SENZA ZUCCHERO, MA SOLO SULLA CONFEZIONE……


senza zucchero

 

Senza zucchero è come un canto delle sirene per chi al saccarosio deve rinunciare ma non vuole rinunciare ai dolci. Altroconsumo, associazione indipendente di consumatori, ha scoperto quaranta dolci “diet” o “senza zucchero aggiunto” che lo zucchero ce l’hanno eccome ed ha inviato una segnalazione di presunta ingannevolezza all’Autorità garante della concorrenza. Si tratta soprattutto di biscotti, omogeneizzati, succhi di frutta, merendine, croissant, frullati, corn flakes, marmellate e purè di frutta.

Almaverde, Auchan, Campiello, Carrefour, Cerealvi, Colussi, Coop, DimmidiSì, Essezeta, Galbusera, Giusto Giuliani, Hero, Hipp, La Finestra, Materne Fruit, Misura, Mulino Bianco, Onlyou, Paluani, Probios, Rigoni di Asiago, Santal, Valfrutta, Valsoia, Vis e Zuegg sono i  ventisei marchi ai quali appartengono i 43 prodotti impropriamente venduti come senza zucchero.

Non è la prima volta che Altroconsumo si rivolge all’Autorità garante della concorrenza: in passato nel mirino erano finiti omogeneizzati, preparazioni a base di frutta e marmellate. Nella sua denuncia Altroconsumo spiega come tutti i messaggi che appaiono sulle confezioni siano:

non veritieri e scorretti e quindi da ritenere ingannevoli ai sensi dell’art. 19, 20 e 21 comma 1, lett. a) del D. Lgs  6/9/2005 n. 206, perché idonei ad indurre in errore le persone fisiche e giuridiche cui sono rivolti, tanto nel merito delle effettive caratteristiche del prodotto, quanto a pregiudicare il comportamento economico degli acquirenti.

In poche parole non si tratta soltanto di un inganno sostanziale (si compra un prodotto con zucchero pensando che lo zucchero non ci sia) ma si tratta di un comportamento di concorrenza sleale che fa prediligere un prodotto rispetto a un altro che magari possiede le stesse proprietà ma dichiara la presenza di zucchero sulla propria confezione.

Fonte: Altroconsumo

 

CIBO BIO ALTRO CHE CRISI: nel 2012 + 7.3% in Italia


fragole

Nel 2012 la crisi ha indotto gli italiani a drastici tagli della spesa alimentare, una sforbiciata che, per la prima volta dopo vent’anni  ha visto il peso medio degli italiani in diminuzione rispetto all’anno precedente. Anche il cibo di qualità ha avuto una battuta d’arresto con un -3,4% di spesa per il pesce fresco e un -1,9% per la frutta. Al cospetto di questa contrazione c’è una nicchia che non solo ha tenuto, ma ha addirittura aumentato il giro d’affari: quella del cibo biologico. In controtendenza rispetto all’andamento generale del mercato la spesa per i prodotti biologici è aumentata del 7,3% dopo il notevole +9% del 2011.

Se per biscotti, dolciumi e merendine (+22,9%) e bevande analcoliche (+16,5%) si può parlare di un vero e proprio boom, l’aumento è superiore alla media generale del settore anche per pasta, riso e sostituti del pane (+8,9%) e frutta e ortaggi (+7,8%). I prodotti bio lattiero-caseari registrano un +4,5%, mentre per quanto riguarda le uova i dati sono in calo di un -1,9%. Proprio le uova, nonostante il segno meno del 2012, restano il prodotto bio più gettonato con una quota del 12,5% sulla spesa complessiva; confetture e marmellate bio rappresentano l’8,8% del mercato bio, mentre il latte è all’8,6%.

Geograficamente il Paese è spezzato in tre con il 70,8% della spesa nelle regioni del Nord Italia, il 22,3% in quelle del Centro e 6,9% in quelle del Sud. Tra esportazioni e consumi interni il giro d’affari del biologico, secondo i dati FIBL-IFOAM, ammonterebbe a 3 miliardi di euro, un fatturato che fa del nostro Paese il quarto in Europa dopo Germania, Francia e Regno Unito e il sesto a livello mondiale.

Fonte: ecoblog