Il libro che spiega a bimbi e bimbe come proteggere le api

É stato da poco pubblicato un nuovo libro per bambini, scritto dalla nostra collega Valentina D’Amora e illustrato da Licia Baldini. Il libro, intitolato “Chi è l’ape? Io”, vuole spiegare ai più piccoli l’importanza degli insetti impollinatori, insegnando alcune semplici azioni per proteggerli. Oggi vi parlo di un libro per bambin* molto speciale, appena pubblicato, che racconta il mondo prezioso che si nasconde dietro agli insetti impollinatori. “Chi è l’ape? Io” è il secondo di una collana curata da Valentina D’Amora insieme a Licia Baldini, che approfondiscono la vita e l’importanza per l’ecosistema di alcuni animali. Il primo, dedicato ai lupi, aveva tra i suoi obiettivi anche cambiare l’immagine stereotipata impressa dentro ognuno di noi, in particolare nei bambini attraverso alcune favole, in cui il lupo è un animale cattivo, di cui avere paura. 

PERCHÉ L’APE

Quando chiedo a Valentina perché ha scelto proprio l’ape come protagonista di questo loro secondo libro, mi spiega che «si parla tanto di questi esseri così unici, ma si fa ancora poco per proteggerli. E poi perché dovrebbe essere, anche egoisticamente parlando, tra le nostre priorità: un terzo del cibo che mettiamo in tavola cresce grazie agli insetti impollinatori e, tra questi, le api rivestono un ruolo centrale. Dunque cosa potrebbe accadere se le api sparissero?».

IL LIBRO

Mentre la gran parte dei mass media sceglie di non mostrare i meravigliosi cambiamenti in atto del nostro paese, noi abbiamo scelto di farlo con un’informazione diversa, autentica, che sia d’ispirazione per chi vuole veramente attivarsi per cambiare le cose. Per farlo abbiamo bisogno del tuo contributo. Attivati anche tu per cambiare l’immaginario!

Il testo, rivolto ai bambini e alle bambine dai quattro anni in su, accompagna i giovani lettori in un viaggio alla scoperta delle api: dalle diverse tipologie e ruoli alle motivazioni della loro morte, dall’età media alla spiegazione delle parti del loro corpo. Attraverso una carta d’identità, è possibile anche comprendere tutte le caratteristiche per distinguere le api dagli altri insetti. Tra le spiegazioni utili e interessanti, troviamo anche la differenza delle diverse “case”, a seconda che siano allevate da umani o libere in natura. Ma anche come fanno le api a comunicare tra loro, il loro processo di trasformazione da larve a insetti adulti… insomma, tante informazioni che permetteranno al bambino o bambina non solo di conoscere più da vicino questi insetti speciali, ma anche di empatizzare con loro, dopo aver scoperto quanto complesso e affascinante è il mondo visto con gli occhi di un’ape.

TUTTI POSSONO AIUTARLE

Ma sapere tutto ciò non basterà ad aiutare le nostre amiche api a sopravvivere. Ed è per questo che una parte nel libro spiega anche quali sono i pericoli che stanno minacciando la loro sopravvivenza, che cosa possiamo fare noi umani per aiutarli, come seminare bombe di semi. All’interno delle pagina un barcode rimanda ad alcuni video tutorial che insegnano a grandi e piccoli a come mettere in pratica le azioni proposte delle pagine per renderle ancora più realizzabili e semplici.

«Dopo aver capito chi sono e cosa fanno – spiega l’autrice –, possiamo essere parte attiva anche noi nell’aiutarle, creando ad esempio un giardino con le “piante salva api” o le bombe di semi o ancora costruendo una casetta in legno come albergo per gli amici insetti che vogliamo aiutare». 

LA SCELTA DELLE ILLUSTRAZIONI

Le illustrazioni del libro sono state curate dall’artista Licia Baldini, che da anni si occupa di realizzare immagini attraverso l’utilizzo esclusivamente di materiale di riciclo. Valentina mi racconta il loro primo incontro così: «Io e Licia ci siamo conosciute un anno e mezzo fa circa. Avevo visto alcune sue illustrazioni e le avevo trovate davvero speciali. Sono quindi andata a trovarla in Casentino, Toscana, dove vive, per capire come lavorare insieme. Da quel giorno sono nati parecchi progetti insieme e altrettanti ne seguiranno!». Licia per le sue creazioni utilizza i più svariati materiali: cartapesta, spago, semi, spezie, cartoncini e tutto ciò che la natura, a seconda del periodo dell’anno, può offrire.

SPAZIO AI LABORATORI E ALLE RICETTE

Essendo un libro rivolto anche ai più piccoli, all’interno sono state inserite anche idee per laboratori manuali da fare insieme con materiali di riciclo e qualche ricetta adatta a tutte le età, per preparare colazioni e merende super nutrienti utilizzando il miele.

LA BIOFILIA

Nel raccontarmi dei loro prossimi progetti, Valentina mi parla dei futuri protagonisti dei racconti e mi sorge una domanda banale, ma forse proprio per questo importante: perché parlare di animali? E lei, che si era posta la stessa domanda all’inizio del percorso editoriale con Licia, mi risponde senza esitare: «Perché sono questi i temi che più interessano ai bambini/e. Tutti noi abbiamo una biofilia innata e prova ne è che tutti i bimbi sono sin dalla nascita attratti da ciò che si muove. Abbiamo una normale tendenza e interesse verso la vita e la natura è di per sé un’infinita fonte di diversissime forme di vita».

Valentina mi racconta di come spesso, come educatrice ambientale e mamma, si è trovata, dopo aver spiegato come sono fatti alcuni animali, ad assistere al confronto da parte di bambini/e sulle differenze tra loro e gli animali in questione: zampe, occhi, ali, bocca. 

COLLABORAZIONI

«Ci teniamo a ringraziare ancora l’Università di Pisa, Gennaro Acampora, che oltre a essere apicoltore gestisce il The Honey Bar e ci ha suggerito le ricette inserite nel libro». Questa pubblicazione ha ricevuto anche il patrocinio da parte del Parco delle Foreste Casentinesi.

Siamo tutti parte dello stessa pianeta e l’uno dipendente dall’altro, e come insegnano le api vince chi coopera. Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/04/libro-spiega-bimbi-bimbe-proteggere-api/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Orizzontale: gli architetti che rigenerano lo spazio pubblico e creano comunità.

La rigenerazione urbana degli spazi pubblici è un processo che si costruisce insieme, con la sperimentazione sul campo e la partecipazione attiva degli abitanti. È questa la filosofia che guida il lavoro di Orizzontale, collettivo di architetti che a Roma porta avanti progetti innovativi di riqualificazione cittadina che mettono al centro la condivisione e le relazioni umane, grazie anche all’utilizzo di laboratori di autocostruzione e di partecipazione attiva. Quella che vi raccontiamo oggi è la storia di Orizzontale, collettivo (pluripremiato) di architetti nato a Roma nel 2010 e che ha fatto dell’architettura, e della progettazione partecipata sul campo, strumenti di indagine transdisciplinare che accorciano le distanze tra il professionista (l’architetto) e le persone che vivono la città e i luoghi. Transdisciplinare perché gli interventi di Orizzontale non si limitano alla progettazione architettonica: l’essenza del collettivo è la collaborazione con altre realtà lavorative e professionali, come ad esempio artisti, comunicatori, fotografi, sociologi e psicologi, allo scopo di riattivare gli spazi comuni e contribuire a processi di rigenerazione urbana che mettano al centro l’abitante dei luoghi.

Il team di Orizzontale

Insieme a Marika Moscatelli, mia carissima amica romana architetto (e molto più ferrata di me su questi temi), li abbiamo incontrati nella loro sede al Quartiere Pigneto, che è anche la zona dove hanno mosso i loro primi passi ancora studenti, attraverso i primi progetti sperimentali di architettura temporanea sul territorio. Il collettivo (ricordiamo i nomi: Jacopo Ammendola, Juan Lopez Cano, Giuseppe Grant, Margherita Manfra, Nasrin Mohiti Asli, Roberto Pantaleoni, Stefano Ragazzo) sin dai tempi dell’Università è accomunato da alcuni principi che qui proveremo a tracciare. Per cominciare la progettazione degli spazi pubblici, vero centro d’interesse e motore conoscitivo di Orizzontale, non può essere calata dall’alto ma deve trasformarsi in un processo condiviso, in cui coinvolgere direttamente e pro-attivamente i cittadini che vivono quei luoghi, per riavvicinarli ad essi. Lo riassume bene Margherita Manfra: «Il tema centrale per noi è trovare nuovi modi di abitare lo spazio pubblico e nuovi sistemi di collaborazione, per cercare di ricreare legami di comunità e reinventare delle modalità nuove per stare insieme negli spazi collettivi, accorciando le distanze tra il professionista e i cittadini che vivono lo spazio». Come si fa? Ce lo spiegano nel video che racconta la loro storia.

L’aiuto più importante lo fornisce l’architettura temporanea, lo strumento di indagine e di azione utilizzato nei vari progetti di Orizzontale: all’interno di un determinato spazio pubblico, che può essere una piazza o qualsiasi altro luogo, si testano insieme alle persone coinvolte i possibili usi e destinazioni future dell’ambiente, costruendo insieme oggetti, opere o costruzioni appunto temporanee o non per forza definitive, che si adattano di volta in volta alle esigenze di chi abita il luogo. «L’uso temporaneo ci aiuta a capire come le persone faranno uso di una piazza, ad esempio – ci spiega Margherita – e di conseguenza se questa piazza può avere un indirizzo di ulteriore funzionalizzazione, lo facciamo con una sperimentazione sul campo. La partecipazione significa abitare questo spazio per vedere che tipo di utilizzo dargli».

Se ci si pensa bene, è una forma di progettazione che ribalta i canoni tradizionali cui siamo abituati: con Orizzontale la progettazione di uno spazio non viene calata dall’alto, all’insaputa di chi poi vive quel luogo, ma diventa un vero e proprio bene comune da sperimentare e costruire insieme. «Le architetture leggere ci permettono così di rispondere in maniera anche repentina a dei cambiamenti durante il processo realizzativo dell’opera – spiega Roberto Pantaleoni – ma soprattutto vogliono sperimentare possibili usi dei luoghi in cui interveniamo, in modo tale da poter programmare anche modificabilità future del progetto».

La dinamica di coinvolgimento dei cittadini ricalca modalità che abbiamo spesso visto in giro per l’Italia documentando diversi progetti innovativi e originali: una forma di diffidenza iniziale «che quasi sempre si trasforma in grande entusiasmo quando si cominciano a vedere i primi risultati. Le persone che inizialmente dubitavano del progetto le ritrovi a darti una mano, anche solo nel portarti una merenda o in altre dinamiche umane di relazione diretta con le persone che poi abitano i luoghi dove vai ad intervenire. Che sono la committenza reale a cui ci ispiriamo».

I laboratori e l’autocostruzione

Già, ma come si coinvolgono le persone in questo processo? Uno degli strumenti sono i laboratori di autocostruzione, parte integrante dei vari interventi di Orizzontale. Le persone partecipano all’idea, ma ci mettono anche la faccia e le mani lavorando attivamente alla costruzione dei luoghi.

«Noi solitamente differenziamo i cantieri di costruzione in due differenti modalità – ci spiega Giuseppe Grant – che chiamo “Cantiere di Costruzione” e “Cantiere Didattico di Costruzione”. Solitamente nel primo tipo di cantiere sono richieste competenze più approfondite rispetto al materiale o agli attrezzi che usiamo, mentre nei Cantieri Didattici prevediamo una maggiore sperimentalità».

Allo scopo di avvicinare le persone alla costruzione, che nel caso di Orizzontale si attua soprattutto grazie al legno, Orizzontale organizza dei corsi di formazione che prevedono un graduale inserimento all’utilizzo degli attrezzi, per portare poi tutti i partecipanti, alla fine del laboratorio, a possedere una minima competenza di utilizzo di tutte le attrezzature. «Per noi questa modalità di collaborazione diventa anche lo strumento per apprendere più che per insegnare – ci racconta Roberto Pantaleoni – dato che in alcuni progetti ci è capitato di collaborare con alcuni cittadini che avevano delle professionalità specifiche nella costruzione, da cui abbiamo imparato molto».

Gli scarti

Elemento fondamentale dell’esperienza di Orizzontale è anche il rapporto con lo scarto, non solo materiale e urbano ma anche legato all’immaginario. Sin dall’inizio della sperimentazione del collettivo, i luoghi spesso dimenticati dalle grandi trasformazioni e dalle pianificazioni centralizzate («non dimentichiamoci che noi siamo cresciuti umanamente e professionalmente durante gli anni dell’edificazione di giganteschi centri commerciali e di quartieri ad essi collegati», ci ricorda Roberto), i “rifiuti urbani” rappresentati da spazi residuali mai utilizzati, sono il cuore dei vari interventi.

«Il tema del rifiuto ce lo portiamo dentro fin dai nostri esordi – ci spiega Giuseppe Grant – Abbiamo fatto confluire le risorse che la città ci dava, in termini di residui e di scarti. Queste risorse sono diventate fondamentali per impostare il nostro lavoro, che poi si basa principalmente sul dare una risposta architettonica che partiva da pratiche più vicine alla performance, all’arte pubblica, con piccoli interventi di natura temporanea che però ci permettevano di mettere in sinergia queste risorse che la città ci dava in termini di scarti materiali, materiali di riciclo, spazi abbandonati, usi dimenticati della città. Tutto questo ci ha dato la possibilità di reinterpretare il luogo che abitiamo, sia come abitanti che come professionisti».

Concludo questo articolo con il suggerimento di guardare con i vostri occhi alcuni dei lavori di Orizzontale, che vengono mostrati anche nel video e che ben condensano la visione che guida questo progetto.

Iceberg

L’Argo – Perestrello 4.0

Costruire Largo Milano, all’interno del Progetto ZAC

Per ascoltare l’intervista integrale clicca qui.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/10/orizzontale-architetti-rigenerano-spazio-pubblico-creano-comunita-io-faccio-cosi-304/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Andrea Zelio, il pittore e narratore che porta l’arte nei centri di salute mentale

Portare l’arte nei centri di salute mentale per promuovere il benessere e la socializzazione delle persone con disturbi e contribuire ad accorciare la distanza tra i pazienti ed il mondo “normale”. Questo l’obiettivo dei laboratori terapeutici ricreativi curati dal maestro Andrea Zelio e del progetto Carta Storie lanciato a San Donà di Piave, in Veneto. Andrea Zelio è un artista che coniuga nella sua attività pittura e narrazione: ha realizzato opere pittoriche utilizzando svariate tecniche e, al contempo, ha pubblicato circa dodici libri di narrativa per ragazzi, nella duplice veste di autore di testi e immagini. Ha condotto una serie di laboratori creativi nelle scuole e da circa quindici anni collabora con il Centro di Salute Mentale dell’Auslss4 di San Donà di Piave dove conduce un laboratorio terapeutico ricreativo da cui ha poi preso vita “Carta Storie”, un progetto che mira a valorizzare le espressioni artistiche dei pazienti creando un circolo virtuoso che coinvolge le realtà del territori.

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«All’interno di questi laboratori – mi racconta Andrea Zelio – ho portato ciò che è il mio territorio di competenza, e quindi l’abilità pittorica e la narrativa. Ai pazienti racconto così delle storie che loro traducono in disegni. Da una parte ci sono dunque le parole e le emozioni, dall’altra la loro espressione, ovvero le immagini. Come il capitano di una nave guido questo gruppo di uomini e donne che si trovano lì per varie condizioni che rientrano nell’accezione di “malattia mentale”, dai disturbi più gravi ai più lievi. Hanno varie età, a partire dai 25 anni in su. Io ho a che fare soprattutto con adulti, anche giovani ma non giovanissimi».

«Prima – continua Zelio – i prodotti realizzati durante i laboratori venivano conservati e basta, non avevano nessun percorso all’esterno. Ad un certo punto con alcuni amici ci siamo chiesti come condividere con il resto della comunità questi lavori». È nato cosi il progetto Carta Storie che consiste nell’utilizzare i disegni dei pazienti, creati a partire dalle storie raccontate dall’artista, per realizzare una carta regalo che poi viene utilizzata dai commercianti nel periodo natalizio. Vengono create anche shopper per i negozianti e dei calendari. Ogni anno viene organizzato un evento con uno spettacolo e la presentazione del progetto.

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«Questi prodotti – spiega Zelio – escono così dai laboratori e iniziano a contaminare la vita comunitaria ed il tessuto produttivo. Quest’anno abbiamo avuto rapporti con circa cento soggetti tra sponsor, negozi, attività, grafici ed enti pubblici. Tantissimi soggetti sono così entrati in relazione tra loro per la realizzazione di questo progetto. A nostro avviso si tratta di un grande traguardo!».

L’obiettivo, infatti, è anche quello di contribuire ad accorciare la distanza tra le persone con disturbi mentali ed il resto della popolazione facendo sì che chi ha intrapreso un percorso di cura dentro questi centri possa partecipare in maniera attiva all vita civile. «Una volta si parlava di matti ed esistevano dei “recinti fisici”. Poi i mondi hanno iniziato a mescolarsi dopo la legge Basaglia ma ancora si avverte la necessità di superare lo stigma sociale nei confronti della malattia mentale. È ciò che vogliamo contribuire a fare con il nostro progetto: abbattere quei “recinti” non più fisici ma che ancora esistono».

C’è però un altro aspetto molto importante che riguarda il potere benefico dell’arte. «Noto che i pazienti dopo un po’ di tempo dall’inizio dei laboratori cominciano a manifestare motivazione, tenacia e fiducia, che all’inizio non hanno. Con il tempo si sentono poi responsabili dei lavori che realizzano e comprendono che questi hanno una loro importanza. Ci sono ovviamente delle difficoltà ma tutto ciò è assolutamente significativo per la vita di queste persone.

Inoltre, l’arte è libertà. «L’espressione artistica permette di tirar fuori ciò che si ha all’interno generando un grande senso di libertà, appagamento e di appartenenza ad un insieme. Tutto questo fa bene e perciò noi, tutti, cerchiamo l’arte nella nostra vita: in un film, un dipinto, un libro o una canzone».

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2019/11/andrea-zelio-pittore-narratore-arte-centri-salute-mentale/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

BeeGreen: il festival della sostenibilità a Torino e dintorni

Il BeeGreen è il Festival della sostenibilità organizzato nel torinese dall’InQubatore Qulturale, ed è alla sua prima edizione. Un mese di incontri, laboratori, conferenze proiezioni ed escursioni alla scoperta del mondo della sostenibilità, tra maggio e giugno 2018, sotto diversi angoli di vista e in collaborazione tra le varie realtà del territorio.beegreen-festival-sostenibilita-torino-e-dintorni

Una serie di appuntamenti gratuiti legati alla sostenibilità ambientale, con ben un mese di eventi collegati a questo tema e che spaziano dall’escursionismo alla mobilità sostenibile, dai temi legati all’alimentazione fino alla scoperta della street art torinese. Ed infine proiezioni di film, documentari e molto altro.

Il BeeGreen è il Festival della sostenibilità con sede a Torino e dintorni e organizzato e curato dall’InQubatore Qulturale, uno spazio partecipato e aperto ai cittadini nato allo scopo di porsi come polo culturale e luogo di incontro per privati, aziende, enti pubblici e organizzazioni che perseguono valori sociali, culturali, ambientali e artistici. Il festival sarà presentato con una conferenza stampa il 23 aprile 2018, presso la Casa dell’Ambiente di Torino.
Quest’anno è alla sua edizione “numero zero”, come lo definisce uno dei suoi organizzatori, Fabio Dipinto: “attraverso una serie di eventi, incontri, proiezioni, laboratori e varie attività, per tutto il mese di maggio, BeeGreen si propone di intrattenere, educare e sensibilizzare le persone riguardo le tematiche della mobilità sostenibile, dell’economia circolare, del turismo responsabile e della conoscenza del territorio, così come la conoscenza e lo sviluppo dei territori in cui viviamo, le energie alternative e l’agricoltura urbana”.

Il Festival partirà il 3 maggio e terminerà il 1 giugno, gli eventi a esso collegati non avranno sede solo a Torino, ma anche nei comuni di Alpignano, Avigliana, Druento, Grugliasco, Collegno, Rivalta e Venaria Reale. “L’idea del Be Green è nata in maniera molto semplice: da una semplice chiacchierata con Chiara Bruzzese, una delle socie fondatrici dell’associazione InQubatore Qulturale, emerse la volontà di organizzare un evento che aiutasse a diffondere il tema della sostenibilità. Abbiamo inviato alcune mail ad alcune realtà del territorio che lavorano in questo campo, per capire la loro disponibilità ad organizzare una cosa del genere: abbiamo avuto un ottimo riscontro e alla prima riunione organizzativa del BeeGreen hanno partecipato molte realtà del territorio, e siamo riusciti insieme ad organizzare un evento che ci auspichiamo possa facilitare la messa in rete tra di esse, nella quale noi svolgiamo il ruolo di coordinamento, facendo in modo che ognuno possa fare la propria parte.”beegreen-festival-sostenibilita-torino-e-dintorni-1522398047

“Abbiamo scelto l’ape come simbolo del festival perché le api sono uno dei principali rilevatori della sostenibilità, non solo ambientale, ma anche economica e sociale. Non è un’esagerazione dire che le api assicurano le condizioni ideali per la nostra esistenza: si è calcolato, infatti, che circa il 70% delle piante commestibili abitualmente consumate dall’uomo dipendano dall’azione impollinatrice degli insetti pronubi tra i quali l’ape è in assoluto il più efficiente. Inoltre essendo un animale molto sensibile alla qualità dell’ambiente in cui vive si rivela un vero e proprio bioindicatore dell’inquinamento”.

Il progetto del BeeGreen festival coinvolgerà ben venticinque realtà tra associazioni, aziende private ed enti pubblici, ed Italia che Cambia e Piemonte che Cambia saranno media partner dell’evento.
La speranza, nelle parole di Fabio Dipinto, è che questo evento si ponga come modello e che riesca a coinvolgere sempre più partner interessati a valorizzarlo nelle prossime edizioni: “Non abbiamo sostegni economici al momento, è un evento auto-organizzato completamente a costo zero e speriamo il prossimo anno di poter trovare sponsorizzazioni e finanziamenti, perché ci auguriamo di farlo diventare un modello per il territorio nei prossimi anni.”

Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/beegreen-festival-sostenibilita-torino-e-dintorni/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni

Esperienza ACQUA – nuovi modi di conoscere e giocare con l’acqua

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Dove: Museo A come Ambiente, corso Umbria 90 a Torino

MARZO 24 2014

MARZO 23 2013

A come Ambiente presenta sei nuove esperienze interattivi su questo liquido speciale, per imparare a usarlo meglio. 1993/2013: 20 anni di laboratori di divulgazione scientifica INTERATTIVI E MULTIMEDIALI sul tema dell’acqua promossi dalla SMAT

Esperienza ACQUA – nuovi modi di conoscere e giocare con l’acqua
1993/2013: 20 DI QUESTI ANNI, 1000 DI QUESTI LABORATORI

SABATO 23 E DOMENICA 24 MARZO 2013 – ore 14:00/19:00
al Museo A come Ambiente in c.so Umbria, 90 a Torino

A come Ambiente presenta sei nuove esperienze interattivi su questo liquido speciale, per imparare a usarlo meglio. 1993/2013: 20 anni di laboratori di divulgazione scientifica INTERATTIVI E MULTIMEDIALI sul tema dell’acqua promossi dalla SMAT: dalla mostra “H2O conoscere e giocare con l’acqua” presso la Mole Antonelliana al Museo A come Ambiente.

ESPERIENZA ACQUA 2013 vi propone:

1. MESSAGGI IN BOTTIGLIA – il set dove potersi ritrarre fotograficamente e inviare la fotografia scattata a un indirizzo e-mail di proprio gradimento (se stessi o amici/parenti), con un messaggio sul tema del rispetto per la risorsa idrica, graficamente impaginato come fosse un messaggio in bottiglia;

2. H2O KIT – laboratori sulla chimica e la fisica dell’acqua;

3. SUONARE CON L’ACQUA – laboratorio di manualità creativa, dedicato ai più piccoli, per creare strumenti musicali ad acqua;

4. MILLE BOLLE BLU – laboratorio sulle bolle di sapone di tutte le forme e dimensioni

5. PERCORSI D’ACQUA – visite guidate speciali al piano acqua, all’istallazione interattiva Respiro Liquido, del grande artista Pietro Gilardi

6. IMMAGINI LIQUIDE – lo spettacolo di immagini dell’acqua

È inoltre possibile visitare il Museo e il nuovo ambiente interattivo e multimediale “NEL NOSTRO PIATTO”, dedicato al tema dell’alimentazione e l’ambiente

Vi aspettiamo! Con il biglietto d’ingresso in omaggio una lezione di mountain bike al Parco de La Mandria e altre sorprese!

È gradita le prenotazione (via e-mail o telefono).

Ricordate che il Museo A come Ambiente è un museo per tutti, non solo per i bambini!

INFO: TEL. 011/070.25.35 – info@museoambiente.orgwww.museoambiente.org

Fonte. Eco dalle città

 

Dal 15 al 17 marzo, FA’ la cosa giusta!!

Dal 15 al 17 marzo, FA’ la cosa giusta!

Dal 15 al 17 marzo riapre a Milano Fa’ la cosa giusta!, la fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, che quest’anno festeggia la sua decima edizione: una tre giorni per tornare a parlare di cambiamento nei nostri stili di vita, per renderli più sostenibili per l’ambiente e per il budget familiare

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Nata nel 2004 a Milano da un progetto della casa editrice Terre di mezzo, Fa’ la cosa giusta!, fiera nazionale del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, si prepara a vivere la sua decima edizione dal 15 al 17 marzo 2013 e si svolgerà come di consueto presso i padiglioni 2 e 4 di Fieramilanocity, storico quartiere fieristico di Milano.
Fa’ la cosa giusta!, fin dalla sua prima edizione, ha come obiettivo quello di diffondere sul territorio nazionale le “buone pratiche” di consumo e produzione e di valorizzare le specificità e le eccellenze, in rete e in sinergia con il tessuto istituzionale, associativo e imprenditoriale locale.

L’esperienza del marzo scorso si è conclusa con la presenza di 67.000 visitatori, 700 realtà espositive, 2.500 studenti e 700 giornalisti accreditati. Un mondo dell’economia solidale rappresentato in vari contesti e in costante crescita.

In questi anni è infatti cresciuto notevolmente l’interesse per il mondo che si riconosce nella definizione di “Economia Solidale”: un sistema di relazioni economiche e sociali che pone l’uomo e l’ambiente al centro, cercando di coniugare sviluppo con equità, occupazione con solidarietà e risparmio con qualità. Sempre più realtà produttive, infatti, intraprendono un percorso di sostenibilità ambientale e responsabilità sociale e, al contempo, cresce il numero di cittadini consapevoli dell’importanza e della forza che risiede nella loro capacità di partecipazione diretta e nelle loro scelte di acquisto.

Le due anime di Fa’ la cosa giusta!, quella culturale e quella espositiva si evidenziano nel susseguirsi di oltre 270 appuntamenti, tra tavole rotonde, convegni, laboratori e spettacoli e nei 700 espositori che danno vita alla mostra/mercato costituita da 11 sezioni tematiche:

MOBILITA’ SOSTENIBILE – Sezione Speciale 2013
Associazioni, enti pubblici e imprese profit e non profit impegnate nella diffusione di strumenti di mobilità sostenibile: bicicletta, trasporto pubblico, car sharing, car pooling, apparecchi elettrici e a idrogeno.

ABITARE GREEN
Arredamento eco-compatibile, equo e solidale; design per la sostenibilità e l’accessibilità; studi di progettazione sostenibile, autocostruzione, complementi d’arredo con materiali naturali o di riciclo, detersivi eco compatibili, aziende di raccolta dei rifiuti e di macchine e sistemi per la raccolta e il riciclo, bio-edilizia e bio-architettura, risparmio energetico, agevolazioni fiscali e finanziamenti etici, energia prodotta da fonti rinnovabili. Spazio Orti e giardini.

COMMERCIO EQUO e SOLIDALE 
Empori e botteghe del mondo, produttori del Sud del mondo, associazioni di rappresentanza del commercio equo e solidale.

COSMESI NATURALE E BIOLOGICA
Prodotti per la bellezza, la cura del corpo e l’igiene personale.

CRITICAL FASHION
“Consumare moda critica” significa dedicare attenzione non solo allo stile e alle tendenze, ma anche e soprattutto alle caratteristiche etiche dei capi che si indossano; il vestire acquista sempre più un valore simbolico, diventa il tramite per un messaggio relativo ai nostri valori, alla nostra identità, al nostro stile di vita.

EDITORIA E PRODOTTI CULTURALI
Siti, periodici, case editrici, case di produzione cinematografica e discografica, gruppi, associazioni, cooperative, imprese impegnate nella produzione e/o distribuzione di progetti e prodotti culturali.

IL PIANETA DEI PICCOLI
Abbigliamento, arredamento, giochi, prodotti per l’igiene personale e per la cura del bambino.

MANGIA COME PARLI
Aziende agricole (produttori e trasformatori) e distributori biologici e biodinamici; realtà che difendono la biodiversità; produttori locali a “Km 0”; associazioni e istituzioni impegnate in progetti di educazione all’alimentazione e in difesa della sovranità alimentare, consorzi di tutela dei prodotti tipici.

PACE E PARTECIPAZIONE
Associazioni locali e nazionali, distretti e reti, campagne, gruppi informali, gruppi d’acquisto, associazioni per la pace e la nonviolenza, Ong, volontariato, banche del tempo, comunità di vita, associazioni di tutela dei consumatori (Salone dei Consumatori), sindacati

SERVIZI PER LA SOSTENIBILITA’
Servizi vantaggiosi e sostenibili dal punto di vista sociale e ambientale.

TURISMO CONSAPEVOLE
Associazioni, enti pubblici, imprese profit o non profit e altre realtà impegnate nell’organizzazione e nella promozione di un turismo rispettoso dell’ambiente, dei diritti dei popoli e dei lavoratori.

Per maggiori informazioni:
falacosagiusta.terre.it

Fonte: eco dalle città

 

ILLUMINAZIONE NATURALE 5

Come si Calcola il Fattore Medio di Luce Diurna (FLDm)?

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Esistono diversi metodi di calcolo che differiscono tra loro per semplicità d’uso e soprattutto per l’affidabilità nel trattare situazioni geometricamente complesse. Una distinzione di base può essere fatta tra metodi che valutano globalmente le tre componenti e metodi che invece valutano singolarmente ciascuna di esse. Le tre componenti possono essere stimate con software specifici oppure con differenti metodi grafici, tabulari e analitici. Un metodo di calcolo molto diffuso è rappresentato dalla seguente formula:

calcolo lmdmIl calcolo risulta estremamente semplice mentre può non essere altrettanto scontato il procedimento di individuazione dei valori numerici da inserire, che richiede a sua volta l’utilizzo di tabelle e grafici. Fortunatamente al giorno d’oggi esistono numerosi software, anche gratuiti, che permettono di calcolare il FLDm per ogni ambiente in maniera molto semplice e rapida.
Nella seconda parte di questo articolo illustreremo passo passo come utilizzare un software gratuito (Velux Daylight Visualizer) per poter calcolare il Fattore Medio di Luce Diurna degli ambienti interni e quindi essere in grado di verificarne i parametri minimi imposti dalla legislazione.
A cura di Ing. Alessandro Marchegiani

ILLUMINAZIONE NATURALE 4

Da Cosa Dipende il Fattore Medio di Luce Diurna di un Ambiente?

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All’interno di un ambiente chiuso l’illuminamento naturale nei diversi punti è costituito da tre componenti: l’apporto di luce proveniente dalle sorgenti primarie esterne (il cielo), l’apporto di luce dovuto alle riflessioni delle superfici di eventuali ostruzioni urbane esterne, l’apporto di luce dovuto alle riflessioni multiple che si verificano all’interno dell’ambiente. Per cui in sintesi possiamo affermare che il FLDm dipende dai seguenti parametri:

  • dimensione, forma e posizione delle aperture finestrate
  • coefficiente di trasmissione nel visibile del materiale trasparente che costituisce le finestre
  • area dei diversi elementi che costituiscono l’involucro e che sono presenti all’interno del locale (pareti, pavimenti, soffitti, arredi, ecc.)
  • coefficiente di riflessione nel visibile delle superfici dei vari elementi presenti all’interno del locale
  • presenza di ostruzioni di qualsiasi genere, esterne o interne, che limitino la vista della volta celeste
  • stato di manutenzione delle superfici vetrate e delle superfici interne
  • altezza del piano di lavoro scelto.

Nella valutazione delle condizioni di illuminazione naturale interna si considera il caso più sfavorevole, che si verifica in assenza di radiazione solare diretta, caratterizzata invece da una forte direzionalità in funzione della posizione del sole. Posto il cielo coperto come condizione ottimale di valutazione, il rapporto tra illuminamento interno ed esterno deve essere costante, per cui il FLDm non dipende dall’ora del giorno, dal periodo dell’anno né dall’orientamento del locale.

fonte: Ing. Alessandro Marchegiani

ILLUMINAZIONE NATURALE 3

Cos’è il Fattore Medio di Luce Diurna (FLDm)?

fdlm

Prima di dare una definizione occorre introdurre un’altra grandezza fisica dell’illuminotecnica: l’Illuminamento.

L’Illuminamento (E) è il rapporto tra il flusso luminoso ricevuto da una superficie e l’area della superficie stessa. In altre parole indica la quantità di luce che colpisce un’unità di superficie e si misura in Lux [lx] = [lm / m²] (lm = lumen). A questo punto definiamo il Fattore di Luce Diurna (FLD) come il rapporto tra l’illuminamento (Eint) che si realizza su di una superficie orizzontale posta all’interno dell’ambiente considerato grazie alla luce proveniente dalla volta celeste (escludendo la radiazione diretta proveniente dal sole), e quello che contemporaneamente si ha su di una superficie orizzontale posta all’esterno senza alcuna ostruzione (Eest). In base a tale definizione il Fattore di Luce Diurna può essere calcolato con la relazione FLD = Eint/Eest, è una grandezza adimensionale e generalmente viene espressa in percentuale (es. FLD = 2%).
Quando si valuta il livello di illuminazione naturale di un ambiente, salvo casi particolari, non è necessario conoscere il FLD per ogni punto dello spazio, ma può risultare più pratico ed efficace avere un unico valore numerico che rappresenti la media di tutti i FLD nei vari punti della stanza, ovvero il Fattore Medio di Luce Diurna(FLDm). Anche perché poi le verifiche di legge vanno effettuate confrontando proprio il FLDm dell’intera stanza con quello minimo imposto dalla normativa. Per essere ancora più precisi bisogna specificare che il valore limite di legge è riferito ad un solo piano e non all’intero spazio tridimensionale della stanza. Per calcolare il FLDm si sceglie quindi un piano di lavoro, ovvero un piano di riferimento parallelo al pavimento e posto ad un’altezza da questo ad esempio di 90 cm. Per ogni punto del piano si calcola il FLD e quindi si fa una media fra tutti i punti per ottenere il FLDm relativo a quel piano specifico. Cambiando l’altezza del piano in genere cambiano i valori, quindi può capitare che il FLDm misurato all’altezza del pavimento sia totalmente diverso da quello misurato al soffitto. Per questo motivo è indispensabile scegliere il piano di calcolo in base al tipo di attività che si svolge nell’ambiente.

fonte: Ing. Alessandro Marchegiani

ILLUMINAZIONE NATURALE 2

illumin natur

Cosa Dice la Normativa Italiana Riguardo l’Illuminazione Naturale degli Ambienti?

Il quadro legislativo nazionale è piuttosto carente e soprattutto poco aggiornato visto che è fermo al 1975. I documenti legislativi e tecnici che danno indicazioni in merito sono i seguenti:

  • D.P.R. n. 303 del 19/3/56 – “Norme generali per l’igiene del lavoro”
  • Circ. Min. LL. PP. n. 3151 del 22/5/67 – “Criteri di valutazione delle grandezze atte a rappresentare le proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illuminazione delle costruzioni edilizie”
  • Circ. Min. LL. PP. n. 13011 del 22/12/74 – “Requisiti fisico-tecnici per le costruzioni edilizie ospedaliere. Proprietà termiche, igrometriche, di ventilazione e di illuminazione”
  • D.M. 5/7/75 – “Modificazioni alle istruzioni ministeriali del 20/6/1896 relative altezza minima dei locali ed ai requisiti igienico sanitari principali dei locali di abitazione”
  • D.M. 18/12/75 – “Norme tecniche aggiornate relative all’edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di funzionalità didattica, edilizia e urbanistica da osservarsi nella esecuzione di opere di edilizia scolastica”.

Il D.M. 5 luglio 1975 è una pietra miliare nel settore della progettazione di edifici residenziali, riguarda le dimensioni minime degli ambienti e in particolare per la questione della luce naturale all’art. 5 dispone quanto segue:

Tutti i locali degli alloggi, eccettuati quelli destinati a servizi igienici, disimpegni, corridoi, vani-scala e ripostigli debbono fruire di illuminazione naturale diretta, adeguata alla destinazione d’uso. Per ciascun locale d’abitazione, l’ampiezza della finestra deve essere proporzionata in modo da assicurare un valore di fattore luce diurna medio non inferiore al 2%, e comunque la superficie finestrata apribile non dovrà essere inferiore a 1/8 della superficie del pavimento.

Un’errata interpretazione dell’articolo ha diffuso l’opinione che la proporzione di 1/8 tra finestre e pavimento sia sufficiente a garantire un illuminamento adeguato della stanza. Dal testo invece appare chiaro che vanno effettuate entrambe le verifiche. In effetti gli studi sull’illuminotecnica confermano che il Fattore Medio di Luce Diurna(FLDm) dipende da numerosi fattori e non solamente dall’entità della superficie vetrata o dal rapporto tra essa e la superficie della stanza. Molto probabilmente la maggior parte dei tecnici dal ’75 ad oggi ha svolto solo la verifica del “1/8” nelle varie stanze tralasciando la questione del 2% anche a causa delle difficoltà oggettive che si riscontravano nel determinare questo parametro. Gli altri decreti e circolari indicati sopra riguardano principalmente l’edilizia pubblica (scuole e ospedali) e forniscono anch’essi dei valori minimi di FLDm da rispettare nei vari ambienti. Questo valore sarà tanto più alto quanto più il compito da svolgere in un determinato locale è di lunga durata e richiede maggiore sforzo visivo, per cui è evidente che ad esempio il FLDm di un’aula scolastica dovrà essere maggiore di quello di una sala da pranzo che a sua volta sarà maggiore del FLDm di un bagno. Per completare questo breve excursus normativo si riporta di seguito una tabella che riassume i valori minimi di legge per le differenti destinazioni d’uso degli ambienti:

FLDm

fonte: Ing. Alessandro Marchegiani