Danni da vaccino: sotto accusa la Fondazione di Bill Gates

La Fondazione di Bill Gates sta passando guai in India, come riportano Health Impact News, Economic Times India e VacTruth. La Corte Suprema indiana sta infatti indagando sull’ente del miliardario americano per sperimentazioni non corrette e illegali di vaccini sui bambini. Ma non solo.2014-03-18 16.47.56tea

Health Impact News e Economic Times India riportano come la Bill & Melinda Gates Foundation sia stata messa sotto accusa per questioni riguardanti i vaccini. Tutto è nato da un esposto presentato da alcuni cittadini indiani contro l’Oms, la Gates Foundation e il PATH (Program for Appropriate Technology in Health), accusati di avere sperimentato vaccini su una popolazione assolutamente non informata, vulnerabile e analfabeta, senza fornire né alle famiglie né alle ragazzine le informazioni idonee ad ottenere appunto un consenso informato, senza dare informazioni sui potenziali eventi avversi di quei vaccini e senza garantire alcuna sorveglianza postvaccinale. La notizia è stata resa pubblica in prima battuta dell’Economic Times India in un articolo con il quale si spiegava che erano stati effettuati test su 16.000 bambine di una scuola tribale nell’Andhra Pradesh, utilizzando il vaccino per il papilloma virus (HPV), nella fattispecie il Gardasil. Nel giro di qualche settimana l’inchiesta ha fatto il giro del mondo. Secondo l’articolo scritto da KP Narayana Kumar, entro un mese dalla vaccinazione molte delle bambine si sono ammalate e un po’ di tempo dopo cinque di esse sono morte. Altre due bambine sono risultate decedute a Vadodara, nel Gujarat, dove altre 14.000 ragazzine erano state vaccinate con un altro vaccino HPV, il Cervarix prodotto dalla GlaxoSmithKline (GSK). La cosa sconcertante che sarebbe emersa è che molti dei consensi informati erano stati firmati illegalmente o dai custodi delle residenze dove stavano le studentesse o da familiari analfabeti. Tutto ciò è stato scoperto solo quando gli attivisti dell’associazione SAMA, un gruppo a tutela della salute delle donne, ha deciso di investigare per scoprire cosa era accaduto. L’articolo spiega anche che 120 ragazzine sono state male, con sintomi che variavano dalle crisi epilettiche a forti dolori di stomaco, mal di testa e cambiamenti dell’umore. L’Economic Times ha riportato come ci siano stati anche casi di comparsa precoce del mestruo subito dopo la vaccinazione, forti sanguinamenti e crampi tra molte studentesse. La correlazione con la vaccinazione però è stata subito esclusa, senza nemmeno indagini approfondite, preferendo addebitare tutto a psicosi suicidarie, malaria, infezioni virali, eccetera. L’organizzazione che ha finanziato lo studio era proprio la Gates Foundation che però definì quel progetto come un autentico successo. E proprio sulla base di quelle affermazioni, l’Oms, laInternational Federation of Gynaecology and Obstetrics e la Federation of Obstetric and Gynaecological Societies of India hanno raccomandato la vaccinazione come di provata sicurezza ed efficacia come misura preventiva del cancro alla cervice. I firmatari dell’esposto alla Corte Suprema indiana hanno anche sostenuto come non sia la prima volta che accadono fatti del genere. Nel dicembre 2012 nel piccolo villaggio di Gouro, nel Chad, 500 bambini sono stati chiusi dentro la loro scuola e, da quanto ricostruito sempre dai giornali e dall’associazione americana VacTruth, costretti a ricevere il vaccino per la meningite A senza che i genitori sapessero nulla. Il vaccino non era ancora stato autorizzato poiché doveva ancora passare attraverso le fasi tre e quattro della sperimentazione. Nel giro di qualche ora 106 bambini cominciarono ad accusare mal di testa, vomito, convulsioni gravi e paralisi. Stando alle ricostruzioni, hanno dovuto attendere una settimana l’arrivo di un medico, mentre il personale che aveva somministrato loro il vaccino continuava a vaccinare altre persone nel villaggio. Quando poi il medico è arrivato, ha ammesso di non poter fare più nulla per quei bambini. I fatti sono stati riportati da un piccolo quotidiano locale, La Voix, secondo cui alcuni bambini sono poi stati trasferiti all’ospedale a N’Djamena, capitale del Chad. Molti di essi sono ritornati al villaggio senza una diagnosi e alle famiglie pare sia stata data una somma di denaro, senza alcun documento firmato ma dopo aver ribadito che non si era trattato di danno dovuto al vaccino. L’unica televisione che ha parlato di questi bambini è stato un canale locale, chiamato Tchad, che ha mostrato anche il primo ministro mentre faceva loro visita in ospedale. Spostiamoci in Pakistan e andiamo a leggere cosa scrive l’Express Tribune da Islamabad. E’ stata messa in piedi un’inchiesta governativa che ha scoperto come “il vaccino antipolio per bambini finanziato dalla Global Alliance for Vaccination and Immunisation stia causando morti e disabilità in alcune regioni, tra cui il Pakistan”. Addirittura la Prime Minister’s Inspection Commission (PMIC) avrebbe raccomandato al primo ministro Yousaf Raza Gilani di sospendere immediatamente tutti i tipi di vaccino forniti dal GAVI. Secondo l’Express Tribune, le principali vaccinazioni incriminate erano l’antipolio e il vaccino pentavalente che si sospettano essere la causa di morti e disabilità in Pakistan, India, Sri Lanka, Bhutan e Giappone. Da sottolineare come il GAVI sia finanziato dal Bill and Melinda Gates Children’s Vaccine Program, dalla International Federation of Pharmaceutical Manufacturers Association, dalla Rockefeller Foundation, dall’United Nations Children’s Fund (UNICEF), dall’Oms e dalla Banca Mondiale. Il rapporto della commissione asseriva poi che i vaccini non risultavano testati in laboratorio per confermarne efficacia e sicurezza. Ma non è finita qua. Nel 2012 Ramesh Shankar Mumbai, redattore per il sito web Pharmabiz, ha riportati come due medici indiani avessero accusato la Gates Foundation e l’Oms di mancanza di etica. Mumbai ha raccontato come i dottori Neetu Vashisht e Jacob Puliyel del Dipartimento di Pediatria del St. Stephens Hospital a Delhi avessero lanciato dure accuse in uno studio comparso nell’aprile di quell’anno sull’Indian Journal of Medical Ethics rimproverando una totale mancanza di trasparenza. Gli autori dello studio facevano notare come l’incidenza di paralisi flaccida fosse aumentata in proporzione all’aumentare delle dosi di vaccino antipolio somministrate e come i bambini con quel tipo di paralisi avessero un rischio doppio di morire rispetto al rischio prodotto dalla polio dovuta a virus selvaggio. Nel 2013 appare un altro articolo sul sito web Occupy Corporatism, scritto da Susanne Posel, secondo cui il GAVI stava usando un vaccino non testato sui bambini pakistani causando innumerevoli morti. Anche ammettendo che nelle ricostruzioni fatte da giornalisti e medici ci siano imprecisioni o elementi ancora non del tutto confermati, pare possibile ignorare fatti come questi? O non dovrebbero invece indurre chi prende certe decisioni a mettere in discussione approcci e sistemi?

Referenze

http://healthimpactnews.com/2014/bill-melinda-gates-foundation-vaccine-empire-on-trial-in-india/

http://holyhormones.com/womens-health/cancer-womens-health…

http://articles.economictimes.indiatimes.com/2014-08-31…

https://www.youtube.com/watch?v=ZEBGG7KFQpU

https://www.youtube.com/watch?v=dsxSlT_sBRk

http://www.gatesfoundation.org/Media-Center/Press-Releases…

http://tribune.com.pk/story/293191/vaccine-nation-globally-supported-company-is-funding-fatal-polio-shots/

http://pharmabiz.com/NewsDetails.aspx?aid=68352&sid=1

http://www.occupycorporatism.com/the-shocking-truth-about-syrian-polio-resurgence…

http://www.gavi.org/about/partners/bmgf/

http://www.blogtalkradio.com/publicadvocate…

http://www.oxforddictionaries.com/us/definition/american_english/hero

http://vactruth.com/2014/10/05/bill-gates-vaccine-crimes/?utm_source=The+Vaccine+Truth+Newsletter&utm_campaign=8f2f467842-10_01_2014_autism&utm_medium=email&utm_term=0_ce7860ee83-8f2f467842-408319413

fonte: ilcambiamento.it

La Prova Evidente del Danno
€ 24

Le Vaccinazioni di Massa - Libro

Voto medio su 2 recensioni: Da non perdere

€ 24.9

Bambini Super Vaccinati
€ 20

Pomodoro italiano: il lato oscuro della produzione e di una inchiesta vera a metà

RFI con Al Jazeera e Internazionale, finanziati dalla Fondazione Bill & Melinda Gates, hanno pubblicato un reportage sul lato oscuro del pomodoro italiano. Peccato che l’inchiesta non abbi approfondito quel che accade anche in Francia

Il pomodoro italiano, il nostro oro rosso, viene ispezionato da tre grandi testate: RFI, Al JazeeraInternazionale, dove è stata pubblicata l’inchiesta in italiano non troppo documentata ma ricca di testimonianze, firmata da Mathilde Auvillain e Stefano Liberti e realizzata mediante il programma The Innovation in Development Reporting Grant Programme dello European Journalism Center (EJC), finanziato dalla Bill & Melinda Gates Foundation. L’inchiesta punta il dito sugli accordi sottoscritti nel 2000 con il Ghana per la riduzione dei dazi delle importazioni dal nostro Paese. Tra le merci che giungono nel Paese africano il pomodoro che con il concentrato che arriva dalla Cina a basso prezzo ha letteralmente raso al suolo la produzione locale. Dal Ghana noi importiamo tra gli altri prodotti l’ ananas messo nella lista della Coldiretti dei 10 prodotti esteri più contaminati. Quando leggo certi attacchi mirati con bersagli ben identificati (in questo caso pomodoro italiano) la prima domanda che mi viene è: cui prodest? Scavando nei meandri della rete scopro che nel 2007 FIAN – FOODFIRST INFORMATION & ACTION NETWORK una ONG attiva da 28 anni, pubblica il rapporto Righ to Food of tomato and poultry farmes che consiste in una indagine condotta sul campo con interviste agli allevatori ghanesi in collaborazione con l’associazione degli allevatori e coltivatori. Già allora l’economia ghanese era al collasso a causa delle importazioni di pasta di pomodoro da Italia, Cina, Usa, Spagna, Turchia, Grecia, Portogallo e Cile e di polli da Europa Usa e Africa. Nel mentre si giunge all’inchiesta italo-francese i polli si perdono per strada: perché gli autori non menzionano anche questa situazione incresciosa? Dall’Europa non inviamo un prodotto pregiato come il pomodoro ma gli scarti del pollo, come zampe, collo, ali che non piacciono al consumatore europeo. Poiché smaltirli costa,conviene venderli al mercato ghanese a prezzo bassissimo, aiutati da sovvenzioni e dazi inesistenti e guadagnarci così un po’su. Peraltro c’è chi si è chiesto come mai l’industria della trasformazione del pomodoro non abbia attecchito in Ghana, sebbene si producesse pomodoro locale, e la risposta non è stata scontata, come si legge nel rapporto del 2010:

Eppure attualmente rese la maggior parte degli agricoltori sono ben al di sotto di dieci tonnellate per ettaro (Robinson e Kolavalli 2010, 19). Per ottenere maggiori rendimenti si richiede una migliore irrigazione, miglioramento della zootecnia e un maggiore uso di ibridi o di semi certificati al contrario di semi auto-estratti. Sistemi di miglioramento della gestione sarebbero necessario per la maggior parte degli agricoltori in modo da strutturare la produzione di pomodoro come impresa.

Domanda aperta: chi detiene il maggior numero di brevetti sui semi di pomodoro altamente efficienti? chi avrebbe interesse a spaccare le esportazioni europee di pomodoro nonché della Cina a favore di una distribuzioni di semenze? No che sia sbagliato, intendiamoci, ma perché farlo denigrando l’Italia e il Meridione? quando le sovvenzioni in agricoltura sono europee e quando l’agroalimentare italiano e il Made in Italyè il più contraffatto e violato al mondo? E ancora: la maggior parte dei pomodori che si consumano in Francia dall’inizio di quest’anno arrivano da Marocco, accordo per cui l’Italia si è espressa negativamente il che fa immaginare una forma di pressione mediatica in atto? Lo squilibrio è più evidente quando nell’inchiesta finanziata dalla Fondazione Gates mira direttamente alla piaga del caporalato in Puglia e Campania, le terre italiane dove non si coltiva più pomodoro in Italia, il record lo detiene, dicevamo la Sicilia. La testimonianza la fornisce Prince Bony lavoratore agricolo ghanese intervistato dagli autori:

Quello che Prince ignora è che il frutto del suo lavoro al nero, nei campi di pomodori del sud Italia, rischia di spingere a loro volta gli agricoltori dell’Upper East Region, nel nord del Ghana, ad abbandonare le loro terre. Quelle stesse terre che un tempo erano anche le sue.

Appena un mese fa Libera ha diffuso il Secondo Rapporto Agromafie e Caporalato, redatto dall’Osservatorio Placido Rizzotto che racconta storie di lavoratori schiavi dal Piemonte alla Sicilia:

Sulle condizioni dei lavoratori impiegati nel settore agroalimentare, i dati sono scoraggianti: secondo Flai Cgil 400.000 lavoratori trovano lavoro tramite i caporali, di questi 100.000 subiscono situazioni di grave assoggettamento con condizioni abitative e ambientali “paraschiavistiche”. Il dato positivo è che, con l’introduzione nel codice penale del reato di caporalato, 355 caporali sono stati arrestati o denunciati, 281 solo nel 2013. Le condizioni di lavoro in molti degli epicentri del caporalato sono di grave sfruttamento, addirittura il 60% di lavoratori non ha accesso ai servizi igienici e all’acqua corrente, il 70% è affetto da malattie di cui non soffriva prima dell’inizio del ciclo di lavoro. Il caporalato costa allo Stato italiano ben 60 milioni di euro l’anno. Il salario giornaliero dei lavoratori è inferiore di circa il 50% rispetto ai contratti nazionali, per non parlare delle “tasse” che i lavoratori sono costretti a corrispondere ai caporali per trasporto, acqua e cibo, oltre a medicinali e altri beni di prima necessità.

E’ vero è una piaga, ma non possiamo fare di tutta l’erba un fascio, ci sono aziende e cooperative che lavorano nella legalità: perché mirare dritto al legame Ghana-immigrazione-pomodoro italiano sostenuto però dall’Europa? Facciamo un po’ di chiarezza, perché il pomodoro industriale in Italia è un comparto ampio che vale oltre 3 miliardi di euro e che nel Polo distrettuale del centro Sud vede il 65% della trasformazione. Il pomodoro in Italia si coltiva da Nord a Sud, anche nella Pianura Padana, sopratutto tra Parma e Piacenza; il primo produttore di pomodori in Italia è la Sicilia che nel 2012 ha quasi raggiunto le 5 milioni di quintali; segue la Campania con 668 mila quintali. Veniamo alla produzione del pomodoro nel distretto del Nord dove si produce pomodoro da industria, ovvero proprio quello destinato alla trasformazione: siamo nelle regioni dell’ Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Piemonte e Provincia autonoma di Bolzano. Altrove , come in Sicilia o Campania si produce anche pomodoro da mensa, destinato cioè al consumo a tavola.

E gli autori specificano:

L’Italia, terza agricoltura europea dopo la Francia e la Germania, si contende con la Spagna il primato nella produzione di ortaggi. Negli ultimi dieci anni, sulla base dei dati FAOSTAT, l’Italia ha prodotto in media 6 milioni di tonnellate di pomodori ogni anno. Secondo la FAO, l’ammontare medio degli aiuti europei al settore del pomodoro era nel 2001 di 45 euro alla tonnellata. Inoltre, secondo Oxfam, l’Unione europea sovvenziona la produzione totale di pomodoro in Europa per circa 34,5 euro a tonnellata; una sovvenzione che coprirebbe il 65% del prezzo di mercato del prodotto finale. Ma chi si rende conto a Bruxelles del paradosso di sovvenzionare un prodotto destinato all’esportazione, che fa dumping sulle produzioni locali in Africa?

Il 40% dei francesi consuma pomodoro fresco anche in inverno e proprio una parigina, Emile Loreaux che di professione fa la fotografa ha prodotto un inchiesta, senza finanziamento alcuno e correndo molti rischi, dal titolo je suis une tomate, dove ha letteralmente seguito il viaggio che affronta un pomodoro, in questo caso dalla Spagna ai mercati del Nord Europa. La scoperta è stata sconcertante: marocchini e lavoratori dell’est Europa sfruttati come schiavi nelle serre spagnole per portare pomodori da tavola fuori stagione ai francesi. Anche in Francia si coltivano pomodori sopratutto nel più mite Sud e sotto serra dove ci sono varietà come il ciliegino e o l’insalataro. in Inverno in Francia arrivano sul mercato pomodori dal Marocco e dalla Spagna. E i francesi esportano poco. Noi italiani esportiamo pomodoro da mensa meno del previsto, ci dice FreshPlaza: Germania (33%), Austria (17%), Regno Unito (10%), Svizzera (8%) e Francia (6%).L’Ismea ci dice che le piazze più importanti fuori dall’Europa per i trasformati industriali sono il Giappone e l’Australia. E il Ghana dov’è?

Scrive ancora Freshplaza sul pomodoro industriale trasformato:

Nel 2012 i volumi di pomodoro trasformato hanno segnato quota 47 milioni di quintali (23 mln q.li al Sud Italia + 24 mln q.li al Nord Italia). L’Italia comincia ad esportare più trasformati di pomodoro di quanto ne importi: crescita a doppia cifra (+20%) per l’export verso Africa e Asia, mentre calano le importazioni di concentrato dalla Cina. Le esportazioni di pomodoro pelato hanno segnato un -7% in volume, ma un +7% in valore. Per quanto riguarda le passate, segnano un aumento del 7% il termini di volume esportato, mentre rimane stabile il segmento del concentrato di pomodoro.

Lo scorso gennaio viene lanciato un appello da padre Alex Zanotelli e Vittorio Agnoletto per fermare gli Epa accordi di partneriato economico con 7 paesi africani Botswana, Namibia, Camerun, Ghana, Costa d’Avorio, Kenya e Swaziland. Si badi bene, europei, c’è anche la Francia e non solo l’Italia poiché:

La conseguenza sarà drammatica per i paesi Acp: l’agricoltura europea (sorretta da 50 miliardi di euro all’anno) potrà svendere i propri prodotti sui mercati dei paesi impoveriti. I contadini africani, infatti, (l’Africa è un continente al 70 per cento agricolo) non potranno competere con i prezzi degli agricoltori europei che potranno svendere i loro prodotti sussidiati. E l’Africa sarà ancora più strangolata e affamata in un momento in cui l’Africa pagherà pesantemente i cambiamenti climatici.

Siamo ai medesimi dati pubblicati nella prima inchiesta nel 2007. Già nel 2013 Mathilde Auvillain su TerraEco aveva provato a sdoganare la storia degli immigrati ghanesi affamati dalle esportazioni di pomodoro italiano e sfruttati dal caporalato pugliese : caparbietà di cronista o tesi a sostegno di obiettivi diversi? La Puglia è impegnata a smantellare il lavoro nero con una serie di iniziative tra cui equapulia, una etichetta che certifica la produzione legale dell’intera filiera agroalimentare. A oggi sappiamo che in Ghana si lavora per il rilancio dell’agricoltura con nuovi programmi tra cui l’uso, per ora sperimentale e a cura dell’Università del Ghana, del Enviro Dome Greenhouse System per produzioni orticole tutto l’anno in atmosfera controllata. La produzione annuale di pomodori da mensa, ossia quelli che si consumano a tavola, nel 2013, secondo i dati riferiti dal Ministro per l’agricoltura del Ghana Mr. Clement Kofi Humado:

di oltre 300.000 tonnellate di pomodori e il 90 per cento è stato consumato localmente. Tuttavia, il Paese è dipeso in gran parte dalle importazioni regionali per le verdure durante la bassa stagione, con importazioni comprese tra 70.000 e 80.000 tonnellate di pomodori freschi provenienti dai paesi limitrofi. Per raggiungere l’autosufficienza nella produzione di pomodori, il ministero sta collaborando con l’Università del Ghana per la ricerca adattativa in pomodori alto valore e di altre colture orticole sotto i sistemi protetti.

Più pesante la bilancia delle importazioni di pollame, per cui il ministro Humado ha detto:

Per quanto riguarda il pollame il totale delle importazioni di carne è passato da 97.719 tonnellate nel 2012 a 183.949 tonnellate nel 2013, pari all’80% delle importazioni e negli ultimi cinque anni è costato al paese una media di 200 milioni di dollari all’anno. Al fine di affrontare la situazione, il governo si è impegnato a far rispettare le norme per frenare le importazioni eccessive eccessive di pollame malsano e altri prodotti a base di carne promuovendo programmi per l’allevamento locale di polli.

Ma di tutto ciò non c’è traccia nel reportage finanziato dalla Fondazione Gates.

NOTA:
Journalism Grant è un programma sostenuto dalla Fondazione Bill & Melinda Gates:

Progetti di comunicazione innovativi saranno premiati con notevoli finanziamenti, con l’obiettivo di sostenere i giornalisti, redattori e le parti interessate allo sviluppo per effettuare una ricerca approfondita, emozionante, e anche sperimentale con riferimento a stato dell’arte, metodologie e tecniche di narrazione giornalistica.

In un momento in cui molti organi di informazione devono affrontare vincoli finanziari, il programma di concessione mira a consentire un miglioramento dei media e di andare oltre le solite strategie di comunicazione per impostare una nuova e distintiva agenda per la copertura.

Ma chi controlla poi cosa i giornalisti andranno a pubblicare?

Fonte: ecoblog.it

Banane OGM finanziate da Bill Gates pronte per il test umano

Il primo test umano al mondo per la banana arricchita con vitamina A dovrebbe iniziare presto con la promessa di portare benessere a milioni di ugandesiJames Dale_bananas

Il progetto è partito dalla QUT Queensland University of Technology e lo dirige James Dale Distinguished Professor e finanziato con 10 milioni di dollari dalla Fondazione Bill e Melinda Gates: nella pratica è una banana geneticamente modificata per produrre più beta carotene che viene poi trasformato dall’organismo umano in vitamina A. Un progetto simile al golden rice che pure prometteva di integrare nella dieta degli abitanti in Paesi in via di sviluppo la carenza di vitamina A. Intanto il prof. Dale gongola dalla pagina del sito dell’Università del Queensland e dice:

La Sperimentazione umana è una pietra miliare significativa per questo progetto che è iniziato nel 2005 e dovrebbe vedere varietà di banane arricchite con pro-vitamina A coltivate dagli agricoltori ugandesi intorno al 2020. Le conseguenze della carenza di vitamina A sono terribili con 650 mila- 700 mila bambini in tutto il mondo che muoiono per la carenza di questa vitamina o che restano ciechi. muoiono di pro-vitamina A ciascun anno e almeno altri 300.000 diventare cieco. Una buona scienza può fare una enorme differenza arricchendo la basilare coltura di banane con la vitamina A

Le banane OGM si presentano esternamente alla stregua di tutti gli altri frutti, con la differenza che la parte interna invece di essere color crema è di color arancione a causa della presenza dei carotenoidi. La sperimentazione umana sarà effettuata negli Usa e durerà 6 settimane e il frutto è già stato testato su gerbilli della Mongolia. L’obiettivo è aumentare il livello di 20 microgrammi per grammo di peso secco, per, come spiega Dale:

migliorare significativamente lo stato di salute dei consumatori africani di banane.

Il professor Dale ha detto che i test iniziali di laboratorio sono state eseguiti al QUT a Brisbane e prove sul campo nel Far North Queensland mentre sono state predisposte le prima prove sul campo in Uganda. Nel corso dei prossimi tre anni sarà coltivata una linea d’elite di banani nell’attesa che in Uganda siano autorizzate sia le colture sia la commercializzazione delle banane OGM. Se dimostrati i benefici sulla salute umana le banane potrebbero poi essere coltivate anche dalla Repubblica Democratica del Congo al Kenya alla Tanzania. La carenza di Vitamina A causa effettivamente tantissimi morti, sopratutto tra i bambini perché è la malnutrizione il vero problema. La Vitamina A o meglio il betacarotene è contenuto in tutta la frutta e gli ortaggi arancioni, gli spinaci, le uova e il latte. Ma come intervenire nell’integrare la vitamina A? L’OMS investe circa 90-100 milioni di dollari all’anno per informare sulla nutrizione diversificata, sostiene gli orti domestici e promuove la coltivazione di piante ricche di pro-vitamina A. Ma non basta poiché la malnutrizione resta. Probabilmente neanche la banana con betacarotene potrà risolvere il problema e allora dovremo convincerci che a essere necessario sarà l’approccio politico globale e non solo tecnico-scientifico.

Fonte:  Italia Fruit, Queensland university of Technology

Foto | QUT