Chiude la centrale a carbone di La Spezia: quali prospettive per una Liguria a zero emissioni?

La recente notizia della chiusura di una delle più grandi centrali a carbone d’Europa si sta diffondendo in Liguria e si intravedono nuove opportunità per un futuro più sostenibile a La Spezia. L’importante è saperle cogliere e proseguire con decisione lungo la strada della transizione ecologica.

La Spezia – Un passo avanti verso un futuro più sostenibile per la Liguria: a inizio dicembre Enel ha ricevuto l’autorizzazione dal Ministero della Transizione Ecologica per la cessazione definitiva della centrale a carbone “Eugenio Montale” di La Spezia. L’obiettivo è sostituire progressivamente le fonti fossili per la produzione di energia elettrica.

«L’autorizzazione alla chiusura della centrale a carbone di La Spezia è un’ottima notizia», fa notare Donatella Bianchi, presidente di WWF Italia. «La presenza della centrale alimentata con il più sporco e inquinante dei combustibili fossili ha provocato tante sofferenze alla città e all’ambiente spezzino, oltre che al clima. Ci auguriamo che Enel, insieme alle istituzioni locali, continuerà a operare per lo sviluppo sostenibile e decarbonizzato della città e della regione», conclude la Bianchi.

UN KILLER SILENZIOSO

D’altronde, l’impatto sanitario e ambientale delle centrali a carbone attualmente operative in Europa è rilevante, come si legge dai dati tratti da “Killer silenziosi”, l’indagine realizzata dall’Università di Stoccarda, per conto di Greenpeace.

La centrale Enel di La Spezia

«La chiusura anticipata della centrale a carbone è senz’altro una notizia positiva, – sottolinea Andrea Sbarbaro, presidente dell’associazione Cittadini Sostenibili – ma rischia di rimanerlo solo a metà. Se l’ipotesi di sostituzione di questo impianto con uno a turbogas andrà in porto, il problema in parte resta: per quanto il gas sia meno impattante del carbone, la combustione di fonti fossili contribuisce comunque al riscaldamento globale».

Pare infatti che in al posto dell’unità a carbone ne sia prevista una nuova a gas: «In Italia – continua Sbarbaro – la crescita delle energie rinnovabili negli ultimi anni è stata inferiore che in altri paesi, principalmente per vincoli burocratici: si tratta di un problema che va affrontato con decisione. Le fonti fossili non possono essere la soluzione su cui puntare per il nostro futuro, se sono proprio loro parte del problema nel presente».

LE NUOVE PROSPETTIVE PER LA SPEZIA

Dalla decarbonizzazione alle nuove opportunità per economia, occupazione e ambiente. Quali sono le prospettive per una Liguria a zero emissioni? ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha realizzato uno studio, commissionato da WWF, per mettere in luce le soluzioni in grado di stimolare la crescita economica e occupazionale della regione, limitando al tempo stesso le emissioni a effetto serra e lottando il cambiamento climatico. Secondo Massimo Caminiti, ricercatore di ENEA, è essenziale innanzitutto puntare sul fotovoltaico: «Essendo un’energia dipendente dalla presenza del sole, occorre sviluppare batterie capaci di accumulare energia elettrica. Questo tipo di energia, oltre a essere un’alternativa “green”, è anche un’opportunità per lo sviluppo delle imprese regionali».

Pannelli fotovoltaici. Pixabay

A livello globale ed europeo il mercato delle energie rinnovabili è in grandissima espansione, con una crescita che non si è arrestata nemmeno nel corso del 2020. In Italia invece, negli ultimi due anni è stata rilevata una forte diminuzione delle installazioni di impianti. L’impossibilità per diversi mesi di portare avanti attività sul campo, così come l’accresciuta difficoltà di interagire con gli uffici della pubblica amministrazione, oltre all’oggettivo clima di incertezza associato all’impatto sull’economia, hanno condizionato pesantemente il nostro Paese. In aggiunta alla divulgazione di strategie per potenziare la produzione di energia pulita, ENEA diffonde anche interventi di efficienza energetica in ambito residenziale, orientati soprattutto alla riqualificazione di edifici esistenti. Secondo un protocollo condiviso tra professionisti, imprese e artigiani, questa opportunità valorizza anche architettonicamente gli immobili rendendoli più confortevoli e ne migliora la classe energetica. Come sottolinea Luca Mazzari del CNA Liguria, si agisce su più fronti: «Per prima cosa si libera spazio per una migliore armonia interna, anche dal punto di vista termico. Poi è importante aumentare la performance energetica, isolandosi dal freddo d’inverno e dal caldo in estate: l’uso della termoventilazione meccanica consente di cambiare l’aria senza dispersioni, con l’installazione di pannelli in gessofibra anziché mattoni e porte scorrevoli si riducono anche i costi di gestione di ogni appartamento».

Anche l’elettrificazione delle banchine portuali può rappresentare una buona opportunità di sviluppo sostenibile – oltre che di riduzione dell’impatto ambientale –, così come la lotta all’inquinamento luminoso: «Nel 2014 – illustra Davide Natale, assessore alla sostenibilità ambientale del Comune di La Spezia – l’amministrazione ha iniziato a ragionare su un modo nuovo di concepire l’illuminazione pubblica puntando sulla conversine a LED di tutti i punti luce del centro di La Spezia, con una riduzione del 60% dei consumi elettrici in meno rispetto al 2013 e un forte risparmio economico sulle spese per i consumi».

Sono tante le opzioni per trasformare La Spezia in una città più sostenibile. Il carbone e i combustibili fossili sono il passato: oggi si può voltare pagina e guardare al futuro e la Liguria può essere da esempio per tutte le altre regioni italiane.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/12/centrale-a-carbone-spezia/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

La storia della “mela musona” e di Sarah, che ha cambiato vita per dedicarsi alle api

Una piccola azienda agricola nello spezzino che racchiude una grande storia d’amore e di cambio vita. Si chiama La Mela Musona e si trova a Colli di Maissana; qui Sarah, Gabriele e i loro due bambini vivono producendo miele e coltivando verdure solo con acqua e sole.

La Spezia – Siamo a Colli di Maissana, in Val di Vara, a 760 metri di altitudine. Qui Sarah e Gabriele vivono insieme ai loro figli, circondati da orti e alberi da frutto. Sarah è inglese e nel suo CV non c’è una formazione agraria, ma un passato nel mondo della danza: «Prima di venire a vivere in Italia lavoravo come ballerina, ho studiato alla scuola di danza di Londra». Nel frattempo conosce Gabriele, originario di Casarza Ligure, sulla nave da crociera su cui era imbarcata. «Dopo qualche anno di avanti e indietro, nel 2005, ho deciso di cambiare vita e trasferirmi in Liguria. All’inizio ho lavorato in palestra, come insegnante, e con i cavalli, mio grande amore dall’infanzia».

Dopo la nascita dei figli però, Sarah sente l’esigenza di fermarsi e coltivare la sua passione per le api: «Sin da quando ero piccola, mi è sempre piaciuto andarle a cercare, osservarle, sedermi in un campo di fiori per scattar loro delle foto. Così, dopo aver seguito diversi corsi di apicoltura e potendo contare anche sui terreni di famiglia, è stato abbastanza naturale per noi virare sulla dimensione agricola».

Nel 2017 apre ufficialmente l’azienda agricola La Mela Musona, con una ventina di alveari e 2000 metri quadrati di orto e frutteto. «Certo, non è stato semplicissimo, occorrono tanti lavori piccoli per poter iniziare, ma dopo un po’ di anni di fatica, ora stiamo riuscendo ad ampliarci».

Sarah – La Mela Musona

LE ARNIE NOMADI

Adesso i ragazzi della Mela Musona hanno 50 alveari che non sono stanziali, ma “traslocano” a seconda della stagione per agevolare il processo di impollinazione. «Con le api seguiamo un approccio votato al nomadismo: in inverno vivono a Castiglione Chiavarese e producono il miele di erika, il nostro punto forte».

D’estate gli insetti si spostano a Sesta Godano, in un bel bosco di acacie: «Poi ancora le trasferiamo a Velva, dove c’è un mix di castagno e tiglio, mentre l’altra metà da noi a Colli di Maissana per il miele di castagno». Movimentare le arnie è una tecnica molto diffusa per la produzione di diverse varietà di miele, che valorizza le fioriture stagionali.

IL NOME

La “mela musona” è una una varietà autoctona di queste vallate ed è il simbolo del paese dove vivono Sarah e la sua famiglia: «La prima cosa che vedi quando giri la curva ed entri a Colli di Maissana è un bell’albero di mela musona. Proprio per questo l’abbiamo scelta come mascotte della nostra azienda agricola: è una varietà locale antica e dalla forma particolare, un po’ allungata, di piccole dimensioni e molto saporita».

Il frutteto è ancora giovane, di recente piantumazione, ma inizia a dare i primi frutti: qui le mele fanno compagnia a prugne, ciliegie, amarene e albicocche.

L’ORTO

Nei campi della Mela Musona si segue un approccio naturale e si coltivano ortaggi di stagione, tra cui le cipolle di Pignona: «Cresciamo le nostre verdure solo con acqua e sole. Seguiamo tutte le tecniche del biologico e anche se non siamo certificati; siamo dell’idea che la cosa importante sia dire sempre la verità al cliente, con cui si deve instaurare un rapporto basato sulla fiducia».

Chi acquista le verdure da loro sa con quali modalità si coltiva e può visitare i terreni dell’azienda. «D’altronde, non utilizzando sostanze, ci ritroviamo qualche cavolo con le foglie “bucate” dalle lumache, segnale però che di chimica sopra non c’è traccia. Meglio un cavolo perfetto, ma trattato, o uno con qualche imperfezione naturale?».

L’APPROCCIO SOCIALE

A breve La Mela Musona diventerà una fattoria didattica. L’intento è quello di poter offrire alle scuole già dalla prossima primavera un “pacchetto” per visitare l’azienda e conoscere più da vicino il mondo delle api: «Ho già fatto qualche piccolo laboratorio nelle scuole, ho notato che molti bambini hanno il terrore degli insetti e soprattutto delle api. Per questo più se ne insegna l’importanza, meglio è».

L’azienda agricola esprime la sua vocazione sociale e sostenibile aderendo all’associazione BbaKY, che sta creando sul territorio una rete di consumatori, aziende agricole, G.A.S. e associazioni che promuovano occasioni di un agire collettivo votato a pratiche di sostenibilità: «Ospiteremo presto un gruppo di ragazzi per condividere con loro i segreti del mestiere dell’apicoltore. Spiegheremo come preparare un alveare, faremo pratica in apiario e produrremo il miele. Ma mostreremo loro anche come funziona un banco del mercato, affinché imparino anche a gestire il processo di vendita».

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/11/sarah-mela-musona/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Le ambulanze veterinarie in Liguria: chi vuole dedicarsi agli animali in difficoltà?

Nasce il primo servizio di pronto soccorso per animali nel territorio di Sanremo. Un volontario ha voluto ampliare il progetto nato sette anni fa a Savona: da oggi le ambulanze veterinarie raggiungeranno ogni animale in difficoltà della Liguria di ponente ed effettueranno tutte le manovre di primo soccorso. Proprio come i soccorritori delle nostre ambulanze.

Imperia – Una chiamata con una richiesta di aiuto e parte immediatamente un’ambulanza a sirene spiegate. Questo accade ovunque a tutte le persone colte da un malore, ma in Liguria anche agli animali in difficoltà.

IL PROGETTO AMBULANZE VETERINARIE

Ambulanze Veterinarie Italia nasce nel marzo 2014 a Carcare, in provincia di Savona, e oggi si sta espandendo in tutto il nord Italia. Assicurare a ogni animale in difficoltà un primo soccorso salvavita e il trasporto immediato verso una struttura veterinaria è l’obiettivo dell’associazione savonese, che da pochi giorni ha attivato un servizio anche a Sanremo.

«Ho costituito quest’associazione inizialmente per cavalli e grandi animali, ma nel tempo il lavoro s’è ampliato soprattutto agli altri, sia domestici che selvatici», spiega Jimmy Dotti, presidente dell’associazione, che da gennaio 2021 si dedica a tempo pieno a questa attività.

«Il recupero dei selvatici è purtroppo una nota dolente in tutta l’Italia, dove scarseggiano anche i CRAS – Centri di Recupero Animali Selvatici. In Liguria poi il recupero è affidato alla Polizia Provinciale, che non ha le forze sufficienti per essere capillare». Proprio per questo sono così importanti i servizi paralleli come Ambulanze Veterinarie.

La nuova ambulanza di Sanremo

Non solo pronto intervento. Oltre alla gestione delle situazioni di emergenza, il servizio di ambulanze veterinarie è disponibile anche per trasporti programmati: «Siamo anche a disposizione di chiunque fosse sprovvisto di un mezzo e avesse bisogno per il proprio animale di un servizio di trasferimento da casa verso il centro veterinario per visite, cure o terapie».

COME APRIRE UNA NUOVA SEDE

Dalla nascita dell’associazione nel savonese, a macchia d’olio, sono arrivate richieste da Torino, Varese, Novara, Biella e adesso sono dieci le sedi attive, con tre nuove aperture a Vercelli, Casale Monferrato e Borgo Sesia. «Aprire le sedi però è piuttosto complesso: non basta l’ambulanza, ci vogliono soprattutto organizzazione e persone all’altezza di questo lavoro», sottolinea Dotti. Anche perché gli interventi sono i più svariati, dal cinghiale investito in autostrada al rottweiler incastrato in una cancellata.

«In questo senso, i volontari devono essere ben preparati, perché si tratta di un’attività pericolosa». Ecco perché ogni aspirante “soccorritore” deve frequentare un corso apposito di primo soccorso veterinario, curato dallo staff dell’associazione. Le altre skills? Capacità organizzativa e carisma, per una buona gestione del gruppo volontari.

L’iter per l’apertura di una nuova sede prevede innanzitutto la presentazione del progetto alle istituzioni e, a seguire, la raccolta contatti di tutti gli aspiranti volontari. Dopo il corso di formazione, che dura circa un mese e mezzo, al team di neo-volontari che concludono il percorso formativo viene consegnata un’ambulanza e la nuova sede riceverà supporto da parte della sede centrale per almeno un anno.

«Le spese sono tantissime – precisa Dotti – e non esiste nessun tipo di convenzione pubblica attiva, per questo chiediamo ai privati che hanno bisogno del servizio un rimborso spese di 1 €/km, mentre al di sotto dei 20 chilometri l’offerta è libera».

LA RICERCA DI VOLONTARI SU SANREMO

«Stiamo cercando volontari che ci aiutino a portare avanti questo sogno». A Sanremo, Gilles Giglio, il volontario che gestisce il nuovo servizio nella provincia di Imperia, ha scelto come ambulanza una Panda, piccola e capace di arrivare ovunque e di coprire tutto il territorio. Al posto del bagagliaio c’è una barella, realizzata su misura per il veicolo, essenziale per mettere in sicurezza gli animali quando non riescono a muoversi.Sollevare e trasportare un animale ferito non è semplice, per questo è necessario disporre di tutti gli strumenti utili ad assicurare il benessere dell’animale fino alla destinazione, senza causargli traumi o fratture. Quello di Ambulanze Veterinarie è un servizio che aiuta gli animali, ma dà un valido supporto anche a chi degli animali si prende cura ogni giorno. Chi ha voglia di mettersi in gioco?

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/10/ambulanze-veterinarie-animali/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

“Salviamo i parchi liguri”: confermato il dietrofront della giunta Toti

Pochi giorni fa la giunta regionale ha modificato la legge di bilancio con cui veniva semplificato il procedimento per ridurre i parchi liguri. Il presidente regionale di Legambiente ci racconta cosa sta avvenendo e quali sono le motivazioni nascoste dietro la legge taglia parchi. In Liguria il silenzio-assenso non sarà più sufficiente per tagliare i confini dei parchi. Davanti al reale rischio di una impugnativa costituzionale del testo che prevedeva questa azione infatti, la giunta di Toti ha fatto dietrofront, modificando la legge di bilancio regionale 2021, che ammetteva una variante semplificata nel procedimento per ridurre i confini dei parchi liguri. La legge del 6 dicembre 1991, n. 394, prevede l’obbligo per il richiedente di motivare la scelta della riduzione delle aree verdi, con un coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti (Comuni, Province, Comunità montane ed Enti parco), che a seguito della visione e della valutazione della proposta possono esprimere un parere motivato in forma scritta. Nella proposta semplificata della giunta di Toti, invece, sarebbero state necessarie solo due settimane e il silenzio-assenso per poter procedere, senza necessità di ulteriori consensi e approfondimenti. La Consulta aveva già bocciato la legge regionale con cui nel 2019 il governatore Toti aveva tentato di ridimensionare l’estensione dei quattro maggiori parchi liguri. L’impresa, a causa della bocciatura, era fallita, ma pronta ad avere una seconda possibilità con la nuova proposta nelle legge di bilancio 2021, in cui non si prevedeva direttamente il taglio parchi, ma si snelliva e velocizzava il procedimento per la modifica dei loro confini. A seguito della pubblicazione della legge i movimenti verdi liguri e non solo si sono mobilitati per poter bloccare la variazione prevista e gli appelli corali sono stati ascoltati: la giunta ligure ha varato un disegno di legge ad hoc, approvato dal Consiglio regionale, per correggere la disposizione ed evitare così l’impugnativa costituzionale di tale legge.

IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI

Abbiamo chiesto un aiuto nel comprendere cosa sta avvenendo e cosa possiamo fare noi tutti a Santo Grammatico, presidente Legambiente Liguria: «In passato abbiamo lavorato molto e in collaborazione con altre associazioni e movimenti, tra cui Friday for Future. Il confronto ci aveva portato a denunciare quanto stava avvenendo a livello regionale alla Corte Costituzionale, che in seguito aveva impugnato il provvedimento. La Regione aveva inserito in un emendamento della legge finanziaria pubblicata a fine dicembre i commissariamenti di alcuni parchi regionali con la scusa di allineare le nomine dei presidenti dei parchi, oltre a un nuovo organismo che univa i sindaci del territorio – quando nella legge parchi esiste già un ente designato – chiamato Ente Parco. Recentissimo il passo indietro per la ridefinizione dei confini, dopo aver preso atto di ciò che stavamo denunciando, perché non costituzionale».

I PARCHI SAVONESI DIMENTICATI

Nella nuova legge riscritta per adeguare quanto la Corte Costituzionale chiedeva però, è rimasto fuori il reinserimento delle aree protette della provincia savonese, che erano state depennate da tale categoria e quindi non erano più soggette ai relativi vincoli. Legambiente, insieme ad altre associazioni, ha dunque chiesto attraverso una lettera che anche tale provvedimento venisse revocato. «Ci sembra che la Regione Liguria, in questa fase storica, stia cercando di sminuire il ruolo dei parchi. Ciò che viene trasmesso in generale è che i parchi sono da considerarsi solo un peso, visti come territori pieni di vincoli, senza alcuna utilità. Ciò che non viene compreso è l’importanza degli effetti che queste aree producono sull’intera comunità. Permettono uno sviluppo sostenibile del territorio e la tutela della nostra preziosa biodiversità».

IL PERSONALE

Un ulteriore passaggio contenuto nella Legge Finanziaria di fine dicembre 2020, è stato contestato a seguito della sua pubblicazione: è stato previsto infatti che alcune funzioni degli Enti Parco, tra cui la gestione e assunzione del personale, fossero ricondotti direttamente alla Regione. E ciò purtroppo è avvenuto: i parchi verranno svuotati del loro personale, che passerà sotto la gestione regionale, senza alcuna garanzia di continuare a lavorare per quell’Ente.

«Alla radice c’è un’idea sbagliata dello sviluppo: si preferisce dare attenzione e ascolto ad alcune lobby presenti nei territori. Credo sia un problema culturale, perché considerando i parchi solo come dei vincoli si immagina di non poter in alcun modo intervenire e operare in questi territori. Si ignora il fatto che questo è invece possibile, ovviamente concordando ogni azione nel rispetto e nella salvaguardia di quanto esiste. Inoltre i parchi sono uno strumento di progettazione e sviluppo turistico e culturale non indifferente, che potrebbe far confluire maggiori economie e visibilità ai territori».

COSA POSSIAMO FARE PER SOSTENERE I PARCHI

Grammatico non ha dubbi su come ogni singolo cittadino possa sostenere i parchi regionali: «Siamo tutti invitati calorosamente a viverli, a frequentarli, a tenerci informati sulle iniziative organizzate. Un esempio è il Parco Naturale Regionale del Beigua, dove annualmente si invitano le persone interessate ad assistere alla migrazione primaverile del Biancone, un evento davvero spettacolare. Tutti i parchi organizzano periodicamente momenti di incontro e confronto per valorizzare il territorio e far conoscere le loro attività; possiamo quindi partecipare a questi eventi in prima persona e aiutare a diffondere il più possibile le loro iniziative, ricordandoci che i nostri parchi non sono solo ambiente e natura. Essi rappresentano un anello sempre più importante per trasmettere cultura, identità territoriale e un senso di appartenenza alla comunità».

Molti di noi, a seguito dei lockdown degli scorsi mesi, si sono recati nelle aree verdi dell’entroterra con una rinnovata esigenza del contatto con la Natura. Si è compreso quanto siano importanti questi luoghi e quanto sia fondamentale per ogni essere umano trascorrere parte del proprio tempo in mezzo al verde. Assumiamoci dunque la responsabilità di proteggere i parchi, evitando di inquinare in primis, ma anche informandoci sulle peculiarità territoriali, aiutando a farli conoscere, sostenendo le attività promosse dagli enti che li gestiscono. I parchi sono nostri ed è anche nostro compito proteggerli dai possibili tagli e aiutarli a crescere.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/04/salviamo-parchi-liguri-dietrofront-giunta-toti/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Pachamare, l’ecovillaggio diffuso che riallaccia il legame con la Terra

Con l’intento di ricreare un collegamento con Madre Natura, nell’entroterra ligure Alessandro ha dato vita a Pachamare, un progetto di vita suo e della sua grande famiglia in cui agricoltura naturale, bioedilizia e un rapporto sacro con la terra si mescolano dando vita a un luogo sostenibile, etico e felice. Qualche anno fa, leggendo il libro pubblicato da Terra Nuova Edizioni (di Francesca Guidotti, Presidente RIVE, Rete Italiana Ecovillaggi), ho scoperto un luogo in Liguria che mi ero promessa di visitare di persona alla prima occasione. Dopo un paio di visite fugaci, il Laboratorio Itinerante per la Resilienza – organizzato qualche mese fa dal Movimento Zeitgeist Italia – mi ha finalmente offerto l’occasione perfetta per fare una degna esperienza di questo luogo speciale.

Alessandro Faedda

Qui, nell’entroterra ligure, ubicato a 900 metri di altitudine nel versante ovest delle montagne della provincia di Imperia, da oltre dieci anni sorge il primo nucleo di un ecovillaggio diffuso il cui nome, Pachamare, gioca con le parole “Pachamama” (Madre Terra in lingua quechua), “mare” e “pacciamare” (la tecnica, tipica nella permacultura, di proteggere la terra con materiale organico). Quella che segue è una sintesi della lunga intervista realizzata ad Alessandro Faedda, in occasione dello Zeitcamp 2020, in cui abbiamo parlato di case in paglia, permacultura e di un Nuovo Rinascimentopossibile ricreando un collegamento con la nostra essenza più profonda con l’aiuto di Madre Natura (qui la videointervista integrale).

Alessandro, potresti spiegarci come nasce Pachamare e come mai hai cominciato questo progetto di vita insieme alla tua famiglia?

Il progetto nasce da una mia voce interiore che da quando avevo circa vent’anni mi sussurrava nell’orecchio che bisogna ricreare un collegamento con Madre Natura. Il luogo in cui ci troviamo era un terreno abbandonato dal secondo dopoguerra, visto che tutti gli italiani fuggivano dalla campagna per andare a vivere nelle città, per correre dietro al “Miracolo economico”, che in quell’epoca prometteva sicurezza, guadagni facili e via discorrendo. Quindi noi abbiamo ripulito questo terreno dall’abbandono di settant’anni, dove era ripartito parzialmente il bosco e il resto era infestato da rovi, prugnoli e biancospini. Dopo dieci anni di lavoro siamo riusciti a mettere un po’ in ordine la situazione, realizzando parecchi muri a secco per poter coltivare ortaggi nelle terrazze e piantare alberi da frutto, prevalentemente per noi (Alessandro ha una moglie e cinque figli, ndr.), cercando di vivere in modo sostenibile e di ricreare quei ritmi e quella natura che ormai si sono persi per la frenesia che ci attanaglia e che qui cerchiamo il più possibile di allontanare. Dopo un lungo peregrinare, ho realizzato infine che il mio cammino sarebbe stato quello di ricreare un collegamento con Madre Terra e di far crescere i miei figli nella natura. Ovviamente è un impegno, però fa parte della scelta di dedicare il tempo necessario a questi fiori che stavano crescendo.

Puoi descriverci gli orti in permacultura e gli edifici in paglia che avete realizzato?

Abbiamo costruito oltre 500 mq di terrazzamenti e muri a secco utilizzando la scuola ligure dei vecchi maestri di questa regione, che consente di coltivare la terra anche in montagna, creando delle superfici pianeggianti senza usare cemento e altre porcherie, ma solo le pietre del luogo. Ispirati da Masanobu Fukuoka – che sosteneva che se ogni famiglia avesse a disposizione 5000 mq di terra potrebbe auto-sostenersi – per ora abbiamo realizzato circa 2000 mq di orto in permacultura. Abbiamo costruito lecase in bioedilizia usando il legname per la struttura, la paglia e la lana di pecora come materiali isolanti e la terra per gli intonaci e abbiamo imparato che con poche migliaia di euro e in poco tempo puoi realmente costruire una casa dignitosa, sana e bella.

Bisognerebbe iniziare a dirlo ad alta voce alla gente: basta credere a ciò che ci hanno raccontato. Ci sono altri modi di vivere, bisogna solo avere il coraggio di fare il passo e cercarli! Quindi il primo corpo della casa è stato costruito in legno e sughero e così pure la seconda parte, ovvero la camera dei bambini. Il terzo corpo invece è stato fatto con la paglia: abbiamo usato le ballette di paglia come mattoni, la struttura sempre in legno, l’architravatura del basamento del pavimento e pure quella del tetto in legno di castagno, l’intonaco interno è in terra e calce, quello esterno in calce e poi appunto abbiamo usato la paglia come tamponamento e isolante termoacustico. Gli unici due nemici della paglia sono l’umidità permanente che la può far marcire e i roditori che possono annidarsi dentro. Per il resto ha un coefficiente termico elevatissimo: le case in paglia costruite con tutti i crismi sono classificate A++, sono top della gamma, perché hai una parete di 50 centimetri che mantiene fresco in estate e caldo in inverno e l’intonaco permette di regolare l’umidità interna della casa, perché se la casa è troppo umida assorbe l’umidità in eccesso, se secca rilascia umidità. Una casa naturale fa davvero stare bene: sono dieci anni che ci vivo dentro e non me ne rendo quasi più conto, ma la gente che viene, abituata a vivere dentro appartamenti costruiti in cemento e laterizio, quando entra a casa nostra si rende proprio conto del cambio di umidità, dell’aria, dell’energia. Quindi è una casa che fa bene a chi la costruisce, a chi la vive e al pianeta.

Raccontaci degli altri progetti in embrione e quelli che state per realizzare.

Grazie a Quercus, la nuova associazione che stiamo fondando, l’idea è quella di dar vita a dei veri e propri campi di lavoro della durata di due mesi in cui si potrà imparare a costruire delle abitazioni in bioedilizia, naturalmente rispettando i crismi necessari per fare una casa a norma di legge. Ma il mio sogno più grande è quello di poter aprire una fattoria didattica per trasmettere ai bimbi, che saranno gli adulti di domani, l’importanza di ricreare il rapporto sacro con Madre Terra, che per me oggigiorno è fondamentale per la sopravvivenza dell’umanità su questo pianeta. È il momento in cui bisogna lavorare coi bambini, perché noi generazioni precedenti, dopo anni di condizionamenti, facciamo più fatica ad approcciarci alla terra. I piccoli invece, se “presi” per tempo, possono essere i portatori di un nuovo messaggio. Inoltre, stiamo dando il via a un canale web radio che si chiamerà “Radio Rievolver”, in cui parleremo del concetto della “ri-evoluzione”, nel senso che io devo evolvere per stare bene con me stesso, quindi “chi sono/cosa sto facendo/sto dando un senso alla mia esistenza?” saranno le domande su cui ci fonderemo per sviluppare questo progetto. Si può partire da questo slancio per cambiare noi stessi come individui e poi cambiare veramente il mondo; però bisogna partire dal sé. Si tratterà di un canale in cui parlare e divertirci, toccando le tematiche che affrontiamo tutti i giorni nelle nostre discussioni quotidiane (qui un video di presentazione di Radio Rievolver).

Secondo te il periodo drammatico che stiamo attraversando a livello nazionale e planetario può offrirci l’occasione di un profondo cambiamento in positivo?

Stiamo avvelenando i fiumi, la terra, l’aria, ci stiamo avvelenando noi perché mangiamo cibo avvelenato; a causa delle vaccinazioni, dei farmaci, le nostre relazioni sono avvelenate, quindi c’è proprio da trovare un nuovo modo di vivere. Bisogna rieducarci alla semplicità dei ritmi del pianeta terra per poi riscoprire che c’è veramente molto di più che ci è stato nascosto, occultato, perché ripartire dalla Terra non vuol dire arrivare, ma ricreare il collegamento con la Madre per poi ritrovare un nuovo mondo spirituale. Il Covid è solo il sintomo di una nuova malattia che appesta l’uomo da tempo e c’è solo da porsi le giuste domande per andare nella nuova direzione, attingere a fonti diverse d’informazione, fare ricerche per trovare il proprio modo di auto-guarirsi e quindi di conseguenza guarire ciò che c’è attorno a noi e ricreare le basi per il nuovo mondo. Anche perché, dal mio punto di vista, il male è partito dall’Europa: noi siamo stati la popolazione che ha esportato il sapere e la conoscenza tecnologica annientando le popolazioni indigene in tutto il pianeta, perché ci spaventavano nella loro naturalezza e spontaneità, nel loro rapporto con la natura, con quell’equilibrio che avevano creato. Noi nella nostra presunzione e superbia li abbiamo annientati. Quindi sono convinto che debba proprio ripartire da qua la rinascita, anziché esportare la distruzione, esportare la creatività, la creazione, la bellezza. Secondo me è ora di attuare davvero una ri-evoluzione per dare una nuova speranza a questa umanità: perché ora siamo in un momento di nuovo Medioevo in cui probabilmente c’è bisogno di un nuovo Rinascimento e quindi abbiamo bisogno di guerrieri che escano allo scoperto. Ce ne sono, c’è gente che si sta esponendo e sta iniziando a manifestare il dissenso verso il potere.

Cos’è per te l’Italia che cambia?

L’Italia è sempre stata un faro su tante cose, siamo un popolo di inventori, di costruttori, di menti eccelse in diversi rami. Vedo quello italiano come un popolo di cuore, perché siamo capaci di amare, accogliere e quindi dobbiamo semplicemente ricreare il collegamento con questa nostra fonte energetica che è già dentro di noi. Credo che l’Italia possa pian pianino riscoprire questa sua natura divina e quindi possa veramente incidere positivamente, attingendo al cuore e all’amore per trasformare questo buio che ci attanaglia in luce che potrà avvolgerci.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/03/madre-natura-pachamare/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

La Tabacca: due donne si autocostruiscono il futuro tra permacultura e socialità

Vi proponiamo la storia di Giorgia e Francesca, due giovani donne che hanno riabitato una vecchia casa nell’entroterra ligure, ristrutturando l’abitazione e ridando vita al terreno agricolo, passo dopo passo e seguendo i principi della permacultura. La Tabacca è oggi un progetto ambientale e sociale e la dimostrazione di come si possa passare dalla teoria alla pratica rimboccandosi le maniche e avendo chiaro l’obiettivo da raggiungere. Il giorno in cui finalmente intervisto Giorgia Bocca e Francesca Bottero (dopo anni in cui ci ripromettiamo di incontrarci) è davvero fuori dal comune. Arrivo, infatti, con il mio camper a Voltri, nei pressi di Genova, e lì incontro una troupe della Rai, “capitanata” dalla giornalista Elisabetta Mirarchi. Sono venuti ad intervistarmi sul nostro lavoro con Italia che Cambia e contestualmente a seguirmi mentre intervisto Giorgia e Francesca. Lasciamo il mio camper e la macchina della RAI in un vicino parcheggio e saliamo su una piccola auto 4X4 con la quale è venuto a prenderci un volontario che collabora a La Tabacca. La strada per raggiungere la sede del nostro incontro, infatti, è impervia e impossibile da percorrere con mezzi ordinari. In effetti ci inerpichiamo su una stradina tipicamente ligure che ci porta a passare in pochi minuti dal mare a terre interne, premontane, selvatiche. Ed eccoci giunti a casa di Giorgia e Francesca. Dopo aver gustato tutti insieme un pranzo meraviglioso e aver visitato gli orti e la casa che si sono auto-ristrutturate in molti anni e secondo i criteri della bioedilizia, intervistiamo le due ragazze.

I primi passi

Francesca e Giorgia si sono conosciute molti anni fa e hanno lavorato entrambe per l’Associazione Terra! Onlus. Qui hanno incontrarono uno psichiatra di Torino che, inaspettatamente, decise di donar loro la sua casa e il suo terreno a patto che ci realizzassero un progetto sociale. Racconta Francesca: “È stato un percorso travagliato, perché lui non era mai venuto qua, e aveva a sua volta ereditato questo luogo da alcuni zii, ma in breve tempo siamo riuscite a risolvere i problemi di successione. Il primo gennaio 2011 siamo venute qui in perlustrazione per la prima volta. Abbiamo incontrato subito gli alberi che custodiscono questo luogo, che ti accompagnano lungo il sentiero. È spuntata questa casa in mezzo alla natura spoglia, completamente rustica; una casa che aveva l’imprinting della casa contadina di un tempo; sotto c’erano stalle e mangiatoie, cucina con vecchi manufatti, un vecchio forno di mattoni e una vecchia cucina fatta con un rufo. Questo era lo scenario: una casa immersa in un bosco, con un solo pezzo di terra coltivato. Non c’era una strada di accesso e tutta la casa era da ricostruire… ma il sogno era talmente grande che ci siamo messe subito in cammino per poterlo realizzare”. 

Il primo passo fu ricostruire il tetto. Per farlo, tagliarono 12 castagni del loro bosco e con essi costruirono le travi del nuovo tetto. “L’inizio è stato abbastanza turbolento – continua Giorgia – qui non ci conoscevano, eravamo come piantine infestanti che si stavano insediando in un luogo non loro. Abbiamo cercato sin da subito di creare rapporti con le famiglie del borgo, ma all’inizio è stato un po’ difficoltoso: siamo due donne, che volevano vivere di agricoltura in un bosco e che per di più si portavano dietro tutti questi giovani vestiti colorati che sapevano di spezie e curcuma… sembravamo una banda del ’68 e questo ha creato resistenza. Ma piano piano, le persone si sono abituate a vederci, a parlare con noi, i bambini hanno iniziato a curiosare, e oggi in molti ci vogliono bene. La signora Tina, ad esempio, ci prepara le focacce”.

La progettazione in permacultura

La ristrutturazione della casa e la coltivazione della terra sono state realizzate seguendo i principi della permacultura e le logiche della bioedilizia. La progettazione è stata realizzata su tutto: l’uso e riutilizo dei materiali, la luce e il design interno, i mobili antichi, il recupero delle acque di sorgente e la successiva fitodepurazione. Prima hanno sperimentato “nel piccolo” e poi replicato “nel grande”. Per questo ci sono voluti otto anni per ristrutturare l’abitazione e avviare l’azienda agricola. Questa è composta da sette ettari di bosco. Francesca si sta occupando personalmente del miglioramento boschivo così come in passato molti dei lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti fisicamente con l’aiuto delle due donne. Qui, infatti, mancava fino a pochi mesi fa una strada di accesso. Giorgia e Francesca, quindi, hanno trasportato con la carriola i materiali dalla strada alla casa, attraversando il bosco, giorno dopo giorno e spesso con l’aiuto di amici e volontari. Lo stesso è avvenuto con bosco e parte agricola: Francesca ha lasciato la sua attività in Terra Onlus per avviare l’azienda agricola e realizzare potature e giardini. Racconta Francesca: “Nelle zone limitrofe a casa abbiamo già avviato un piccolo frutteto recuperando delle vecchie varietà di prugne che erano tipiche di questo luogo. Inoltre stiamo valorizzando piante autoctone, come la Mela Carla, tipica delle zone liguri, e abbiamo inserito altre varietà generose, per la futura autosufficienza delle galline. Coltiviamo anche alcuni grani antichi e facciamo orticultura”.

Le attività ambientali e sociali

Non è tutto. Accanto alle attività agricole, la Tabacca ospita percorsi di educazione ambientale ed è la sede di riferimento de La Scuola diffusa della Terra Emilio Sereni. Non meno importante, il filone sociale: “Crediamo – continua Giorgia – che nello scambio con le persone ci sia sempre un aumento di possibilità e una maggiore capacità di risolvere i problemi. Inizialmente abbiamo coinvolto la nostra prima rete sociale, costituita dalle persone amiche e da quelle collegate all’Associazione, per poi passare ad innescare processi di partecipazione con il territorio, con le famiglie vicine, facendo comunicazione, creando relazione, facendoci conoscere, coinvolgendo le persone e mettendo a disposizione quello che noi avevamo in competenze e risorse in termini di scambio. Questo ha soddisfatto i bisogni anche di altri. In questo momento storico, infatti, sempre più persone sentono il bisogno di luoghi di accettazione, senza giudizio. Partecipiamo e organizziamo eventi culturali, occasioni di divulgazione, campeggi. L’apporto dell’associazione Terra Onlus è fondamentale in questo processo e cambia completamente il nostro approccio, perché ci permette di fare formazione con obiettivi precisi da raggiungere”.  

Molte delle scelte portate avanti dalle due donne hanno anche un risvolto politico: l’idea, infatti, è quella di andare a influenzare il legislatore locale per rendere più semplici le soluzioni architettoniche e di servizio che loro stanno mettendo in pratica nella loro abitazione in modo che possano poi essere adottate anche da altri.

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Le radici

“Ho memoria delle mie fotografie da bambina – confida Francesca – venivo sempre ritratta mentre scavavo una buca per terra o in mezzo alle vigne o in un campo, e rivedendo quelle foto ho visto il mio desiderio di vivere in campagna, in modo semplice, a contatto con la natura, e forse questo è stato il regalo più bello di questi sette ettari di bosco”.  

“Il nome La Tabacca – continua Giorgia – deriva dal contrabbando del tabacco che – come ci hanno narrato gli anziani del posto – si svolgeva in queste terre. Già allora, una donna teneva le fila della famiglia e curava le piante. Il luogo viveva quindi una gestione molto matriarcale: i bambini venivano qui a giocare e c’era una forte integrazione. Noi ci sentiamo un prolungamento di questa famiglia”. 

Il futuro

“Io sono pronta per La Tabacca 2.0 – esclama Giorgia – a ottobre verremo finalmente a vivere qui e saremo pronte per valorizzare l’esterno soprattutto dal punto di vista dell’economia basata sul turismo culturale. Sogno una multifunzionalità dell’agricoltura legata all’accoglienza e al turismo. Stiamo già collaborando con una azienda agricola vicina, che è sempre di una donna, con cui faremo trasformazione del prodotto e quindi piano piano vorremo espandere il nostro modello nella valle. Vogliamo creare un modello replicabile che sia utile per tutti”. 

Intervista e riprese: Daniel Tarozzi

Montaggio: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/07/la-tabacca-due-donne-autocostruiscono-futuro-permacultura-socialita-io-faccio-cosi-255/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Hanno preso un forte militare e ne hanno fatto una casa famiglia

Lo storico Forte Tenaglia a Genova è stato restituito alla cittadinanza con progetti di volontariato e di valorizzazione. E la Casa del Telegrafo oggi vive di nuovo come casafamiglia per minori in affido. La Piuma, così hanno chiamato l’associazione inizialmente formata da famigliari ed amici. Loro sono Emilio Parodi e Laura Lanza, una coppia di educatori che ha fatto dell’accoglienza dei piccoli una scelta di vita. Da quasi 15 anni prendono in affido dal Tribunale dei Minorenni – tramite Comune di residenza – bambini di età diverse, in attesa che la loro madre naturale superi un periodo di difficoltà o, nel peggiore dei casi, in attesa di trovare una nuova famiglia che li accompagni nella crescita.  

Ma il sogno di Forte Tenaglia arriva dopo, una decina d’anni fa, quando non lontano dal quartiere di provenienza, sopra la stazione Principe, il gruppo della Piuma si imbatte in una struttura militare della cinta muraria seicentesca, quasi invisibile ai più, e oltretutto sepolta dai rovi e dall’immondizia scaricata abusivamente. L’incontro fortuito con un dirigente del Demanio ragionevole aiuta i volontari a produrre e sottoporre un progetto di recupero a fini sociali che trova parere favorevole per una concessione di prova. E così ha inizio.

Pensionati, giovani, gruppi parrocchiali, amici di amici, professionisti affascinati dal sogno… Una miriade di persone comincia ad affacciarsi a questo fascinoso insieme di ruderi, a conoscerne palmo a palmo l’estensione, a liberarne da vegetazione e rifiuti gli spazi all’aperto e al chiuso. E viene alla luce, in due anni di lavori: una struttura incredibile, sospesa sulla città e abbracciata dal mare, in linea d’aria sembra di poter toccare la lanterna di Genova. Un’oasi verde tra l’azzurro cielo dei colli e il blu intenso del mar ligure. Nel frattempo, visti i buoni risultati, la concessione del Demanio diventa ventennale. È a partire da questa bellezza, dalle energie generosamente regalate di tante persone comuni, e anche di tanti professionisti, che la Piuma comincia davvero a prendere casa in quello che era un bene militare, e oggi diventa luogo di pace e di accoglienza. Tra bandi, donazioni, raccolte fondi e un mutuo, prendono il via infine i lavori di ristrutturazione edilizia della caserma più in alto, la Casa del Telegrafo, che oggi ospita i locali della casa famiglia, i saloni per le attività sociali, e in via di finitura due appartamenti per accoglienze di maternità e situazioni emergenziali.

Quello che invece avviene regolarmente fin dai primi tempi, è la riapertura del forte alla cittadinanza: con i Porte Aperte, giornate domenicali di visita gratuita e merenda sociale, per conoscere il valore storico artistico del bene e goderne in convivialità. Ma anche con altri progetti che esprimono i valori più profondi della Piuma, come l’accoglienza di rifugiati in borsa lavoro (che hanno così la possibilità di imparare l’arte dei muretti a secco), o l’accoglienza di detenuti in messa alla prova, per i lavori di manutenzione e recupero. Da qualche mese sono arrivate anche le api, nuova occasione di formazione e socialità per svariati volontari, ma anche importante presidio ambientale alle porte della città, a fronte della pericolosa diminuzione della specie in tutta Europa a causa dei pesticidi.  Forte Tenaglia ha vissuto molte stagioni. Il ‘600, l’espansione napoleonica, il corazzamento imposto dai Savoia, le maldestre aggiunte dei soldati fascisti per la contraerea nella Seconda Guerra Mondiale. Quindi l’abbandono e l’abusivismo. Da dieci anni la sua rinascita per la città e per soggetti fragili è una di quelle buone notizie che danno speranza, che si può toccare con mano, che parte dal basso, dal sogno e dalla dedizione di un manipolo di volontari e di famiglie. Ma è uno spazio grande, dove c’è posto per tanti, per progettare sognare e lavorare insieme a quell’Italia che non fa notizia, e che cambia davvero le persone e le vite.  Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/01/hanno-preso-forte-militare-hanno-fatto-casa-famiglia/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Liguria, boom di immatricolazioni di auto ibride con lo stop al bollo

auto-ibride-logo

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, parlando in una conferenza stampa lo scorso 11 gennaio, ha annunciato un vero e proprio boom delle immatricolazioni delle auto ibride nel 2016: un +60% sul mercato locale che è stato possibile anche grazie alla misura regionale che prevede l’esenzione del bollo per 5 anni per questo tipo di veicoli.  La misura, approvata a giugno, è stata resa retroattiva anche per i mezzi immatricolati nei sei mesi precedenti, comprendendo così l’intero anno 2016:

“La legge che abbiamo varato lo scorso giugno per introdurre una nuova esenzione dalla tassa automobilistica per le auto ibride ed elettriche è stata una misura molto riuscita, come dimostra l’aumento di oltre il 60% rispetto all’andamento medio delle immatricolazioni di questa tipologia di auto nei due anni precedenti”

ha detto Toti ai cronisti, ricordando che l’obiettivo della Regione è favorire la diffusione delle auto benzina-elettrica, benzina-idrogeno e gasolio-elettrica. Tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2016 le nuove immatricolazioni di auto ibride sono state 647.

Fonte: ecoblog.it

Bandiere Blu 2015, l’elenco delle spiagge: in testa Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia

In totale sono 280 le spiagge premiate nel 2015 in Italiataggia-spiaggia

Puntuale come ogni anno, arriva la proclamazione delle Bandiere Blu 2015. Il riconoscimento internazionale, assegnato dalla Fee – Foundation for environmental education, premia i comuni che curano maggiormente le proprie spiagge, rispettando e valorizzando l’ambiente e gestendo il territorio in modo sostenibile. Le spiagge premiate con la Bandiera Blu 2015 in Italia sono 280, mentre 147 sono i comuni premiati. Le regioni con più Bandiere Blu sono Liguria (23 spiagge), Toscana (18), Marche (17), Campania (14) e Puglia (11). In generale il territorio italiano può vantare un miglioramento rispetto al 2014: +7 bandiere. Sono gli 11 i Comuni “new entry”, mentre 4 sono le Bandiere Blu 2014 che hanno perso lo status. I nuovi arrivi sono Taggia (nella foto in alto), Borghetto S.Spirito, S.Margherita Ligure (Liguria); Capaccio (Campania); Terracina (Lazio); Cannobio (Piemonte); Castellaneta (Puglia), Castelsardo, Sorso (Sardegna), Tusa (Sicilia), Rosolina (Veneto). Ad uscire dall’elenco delle migliori spiagge sono due abruzzesi e due siciliane: Silvi, Rocca S. Giovanni, Ragusa e Marsala. Interessante spulciare sul sito ufficiale i valori presi in considerazione per l’assegnazione delle Bandiere Blu, dove i macrotemi sono quattro: Educazione ambientale e informazione; Qualità delle acque; Gestione ambientale; Servizi e sicurezza. Tra i requisiti, oltre ai più ovvi (come quelli relativi alla qualità delle acque e alla pulizia della spiaggia), citiamo la presenza di servizi igienici e di contenitori per la raccolta differenziata, l’affissione della mappa e del codice di condotta, numero adeguato di personale di salvataggio e promozione di mezzi di trasporto sostenibili per raggiungere la spiaggia.

Qui sotto l’elenco completo delle bandiere blu 2015 in Italia. In stampatello i comuni entrati nel 2015

Bandiere Blu 2015 – Abruzzo

in provincia di Chieti

Vasto – Punta Penna, Vignola San Nicola
San Salvo – Zona Fosso Molino
Francavilla al Mare – Lido Asterope
San Vito Chietino
Fossacesia

in provincia di Teramo

Tortoreto
Roseto degli Abruzzi – Lungomare Centrale, Marrarosa, Sud
Pineto – Torre Cerrano

Bandiere Blu 2015 – Basilicata

in provincia di Potenza

Maratea

Bandiere Blu 2015 – Calabria

in provincia di Cosenza

Trebisacce – Lungomare Sud

in provincia di Crotone

Melissa – Torre Melissa
Cirò Marina

in provincia di Reggio Calabria

Roccella Jonica

Bandiere Blu 2015 – Campania

in provincia di Napoli

Anacapri – Punta Faro, Gradola
Massa Lubrense

in provincia di Salerno

CAPACCIO
Ascea
Casal Velino
Agropoli – Trentova, S.Marco
Vibonati
Montecorice – Agnone,Capitello,San Nicola a Mare
Pisciotta
Positano
Centola – Palinuro
Castellabate
Pollica – Acciaroli e Pioppi
Sapri – Lido di Sapri San Giorgio

Bandiere Blu 2015 – Emilia Romagna

in provincia di Ferrara

Comacchio – Lidi comacchiesi

in provincia di Forlì-Cesena

Cesenatico
San Mauro Pascoli – San Mauro Mare
Gatteo – Gatteo Mare

in provincia di Ravenna

Ravenna – Lidi Ravennati
Cervia – Milano Marittima, Pinarella

in provincia di Rimini

Cattolica
Misano Adriatico
Bellaria Igea Marina

Bandiere Blu 2015 – Friuli-Venezia Giulia

in provincia di Gorizia

Grado

in provincia di Udine

Lignano Sabbiadoro

Bandiere Blu 2015 – Lazio

in provincia di Latina

TERRACINA
Gaeta
Sabaudia
Latina – Marina di Latina
Sperlonga
Ventotene – Cala Nave
San Felice Circeo

in provincia di Roma

Anzio

Bandiere Blu 2015 – Liguria

in provincia di Genova

  1. MAGHERITA LIGURE
    Chiavari
    Moneglia
    Lavagna

in provincia di Imperia

TAGGIA
San Lorenzo al Mare
Santo Stefano al Mare – Baia Azzurra
Bordighera

in provincia di La Spezia

Framura – Fornaci
Lerici
Ameglia – Fiumaretta

in provincia di Savona

BORGHETTO S. SPIRITO
Finale Ligure
Albisola Superiore
Pietra Ligure – Ponente
Loano
Savona – Fornaci
Varazze
Spotorno – Zona Moli Sirio e Sant’Antonio
Albissola Marina
Noli
Bergeggi
Celle Ligure

Bandiere Blu 2015 – Lombardia

in provincia di Brescia

Gardone Riviera

Bandiere Blu 2015 – Marche

in provincia di Ancona

Ancona – Portonovo
Sirolo
Numana
Senigallia

in provincia di Ascoli Piceno

Grottammare
Cupra Marittima
San Benedetto del Tronto

in provincia di Fermo

Pedaso – Lungomare Centro
Porto San Giorgio
Porto S.Elpidio
Fermo – Lido, Marina Palmense

in provincia di Macerata

Potenza Picena – Porto Potenza Picena
Civitanova Marche

in provincia di Pesaro e Urbino

Mondolfo – Marotta
Fano
Pesaro
Gabicce Mare

Bandiere Blu 2015 – Molise

in provincia di Campobasso

Termoli
Petacciato – Marina
Campomarino – Lido

Bandiere Blu 2015 – Piemonte

in provincia di Verbano-Cusio-Ossola

CANNOBIO
Cannero Riviera

Bandiere Blu 2015 – Puglia

in provincia di Bari

Polignano a Mare
Monopoli – Lido Rosso, Castel S.Stefano, Capitolo

in provincia di Barletta-Andria-Trani

Margherita di Savoia – Centro Urbano Canna Fesca

in provincia di Brindisi

Fasano
Ostuni

in provincia di Lecce

Otranto
Castro
Salve
Melendugno

in provincia di Taranto

CASTELLANETA
Ginosa – Marina di Ginosa

Bandiere Blu 2015 – Sardegna

in provincia di Cagliari

Quartu S. Elena – Poetto

in provincia di Ogliastra

Tortolì – Lido di Orrì, Lido di Cea

in provincia di Olbia-Tempio

La Maddalena – La Maddalena, Caprera
Palau
Santa Teresa Gallura – Rena Bianca, Capo Testa Ponente

in provincia di Oristano

Oristano – Torre Grande

in provincia di Sassari

CASTELSARDO
SORSO

Bandiere Blu 2015 – Sicilia

in provincia di Agrigento

Menfi

in provincia di Messina

TUSA
Lipari – Lipari, Vulcano

in provincia di Ragusa

Ispica
Pozzallo

Bandiere Blu 2015 – Toscana

in provincia di Grosseto

Monte Argentario
Grosseto – Marina di Grosseto e Principina a Mare
Castiglione della Pescaia
Follonica

in provincia di Livorno

Cecina – Marina, Le Gorette
Livorno – Antignano e Quercianella
San Vincenzo
Piombino – Parco naturale della Sterpaia
Rosignano Marittimo – Castiglioncello e Vada
Bibbona – Marina di Bibbona
Marciana Marina – La Fenicia
Castagneto Carducci

in provincia di Lucca

Pietrasanta
Forte dei Marmi
Viareggio
Camaiore

in provincia di Massa-Carrara

Carrara – Marina di Carrara Centro

in provincia di Pisa

Pisa – Marina di Pisa, Tirrenia, Calambrone

Bandiere Blu 2015 – Trentino-Alto Adige

in provincia di Trento

Caldonazzo
Tenna
Levico Terme – Lido
Calceranica al lago
Pergine Valsugana

Bandiere Blu 2015 – Veneto

in provincia di Rovigo

ROSOLINA

in provincia di Venezia

San Michele al Tagliamento – Bibione
Cavallino Treporti
Venezia – Lido di Venezia
Eraclea – Eraclea Mare
Jesolo
Chioggia – Sottomarina
Caorle

Foto: comune di Taggia

Fonte: ecoblog.it

Liguria, bando da 1,6 mln di euro a fondo perduto per fotovoltaico

renzo_guccinelli

 

Quasi 1 milione e 700mila euro a favore delle imprese che decideranno di effettuare investimenti nella produzione di energia da fonte rinnovabile fotovoltaica e in interventi di miglioramento della tutela ambientale. Sono stati stanziati oggi dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore allo sviluppo economico, Renzo Guccinelli (nella foto a sinistra). Le risorse del bando provengono dai Fondi UE 2007-2013 del programma POR-FESR che vuole sostenere la diffusione delle fonti rinnovabili e in particolare del fotovoltaico anche a seguito del blocco degli incentivi a livello nazionale. Il finanziamento è destinato alla realizzazione di impianti con potenze comprese tra i 20 e i 200 kWp. Sono ammessi anche interventi che prevedono l’installazione di impianti su tetto, a servizio di attività produttive o a terra in siti già degradati come ex cave o discariche. Potranno presentare domanda grandi, medie e piccole imprese e soggetti no-profit. Le domande devono essere redatte esclusivamente on line e presentate dal 25 febbraio al 25 marzo attraverso la piattaforma di Filse all’indirizzo http://www.filse.it. “La Liguria con gli attuali 78 MW installati, per un totale di circa 5.000 impianti – spiega Guccinelli – ha visto un incremento significativo della diffusione di impianti fotovoltaici, ma esistono ancora grandi potenzialità di sviluppo che potranno concorrere al raggiungimento degli obiettivi individuati dalla UE per il 2020 per la produzione di energia da fonti rinnovabili”.

Fonte: Regione Liguria

 Regione Liguria. POR FESR 2007-13. Azione 2.2 Contributi a fondo perduto per il fotovoltaico (82.26 kB)