Marco Boschini ed i Comuni virtuosi: “il cambiamento è lento, ma inarrestabile”

Ho incontrato Marco Boschini per la prima volta molti anni fa, quando era nel consiglio direttivo del Movimento per la Decrescita Felice. Da allora ho avuto modo di assistere a molti eventi organizzati dalla sua Associazione e di visitare molte delle amministrazioni iscritte ad essa. Posso quindi affermare con cognizione di causa che quanto lui coordina e rappresenta riassume il meglio della politica italiana attuale. Fatti e non “interessanti prospettiva per il futuro”.

Ma facciamo un passo indietro: Marco Boschini è fondatore e coordinatore dell’Associazione Comuni virtuosi  ed è stato per anni assessore all’Urbanistica, all’Ambiente e al Patrimonio del Comune di Colorno (in provincia di Parma).

Il video che vi proponiamo questa settimana contiene una breve intervista che ci ha rilasciato lo scorso giugno in occasione del Festival della Lentezza, il nuovo format che prende il posto della tradizionale Festa dei comuni virtuosi.
Ma in questo articolo voglio riproporvi un estratto dell’intervista che ho realizzato con Marco nel 2013 e che ben ricostruisce la loro straordinaria esperienza. Scrivevo allora:

“Ho incontrato Marco in un bar della bellissima piazza principale di Parma. Qui discutiamo di casta e anticasta (1), Comuni virtuosi e politica vergognosa. Il suo tono nella conversazione rimane controllato, ma dai suoi occhi e dalla sua gestualità traspaiono passione, stanchezza, delusione, speranza. Cominciamo dall’inizio. Che cos’è un Comune virtuoso? «Intanto una precisazione: i Comuni virtuosi non esistono! Esistono decine di amministrazioni che stanno sperimentando, su tematiche specifiche, singole azioni particolarmente lungimiranti e all’avanguardia, che mirano a una sostanziale riduzione dei consumi e dell’impatto sull’ambiente.10437680_870473423023584_2623369087208399879_n

Esiste però un’idea di Comune virtuoso, frutto di una raccolta di buone prassi ormai enorme, che ci spinge a delinearne l’identikit. Un Comune virtuoso, dunque, agisce su cinque livelli di intervento, che sono poi le categorie del nostro Premio nazionale: gestione del territorio, impronta ecologica, rifiuti, mobilità, nuovi stili di vita. Per ognuna di queste categorie esistono ormai esperienze consolidate a dimostrazione che è possibile, e conveniente, intervenire a favore dell’ambiente invertendo la rotta di un modello di sviluppo divenuto insostenibile e distruttivo.

L’Associazione dei Comuni virtuosi nasce nel maggio del 2005 su iniziativa di quattro enti localiMonsano (AN), Colorno (PR), Vezzano Ligure (SP) e Melpignano (LE), che si ritrovarono quasi per caso ad Alcatraz da Jacopo Fo. È nato tutto da una chiacchierata dove abbiamo capito che nei nostri territori stavamo realizzando politiche importanti. Ci siamo detti: perché non trovare un modo di tenerci in contatto? Ed è nata l’Associazione. In poco tempo il numero di Comuni iscritti è aumentato notevolmente, dimostrandoci che i nostri progetti possono essere applicati ovunque e in qualunque contesto.»

Ma quali gli obiettivi raggiunti e quali quelli da raggiungere? «Credo che in questi anni sia passato il messaggio della possibilità di un’alternativa nel modo di amministrare le nostre città e territori locali: non più solo la logica delle grandi opere, degli inceneritori, dei centri commerciali e del cemento a tutti i costi. Resta da lavorare ancora molto perché le esperienze di qualche decina di Comuni italiani possano diffondersi come un virus positivo negli oltre 8000 Comuni presenti sul territorio nazionale».cambiare

Gli chiedo se, per cambiare la politica, sia sufficiente partire dal basso, dai comuni, o bisogna puntare al parlamento. «Noi siamo partiti dal basso, crediamo sia l’unica strada oggi percorribile. Certo sarebbe fondamentale, in questo momento, poter contare su un parlamento “complice”, che mette in campo leggi, incentivi e sostegno per le nostre azioni locali. Invece accade l’esatto opposto…»

In effetti, girando il Paese ho scoperto che i Comuni delle piccole città sono spesso amministrati da persone oneste, che prendono stipendi bassissimi – in molti casi sotto i 1000 euro – e che si ritrovano a dover gestire la rabbia delle popolazioni pur essendo impotenti. «Non solo! Spesso, a causa delle leggi dello Stato, noi non possiamo pagare le imprese a cui abbiamo affidato i lavori, e diventiamo quindi complici del disagio diffuso. Le famiglie vengono a chiederci sussidi, le richieste di sfratti sono aumentate. Se si vuole risollevare l’economia bisogna ridare spazio alle iniziative locali, valorizzare chi sta tutti i giorni sul territorio e punire, invece, quei Comuni che si indebitano in modo grossolano.»

Esiste anche un premio. «È il Premio Comuni virtuosi. È nato per far emergere, valorizzare e premiare quei sindaci che si battono ogni giorno, tra mille problemi, e che riescono, con un po’ di fantasia e tanta buona volontà, a dar vita ad azioni virtuose che mettono in discussione questo assurdo modello di sviluppo! Arrivati a questo punto, a fianco dell’annunciazione delle buone prassi, è necessario sperimentare strumenti e percorsi di formazione permanente che rendano più semplice la replicabilità concreta dei progetti in atto. Molte amministrazioni ci chiamano e la scuola si sta rivelando uno strumento molto utile. Uno dei nostri principi è riassumibile nello slogan “vietato non copiare”: è fondamentale studiare le politiche che hanno funzionato e provare a riportarle nel proprio territorio.»

10984029_867370713318642_28760691836191064_n

Provo a chiedergli se è ottimista per il futuro di questo paese. «Sono ottimista perché vedo e incontro ogni settimana, in giro per l’Italia, centinaia di persone per bene, esperienze incredibili e vincenti. Il cambiamento è inarrestabile, lento ma (a mio avviso) invincibile.»”.

Già, il cambiamento è lento, diceva Marco nel 2013. Due anni dopo intorno alla lentezza ci ha costruito un meraviglioso Festival, tra concerti di Capossela, performance di Celestini e Travaglio, interventi di Sindaci, professionisti, giornalisti, urbanisti e molto altro ancora. Lento e inarrestabile. Grazie a gente come lui. Grazie a gente come te, che stai leggendo questo pezzo e che proprio oggi puoi decidere di cambiare le cose.

  1. Marco Boschini è autore, tra le altre cose, di due libri sul tema dei Comuni virtuosi, l’Anticasta (con Michele Dotti) e Viaggio nell’Italia della Buona Politica.

fonte: italiachecambia.org

L’associazione dei Comuni Virtuosi, la buona politica che contagia l’Italia

Siamo a Monsano, nel primo entroterra anconetano. Il seme dell’amministrazione virtuosa italiana è stato piantato qui più di dieci anni fa, fra la fine del 2003 e l’inizio del 2004, e qui ha buttato i suoi primi germogli, per poi crescere e contagiare positivamente tutta l’Italia. Abbiamo davanti Luca Fioretti, il contadino che ha gettato quel seme, che per due mandati è stato il Primo Cittadino di Monsano e che, ancora oggi, è Presidente dell’associazione dei Comuni Virtuosi, una rete che raccoglie decine di amministrazioni italiane che hanno deciso di impegnarsi per attuare politiche più etiche, più trasparenti e più sostenibili.

“I Comuni che aderiscono all’Associazione ritengono che intervenire a difesa dell’ambiente, migliorare la qualità della vita e tutelare i Beni Comuni, intesi come beni naturali e relazionali indisponibili che appartengono all’umanità, sia possibile e che tale opportunità la vogliono vivere concretamente non più come uno slogan, consapevoli che la sfida di oggi è rappresentata dal passaggio dalla enunciazione di principi alla prassi quotidiana”. Questa è la dichiarazione d’intenti con cui si apre lo statuto dell’associazione. Proprio quest’anno, con il Festival della Lentezza (di cui Italia che Cambia è mediapartner) che si terrà a metà giugno , i Comuni Virtuosi celebreranno il loro decimo anno di attività ufficiale. Mettendo in pratica politiche positive e innovative nell’ambito dei cinque pilastri alla base della buona amministrazione – territorio, impronta ecologica, gestione dei rifiuti, mobilità e nuovi stili di vita –, i tanti enti locali che aderiscono all’associazione hanno creato una rete che si sta espandendo in tutto il Paese, acquistando visibilità e credibilità, ma soprattutto portando con competenza alla ribalta quelli che Fioretti definisce “temi dirimenti” per la politica italiana e per tutto il sistema-paese: «Sono quelli che guidano il cambio di paradigma, anche in termini economici, di cui ha bisogno l’Italia. Sono presenti nei programmi di tutti i partiti, ma nei fatti ancora non vedo nulla». Sostenibilità ambientale, innovazione, supporto all’iniziativa giovanile, educazione, demedicalizzazione della salute, imprenditoria e finanza etica. La sfida è portare queste tematiche sui tavoli della politica nazionale.

sindaci

Molti cittadini, entusiasti per le belle iniziative che i sindaci dei Comuni Virtuosi hanno attuato nei loro territori, hanno cominciato a chiedere: “Perché non fondate un partito che noi possiamo votare alle elezioni?”. «Come associazione – chiarisce Fioretti in proposito – non possiamo né dobbiamo fare politica, non appoggiamo nessuno. Poi individualmente ognuno di noi si muove nella direzione che ritiene più giusta. Io credo che all’interno di una forza politica importante queste battaglie si possano ancora fare. Allo stesso modo, si possono portare avanti con pressioni, sollecitazioni e altre azioni di lobbying dall’esterno. Come Comuni Virtuosi, seguiamo entrambe le piste». L’associazione comincia a essere conosciuta e visibile e raccoglie sempre più adesioni: sono ormai un’ottantina i Comuni che hanno aderito, dal Trentino alla Sicilia, dalle piccole realtà a quelle più popolose come Capannori o Senigallia, che raggiungono i 45.000 abitanti. Sono tante anche le iniziative parallele proposte dall’associazione, dall’annuale Premio dei Comuni Virtuosi, che designa per ciascuno dei cinque pilastri le amministrazioni che si sono distinte nelle loro politiche, alla Scuola di AltRa Amministrazione, un corso di alta formazione rivolto a sindaci, assessori, consiglieri, tecnici e funzionari e finalizzato a sensibilizzarli e a insegnare loro ad attuare le buone pratiche sul territorio.manifestazione

Ma torniamo a Monsano, dove nel 2014 Luca Fioretti ha concluso il suo secondo mandato. «Il bilancio è sicuramente positivo», racconta. «Abbiamo fatto tante cose, a partire da quelle scontate, che la gente si aspetta, come i lavori pubblici, la messa in sicurezza delle strade principali, la rivalutazione delle aree verdi. Poi dietro, a queste misure, ci sono quelle piccole e grandi azioni attraverso le quelli abbiamo hanno tentato di rendere i cittadini più sensibili e consapevoli». Uno dei fiori all’occhiello dell’amministrazione virtuosa di Monsano è la Festa del Buon Senso, inaugurata nel 2000 e dedicata ogni anno a un tema diverso legato alla sostenibilità ambientale e sociale, dall’acqua bene comune al consumo critico: «Attorno a quei temi costruiamo un momento di riflessione e confronto accompagnato da eventi paralleli, come spettacoli teatrali o kermesse gastronomiche. Il tutto in compagnia di personaggi che hanno esperienza e competenze negli argomenti affrontati: Andrea Segrè, Don Luigi Merola, Salvatore Borsellino, Don Ciotti, Gioacchino Genchi, Dario e Jacopo Fo e tanti altri ospiti che hanno parlato di legalità, alimentazione, tecnologie pulite, economia etica».capannori-1024x682

L’operato di questi amministratori è davvero lodevole, soprattutto se si tengono in considerazione le tante difficoltà logistiche e soprattutto economiche con cui i piccoli Comuni devono fare quotidianamente i conti: «Una piccola amministrazione da sola non ha più autonomia perché non ha più risorse. Monsano due anni fa era un Comune sano, con un bilancio sempre in salute, ma nell’ultimo anno del mio mandato c’è stato il collasso. Il colpo di grazia è stato inferto dal Patto di Stabilità prescritto dall’Unione Europea: al computo annuale, pari a circa 3,8 milioni di euro, sono stati sottratti in un colpo solo 450mila euro, l’importo che il Comune incassava dall’IMU e che adesso spetta allo Stato. A partire dal Governo Monti sono state imposte pesanti misure ai piccoli enti locali, che sono l’unica istituzione che dal punto di vista della coesione sciale tiene ancora in piedi questo paese, quella in cui il cittadino ancora vede un punto di riferimento concreto e valido. Dispiace perché è stato colpito ingiustamente il gradino più basso dell’apparato amministrativo, che era anche quello che funzionava meglio».

L’associazione dei Comuni Virtuosi quindi, oltre a impegnarsi per diffondere le politiche etiche, sostenibili e innovative che stanno alla base del modello di Paese che ha in mente, cerca anche di valorizzare il ruolo di chi si batte quotidianamente nelle fangose trincee degli enti locali, di chi per primo ci mette la faccia di fronte ai cittadini, di chi sottrae tempo ed energie alla propria vita privata, di chi fa politica non per soldi, non per opportunismo, ma per aumentare il benessere del proprio territorio e dei suoi cittadini, con la passione e la dedizione che ormai solo i piccoli amministratori possiedono.

Visita il sito dell’associazione dei Comuni Virtuosi.

Visualizza la rete dei Comuni Virtuosi sulla mappa dell’Italia che cambia. 

Fonte: italiachecambia.org