India, Modi inaugura il monitoraggio dell’inquinamento

Il premier indiano ha presentato il primo indice di qualità dell’aria dell’India. In Cina qualcosa è cambiato. Già da un paio d’anni Pechino sembra avere intrapreso un nuovo corso, ben consapevole dei costi sociali ed economici dell’inquinamento sulla salute pubblica e sull’ambiente in generale. Ora anche l’India sembra volersi adeguare e il premier Narendra Modiha presentato, per la prima volta il National Air Quality Index, un indice di qualità dell’aria che fornirà informazioni in tempo reale sui livelli di inquinamento. Negli indici mondiali sulla qualità dell’aria, l’India non se la passa affatto bene visto che l’Environment Preference Index la piazza alla174esimo posto su 178 nazioni censite. Quanto alla capitale New Delhi, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è la metropoli più inquinata del pianeta. Inizialmente il National Air Quality Index monitorerà 10 città per poi allargarsi ad altre. Il premier indiano ha suggerito ai propri connazionali di attingere alle vecchie tradizioni nazionali per lottare contro l’inquinamento: si potrebbero spegnere le luci stradali nelle notti di luna piena, ma anche cambiare stile di vita scegliendo la bicicletta per gli spostamenti a corto raggio. Modi ha anche lanciato l’idea di fare della domenica la “giornata della bicicletta”. Una bella idea ma i frenetici autisti delle metropoli indiane sono pronti per una convivenza più consistente con i pedalatori? Delhi, Agra, Kanpur, Lucknow, Varanasi, Faridabad, Ahmedabad, Chennai, Bangalore e Hyderabad sono le prime dieci città oggetto del monitoraggio, mentre in una seconda fase l’indice dovrebbe misurare le 22 città capitali di Stato e altri 44 centri urbani nei quali la popolazione è superiore a un milione di abitanti.Obama-Modi

Fonte:  The Economic Times

© Foto Getty Images

Inquinamento: quanto incide sulla salute e come disintossicarsi? Incontro con gli esperti il 13 dicembre a Bologna

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Quanto può incidere l’inquinamento sulla salute umana? E su quella del feto?

Abbiamo parlato diverse volte su quanto la continua esposizione ad agenti inquinanti possa incidere pesantemente sulla salute delle persone, ma anche su quella delle donne in gravidanza e dei bambini. Abbiamo parlato, ad esempio, delle correlazioni che possono nascere tra inquinamento e rischio autismo e su come le città italiane non siano esenti da rischi, anche gravi. Ora, una recente ricerca mostra come un’esposizione costante ad alti livelli di inquinamento atmosferico possa contribuire a danneggiare i polmoni del feto, durante il secondo trimestre di gravidanza. La ricerca è stata condotta da ricercatori spagnoli, guidati dalla dottoressa Eva Morales, del Centro di Epidemiologia Ambientale di Barcellona. I risultati sono stati pubblicati sulla rivistaThorax. Durante lo studio, i ricercatori si sono soffermati sulla possibile associazione tra l’esposizioneall’inquinamento atmosferico, durante momenti specifici della gravidanza, e la funzione polmonare dalla vita postnatale all’età prescolare. Lo studio è durato dieci anni. In particolare, tra il 2004 e il 2008, i ricercatori hanno tenuto sotto osservazione 1295 donne in gravidanza in due specifiche aree geografiche della Spagna. In seguito, hanno effettuato la stima dei livelli di esposizione delle donne ad agenti atmosferici inquinanti (benzene e NO2) seguendo poi i bambini dalla nascita, fino ai quattro anni di età. In ultimo, i ricercatori hanno analizzato il rapporto tra i livelli di inquinamento a cui erano state esposte le partecipanti allo studio, con la funzione polmonare dei bambini a quattro anni e mezzo, misurata attraverso il classico esame spirometrico. Secondo i risultati della ricerca, una maggiore esposizione ad alti livelli di  benzene e NO2 durante la gravidanza può compromettere la funzione polmonare dei bambini. Madri che vivevano in zone particolarmente trafficate, aumentavano fino al 22% il rischio che i loro figli presentassero polmoni dalle funzioni compromesse. Addirittura, la percentuale saliva del 30% per l’esposizione al biossido d’azoto. Il biossido di azoto (NO2) è un inquinante atmosferico rilasciato dai gas di scarico delle automobili; il benzene riflette il livello di inquinamento provocato dalle attività industriali. Questa ricerca offre uno spunto in più al dibattito che mette al centro il rischio che vivere in zone inquinate può avere sulla salute delle persone, ma anche dei bambini. La migliore soluzione sarebbe vivere in spazi verdi e avere a disposizione una dieta sana, che aiuti a mitigare gli effetti dell’inquinamento. Di questi e di tanti altri argomenti, si parlerà il 13 dicembre a Bologna, durante il congresso organizzato dall’A.i.Nu.C. (Accademia Internazionale di Nutrizione Clinica): “L’UOMO E LA VITA MODERNA. L’inquinamento ambientale e i suoi effetti sul benessere della persona”. Il corso tratterà alcuni effetti avversi sulla nostra salute provocati dall’ambiente e dall’alimentazione e alcuni metodi per disintossicare il nostro organismo. A certi livelli di esposizione, come abbiamo visto, i contaminanti presenti nell’aria, ma anche nel cibo e non solo, possono causare effetti avversi sulla salute, come malattie respiratorie, intolleranze alimentari, cancro, malformazioni congenite.

Per scaricare il programma, iscriversi e ottenere altre informazioni, potete visitare il sito:http://www.ainuc.it/sezione-5-sottosezione-209.htm

(Foto: lupusuva1phototherapy.com)

Fonte: ambientebio.it

Smog, nelle case dove si fuma il Pm2.5 è 10 volte più alto | Lo studio Tobacco Control

Le concentrazioni medie di Pm2.5 nelle case abitate da fumatori sarebbero circa 10 volte superiori di quelle misurate nelle case dove nessuno fuma. Secondo lo studio, anche solo vivere con un fumatore significa essere esposti a una quantità di particelle inquinanti pari a 3 volte la quantità annua imposta dall’OMS come limite di sicurezza per la salute380736

Che l’aria dentro casa possa essere nociva e inquinata tanto quanto quella fuori non è una novità: l’allarme inquinamento indoor è costantemente acceso da anni nella comunità scientifica, perché le sostanze tossiche o nocive presenti nelle abitazioni sono molteplici e a volte difficili da individuare (vernici, formaldeide, detersivi…). Tra queste fonti di inquinamento domestiche la sigaretta resta il problema più grande per la salute, e non solo per chi la fuma. Vivere in casa con un fumatore è come vivere nelle città più inquinate del mondo, a causa dei livelli di esposizione alle particelle inquinanti che penetrano in profondità nei polmoni, il cosiddetto particolato fine (Pm2.5). Lo rivela uno studio suTobacco Control della University of Aberdeen (Gb). I non fumatori conviventi con fumatori sono esposti a una quantità di particelle inquinanti pari a 3 volte la quantità annua imposta dall’OMS come limite di sicurezza per la salute. Il particolato fine infatti, formato da particelle di diametro inferiore ai 2,5 millesimi di millimetro indicate come un pericolo per la salute, è usato sia per misurare i livelli di inquinamento atmosferico delle città sia per il fumo passivo cui si è esposti in un ambiente dove si può fumare.  Molto si è fatto in vari Paesi per limitare il fumo nei luoghi pubblici, ma le abitazioni private rimangono intoccabili e quindi tutti i non fumatori che convivono con un fumatore in casa si trovano esposti al fumo passivo, con livelli di inquinamento pericolosi per la salute alla luce di questo studio. Gli esperti hanno confrontato i livelli di particolato fine di93 abitazioni in cui vive un fumatore con quelli di 17 abitazioni in cui non vive alcun fumatore. E’ emerso che le concentrazioni medie di particolato fine PM2.5 nelle 93 case erano di circa 10 volte maggiori di quelle nelle 17 case non abitate da fumatori.

Scarica lo studio:

Fine particulate matter concentrations in smoking households: just how much secondhand smoke do you breathe in if you live with a smoker who smokes indoors?

Fonte: ecodallecitta.it

Smog in Europa, a rischio il 90% dei cittadini

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Quasi il 90% delle persone che vivono nelle città europee sono esposti a livelli di inquinamento dell’aria considerati dannosi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. È quanto emerge dall’ultimo rapporto sulla qualità dell’aria in Europa da parte dell’Agenzia europea dell’Ambiente che lancia l’allarme in particolare sugli effetti dei microscopici granelli di polvere e fuliggine, causati dalla combustione dei combustibili fossili. Il problema, spiega l’Aea, non riguarda solo le città: anche alcune aree rurali sono infatti caratterizzate da livelli significativi di inquinamento atmosferico. Italia, Polonia, Slovacchia, Turchia e la regione dei Balcani sono le aree più critiche per gli elevati livelli di Pm10 e Pm2,5. Critica la situazione in Italia anche per i livelli di ozono e ossidi di azoto. Ad alimentare l’inquinamento atmosferico in Europa sono il trasporto su strada, l’industria, l’agricoltura e il settore residenziale. Malgrado la riduzione delle emissioni e delle concentrazioni di alcuni inquinanti in atmosfera osservata negli ultimi decenni, il rapporto dimostra che il problema dell’inquinamento atmosferico in Europa è lungi dall’essere risolto. Due sostanze inquinanti in particolare, il particolato e l’ozono troposferico, continuano a causare problemi respiratori, malattie cardiovascolari e una minore aspettativa di vita, mentre nuovi dati scientifici indicano che la salute umana può essere compromessa da concentrazioni di sostanze inquinanti inferiori a quanto si pensava in passato. “L’inquinamento atmosferico sta causando danni alla salute umana e agli ecosistemi- spiega Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aea – un’ampia parte della popolazione non vive in un ambiente sano secondo gli standard attuali. Per avviare un percorso che porti alla sostenibilità, l’Europa deve essere ambiziosa e rendere più severa l’attuale normativa”. Il rapporto “La qualità dell’aria in Europa – rapporto 2013”analizza anche i problemi ambientali legati all’inquinamento atmosferico. Tra questi vi è l’eutrofizzazione, un processo che avviene quando una quantità eccessiva di azoto danneggia gli ecosistemi, mettendo a rischio la biodiversità. Tale processo secondo l’Aea continua ad essere un problema molto diffuso che riguarda la maggior parte degli ecosistemi europei. Secondo Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, i dati diffusi dall’Agenzia europea dell’ambiente confermano che “l’inquinamento dell’aria resta uno dei principali problemi per la salute delle persone e per la salvaguardia dell’ambiente”. Secondo Zampetti si tratta di “una vera e propria emergenza che colpisce anche e soprattutto il nostro Paese. “Le cause dell’inquinamento atmosferico – continua Zampetti – sono chiare e conosciute da tempo. Sono il trasporto su strada, i processi industriali e di produzione di energia e i riscaldamenti domestici. Per arginare l’emergenza smog serve una nuova strategia – evidenzia – che intervenga sui settori più inquinanti, a partire da quello dei trasporti. Su questo in Italia serve una nuova capacità politica che invece di guardare alla realizzazione di inutili infrastrutture punti, attraverso interventi immediati e mirati, su una mobilità sostenibile basata su trasporto pubblico efficiente, mobilità pedonale e ciclabile e trasporto su ferro per ridurre il parco auto circolante, che nel nostro Paese raggiunge da sempre livelli da primato rispetto al resto d’Europa”.

A.P.

Fonte. Il cambiamento