“Se hai tempo siediti, se hai voglia prendi un libro”. Ecco il booksitting

‘Se hai tempo siediti, se hai voglia prendi un libro. Se vuoi diventare un supereroe colora una sedia’. Sono queste le regole del booksitting, iniziativa lanciata qualche settimana fa a Firenze per promuovere lo scambio di libri, creare nuove occasioni di socialità e modificare lo scenario urbano.

Che cosa succede quando una sedia incontra un libro? Ne abbiamo parlato con Alessia Macchi, agente del cambiamento e tra le promotrici di un progetto collettivo lanciato qualche settimana fa a Firenze: il booksitting.

Che cos’è il booksitting?

Booksitting è un’iniziativa aperta a tutti, principianti, apprendisti e supereroi. Brevi istruzioni, poche regole e tanta voglia di partecipare. La sua espressione è la sedia, come oggetto emblema di attesa, riposo, momento di socialità. Il suo valore aggiunto sono i libri, instancabili e intramontabili veicolatori di idee e storie. Da questa unione nasce la possibilità di trovare in giro per la città sedie verdi corredate di libri. Ci si può sedere, se si ha tempo, si può prendere un libro, se si ha voglia, oppure si può decidere di diventare un apprendista, aggiungendo dei libri, o ancor meglio un supereroe, colorando una sedia, mettendoci dei libri e posizionandola da qualche parte in città. Il richiamo casuale al termine “babysitting” fa sorridere, viene in mente il prendersi cura di qualcosa!booksitting11

L’iniziativa è stata lanciata a Firenze qualche settimana fa. Vi siete ispirati ad altri Paesi?

Da quello che sappiamo, Booksitting è il primo “connubio ufficiale” tra libri e sedie. Esistono un po’ ovunque belle iniziative legate invece al Bookcrossing, un’attività globale che si concentra più sul viaggio compiuto dai libri, di mano in mano, e meno sul luogo dove questi libri vengono effettivamente scambiati, che può variare in mille modi, da bacheche a scaffali dedicati nelle stazioni e molto altro ancora.

Cosa differenzia il booksitting dalle altre iniziative che promuovono lo scambio di libri?

Booksitting e bookcrossing se non sono fratelli, sono sicuramente cugini! Il punto in comune più lampante riguarda chiaramente lo scambio di libri, quello più profondo ha a che fare con una forma diversa di condivisione e socialità. Mentre nel bookcrossing prendi/lasci un libro e te ne vai, Booksitting ti dà la possibilità di fermarti, di restare, di sederti e leggere sul posto se vuoi. Può creare uno scenario inaspettato nel panorama urbano. La fantasia delle persone farà il resto.

Qual è l’obiettivo?

Ci è stato chiesto se si tratti di un gioco, di uno stimolo alla città o di un’iniziativa culturale… la verità è che potrebbe essere tutte queste cose insieme! Il progetto cresce e si sviluppa in maniera spontanea e libera, nemmeno noi abbiamo la certezza di quali saranno le novità del 2018!

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Che riscontro avete avuto in queste settimane da parte dei cittadini?

Il “battesimo” del progetto a Firenze è stato molto positivo. Ha suscitato curiosità e acceso sorrisi. Indipendentemente dal fatto di essere un accanito lettore o meno, trovare dei libri in luoghi inaspettati genera sorpresa, non lascia indifferenti. Questo è sicuramente il primo importantissimo passo.

Pensate che questa iniziativa possa essere replicata in altre città? Cosa serve?

Sicuramente può essere replicata, anzi ce lo auguriamo! Che in quel momento ti senta un principiante, un apprendista o un supereroe, si tratta di un invito ad attivarsi. Quella che sembra una gerarchia, in realtà non lo è. È nata per essere sovvertita e dare a tutti la possibilità di interagire con il progetto, a seconda delle proprie predisposizioni e attitudini. Ovviamente noi speriamo che si moltiplichino i supereroi, visto che ognuno di noi può diventarlo!

Per diventare supereroi sono sufficienti una sedia, alcuni libri e la guida che si trova sul sito. Ogni libro deve contenere le brevi istruzioni dell’iniziativa e, nel caso in cui la sedia sia posizionata in un luogo non coperto, i libri devono essere protetti dalle intemperie. Ognuno può diventare un booksitter e per agevolare questa trasformazione ci sono dei punti amici a Firenze dove è possibile ritirare un kit, contenente le cartoline con le istruzioni da allegare ai libri e uno stencil per “firmare” la sedia.

Perché le sedie che avete scelto devono essere verdi?

La riconoscibilità, questa tiranna! Un progetto, qualsiasi progetto, per avere un’identità deve caratterizzarsi per uno o più elementi facilmente riconoscibili. Da qui la scelta di usare sempre lo stesso colore per dipingere le sedie, per renderle riconoscibili e semplificare il compito dei supereroi. Per il resto, visto che si tratta di sedie di recupero, regna la disomogeneità massima su modelli, forme e dimensioni. Basta che siano solide!

Tutte le informazioni e alcune foto si trovano anche sul sito www.booksittingfirenze.wordpress.com e sul profilo Instagram booksittingfirenze.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2018/01/siediti-prendi-libro-booksitting/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Anna e la sua libreria che regala i libri

Non si vendono né si comprano: in questa libreria chi lo desidera può prendere un libro, senza lasciarne necessariamente un altro in cambio. È questa la filosofia di Libri Liberi, un’esperienza avviata qualche anno fa a Bologna e replicata in altre parti d’Italia. Nel centro di Bologna c’è una libreria nella quale i libri non si comprano né si vendono. Vista la premessa, la mente potrebbe correre al cosiddetto “bookcrossing”.  Anche chi non conosce il termine avrà probabilmente notato che, durante gli ultimi anni, in locali, stazioni sale d’attesa, è sempre più comune trovare scaffali pieni di libri, che si possono prendere, leggere e poi riporre nuovamente in qualche altro luogo simile. Ecco, la libreria di cui vi racconterò è un’esperienza diversa, anche se un po’ simile.IMG_11541

Anna Hilbe e la sua libreria (Foto di Giulio Cioffi)

Libri Liberi, nata nel 2012 per opera di Anna Hilbe, raccoglie e seleziona i libri di quelli che, per un motivo o per l’altro, decidono di liberarsene, e li dona a chiunque voglia leggerli. Se il bookcrossing prevede “un libro per un libro”, in questo luogo non ci sono limitazioni: si può decidere di tenere il volume scelto, di riportarlo, di portarne un altro, o tanti altri, o nessuno in cambio. All’inizio le persone, abituate a un tipo di scambio do ut des, sono in imbarazzo. Alcuni dicono “se non ho un libro da lasciare, io non prendo niente”, nonostante l’invito a portare a casa il volume desiderato. Anna racconta che recentemente, una ragazza che non era mai venuta, continuava a chiedere incredula: “ma davvero posso prendere questo libro?”. Pur in assenza di regole, l’equilibrio fra doni fatti e ricevuti, necessario per la sostenibilità della libreria, viene mantenuto grazie ad un meccanismo che Marshall Shalins avrebbe definito di “reciprocità generalizzata”. Si tratta della stessa modalità di scambio tipica delle famiglie, in cui sono frequenti doni e favori di vario tipo senza che la quantità, la qualità o la tempistica siano necessariamente corrispondenti. Anna, oltre ad aver avuto l’iniziativa per costruire questo luogo, è anche colei che paga affitto e bollette favorendo, attraverso la sua generosità, nuovi circoli virtuosi.11140257_846152572130612_5177357042434078974_n

Lo spazio è piccolo, a volte troppo piccolo per contenere tutti i libri che arrivano, così che una parte dei volumi viene collocata all’interno del garage di fronte, il cui proprietario ha concesso un pezzettino di parete a Libri Liberi. Alcune enciclopedie, per cui non c’era spazio, sono state regalate a Làbas, oggi purtroppo sgomberato, mentre molti dizionari e atlanti vengono consegnati ad associazioni e cooperative impegnate nell’insegnamento dell’italiano per i migranti.

Libri Liberi è aperta cinque giorni a settimana e ad Anna si affiancano dei volontari, che “hanno grandi scambi in chiacchiere con quelli che vengono a prendere i libri”. È un posto dove Anna dice di imparare molto: “Vengono segnalati autori e autrici che non conosco, quindi per me è interessante. Poi, quando vedo qualcuno indeciso, gli chiedo che cosa gli piacerebbe leggere, cosa ha letto, per capire un po’ quello che potrebbero volere”.

Si tratta di un luogo vivo, in perenne cambiamento, nel quale non si sa mai con certezza quali e quanti volumi ci siano, dove a volte i “clienti” spezzano quel lieve imbarazzo, tipico di chi condivide uno spazio ristretto con degli sconosciuti, dando il via a piccole discussioni riguardanti la letteratura e la politica. Talvolta passano professori universitari, attuali o in pensione. Uno in particolare recentemente ha portato in dono l’anteprima di una raccolta di poesie francesi. Su ispirazione di Libri Liberi, sono nate fino ad ora altre due librerie simili in Italia, una a Nicotera, l’altra a Trieste, e a novembre è prevista la visita di una donna da Cracovia che vorrebbe raccogliere informazioni per costruire qualcosa di simile in Polonia.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/10/anna-libreria-regala-i-libri/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Tlon, la libreria teatro che contamina il quartiere

Libreria teatro, casa editrice, agenzia di eventi e scuola di filosofia. Tutto questo è Tlon uno spazio nato a Roma qualche mese fa per favorire al suo interno l’incontro tra varie discipline e, soprattutto, quello tra gli abitanti del quartiere e della capitale. Arrivo trafelato alla fermata del tram vicino Ostiense. Andrea Colamedici – filosofo, scrittore, autore, docente di corsi e soprattutto editore di Tlon  – mi viene a prendere con la sua auto e dopo pochi minuti sono seduto accanto al nostro Paolo Cignini per realizzare questa nuova intervista. Lo spazio intorno a noi è molto accogliente. Tanti libri (ovviamente), ma anche un piccolo palco rialzato (un teatro! Verremo a sapere poco dopo) e poi riviste di settore, persone che lavorano, sedie di vario tipo.

Colamedici ci introduce al luogo in cui siamo: “Fin dalla sua nascita – ottobre 2016 – questo spazio vuole ibridare il teatro con la libreria, con l’obiettivo di mettere insieme una anima libresca e letteraria con la ricerca non solo di intrattenimento ma anche di conoscenza e approfondimento dello spazio scenico. Ecco perché abbiamo allestito questo spazio che desse possibilità di bivaccare, leggere o godersi lo spettacolo; vogliamo offrire una sorta di incontro tra varie arti e discipline, consapevoli che non si può immaginare la teoria senza la pratica e la pratica senza teoria”.

Chiedo a Colamedici quanto sia difficile aprire una libreria in un’epoca in cui molte chiudono e le persone acquistano sempre più i libri per via telematica. “Quello che manca a molte librerie è la capacità di smuovere la vita sociale del quartiere in cui è collocata. Una libreria indipendente muore quando vuole scimmiottare una libreria di catena mentre riesce a vivere e crescere quando entra in relazione con il territorio. Molte persone sono alla ricerca di luoghi di aggregazione. Noi cerchiamo di essere percepiti come uno di questi”.20161005_210804.jpg

Un motivo in più per non limitarsi alla vendita di libri, scegliendo invece di diventare un centro di incontro transgenerazionale: “Qui vengono tutti, dai bambini agli anziani che possono raccontare la loro esperienza agli altri, in un quartiere dove i rapporti umani sono sempre meno sviluppati. Questa idea sta funzionando, anche economicamente: non diventi ricco con una libreria, questo è chiaro, ma ce la facciamo, la struttura si autofinanzia, paga gli stipendi e mette in circolazione la fame di conoscenza che per noi è fondamentale”.

Una sfida notevole che ai miei occhi pare ancora più ardita considerando i libri offerti da Tlon: prevalentemente testi di filosofia, psicologia, spiritualità, con qualche spazio all’eco-sociale e ai nuovi stili di vita. Oltre ad esporre i propri libri (Tlon è anche casa editrice), qui vengono esposti anche volumi di altri editori: “esponiamo molto le altre case editrici, senza ‘affitto’. Non si può far pagare le piccole case editrici altrimenti muoiono. Quindi troviamo metodi alternativi di editoria, come il ‘lettore editore’, o i libri ‘da un centesimo in su’. Noi proponiamo i libri che normalmente le catene ignorano.IMG_20170713_1245515071.jpg

Che con la cultura non si mangi è un fatto falsissimo – continua Colamedici – con la cultura si mangia, anche con quella di alta qualità, ma bisogna investire sulla narrazione di quello che si fa. Noi, ad esempio, abbiamo eliminato la presentazione di libri, sostituendola con la narrazione del libro. Se decidi di approfondire un tema a partire da un libro puoi entrare in relazione reale con il pubblico. Stai costruendo un serpente editoriale e di eventi, fatto di tanti libri e tanti temi che vanno a comporre un simbolico grande libro”.

Anche la casa editrice sta andando bene. Non ha bisogno di finanziamenti esterni. “Abbiamo deciso di indirizzarci ad un pubblico interessato alla spiritualità attraverso libri di un certo spessore, ricostruendo un catalogo che non fosse consolatorio ma provocatorio. Avevamo la sensazione che ci fosse una grande necessità di questo genere di testi e i risultati ci hanno dato ragione. Poi ci occupiamo anche di altri temi. Uno dei nostri titoli di punta, ad esempio, è ‘L’asilo nel bosco’. Per noi è fondamentale pubblicare titoli di questo genere. Il rischio che corriamo, infatti, è quello di passare per una casa editrice di teoria filosofica; invece siamo una casa editrice di pratica filosofica”.monologhi

Gli chiedo quale sia la proposta teatrale che ospitano e propongono. “Cerchiamo di dare spazio alle compagnie teatrali nuove che non creino una narrazione autoriferita che ha ‘ucciso’ il pubblico. Vogliamo creare uno spazio in cui lo spettatore non si senta un ‘deficiente’, ma in cui si interessi sul serio a quello che vede. Ospitiamo, quindi, spettacoli che ti facciano sentire interessato a ciò che accade nel mondo. All’inizio proponevamo cinque spettacoli a settimana. Ci siamo presto reso conto che erano troppi; ora ci orientiamo su due eventi a settimana, una spettacolo e una ‘Tlonferenza’. Il tutto esaurito viene raggiunto con 90 posti”.

Andrea Colamedici ha fondato Tlon insieme alla moglie Maura Gancitano (con la quale ha scritto anche diversi libri tra cui “Tu non sei Dio”, testo su cui torneremo nelle prossime settimane) e Nicola Bonimelli. Intanto vi invitiamo a visitare la loro libreria-teatro. Virtualmente, se non siete a Roma, ma soprattutto fisicamente quando passate dalla capitale.

Intervista: Daniel Tarozzi
Realizzazione video: Paolo Cignini

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2017/07/io-faccio-cosi-177-tlon-libreria-teatro-contamina-quartiere/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Little Free Library: la biblioteca diffusa che promuove la cultura e il senso di comunità

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Il concetto tradizionale di biblioteca cambia e si reinventa. Da classica raccolta di libri gelosamente custoditi, spesso ubicata in posizione centrale e lontana dai cittadini, la biblioteca diventa periferica, diffusa sul territorio e alla portata di tutti. In tutta Italia, dalle Alpi al Salento, sono già attive una trentina di micro biblioteche chiamate “Free Little Library” . Sono casette di legno piene di libri, resistenti alla pioggia, accessibili a chiunque e collocate ovunque ci sia viavai di persone, ad esempio vicino ai palazzi comunali, nei parchi pubblici, lungo le piste ciclabili, davanti ai bar, alle fermate degli autobus. I residenti ed i passanti non devono far altro che aprire lo sportello delle casette e prendere in prestito un libro gratuitamente, ma ad una condizione: sostituire il libro prelevato con un nuovo libro. Il motto che campeggia su tutte le “Free Little Libraries”, infatti, è “Take a book. Return a book” (“prendi un libro ma lasciane un altro”, t.d.a.). Lo scopo della biblioteca diffusa è, da un lato, promuovere la lettura e la cultura e, dall’altro, spingere i cittadini a condividere i libri che hanno amato e scambiarsi opinioni ed esperienze di lettura. A differenza delle biblioteche tradizionali che salvaguardano i volumi senza appassionare davvero il pubblico alla lettura, le “Free Little Libraries” sono tanti micro centri di diffusione del sapere e, al tempo stesso, di aggregazione. La condivisione dei libri favorisce lo scambio di opinioni e la condivisione di esperienze tra gli abitanti e tra le generazioni, crea momenti di incontro e socialità e rafforza il senso comunitario di un quartiere o di un Comune, rendendoli più vivibili e frequentati. La prima “Little Free Library” italiana è apparsa a Roma nel 2012 quando Giovanna Iorio – insegnante, scrittrice e blogger – ha organizzato una raccolta fondi per acquistare oltreoceano la casetta di legno che è stata collocata nel parco dell’Inviolatella Borghese.LFL5

Il successo dell’iniziativa è stato immediato: “Ho visto persone che si fermano a leggere un libro, poi riprendono a passeggiare con il cane e lasciano un libro”, ha dichiarato in una recente intervista. “Ho visto bambini che corrono a vedere se ci sono libri nuovi da scoprire, che si siedono nel prato e sfogliano i libri che trovano. Ho visto genitori organizzare pic-nic primaverili intorno alla Little Free Library e rendere la lettura un momento di divertimento, sotto l’ombra degli alberi. Sì, è bello trovare i libri in un parco”. L’esperienza romana è stata replicata in numerose province italiane tra cui Milano, Trento, Lecce e Cagliari e molte altre casette sono pronte per essere inaugurate. L’idea che sta alla base della “Free Little Library”  – tanto semplice quanto geniale – però non è italiana, ma è venuta allo statunitense Todd Bol nel 2009. Todd aveva costruito la sua prima casetta in legno con la scritta “Free Books” a Hudson (Wisconsin) in ricordo della madre Esther, insegnante e instancabile e appassionata lettrice, e l’aveva collocata nel cortile di casa.  L’obiettivo iniziale era creare un luogo di ritrovo nel quale chiunque potesse condividere i propri libri preferiti con i vicini di casa, ma l’iniziativa ha riscosso un successo tale che a Todd arrivavano prenotazioni di casette da tutti gli USA. Nel 2012 Todd ha fondato anche l’omonima associazione no profit “LittleFreeLibrary.org”, che promuove il piacere della lettura nei bambini e l’alfabetizzazione degli adulti a livello globale. Oggi l’associazione conta oltre 20.000 micro librerie distribuite in 70 paesi in tutto il mondo. Che siano acquistate o costruite da soli (realizzate anche con materiali riciclati e decorate dai bambini) le “Little Free Libraries” hanno tutte una cosa in comune: ovunque vengano collocate i cittadini reagiscono con entusiasmo, i bambini trovano un modo originale di avvicinarsi alla lettura, gli adulti hanno la possibilità di scambiarsi opinioni sulle letture preferite e, quindi, di conoscersi meglio.LFL-Salento

“Basta posare la prima pietra, fare il primo passo, dopodiché è la comunità stessa – i vicini, le associazioni, i gruppi locali, ecc. – che procede e continua a costruire”, ha spiegato Todd Bol. “Le Little Free Libraries creano modelli positivi a livello locale ed è soprattutto per questo motivo che riscuotono tanto successo”. Lo scambio gratuito di libri non promuove solo la diffusione della lettura e del sapere, ma rafforza anche il senso di comunità. Le “Little Free Libraries” sono spazi culturali restituiti al territorio e a chi lo vive ogni giorno e, al tempo stesso, spazi di aggregazione e condivisione dove i momenti di incontro e socialità rendono un quartiere più vivibile e, quindi, più attraente e frequentato.

 

Immagini tratte dal sito Little Free Library Italia  e dal sito Little Free Library Usa

 

 

fonte: italiachecambia.org

Pianissimo e la Libreria Colapesce di Filippo Nicosia: leggere è contagioso

I libri fanno parte della vita di tutti i noi. A volte come grandi protagonisti, altre come insostituibili spalle, ci aiutano e ci spronano a crescere, a imparare, a ricordare, a svagarci, a commuoverci e ad appassionarci. Partendo da questa idea, un ragazzo siciliano di trent’anni ha voluto creare un luogo che non si limitasse a rispettare gli spazi convenzionali di una libreria o di una biblioteca, ma che potesse costituire un ambiente informale in cui l’ospite abbia la possibilità di socializzare, studiare, leggere, bere e mangiare allo stesso tempo. Insomma, di vivere.

«Tutto nasce dalla mia esperienza lavorativa nell’editoria: facevo ufficio stampa e mi occupavo di scrittori e di scrittura come editor, ma a un certo punto ho avuto una crisi di vocazione. In più, negli ultimi tre/quattro anni la crisi del libro si è acuita tantissimo e io soffrivo molto il clima depresso del settore». Comincia così la storia di Filippo Nicosia, giovane messinese ideatore della libreria indipendente, wine bar e caffetteria Colapesce e, in precedenza, della fortunatissima esperienza di Pianissimo, la libreria itinerante.

«Volevo creare qualcosa che si potesse fare con poco, non sopportavo il fatto che non ci fossero soluzioni per arrestare una recessione che sembrava inesorabile. Così ho comprato un furgone d’epoca a Roma per un migliaio di euro, l’ho caricato di libri di case editrici indipendenti che mi hanno dato fiducia – per cui l’investimento è stato piuttosto basso, circa 400 euro – e ho immaginato un viaggio».

Era l’aprile del 2013 quando Filippo ha cominciato a sviluppare la sua idea: ha fatto scorta di libri – 6/700 volumi in tutto, circa 300 titoli di 30 case editrici indipendenti italiane –, ha allestito il vecchio Fiat 900 del ’76 con scaffali e scansie, ha scritto e pubblicato il manifesto di Pianissimo e a giugno è partito. «Ho iniziato dalla Sicilia perché è la mia terra, ma è anche una delle regioni in cui si legge meno in Italia. Ho cercato di privilegiare i piccoli paesi privi di librerie, con mercati completamente inesplorati. Ero certo che il passaggio di una libreria itinerante potesse risultare significativo, un momento aggregante, e infatti, quando si è sparsa la voce, tante associazioni, insegnanti, assessori alla cultura hanno cominciato a richiedere la presenza di Pienissimo. Così, insieme, siamo riusciti a fare la libreria». Filippo, insieme ai suoi tre colleghi che lo hanno accompagnato nel primo viaggio, arrivava e occupava la piazza cittadina, il luogo di socializzazione per antonomasia. Per primo, cominciava a leggere ad alta voce e poi passava libri e parola agli spettatori. «L’idea di Pianissimo si basa sul contagio, io ho solo dato il “la” portando libri significativi per me. La lettura è azione, entusiasmo, possibilità di incontro fra le persone».pianissimo-2-1024x683

L’iniziativa ha avuto un enorme successo: Pianissimo ha venduto più di 700 libri in 24 giorni, per un incasso complessivo di 2700 euro. Successivamente, il tour è stato replicato sempre in Sicilia, poi a Milano in occasione della fiera “Fa la cosa giusta”, in Puglia e, infine, nuovamente in Sicilia, ottenendo un riscontro davvero rilevante anche sui mass media. E, in parte, è stato anche questo aspetto che ne ha segnato la conclusione. «Pianissimo – ha scritto il suo ideatore – è diventato una storia da raccontare e non più un’iniziativa, strampalata ma autentica, per vendere libri». In più, è subentrata la voglia – o meglio, la necessità – da parte di Filippo di costruire un’attività che fosse stabile e autosufficiente anche dal punto di vista economico. E così è nata la libreria Colapesce. «Dopo questo incredibile viaggio non sono riuscito a tornare alla vita normale e sono rimasto in Sicilia. Qui ho creato un luogo sempre strettamente connesso alla lettura, ma diverso e innovativo rispetto al solito. Uno spazio che fosse vivibile 18 ore al giorno per chiunque». Colapesce infatti non è solo un posto dove acquistare libri: i frequentatori possono prenderli e rimetterli a posto, ma anche non considerarli affatto. Si può studiare, mangiare una fetta di torta, incontrare amici, sorseggiare un bicchiere di vino, leggere un giornale o navigare su internet. «Se si vive per i libri si corre il rischio di isolarsi dal mondo», osserva il nostro libraio. «Io credo invece che essi siano sempre accanto a noi, li possiamo aprire in qualsiasi momento, anche mentre facciamo conversazione con qualcun altro. Non si devono istigare le persone a leggere, perché sennò si ottiene l’effetto contrario. Bisogna invece sfidarle. Qui i libri ci sono, non succede niente se non li prendi, anche se non compri nulla sei il benvenuto».10310091_668043916599870_8192928134917937796_n

Filippo si dimostra quindi aperto ai nuovi scenari e al tempo stesso realistico nei confronti di una situazione di mercato sotto gli occhi di tutti: «Non credo nel mantra del progresso che spazzerà via i libri. Penso che essi resisteranno, semplicemente se ne venderanno un po’ meno. Ma non faccio alcuna battaglia di retroguardia: a me piace l’atteggiamento della lettura, anche se il supporto è virtuale e non cartaceo. Senza il web la mia iniziativa non sarebbe stata quella che è stata. Capisco bene che c’è una strada fatta di asfalto e ce n’è un’altra fatta di pixel e di bit. Le trovo dignitose entrambe, perché cambiare significa anche smettere di pensare in una logica oppositiva e fare coesistere modalità differenti». E proprio questa, secondo Filippo, è l’essenza dell’Italia che cambia: «Non dobbiamo necessariamente seguire un percorso lineare. Per me l’accezione più alta delle parola cambiamento è “svettorializzare”, cioè fare in modo che ognuno vada nella direzione che gli sembra più appropriata. Non c’è un posto verso il quale ci stiamo dirigendo ineluttabilmente, dobbiamo solo scegliere di vivere nel modo migliore cercando di fare le cose che amiamo, ciascuno in maniera diversa».

Visualizza la Libreria Colapesce nella Mappa dell’Italia che Cambia!

fonte: italiachecambia.org