Cilento: la scuola virtuosa di Maria de Biase vittima di giochi politici

Nel Cilento la preside Maria de Biase ha trasformato l’istituto comprensivo che dirige in un esempio di buona scuola, in cui si insegnano e si mettono in atto pratiche come la differenziazione dei rifiuti e l’autoproduzione della merenda. Purtroppo, una faida fra amministratori rischia seriamente di porre fine a questo bellissimo esempio di cambiamento.

Vi abbiamo già parlato di Maria de Biase  la preside che con la sua educazione alla ruralità ha creato un modello di scuola virtuoso centrato sulle buone pratiche. La sua storia, partita da San Giovanni a Piro, nel Cilento, ha destato attenzione in Italia e non solo: una scuola che guarda al futuro valorizzando il passato, le tradizioni, il cibo sano e la lotta ai rifiuti. Ora questo modello rischia di scomparire, perlomeno dal Cilento, a causa sia delle legge sul dimensionamento scolastico ma soprattutto per i litigi degli amministratori locali, che nulla hanno a che fare con le pratiche della scuola.debiase1

L’avventura della preside Maria De Biase ha inizio nell’istituto comprensivo Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro – in Cilento – dove ha dato vita a una vera rivoluzione

La situazione è complessa ma proviamo a riassumervi i fatti: a causa della legge sul dimensionamento scolastico (spiegata bene qui in breve), nel 2013 la Preside De Biase fu costretta a lasciare la presidenza dell’Istituto Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro (che perse l’autonomia scolastica), divenne preside dell’Istituto Comprensivo di Santa Marina e tenne come reggente la scuola di San Giovanni a Piro (per non perdere il buon lavoro fatto) e le altre scuole del Cilento accorpate all’istituto di Santa Marina. Una situazione già difficile allora per la preside, perché mentre gli istituti di San Giovanni e di Santa Marina sono vicini, le altre scuole accorpate a causa del dimensionamento scolastico sono molto lontane una dall’altra: “La conformazione del Cilento è particolare, i comuni sono molto piccoli e distanti l’uno dall’altro. Sono più in macchina che nella mia scuola, per espletare le mie funzioni. La legge sul dimensionamento non tiene comunque conto delle difficoltà delle piccole comunità” ci spiegò la De Biase. Purtroppo il paradosso non è questo: infatti dal prossimo anno la sua ex scuola, la Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro, recupererà l’autonomia scolastica proprio a danno dell’istituto di Santa Marina, della quale è preside ora, che andrà in reggenza. Si rimescolano le carte e il destino della De Biase è dunque di nuovo incerto: può una lotta, un’inimicizia politica profonda tra amministratori locali compromettere così gravemente un lavoro così innovativo e incisivo, come quello fatto dalla Preside de Biase?.

“Non è un’operazione contro di me e la mia persona. Alcuni sindaci del luogo, in base ad alleanze locali e a logiche che niente hanno a che fare con i processi educativi scolastici, hanno sottratto dei plessi di scuola dell’istituto che attualmente dirigo e gli hanno fatto perdere l’autonomia, per poi accorparli ad un altro istituto il cui sindaco è loro alleato. Detta in breve è così. Queste decisioni vengono prese non rispetto al bene comune, ma in base all’appartenenza del momento degli amministratori locali” ci spiega la preside De Biase “è una cosa che trovo scandalosa, è una situazione perennemente transitoria perché gli equilibri locali potrebbero saltare di nuovo da un momento all’altro, in base al cambiamento degli scenari politici. Dunque per me è assurdo che il dimensionamento scolastico sia affidato ai personaggi politici locali: se facessero bene il loro lavoro andrebbe anche bene, ma qui non è così e credo ci sia bisogno di un’autorità sovradimensionata. Dovrebbe intervenire il Ministero della Pubblica Istruzione, perché non è possibile che le scuole siano ostaggio di queste decisioni che sono solo politiche. La mia speranza è che il mio messaggio arrivi direttamente a loro, perché non possiamo rimanere ostaggio di queste dinamiche”.

Con la nuova perdita dell’autonomia della sua scuola attuale, la De Biase perde infatti tutti i progetti ai quali stava lavorando (nuove iniziative e partecipazione a vari bandi), in cambio di un futuro completamente incerto.8597198077_1677fb0abf_h-845x684

Eppure la Preside aveva la soluzione ideale: in passato ha provato a far dialogare le amministrazioni dei comuni di San Giovanni a Piro e di Santa Marina, per convincerle a unire i due istituti scolastici: “La scelta più razionale sarebbe stata questa: le due località sono vicine, hanno una storia comune. Cosi le altre scuole più lontane si sarebbero accorpate ad un altro istituto vicino a loro, e non a uno di questi due che sono distanti. Pensate che un genitore di un alunno che risiede in quei comuni lontani, dovrà andare direttamente a San Giovanni a Piro per firmare anche solo una giustificazione”.
E poi se è solo di numeri che si tratta l’ istituto di San Giovanni a Piro avrebbe potuto accorpare i plessi di un solo comune dell’interno e lasciare a Santa Marina le scuole dell’altro comune. In questo modo l’uno avrebbe recuperato l’autonomia e l’altro l’avrebbe conservata. Invece si è voluto seguire la logica del “mi prendo tutto io” , mortificando l’istituto di Santa Marina facendogli perdere l’autonomia che, dall’anno prossimo, andrà in reggenza. La De Biase in questi tre anni ha gestito tutte queste scuole sperando che prima o poi avrebbero trovato la soluzione per affidarle un istituto gestibile e non un insieme di scuole cosi vasto. E’ chiaro che a questo punto la preside si trova di fronte ad una scelta molto difficile, o tornare a San Giovanni a Piro e provare a dirigere la sua enormità di scuole o trasferirsi in altra scuola della Campania. Lei ritiene che quella di San Giovanni, così come è stata organizzata, sia una situazione impossibile da coordinare, la qualità della scuola non sarebbe garantita né le famiglie delle piccole comunità sarebbero tutelate avendo un ufficio di presidenza così distante. Non appena diffusasi la notizia, molte persone hanno pensato ad un attacco diretto alla preside de Biase, legato al suo lavoro da molti ritenuto “scomodo” per una scuola diversa: purtroppo (permetteteci il termine) il male sa essere più banale. È una situazione nella quale noi che scriviamo e voi che leggete avvertiamo la fastidiosa sensazione dell’impotenza. Noi nel nostro piccolo la scriviamo e la diffondiamo, lanciamo il nostro sasso nello stagno. Dopo aver respirato direttamente l’atmosfera della sua scuola, l’entusiasmo delle insegnanti, dopo aver visto centinaia di bambini mangiare pane e marmellata fatta in casa per merenda, imparare a fare un orto, il sapone con il riciclo dell’olio e dopo essere stati travolti dalla gioia e dalla vitalità di Maria nel raccontarci e nel mostrarci tutto questo, noi perlomeno non vogliamo lasciarla sola. Voi?

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2016/03/cilento-scuola-virtuosa-maria-de-biase-giochi-politici/

 

A scuola di buone pratiche e ruralità in Cilento: la preside Maria De Biase

A lezione di eco-sostenibilità.  L’avventura della preside Maria De Biase ha inizio nell’istituto comprensivo Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro – in Cilento – dove ha dato vita a una vera rivoluzione, un cambiamento che passa attraverso le tradizioni più antiche del territorio, alla riscoperta delle proprie origini e antiche abitudini. La preside De Biase arriva a San Giovanni a Piro nel 2007, fino a quel momento aveva insegnato nell’hinterland napoletano, dove lavorava a progetti di educazione alla legalità.

Quando nella scuola si è sparsa la voce che la nuova preside veniva dalla “grande città”, tutti si aspettavano di assistere ad un’innovazione in nome della modernità. La preside napoletana si è presentata invece con progetti di educazione alla ruralità e con una “dichiarazione di guerra” alle merendine confezionate. Dopo il suo arrivo hanno cominciato a consolidarsi buone pratiche quotidiane: la creazione di orti sinergici, il compostaggio e l’arrivo di “Bidolio”, un contenitore per la raccolta di oli esausti dai quali viene poi prodotto il sapone.8597200691_6fea53652e_b

Tutto diventa un gioco da bambini. Nella mensa scolastica gli alunni vengono riabituati ai sapori genuini e sono serviti solo i prodotti che la terra produce: il verde non fa storcere il naso e i bambini mangiano fave e piselli a pranzo, pane e marmellata a colazione, pane e olio per merenda. Si chiamano eco-colazione e eco-merenda senza piatti né bicchieri di carta o plastica, tutto è rigorosamente organizzato nel rispetto della filosofia “Rifiuti Zero”. Questa oasi di buone pratiche, l’anno scorso è stata messa a rischio da una legge italiana che prevede la perdita di autonomia per tutte quelle scuole che contano un numero inferiore a 600 alunni, 400 nel caso delle comunità montane come quella di San Giovanni a Piro. L’istituto contava quindici alunni in meno di quelli previsti dal regolamento, 385, e Maria De Biase è stata costretta al trasferimento. A Settembre è tornata a intravedere spiragli di luce, quando le viene affidata la presidenza dell’istituto di Policastro Marina che, a sua volta, ha in reggenza la scuola di Caselle. Nei primi giorni del nuovo anno scolastico il Teodoro Gaza rimane in balia degli eventi ma alla fine Maria De Biase ne ottiene la reggenza. In questo modo la preside si è trovata a operare – per quest’anno, poi chissà – su tre scuole diverse, esportando principi e buone pratiche ormai consolidate al Teodoro Gaza.8597198783_d8d815ae5a_b

L’esperienza avviata qui è ormai matura, assimilata dai bambini e gestita con entusiasmo da docenti e genitori, nelle altre due scuole la De Biase ha gettato i semi per il cambiamento e il suo operato è stato riconosciuto e apprezzato anche da alcune amministrazioni locali: “le mie scelte sono dettate da precisi obiettivi educativi”, ha spiegato la preside ad Andrea Degl’Innocenti che l’ha intervistata nel novembre scorso, “ma portano anche notevoli risparmi economici che, soprattutto in tempi di crisi, non possono che aiutare nella gestione complessiva del bilancio”.8598301328_88f38316db_b

Ora che lavora su tre scuole la fatica è tanta, il Cilento è una terra in cui le distanze si misurano con strade sterrate e piccoli centri abitati che si inerpicano tra le montagne. Nelle sue parole c’è anche la preoccupazione per il futuro, perché le sorti della sua reggenza hanno tempi incerti. Ma soprattutto, Maria De Biase parla di un sogno che si è avverato, quello di vedere i principali attori del futuro – i bambini e i ragazzi delle scuole – assorbire i principi e le pratiche dell’eco-sostenibilità, in un territorio rurale in cui la terra è una risorsa materiale e culturale. Soprattutto la entusiasma che sia la scuola, un’istituzione pubblica soggetta a critiche e tagli spietati, ad assolvere alle funzioni fondamentali dell’educazione e della gestione sapiente delle proprie ricchezze.

Elena Risi

Fonte: italiachecambia.org

 

Tagli all’istruzione: a rischio la “scuola di transizione” Teodoro Gaza

Si chiama istituto Teodoro Gaza e negli anni, sotto la guida della preside Maria De Biase, è diventato un punto di riferimento in Italia e non solo per quanto riguarda l’educazione ecologica, la transizione, i rifiuti zero, la permacultura. Ora questo bellissimo esperimento rischia di finire nel tritacarne dei tagli all’istruzione.maria_de_biase

Maria De Biase mi risponde col tono un po’ affannato di chi è immerso in un vortice di telefonate. Da qualche giorno si è avverato ciò che tutti temevano da tempo: l’istituto scolastico Teodoro Gaza verrà sottodimensionato e accorpato, e Maria, che di quell’istituto è preside, rischia di perdere il posto e dover abbandonare quel “piccolo miracolo” che ha contribuito in maniera così forte a costruire. Ora, vi starete chiedendo, cosa ha di speciale questa scuola? L’Istituto scolastico comprensivo Teodoro Gaza di San Giovanni a Piro, nel cuore del Cilento, non è una scuola come le altre. Certo, come nelle altre scuole gli alunni (l’istituto comprende scuola materna, elementari e medie) imparano la grammatica, la matematica, la geografia e la storia. Ma a differenza degli altri istituti imparano anche a vivere senza produrre rifiuti, a fare a meno (per quanto possibile) del petrolio e dei suoi derivati, a coltivare le piante secondo i principi della permacultura. Il Teodoro Gaza infatti è la prima e forse unica scuola “di transizione” e a “rifiuti zero” d’Italia. Tutto è iniziato sei anni fa, quando Maria De Biase decise di andar via dalla sua cittadina, Marano, nell’hinterland napoletano, “terra dei fuochi e di drammatico degrado umano, terra di camorra e di rifiuti tossici” come essa stessa la definisce, per trasferirsi nel Cilento e provare a lavorare in condizioni di “normalità”. Aveva appena vinto il concorso per dirigente scolastico e le era stato assegnato l’Istituto Comprensivo “T. Gaza”. Da allora il percorso personale di Maria e quello della scuola hanno proceduto di pari passo. Qui Maria De Biase ha potuto applicare e sperimentare la sua passione per l’ambiente, le sue idee sulla resilienza, sulla sovranità alimentare, sull’educazione e quella voglia di cambiamento e di rinascita che chi ha toccato con mano il degrado ed il disfacimento sociale avverte forse con più forza degli altri. L’istituto ha fin da subito fatto propri i principi di Paul Connet relativi alla strategia rifiuti zero, e quelli del movimento Transition Town a cui ha aderito.

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Nel corso dei sei anni sono stati portati avanti talmente tanti progetti che meriterebbero un libro intero, piuttosto che le poche righe di un articolo. Oggi la scuola ha quattro orti – più uno sperimentale su balle di fieno -, che i ragazzi coltivano assieme ai genitori sotto la supervisione di dieci docenti e due collaboratori che si sono formati facendo corsi di permacultura. Nel giardino sono stati piantati ben trenta alberi da frutto autoctoni, donati dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Parte dei prodotti degli orti e del frutteto diventano la merenda quotidiana degli alunni e degli insegnanti. Il pane con l’olio dell’albero millenario che sta nel giardino della scuola, pane e broccoli, pane e marmellata; il tutto consumato in piatti di ceramica, con posate di metallo e bicchieri di vetro. Un’abitudine che è diventata un progetto, EcoMerenda, diventato presto oggetto di interesse nazionale al punto di meritare, a Torino, il premio “Agricoltura Civica Award 2013”. I bambini di quinta elementare hanno imparato a costruire delle compostiere domestiche; quelli di elementari e medie hanno dato il via alla raccolta dell’olio alimentare esausto realizzando migliaia di saponette assieme alla collaborazione delle nonne. Ogni anno alunni e insegnanti allestiscono un mercatino della solidarietà nel quale vendono i prodotti realizzati nei laboratori scolastici per sostenere vari progetti di solidarietà: da una scuola e un laboratorio medico in Senegal, a un orfanotrofio in India, all’aiuto alle famiglie in difficoltà per l’acquisto di libri, materiale scolastico, ticket mensa, trasporti ecc. Ma torniamo di nuovo al presente, alla telefonata, e alla voce tesa di Maria de Biase, che pian piano si scioglie mentre mi racconta di tutti i meravigliosi progetti che ha portato avanti assieme ai suoi alunni, agli insegnanti, a genitori e parenti. Interrotti d’un tratto da una comunicazione del Ministero dell’istruzione, brutale come solo i numeri freddi possono essere, insensibili alla sostanza delle cose. Il prossimo anno la scuola non raggiungerà gli alunni necessari per poter proseguire autonomamente il proprio percorso, dunque verrà sottodimensionata. Finirà accorpata a qualche altro istituto, assegnata ad un reggente che potrebbe arrivare da molto lontano, forse da un’altra provincia, e recarvisi una volta al mese, giusto per firmare i documenti, sancendo di fatto la morte del progetto.

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“La cosa ironica di tutta questa situazione – mi spiega Maria – è che la nostra scuola ha sempre portato avanti le linee volute dallo stesso ministero. Siamo all’avanguardia in molti campi, potevamo essere un fiore all’occhiello, un esempio da seguire e da esportare. Ma quando vai ad inserire i dati nel form telematico, tutto il lavoro che hai fatto, tutta la qualità che hai espresso si perde in una serie di numeri. Numeri che dicono che, per soli 15 alunni, non raggiungiamo la soglia necessaria a restare autonomi”. “Mi dicono che devo rendere conto della perdita di alunni. Ma qui è la miseria che si porta via la gente, intere famiglie costrette ad emigrare, soprattutto coppie giovani con bambini piccoli. E nonostante tutto ci sono persone che si trasferiscono a San Giovanni a Piro apposta per far frequentare ai loro figli la nostra scuola. Due famiglie di Napoli ad esempio, e una ricca signora inglese trasferitasi qui nei dintorni che appena ha scoperto quello che facevamo ha voluto iscrivere qui il proprio figlio.” Maria De Biase sarà costretta, entro il 6 luglio, a fare domanda di trasferimento presso un’altra scuola. I tagli all’istruzione potrebbero uccidere uno dei progetti più belli e all’avanguardia che il nostro paese conosca. Ma non è ancora il momento di gettare la spugna. Preside, insegnati e amici dell’istituto hanno ancora qualche carta da giocare. È online una petizione, che invitiamo tutti a firmare, nella quale si chiede che la scuola sia data in reggenza per il prossimo anno proprio alla De Biase, che sarebbe disposta a gestirla a titolo gratuito per tutto l’anno, per procedere in seguito all’accorpamento con la scuola che la preside andrà a dirigere in seguito alla domanda di trasferimento. Maria mi racconta che quando Jairo Restrepo Rivera, uno dei maggiori esperti mondiali di agricoltura organica, venne a parlare al Gaza, rimase talmente colpito che affermò “una pequeña escuela puede cambiar el mundo!” (una piccola scuola può cambiare il mondo). Ora è il mondo che deve dare una mano alla piccola scuola, diamoci da fare.

Fonte: il cambiamento