Economia? Sì, ma solo se è…del dono

Il nome, già di per sé, indica un…brulichio di energia, movimenti e persone: “Il formicaio” è l’associazione di promozione sociale di Lecce che è riuscita a far decollare un’esperienza da prendere ad esempio, il bazar dove si pratica l’economia del dono.ilformicaio

Sono una decina tra ragazzi e ragazze, con background differenti: chi ha studiato economia aziendale, chi viene dalla cooperazione internazionale, chi si è cimentato con il turismo e chi con i corsi di scienze politiche. Ma nell’associazione “Il formicaio” hanno trovato il loro comune denominatore: far comprendere che è possibile intendere l’economia applicando un paradigma radicalmente diverso da quello convenzionale. «Ci siamo costituiti formalmente nell’aprile del 2014, ma in realtà siamo una realtà operante sul territorio da ottobre 2010, quando abbiamo ricevuto il primo finanziamento dall’Agenzia Nazionale Giovani, nell’ambito del Programma Europeo Youth in Action (YIA), con il progetto “Luogo Comune”, per aprire uno spazio nel centro di Lecce dove praticare l’economia del dono» spiega Umberto Cataldo, presidente dell’associazione, anche se ci tiene a dire che lo è «solo formalmente, perché in realtà le decisioni vengono prese tutti insieme e alla pari». «Da quel momento, pur avendo cambiato sede e volontari, il Bazar del Dono è stato l’attività principale del Formicaio. La sede attuale è via Zanardelli 22, vicino al cuore commerciale di Lecce, una grande sfida per un’attività basata sul dono. Il concetto alla base è semplice: “Dona ciò che non usi, prendi quello che ti piace”. Obiettivo del Bazar è quello di promuovere la cultura del dono come buona pratica di sostenibilità ambientale che valorizzi ed accresca la sensibilità ecologica e solidale nella nostra società. Attraverso il Bazar del Dono è possibile donare e scambiare oggetti usati, prendere qualcosa senza necessariamente lasciare altro in cambio. Dono e riuso permettono di ridurre l’impatto ambientale dei consumi, risparmiare e fare rete con cittadini e associazioni, tanto da far divenire il bazar un vero e proprio “luogo comune”, cioè uno spazio di co-working dove il Formicaio e altre realtà, in primis “Le Miriadi 49”, co-progettano e realizzano concept e attività. Il bazar è solo il fiore all’occhiello delle tante attività portate avanti dal Formicaio. Sin dal primo progetto (Luogo Comune, 2010) abbiamo previsto 2 format: “Semi di conoscenza” e “laboratori ecologici”. Nel primo caso si tratta di incontri tra cittadini, spesso proposti da loro stessi, che si svolgono tramite le metodologie non formali come world cafè, eccetera. Scopo di tali incontri è discutere insieme sui temi che vanno dalla mobilità sostenibile all’ agricoltura ed alimentazione, clima ed energia ed interazione culturale per formulare dal basso proposte e soluzioni per migliorare la realtà in cui viviamo. Nel secondo caso, le persone mettono in condivisione, oltre alle proprie conoscenze, anche il saper fare. Si tratta di stimolare nelle persone la riflessione sull’efficacia e sulla semplicità di alcune buone pratiche che ognuno di noi può mettere in atto quotidianamente. Molti laboratori sono incentrati sulla riscoperta del concetto di autoproduzione: dalle conserve al sapone, dal pane all’abbigliamento, si può produrre facilmente una gran quantità di cose commisurate alle necessità e nel rispetto dell’ambiente e della salute. Nel secondo progetto finanziato dall’Ang è stato inserito l’EcoInfoPoint, ossia una mappatura delle realtà ecosostenibili nel del Salento, realizzato in crowdsourcing sul nostro portale www.ilformicaio.eu. Grazie a questo strumento cittadini, studenti e turisti possono facilmente scoprire e venire in contatto con chi, sul territorio, si impegna ogni giorno nel campo della sostenibilità. Infine, attraverso il progetto “Bazar del Dono”, finanziato dalla Regione Puglia nell’ambito del bando “Principi Attivi 2012”, si sta sviluppando un portale di Banca del Tempo che permette di scambiare competenze e saperi avendo come unica unità di misura il tempo. Per fare ciò è in corso un processo di coinvolgimento della cittadinanza”. “Contemporaneamente abbiamo organizzato rassegne e convegni all’interno dell’Università e di circoli culturali – prosegue Umberto – In particolar modo un ciclo di seminari sui cambiamenti climatici e il loro impatto sulla salute, sull’agricoltura e sugli ecosistemi; un ciclo di incontri sulle economie solidali; dibattiti e racconti sui popoli balcanici. Sta per entrare nel vivo anche “Manifesto”, un concorso di comunicazione sociale ed ambientale e realizzazione di esposizioni itineranti delle opere, finanziato dal consiglio degli studenti. Per il terzo anno consecutivo siamo stati accreditati per partecipare al SERR, Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, e porteremo in piazza Sant’Oronzo i nostri stand con il bazar del dono itinerante. Cooperiamo con altre associazioni nella realizzazione di eventi green e conviviali. In particolare gli ultimi due anni ci hanno visti collaborare attivamente per il GreenSoundFestival, un festival musicale che invita a riflettere e scambiare buone pratiche per limitare l’impronta ecologica. L’ultimo anno, insieme alla Cianfrusoteca, abbiamo organizzato La Primavera Manifesta, un evento basato sulla convivialità, il dono e l’autoproduzione, e lo Swap Party, una festa per scambiare oggetti e fare nuove amicizie».

Passione, energia, valori e lungimiranza: qualità che possono aiutare tutti a guardare avanti.

Fonte: ilcambiamento.it

“Luogo Comune”, un lungo viaggio per cambiare vita

L’esigenza di cambiare vita ed un lungo viaggio verso la conquista del posto ideale, senza la paura dei giudizi della società e soprattutto con il coraggio di arrivare fino in fondo. È quanto racconta Cristina Pacinotti, autrice e protagonista di “Luogo Comune”.luogo_comune

Ci sono diversi modi per esprimere se stessi, ma abitare ‘il’ (proprio) posto e non un luogo qualsiasi si può considerare come una componente determinante per l’affermazione dei propri desideri e della personalità. Capire le proprie esigenze e avere il coraggio di manifestarle nella realtà circostante non è poi sempre cosa facile. Le fatiche che accompagnano il lungo viaggio verso la conquista del posto ideale sono raccontate da Cristina Pacinotti nelle pagine autobiografiche di “Luogo Comune”, il libro della casa editrice “Vivere Altrimenti”appena uscito nelle librerie. L’esigenza di cambiare vita per l’autrice/protagonista si manifesta inizialmente in maniera latente. È un senso di insoddisfazione, è un moto di inadeguatezza che comincia a fare capolino anche nelle situazioni che fino a un momento prima erano state le più familiari. La necessità di cambiamento si fa sempre più incontenibile e darà il via a quella ricerca senza sosta del luogo perfetto, che oltre ad essere un luogo fisico, deve diventare – cosa molto più importante – il luogo dell’anima. Da questa consapevolezza viene per Cristina la decisione di partire per l’India insieme al figlioletto Andrea, dove si avvicina alle pratiche della meditazione e alle discipline olistiche. Dopo due mesi di immersione totale nelle filosofie orientali, il ritorno in Italia segna l’inizio della ricerca verso un luogo ancora indefinito, in cui è centrale il raggiungimento dell’armonia tra l’io e la natura, senza però sacrificare il desiderio di autonomia e di totale espressione della propria personalità. Ma il giusto equilibrio non si trova dietro l’angolo e la storia di Cristina lo dimostra. Si apre per lei un periodo di prova in alcune delle comunità già esistenti, tutte esperienze che la arricchiscono ma non rispondono fino in fondo all’obiettivo finale, perché manca ancora – a quel punto – la chiave necessaria per la realizzazione dei desideri intimamente più profondi. L’autrice non si arrende fino alla svolta finale, la decisione di vivere in un eco-villaggio insieme a Emanuele, l’uomo che nel frattempo è diventato il suo compagno di vita. Insieme approdano a Frabosco, questo è il nome scelto per il piccolo borgo della Lunigiana convertito da loro e da altri compagni di avventura nell’eco-villaggio che è oggi. Le difficoltà incontrate nella lunga ricerca delle persone più adatte a condividere gli interessi e soprattutto le prospettive di convivenza, l’estenuante perlustrazione dei luoghi più disparati in cui far sorgere ‘il’ posto, spingono l’autrice a cercare di facilitare la vita di quanti in futuro intraprendessero il suo stesso cammino. Per questo ha fondato la Genius Loci Immobiliare, la prima agenzia immobiliare etica, ecologica e solidale specializzata nel reperimento di proprietà idonee per la formazione di comunità sostenibili, cercando i luoghi e creando una rete tra le persone. Il viaggio verso il “Luogo Comune” ha come protagonista il desiderio di cambiamento, senza la paura dei giudizi della società e soprattutto con il coraggio di arrivare fino in fondo.

Fonte: il cambiamento

Luogo Comune Cristina Pacinotti Luogo Comune
Un lungo viaggio per traslare nella realtà un sogno; alchimie di corpi, felicità nella natura ed appartenenze elettive
Cristina Pacinotti

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Acqua pubblica, l’Europa apre ma l’Italia non ascolta

Per la prima volta l’Europa sembra mostrare aperture verso l’acqua pubblica, dopo il grande consenso dell’Iniziativa dei cittadini europei (Ice) Right2Water. In Italia invece continua l’ostilità del governo e dell’Autorithy verso gli esiti dei referendum. Quest’ultima in particolare ha deliberato una modalità di restituzione dei profitti di gestione ai cittadini estremamente favorevole per i gestori.acqua_europa

In Italia, vuole il luogo comune, ci piace arrivare in ritardo anche quando siamo all’avanguardia. I fatti, purtroppo sembrano confermare l’affermazione. Mentre l’Europa mostra i primi segnali di apertura verso l’acqua pubblica, da noi che per primi ci siamo opposti alle privatizzazioni con un referendum, lo stato sembra remare contro la ripubblicizzazione con tutte le proprie forze, calpestando apertamente la volontà popolare. Qui Europa. Il Commissario Europeo Michel Barnier si è recentemente dichiarato contrario alla privatizzazione del servizio idrico e ha firmato una dichiarazione che va incontro all’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) Right2Water, sottoscritta da un milione e mezzo di cittadini in tutta Europa (è possibile firmarla su www.acquapubblica.eu) Con una dichiarazione ufficiale del 21 giugno scorso, Barnier ha escluso l’acqua dalla direttiva sulle concessioni e rassicurato i cittadini dell’Unione Europea: “Capisco bene la preoccupazione che deriva da una privatizzazione dell’acqua contro la vostra volontà, anche io reagirei allo stesso modo”. Qui Italia. Se fino a ieri i fautori italiani delle privatizzazioni continuavano a ripetere come un mantra ”ce lo chiede l’Europa”, beh, adesso l’Europa non lo chiede più. Eppure la linea istituzionale non sembra esere cambiata così tanto. Il nuovo governo Letta si muove in perfetta sintonia con i passati esecutivi e l’Autorithy continua a mostrare un atteggiamento ostile verso gli esiti referendari, nonostante i pronunciamenti della Corte costituzionale, del Consiglio di Stato e del TAR della Toscana. Il 25 giugno scorso, infatti, l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas ha approvato l’ennesimo provvedimento che elude l’esito dei referendum del 2011. Nel deliberare sulle modalità di restituzione ai cittadini della “remunerazione del capitale investo”,illegittimamente percepito dai gestori nel periodo compreso tra luglio 2011 e la fine di quell’anno, l’AEEG ha costruito un metodo che garantirà ai gestori un esborso minimo assai minore di quanto dovuto visto che saranno detratti gli oneri finanziari, quelli fiscali e gli accantonamenti per la svalutazione crediti. Una decisione che va contro ogni logica. Già ai tempi dei referendum la Corte costituzionale aveva specificato che qualora il referendum avesse avuto successo i profitti sull’acqua (la cosiddetta remunerazione del capitale investito) sarebbero dovuti immediatamente sparire dalle bollette. Ciò non era avvenuto e il Consiglio di Stato aveva osservato, in un parere pubblicato a fine gennaio scorso, come l’applicazione degli esiti referendari “non sia stata coerente – […] – con il quadro normativo risultante dalla consultazione referendaria”. Infine anche il TAR della Toscana, nella sentenza di accoglimento del ricorso presentato dal Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua, aveva stabilito che “il criterio della remunerazione del capitale (…) essendo strettamente connesso all’oggetto del quesito referendario, viene inevitabilmente travolto dalla volontà popolare abrogatrice…”. Ma non c’è sentenza o referendum che tenga, quando dall’alto la volontà è quella di mantenere lo status quo. L’ennesima palese violazione dei referendum ha fatto insorgere il popolo dei referendum. In un comunicato il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha dichiarato: “Di fronte all’ennesima dimostrazione della palese intenzione di non voler rispettare la volontà popolare e mettere in discussione gli esiti del referendum come Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua ribadiamo la nostra richiesta di dimissioni dei vertici dell’Authority.” La strada per la ripubblicizzazione e l’esclusione dei profitti dall’acqua è ancora lunga. Per una volta, cerchiamo di non restare indietro.

Fonte: il cambiamento

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