Cà Marcantonio: la storia di Rossana, da Milano alla val di Vara

Un vecchio casale del ‘700, ristrutturato rispettando la sua storia e le sue antiche funzioni, oggi è un luogo d’incontro e di “formazione”: qui si può imparare a impagliare una sedia, a intrecciare un cesto, a lavorare l’argilla, a filare la lana e anche avvicinarsi al lavoro nei campi. Abbiamo conosciuto Rossana e Alberto, che ci hanno raccontato la loro storia e quello che succede a Cà Marcantonio.

La Spezia – È domenica mattina, il sole scalda l’aria di questa giornata di febbraio. Sono diretta all’agriturismo Cà Marcantonio a conoscere Rossana e la sua famiglia. Entrati in val di Vara ci si inerpica sulla strada che sale da Torza, paese dove ha sede il birrificio La Taverna del Vara (di cui abbiamo parlato qui). Dopo aver seguito l’indicazione “Cà Marcantonio” si arriva a un bivio, con due cartelli in legno scritti a mano: Casa e Agriturismo. Chiamo Rossana e le chiedo quale strada imboccare. Lei ci sta aspettando a casa. Parcheggiamo ed entriamo in punta di piedi in un’atmosfera calda e familiare che profuma di pranzo tra amici. Mentre Alberto, il marito, ultima la cottura del sugo di zucca sulla stufa, si presentano i due figli e un amico bergamasco, mastro cestaio. Si mangia, si chiacchiera, si beve vino e quasi mi dimentico perché sono lì. Come se fossimo a casa degli amici di sempre, tiro fuori il mio taccuino solo dopo un paio d’ore. Quella di Rossana e Alberto è una famiglia di origini cittadine – lei è scappata da Milano, lui da Varese – che nell’entroterra ligure ha trovato la propria dimensione. Nella loro casa si respirano semplicità e la scelta di essersi consapevolmente lasciati alle spalle la città, il frastuono e lo smog.

Cà Marcantonio

LA STORIA

Rossana è una donna tuttofare, umile e tenace. Nata e cresciuta a Milano, con in tasca un diploma in ragioneria e un percorso da ballerina, quando ha avuto occasione di trasferirsi in Liguria ha colto la palla al balzo. Lei in città si è sempre sentita fuori posto e, nonostante nel suo albero genealogico non ci sia nemmeno l’ombra di un passato contadino, sin da bambina si ritrovava a osservare le forme della natura, la bellezza degli alberi.

Amava la pace che respirava in quel campo di mais in piena città che era riuscita a scovare quando lavorava in un ufficio milanese. Affascinata dalle pagine di Fenoglio, Pavese e Pratolini, che l’hanno fatta innamorare della campagnae dei suoi antichi mestieri, oggi non tornerebbe indietro. A un certo punto della sua vita, si trasferisce a Maissana con il primo marito: «Ho iniziato a lavorare da subito, per questo a 22 anni sono riuscita a comprare il casale». Dopo i primi dieci anni come azienda agricola, nel 2007 apre Cà Marcantonio, sotto forma di agriturismo.

RILASSARSI E IMPARARE

«La nostra realtà è un’arancia fatta di tanti spicchi», spiega Rossana: c’è la fattoria didattica, con le porte aperte a bambini, famiglie e disabili fisici e psichici di tutte le età, poi ci sono l’agriturismo e l’azienda agricola. «Coltiviamo campi e terrazzamenti allestiti a ortaggi, cereali e frutti di bosco. In inverno ci occupiamo della cura del bosco e della lavorazione della terracotta ricavata dalla nostra argilla». E il sabato mattina Alberto, che è anche arboricoltore e tree climber, porta i prodotti della terra sulla piazza del mercato di Sestri Levante.

La prima ricchezza per me, quando imparo qualcosa di nuovo, è sapere di poter fare qualcosa di utile per la mia famiglia

La particolarità di Rossana è la voglia di mettersi costantemente in gioco e imparare cose nuove e, soprattutto, condividere con gli altri le sue scoperte: oltre al laboratorio di lana e di argilla, da qualche tempo tiene anche quello di cesteria, per divulgare questo suo talento nato quasi per caso. «Nel 2012 ho visto impagliare una seggiola con erbe di palude e sono rimasta incantata da questo mestiere. Da lì ho voluto provare anche io e mi sono lanciata: le mie impagliature non sono perfette, ma sono funzionali e mi riempiono di soddisfazione».

Rossana e Alberto

Ora Rossana impaglia sedie con foglie ed erbe che trova intorno a casa e continua a intrecciare cesti. «La prima ricchezza per me, quando imparo qualcosa di nuovo, è sapere di poter fare qualcosa di utile per la mia famiglia», sorride. E chiunque soggiorni a Cà Marcantonio può portarsi dietro una sedia da sistemare insieme a Rossana. Il bello è che molti laboratori non hanno un prezzo in denaro, perché ogni cosa è vista in un’ottica di scambio: «Per noi è un piacere offrire le risorse di cui noi beneficiamo ogni giorno. In cambio chiediamo un po’ del tempo dei nostri ospiti». Soprattutto in estate i lavori in campagna sono tanti e necessitano di lunghe ore di impegno». Ed è barattando il tempo ci si accorge che forse è proprio questo il primo passo per cambiare prospettiva.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2022/02/ca-marcantonio-maissana/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Chiude la centrale a carbone di La Spezia: quali prospettive per una Liguria a zero emissioni?

La recente notizia della chiusura di una delle più grandi centrali a carbone d’Europa si sta diffondendo in Liguria e si intravedono nuove opportunità per un futuro più sostenibile a La Spezia. L’importante è saperle cogliere e proseguire con decisione lungo la strada della transizione ecologica.

La Spezia – Un passo avanti verso un futuro più sostenibile per la Liguria: a inizio dicembre Enel ha ricevuto l’autorizzazione dal Ministero della Transizione Ecologica per la cessazione definitiva della centrale a carbone “Eugenio Montale” di La Spezia. L’obiettivo è sostituire progressivamente le fonti fossili per la produzione di energia elettrica.

«L’autorizzazione alla chiusura della centrale a carbone di La Spezia è un’ottima notizia», fa notare Donatella Bianchi, presidente di WWF Italia. «La presenza della centrale alimentata con il più sporco e inquinante dei combustibili fossili ha provocato tante sofferenze alla città e all’ambiente spezzino, oltre che al clima. Ci auguriamo che Enel, insieme alle istituzioni locali, continuerà a operare per lo sviluppo sostenibile e decarbonizzato della città e della regione», conclude la Bianchi.

UN KILLER SILENZIOSO

D’altronde, l’impatto sanitario e ambientale delle centrali a carbone attualmente operative in Europa è rilevante, come si legge dai dati tratti da “Killer silenziosi”, l’indagine realizzata dall’Università di Stoccarda, per conto di Greenpeace.

La centrale Enel di La Spezia

«La chiusura anticipata della centrale a carbone è senz’altro una notizia positiva, – sottolinea Andrea Sbarbaro, presidente dell’associazione Cittadini Sostenibili – ma rischia di rimanerlo solo a metà. Se l’ipotesi di sostituzione di questo impianto con uno a turbogas andrà in porto, il problema in parte resta: per quanto il gas sia meno impattante del carbone, la combustione di fonti fossili contribuisce comunque al riscaldamento globale».

Pare infatti che in al posto dell’unità a carbone ne sia prevista una nuova a gas: «In Italia – continua Sbarbaro – la crescita delle energie rinnovabili negli ultimi anni è stata inferiore che in altri paesi, principalmente per vincoli burocratici: si tratta di un problema che va affrontato con decisione. Le fonti fossili non possono essere la soluzione su cui puntare per il nostro futuro, se sono proprio loro parte del problema nel presente».

LE NUOVE PROSPETTIVE PER LA SPEZIA

Dalla decarbonizzazione alle nuove opportunità per economia, occupazione e ambiente. Quali sono le prospettive per una Liguria a zero emissioni? ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha realizzato uno studio, commissionato da WWF, per mettere in luce le soluzioni in grado di stimolare la crescita economica e occupazionale della regione, limitando al tempo stesso le emissioni a effetto serra e lottando il cambiamento climatico. Secondo Massimo Caminiti, ricercatore di ENEA, è essenziale innanzitutto puntare sul fotovoltaico: «Essendo un’energia dipendente dalla presenza del sole, occorre sviluppare batterie capaci di accumulare energia elettrica. Questo tipo di energia, oltre a essere un’alternativa “green”, è anche un’opportunità per lo sviluppo delle imprese regionali».

Pannelli fotovoltaici. Pixabay

A livello globale ed europeo il mercato delle energie rinnovabili è in grandissima espansione, con una crescita che non si è arrestata nemmeno nel corso del 2020. In Italia invece, negli ultimi due anni è stata rilevata una forte diminuzione delle installazioni di impianti. L’impossibilità per diversi mesi di portare avanti attività sul campo, così come l’accresciuta difficoltà di interagire con gli uffici della pubblica amministrazione, oltre all’oggettivo clima di incertezza associato all’impatto sull’economia, hanno condizionato pesantemente il nostro Paese. In aggiunta alla divulgazione di strategie per potenziare la produzione di energia pulita, ENEA diffonde anche interventi di efficienza energetica in ambito residenziale, orientati soprattutto alla riqualificazione di edifici esistenti. Secondo un protocollo condiviso tra professionisti, imprese e artigiani, questa opportunità valorizza anche architettonicamente gli immobili rendendoli più confortevoli e ne migliora la classe energetica. Come sottolinea Luca Mazzari del CNA Liguria, si agisce su più fronti: «Per prima cosa si libera spazio per una migliore armonia interna, anche dal punto di vista termico. Poi è importante aumentare la performance energetica, isolandosi dal freddo d’inverno e dal caldo in estate: l’uso della termoventilazione meccanica consente di cambiare l’aria senza dispersioni, con l’installazione di pannelli in gessofibra anziché mattoni e porte scorrevoli si riducono anche i costi di gestione di ogni appartamento».

Anche l’elettrificazione delle banchine portuali può rappresentare una buona opportunità di sviluppo sostenibile – oltre che di riduzione dell’impatto ambientale –, così come la lotta all’inquinamento luminoso: «Nel 2014 – illustra Davide Natale, assessore alla sostenibilità ambientale del Comune di La Spezia – l’amministrazione ha iniziato a ragionare su un modo nuovo di concepire l’illuminazione pubblica puntando sulla conversine a LED di tutti i punti luce del centro di La Spezia, con una riduzione del 60% dei consumi elettrici in meno rispetto al 2013 e un forte risparmio economico sulle spese per i consumi».

Sono tante le opzioni per trasformare La Spezia in una città più sostenibile. Il carbone e i combustibili fossili sono il passato: oggi si può voltare pagina e guardare al futuro e la Liguria può essere da esempio per tutte le altre regioni italiane.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/12/centrale-a-carbone-spezia/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

La storia della “mela musona” e di Sarah, che ha cambiato vita per dedicarsi alle api

Una piccola azienda agricola nello spezzino che racchiude una grande storia d’amore e di cambio vita. Si chiama La Mela Musona e si trova a Colli di Maissana; qui Sarah, Gabriele e i loro due bambini vivono producendo miele e coltivando verdure solo con acqua e sole.

La Spezia – Siamo a Colli di Maissana, in Val di Vara, a 760 metri di altitudine. Qui Sarah e Gabriele vivono insieme ai loro figli, circondati da orti e alberi da frutto. Sarah è inglese e nel suo CV non c’è una formazione agraria, ma un passato nel mondo della danza: «Prima di venire a vivere in Italia lavoravo come ballerina, ho studiato alla scuola di danza di Londra». Nel frattempo conosce Gabriele, originario di Casarza Ligure, sulla nave da crociera su cui era imbarcata. «Dopo qualche anno di avanti e indietro, nel 2005, ho deciso di cambiare vita e trasferirmi in Liguria. All’inizio ho lavorato in palestra, come insegnante, e con i cavalli, mio grande amore dall’infanzia».

Dopo la nascita dei figli però, Sarah sente l’esigenza di fermarsi e coltivare la sua passione per le api: «Sin da quando ero piccola, mi è sempre piaciuto andarle a cercare, osservarle, sedermi in un campo di fiori per scattar loro delle foto. Così, dopo aver seguito diversi corsi di apicoltura e potendo contare anche sui terreni di famiglia, è stato abbastanza naturale per noi virare sulla dimensione agricola».

Nel 2017 apre ufficialmente l’azienda agricola La Mela Musona, con una ventina di alveari e 2000 metri quadrati di orto e frutteto. «Certo, non è stato semplicissimo, occorrono tanti lavori piccoli per poter iniziare, ma dopo un po’ di anni di fatica, ora stiamo riuscendo ad ampliarci».

Sarah – La Mela Musona

LE ARNIE NOMADI

Adesso i ragazzi della Mela Musona hanno 50 alveari che non sono stanziali, ma “traslocano” a seconda della stagione per agevolare il processo di impollinazione. «Con le api seguiamo un approccio votato al nomadismo: in inverno vivono a Castiglione Chiavarese e producono il miele di erika, il nostro punto forte».

D’estate gli insetti si spostano a Sesta Godano, in un bel bosco di acacie: «Poi ancora le trasferiamo a Velva, dove c’è un mix di castagno e tiglio, mentre l’altra metà da noi a Colli di Maissana per il miele di castagno». Movimentare le arnie è una tecnica molto diffusa per la produzione di diverse varietà di miele, che valorizza le fioriture stagionali.

IL NOME

La “mela musona” è una una varietà autoctona di queste vallate ed è il simbolo del paese dove vivono Sarah e la sua famiglia: «La prima cosa che vedi quando giri la curva ed entri a Colli di Maissana è un bell’albero di mela musona. Proprio per questo l’abbiamo scelta come mascotte della nostra azienda agricola: è una varietà locale antica e dalla forma particolare, un po’ allungata, di piccole dimensioni e molto saporita».

Il frutteto è ancora giovane, di recente piantumazione, ma inizia a dare i primi frutti: qui le mele fanno compagnia a prugne, ciliegie, amarene e albicocche.

L’ORTO

Nei campi della Mela Musona si segue un approccio naturale e si coltivano ortaggi di stagione, tra cui le cipolle di Pignona: «Cresciamo le nostre verdure solo con acqua e sole. Seguiamo tutte le tecniche del biologico e anche se non siamo certificati; siamo dell’idea che la cosa importante sia dire sempre la verità al cliente, con cui si deve instaurare un rapporto basato sulla fiducia».

Chi acquista le verdure da loro sa con quali modalità si coltiva e può visitare i terreni dell’azienda. «D’altronde, non utilizzando sostanze, ci ritroviamo qualche cavolo con le foglie “bucate” dalle lumache, segnale però che di chimica sopra non c’è traccia. Meglio un cavolo perfetto, ma trattato, o uno con qualche imperfezione naturale?».

L’APPROCCIO SOCIALE

A breve La Mela Musona diventerà una fattoria didattica. L’intento è quello di poter offrire alle scuole già dalla prossima primavera un “pacchetto” per visitare l’azienda e conoscere più da vicino il mondo delle api: «Ho già fatto qualche piccolo laboratorio nelle scuole, ho notato che molti bambini hanno il terrore degli insetti e soprattutto delle api. Per questo più se ne insegna l’importanza, meglio è».

L’azienda agricola esprime la sua vocazione sociale e sostenibile aderendo all’associazione BbaKY, che sta creando sul territorio una rete di consumatori, aziende agricole, G.A.S. e associazioni che promuovano occasioni di un agire collettivo votato a pratiche di sostenibilità: «Ospiteremo presto un gruppo di ragazzi per condividere con loro i segreti del mestiere dell’apicoltore. Spiegheremo come preparare un alveare, faremo pratica in apiario e produrremo il miele. Ma mostreremo loro anche come funziona un banco del mercato, affinché imparino anche a gestire il processo di vendita».

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/11/sarah-mela-musona/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

La Spezia: sequestrata grande area industriale piena di amianto

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In provincia di La Spezia, tra Sarzana e Castelnuovo Magra, la Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro una vasta area industriale all’interno della quale erano state sequestrate circa 13 tonnellate di eternit. Si tratta di un complesso costruito tra gli anni ’80 e gli anni ’90, quando non era ancora entrata in vigore la legge che vieta l’utilizzo di amianto nelle costruzioni e veniva usato per la lavorazione del marmo a Castelnuovo Magra. I beni aziendali erano stati inclusi nel 2012 nella fusione societaria con un’azienda di Carrara impegnata nel commercio di marmo e l’attuale proprietà dell’area sequestrata non aveva ancora messo in sicurezza la zona né l’aveva bonificata. Con il tempo, però, gli edifici hanno cominciato a sgretolarsi. Il complesso industriale sequestrato è di circa 20mila metri quadrati, inoltre sono stati sequestrati anche due immobili, un ingente quantitativo di lastre di amianto frantumate, una decina di tonnellate di marmo e altri beni aziendali per un peso complessivo di circa 40 tonnellate. Due imprenditori, rispettivamente di origine siriana e libanese, sono stati denunciati. Secondo l’Ansa la proprietà dell’area sequestrata sarebbe riconducibile alla famiglia di Osama Bin Laden.

Fonte: ecoblog.it

Greenpeace blitz a La Spezia con la Rainbow Warrior contro le centrali a carbone

Greenpeace compie una delle sue azioni spettacolari a La Spezia presso la centrale E.Montale di Enel per evidenziare quanto questi impianti per la produzione di energia siano vecchi e inquinanti. Greenpeace in azione a La Spezia lascia a bocca aperta per la spettacolarità del suo intervento: un gruppo di attivisti scala una gru nel Porto utilizzata per il movimento carbone destinato alla centrale elettrica Eugenio Montale dell’Enel. L’azione rientra nell’ambito del tour Non è un Paese per fossili compiuto attraverso la nave Rainbow Warrior.via-dal-carbone-620x350

La Rainbow warrior sarà a Genova proprio domani 27 giugno dove presenta il tour nato per promuovere le energie rinnovabili con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini e istituzioni. All’incontro di domani che si terrà nella sala conferenze della Rainbow Warrior dovrebbero partecipare i sindaci di Genova, La Spezia e Savon e l’assessore regionale alla Salute Claudio Montaldo. La necessità di intervenire in Liguria è impellente poiché la Regione ospita tre centrali a carbone.concorso-620x350

Per sensibilizzare i cittadini il comitato Spezia Via dal Carbone ha lanciato lo scorso mese di maggio il concorso La centrale Enel della Spezia: come la vediamo e come la vorremmo noi bambini vinto da Alessandro il cui disegno che vedete in alto è entrato nello striscione di Greenpeace come testimonianza dei più giovani a voler respirare aria pulita. Greenpeace fa pressing poiché il 1° luglio l’Italia inizia il semestre di presidenza nell’Ue e ribadisce l’associazione ambientalista che:

le fonti fossili non sono né sicure né convenienti come vogliono farci credere: si pensi che la sola centrale a carbone di La Spezia, secondo uno studio che abbiamo commissionato all’Università di Stoccarda, causa oltre 70 morti premature l’anno.

Purtroppo la politica energetica del giovane-vecchio Matteo Renzi va in direzione opposta: siamo alla promozione delle trivellazioni off shore e dell’apertura allo shale gas. Per manifestare la propria volontà affinché il governo italiano cambi direzione nelle politiche energetiche Greenpeace sta promuovendo anche una petizione on line con cui aderire alla Dichiarazione di Indipendenza dalle energie sporche e pericolose. Il tour peraltro consente anche di visitare la nave nei seguenti porti: Genova sabato 28/06, dalle 11 alle 20; domenica 29/06, dalle 10 alle 18; Palermo sabato 05/07, dalle 14 alle 20; domenica 06/07, dalle 10 alle 20; Capodistria venerdì 25/07, dalle 15 alle 19; sabato 26/07, dalle 10 alle 18;Brindisi sabato 02/08, dalle 11 alle 20; domenica 03/08, dalle 10 alle 18.

Fonte:  Speziapolis
Foto | ViadalCarbone @ Facebook

Discarica Pitelli a La Spezia sotto sequestro: si indaga per conoscere i veleni interrati

La Discarica Pitelli a La Spezia è stata posta sotto sequestro e il fascicolo riaperto dal pm Luca Monteverde dopo le indagini della Forestale

E’ stato disposto nei giorni scorsi il sequestro da parte della Forestale di un’ampia area a ridosso della collina dei veleni, o discarica Pitelli a La Spezia alle spalle dell’arsenale Militare. Siamo solo alle più recenti battute di una storia iniziata nel 1979 senza troppi clamori e neanche autorizzazioni e che solo oggi si manifesta in tutto il suo tragico dolore, fatto di inquinamento ambientale e morti per inquinamento. Indaga Luca Monteverde PM della Procura di La Spezia che ha riaperto il fascicolo grazie alle indagini degli uomini della Forestale, come scriveToxicLeaks:

Indagini che si sono consolidate attraverso i riscontri tecnici: l’analisi dei dati dei magnetometri e la ricerca dei metalli infilati nel terreno. Giovedì 12 giugno il Corpo forestale dello Stato di La Spezia ha affondato il primo colpo, scavando con le ruspe a meno di duecento metri dall’antico sito della discarica – oggi in fase di messa in sicurezza – tra l’area della zona chiamata “Campetto” e l’ingresso su via Pitelli.sequestro-620x350

C’è un filo criminale, e neanche tanto sottile, che unisce la discarica Pitelli, la cui storia affonda le radici negli anni ’80, alle dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone che raccontava ai magistrati degli interramenti con rifiuti pericolosi anche a La Spezia in quella che gentilmente è definita come la collina dei veleni, ma che era sempre stata la collina dei Poeti. Su Spezia Polis, Daniela Patrucco ricostruisce la storia della collina dei veleni e di quell’inchiesta aperta nel 1997 dalla Procura di Asti, perché a La Spezia tutti tacevano:

Non sono in grado di valutare quanta e quale sia la responsabilità dei mezzi di informazione rispetto al velo di silenzio che si è potuto stendere su questi e altri fatti negli anni precedenti ai primi del 2000. Ho tuttavia piena contezza e idee piuttosto precise sul sistema dell’informazione locale negli ultimi dieci anni e sugli esiti nefasti che un diverso atteggiamento avrebbe (forse) potuto contribuire a limitare indagando e raccontando i fatti. Invece tante veline e poche domande. Mai scomode. Persino la reticenza nel girare al potere le domande dei soliti noti: ambientalisti e comitati. Per tutti, il caso delle 5 Terre – puntualmente raccontato solo a partire dalla pubblicazione delle intercettazioni – e quello della centrale Enel, in stand by in attesa dell’auspicabile intervento della Procura della Spezia. Di inquinamento, qualsivoglia, a Spezia si continua a non parlare in qualche modo legittimando la retorica istituzionale della città che rinasce. Da dove? Non c’è rinascita senza conoscenza e consapevolezza.

Oggi siamo al question time da parte di un consigliere del gruppo Per la nostra città chiede conto all’amministrazione cittadina della situazione in cui versa attualmente la collina dei veleni. La risposta potrebbe giungere il prossimo 23 giugno. Anche il Movimento 5 Stelle chiede conto, sempre all’amministrazione cittadina, Giunta e Sindaco, nel merito degli scavi che si stanno realizzando proprio sulla collina e a cui sembra abbia preso parte anche personale dell’ARPAL:

Il M5S chiede quindi informazioni sullo stato d’avanzamento dei lavori, di conoscere in che modo si è venuti a sapere della presenza di quel sito inquinato e se sia prevista una campagna informativa, vista la gravità della situazione. Inoltre, dal momento che le terre di cavo sono tutte lasciate all’aria aperta, chiede se sia previsto un piano di tutela dei residenti in merito alle esalazioni odorose e se sia previsto uno studio delle contaminazioni delle acque di falda con pubblicazione dei dati acquisiti.

Ma tranquilli tutti: i reati sono prescritti e ora non resta che scavare per capire quanto veleno c’è nella terra e quanto si dovrà lavorare per bonificare. A pagare i cittadini.

Fonte:  Inchiostro scomodoIl Secolo XIXSpezia polis

Foto | Courtesy Spezia Polis

Piove carbone su La Spezia

A La Spezia piove carbone ma con la fuliggine arrivano anche gli imbarazzanti silenzi si chi dovrebbe fornire spiegazioni ai cittadiniimmagine3

Chi ha memoria ricorda il 1963, era l’anno in cui una sottile polvere nera iniziò a piovere dal cielo su La Spezia. E quelle stesse goccioline nere si sono ripresentate lo scorso 27 settembre. I cittadini allarmati hanno contattato le autorità competenti e il comitato SpeziaViaDalCarbone segnalando che:

a Melara Limone c’è una gran puzza con pioggia di polvere nera che si deposita sulle auto.

Le tracce di carbone sono apparse più evidenti il giorno dopo proprio sulle autovetture così come polvere di carbone è stata trovata sui vetri degli abbaini.

Come ricorda Speziapolis:

Già l’anno dopo, il 28 Giugno 1963 la popolazione di Melara, Limone, Pianazze, Termo San Venerio ricorre al Sindaco per denunciare il danno procurato alle piante, ai fiori, agli ortaggi, ai frutteti e alle colture in genere, dai residui di combustione. “La stessa biancheria ed in genere tutto ciò che viene esposto all’aperto, non viene risparmiato dalla nefasta azione dell’acido i cui pulviscoli sono visibilissimi in ogni parte in cui si posano.

Insomma dopo 50 anni la storia di ripete e i cittadini spiegano che non è la prima volta che accade questa singolare pioggia di carbone ma il punto è che questa sembra essere la prima volta in cui si sono notati proprio pezzettini di carbone e non più solo polvere. E’ intervenuto il Corpo Forestale dello Stato che ha effettuato rilievi e raccolto campioni e testimonianze dopo aver scattato foto e filmato la fuliggine.

Scrive il Comitato SpeziaViadalcarbone nel suo comunicato stampa:

Alla Spezia il tempo si è fermato: condannati per sempre dall’Amministrazione Federici a convivere con una caffettiera sbullonata e vetusta. E forse condannati ad ammalarci e morire per l’ignavia di chi continua a non voler vedere né provvedere. Il Comitato SpeziaViaDalCarbone, orgoglioso di essere diventato un riferimento per i cittadini che ringrazia per la fiducia, si chiede quale sia nella nostra città il ruolo degli amministratori e degli enti di controllo. Ringraziamo il Corpo Forestale dello Stato per la solerzia e il pronto intervento e auspichiamo al più presto l’azione della Procura della Spezia. Dopo le sistematiche dispersioni di polvere di carbone al pontile di scarico, al nastro e dai carbonili. Dopo il recente incendio e il pezzo di nastro volato in seguito al passaggio della tromba d’aria. Dopo la nuvola di cenere e le fumate nere del Natale 2011, a cui ci siamo in seguito abituati, ora siamo alla pioggia di fuliggine dalla ciminiera. La nostra caffettiera sbullonata ha nostalgia del passato, di quando si leggeva di “strane goccioline microscopiche che si posano in ogni dove: acido solforico, ma si esclude che si tratti di fatto pericoloso”. Erano gli anni ’60, la centrale appena costruita.immagine1

Fonte: ecoblog

Il codice di esenzione 048 per contare i malati di cancro a Taranto, Brindisi e La Spezia

048 il codice di esenzione per i malati di cancro è stato usato dalle associazioni ambientaliste per contare i malati di tumore a Taranto. Questo sistema ora viene adottato anche in altre realtà inquinate150411789-594x350

Contare i malati di cancro per stabilire un nesso con le patologia causata dall’inquinamento ambientale. Ne scrivevo qualche giorno fa a proposito di Plan Cancer 3 lo studio francese che conta i malati di cancro come patologia professionale (amianto, interferenti endocrini, particolato ecc.). In Italia uno studio simile è forse S.E.N.T.I.E.R.I ma smentito proprio dal Governo. Ebbene a Taranto hanno trovato un sistema, semplice e empirico, ossia contare quante esenzioni ci sono per la patologia in questione, ovvero il cancro. Infatti il nostro SSN riconosce agli ammalati di cancro una speciale esenzione dai ticket sanitari identificata con il numero 048, che però prevede che duri 5 anni e che sia applicato anche a chi è guarito, in via di guarigione o si è appena ammalato. A Taranto ad esempio ci sono 8.916 codici 048 ovvero 1 ammalato di cancro ogni 18 abitanti e al quartiere Tamburi Paolo VI, Citta’ Vecchia e parte del Borgo, distretto sanitario 3, ossia proprio a ridosso dell’Ilva i codici 048 sembrano essersi concentrati essendocene 4328 per 78 mila abitanti. A Brindisi dove c’è la centrale termoelettrica Federico II considerata una delle 191 aziende più inquinanti in Europa hanno pure conteggiato i codici 048 scoprendo che nel 1998 erano 4.601, nel 1999 sono saluti a 4.994, nel 2000 ancora sono aumentati a 5.347 e nel 2006 erano 9.167 fino ai 10.025 del 2008 anno in cui risulta l’ultimo aggiornamento. Non va meglio a La Spezia dove c’è la centrale elettrica a carbone Enel E.Montale e i codici 048 qui sono stati contati dai medici. Spiega Marco Rivieri, presidente AIMPA-ISDE sezione della Spezia:

vi informiamo che a Spezia provincia contiamo, nel 2011, 12288 esenzioni per neoplasie (una ogni 17.8 abitanti) e che nel’area del Golfo (comune capoluogo, Lerici e Portovenere) tale rapporto raggiunge il ben più grave record rispetto ai quartieri peggiori di Taranto di 1 caso ogni 16.2 abitanti. Nel terzo distretto, Riviera-Val di Vara, il rapporto è 1 ogni 19.1 abitanti; nel secondo, Sarzana e limitrofi, 1 ogni 18.9 a dimostrazione ancora del peso dovuto ai vari fattori incidenti: urbanizzazione, trasporti, CTE, porto. Questo per chi ancora punta il dito sugli stili di vita individuali o si permette di dire “a Taranto evidentemente ci sono più fumatori”.

A differenza del Registro tumori che invece registra i nuovi ammalati con i codice 048 si ha l’esatto numero degli ammalati di cancro in vita che devono seguire cure o controlli. Per Alessandro Marescotti che con PeaceLink ha individuato questo sistema di conteggio si è alla stima per difetto. In verità a Taranto, come rileva il puntuale inchiostro verde, sanno molto bene come stanno le cose almeno nel triennio 2006-2007-2008. In effetti il codice 048 però non dice esattamente le persone di quale tipo di tumore si sono ammalate, come nota Gianmario Leone :

Vuoi perché nell’elenco degli esenti del ticket “048” rientrano anche i pazienti a cui è stata diagnosticata una presenza di carcinoma (non dal medico di base, ma dopo accurata visita medica e specialistica, il tutto poi passa dal distretto sanitario che ha l’ultima parola) oltre che coloro i quali hanno superato, per il momento, la battaglia con il “male”.Qui si è unicamente contestata la metodologia che ha seguito l’associazione Peacelink nel diffondere quel dato: secondo il nostro modesto parere, sarebbe stato meglio contattare prima la ASL, fosse anche soltanto per ottenere delucidazioni in merito e fornire un’informazione più completa ai mass media ed alla cittadinanza. Le cause ambientali restano sottostimate per le patologie tumorali; i casi di tumore sono in ascesa e i numeri lo confermano, da qualunque parte siano letti. Resta evidente che è necessario iniziare a fare qualcosa.

Fonte:  PeaceLink, Città della Spezia, Inchiostro verde

 

Giornata mondiale contro il carbone, l’Italia c’era con La Spezia

Il 29 giugno è stata la giornata mondiale contro il carbone e l’Italia vi ha partecipato con la città di La Spezia che ha raccolto tutte le istanze nazionali per fermare questo combustibile altamente inquinanteno-carbone-620x350

L’Italia ha partecipato alla End the age of coal Giornata mondiale contro il carbone che si è tenuta il 29 giugno in tutto il Pianeta. La Spezia è stata la città dove la manifestazione in Italia (le altre erano a Roma, Civitavecchia, Catania e Palermo) ha visto una ampia partecipazione di cittadini. Merito evidentemente delle associazioni presenti sul territorio e impegnate a fare informazione per far si che il referendum cittadino che ha votato per la chiusura della centrale a carbone E.Montale sia rispettato. Il punto è, come sottolinea SpeziaPolis, è l’assenza delle istituzioni e del Comune sopratutto che incassa l’IMU, ossia 10 milioni di euro dall’Enel per ICI arretrata e scontata che sono finiti direttamente nelle casse della città di La Spezia. Comunque la manifestazione è stata un successo e ha visto la partecipazione affollata di cittadini e di numerose associazioni tra cui :

A.F.E.A. Associazione Famiglie Esposti Amianto, Changing La Spezia Antispecista – gruppo animalista, G.A.S. – gruppi di acquisto solidale di La Spezia, ISDE Medici per l’Ambiente La Spezia, Italia Nostra La Spezia, Legambiente – Circoli di La Spezia e Lerici, Angelo Majoli – Presidente Associazione Mitilicoltori Spezzini, Murati Vivi, Per la nostra Città, PBK – fotociclisti spezzini, SOS Geotermia Amiata, Uniti per la salute – Savona, Dario Vergassola, WWF La Spezia e Greenpeace.

Fonte: ecoblog