Lo stoccaggio energetico ha raggiunto la massa critica

La rivoluzione dell’energia pulita è pronta a decollare in California, non riguarda solo le auto ma anche le case.

Milioni di batterie ubicate in punti diversi che, messe assieme, contribuiscono ad immagazzinare e produrre energia e abbattere l’uso di combustibili fossili: è il principio seguito dai grandi centri di stoccaggio energetico costruiti da aziende come Tesla, AES e Altagas, che hanno eletto la California del sud come luogo ideale per lo stoccaggio energetico. Tesla ha realizzato l’impianto più grande del mondo, a Reno, e messi insieme gli impianti di tutte e tre le aziende rappresentano ben il 15% del totale dell’energia immagazzinata nel pianeta: qualcosa che Bloomberg ha definito “una rivoluzione appena iniziata”: tutti e tre i centri di stoccaggio saranno aperti questa settimana e, tutti, sono stati ideati, sviluppati e creati nel giro di 10-12 mesi. Un vero record. Una rivoluzione che ha visto un’accelerata notevole negli ultimi anni: grazie anche alla facilità con cui possiamo leggere notizie da tutto il mondo, gli ultimi anni si sono caratterizzati da una serie numerosa di incidenti legati all’estrazione ed allo stoccaggio di combustibili fossili (incidenti, ad esempio, a diverse centrali di stoccaggio gas in California, ma se pensiamo a casa nostra viene in mente la famosa “torcia” del centro oli di Viggiano e in generale le perdite di petrolio dalle condotte in Basilicata, come anche nel delta del Niger) e da una nuova spinta a trovare un rimedio sostenibile a questi incidenti. Southern California Edison (SCE), ad esempio, è stata la prima azienda a distribuire batterie per accumulo di energia per assottigliare il rischio di trovarsi impreparati in un black-out invernale. Fino a pochi anni fa creare un centro di stoccaggio energetico con batterie agli ioni di litio sarebbe stata una follia antieconomica: molto meglio investire nel gas, mercato che invece oggi vede una notevole flessione proprio relativamente ai costi. Dalla metà del 2014 i prezzi delle batterie agli ioni di litio, il meglio del meglio ad oggi in commercio – ma ci sono già test per altri sistemi, come i polimeri di litio, sono crollati ed oggi si attestano su circa il 50% del valore di allora. Ed entro il 2020, lo abbiamo scritto qualche giorno fa, la Gigafactory di Tesla sarà la regina dello stoccaggio energetico. L’obiettivo dello stato della California è immagazzinare 1,32 Gigawatt al giorno entro il 2020. Gli scettici ci sono anche in questo caso: secondo gli analisti di Bloomberg per esempio la tecnologia e la società si stanno sviluppando più velocemente delle gigafactory e dei grandi magazzini di stoccaggio energetico ma c’è anche da dire che, fino ad ora, aziende come Tesla ne hanno sbagliate davvero poche, con una crescita lenta ma inesorabile verso la vetta dell’automobilismo (e non solo) mondiale. Secondo il BNEF invece l’abbattimento costante dei costi delle materie prime e delle batterie sarà una vera manna dal cielo per il settore, già in rapida ascesa: se in futuro ogni chilowattora costerà 275 dollari (prodotto e stoccato in batterie) lo stesso chilowattora costerà 500 dollari se da fonti fossili. Se a questo si aggiunge il fatto che le fonti fossili sono finite mentre le rinnovabili sono, appunto, rinnovabili le conclusioni si traggono da sole. Sicuramente è interessante notare come in alcune zone del mondo stiano cercando di porre rimedio al problema energetico guardando all’elettricità prodotta da fonti rinnovabili e ai centri di stoccaggio di energia come del futuro della sostenibilità: sarà possibile alimentare automobili e intere case, quartieri e città. Tutto elettrico a impatto zero, o quasi.

Fonte: ecoblog.it

Che cosa rimane del Bike to School di Torino, parlano gli organizzatori

Il Bike to School di venerdì 31 gennaio ha avuto un buon eco nazionale e nonostante la pioggia, il freddo e il traffico, a Torino molti bambini hanno pedalato accompagnati dai genitori diretti verso scuola. Lasciamo la parola a “Ubik”, organizzatore del Bike to School torinese, per una riflessione sulla giornata378013

“E così si è conclusa la prima giornata di Bike to School a Torino. Il tempo non è stato clemente, data la cospicua nevicata di ieri e la pioggia di stamattina. Qualcuno ha desistito, ma i più hanno mostrato coraggio e vero spirito nordico, accorrendo al punto di ritrovo principale – in Largo Saluzzo – incuranti dell’acqua e del freddo. Un grandissimo ringraziamento, quindi, a tutti quelli che hanno partecipato. In Largo Saluzzo si è celebrata una piccola festa a pedali, per piccoli e grandi. Colazione tutti insieme, nuove conoscenze, chiacchiere, sbadigli ed allegria: mattinate così aiutano ad affrontare la giornata con una minor dose di stress e sfido chi si muove – da solo – in automobile a poter fare la stessa cosa. Le lamiere di un’auto sono una barriera che isola dal resto del mondo, prendere aria sul viso permette, invece, di vivere gli spazi comuni anche come occasione di incontro e socializzazione. Ma veniamo ai veri protagonisti della giornata: bambini piccoli e grandicelli, arrivati un po’ assonnati, un po’ preoccupati di far tardi a scuola, un po’ perplessi nel vedere tutti quei grandi comportarsi in modo così “strano” rispetto al solito. Ma quando la carovana è partita, credo che tutte le perplessità siano sparite. Spesso, pedalando in testa al gruppo, mi sono voltato ad osservare l’espressione dei bimbi, e quello che ho visto è stato soprattutto entusiasmo. Questi coraggiosi ragazzini ci hanno dimostrato che quello che spesso ferma noi grandi, le nostre preoccupazioni – la pioggia, il freddo – se vissute nella dimensione del gioco e dell’avventura, non sono che piccoli ostacoli che, magari, non fanno che rendere il gioco ancor più divertente. In fondo la pioggia non è che acqua che si asciugherà e il freddo scompare appena si inizia a pedalare.  La piccola massa critica o – meglio – la grande massa critica dei piccoli, si è mossa agevolmente nel traffico, dimostrando che le strade possono e devono essere di tutti. Alcuni automobilisti ci avranno vissuto come i soliti rompiscatole che rallentano il traffico; noi abbiamo vissuto loro come intrusi che volevano rovinare il nostro gioco. E così, quando il gruppo ha raggiunto la ciclabile del Valentino, abbiamo tirato un po’ il fiato, perché finalmente gli intrusi non c’erano più, e quella strada innevata era il tabellone di gioco perfetto: è partita anche qualche sana garetta (piccoli ciclocrossisti crescono!). Per qualcuno far rotolare i copertoni sulla neve è stata un’esperienza del tutto nuova, e forse per questo resterà ancor più nei ricordi di questa giornata. Poi ci si è ributtati tra le auto, sino ad arrivare, tutti insieme, a scuola. Qualcuno dei genitori che accompagnava gli altri bimbi (a piedi o in auto) ci guardava sorridendo e congratulandosi, qualcuno incerto. Noi eravamo felici. Un vigile, lo ha già raccontato la puntuale cronaca dell’evento, ha dimostrato di essere evidentemente infastidito dalla nostra presenza, che pareva turbare il normale ordine dell’ingresso a scuola. Vorrei spendere due parole in più non perché me la sia presa con quel particolare vigile, ma per sottolineare che il “normale” ordine dell’ingresso a scuola era fatto di auto in doppia fila, parcheggiate ovunque, e traffico un po’ troppo sostenuto (per usare un eufemismo). Eppure sembrava – agli altri – che il disagio fosse creato dal gruppo Bike to School, e non da quella 500 che era parcheggiata in doppia fila, proprio lì, ad un metro da noi ciclisti, e che ostruiva la carreggiata. Credo che il significato di questa iniziativa debba essere, tra gli altri, proprio questo: un invito a riflettere. Cos’è – o cosa dovrebbe essere – “normale”? Il traffico del mattino, i parcheggi selvaggi ed impuniti, le strade intasate, le entrate delle scuole quasi inaccessibili, o un gruppo di piccoli e grandi che vanno a scuola insieme pedalando, chiacchierando, sorridendo?  A me, personalmente, quella che a tanti, oggi, sembra una città normale, pare invece una città all’incontrario, che troverebbe posto in un racconto di Gianni Rodari. Per questo mi piacerebbe che Bike to School diventasse un’abitudine. Sarebbe bello ripeterlo al più presto, magari fissando degli appuntamenti ricorrenti, o persino – se gruppi di genitori sapranno organizzarsi – tutti i giorni!  Per far sì che diventi una cosa “normale”.  Termino ancora con alcuni ringraziamenti sparsi: tutti quelli che hanno contribuito all’organizzazione della giornata partecipando alle riunioni fisicamente o online, i genitori della Rayneri/Manzoni, Bike Pride, Bike Breakfast, Yankuam, Lacumba Film, Bicycle is Bell (e chissà quanti ho dimenticato); tutti quelli che si son svegliati presto stamattina per incontrarsi in Largo Saluzzo; tutti quelli che hanno abbandonato all’ultimo momento per cause di forza maggiore, ma so che avrebbero voluto esserci. Menzione d’onore al nonno del piccolo Mattia, unico presente per la scuola di Via Lugaro, fiero rapprentante della categoria dei nonni ciclisti! Grazie, infine, a tutti i bambini che questa sera, andando a dormire, ripenseranno a questa giornata e magari domattina – svegliandosi – chiederanno a mamma e papà: “Oggi posso andare a scuola in bicicletta?”
Al prossimo Bike to School!”

Fonte: ecodallecittà

Critical Mass Marmocchi, anche i genitori di Milano scendono in pista

Sembra riscuotere sempre più successo l’iniziativa spontanea di alcuni genitori milanesi che si danno appuntamento via Facebook per accompagnare i bambini a scuola in bici. Circa 500 gli aderenti al gruppo. L’ultimo ritrovo in viale Monza. E con loro anche ciclisti della Critical Mass del giovedì sera

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L’idea è venuta a qualche mamma che si sentiva isolata nella quotidiana difficoltà di volere accompagnare i figli a scuola non più in macchina, ma in bicicletta. Ma come fare nel caotico e pericoloso traffico delle 8 del mattino a Milano? L’unione fa la forza, o meglio fa la massa, la massa critica, prendendo spunto da quella ormai storica delle Critical Mass che a Milano solcano le strade da parecchi anni, con quella dei ciclisti del giovedì sera che si ritrovano in via dei Mercanti. Detto fatto. I genitori irriducibili della mobilità alternativa hanno aperto una pagina facebook e adesso stanno anche studiando un logo. Primo appuntamento in piazza Napoli e destinazione la scuola elementare di via Bergognone, passando per via Solari, dove due anni fa un tram investì il 12enne Giacomo Scalmani, scivolato sulla strada dopo che un automobilista in doppia fila aveva aperto inavvertitamente la portiera.“Una disgrazia significativa di quanto Milano dovrebbe cambiare atteggiamento verso le bici”, ha dichiarato una delle mamme della Critical Mass Marmocchi. Poi l’appuntamento di viale Monza del 31 ottobre, dove bisognava davvero essere in tanti per farsi rispettare dal traffico automobilistico di uno dei viali più pericolosi e motorizzati di Milano. La pagina Facebook si chiama “In bici a scuola”, che ha risposto all’appello lanciato da alcune mamme alle ragazze e ai ragazzi di Critical Mass, per fare da scorta al corteo di genitori e bambini. Così a dar man forte alle scolaresche ciclomunite si sono uniti anche alcuni componenti della biciclettata “critica” del giovedì sera. E con loro la musica di Radiobici.

Fonte: eco dalle città