Ricominciare tutto di nuovo. Ecco perché dobbiamo essere grati per ogni “prima volta”

Possono esserci momenti nella vita in cui siamo costretti a ricominciare tutto da capo. E così si possono sperimentare nuovamente le gioie e i dolori della prima volta, dal primo giro in bicicletta alla prima pagina di un racconto scritto con passione. Nella settima puntata della sua storia, BB ci racconta le sue seconde prime volte, spiegando perché dobbiamo considerare un prezioso dono ciascuna di esse.

 “Mi sembra di essermi svegliata da un sonno lunghissimo. Un sogno lungo più di un anno. Un sogno pazzesco e un incubo meraviglioso. E così, come dopo ogni sogno pazzesco, il risveglio è ancora più assurdo. Sconvolgente. Da una parte, è bellissimo svegliarsi, perché sai che sia stato solo un sogno. D’altra parte però, nonostante sia finito, resta sempre una fastidiosa sensazione addosso. Una sensazione di spiacevole angoscia”.

E questo ri-sveglio è proprio come le tue prime volte: le tue ri-volte, BB, è un ritorno a te stessa. Un viaggio lunghissimo attraverso il tempo della tua vita passata, e protesa verso un nuovo futuro tutto da costruire. Passo dopo passo. Anzi, prima volta dopo prima volta.

La prima volta a guidare l’auto con mio padre a fianco, maestro di scuola guida, come quindici anni prima. E la prima volta in bicicletta, sempre insieme a lui, tornato padre ancora più orgoglioso di una figlia che cresce e impara, anzi re-impara la vita. Giorno dopo giorno. Guido e pedalo ogni momento più sicura, come lo sapessi fare da sempre. E in fondo così è. Pedalo felice gareggiando con altri bambini a chi sa andare con una mano sola, mentre intorno gli adulti fanno sport seri.

La prima volta che mi sono truccata dopo più di un anno. La prima volta che, a pochi giorni dalle dimissioni dopo l’operazione risolutiva di aprile, sono tornata nella sede dell’associazione con cui collaboravo e mi sono sentita accolta in famiglia. La prima volta che ho indossato le mie tre paia di orecchini soffrendo per riaprire i buchi, ormai chiusi dopo mesi di astinenza. La prima volta che, sola, accompagnata da musica rock, sono andata fuori Roma per fare un’intervista attraversando la campagna del viterbese e, perdendomi con la mente a osservare gli alberi, ho trovato innumerevoli somiglianze tra loro e me: tutti fieri e fragili esemplari, ben radicati a terra, ma con la testa protesa al cielo, in balia del vento, del volere umano e del corso della natura. La prima escursione, in cui mi è stato così chiaro quanto è bello fare qualcosa per il puro piacere dell’atto in sé. Io di nuovo sui miei passi, lungo il sentiero della mia rinascita. Sentire la tensione dei muscoli, il piacere dei sensi stimolati dall’ambiente circostante e comprendere che sono proprio giornate del genere quelle per le quali vale la pena vivere. La prima volta che ho praticato di nuovo Ashtanga yoga e ho sentito il mio corpo tremendamente legnoso, ma anche così piacevolmente teso. Ogni fibra muscolare pervasa da una gioia immensa; e maggiore era la tensione dei muscoli, maggiore la sensazione di sentirmi viva, di nuovo, e concentrata sul mio “core”, il mio centro, il mio essere meditativo, sereno e determinato. E, così, a ogni postura, non riuscire a credere al miracolo di essere in grado di potermi di nuovo tendere e contorcere il quel modo, al solo pensiero che, solamente un anno prima, ero ancora intenta a re-imparare a camminare. Certo, due anni prima potevo fare la serie completa con grande prestanza fisica”.

Ma a cosa serve rimuginare sul passato? Se c’è una cosa che hai imparato in questo lungo periodo è di guardarti i piedi e non voltarti indietro. Allora guardati adesso, BB, guarda dove sei arrivata ora. Vivi nel presente, finalmente.

La prima volta a sfogliare libri e prendere appunti seduta nel caffè di una libreria. C’è Dante che mi guarda di traverso con il suo ghigno arcigno, ma attento. Poi un giovane vestito anni ’70 che legge il Time seduto al tavolo di fronte al mio. E molti altri personaggi ancora, provenienti da molte epoche e paesi diversi. Dalla star del americano Eminem, a Boris Pasternak, ET e altri ancora. Tutti, oggi, nello stesso caffè della libreria a ispirarsi e ad ispirare. Tutti qui, dipinti alle pareti intorno a me, immersa in una pila di libri e affiancata dal mio fedele taccuino”.

Di nuovo tra i libri, miei amici di sempre, fonti d’ispirazione immensa, compagni di notti insonni, di cuccette umide, di camminate, viaggi, letti, water, di scalini e tavoli di caffè o di biblioteche sparsi per il mondo. Di nuovo tra loro e con loro, come fosse la prima volta. Di nuovo io, affamata di sapere e di esplorare. Di nuovo un caffè lungo e dolce a raffreddarsi nella tazzina sporca che, alla fine, spero, riveli fondi di speranza e rinascita. Di nuovo l’inizio di un’altra, ennesima storia. Come la prima volta. Ecco la mia prima volta più emozionante: quella passata di nuovo a scrivere. Proprio come la bambina che ero, alle elementari, quando scrissi la mia prima storia ambientata nel favoloso mondo di Topolinia. Oggi, come allora, mi ritrovo immersa nelle carte, nelle macchie di inchiostro e caffè sui fogli bianchi, improvvisamente pieni di frasi, scritte con una grafia minuscola e veloce, appunti, scarabocchi, note, asterischi e collegamenti.

La scrittura ha sempre fatto parte della mia vita. Posso dire di aver scritto vivendo e di aver vissuto scrivendo: sempre, ovunque, comunque. Proprio come in un rituale sacro, celebrato sempre nelle stesse modalità che per me sono camminando o stando in piedi affacciata sulla finestra del mondo. Appunti veloci e criptati come formule magiche che solo io sono in grado di decifrare. Per me è camminando che nasce un’idea, quando tutti i muscoli del corpo sono rilassati e la mente si distende.

L’aria è buona e la compagnia della natura le fa eco e le ispira frasi che diventano paragrafi, ripetuti più e più volte nella mente, fino a quando, passo svelto e ballonzolante, non posso far altro che fermarmi, armata di penna e taccuino, e trascrivere il pezzo recitato a memoria. È così che sono nati tutti i miei libri editi e non, i diari foderati e intrisi dei sapori e degli odori dei paesi visitati e lì appuntati; ma anche le tesine, gli articoli, fino ai libri scritti a macchina – l’Olivetti arrugginita di mio nonno – e quelli sono cominciati e salvati sulla moderna memoria di un computer a nome de “la sindrome dei cominciamenti: una, dieci, mille storie solo cominciate, mai finite e tutte collegate!”.

Tante sono le prime volte di questa nuova vita, alcune in compagnia dei fili della tua rete, altre sola. Sola, ma sempre con BB. Con lei che tira un calcio al pallone e tenta, goffamente di palleggiare. O la prima volta a correre per un isolato con la sua cagnolina al guinzaglio – o forse lei tirata dal guinzaglio del cane. Percepire tutto il piacere e la tensione delle gambe che si alternano in modo rapido e automatico in una timida corsa. Tutto proprio come aveva previsto la fisioterapista dell’ospedale: “Basta che esci di qui e ricominci a vivere. Tutto verrà naturalmente, come lo sapessi fare da sempre”.

“Io prima ero una grande sportiva: arrampicata, bicicletta, calcio, trekking d’alta quota e ogni altro genere d’attività fisica. E ora a mala pena le mie gambe stanno dritte in piedi, senza piegarsi e crollare …”, le dicevi sempre piagnucolando. “Esci di qui e ricomincia a vivere. Sai già fare tutto e tornerai a farlo quando sarà il momento giusto. Non pensarci troppo, verrà naturalmente. Piano piano, tornerai a essere te stessa. Non preoccuparti troppo”.

Le prime volte spaventano sempre. Ma non BB, perché per lei sono prime volte note. Già sapute. Andare in bici, guidare, correre, vivere da soli e ogni altra prima volta, per lei, non è proprio come imparare a farlo da zero. Piuttosto è un re-imparare cose già sapute, ma smesse da più di un anno. Cose disabituate. E questo rende ancora più speciale il ricominciare a farle. Ancora più unica ogni prima nuova volta. Ogni nuova ri-volta!

E nella lista mai esauriente di tutte le prime volte, non possono non rientrarci tutti i primi gesti d’affetto di tutte le persone che, da sconosciuti, hanno trasformato il loro viso in volto amico. La prima volta che, in abiti civili, con la testa operata da pochi giorni, ben nascosta da un cappello, e in veste di guida dell’orto botanico, una signora mi ha fatto i “complimenti per gli occhi meravigliosi che ha, signorina. Con queste mascherine che lasciano scoperti solo gli occhi, mi piacerebbe avere due fari stupendi come i suoi”. A volte, mi rendo conto che basta una prima volta del genere a farmi dimenticare un anno di operazioni e sofferenze.

E ancora più sorprendente è stato l’interesse di tutte le persone imparate a ri-conoscere e ad apprezzare in quest’ultimo anno. La farmacista che si ricorda di me e vuole essere aggiornata, la segretaria dello studio medico che mi sorride tendendo l’ennesima ricetta. L’OSS del reparto di neurochirurgia che sa come mi piace il thè al mattino e me lo porta come fosse la colazione speciale della regina. E non sarei mai esauriente in questa lista di sconosciuti, conosciuti lungo la via. E altrettanto incompleta sarebbe quella di tutte le persone, distanti massimo sei gradi di separazione, interessate ed empatiche verso l’incredibile storia di BB e della sua rinascita.

E lungo l’incredibile vertigine della lista delle prime volte, non ci sono solo persone, ma anche animali, prima tra tutte la mia fidata cagnolina Cloe, che al solo vedermi ancora oggi si sdraia a pancia all’aria in attesa di coccole. Oppure i primi gesti, vissuti sola con BB, dalla prima alba vista levarsi dalla finestra della mia casa tra i monti sopra il lago del Turano; il primo fuoco acceso nel camino e fissato fino al suo ridursi in tiepida brace. Il gusto dei cibi prima amati, poi nauseanti o indigesti e infine di nuovo, finalmente, amati.

Le prime vittorie, le prime soddisfazioni. Quanta gioia in tutti questi primi atti, ma anche quanto senso d’impotenza. Quanto entusiasmo in tutte le prime volte della mia nuova vita, ma anche quanta paura che potessero essere le ultime. Perché la vita non è fatta solo di meravigliose prime volte, di iniziazioni o successi. È costellata di limiti fisici e mentali, di angosce, di fatiche e sconfitte che bruciano più di prima e possono fare anche molto male. E così è stato la prima volta che ho visto la mia testa reduce dall’operazione risolutiva in cui mi hanno attaccato un nuovo opercolo plastico, leggermente più piccolo del suo gemello sinistro, e puntellato da decine di punti uniti insieme a tracciare una mappa ancora insanguinata sopra il mio cranio: geografia miracolosa e dolorosa di amore e professionalità. Perché vivere ogni prima volta da ri-nata bambina, con la mente di un’adulta, dà il vantaggio di viverle fino in fondo e saperle comunque apprezzare. Per il solo fatto di essere consapevole. Per il solo fatto di essere viva. Perciò, siate grati di tutte le prime ri-volte, anche quelle più dolorose, per il solo fatto di essere vivi e di poterle raccontare.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/08/ricominciare-prima-volta/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Il libraio a domicilio, atti di resistenza nei giorni del coronavirus

“Tutti a casa per il coronavirus? Porto i libri a domicilio!”. Questa l’iniziativa di Mattia Garavaglia, giovane proprietario di una libreria indipendente di Torino, che ha deciso di reagire alla paralisi cittadina facendo consegne in bicicletta. Un modo per sostenere anche in questo momento le attività culturali, tra le prime vittime di questa emergenza. Colpita dall’effetto coronavirus l’economia mondiale cola a picco mostrando senza veli la sua scarsa resilienza. Intanto a livello locale e dal basso si diffondono piccoli grandi atti di resistenza alla paura e alla paralisi generata dal SARS-CoV-2.
In questa direzione e in soccorso alla cultura va l’iniziativa del “libraio a domicilio” lanciata da Mattia Garavaglia, giovane proprietario di una libreria indipendente di Torino che ha deciso di consegnare personalmente e in bici i libri a casa delle persone che per via dell’emergenza hanno notevolmente ridotto le uscite.

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Mattia Garavaglia

«Io utilizzo quotidianamente la bici per i miei spostamenti e a volte mi è capitato di recapitare a domicilio i libri ai clienti che me ne hanno fatto richiesta. In questa circostanza, con la libreria vuota e le persone che non si muovono da casa, mi sono detto: “Se nessuno viene da me a comprare i libri vado io a portarli a domicilio!”. Ho quindi invitato le persone a continuare a fare i loro ordini tramite i soliti canali rassicurandoli sul fatto che mi sarei occupato io della consegna, a bordo della mia bici gialla!», ci spiega Mattia, che con passione e intraprendenza porta avanti La libreria del Golem.

La risposta dei clienti alla sua proposta è stata molto positiva. «Anche grazie alla mia iniziativa le persone hanno compreso le difficoltà che i piccoli commercianti stanno vivendo in queste settimane e nei giorni scorsi hanno ripreso a frequentare la libreria».

La libreria del Golem è frequentata prevalentemente da una clientela giovanile, così come giovani sono molti degli editori indipendenti che propone, con cui Mattia ha spesso un rapporto diretto e che invita agli incontri che organizza nel negozio. «Adesso però hanno vietato le riunioni in libreria, gli spettacoli a teatro o al cinema… praticamente tutto ciò che riguarda la cultura è stato sospeso. Eppure la grande distribuzione non è stata toccata: i centri commerciali restano aperti mentre vengono impediti gli incontri nelle librerie, dove si ritrovano al massimo una ventina di persone», riflette Mattia.

«La mia compagna ha un locale dietro l’università e sta subendo profondamente la sospensione delle attività didattiche. Torino è una città abitata e frequentata da molti universitari e per questo ora si trova in profonda difficoltà. In generale la situazione ora è ferma, l’emergenza ha paralizzato un po’ tutti, ma bisogna cercare di reagire e trovare delle soluzioni nuove a questo momento, per non farci travolgere. La mia iniziativa va proprio in questa direzione».

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/03/libraio-a-domicilio-atti-resistenza-coronavirus/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Borgopo’: “Così ho fatto rinascere la libreria che amavo da bambina”

Una giovane di Torino ha deciso di cambiare vita e lavoro per rilevare la libreria che nella sua infanzia amava e che, a distanza di anni, non sopportava di veder chiusa. Oggi la storica Borgopo’ ha riaperto i battenti e la sua proprietaria si impegna per farla tornare ad essere un punto di riferimento sociale e culturale per tutto il quartiere. Borgopo’ è una libreria di Torino recentemente riaperta da Alberta Vovk, che ha dato vita ad un luogo “magico” e accogliente dove incontrarsi per leggere o acquistare o un buon libro. È proprio Alberta a ripercorrere con noi la rinascita di questo storico spazio: una storia a lieto fine che sa di favola sin dall’inizio.

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La Libreria Borgopo’ (Foto di Giorgio Guarneri)

Raccontaci la storia della Libreria Borgopo’ e di come questa si è incrociata con la tua
La libreria nasce nel 1992 dalla passione per i libri di due brillanti signore torinesi. La libreria è sempre stata un punto di riferimento per il Borgo Po, amata e frequentata da diversi scrittori torinesi, ad esempio Nico Orengo, Carlo Fruttero e molti altri. Da bambina quando andavo a salutare i nonni che abitavano poco distante loro mi accompagnavano a comprare un libro (ricordo molto bene la collana Piccoli Brividi). In seguito la libreria è stata affidata ad una brillante ragazza che l’ha gestita fino a quando non è diventata mamma e ha dovuto chiuderla. “Da Grande” mi sono trasferita a vivere nel borgo e vederla chiusa ha smosso qualcosa dentro di me. Io sono ingegnere gestionale, ho lavorato per diverse multinazionali, mi sono occupata di programmazione e controllo della produzione, sono stata buyer, ho lavorato per anni in consulenza occupandomi di progetti prima in ambito della logistica poi in ambito finance sia in Italia che in Europa.

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Alberta Vovk nella Libreria Borgopo’

Ad un certo punto è capitata l’occasione di rilevare i muri della Libreria Borgopo’ e nonostante mi piacesse il mio lavoro è stato più forte il desiderio di un cambiamento a livello imprenditoriale. Forse dipende un po’ dal mio DNA; sia i miei bisnonni che i nonni erano artigiani qui nel Borgo. Provenendo da un altro ambiente mi sono resa conta che era necessario “imparare il mestiere” e per questa ragione mi sono rivolta ai Librai della Luxemburg (storica libreria del centro di Torino) che mi hanno aiutato ad avviare la Libreria e mi seguono per garantire la più alta qualità nelle scelte editoriali e da loro ho effettuato un training intensivo di 3 mesi.

Quali attività si svolgono presso la libreria?

Nella libreria si svolgono presentazioni, incontri con l’autore, corsi e workshop sia per bambini che per adulti ed anche mostre di giovani artisti. L’idea è di creare un salottino di cultura di cui parlare di tutto dalla Narrativa ai Tarocchi (tema a cui sono molto legata, ed ho frequentato un corso di Arcani Maggiori presso l’accademia dei Tarocchi. Si tratta di un approccio di crescita personale, evolutivo e non di cartomanzia).

La libreria è specializzata in qualche genere in particolare?

Nella libreria si possono trovare libri per ragazzi (da età prescolare ai giovani adulti), narrativa, saggistica, design, arte, giardinaggio, cucina ed un piccolo settore di qualità dedicato alla spiritualità. Inoltre si possono trovare alcuni libri per il supporto all’apprendimento.

Cosa puoi dirci di questo quartiere e che ruolo svolge la sua libreria al suo interno?

Borgo Po è un quartiere speciale, diverso da tutti gli altri. Si tratta di una zona magica anche da un punto di vista spirituale. La mia famiglia è cresciuta qua. È stato molto importante l’affetto del Borgo nella riapertura della libreria. Vorrei cercare di riportarla ad essere il punto di riferimento del quartiere. Un salottino culturale in cui parlare di tutti gli argomenti.

Collabori con altre realtà o associazioni del quartiere?

Stiamo iniziando alcune collaborazioni, è importantissimo curare i rapporti con i propri vicini di casa sia che si tratti di associazioni, di piccoli editori o altre realtà.

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Nella tua libreria c’è una stanza con le stelle sulle pareti e un’altra con gli alberi…

La libreria è composta da diverse stanze. All’ingresso c’è un bosco dipinto sulla parete eseguito da due giovani artisti e accanto una sala per bambini e ragazzi con un aereo sul soffitto. C’è poi una sala dedicata ai grandi illustrati, separata dalle altre stanze con una porta di vetro. Una sala centrale contiene i tavoli di novità e long seller sia di saggistica che di narrativa e poi scaffali di spiritualità, biografie, viaggi ed una parte dedicata a Torino. In una zona dedicata si trova la sala delle stelle o sala dei Tarocchi, che ho fortemente voluto. Lo spazio della libreria è veramente magico, mi ha aiutato e mi continua ad aiutare in questo l’Architetto Marco Gennaro che con la sua sensibilità e creatività ha reso lo spazio unico.

Si continua a parlare di crisi delle librerie. Cosa ne pensi di fenomeno e come credi si potrebbe contrastare?
È sempre una brutta notizia quando un luogo di cultura chiude i battenti. La libreria indipendente si distingue dalle grandi catene e dai colossi della vendita online per il rapporto umano. Il consiglio di un libraio può essere fondamentale nella scelta di un libro, è bello ed arricchente lo scambiarsi pareri sui libri letti o semplicemente fare una chiacchierata. È anche un momento storico in cui le persone hanno più che mai bisogno di incontrarsi e di comunicare. In questo è fondamentale il lavoro che stiamo facendo per organizzare gli eventi sia per bambini che per adulti. Abbiamo già avuto per Halloween un’attrice che leggeva storie di paura per i bimbi, Babbo Natale e le Befane. Avremo un Book Club gestito da 2 giovani blogger nonché traduttori Torinesi (Radical Ging). Nella settimana della giornata della memoria avremo la testimonianza di un sopravvissuto della Resistenza. Organizzeremo corsi insieme all’accademia dei Tarocchi di Carlo Bozzelli. Parleremo in maniera seria ed approfondita di Astrologia. Abbiamo già ospitato ed ancora ospiteremo saggisti e narratori di livello. E molto altro ancora abbiamo in programma.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/01/borgopo-fatto-rinascere-libreria-amavo-bambina/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Cartacanta, dove i libri riprendono vita

I libri riprendono vita a Cartacanta, la nuova libreria nata a Monterotondo (Roma) per iniziativa di Emanuele Trovò e Lucia Garaio. E’ un luogo un po’ magico, a misura di adulto e di bambino, un luogo caldo, accogliente, tranquillo.9558-10319

È un luogo diverso dalle librerie alle quali ci stiamo abituando: luoghi senza librai in cui i libri vengono consumati come prodotti da supermercato, usa e getta dopo la stagione giusta per vendere. Poi,  lontano dagli occhi e dalla pubblicità, il nulla. La cultura dello spreco non risparmia neppure le storie da raccontare, le favole, i sogni, il mondo della fantasia. I libri, invece, non muoiono mai. Basta amarli e dar loro il posto che meritano. Dalla passione e l’esperienza di Emanuele e Lucia cresce il desiderio di offrire a tutti la possibilità di leggere, di rifugiarsi tra gli scaffali in tranquillità a scegliere o a confrontare libri ed esperienze di lettura. Così il libro usato diventa una risorsa per tutti: per chi vende e per i lettori che, a loro volta, possono lasciare in conto vendita i testi già letti creando e alimentando una piccola economia circolare e virtuosa per le persone e per l’ambiente.

Potete presentarvi?

Emanuele: Io sono la componente folle del nostro progetto, il compito più importante che ho portato a termine è l’aver coinvolto una libraia come Lucia, davvero preparata e già apprezzata sul nostro territorio.

Lucia: Chi sono…credo ormai una libraia, il che mi piace moltissimo. Ho accolto la proposta di Emanuele immediatamente e sono contenta di averlo fatto.

Che cos’è Cartacanta e quando è nata?

Emanuele: Cartacanta è nata come piccola libreria itinerante, ora però ha messo le radici a Monterotondo, per diventare un punto di riferimento per i lettori, più costante e soprattutto più completo rispetto agli inizi.

Lucia: Cartacanta nasce prima da un’idea di Emanuele di diffondere il libro usato, poi diventa una libreria vera e propria ad agosto dello scorso anno.

Che cosa facevate prima?

Emanuele: io lavoro tuttora in un’azienda che si occupa di recuperi ambientali, in attesa che Cartacanta si consolidi e possa raggiungere a tempo pieno Lucia in libreria.

Lucia: io ho fatto sempre la libraia, per quattro anni fino al 2015 alla libreria Ubik qui a Monterotondo.

Si sentiva l’esigenza a Monterotondo di una nuova libreria?

Emanuele: secondo me si, occorre una libreria che sia qualcosa di diverso da quelle già esistenti, un buon rifugio dove trovare libri o anche vinili e una sedia per valutarli senza fretta. O più semplicemente un posto dove hai piacere di entrare anche solo per un saluto o per scambiare qualche chiacchiera.

Lucia: assolutamente si. Un luogo che offrisse una proposta alternativa a quella delle librerie di catena; che avvicinasse tutti i tipi di lettori dal più piccolo all’adulto; che proponesse non solo libri, ma anche musica e cinema e che fosse un luogo di scambio di idee.

Per cosa vi caratterizzate? Perché la scelta del libro usato? Che valore ha dal punto di vista culturale, etico, sociale?
Emanuele: Il punto di partenza sono stati i libri usati. Col passare del tempo stiamo dedicando il giusto spazio ai libri nuovi e agli indimenticabili remainders (libri nuovi fuori catalogo, scontati al 50%). Riteniamo importante concedere ai nostri amici lettori la possibilità di poter usufruire di un sempre maggior numero di titoli (e di autori), a prezzi del tutto accessibili. E poi, piuttosto che mandare i libri al macero, i nostri clienti apprezzano anche la possibilità di portare in conto vendita quei libri a cui si sono disaffezionati, o che non possono conservare per motivi di spazio.

Lucia: La scelta del libro usato offre la possibilità a tutti di leggere e soprattutto di diversificare la lettura grazie al costo contenuto del libro. La possibilità che offriamo di poter portare i libri in contovendita fa sì che il libro non venga mai “sprecato” e che possa girare, e avere una seconda, una terza, una quarta vita e questo ne aumenta il suo valore.

Riuscite a vivere di questa attività? Siete in attivo?

La nostra avventura è partita lo scorso agosto, quindi dobbiamo ancora strutturarci bene per sfruttare al massimo tutte le potenzialità. Ci sembra ancora presto per fare una previsione, ma sicuramente siamo in crescita.

Quali iniziative promuovete?

Emanuele: Sicuramente gli incontri con gli autori, nazionali e locali, generano una grande curiosità ed ottengono un ottimo riscontro di pubblico. Ogni autore in fondo scrive per raggiungere e mettersi in comunicazione coi propri lettori.
Questi ultimi sono sempre curiosi di capire cosa ci sia dietro la pagina, quali ingranaggi mettano in moto e facciano vivere questo straordinario oggetto che è il libro Lucia: Oltre agli incontri con gli autori, abbiamo iniziato da subito ad ospitare iniziative per grandi e piccoli. Letture-laboratorio per bambini; appuntamento settimanale con corsi di inglese per bambini dai 3 ai 10 anni a cura dell’associazione culturale Il giochinglese; corsi di scrittura creativa per adulti (già in corso) e per bambini, che inizieremo a breve.

Chi sono i vostri clienti?

Vogliamo essere inclusivi nella maniera più assoluta. Nel nostro angolo dedicato, i lettori più piccoli possono sedersi e disegnare, colorare, giocare e ovviamente leggere. Hanno il loro spazio, per valutare e scegliere, mentre i genitori fanno altrettanto nella loro zona.  Ma non ci sono confini, è bello osservare e ascoltare genitori e figli che si consultano ad alta voce, scambiando opinioni, ognuno concentrato sul proprio libro. Più in generale Cartacanta accoglie persone di ogni età e di ogni interesse per i libri, la musica e il cinema, perché ognuno può trovare qualcosa di quello che stava cercando.

Qual è il significato della lettura oggi, della relazione con un libro cartaceo soprattutto per i giovani?
Vediamo soprattutto negli adolescenti, che regolarmente prendono d’assalto il settore dei classici, un desiderio di qualità, di letture non banali. Passano di autore in autore per crescere nel livello di lettura, si scambiano i libri di mano in mano, si confrontano, vengono con le liste piene di titoli da cercare, apprezzano il libro come oggetto fisico e valutano le differenze tra le varie edizioni, anche facendo attenzione alla qualità delle diverse traduzioni.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Abbiamo da pochi giorni aderito alla rete SatelliteLibri, quindi cominciano ad arrivare in libreria sempre più titoli di editori indipendenti, ad aumentare la nostra offerta. Per il resto, quando abbiamo redatto l’atto costitutivo, abbiamo messo giù, in triste burocratese, il nostro libro dei sogni, che prevede intanto la possibilità di spostarci in un locale più grande, abbinare dei cibi o delle bevande ai libri, e tante altre iniziative, fino ad arrivare a forme di distribuzione più flessibili, di cui stiamo perfezionando lo studio. Più in generale, vogliamo continuare ad essere Cartacanta almeno fino a quando ci toccherà andare in pensione.

Chi volesse conoscervi meglio o venirvi a trovare?

La nostra pagina fb: https://www.facebook.com/cartacanta.libriusati/ con tutte le informazioni.

Fonte: ilcambiamento.it