO Messina può rappresentare un primo passo, consapevole, verso questo cambiamento”.

Fonte: il cambiamento