Uruguay, inaugurata la prima scuola completamente sostenibile del Sud America

multimedia-160921110905

Le giornate di sole sono una buona notizia per gli alunni di questa scuola dell’Uruguay per molte ragioni: il loro è il primo istituto scolastico dell’America latina al 100% sostenibile grazie all’alimentazione tramite pannelli solari e all’uso di materiali riciclati. “La scuola è un edificio completamente autonomo nel senso che non è collegato a nessuna fonte energetica, funziona solo con risorse naturali”, spiega Francesco Fassina, educatore e membro dell’Ong che ha costruito lo stabile. I muri sono stati realizzati con materiali ricavati da penumatici, bottiglie di plastica e di vetro grazie all’impegno di una Ong locale e al lavoro dell’architetto americano Michael Reynolds. “Le persone mi davano dello stupido. Costruire con la spazzatura, che follia, sei la disgrazia della comunità degli architetti. Io stavo cercando di recuperare l’acqua, di trattarla, di fare tutte queste cose che gli architetti non fanno”

La protezione dell’ambiente è diventata anche una materia di studio per i 39 alunni e per i loro professori che frequentano corsi sulla sostenibilità, compresa la direttrice Alicia Alvarez. “Poco a poco acquisiamo competenze, impariamo come funzionano i meccanismi dell’edificio e il sistema per evitare che si deteriorino”.

Fonte: ecoblog.it

Ricostruire una città a partire dagli scarti dell’industria automobilistica

container-general-motors-300x336

Detroit le case si costruiscono con gli scarti dell’industria automobilistica. Nel disperato tentativo di recuperare le aree urbane abbandonate della zona, è stato avviato un piano per la costruzione di case a partire da materiali di scarto.

Il progetto sarà avviato grazie al contributo della General Motors e dell’associazione no profit Michigan Urban Farming Initiative (MUFI) . L’azienda offrirà container dismessi da 40 piedi di lunghezza e altri materiali di recupero provenienti dallo stabilimento di Detroit Hamtramck, come, ad esempio: i contenitori delle batterie delle Chevrolet Volt, i pannelli insonorizzanti di alcuni tipi di auto, gli armadietti dismessi degli spogliatori, compensato di legno proveniente dalle casse di spedizione e pallet inutilizzati. I container saranno successivamente trasformati in abitazioni da 30 metri quadrati circa di superficie, con zona living, due camere da letto, cucina e bagno. I monolocali saranno poi allestiti con pannelli fonoassorbenti, scaffali, mensole e arredamenti ricavati dagli scarti.

DHAMContainerHomestead04.jpg

 

Il progetto ha il fine di risollevare dal degrado le numerose aree di Detroit, la capitale americana dell’automotive, abbandonate a causa della crisi del settore e di riportarle a condizioni di vivibilità e di sfruttamento sostenibile.

Il primo progetto pilota prenderà il via nei prossimi giorni. Il primo monolocale completato sarà installato su un terreno agricolo di Detroit e gestito per due anni, senza scopo di lucro, dall’associazione no profit Michigan Urban Farming Initiative (MUFI). All’interno troverà alloggio uno studente universitario, coinvolto nel progetto, che avrà il compito di vivere tutto l’anno nel prototipo della casa, fungere da custode e gestire un piccolo terreno per le attività di ricerca agricola. Questo gli permetterà di verificare sul campo la correttezza delle soluzioni progettate e mettere a punto i programmi di realizzazione delle coltivazioni agricole che potrebbero diventare una prospettiva di lavoro per i futuri abitanti di questa particolare città.  Darin McLeskey, co-fondatore e vicepresidente di MUFI ha dichiarato: “Il progetto di questa abitazione è iniziato in realtà come una visione a lungo termine e con l’aiuto della General Motors attraverso lo stabilimento di Detroit Hamtramck e della GM Foundation la concretizzazione di una casa costruita con materiali di riciclaggio su terreni abbandonati non solo è sostenibile per Detroit ma anche per una qualsiasi città che si trovi in una fase di rimonta. Speriamo che questo progetto sia fonte d’ispirazione e di dimostrazione per altre abitazioni di questo genere in tutta la città”.

Il progetto prevede inoltre di riutilizzare le fondamenta delle struttura  che sono già state demolite o che lo saranno in futuro.

(Foto in evidenza: cbsdetroit; foto interna: thedetroitbureau)

Fonte: ambientebio.it

Le borse ecologiche da materiali riciclati di Hell’s Kitchen

Vecchie camere d’aria, cinture di sicurezza delle auto, tessuti riciclati, questi i materiali usati per dare vita alle borse eco-chic di Hell’s Kitchenimage001

Hell’s Kitchen, azienda Made in Italy, propone borse da materiali riciclati ma in questa collezione aggiunge anche un tessuto riciclato in polipropilene per ottenere colori brillanti da abbinare alle camere d’aria e alle cinture di sicurezza. Il filo usato per il tessuto arriva dai tessuti arredo per le barche a vela e sedili per gli aerei avendo la proprietà di essere antistrappo, antimacchia e idrorepellente per borse molto resistenti e adatte all’uso quotidiano:le camere d’aria usate possono conservare anche le toppe originali e dunque ogni borsa per questo risulta essere unica e originale. I prezzi sono in linea con il mercato e anzi forse un po’ più bassi considerato che il range è tra i 70 e i 135 euro. Borse ecologiche Hell’s Kitchen
thn_image003thn_image005thn_image007thn_image009thn_image011thn_image013

 

Una delle borse più comode è probabilmente la bike messanger Penne mentre per i viaggi un po’ più lunghi è disponibile il trolley Arancino.

Spiega Marco Lai designer di HK:

Ci ispiriamo al malfamato quartiere di New York da cui prendiamo il nome, che è risorto oggi a fucina artistica della metropoli. Proponiamo la medesima rivoluzione a livello di urban style: siamo noi i protagonisti degli spazi urbani e della loro trasformazione. Si può vestire con stile e fare bene al pianeta. Ma è necessario far attenzione al ciclo di vita del prodotto e all’impatto sull’ambiente delle nostre scelte come consumatori. Chi indossa una borsa HK si rende partecipe di questo messaggio: dimostra come un materiale difficile da smaltire quale la camera d’aria possa essere risanato, ripensato e riqualificato, e incarnarsi a nuova vita in un prodotto bello, funzionale, durevole. A prova di città!

Fonte: Comunicato stampa