La Calcina: la nuova vita in montagna di una famiglia tra erbe aromatiche e officinali

Un’azienda agricola a conduzione familiare che punta sulla produzione di erbe biologiche: questa è la storia di Chiara e Simone e del loro sogno diventato realtà, La Calcina. Un racconto di amore per la montagna e di rispetto per la natura.

Torino – In una piccola borgata nella montagna di Condove, a 650 metri di altitudine, in Val di Susa, nasce nella primavera del 2016 l’azienda agricola La Calcina, un sogno a occhi aperti a cui Chiara e il marito Simone sono riusciti a dare vita. «Coltiviamo circa seimila metri quadri di terreno – ci racconta Chiara – ubicati sia nelle terre intorno a questa borgata, Borgata Calcina, sia in un’altra, dello stesso paese ma in una zona più elevata, a 1000 metri. Produciamo erbe aromatiche e officinali, delle quali abbiamo circa una quindicina di varietà. Disponiamo di un laboratorio, dove le trasformiamo, essicchiamo, setacciamo, trituriamo e infine confezioniamo a mano, in barattolo o in bustina».

La zona che circonda La Calcina è costellata di campi di melissa, lavanda, echinacea, calendula, escolzia, malva, piante che vengono essiccate a bassa temperatura per poi produrre varie tipologie di tisane. Vengono inoltre piantate erbe aromatiche come ad esempio la santoreggia, il rosmarino, il timo, l’origano e la salvia, per dare come frutto sali aromatici, con il sale proveniente dalle saline di Mothia, e diversi altri condimenti. È presente anche la coltivazione di aglio, cipolle e peperoncino per offrire un dado vegetale naturale. Infine, viene distillata la menta piperita, da cui si ottiene l’olio essenziale che permette la produzione dello sciroppo di menta.

Foto di Giuliano Berti

«Abbiamo comprato casa nella Borgata Calcina nel 2015 – ci svela Chiara – e ci siamo venuti a vivere nell’estate dell’anno successivo, quando il figlio più piccolo aveva un anno. Prima di trasferirci io facevo un altro lavoro, mentre mio marito ha mantenuto il suo. Vivevamo in un altro paese a nord di Torino ma avevamo il forte desiderio di trovare un’abitazione in montagna, in un ambiente totalmente naturale, dove poter mettere in piedi un progetto agricolo di lavoro con la terra, a cui da tempo ci stavamo pensando».

Dopo aver cercato più zone papabili dove poter iniziare una nuova vita, Chiara e Simone, insieme al figlio minore, Teo, e alla figlia maggiore, Arianna, sono approdati nel comune di Condove, in una borgata costituita da sole sei abitazioni. Nella zona, circondata da boschi e pascoli, tra le valli dei torrenti Sessi e Gravio, si è stabilito anche il fratello di Chiara, poco dopo il loro arrivo, diventando una risorsa importante nella vita di tutti i giorni, per le attività di presidio del territorio, di sistemazione e di raccolta di legna per scaldarsi.

Foto di Giuliano Berti

«Abbiamo scelto come settore quello delle erbe officinali per via del territorio in cui ci troviamo – riprende Chiara –, è una coltura che viene bene ed è anche molta richiesta. Inoltre vari turisti che passano per le nostre zone ci vengono a trovare incuriositi e vanno a vedere il nostro laboratorio e i campi». Il modo di coltivare presso La Calcina è in stretta armonia con la natura. Vengono seguiti i principi dell’agricoltura biologica e non vengono utilizzati né antiparassitari né fertilizzanti chimici. Per aiutare le piante a lottare contro i parassiti e a rafforzare le loro difese, usiamo macerati di nostra produzione e prodotti fitoterapici naturali.

Tutto questo amore per la montagna e tutta la dedizione spesa per dar vita e portare avanti La Calcina, si scontrano purtroppo con un grosso problema, ovvero quello dell’assenza di una strada. Quella più vicina dista ben 500 metri ed è collegata alla borgata attraverso un sentiero. Questo viene percorso da Chiara e Simone per portare i figli a scuola, per andare a fare la spesa, per lavoro e per spostare i prodotti, che necessariamente vengono trasportati sulle spalle o sulla motocarriola. Per percorrerlo servono intorno ai dieci minuti, che possono duplicarsi se ci si ferma ad ammirare le bellezze che la Val di Susa propone giorno per giorno.

Foto di Giuliano Berti

«Far partire e crescere un’azienda non è facile, soprattutto in un contesto del genere, dove manca la strada. Non avevamo un’entrata da questo lavoro accettabile inizialmente, dunque abbiamo dovuto un po’ crederci e basarci su un solo stipendio, quello di mio marito, per poter mettere in piedi questo progetto di famiglia». Chiara ci racconta così le difficoltà che La Calcina all’inizio ha dovuto affrontare. Difficoltà che si sono ripresentate durante il lockdown, nel periodo in cui vari negozi, attraverso i quali venivano venduti una buona parte dei loro prodotti, sono stati chiusi. Fortunatamente questo momento è durato solamente pochi mesi. «Con la riapertura nella primavera dello scorso anno, la situazione è migliorata. Di anno in anno stiamo aumentando la nostra clientela e stiamo piano piano crescendo».

Più che a un lavoro, il tempo dedicato quotidianamente da Chiara e Simone alla loro azienda agricola è legato a una passione, un progetto di vita che ha preso forma, al quale dedicare anima e corpo. Il rispetto per l’ambiente e l’amore per la natura sono elementi fondanti dell’agricoltura biologica su cui si fonda La Calcina, testimoniato anche dalla certificazione bio ottenuta nel 2018. Un esempio di come si può vivere in armonia con la bellezza che ci circonda, senza danneggiarla, coltivando e trasformando erbe da cui produrre utili e preziosi beni.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/10/la-calcina-nuova-vita/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Antizanzare: 6 piante da giardino e da balcone

Catambra, monarda, Nepeta Cataria, geranio, calendula, citronella le piante che non devono mancare nel balcone e nel giardino per la lotta naturale alle zanzare

Inizia il periodo a loro favorevole. Le giornate si allungano, il caldo e l’umidità aumentano e loro, le odiose zanzare arrivano a turbare le nostre notti.Come difendersi dalle loro punture? Tanti i metodi per allontanarle ma in maniera alternativa. Ovvero senza il bisogno di ucciderle. Basta poco a volte. Ad esempio basta scegliere le piante da giardino e da balcone adatte a tenere i pungiglioni lontani dalla vostra pelle. Ma quali sono le piante che le zanzare odiano? Quali tenere in casa, sul balcone o in giardino?

PIANTE ANTIZANZARE TIGRE

Fra le piante da giardino quella considerata la pianta antizanzara per eccellenza, adatta a tenere lontano di giorno anche l’odiatissima zanzara tigre è la catambra. E’ bene sottolineare che non tutte le piante antizanzara sono repellenti anche per l’aggressiva tigre, che di fatto la si combatte in maniera convincente solo con due piante la catambra appunto, che contiene repellente antizanzara quattro volte superiore alle altre piante e la monarda. La catambra si coltiva in casa, balcone e giardino ed è indicata anche per bordure, prati, viali e parchi. La monarda invece, della famiglia delle Lamiaceae predilige gli ambienti umidi, soprattutto se vicino a fiumi e laghi.rimedi_contro_zanzare_trappola_zanzare-300x234

PIANTE ANTIZANZARE DA BALCONE

Fra le piante da giardino e da balcone forse non tutti sanno che una degli antizanzara più potente è l’erba gatta che gli studiosi dichiarano contenere dieci volte il potere del rimedio usato nelle macchinette elettriche da casa. Questa pianta, il cui nome scientifico è Nepeta Cataria è facilissima da coltivare e le sue foglie si possono strofinare direttamente sulla pelle. Anche la Calendula è potente col suo odore che risulta sgradevolissimo alle zanzare. Questo componente è il piretro, ottimo anche come antiparassitario per le piante di pomodori. I gerani, autentici re dei balconi con i loro colori sgargianti e il profumo intenso sono facilissimi da coltivare anche per chi non ha proprio il pollice verde e sono uno dei repellenti più conosciuti al mondo al punto che il geranio viene considerato “mosquitaway”.

PIANTE ANTIZANZARE DA INTERNO

Dopo avervi parlato delle piante da giardino antizanzare un capitolo a parte lo meritano le piante da interno adatte allo scopo. Viene da pensare che non siano necessarie se siamo protetti bene all’esterno, a meglio abbondare, specie in tempi di zanzare tigre. Ecco allora che, adatte all’appartamento come repellente per zanzara a assolutamente piacevole per noi è solo la catambra. Basta mettere un paio di questi esemplari in casa, del resto sono anche belle come piante da arredo, e la protezione è assicurata. E’ questa una pianta di origine sudamericana balzata agli onori soprattutto negli ultimi anni per il contento in catalpolo quattro volte superiore alle altre piante della sua specie. Qualità questa che la rende un antizanzara infallibile.

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PERCHÉ USARE LA CATAMBRA

Quindi la catambra è fra le piante da giardino e non solo, l’antizanzara per eccellenza. Curiosa la storia di questa pianta, la cui epopea la si può considerare una scoperta tutta italiana. E’ disponibile in molti formati; dalle più piccole alle più grandi che possono raggiungere fino ai tre metri di altezza. Le si possono usare anche come siepe e bordura.
La storia di questo “repellente” è iniziata quando un vivaista lombardo, Giovanni Ambrogio, ha scoperto che lungo il Po cremonese, in una specifica zona, non ci fosse neanche l’ombra di un insetto e tutti si chiedevano perché. Ambrogio così, incuriosito, scoprì che il segreto si poteva svelare solo facendo analizzare ogni pianta presente in quella zona e dalle analisi ecco il mistero svelato. La catambra risultò contenere quattro volte la quantità di repellente delle altre piante grazie alla presenza di catalpolo. A questo punto il vivaista “crea” le nuove piante da un innesto e di fatto inventa la pianta antizanzara coperta oggi da un brevetto europeo. Ma del resto il signor Ambrosio non è nuovo a grandi scoperte. Sempre a lui si deve l’aver scoperto che le foglie della Stelvia rebadiana hanno un potere dolcificante trenta volte superiore al saccarosio.

PIANTA CITRONELLA

La citronella non è solo fra le piante da giardino una delle migliori ma è un’erbacea perenne, sempreverde, originaria dell’Asia meridionale ingrediente naturale più utilizzato nella formulazione di repellenti anti zanzara. Il suo caratteristico odore è in grado di mascherare quelli attrattivi prodotti dal nostro corpo di fatto rendono difficile all’insetto localizzarci.
Sebbene sia utilizzata in molti prodotti quali candele, torce o oli, la pianta è sicuramente più efficace poiché possiede un odore più marcato. Se coltivata in giardino deve essere piantata dietro a piccoli fiori e arbusti ornamentali. In alternativa può essere piantata anche in vaso. Attenzione però. Al momento dell’acquisto sinceratevi che le piante siano Cymbopogon Nardus o Cymbopogon Winterianus perché spesso quelle che vengono vendute non sono vere e proprie piante di citronella e le loro capacità repellente non è paragonabile a quella della pianta originale.

Fonte: stilenaturale.com

Tempo di semine, raccolte e… divisioni!

Come praticare al meglio la divisione di cespi, rizomi o rami per talee per avere nuove piante per l’orto e il giardino 3

Ogni volta che qualcuno si avvicina alla coltivazione di un orto o di un giardino e mi scrive per sapere cosa è meglio seminare in un determinato periodo nel posto in cui vive, chiedo sempre: “Solo semine? Niente divisioni?”. La reazione, in genere, è di stupore. Divisioni?! La divisione, che sia di cespi, rizomi o rami per talee, è fondamentale per chi pratica l’orto e il giardino e chi si limita solo alla semina, sta perdendo molte occasioni. In questa primavera anticipata, che qui sull’Appennino sembra essere già cominciata in un gennaio soleggiato e in un febbraio tiepido, una delle mie divisioni abituali è quella del topinambur (Helianthus Tuberosus). I topinambur si trovano anche allo stato selvatico e sono facili da coltivare in un orto, basta contenerli per evitare che lo occupino completamente. Questo piccolo miracolo della natura, oltre a donarci deliziosi tuberi ricchissimi di inulina e a ridotto apporto calorico, svetta verso il cielo con i suoi alti fiori gialli, utili ad attirare insetti dai dintorni, specialmente coccinelle. I miei ultimi rizomi, lasciati appositamente nella terra perché formassero nuovi germogli, li estraggo in marzo e li divido in più parti: un germoglio per ogni parte. Li re-interro distanziandoli di una quindicina di centimetri uno dall’altro, così che un rizoma, una “patata” di topinambur darà vita a due, tre, quattro altre piante, altrettanto fruttuose. Ma in tema di divisioni c’è solo l’imbarazzo di scegliere con cosa arricchire il proprio orto in questi mesi: i carciofi (Cynara Cardunculus), separando i carducci giovani dalla pianta adulta e ottenendone altrettante nuove piante, piuttosto che nuove varietà di patate (Solanum Tuberosum) con lo stesso metodo utilizzato sopra per il topinambur.

Nuove piante per l’orto sul balcone

Per chi dispone di un orto sul balcone, la procedura è la stessa e non conterrà l’entusiasmo davanti ai primi carciofi autoprodotti o alla quantità di topinambur che si può coltivare in un vaso da fiori. Tornando alle mie divisioni, quest’anno mi tocca la divisione delle erbe perenni, cosa che faccio ad anni alterni per ottenere nuove piantine per sostituirne alcune o da regalare agli amici. Lavanda (non tutte le specie amano la talea, ma sicuramente le più diffuse Lavandula officinalis e Lavandula latifolia), salvia (Salvia officinalis, tutte le specie) e rosmarino (Rosmarinus officinalis, tutte le specie) amano essere moltiplicate per talea: si pratica ad inizio primavera o ad inizio autunno, quando i getti nuovi non sono ancora legnosi. Io di solito effettuo un taglio netto poco sotto un nodo fogliare e infilo questa talea di 10-15 cm massimo in un vasetto con terriccio ben bagnato. Non utilizzo ormoni radicanti, li trovo inutili per le aromatiche che sono già ben predisposte a replicarsi, basta solo un buon taglio e annaffiature parsimoniose con acqua piovana perché detestano i ristagni di acqua e il cloro. Ricovero il tutto davanti alla finestra della cantina, così da non soffrire eccessi di caldo o di freddo. Mettendo quattro talee per vasetto, mi assicuro di solito un’ottima riuscita di tutti i vasi e nuove piantine per l’anno successivo. … e per il giardino Ma le divisioni non mancano nemmeno in giardino: dalle talee di rosa, di cui ho già parlato in un numero precedente, alle divisioni ben più semplici degli arbusti. Questi crescendo producono più di un fusto e mentre sono ancora a riposo possiamo fare in tempo a sfoltire qualche cespo prelevandone una parte con la forca e riempiendo di terriccio nuovo e compost ben maturo il buco rimasto: l’arbusto ringrazierà per la maggiore aerazione e nutrimento, mentre il cespo prelevato, subito interrato, andrà a formare una nuova pianta. Tra questi, i più comuni nei nostri giardini e facili alla divisione dei cespi sono gli iperici, le peonie, le forsizie, le spiree, i lillà (vedi box) e i filadelfi.

La divisione è anche condivisione: un dono gentile a chi ammira le nostre piante, un gesto di amicizia verso un vicino di orto o all’amico che si appresta a cominciarne uno.

Lillà: non solo un arbusto ornamentale

Il lillà è una delle piante simbolo di aprile-maggio, quando con le sue pannocchie dense di fiori dal viola al rosa, profumatissimi, riempie i giardini e alcuni viottoli di campagna, in forme che vanno dal selvatico all’accuratamente selezionato. Ma il lillà non ha solo un uso ornamentale, è possibile ricavarne profumo, olio essenziale, tintura ed un ottimo oleolito, facile da realizzare anche per i meno esperti. L’oleolito di lillà si utilizza per massaggi, soprattutto in caso di gambe e piedi gonfi per il caldo estivo o sforzi sportivi. Un massaggio con oleolito di lillà allevia i dolori muscolari, reumatici e articolari. Utilizzato sul viso la sera, dopo la pulizia, è un ottimo astringente e antinfiammatorio in caso di eritemi (come tutti gli oleoliti non è adatto però a chi ha la pelle grassa o mista con zone acneiche). Svolge anche un’azione idratante e, se l’oleolito è ben eseguito, il profumo del lillà si manterrà intatto per mesi, svolgendo anche un’azione aromaterapica di rilassamento. Non a caso in molte regioni il lillà è conosciuto come “serenella”.2

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OLEOLITO DI LILLÀ O SERENELLA (SYRINGA VULGARIS)

La ricetta per 300 ml di oleolito di lillà

500 gr di fiori di lillà (pannocchie fiorite, la parte verde andrà rimossa) 350 ml di olio di semi di girasole spremuto a freddo, da agricoltura biologica 2 vasetti da 250 ml in vetro con tappo ermetico 1 casseruola che possa contenere i due vasetti coperti di acqua 1 pezzo di spugna o un canovaccio per la bollitura dei vasetti 1 colino a maglie molto fitte 1 ciotola da 500 ml 1 cucchiaio di legno.

Lavate bene con acqua fredda le pannocchie di fiori e lasciatele asciugare in penombra o al buio su un canovaccio pulito.

Una volta asciutti i fiori, sgranate dal basso all’alto con due dita chiuse: i fiori cadranno facilmente. Rimuovete il più possibile la parte verde. Riempite i vasetti con i fiori, premendo leggermente. Versate metà olio nel primo vasetto, deve arrivare a coprire gli ultimi fiori. Chiudete ben stretta la capsula e capovolgete per fare uscire l’aria. Procedete nello stesso modo per il secondo vasetto.

A questo punto comincia la fase detta della digestione, ovvero la cessione meccanica a freddo dei principi attivi dalla pianta all’olio. Una volta riempiti i vasetti, lasciateli al sole, capovolti, per una giornata. Trattandosi di fiori freschi, è più indicata questa digestione a caldo, che permette un’estrazione migliore da materia fresca organica e soprattutto evita la maggior parte dei problemi di irrancidimento dell’olio a cui si va incontro con una pianta fresca e il metodo tradizionale dei quindici giorni. Nel tardo pomeriggio, ancora tiepidi di sole, immergete i vasetti in una casseruola di acqua tiepida in cui avrete già posto un canovaccio in modo da evitare che i vasi sbattano tra loro durante il riscaldamento. Riscaldate, senza far mai bollire, sempre a fuoco lentissimo, per 3 ore. Se avete un cestino per la cottura al vapore abbastanza capiente, potete utilizzarlo per questo scopo facendo una digestione a vapore. In questo caso però, non coprite come per la normale cottura a vapore, altrimenti si raggiungono temperature troppo alte. Dopo la digestione a calore, fate riposare i vasetti, di nuovo capovolti, in un posto buio e asciutto, fino alla mattina successiva. Alla mattina filtrate il contenuto dei vasetti utilizzando un colino a maglie fitte posto sopra una ciotola. Fate colare tutto l’olio, premendo bene con un cucchiaio di legno. Il macerato di fiori va buttato, non è riutilizzabile. Lavate bene i vasetti e riempiteli di nuovo con l’olio estratto che sarà di un colore verde scuro, denso. Riponete i vasetti con l’oleolito in un luogo buio e asciutto per 48 ore, trascorse le quali controllate se ci siano depositi sul fondo. In questo caso, filtrate nuovamente l’olio utilizzando una garza a trama fitta o un filtro di carta. Ora è pronto per essere utilizzato!

Se desiderate una profumazione ancora più intensa, basta ripetere tutto il procedimento utilizzando, al posto dell’olio di girasole, l’oleolito ottenuto dalla prima digestione.4

Grazia Cacciola

È specializzata in tecniche agronomiche ecosostenibili e in scienze naturopatiche, con un lungo percorso di studi e ricerca sugli stili di vita etici che ha cominciato insieme alla scelta, molti anni fa, di vivere in modo più sostenibile. Da più di un decennio attua un percorso di autosufficienza e bio-regionalismo, documentando la possibilità concreta di un diverso modo di vivere alla portata di chiunque. Teorica della decrescita, nei suoi saggi sostiene l’urgenza di un’azione individuale diffusa e l’abbandono della grande distribuzione alimentare, insieme alla necessità di passare all’alimentazione naturale. È autrice di saggi professionali e manuali divulgativi sull’alimentazione consapevole e gli stili di vita etici, tra cui L’orto sul balcone. Coltivare naturale in spazi ristretti (FAG), e Scappo dalla città. Manuale pratico di downshifting, decrescita e autoproduzione (FAG). Ha collaborato a progetti dell’Unione Europea per l’incentivazione delle coltivazioni con metodo biologico e biodinamico ed è stata l’esperta di coltivazione naturale nella trasmissione Geo&Geo, Rai3. Collabora come consulente per la coltivazione e nutrizione sostenibile con diverse tv e radio. Pratica l’alimentazione vegetariana (vegan) da molti anni. Sta preparando per Macro Edizioni Il grande libro dei germogli. Per info e contatti: erbaviola.com.

Fonte: viviconsapevole.it

Mini guida ai fiori da balcone: il balcone al sole

Quando scegliamo i fiori per il nostro balcone al sole dobbiamo fare molta attenzione alle esigenze della pianta, perchè non tutte le specie riescono a sopravvivere esposte quotidianamente ai raggi del sole, soprattutto quello estivo.2396828650_83eeb27cf2-400x250

Diciamo subito che le piante sopportano il caldo in maniera differente a seconda dell’ambiente circostante. In pratica, su di un terrazzino che dà sulla strada e circondato da edifici, le nostre piantine saranno più stressate dal sole che se messe in un giardino seppur assolato, ma in mezzo al prato e magari ombreggiate da altre brodure o da arbusti più alti. Munitevi sempre di terriccio nuovo e assicuratevi che sia sempre umido. Quando innaffiate utilizzate solo acqua a temperatura ambiente e fate attenzione a non bagnare direttamente fiori e foglie perchè questo potrebbe provocare degli sbalzi termici e danneggiare la pianta. E’ preferibile innaffiare in tarda serata, quando la temperatura si è abbassata, e se aggiungete ogni volta anche solo un tappo di concime liquido potete assicurarvi la fioritura fino all’autunno. Controllate che non ci siano fiori secchi o appassiti e, nel caso, eliminateli subito. Se volete proteggere i fiori dalla calura estiva ecco un piccolo trucco: rivestite il vaso all’interno con del polistirolo o della carta per imballaggi a bolle di modo da creare un isolamento termico per le radici. Ma quali sono le specie che riescono a crescere a diretto contatto con i raggi del sole? Ecco una selezione delle più belle e facili da coltivare. L’agastache è una perenne dal vivace colore blu ed ha le foglie commestibili, ottime in insalata e per le tisane; sopporta molto bene il grande caldo e in inverno va in stato vegetativo per riprendersi a primavera. Attenzione che tende ad allargarsi e crescere molto.

La bidens ferulifolia è ottima per il balcone in pieno sole che rallegrerà con una cascata di fiorellini di color giallo oro, ma attenzione, perchè muore ai primi freddi.

Un’altra pianta adatta sia a giardino che al balcone, sebbene a crescita rapida, è la lavanda. Formerà un cespuglio odoroso in poco tempo per cui considerate di metterla in un grosso vaso. Perfetta la varietà angustifolia, detta lavanda inglese.

Anche la lantana camara è un ottimo arbusto fiorisce a primavera di blu, giallo o rosso, e non resiste al freddo, per cui la potete spostare in casa durante l’inverno; ma attenzione che più sole riceve, più ricca sarà la sua fioritura. Ricordatevi anche che è velenosa, quindi non vanno ingeriti né i suoi semi né le sue foglie.

 Il plumbago auriculata, conosciuto comunemente come piombaggine, fiorisce da giugno a ottobre inoltrato di un bellissimo color blu cobalto. Ha tendenza ad arrampicarsi quindi se ne possono realizzare anche dei festoni o appoggiarla ad un tralicciato.

La salvia ornamentale ha basso sviluppo e necessita di poca acqua; a tarda primavera  sia accende di piccole infiorescenze rosso acceso o blu. Scegliere le varietà di salvia farinacea e salvia splendens per godere della fioritura ma anche del magnifico colore verde -argento mentre la varietà officinalis permetterà di utilizzarla in cucina.

Anche la portulaca (detta anche fiore di vetro) non ha bisogno di molte annaffiature perché è una succulenta. E’ perfetta per chi non è troppo ‘capace’ con le piante. A primavera sbocceranno piccoli fiori a rosellina. E’ un’ottima pianta tappezzante e molto resistente agli attacchi di parassiti.

Ecco poi la calibrachoa, ovvero la petunia, che in particolare nella varietà a fiore piccolo, la million bells, sarà un trionfo di colori per il vostro  balcone. Se posizionata su vasi o ciotole appese ricade in grandi cascate fiorite. Attenzione che ha bisogno di un luogo molto luminoso, almeno sei ore al giorno; se è messa in un posto ombreggiato può dare scarse fioriture.

La thunbergia alata è una varietà comunemente conosciuta come Susanna dagli occhi neri per via del bottoncino scuro al centro della sua corolla; dalla primavera inoltrata fino ad ottobre produce trionfi di fiorellini gialli.

Infine un grande classico: il geranio, anche nella versione ricadente dei parigini, colorerà il vostro balcone per tutta l’estate. Facile da coltivare, regala una quantità incredibile di fiori ogni anno. Basta annaffiarlo il giusto.

Altre varietà interessanti per il vostro balcone al sole possono essre queste: angelonia, brachycome iberidifolia, bocca di leone, bracteantha, convolvulus sabatius, coreopsis, cuphea hyssopifolia, diascia, dipladenia sanderi sundaville, felicia amelloides, margherita africana, nicotiana, pentas lanceolata, sanvitalia, scaevola, tagete, thymophylla tenuiloba, verbena, zinnia.

Fonte: tuttogreen.it

Provenza, i campi di lavanda rischiano di scomparire

Le cicale sviluppatesi in massa in Provenza a causa del riscaldamento globale rischiano di far sparire, nel giro di vent’anni, le piantagioni che danno lavoro a circa 10mila persone171847493-586x390

I meravigliosi campi di lavanda della Provenza che hanno ispirato generazioni di pittori e fotografi rischiano di scomparire a causa delle cicale. Le cicale nel sud della Francia ci sono sempre state, ma il riscaldamento globale ha provocato una vera e propria proliferazione di questi insetti che sono il veicolo di un micro-batterio che rischia di far sparire queste piante dal caratteristico colore violetto. Il batterio aggredisce le radici della piante che appassiscono e muoiono e negli ultimi anni centinaia di migliaia di larve hanno ridotto drasticamente la produzione: secondo i produttori fra il 2007 e il 2010 la produzione della lavanda (la pianta più popolare utilizzata in saponi, profumi e repellenti per insetti) è stata dimezzata dalla “piaga” delle cicale. Sono state le estati secche e scarse di precipitazioni a far proliferare le cicadelle, piccole cicale che depongono le uova parecchi centimetri al di sotto delle piante. I giovani insetti si nutrono e gli adulti oltre a nutrirsi delle piante trasmettono a queste il batterio chiamato fitoplasma stolbur. In Francia ci sono 1700 aziende produttrici di lavanda che lavorano circa 16mial ettari di lavanda, insieme ad altri 4000 ettari di lavanda considerata “pura”. Globalmente si tratta di un’attività che occupa 10mila persone.

Le cicale sono difficili da affrontare, perché non riusciamo a trovare un modo per uccidere le larve nel terreno e non possiamo usare i pesticidi, perché un sacco di apicoltori portano i loro alveari vicino ai nostri campi durante la fioritura. È difficile immaginare la Provenza senza lavanda, ma se non riusciremo a trovare una soluzione scomparirà in 20 o 30 anni,

spiega Eric Chaisse del Centro regionale della Provenza per la sperimentazione sulle piante utilizzate nei profumi, aromi e medicinali. Non potendo risolvere il problema con agenti chimici che sarebbero dannosi per la salute e per l’ambiente, gli scienziati stanno concentrando i propri sforzi per riuscire a trovare varietà di lavanda resistenti al micro-batterio.

Fonte. Ecoblog.itA girl jogs through a lavender field nea

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Cos’è l’aromaterapia e per quali disturbi è indicata

L’aromaterapia è una disciplina della medicina olistica che con l’uso degli odori aiuta la mente e il corpo a rinforzarsi e a reagire a moltissimi disturbi.aromaterapia-620x350

L’olfatto è uno dei sensi più antichi essendo quello che si sviluppa dall’ectoderma, è collegato al sistema limbico e connesso all’ippocampo per cui sollecita direttamente la memoria. Dunque gli odori hanno una grande importanza e con gli odori possiamo sollecitare molte reazioni. L’aromaterapia è dunque l’uso sistematico di oli vegetali volatili conosciuti come oli essenziali che si prestano al trattamento o alla prevenzione di molti disturbi. E una forma di terapia complementare che tratta l’intera persona e non solo il sintomo o la malattia, sostenendo la capacità naturale del corpo di equilibrare, regolare, curare se stesso. Gli oli essenziali sono formati da piccole molecole aromatiche facilmente assorbite attraverso la pelle e mentre respiriamo anche inalate attraverso i polmoni. Queste sostanze terapeutiche entrano nel flusso sanguigno e consegnano i loro poteri benefici. Essendo sostanza altamente concentrate se ne usa una piccolissima quantità. In ogni caso non si devono fare cure da soli e scegliere a caso gli oli essenziali, ma farsi consigliare da un medico naturopata. L’aromaterapia si applica in 3 modi: per diffusione aerea, per inalazione diretta o per applicazioni topiche ossia dirette sulla pelle come attraverso massaggi e bagni. Questi gli oli essenziali più usati per prevenire e curare molti disturbi:

Basilico. Aiuta la concentrazione e alleviare alcuni dei sintomi della depressione. Utilizzato anche per alleviare il mal di testa ed emicranie. Dovrebbe essere evitato durante la gravidanza.

Bergamotto. Utile per le vie urinarie e apparato digerente. Se combinato con olio di eucalipto si usa per i disturbi della pelle causati da stress, così come per alleviare il prurito della varicella.

Pepe nero. Comunemente usato per stimolare la circolazione, dolori muscolari, dolori e lividi.

Olio di citronella. Repellente per gli insetti.

Chiodi di garofano . Funziona da analgesico topico (antidolorifico) comunemente usato per il mal di denti. È anche usato come antispasmodico, antiemetico (previene nausea e vomito) e per prevenire i gas nell’intestino.

Eucalyptus. spesso usato per dare sollievo alle vie respiratorie contro i disturbi del raffreddore o influenza. Comunemente combinato con menta piperita.

Olio di geranio. E un diuretico, astringente e dunque è efficace nel bloccare il flusso di sangue o altre secrezioni, ha proprietà antisettiche.

Gelsomino. Si dice che abbia proprietà afrodisiache.

Lavanda – comunemente usato come antisettico per piccoli tagli e bruciature ciene usato anche per rilassarsi. Si dice che allevi il mal di testa e che favorisca il sonno.

Olio di limone. E’ un tonico per la mente e lo spirito e è efficace per alleviare i sintomi di stress e depressione.

Sandalo – ha proprietà afrodisiache.

Tea tree oil. E’ antisettico e disinfettate e si usa per colluttori.

Timo. Aiuta a combattere stanchezza, nervosismo e stress.

Ovviamente l’aromaterapia ha delle controindicazioni nei casi di: allergie, asma, eczema o psoriasi, epilessia, ipertensione, trombosi venosa profonda, in allattamento e in gravidanza.

Fonte:  Crescita-personale, Quinessence, Medical News Today