È il clima a mettere a rischio la salute dei bambini di oggi e di domani

I cambiamenti climatici stanno già danneggiando la salute dei bambini di tutto il mondo e il rischio è quello di conseguenze a lungo termine sulla loro vita, se niente cambierà. Ovvero se il mondo continuerà a seguire la rotta attuale senza perseguire l’obiettivo dell’Accordo sul Clima di Parigi. È quanto emerso da una tavola rotonda sul rapporto “The Lancet Countdown on Health and Climate Change”.

È il clima a mettere a rischio la salute dei bambini di oggi e di domani

Clima e salute, un binomio ormai indissolubile. Se ne è discusso all’Istituto superiore di Sanità in occasione di una tavola rotonda dedicata alla riflessione sul rapporto The Lancet Countdown on Health and Climate Change pubblicata su The Lancet, frutto della collaborazione tra 120 esperti di 35 istituzioni di tutto il mondo – tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il University College di Londra e l’Università di Tsinghua – che ha analizzato 41 indicatori chiave, suggerendo quali azioni intraprendere per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. I cambiamenti climatici stanno già danneggiando la salute dei bambini di tutto il mondo e minacciano conseguenze a lungo termine sulla loro vita, se niente cambierà. Ovvero se il mondo continuerà a seguire la rotta attuale senza perseguire l’obiettivo dell’Accordo sul Clima di Parigi, ratificato da tutti i paesi UE: mantenere dal 2015 al 2100 l’aumento medio della temperatura globale al di sotto di 2 ̊C, sotto cioè ai livelli della prima rivoluzione industriale (1861-1880).

Ecco, in sintesi, come il clima potrebbe condizionare un’intera generazione secondo il rapporto.

-I neonati saranno più soggetti alla malnutrizione: con l’aumento delle temperature, infatti, il potenziale di resa media di mais (-4%), frumento (-6%), soia (-3%) e riso (-4%) è gradualmente diminuito negli ultimi 30 anni e, di conseguenza, i prezzi degli alimenti basati su questi cereali sono aumentati.

-I bambini saranno tra i più colpiti dalle malattie infettive: il 2018 è stato il secondo anno che climaticamente ha favorito la diffusione di batteri, causa di gran parte delle malattie diarroiche e delle infezioni da ferite a livello globale.
-Durante l’adolescenza, l’impatto dell’inquinamento atmosferico peggiorerà, con morti premature che nel 2016 hanno raggiunto i 2,9 milioni (oltre 440.000 dovute al solo carbone); l’approvvigionamento energetico globale da carbone è cresciuto dell’1,7% dal 2016 al 2018, invertendo una tendenza al ribasso.

-Da adulti vedranno intensificarsi gli eventi meteorologici estremi, con 152 dei 196 paesi che hanno registrato un aumento delle persone esposte agli incendi dal 2001-2004, e un record nel 2018 di 220 milioni di persone oltre i 65 anni esposte alle ondate di calore (63 milioni in più rispetto al 2017). Invece, percorrere fino in fondo il cammino tracciato dall’accordo di Parigi potrebbe consentire ai bambini nati oggi di crescere in un mondo in grado di raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il loro 31° compleanno e garantire un futuro più sano per le generazioni future. Solo un taglio del 7,4% l’anno delle emissioni di CO2 fossile dal 2019 al 2050, avvertono gli studiosi, limiterà il riscaldamento globale, secondo l’obiettivo più ambizioso di mantenere questo aumento entro 1,5°C.

Gli autori di The Lancet Countdown chiedono un’azione coraggiosa per invertire la tendenza in quattro aree chiave:

-fornire una rapida, urgente e completa eliminazione graduale dell’energia a carbone in tutto il mondo;
-garantire che i paesi ad alto reddito rispettino gli impegni internazionali di finanziamento per il clima di 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per aiutare i paesi a basso reddito;

-aumentare sistemi di trasporto pubblico e attivo, in particolare a piedi e in bicicletta, come la creazione di piste ciclabili e programmi di noleggio o acquisto di biciclette a prezzi accessibili ed efficienti;

-fare grandi investimenti nell’adattamento del sistema sanitario per garantire che i danni alla salute causati dai cambiamenti climatici non sopraffacciano la capacità dei servizi sanitari e di emergenza di curare i pazienti.

Fonte: ilcambiamento.it

Iniziativa dal basso e solidarietà in Nicaragua: la sfida dei Phoenix Projects

In Nicaragua un gruppo di giovani di diversa nazionalità ha deciso di aiutare le popolazioni indigene costruendo scuole e creando un sistema che partendo dall’istruzione riesce, allo stesso tempo, a lottare contro la malnutrizione e lo sfruttamento minorile. Si tratta dei Phoenix Projects, nati da un’idea di Dom Williams.phoenix_projects

È un’altra delle storie invisibili che mi preme raccontare. La racconto non solamente perché nel silenzio e senza eroismi ha un impatto profondo sul territorio ma, anche perché in questo periodo di aridezza internazionale rappresenta una luce e dimostra come delle azioni individuali portate avanti a livello locale da persone comuni con tanta determinazione e armandosi di umanità possano, a tendere, divenire modello potenzialmente perseguibile anche a livello macro. È la storia di quanto accade in America Centrale ed in particolare in Nicaragua dove da tempo un gruppo di giovani di diversa nazionalità ha deciso di dare una mano concretamente alle popolazioni indigene costruendo scuole e creando un sistema armonico che partendo dall’istruzione riesce, allo stesso tempo, a lottare egregiamente contro la malnutrizione e lo sfruttamento minorile. Un gruppo di giovani costituito da Dom e Doreen Williams che due lustri fa hanno deciso di spendere la propria vita in America Centrale e che, facendo appello semplicemente al buon cuore di donatori privati, sono riusciti a creare un sistema educativo parallelo a quello statale in maniera da garantire a tutti quanti, specie agli abitanti indigeni di comunità difficilmente raggiungibili, un livello minimo d’istruzione oltre che un maggiore livello di benessere e nuove opportunità di lavoro sul territorio. Nei paesi centroamericani il sistema scolastico nazionale pubblico impone alle famiglie di incorrere nel pagamento di tasse oltre che nell’acquisto di tutto il materiale scolastico e di uniformi, ciò che, in un contesto molto spesso di estrema povertà, scoraggia i genitori dal fare andare i propri figli a scuola.phoenix_projects_2

Così nasce l’idea di Dom Williams la cui intenzione era quella di spendersi in prima persona per garantire gratuitamente un livello educativo minimo ai bambini di alcune comunità indigene iniziando da quelle di una regione del Guatemala. Un’idea che diventa ben presto concreta progettualità attraverso i Phoenix Projects. L’avventura conosce e vive un crescendo inimmaginabile di anno in anno e così l’idea di costruire delle scuole rapidamente varca anche i confini dell’Honduras, del Nicaragua, dell’Ecuador e del Perù . Il programma strategico di Dom, accerchiatosi nel frattempo di fidati collaboratori locali ed internazionali, ha rapidamente dimostrato come fosse possibile attraverso la scuola lottare anche contro la malnutrizione e la fame, creando all’interno delle scuole delle mense scolastiche che assicurano ai bambini molto spesso l’unico pasto nutriente e completo della loro giornata. Ma non è tutto, convincere le famiglie a credere nell’istruzione dei propri figli ha altresì permesso di strapparli dai durissimi lavori di campo ai quali di regola sono destinati sin dalla tenera età per la raccolta del caffè che ci fa da sveglia ogni mattino. È la sfida di Dom e Doreen. Sin dal primo minuto hanno voluto mettere in piedi una strategia che non seminasse dipendenza e passività nei beneficiari locali. Il loro programma mira per di più a creare lavoro localmente in seno alle comunità, a farle crescere nelle loro capacità manageriali per la gestione del sistema e delle strutture scolastiche e, nel medio-lungo termine, nel rendere la progettualità scolastica auto sostenibile e totalmente slegata dagli aiuti internazionali.phoenix_projects3

È una storia d’intraprendenza, di coraggio, di rischio, di sfida al sistema ma anche di tanta solidarietà. Infatti in questi anni molti donatori di diversi paesi del mondo hanno appoggiato il progetto non solamente con un apporto finanziario ma spesso anche direttamente e concretamente impegnandosi sul territorio dopo la donazione. Parecchivolontari (oltre 2000 in 10 anni) hanno insegnato come docenti ai bimbi mentre altri hanno aiutato le famiglie nella costruzione di camini, come per esempio in Guatemala, all’interno delle fatiscenti abitazioni degli indigeni in maniera da contribuire a lottare contro le malattie respiratorie e le principali cause di morte legate all’utilizzo delle braci come mezzo di riscaldamento e di cottura all’interno delle case. Di anno in anno, si è passati così dalla diffidenza e dall’indifferenza delle famiglie al loro diretto coinvolgimento e all’incremento del numero di frequenze scolastiche. Si è presentata la necessità di costruire altre classi e poi anche altre scuole. Ma in questa parte del mondo niente sembra impossibile e grazie all’impegno di tanta gente di buon cuore e soprattutto grazie agli aiuti internazionali di donatori privati i sogni e le esigenze si sono trasformati in realtà concreta. Un circolo virtuoso dunque che culmina con la storia della scuola di Alexis Arguello in Nicaragua. Creata nel 2010, nel corso degli ultimi tre anni ha conosciuto un forte incremento delle presenze di scolari grazie anche all’importante apporto e contributo economico di un nutrito gruppo di donatori italiani, svizzeri e di altri europei che hanno permesso l’ampliamento della scuola con la costruzione di nuove classi, di cucine e bagni.

La scuola e l’intera struttura scolastica sono così cresciute molto da ogni punto di vista guadagnando in tutto il Nicaragua in notorietà e in ottima reputazione sia per il numero di scolari iscritti, impegnati e meritevoli che per il livello e la qualità dell’insegnamento. Ed ecco che arriva in Agosto scorso la buona notizia per Dom e Doreen. La perseveranza, la determinazione, gli sforzi e i contributi di tante persone, federatesi attorno a questa causa solidale, trovano il riconoscimento e l’apprezzamento del Ministero dell’Educazione nicaraguense (MINED) che, alcune settimane fa, in considerazione degli importanti progressi realizzati, dell’importanza e del benefico impatto del progetto nell’intera area di Chiriza in cui si è sviluppato, ha deciso di impegnarsi supportando la scuola con aiuti finanziari per coprire spese correnti e costi in maniera da prolungarne l’esistenza e permettere la realizzazione di uno dei sogni di Dom e cioè quello di arrivare all’auto sostenibilità del programma.phoenix_projects4

La decisione dell’autorità nicaguarense, che prende come modello il sistema di scuola ideato da Dom, rappresenta una prima in assoluto tra le scuole dei Phoenix Projects tra i vari paesi in cui sono attivi ed è senza dubbio un atto straordinario ed unico che, si spera, possa, creare dei precedenti importanti. “Ci sono voluti 10 per arrivare a questo stadio e ottenere i risultati odierni” ci racconta Dom. “Negli anni abbiamo formato delle persone locali che adesso sono capaci di condurre i progetti scolastici. Oggi le comunità indigene sono in grado di gestire autonomamente questi progetti ed è senz’altro un enorme passo in avanti.” ci dice con fierezza e poi continuando: “La prossima meta da raggiungere è quella di rendere tali progetti indipendenti dagli aiuti internazionali attraverso una pianificazione di sostenibilità già esistente”. Negli anni, parallelamente ai progetti scolastici, Dom e il suo team si sono preoccupati di aiutare il territorio e le famiglie degli scolari investendo sul futuro delle nuove generazioni attraverso una sorta di programma di microcredito non finanziario con il quale sono stati distribuiti semi e semenze per lanciare il processo agricolo di coltivazione che permette oggi non solo di soddisfare i fabbisogni alimentari delle comunità ma anche di sviluppare le loro attività commerciali. Si è dato il via inoltre al turn-over di animali da produzione come galline e mucche in maniera che le comunità possano dedicarsi all’allevamento migliorando le proprie condizioni di vita grazie alla diversificazione del sostentamento in terre che frequentemente vengono colpite da catastrofi ambientali. Dopo un certo numero di anni (2-3) in cui gli animali vengono presi in cura, da una delle famiglia degli scolari che frequentano la scuola, questi vengono poi restituiti e riassegnati ad altre famiglie. Tutto ciò ha innescato un lento processo di auto sostenibilità che si stima possa conseguirsi completamente per i prossimi lustri. È stato possibile così creare lavoro e opportunità lavorative non solo legate all’ambito scolastico ma nel settore agricolo, dell’allevamento, del commercio, dell’edilizia. In breve i risultati conseguiti nel corso degli anni dai progetti di Phoenix sono concreti, rilevanti, impattanti ed impressionanti. Un’altra storia invisibile che cerchiamo di rendere un po’ visibile perché di questo tipo di amore è bene raccontare e nutrire le persone e la società odierna. L’accoglienza dell’altro, il suo rispetto, il desiderio di dare dignità alla persona, la generosità e la passione unitamente all’impegno sociale e alla solidarietà tra gente aperta e vogliosa di un reale cambiamento di paradigma sono gli ingredienti, tanto semplici da mettere insieme quanto indispensabili, che lentamente possono fare convergere le nostre migliori potenzialità al servizio del benessere collettivo e verso la direzione di un concreto progresso umano.

Fonte: il cambiamento

L’iniziativa contro lo spreco alimentare di Last Minute Market per il 2013 è ‘Carta spreco zero’

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Lo spreco alimentare che si verifica quotidianamente è uno dei più grandi paradossi di un mondo nel quale una buona parte della popolazione muore di fame o è a rischio di morte e malnutrizione a causa di sufficiente cibo disponibile, mentre un’altra parte della popolazione, più ridotta ma in aumento, combatte contro l’obesità. Tali estremi si riscontrano non solo tra diversi Continenti, ma anche all’interno dello stesso Stato o della stessa città. Contro queste differenze, ma anche contro un uso scorretto e una mancata valorizzazione delle risorse ambientali, si schiera la nuova campagna 2013 di Last Minute Marketspin off dell’Università di Bologna-Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari nato nel 1998 e divenuto nel corso degli anni una realtà d’eccellenza internazionale nel recupero delle eccedenze alimentari. Dal 2010, l’associazione è impegnata in campagne annuali europee per sensibilizzare contro gli sprechi alimentari. Tema centrale, quest’anno è la carta. Con la campagna “Carta Spreco Zero“, già sottoscritta da 231 Comuni italiani. In una situazione economica e sociale difficile, nella quale il 6% delle famiglie italiane ammette le proprie difficoltà nel garantirsi i pasti quotidiani, le amministrazioni firmatarie si impegnano ad attivare il decalogo di buone pratiche contro lo spreco alimentare che rende subito operative le indicazioni della Risoluzione del Parlamento europeo contro lo spreco. Non solo il cibo è al centro del prezioso decalogo, ma tutte le energie e le materie prime che vengono coinvolte nei processi produttivi di alimenti che finiscono poi per venire sprecati. Il fine ultimo è quello di ottimizzare l’intera catena alimentare europea, dai piccoli produttori e consumatori sino ai più complessi sistemi della grande distribuzione e della ristorazione, dove si registrano le maggiori quantità di sprechi. Firmando la carta, i Comuni si impegnano a rendere immediatamente attive le proposte contenute nel decalogo, in vista del raggiungimento dell’obiettivo UE, concordato proprio grazie all’azione internazionale di Last Minute Market, di ridurre gli sprechi alimentari del 50% entro il 2025. In particolare, il catalogo prevede il sostegno al recupero dei prodotti scartati dall’industria agroalimentare per la ridistribuzione alle persone al di sotto del reddito minimo, l’incentivazione della vendita a prezzo scontato di prodotti prossimi alla scadenza, attivazione di progetti di educazione alimentare, la semplificazione delle etichette per gli alimenti e l’istituzione di un osservatorio per gli sprechi alimentari.

Fonte: tuttogreen