Mense scolastiche. Rapporto Cittadinanzattiva: avanzi di cibo risultano essere del 22%

Il XIV rapporto “Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola” di Cittadinanzattiva quest’anno si occupa anche di mense scolastiche. Tra gli argomenti, avanzi e spreco di cibo386277_1

Il XIV rapporto “Sicurezza, qualità, accessibilità a scuola” di Cittadinanzattiva quest’anno si occupa anche di mense scolastiche. Tra gli argomenti, avanzi e spreco di cibo. Si legge nel rapporto: Riguardo agli avanzi di cibo, che dalla nostra indagine risultano aggirarsi intorno al 22%, il 12,6% di un pasto cucinato per ciascun alunno rimane ogni giorno nel piatto, trasformandosi in spreco. Questo è uno dei principali risultati emersi dall’indagine pilota su quanti e quali piatti rientrano al termine del servizio con cibo avanzato (sprechi), condotta da Oricon, Osservatorio sulla Ristorazione Collettiva e Nutrizione. L’indagine è stata realizzata con questionari somministrati agli addetti alla distribuzione delle mense scolastiche. Nel periodo 26 ottobre-6 novembre 2015, sono stati monitorati oltre 64.000 pasti somministrati a 7.000 alunni d’età compresa tra i 3 e gli 11 anni. Al termine del servizio è stata valutata la percentuale di spreco per tipologia di portata. Entrando nel dettaglio, gli sprechi sono pari all’11% nei primi piatti; al 13% nei secondi; al 22% nei contorni; al 9% nei dessert; al 10% nella frutta e al 10% nel pane. Da un punto di vista economico, entrano nel bidone dei rifiuti, 0,18 centesimi per pasto (a fronte di un prezzo medio di un pasto pari a 4,6 euro).

Fonte: ecodallecitta.it

Mense scolastiche a Torino: il 10% sceglie il pasto da casa. Il Comune: ‘Lavoriamo per ridurre il costo’

Dopo aver raccolto i dati, il Comune fa sapere che a Torino sono oltre 3.000 i bambini che non usufruiranno più del servizio di refezione scolastica nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Palazzo Civico in una nota: “Lavoriamo per ridurre il costo della mensa scolastica”. E dall’Asl in arrivo un decalogo per chi consuma a scuola il pasto da casa386277_1

Sono oltre 3.000 i bambini che a Torino non usufruiranno più del servizio di refezione scolastica nelle scuole primarie e secondarie di primo grado. Stando al dato del Comune, che ha chiesto alle scuole di inviare entro il 26 settembre, i nominativi di quanti intendessero usufruire del servizio mensa e quanti, invece, del pasto domestico, il 10% dei genitori ha preferito la seconda opzione. La cifra dovrebbe essere definitiva (almeno per questo quadrimestre). Tuttavia, gli avvocati che hanno seguito le famiglie impegnate per il “diritto al pasto da casa” non credono che la cifra si fermi lì. “È una situazione in divenire” sottolineano. “Il termine del 26 settembre era fissato in funzione della prevista refezione mista che doveva partire il 3 ottobre. Cosa che poi non è avvenuta”. La data è stata infatti posticipata al 31 gennaio, termine entro il quale tutti gli istituti dovranno trovare la soluzione idonea per rispettare il diritto al pasto da casa. “Secondo noi – concludono gli avvocati – il numero crescerà ancora” perché via via che le scuole si attrezzeranno, “altre famiglie potrebbero unirsi dopo che aver visto che il pasto da casa a scuola è una soluzione praticabile”.

V Commissione consiliare: audizioni su mensa scolastica e pasto da casa – Comunicato stampa Città di Torino del 07.10.2016

Questa mattina nel corso di una riunione della V Commissione consiliare, presieduta da Daniela Albano, si è discusso delle “Problematiche relative all’ottemperanza della sentenza n. 1049 del 21 giugno 2016 sulle mense scolastiche”.

L’incontro ha consentito di approfondire e chiarire i termini della vicenda ed è emersa, da parte di tutti, la volontà di collaborare alla gestione di una situazione nuova e complessa nell’interesse prioritario delle bambine e dei bambini.

Alla discussione hanno partecipato i rappresentanti delle aziende di ristorazione scolastica (Camst, Ladisa, Eutourist), del Servizio Igiene alimentari e nutrizione dell’Asl To1, delle Associazioni scuole autonome piemontesi (Asapi), dell’Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis) Piemonte, dell’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola (Anp), delle Organizzazioni sindacali e della Conferenza Cittadina delle autonomie scolastiche. Federica Patti, Assessora all’Istruzione e all’Edilizia scolastica, ha ripercorso la cronistoria delle tre sentenze per fare chiarezza sulle esclusive competenze del Comune in merito alla questione trattata, come anche specificato nel comunicato dell’Anci Nazionale. Nelle scuole in cui è stato richiesto l’utilizzo del refettorio per il pasto domestico sono già in corso sopralluoghi per individuare, ove possibile, una ridefinizione di tale spazio, con la precisa distinzione del locale in uno spazio destinato alla ristorazione scolastica collettiva (che quindi continua a essere considerata refettorio) e quello al consumo del pastodomestico, che torna ad essere spazio scuola. L’allungamento dei tempi per fare le necessarie verifiche è dovuto ai numeri più elevati del previsto delle richieste di pasto da casa che, quindi, coinvolgono più refettori e alla situazione in continua evoluzione. Dei 36mila allievi e studenti della scuola dell’obbligo che quotidianamente usufruiscono della mensa sono circa 3300 le  famiglie dei bambini e dei ragazzi che hanno chiesto di consumare il pasto domestico. I rappresentanti delle aziende di ristorazione scolastica hanno segnalato un calo delle prenotazioni dei pasti dell’ordine del 10% ed evidenziato i problemi di ordine organizzativo, di sicurezza e di ricaduta occupazionale che questa situazione comporta. Il dirigente dell’Asl ha evidenziato che la responsabilità dello spazio, il refettorio, in cui si consuma la ristorazione collettiva è delle aziende di ristorazione, che non può essere estesa a quelli in cui si consumano i pasti domestici. Poiché l’Asl non ha competenza di controllo sulla sicurezza degli alimenti portati da casa, sta elaborando un decalogo per le famiglie. Ha, infine, ricordato che i casi malattia a trasmissione alimentare che si registrano nel nostro Paese in un anno il 40% avviene tra le mura domestiche e meno del 2% nella ristorazione scolastica.

Il Comune di Torino: “Lavoriamo per ridurre il costo della mensa scolastica”

Dall’Asl in arrivo un decalogo per chi consuma a scuola il pasto da casa – nota del Consiglio comunale del 07.10.2016 

“La situazione è difficile da gestire anche perché si presenta in continuo divenire, per questo serve la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti”.

Così si è espressa l’assessora all’Istruzione Federica Patti, nel corso della riunione della V Commissione convocata da Daniela Albano per fare il punto sulle procedure relative all’applicazione della sentenza che riconosce ai bambini il diritto di consumare un pasto domestico, in alternativa alla ristorazione collettiva delle mense scolastiche. Patti ha ricordato come la situazione sia completamente cambiata da giugno, quando tale sentenza riguardava soltanto 58 ricorrenti. Oggi, invece, all’indomani della sentenza del 13 agosto, che ha esteso il diritto all’intera popolazione scolastica, sono circa 3100 i bambini che fanno ricorso al “pasto da casa”. Una situazione che, ha affermato l’assessora, rende difficile conciliare l’applicazione della sentenza nell’immediato con la necessità di adeguare i locali della refezione scolastica, individuando collocazioni idonee dal punto di vista della sicurezza igienico-sanitaria. Per questo motivo è stato individuato nell’inizio del secondo quadrimestre il termine entro il quale tutti gli istituti dovranno essere pronti a garantire da un lato la prosecuzione di un servizio mensa in condizioni di piena sicurezza igienica e, dall’altro, la consumazione del pasto casalingo per coloro che avranno scelto questa opzione. “La vicenda, ha ricordato l’assessora all’Istruzione, in origine era nata in considerazione di un costo eccessivo della mensa al quale noi oggi stiamo lavorando per renderlo più basso”. Al tavolo della Commissione, oltre naturalmente ai consiglieri, erano presenti le società addette al servizio di ristorazione, l’Asl To1, la Conferenza cittadina delle autonomie scolastiche, l’Associazione scuole autonome piemontesi, l’Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola, rappresentanze sindacali.  Da parte dei gestori del servizio è stata espressa preoccupazione per un fatturato che, se ridotto, potrà mettere in difficoltà le aziende sul piano occupazionale. D’altro canto, le organizzazioni sindacali della scuola hanno evidenziato come la necessaria nuova riorganizzazione rappresenti ulteriori carichi di lavoro per dirigenti ed insegnanti. Per la Conferenza della Autonomie scolastiche si sarebbe dovuto prendere tempo spiegando alle famiglie l’esigenza di riorganizzare il servizio al fine di poter garantire il diritto previsto dalla sentenza mentre, per l’Asapi, il pasto da casa renderà visibili le disuguaglianze sociali. L’Asl ha ribadito le responsabilità delle società di ristorazione per quanto riguarda l’utilizzo dei refettori ed ha sottolineato come non esista nessuna competenza dell’Asl stessa sui pasti domestici. Evidenziando come circa il 40% di malattie o intossicazioni provenga attraverso i pasti consumati in famiglia mentre solo il 2% da ristorazioni collettive, l’Asl provvederà a realizzare un decalogo relativo alla composizione di pasti equilibrati per una crescita e sviluppo corretti dei bambini. Da parte di diversi consiglieri l’esigenza di conoscere il contenuto delle circolari indirizzate agli istituti scolastici da parte del Miur, l’Ufficio scolastico regionale del Piemonte (oggi assente).

Fonte: ecodallecitta.it

 

Lotta agli sprechi: firmato protocollo tra Confederazione Italiana Agricoltori e Cittadinanzattiva

Tra gli esempi contenuti nel rinnovato protocollo di collaborazione tra Cittadinanzattiva e la Confederazione Italiana Agricoltori-CIA, l’educazione a corretti stili di vita, anche attraverso la cultura e il benessere nelle mense scolastichegrano

Lotta agli sprechi, con la collaborazione sulla campagna di Cittadinanzattiva “SpreK.O.”, con un riferimento ben definito nell’ambito del contrasto al consumo di suolo e al recupero e riuso di beni pubblici abbandonati; l’educazione a corretti stili di vita, anche attraverso la cultura e il benessere nelle mense scolastiche; l’aumento della quantità e della qualità del welfare sociale relativo ai diritti di cittadinanza e le nuove opportunità economiche come l’agricoltura sociale, nuovo strumento di riabilitazione e inclusione. Sono solo alcuni degli esempi contenuti nel rinnovato protocollo di collaborazione tra Cittadinanzattiva e la Confederazione Italiana Agricoltori-CIA. “Un esempio concreto della comune volontà di sviluppare un percorso di sensibilizzazione rivolto a più cittadini possibili su temi importanti, quali la salute”, ha dichiarato Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva, “è il patrocino di Anp-CIA alla campagna di informazione sui farmaci equivalenti “Io Equivalgo”nata per informare i cittadini dell’opportunità di risparmio a parità di qualità, efficacia e sicurezza offerta dai farmaci equivalenti (fascia A e C a totale carico del cittadino), garantire il diritto ad informazioni semplici, utili e corrette per scelte oculate, nonché offrire strumenti pratici e consigli utili per essere più proattivi nei confronti del farmacista e del medico”. “Con Cittadinanzattiva condividiamo da sempre importanti valori. In particolare, la riduzione degli sprechi in tutte le sue forme: lo spreco di suolo, lo spreco di beni pubblici, lo spreco di risorse e spreco alimentare. Questioni da cui derivano iniziative e progetti che, il rinnovo per i prossimi due anni del Protocollo di collaborazione, contribuirà a rendere ancora più efficaci nell’ottica di riqualificazione e riequilibrio delle disuguaglianze sociali”  ha dichiarato Dino Scanavino, presidente nazionale della CIA. Per rafforzare la collaborazione, il Segretario Generale di Cittadinanzattiva, Antonio Gaudioso è diventato un invitato permanente al coordinamento della CIA, mentre il Responsabile delle Relazioni Esterne della CIA è diventato membro della Direzione Nazionale di Cittadinanzattiva.

Fonte: ecodallecitta.it

 

“Adotta un nonno”, ecco le scuole che hanno aderito

Debutto, lo scorso 20 ottobre, per il primo pranzo condiviso tra allievi delle scuole Primarie e anziani soli, “ospiti d’onore” nelle mense scolastiche grazie al progetto “Io non spreco-aggiungi un posto a tavola”, a firma Comune di Milano e di Milano Ristorazione380760

di Aglaia  Zannetti
“Aggiungi un posto a tavola”: contro la solitudine e lo spreco di cibo nelle mense e alla voce solidarietà e socializzazione. Protagonisti di questa iniziativa, voluta dall’Assessorato alla Politiche Sociali e Istruzione ed Educazione di Milano, i “nonni milanesi”, scelti dall’elenco dei 24mila anziani in difficoltà già assistiti dal Comune, che avranno così la possibilità di pranzare insieme ai bambini nelle mense scolastiche delle scuole primarie, che hanno dato la propria adesione. Dopo “Io non spreco”, iniziativa di Milano Ristorazione che ha visto l’introduzione del sacchetto salvacibo (da noi di Eco dalle città ribattezzato il “Mangiopoi”) al via, dunque, quella che possiamo definire come la seconda parte del progetto che, nell’anno di Expo, mira alla riduzione dello spreco alimentare nei refettori rispondendo contemporaneamente all’esigenza di socializzazione e attenzione alle fasce più deboli della popolazione e coinvolgendo i più piccoli in un programma educativo più ampio. Diverse le scuole che hanno sinora aderito: gli Istituti Comprensivi Statali Sandro Pertini (primarie S. Pertini e G. Pirelli) , Cardarelli Massau, Paolo e Larissa Pini (primarie Martiri di Gorla e Crispi), ICS Fabio Filzi (plesso di via Ravenna e Wolf Ferrari), ICS Morosini e Savoia, ICS Nazario Sauro (primaria di Via Vespri Siciliani), IC Thouar Gonzaga e Cesare Cantù. Il piano prevede un progressivo incremento di presenze fino a 500 pensionati che, sempre accompagnati dai custodi sociali, a gruppi di due e a giorni alterni, saranno ospitati nei refettori di 18 scuole primarie di tutti i quartieri. Un quadro di attenzione contro lo spreco alimentare che passa attraverso il tema della condivisione e della consapevolezza all’interno del quale anche Eco dalle Città dà il suo contributo con l’ideazione del concorso “Formichine Salvacibo. Diario scolastico contro lo spreco alimentare” rivolto alle Primarie pubbliche di Milano, che prevede un premio di mille euro alla scuola più attiva e virtuosa contro lo spreco di cibo.
Foto da http://www.milanotoday.it

fonte: ecodallecitta.it

Mense scolastiche a km0? La proposta per le scuole romane

Presentato al campidoglio il progetto “Mense a km0”. Nelle scuole romane saranno distribuiti cibi genuini provenienti dalle aziende agricole prossime agli istituti e tutti gli alunni potranno imparare qualcosa di più sulla natura grazie alle gite mensili organizzate nelle fattorie379326

Roma è il comune con la più vasta area agricola d’Europa, addirittura 50mila ettari all’interno dei quali sono presenti decine di aziende. Alcune di queste, grazie alla continua espansione della città, sono ormai quasi inserite nel tessuto urbano e possono quindi consegnare i loro prodotti praticamente a km0. Nasce per questo il primo progetto di mensa scolastica a km0. Le aziende suddette consegneranno i proprio prodotti genuini alle scuole limitrofe riducendo drasticamente l’utilizzo di cibo conservato e praticamente azzerando l’inquinamento da trasporto.
A fare da aprifila il III Municipio di Roma dove la scuola Scuola Elementare Cinquina (Istituto Comprensivo Uruguay) parteciperà al progetto pilota.  A presentare l’idea in Campidoglio gli assessori capitolini Paolo Masini (Sviluppo delle Periferie, Infrastrutture e Manutenzione Urbana), Alessandra Cattoi (Scuola, Infanzia, Giovani e Pari Opportunità) e il presidente del III Municipio, Paolo Marchionne, con la partnership Cooperativa Sociale Parsec Soc. Coop. e Cascina Global Service Srl. Il progetto non si fermerà alla sola fornitura di cibi freschi e stagionali essendo previsti anche percorsi educativi per consentire agli alunni di seguire le coltivazioni e la produzione grazie a gite mensili organizzate nelle stesse fattorie.   Il progetto, che verrà presto esteso anche ad altre scuole periferiche, prevede anche l’installazione di macchinari per il compostaggio dei rifiuti organici presso le aziende agricole coinvolte.

Fonte: ecodallecittà.it

Lotta allo spreco alimentare: presto in mensa a scuola il sacchetto “salva-cibo”

Milano Ristorazione e Comune stanno approntando un sistema per permettere ai bambini di non gettare ma portare a casa alcuni avanzi del pasto. Almeno frutta, yoghurt, pane e dolci, per evitare un eccessivo spreco di cibo. Abbiamo raccolto le opinioni di alcuni insegnanti sull’iniziativa378185

Quella che in inglese si chiama “doggy bag”, anche se in realtà non è per il cane ma per il padrone che ha gradito una porzione abbondante, ossia la prassi di chiedere al ristorante che ci conservi quanto rimasto del nostro pasto per portarlo a casa, presto diventerà una buona pratica anche nei circa 80.000 pasti quotidiani che Milano Ristorazione cucina per le mense di circa 450 istituti scolastici milanesi.  Per ora si tratterà solo di quello che gli alunni possono portare a casa più facilmente di non deperibile e facilmente conservabile: frutta, pane e dolci. E’ comunque un inizio di lotta allo spreco alimentare sin da piccoli, anche nelle mense scolastiche. Restano infatti alti i numeri dello scarto di cibo riguardo gli 80.000 pasti giornalieri di Milano Ristorazione: circa 8 tonnellate di cibo scartato al giorno. “Un anno fa erano 9”, dichiarano a MiRi, e comunque sulle 32 tonnellate complessive di cibo preparato al giorno, le 8 tonn di scarto, quindi il 25%, sono un dato fisiologico. “Ma ci stiamo impegnando a fare sempre meglio, considerando che ci sono anche norme d’igiene che non favoriscono il recupero (es. considerare non più riutilizzabile il pane una volta toccato dai bambini, NdR). Ad esempio, si sta studiando come recuperare e non gettare il cibo che rimane nelle teglie in cucina”.
L’iniziativa è in via di definizione ed è stata annunciata dalla presidente della società Gabriella Iacono, all’ultima seduta congiunta delle commissioni Educazione e Partecipate a palazzo Marino.
L’iniziativa è naturalmente all’insegna della lotta allo spreco di cibo, ma non solo, perché ci sono sempre più famiglie in difficoltà economiche e bambini per i quali il pranzo in mensa é l’unico pasto completo della giornata. Il piano antisprechi è seguito anche dall’assessore all’Educazione Francesco Cappelli: “Stiamo parlando con i dirigenti scolastici per sensibilizzare i bambini a raccogliere ogni giorno quel che resta sul tavolo per evitare che finisca in pattumiera. Pane, frutta, yogurt e budini, per esempio, potranno essere messi in cestini da portare a casa o da donare alle famiglie povere del quartiere”.  L’iniziativa del Comune e di MiRi non dovrebbe quindi limitarsi alla “doggy-bag”, ma anche permettere ad alcune scuole di destinare i propri avanzi alimentari alla cerchia di persone bisognose del quartiere: gli anziani, oppure i senzatetto assistiti nei centri del volontariato. Abbiamo intervistato due insegnanti di due diversi istituti scolastici di Milano, per capire cosa pensano dell’iniziativa: Giuliana Romano, della primaria dell’Istituto Comprensivo Galvani e Chiara Dominioni, della primaria dell’Istituto Comprensivo Ciresola.  In base alla vostra esperienza, che tipo di accoglienza potrà avere, da parte dei bambini e degli insegnanti, questa proposta di Milano Ristorazione? 

G.R. – Nella nostra scuola, per fortuna, c’è già una certa sensibilità sull’argomento e alcuni bambini, su suggerimento delle insegnanti, sono già abituati a consumare nel pomeriggio, cibi come merenda, frutta e qualche dolce avanzati a pranzo. Devo dire però che non sempre, e non tutti i bambini, apprezzano i pasti della mensa e sono ragionevolmente convinta che difficilmente quello che avanzano possa essere portato a casa volentieri, poiché, di norma, avanzano non tanto perché le quantità di cibo siano eccessive, quanto perché non hanno apprezzato quel piatto.
C.D. – Non sono convinta che possa essere un’iniziativa di successo: mi spiego meglio….parlandone con delle colleghe, in molte esprimevano delle perplessità sulle modalità organizzative: i bambini dovrebbero riportare a casa un contenitore con del cibo che rischia di rovesciarsi in cartella … con tuo figlio questo si può fare, ma se il compito è delle insegnanti, va moltiplicato per ogni bambino della classe …. E rischia di diventare, da un punto di vista pratico-organizzativo, un problema, per quanto, di per sé, l’idea sia un’ottima idea.
G.R. – Credo piuttosto che l’idea di ridistribuire il cibo alle associazioni che si occupano dei poveri, ai senza tetto, ai più bisognosi, possa essere un’ottima cosa; sarebbe così MilanoRistorazione ad organizzare (già lo fa con il programma Siticibo NdR), insieme al personale delle mense, la raccolta del cibo avanzato. Questa potrebbe essere un’iniziativa ben vista e accolta favorevolmente dai presidi.
C.D. – Il nostro Istituto è anche associato a “Il pane quotidiano” che raccoglie ogni giorno pane e frutta avanzate. Sarebbe bello se MilanoRistorazione riuscisse a gestire anche il resto del cibo, raccogliendolo e distribuendolo soprattutto tra i senza tetto, ad esempio. Forse questa è una strada più praticabile e, se ben gestita, anche più efficace.

fonte: ecodallecittà

Nuovo servizio per le mense scolastiche, intervista all’assessore comunale alle Politiche educative Maria Grazia Pellerino

Menù con prodotti a filiera corta, biologici ed equosolidali; riduzione degli imballaggi e dei rifiuti; recupero del cibo e limitazione degli sprechi. Al via il nuovo servizio mensa per le scuole comunali, che ogni giorno serve 50 mila pasti. Maria Grazia Pellerino, assessore comunale alle Politiche educative: “Il discorso è sia ecologico che di giustizia sociale”376359

 

 

Prodotti del territorio, riduzione dei rifiuti e degli sprechi. Sono gli ingredienti del nuovo servizio previsto dal Comune per le mense di asili, materne, scuole elementari e medie, che forniscono oltre 50 mila pasti ogni giorno, 8,5 milioni all’anno. Ne parliamo con Maria Grazia Pellerino, assessore comunale alle Politiche educative.
In cosa è cambiato il nuovo servizio mensa?
Il piano, che man mano entrerà a pieno regime, prevede la sostituzione progressiva delle stoviglie di plastica monouso con quelle pluriuso lavabili, con un risparmio di 220 tonnellate di plastica all’anno. E poi prodotti a filiera corta, riduzione degli imballaggi, iniziative anti-spreco e riduzione dell’inquinamento.
In che modo si potrà incidere sull’inquinamento?
Il bando prevedeva che i centri di cottura non distino più di 40 minuti dalle scuole e che i mezzi utilizzati per il trasporto del cibo siano a bassa emissione. Inoltre, nei centri cottura e nelle attività di distribuzione deve essere effettuata la raccolta differenziata e i prodotti di lavaggio da utilizzare devono essere ecocompatibili.
I prodotti per preparare i pasti da dove provengono?
Le indicazioni che abbiamo dato prevedono che i prodotti provengano dalla filiera corta, dalla produzione biologica e integrata e dal commercio equosolidale. Abbiamo fatto un’indagine con i rappresentanti del mondo agricolo locale per verificare se le loro produzioni fossero sufficienti per rifornirci. Certo, per alcuni specifici alimenti non è possibile che siano a km zero, ma abbiamo cercato di favorire i produttori locali, non solo per la frutta e la verdura, ma anche per la carne, il latte, i formaggi. I produttori del territorio spesso con la grande distribuzione non percepiscono un equo compenso, abbiamo fatto quindi un discorso sia ecologico che di giustizia sociale. È importante che sia il pubblico ad avere questo approccio, e la Provincia lo proporrà come esempio anche agli altri Comuni.
E il cibo avanzato che fine fa?
Recuperiamo il pane e la frutta integri in tutte le scuole, da destinare ad alcune associazioni benefiche, e in certe scuole i pasti non consumati avanzati nelle teglie vengono raccolti dal Banco Alimentare per distribuirli negli asili notturni per senzatetto. Già dall’anno corso, inoltre, in alcuni istituti della Circoscrizione 6 il cibo avanzato viene consegnato alle famiglie bisognose; l’intenzione è di allargare il numero di realtà coinvolte. Abbiamo anche cercato di far destinare i resti di cibo al canile, ma ci sono problemi per quanto previsto dalle normative. Ma ciò che più ci interessa è fare un discorso a monte, contro gli sprechi.
Quali iniziative l’amministrazione ha messo in campo per ridurli?
Recuperare il cibo è un’ottima cosa, ma i costi, per rispettare le regole di sicurezza alimentare, arrivano quasi al costo del pasto stesso; per questo ci stiamo impegnando per limitare gli sprechi. Abbiamo aperto un tavolo con nutrizionisti e Asl per verificare le giuste porzionature del pasto, e abbiamo fatto anche corsi di formazione al personale addetto a fare le porzioni. Già due anni fa abbiamo condotto una ricerca sui menù scolastici per vedere cosa veniva avanzato di solito, in modo da non servirlo più. Per quest’anno abbiamo in programma un nuovo progetto: si porteranno i bambini nei mercati, si organizzeranno incontri con nutrizionisti ed esperti del settore per costruire un “menù condiviso” anche con i più piccoli che il prossimo anno verrà adottato nelle mense, in modo da ridurre al minimo gli sprechi.

 

Fonte: ecodallecittà

Le ricette vegane di Pietro Leemann per le mense scolastiche milanesi

L’esperimento si terrà il primo ottobre: Pietro Leemann chef stellato vegano cucinerà per 80 mila bambini delle scuole milanesileemann-620x350

Pietro Leemann chef stellato del ristorante Joia di Milano il primo ottobre, che apre la Settimana mondiale vegetariana, presenterà a 80 mila bambini un menù vegano. Il progetto è di Milano Ristorazione ossia l’azienda che prepara i pasti per gli alunni delle scuole milanesi. La scelta di Pietro Leemann arriva con il programma di educazione alimentare e dopo le giornate dedicate ai menù etnici che propongono piatti della cucina cinese e sudamericana. Ma questa volta ecco comparire anche ingredienti esclusivamente vegetali per cui il menù messo a punto da Pietro Leemann prevede: primo piatto con grano saraceno, crema di zucca e zucchine, insalata di tofu con salsa di soia e come dolce muffin alla carota.

Spiega Gabriella Iacono presidente di Milano Ristorazione:

Se il menù verrà gradito, faremo altre date con quel tipo di piatti, in modo da far conoscere diverse pietanze gustose anche senza la presenza di proteine di origine animale.

Per Pietro Leemann è certamente una grandissima occasione perché la sua cucina è stata apprezzata dai giudici severissimi della Guida Michelin che gli hanno assegnato una stella confermandola negli anni. Con il prof. Umberto Veronesi inoltre Pietro Leemann ha condiviso la divulgazione della dieta vegana come stile di vita sano e ha portato negli scorsi anni nelle scuole esempi di come ci si possa alimentare in maniera sana senza ricorrere alle proteine di origine animale.

Fonte:  Milano Repubblica

 

Come ottenere pasti vegani nelle mense scolastiche, intervista a Denise Filippin

La normativa nazionale vigente in merito all’alimentazione vegana nelle mense scolastiche è ancora poco chiara e varia da comune a comune. I genitori che decidono di crescere i propri figli con un regime alimentare vegetariano o vegano non devono però arrendersi: ottenere pasti vegani nelle mense scolastiche è possibile. Ne parliamo con la biologa nutrizionista Denise Filippin.bambina_frutta

Denise Filippin, oltre ad essere una biologa nutrizionista vegana, è anche mamma di due bambine. La sua laurea in Scienze Biologiche e il Master di perfezionamento in Dietologia e Nutrizione Umana le hanno dato la possibilità di dialogare con le istituzioni e ottenere un pasto vegano nelle mense scolastiche per le proprie figlie. Avendo percepito la reale difficoltà dei genitori che richiedono “menù alternativi” per motivazioni etiche – spesso rifiutate -, la Dott.ssa Filippin ha creato un opuscolo con delle linee guida per aiutarli ad ottenere ciò che credono sia più giusto per i propri figli. Incontriamo la nostra esperta in alimentazione vegana in gravidanza ed infanzia (anche per lo svezzamento), disponibile come consulente per aziende, mense pubbliche e private, conferenze e corsi di educazione alimentare. E-mail: denise.filippin@alice.it

Sono curiosa di sapere qual è il quadro normativo nazionale vigente in merito all’alimentazione vegana nelle mense scolastiche…

La normativa vigente è poco chiara e varia da comune a comune. A livello nazionale il Ministero della Salute ha emanato delle “linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica”, nelle quali si prevede la possibilità per i genitori di richiedere menù alternativi per esigenze etico-religiose o culturali, con la sola autocertificazione e senza necessità di certificato medico. Essendo delle linee guida ogni comune le recepisce apportando anche delle modifiche, pertanto è possibile che alcuni comuni possano inserire la richiesta del certificato medico o possano decidere di far sparire la parola etico e lasciare solo la possibilità di menù alternativi per motivi religiosi.bambini_animali

È dunque possibile ottenere un pasto vegan nelle mense scolastiche? Qual è la prassi da seguire?

Certo, è possibile! Molti genitori ci sono riusciti alla prima richiesta, altri hanno dovuto insistere di più. Innanzitutto bisogna informarsi sul regolamento vigente nel proprio comune; solitamente si trova anche su internet oppure può essere richiesto al servizio ristorazione scolastica del comune stesso. Molti comuni integrano nel modulo di iscrizione al servizio, l’opzione per la richiesta di menù alternativi; in tal caso va evidenziata per poi fissare un appuntamento con la dietista in modo da confermare gli alimenti che vogliamo non vengano somministrati al bambino/a. Durante il colloquio bisogna essere molto precisi e non dare nulla per scontato. A volte capita che dal comune nessuno si faccia più sentire; in questo caso bisogna insistere, telefonando o recandosi di persona per capire il perché di tale silenzio. Nel caso la prima domanda sia respinta si può riproporre un modello di lettera tipo – lo trovate nell’opuscolo distribuito da AgireOra – che ho preparato proprio per aiutare i genitori che si trovano in difficoltà. Essendoci passata in prima persona so che a volte non è facile. Devo dire che molti genitori hanno trovato utili i consigli e sono riusciti ad ottenere ciò che avevano chiesto. Non spaventatevi se vi richiedono il certificato medico! E’ una formalità per tutelarsi. Il documento garantisce all’istituzione che il medico curante è a conoscenza dell’alimentazione del bambino e ne segue la crescita durante le visite periodiche in ambulatorio. Per agevolare i genitori e il pediatra ho inserito un facsimile del certificato nell’opuscolo.

Quale miglior consiglio ad una coppia vegana che deve fare i conti con strutture dove lascerà i propri figli?

Il miglior consiglio è armarsi di pazienza e determinazione ed iniziare a fare la propria richiesta appena si sceglie l’istituto al quale iscrivere il proprio figlio. Attualmente ci troviamo di fronte ad una situazione nuova, i giovani che sono diventati vegani negli anni passati diventano genitori e per la prima volta c’è la necessità di prevedere pasti adatti nella ristorazione scolastica. Molto spesso si troveranno ad essere i primi nel proprio comune ad aver avanzato tale richiesta, con lo scetticismo e gli eventuali problemi che ne conseguono.bambina_mamma_

Perché è importante far mangiare frutta e verdura ai bambini?

Frutta e verdura sono molto importanti nell’alimentazione umana, forniscono le vitamine, i minerali, le fibre (che sono importanti per il corretto funzionamento dell’intestino) ed una moltitudine di sostanze generalmente chiamate fitocomposti che hanno dimostrato di avere un’importante funzione protettiva nei confronti del nostro organismo da diverse malattie, in particolar modo aiutano a prevenire i tumori. Imparare a mangiare questi alimenti da bambini è molto importante in quanto è proprio nei primi anni di vita che si forma il gusto e vengono fissati gli schemi alimentari che ci accompagneranno per tutta la vita. Un bambino abituato a certi sapori fin da piccolo manterrà questa attitudine anche crescendo, proteggendo così la sua salute anche in futuro. Risulta molto più difficile invece far apprezzare questi alimenti ai ragazzi più grandi, non abituati al consumo quotidiano di frutta e verdura.

Cosa pensa della campagna nazionale che ha l’obiettivo di incentivare il consumo di frutta tra i bambini e gli adolescenti italiani nelle scuole? Qualcuno ha bocciato l’iniziativa, definendola controproducente. Il pediatra Italo Farnetani ha dichiarato che è sbagliato costringere i ragazzi a mangiare frutta invece degli snack.

Io, invece, trovo che sia un’ottima idea. La “frutta per tutti” elimina quelle disuguglianze tra bambini; quando si portano le merende da casa, ci sono bambini che consumano pasti troppo sostanziosi e bambini, invece, che non hanno nulla da mangiare. In questo modo tutti mangiano la stessa quantità e la stessa tipologia di cibo. L’esempio dei genitori è importante per invogliarli a mangiare la frutta. Ci sono genitori che si lamentano perché i loro bambini non ne vogliono sapere… poi parlando con loro, scopro che sono i primi a non mangiarne mai. È naturale che il bambino rifiuti un alimento che il genitore rifiuta. È anche importante non aggiungere zucchero o altri dolcificanti per attrarre di più i bambini; la frutta ha già un sapore dolce e non deve essere alterato con questi trucchetti.

p st”�’a�0 � 0cm;text-align:justify;background:white’>Il miglior consiglio è armarsi di pazienza e determinazione ed iniziare a fare la propria richiesta appena si sceglie l’istituto al quale iscrivere il proprio figlio. Attualmente ci troviamo di fronte ad una situazione nuova, i giovani che sono diventati vegani negli anni passati diventano genitori e per la prima volta c’è la necessità di prevedere pasti adatti nella ristorazione scolastica. Molto spesso si troveranno ad essere i primi nel proprio comune ad aver avanzato tale richiesta, con lo scetticismo e gli eventuali problemi che ne conseguono.

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Qual è la merenda ideale per i bambini?

Le merende e gli spuntini sono il momento ideale per mangiare la frutta fresca, che fornisce energia senza appesantire. Possiamo dare ai bambini che vanno a scuola anche la frutta secca e disidratata in quanto è comoda da portare nella cartella e veloce da consumare durante la ricreazione. I bambini durante la pausa hanno voglia di giocare e spesso saltano lo spuntino per evitare di perdere tempo. Per chi fa sport anche un po’ di pane integrale con marmellata senza zucchero o creme di frutta secca come tahin, crema di mandorle o nocciole poiché appagano il gusto e forniscono energia e nutrimento sano.

Ha notato errori che si ripetono comunemente in chi decide di far seguire al proprio bambino un’alimentazione vegana? Quali consigli si sente di dare ai genitori perché non facciano gli stessi errori?

A dire il vero chi sceglie l’alimentazione vegana spesso è molto informato. Ho notato che i genitori vegani quando aspettano un bambino acquistano libri sull’argomento (fortunatamente ora si trovano anche in Italia) o si informano tramite siti scientifici su internet. Ho constatato però in alcuni genitori l’eccessivo ricorso ad alimenti quali seitan e tofu. Questi alimenti non devono essere consumati quotidianamente né dagli adulti né tanto meno dai bambini. I genitori, spesso, si preoccupano che i loro bambini non consumano abbastanza proteine. In realtà non è così perché sono presenti in diversi alimenti, soprattutto nei legumi.

È sempre più frequente trovare bambini in sovrappeso, iperalimentati fin dai primi anni di vita. Perché?

Tutti gli studi recenti indicano come un’alimentazione iperproteica nei primi anni di vita predisponga i bambini a sovrappeso ed obesità durante la crescita ed in età adulta. È un grosso problema perché il sovrappeso porta con sé diverse problematiche di salute: diabete, ipercolesterolemia, ipertensione, problemi cardiaci, tanto per citarne alcuni. Si è visto che il latte formulato adattato e lo svezzamento con omogeneizzati e formaggio ad ogni pasto apportano un eccesso di proteine pari anche a cinque volte il fabbisogno raccomandato.bambina_pulcino

Un’alimentazione iperproteica favorisce la crescita del numero di cellule adipose (depositi di grasso); il bambino, avendo più cellule adipose, può incamerare più grassi e questa tendenza rimane per tutta la vita. Altro aspetto fondamentale è la mancanza di attività fisica, anche spontanea come il gioco in piazza che si faceva fino a qualche decennio fa. Ora si passa molto tempo chiusi in casa, i bambini sono davanti alla TV o ai giochini elettronici, si muovono solo se e quando fanno attività sportiva, che il più delle volte non è comunque sufficiente a sopperire alla mancanza di movimento quotidiano.

Quali consigli possiamo dare ai genitori vegani?

Io consiglio sempre di prediligere i prodotti preparati in casa e se possibile gli alimenti da agricoltura biologica locale (il contadino vicino casa) e di stagione. Abituare i bambini a sapori semplici, abituarli a mangiare cibi poco conditi, con poco sale, li predisporrà ad avere un’alimentazione sana anche in futuro. Cerchiamo di consumare i pasti insieme ai nostri figli e magari se sono grandicelli possiamo anche farci aiutare a preparare la cena. Diventano meno diffidenti verso alcuni alimenti se si abituano a lavarli, tagliarli e cucinarli. Tralasciando l’aspetto nutrizionale, un altro consiglio è spiegare sempre chiaramente ai bambini il perché della scelta vegana portata avanti in famiglia. I bambini sono molto attratti dagli animali e mostrano una grande empatia, renderli consapevoli che con la loro alimentazione non fa male agli animali li rende felici ed orgogliosi e può dar loro la forza di rifiutare un dolce o un gelato se sanno che non è vegano. Sono piccoli ma meritano che gli adulti siano sinceri con loro, ovviamente, tarando le spiegazioni in base all’età del bambino.

Fonte: il cambiamento

VegPyramid

Voto medio su 8 recensioni: Da non perdere

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Mense scolastiche, aumenta il gradimento e diminuisce lo spreco

Milano Ristorazione (mense scolastiche milanesi) comunica i dati dell’ultima rilevazione di febbraio. Il gradimento dei bambini passa dal 72 al 75,10 %. Diminuisce lo spreco di cibo. Grazie a miglioramenti dei menu e revisione delle grammature dei pasti. Al varo il progetto dello spuntino “Frutta a metà mattina”. 160 le tonnellate di cibo annuo avanzate e recuperate per il programma Siticibo

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Milano Ristorazione pubblica i dati dell’ultima rilevazione eseguita nelle scuole di Milano nel mese di febbraio sulle 4 settimane di menu (un panel di 1000 utenti, rappresentativo della popolazione scolastica): i bambini sembrano apprezzare maggiormente i pasti e mangiare di più, con conseguente minor spreco di alimenti. Rispetto al dato di inizio 2012, il gradimento medio dei pasti è passato infatti dal 72% a 75,10%, consentendo il superamento della soglia del cosiddetto “totalmente accettato” (fissato al 75% dalle Linee Guida della Regione Lombardia); di conseguenza è diminuito il livello degli avanzi, sceso al 25% e ritenuto dagli esperti del settore, “fisiologico”. Inoltre, grazie alla collaborazione con il programma Siticibo Milano, dell’Associazione Banco Alimentare della Lombardia, che dal 2003 recupera pane e frutta da oltre 100 scuole raggiungendo le 160 tonnellate annue, si sta cercando di recuperare anche i pasti preparati come scorta per le emergenze. Un ulteriore quantitativo di cibo non sprecato che in un anno potrebbe ammontare a circa 20 tonnellate. I responsabili del servizio di ristorazione scolastica milanese attribuiscono il miglioramento anche al recepimento dei consigli sui menù scolastici ricevuti da genitori e bambini e alla modifica delle grammature delle porzioni, effettuate sulla base dei livelli raccomandati in energia e nutrienti dai principali istituti di ricerca alimentare e nutrizione e validate dalla Asl Milano. Riguardo il recupero dello scarto, Milano Ristorazione sostiene che una volta raggiunta la soglia del 75% di gradimento, è difficile che questa aumenti ancora, se non in modo lento. E’ possibile però incentivare nuovi modi di recupero e per questo Milano Ristorazione conta anche sull’aiuto di bambini, genitori, cittadini, insegnanti e istituzioni per promuovere un comportamento più corretto a tavola e più sostenibile. Tra i progetti quello dello spuntino a base di frutta al mattino, per il quale Milano Ristorazione sta preparando un bando per cercare partner e patrocini: “una buona pratica nutritiva che porterebbe ulteriori benefici alla salute dei bambini e alla collettività”.

Fonte: eco dalle città