Livorno, morti da amianto tre volte superiori alla media nazionale

168947658

A Livorno le morti da amianto sono state oltre 150 negli ultimi quindici anni, un dato che accende i riflettori su un numero di mesoteliomi pleurici tre volte superiore alla media nazionale: laddove la media nazionale è di 2 decessi ogni 100mila persone, a Livorno i malati sono 6 ogni 100mila abitanti. I dati (pubblicati sul Quaderno della salute del ministero del 2012) si riferiscono al periodo 1993-2008 ma negli ultimi otto anni la situazione non è migliorata.  Un’analisi condotta dall’Asl di Cecina dal 2008 in poi evidenzia un incremento a 7 casi ogni 100mila abitanti a fronte di una media regionale rimasta pressochè stabile (2,11 malati ogni 100mila abitanti).  In provincia di Livorno il comune maggiormente interessato dal fenomeno è Rosignano Marittimo con 25 morti da amianto su 30mila abitanti nel quindicennio 1993-2008.  Secondo il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Ezio Bonanni, Livorno e la sua provincia hanno pagato e stanno pagando “il prezzo di un inquinamento chimico prodotto dalle industrie, dalla produzione di energia e dal trattamento dei rifiuti”.

Fonte: ecoblog.it

Strategia marina, l’Italia punta alla sostenibilità del mar Mediterraneo

Strategia marina per garantire la sicurezza dei prodotti itici che consumiamo, se n’è discusso in un convegno a Livorno organizzato dal ministero per l’Ambiente. Di strategia marina, Blue economy, risorse, conoscenza e turismo del mare si è discusso per due giorni a Livorno al convegno Il Mare: la sostenibilità come motore di sviluppo, Marine Strategy e Blue Growth.L’evento, che rientra nell’ambito delle iniziative del Semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea, ha riunito istituzioni, operatori del mare, associazioni di categoria, esperti di settore e della ricerca per sviluppare un dibattito intorno al mare che tenga conto della necessità di preservare le risorse biologiche, non biologiche e che pianifichi uno sviluppo sostenibile del mare.silvia-velo-620x350

Al termine dei lavori, chiusi ieri a Livorno, Silvia Velo Sottosegretario all’Ambiente, ha presentato la Carta di Livorno, un documento di proposte per lo sviluppo della Blue Economy attraverso la Strategia Marina. Ha detto Silvia Velo:

L’economia del mare ha avuto nel 2013 un giro d’ affari di 41,5 miliardi di euro, con un’ incidenza sul valore aggiunto del 3% e ricadute positive per l’ occupazione del 3,3%, pari a 800 mila occupati. Proprio per questo le politiche di sviluppo dovranno saper coniugare crescita economica e sostenibilità ambientale. In questo, diventa determinante il ruolo del ministero dell’ Ambiente per definire le linee di sviluppo sostenibile da seguire.

All’evento vi hanno preso parte oltre 400 persone in rappresentanza di 20 Università, 50 Enti e Istituzioni, 20 Istituti scientifici e di ricerca, 60 associazioni e rappresentanti delle categorie epiù di 50 tra operatori e aziende di settore. Teniamo conto che l’economia del mare coinvolge 180 mila imprese (censite alla fine del 2013) che rappresentano il 3 per cento del totale delle imprese del nostro Paese; di queste circa 72 mila, poco meno della metà, dunque, copre il settore ristorazione e alloggio; seguono circa 34 mila imprese della filiera ittica (il 18,9 per cento); poi la filiera della cantieristica navale con 28.000 imprese (il 15,7 per cento); il settore delle attività sportive e ricreative con il 28.000 attività (il 15,7 per cento); la movimentazione marittima di merci e persone conta 11.000 imprese, pari al 6,1% e infine quasi 6.000 imprese (il 3,3 per cento) operano nel settore della ricerca, regolamentazione e tutela ambientale. Le regioni a alta vocazione imprenditoriale marittima sono la Liguria (8,7 per cento), la Sardegna (5,3 per cento) e il Lazio (5 per cento), mentre tra le province sono in testa Rimini (12,7 per cento), Livorno (12,1 per cento) e La Spezia (11,4 per cento).

Foto | Paolo Foti @ facebook

Fonte: ecoblog.it

Anonymous hackera il sito del ministero dell’Ambiente contro il rigassificatore di Livorno

Anonymous fa sentire la sua voce ambientalista e hackera in un solo giorno i siti dei soggetti coinvolti nella costruzione del rigassificatore di Livorno.Mina-AmbienteOP-620x350

Anonymous riprende la sua protesta Green Rights e torna a hackerare il sito del ministero dell’Ambiente attuata sabato 3 agosto a cui però aggiunge azioni di blocco anche verso i siti della Camera di Commercio di Livorno, Fratelli Neri S.P.A., OLT Offshore, Iren Energia e Iren Ambiente per manifestare (alla loro maniera è ovvio) contro la costruzione del rigassificatore offshore di Livorno-Pisa. Dal ministero dell’Ambiente come dichiara la stessa Anonymous sul suo blog ha preso 4000 account, il progetto del rigassificatore per intero e la mailing list. L’azione hacker (paragonata da Anonymous a una contemporanea forma di sciopero) sui diversi siti e durata all’incirca 10 ore ed è avvenuta in contemporanea alla manifestazione del 4 agosto a Livorno in cui circa 3000 cittadini hanno chiesto di fermare il “mostro” sulle coste della cittadina toscana. La dichiarazione rilasciata dagli attivisti anonimi è la seguente:

Problema dell’arsenico nell’acqua potabile (domestica) nel basso Lazio Problema dei rigassificatori: Livorno,Gioia Tauro e via dicendo Problema dello smaltimento dei rifiuti urbani, emblematico nel recente passato il caso di Napoli Problema dell’inquinamento dei mari , Arcipelago Toscano ma anche laguna di Venezia a causa del rilascio in mare di residui di lavorazione del PVC e di mercurio Problema dello smaltimento dei rifiuti industriali tossici ( si veda il caso dei citati bidoni del cargo della ditta Grimaldi), ma anche la pratica di smaltire rifiuti tossici gettandoli in terra. Per questa ragione ampie aree del paese solitamente dedicate alla pastorizia o alla agricoltura sono state trasformate in discariche illegali con danni incalcolabili per l’ambiente. Proliferazione degli ECO-MOSTRI cioè edifici abusivi che deturpano il paesaggio spesso abbandonato ed incompiuti. Problema dello smaltimento delle scorie radioattive provenienti dalle centrali Nucleari italiane ora dismesse che tutt’ora continuano ad essere fonte di contaminazione Problema della cementificazione con conseguenti problemi nella irregimentazione delle acque con conseguenti alluvioni, emblematico è il caso di Genova Problemi legati all’inquinamento industriale i casi sono innumerevoli. Basti pensare alla vicenda ILVA. La lista ovviamente sarebbe molto più lunga. Inoltre spesso aziende di stato sviluppando i loro progetti a nome dei cittadini italiani e sovvenzionate da questi distruggono l’ambiente e devastano le culture di popoli antichi e pacifici che vivono a migliaia di chilometri dall’Italia. E’ il caso dell’ENEL che costruisce dighe in sud America, magari consorziandosi con altre imprese del settore, distruggendo ecosistemi incontaminati e di valore inestimabile come ad esempio avviene in Patagonia. Notiamo che i cittadini e le cittadine italiani sovvenzionano obbligatoriamente le vostre attività pagando per i propri consumi elettrici e non hanno alcuna possibilità di influire sulle scelte delle citate aziende di stato. Quindi ribadendo la natura pacifica della nostra protesta che è da considerarsi affine a FLASHMOB o al SIT-IN (vedi la nostra dichiarazione), intendiamo tuttavia dar voce a tutti coloro i quali, indignati dalla breve lista su esposta, vogliono rivendicare il proprio diritto al dissenso. Inoltre è evidente che se questi e mille altri problemi si sono accatastati nel corso degli anni è perchè effettivamente l’azione delle istituzioni in primis il Ministero dell’Ambiente è stata insufficiente o inesistente. Replichiamo alle parole rivolteci dai membri del ministero sul loro sito che i disservizi arrecati e la presunta lesione dei diritti degli utenti, non possono portare alla condanna morale delle nostre azioni. I disservizi (e la presunta lesione del diritto degli utenti ) sono anche propri di altre forme di manifestazione di dissenso come ad esempio lo sciopero, che quindi sarebbe anch’esso da condannare. Al contrario il diritto di sciopero è sancito dalla costituzione. Cancellare questo diritto sarebbe assolutamente antidemocratico.

Fonte. Global Project