Italia leader nella lotta alle frodi alimentari

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In Italia, l’eterogeneità e l’alta qualità della produzione enogastronomica hanno fatto sì che maturasse, sin dagli anni Sessanta, un articolato e capillare sistema di controlli sul cibo che fa del nostro Paese un vero e proprio modello in termini di lotta alla contraffazione. Lo dimostra il convegno internazionale organizzato a Expo 2015 dal Ministero della Salute, da quello delle Politiche agricole e dall’Arma dei carabinieri, rappresentata dal comandante generale Tullio Del Sette. Proprio quest’ultimo spiega come sia aumentata, a livello globale, l’attenzione verso questo tipo di problematiche:

Sicuramente è un fenomeno in crescita di attenzione perché non è più attenzionato da alcuni Paesi come l’Italia, ma via via da un numero sempre maggiore di Paesi. Insieme ai Nas il sistema italiano prevede anche altre forze di polizia, altre specialità, che svolgono un lavoro molto importante in totale sinergia con questo modello di coordinamento che è il più sviluppato che si conosca. Molte delle frodi alimentari superano i confini nazionali, anzi sono tanto più efficaci quanto è maggiore la scarsa conoscenza del prodotto originale, ecco perché, per Giuseppe Ruocco, direttore generale della divisione per l’igiene e la sicurezza degli alimenti del ministero della Salute, è giunto il momento di pensare a una rete mondiale contro le frodi alimentari. Il modello operativo prevede la collaborazione fra tre tipologie di professionisti: 1) i veterinari, 2) i medici, 3) gli ispettori che si occupano della salute dei prodotti e della sicurezza alimentare nelle stesse strutture. All’incontro è intervenuto anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che ha sottolineato come la leadership italiana sia favorita dalle “politiche di salute pubbliche che hanno permesso un’efficace azione di prevenzione”.

Fonte:  Askanews

Carta riciclata: Italia è leader nel Europa ma 7 italiani su 10 lo ignorano

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L’Italia si colloca ai primi posti in Europa nel riciclo di carta e cartone e ciò costituisce un vanto per i suoi cittadini che dimostrano di essere attenti all’ambiente. Tuttavia 7 italiani su 10 non sono al corrente di questo dato così importante, come emerge da un sondaggio condotto su campioni di popolazione nelle province di Rovigo, Vicenza, Verona , Salerno, Frosinone e Lucca. Lo scopo dello studio era quello di saggiare la percezione degli italiani sull’industria del riciclo e la posizione dell’Italia a livello europeo; il sondaggio a cui ci riferiamo è stato condotto da Ipsos per conto della Comieco; dai dati raccolti risulta palese che la maggior parte non ha contezza della posizione privilegiata dell’Italia nella classifica europea, addirittura nutre la convinzione che si trovi agli ultimi posti! Inoltre è emerso che soltanto per il 4% della popolazione l’Italia si colloca al primo posto in Europa, mentre per il 25% la nostra nazione è fra i primi posti. In ogni caso si evidenziano informazioni quasi vaghe ed un’insufficiente conoscenza dell’argomento. È quanto conferma, in sintesi, anche il noto sondaggista Nando Pagnoncelli, amministratore delegato di Ipsos, osservando inoltre che il maggiore livello di informazione in questo campo si registra a Lucca e provincia; tuttavia è emerso anche che tra gli intervistati manca una conoscenza approfondita delle attività che si svolgono nelle industrie cartarie per il riciclaggio. Questa assenza di consapevolezza fra gli italiani si spiega perché probabilmente, a livello comunicativo, risultano più sensazionali, e quindi veicolano con maggiore diffusione, le notizie che fanno scandalo, come ad esempio il problema dello smaltimento dei rifiuti in alcune grandi città, anziché quelle positive. Dai sondaggi condotti da Ipsos per conto di Comieco si evince che per la maggior parte degli intervistati, soprattutto fra Salerno e Frosinone, il consumo di carta in futuro è destinato a diminuire, ma, nel complesso, circa il 30% ritiene che possa aumentare. Ciò rappresenterebbe una vera minaccia per le foreste amazzoniche se si perseverasse nell’uso di carta vergine (ottenuta dalla cellulosa), quindi è importante sensibilizzare al consumo di quella riciclata con una forte campagna d’informazione sia da parte dei media che delle aziende interessateunnamed

. Molte aziende i cui prodotti sono costituiti principalmente da carta e cartone, sono già orientate verso l’utilizzo del prodotto ecologico; infatti sono tantissimi i libri i quaderni, i manuali, realizzati in carta riciclata anziché in carta vergine. Inoltre, le proposte delle aziende che offrono servizi di stampa online, come ad esempio questa, di prediligere la carta riciclata diventa un valido strumento di sensibilizzazione sul tema del riciclo della carta e sul mondo dell’industria che lo sostiene. In tal modo, non solo i rischi connessi alla deforestazione si riducono sensibilmente, ma si contribuisce a rendere i cittadini italiani consapevoli del loro status nella classifica del riciclo a livello europeo; a formare una coscienza ecologica che spinga alla raccolta differenziata e ad un nuovo e più corretto stile di vita. I primi costruttori di carta furono i Cinesi nel lontano 105 d. C. che la ottennero utilizzando materiale povero come stracci, corteccia e reti.  Da allora, attraverso lunghi secoli e splendide civiltà, la carta si è rivelata un materiale prezioso e ha trovato sempre maggiore impiego .Oggi, noi protagonisti del nostro tempo, continuiamo a usarla in modo responsabile.

L.P.

Naomi Klein e Jane Goodall tra i 10 leader più influenti al mondo

Chi sta influenzando il nostro modo di pensare oggi? Tra le 10 personalità più influenti al mondo troviamo anche Naomi Klein e Jane Goodall. Quali sono le personalità le cui idee coinvolgono maggiormente e più frequentemente un grande pubblico? Il GDI Gottlieb Duttweiler Institute e il MIT coordinati da Peter Gloor hanno presentato la lista dei leaders e pensatori più influenti al mondo. Il processo di valutazione si basa su software che hanno effettuato una serie di calcoli per misurare l’importanza su scala globale delle menti più creative. In cima alla classifica mondiale dei leader del pensiero di quest’anno appare Papa Francesco. Fino a poco tempo fa era ancora lo sconosciuto Jorge Mario Bergoglio, ma nel 2014 ha sbaragliato i 236 candidati piazzandosi al primo posto e seguito immediatamente dopo nelle preferenze da Tim Berners-Lee, l’inventore del World Wide Web; mentre al terzo posto troviamo l’economista indiano Amartya Sen. Seguono lo scrittore ceco Milan Kundera, e Muhammad Yunus fondatore della Grameen Bank in Bangladesh e nel 2006 il Premio Nobel per la pace. I due economisti Amartya Sen e Muhammad Yunus sono stati evidentemente apprezzati per i valoro etici che diffondono in un settore come quello dell’economia, noto piuttosto per vessazioni e tassazioni. Prendono parte nella classifica anche autori quali Milan Kundera e Paulo Coelho.

Questa la classifica con le prime 10 posizioni

Papa Francesco
Tim Bernerss-Lee
Amartya Sen
Milan Kundera
Muhammad Yunnus
Mario Vargas Llosa
Murray Gell-Mann
Paul Coelho
Jane Goodall
Naomi Klein
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Ma veniamo alla interessante presenza che riguarda le posizioni 9 e 10 della classifica in cui troviamo Jane Goodall e poi Naomi Klein. La prima è una scienziata inglese, etologa e antropologa, che ha studiato e studia da anni i primati nel loro habitat. E’ una delle maggiori esperte mondiali di scimpanzé e i suoi studi sono importantissimi per comprendere non solo il comportamento di questi splendidi animali ma anche per valutare i rischi a cui l’uomo li sottopone. Jane Goodall ha una pagina facebook molto attiva e in italiano in cui sono condivide le sue attività. E’ stata nominata nel 2011 Grande Ufficiale della Repubblica Italiana e a proposito e a proposito del suo impegno per l’ambiente dice:

Ogni singolo individuo può cambiare le cose e il modo in cui le cambiamo dipende da noi, perché la scelta è nostra. Con il nostro agire quotidiano, possiamo aiutare l’ambiente e tutti coloro che assieme a noi abitano il pianeta, umani e non umani. Altrimenti, possiamo solo danneggiare il mondo. E’ difficile rimanere neutrali.

Naomi Klein

Naomi Klein è nota per il suo attivismo contro il sistema delle multinazionali. Ha scritto No Logo un best seller adottato dal movimento no global. Si sta occupando anche di cambiamenti climatici e di come il sistema capitalistico sia direttamente responsabile di quanto sta accadendo al nostro Pianeta. In proposito, spiega, che i cambiamenti climatici stanno mettendo in crisi non solo gli equilibri naturali del Pianeta ma sopratutto le convinzioni su cui si è costruita la nostra attuale economia basata sul libero scambio e sui profitti delle multinazionali.

Foto | Naomi Klein@facebook
fonte:  GDI

Danimarca leader nella lotta ai cambiamenti climatici

Germanwatch e Climat Action Network Europe hanno stilato una classifica delle nazioni più attive nella lotta ai cambiamenti climatici

Secondo la classifica pubblicata dal think-thank Germanwatch e il network di Ong Climate Action Network Europe a margine dei negoziati di Lima sul clima, la Danimarca è il primo Paese al mondo per quanto riguarda le politiche di contrasto ai cambiamenti climatici, seguita dalla Svezia e dal Regno Unito. La classifica viene stilata annualmente da dieci anni e nel 2014 ha considerato i 58 Paesi che emettono la maggiore quantità di gas serra nel pianeta. La classifica inizia simbolicamente con tre posti vuoti come a voler significare che nessun Paese fa abbastanza per ridurre le emissioni. La Danimarca svetta perché, secondo gli organizzatori, evidenzia “una tendenza globale che lascia intravedere una transizione nei settori più importanti della protezione del clima”. Insomma a differenza di tanti altri Paesi industrializzati, la Danimarca non promette soltanto, ma mantiene sviluppando una politica ambizioso nel campo delle energie rinnovabili. Sui 58 Paesi giudicati solamente dodici ricevono un giudizio positivo e solamente uno appartiene alla lista dei Paesi in via di sviluppo, il Marocco. Il Paese nordafricano ha il merito di stare sviluppando il più grande complesso solare del mondo, a Ouarzazate, e di avere ridotto le sovvenzioni alle energie fossili. A chiudere la classifica sono l’Arabia Saudita, l’Australia e il Canada, tre nazioni che, invece, puntano decisamente sulle energie fossili. Anche le due nazioni più inquinanti del pianeta si trovano nella parti basse della classifica: gli Stati Uniti in 44esima posizione e la Cina in 45esima posizione. Gli impegni presi a Copenaghen cinque anni fa prevedono un aumento di 3° C da qui alla fine del secolo, ma solo se le nazioni manterranno le promesse perché se non dovesse essere così la temperatura potrebbe salire di 4° C, con conseguenze imprevedibili per l’agricoltura e la sostenibilità del Pianeta.autostrade-ciclabili-586x389

Fonte:  Le Monde

© Foto Getty Images

Chi spiega all’avvocato che la CO2 intrappola il calore anche se invisibile?

Secondo il leader dell’opposizione della destra australiana, la CO2 è irrilevante in economia perchè è invisibile. Qualcuno potrebbe spiegare all’avvocato la chimica e la fisica elementari?Abbott-586x440

Farebbe ridere, se non fosse tragica, l’ultima alzata di ingegno del capo dell’opposizione di destra australiana: recentemente ha criticato l’emission trading (1) della CO2, in quanto mercato di una “sostanza invisibile, inodore, insapore e senza peso”. Probabilmente l’avvocato è rimasto fermo ai testi di Aristotele. Qualcuno dovrebbe forse spiegargli che dalla metà del ‘600 Torricelli e Pascal hanno dimostrato che i gas hanno un peso. Inoltre, nel 21° secolo non solo gli scienziati, ma anche tutti i cittadini, sanno bene che ci sono cose invisibili all’occhio che hanno un grande impatto, come i raggi X, la radioattività, i virus ed anche la gravità. John Cook fa inoltre giustamente notare su Skeptical Science che è proprio l’invisibilità della CO2 la causa del global warming. Il biossido di carbonio è infatti “invisibile” all’occhio umano perchè non assorbe nello spettro della luce visibile (la nebbia e le nuvole sono invece “visibili” perchè assorbono parte della luce). Se la CO2 fosse visibile, assorbirebbe energia e quindi il suo accumulo in atmosfera raffredderebbe il pianeta. La CO2 assorbe invece  nell’infrarosso, cioè la regione dello spettro di onde più lunghe di un micron (vedi grafico), quella dove la terra e gli oceani emettono verso lo spazio per mantenere l’equilibrio termico del pianeta. L’infrarosso emesso dal terreno è invisibile, ma è ben percepibile come energia radiante dai nostri recettori termici (2). Una parte del calore che normalmente verrebbe irraggiato nello spazio viene intrappolato e a sua volta re-irraggiato verso terra, con un effetto simile a quello di un lenzuolo o di una coperta. Purtroppo il fatto che la CO2 sia invisibile e gassosa non ci fa percepire il livello di inquinamento dell’atmosfera. Come ben dice Luca Mercalli, se invece fosse marrone e solida…Spettro-di-assorbimento-della-CO2

(1) E’ da notare che l’emission trading non è una tassa sulle emissioni di CO2, ma un modesto approccio liberista al problema: si comprano e si vendono permessi di emissione, così che chi è più virtuoso può guadagnare dalle riduzioni.

(2) Se si avvicina la mano a 10 cm da un ferro da stiro acceso appoggiato in posizione verticale si sente il calore radiante emesso nell’infrarosso anche se il nostro occhio non lo vede. La posizione verticale è necessaria per escludere il flusso di calore convettivo dell’aria calda.

Fonte. ecoblog

Comieco: nel riciclo di carta e cartone l’Italia è il paese leader in Europa

Nel 2012 i dati relativi alla differenziata e al riciclo di materiali relativi a carta e cartone fanno segnare ancora numeri positivi: nonostante vengano prodotti meno rifiuti, la raccolta a livello di cifre “tiene” e registra ottimi risultati soprattutto nelle grandi città375595

“L’Italia si conferma eccellenza europea nel recupero e riciclo di carta e cartone: nel 2012 oltre 9 imballaggi su 10 sono stati recuperati e riciclati. In alcune aree del Paese, soprattutto al sud, le performance di raccolta differenziata sono tuttavia ancora sotto gli standard; per questo motivo, attraverso ANCITEL, Comieco ha istituito uno sportello tecnico per sostenere lo sviluppo della raccolta differenziata di carta e cartone stanziando, in via sperimentale per il 2013, un budget complessivo di un milione di euro”. Così Ignazio Capuano, presidente del COMIECO (Consorzio Nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi a base cellulosica), ha diffuso i dati relativi alla raccolta di imballaggi nel 2012. La differenziata relativa a carta e cartone fa registrare un ottimo risultato nel Belpaese: nonostante il calo complessivo dei consumi e della produzione di rifiuti, lo scorso anno sono state avviati al riciclo quasi 3 milioni di tonnellate di materiali cellulosici, circa il 2,3% in meno rispetto all’anno precedente (la perdita, in termini assoluti, è stata di 68.000 tonnellate). Per quanto riguarda la raccolta differenziata pro capite, il 2012 fa registrare un leggero calo (-1,7 kg/ab) rispetto all’anno precedente, attestandosi sui 48,9 kg per abitante. Il calo è più sentito al Nord (-3,2%) che al Sud (-1,5%) e al Centro (-0,5%). Diminuisce infatti la raccolta nelle regioni stabilmente ai vertici della classifica nazionale come Piemonte (-3,9%), Trentino Alto Adige (-3,7%), Lombardia (-3,6%), Toscana (-5,6%), ed Emilia Romagna (-2,9%). La classifica regionale, comunque, vede in testa proprio l’Emilia Romagna, con 81,5 kg di carta e cartone per abitanti raccolti in un anno, seguita da Trentino Alto Adige (80,2 kg/ab) e Valle d’Aosta (75,9 kg/ab). La Toscana, con 74,8 chili per abitante in un anno, mantiene il primato dell’area Centro, mentre al Sud l’Abruzzo (43,2 kg/ab-anno) supera di pochissimo la Sardegna (43 kg/ab). Cresce, infine, la raccolta differenziata di carta e cartone in diverse grandi città, nonostante le aree metropolitane abbiano fatto registrare un calo generale dei rifiuti urbani del 3,7%. Passi avanti, in particolare, a Milano (+2,8%), Roma (+1,6%) e soprattutto a Napoli (+15,7%). Se la raccolta cala, anche se di poco, migliora invece il dato relativo al riciclo, che ha raggiunto quota 84,5%, il 6% in più rispetto al 2011. Il riciclo di carta e cartone, quindi rappresenta un fiore all’occhiello della green economy italiana, che ha permesso di evitare, tra il 1999 e il 2012, la costruzione di ben 270 discariche (22 solo lo scorso anno). Dal punto di vista economico, inoltre, nel 2012 il sistema di raccolta e riciclo ha prodotto benefici per 405 milioni di euro solo in termini di materia prima generata e mancati costi di smaltimento.

Fonte: eco dalle città