Per preservare la sovranità alimentare bisogna preservare il clima

Si chiuderà il 18 marzo in Giappone la terza conferenza mondiale sulla riduzione dei disastri climatici, oggi più che mai all’ordine del giorno. A lanciare un appello all’azione è José Graziano Da Silva, direttore generale della FAO, organizzazione anche molto criticata ma che, evidentemente, non può più ignorare la realtà: per preservare la sovranità alimentare occorre preservare il clima.cambiamenti_climatici_

Si chiudono mercoledì 18 marzo i lavori della terza conferenza mondiale sulla riduzione del rischio dei disastri climatici. E a parlarne è José Graziano Da Silva, direttore generale della FAO.

«Carne artificiale, itticolture in spazi chiusi, fattorie verticali, droni per l’irrigazione: una volta si pensava che tutto questo fosse solo fantasia, oggi è la realtà. La produzione alimentare sta diventando hi-tech, almeno in alcune aree del pianeta» dice Da Silva riferendosi all’Occidente. «Mentre la gran parte delle fattorie nel resto del mondo deve fronteggiare un clima sempre più compromesso».

«In occasione della seconda conferenza internazionale sulla nutrizione tenutasi a Roma lo scorso novembre, Papa Francesco ha affermato: Dio perdona sempre, l’uomo a volte, la Terra mai. Madre Natura risulta sempre più compromessa e quando si assiste a siccità, tsunami e atri disastri del genere, le conseguenze per la sicurezza alimentare dei popoli sono profonde».

«Nel mondo ci sono 2,5 miliardi di attività a conduzione familiare che dipendono dall’agricoltura e questo settore copre il 30% del Prodotto interno lordo in paesi il Burkina Faso, il Burundi, la Repubblica Centro-africana, il Chad, l’Etiopia, il Kenya, il Mali, il Niger e il Mozambico. A mettere a rischio l’agricoltura sono anche le guerre e le crisi economiche, ma le perdite dovute a disastri naturali sono triplicate nell’ultimo decennio, arrivando al 22% almeno dell’intera produzione tra il 2003 e il 2013. E a essere particolarmente a rischio sono i piccoli contadini, i pescatori e le comunità che dipendono dalle foreste, cioè quelle stesse persone il cui 75% rappresenta la popolazione più affamata e povera del mondo».

«È la stessa agricoltura a offrire la soluzione, ma bisogna cambiare il modo di utilizzare i terreni, individuare un approccio più sostenibile alla produzione alimentare, proteggere l’ambiente e favorire la resilienza delle comunità». Vedremo se i paesi seduti al tavolo della conferenza mondiale sapranno ascoltare e decideranno di agire in qualche modo. «Dobbiamo ridurre i fattori di rischio per i piccoli contadini, i pastori e chi vive delle foreste – dice Da Silva – e questo è possibile concentrandoci e investendo su modelli più sostenibili di produzione alimentare e su pratiche agricole che proteggano le risorse naturali».

Bene: anche la FAO è arrivata a questa conclusione!

Fonte: ilcambiamento.it

Tares: “Dall’anno prossimo sconti ai virtuosi della differenziata”

A Torino la raccolta dei rifiuti è diversa da zona a zona: come riuscire a trovare un sistema per premiare i virtuosi, tenendo conto delle differenze che, non per colpa dei cittadini, influenzeranno i risultati finali? L’assessore al Bilancio ha un piano: fare due “tornei” mettendo in competizione tra di loro, da una parte, le aree dove si fa solo la differenziata su strada, dall’altra, quelle dove si fa il porta a porta – articoli de La Repubblica e La Stampa

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Rifiuti, non decolla la raccolta differenziata. Cercasi nuovo impianto – da La Repubblica del 12.10.2013

Tares, dall’anno prossimo sconti ai quartieri virtuosi – da La Stampa del 13.10.2013

Madonna del Pilone e Centro oggi vincerebbero il “bonus” – da La Repubblica del 13.10.2013

“Sconti ai virtuosi della differenziata” – da La Repubblica del 13.10.2013

Fonte: eco dalle città

Gli atolli delle isole Marshall a rischio di sopravvivenza per i cambiamenti climatici

La Repubblica delle Marshall presenterà la dichiarazione di Majuro al forum delle isole del Pacifico che si apre oggi, chiedendo di intervenire con urgenza per ridurre le emissioni di inquinanti di gas serra.Isole-Marshall-586x494

Gli atolli del Pacifico sono a rischio di sopravvivenza a causa dei cambiamenti climatici: lo ha denunciato Christopher Loeak, presidente delle isole Marshall, 70000 abitanti che vivono su 34 atolli con altezza media di due metri sul livello del mare. La denuncia giunge in occasione dell’ apertura del 44° meeting del Forum delle isole del Pacifico. Le isole potrebbero diventare inabitabili già nei prossimi decenni a causa dell’innalzamento del livello dei mari: ben prima delle inondazioni arriverebbe la salinizzazione della falda. Quest’anno gli atolli hanno già sperimentato una letale combinazione di siccità e inondazioni: il 10% della popolazione è sopravvissuta , che ha portato all’innondazione con un litro d’acqua pro capite al giorno, mentre la violenza delle onde ha distrutto al cune barriere con allagamento della pista dell’aeroporto della capitale, Majuro. In occasione dell’apertura del Forum, verrà presentata oggi la dichiarazione di Majuro: le isole del Pacifico intendono assumere la leadership climatica, chiedendo interventi immediati per la riduzione di inquinamento da gas serra. La dichiarazione verrà presentata al meeting delle Nazioni Unite sul clima , che si terrà in Novembre a Varsavia. L’immagine in alto riporta quattro foto satellitari di atolli delle Marshall. In senso orario dalla prima in alto a sinistra: atolli di  Bikini, Taka, Eniwetak e Pokak. Bikini è stato il triste teatro di 23 test nucleari USA, tra cui in particolare la famigerata operazione Castle Bravo, che ha visto esplodere un ordigno a fusione da 15 Mt. Si tratta della seconda più potente esplosione della storia, dopo la Tsar Bomba. Il primo test nucleare americano a Bikini si svolse il 1° luglio del 1946. Quattro giorni dopo l’ingegnere francese Louis Réard dava il nome dell’atollo al suo nuovo e succinto costume da bagno femminile. Questo slittamento semantico ha messo in pace la coscienza del mondo facendoci dimenticare ciò che è avvenuto su quelle lontane isole.  La minaccia dei cambiamenti climatici potrebbe farle ritornare al centro dell’attenzione mondiale.

 

Fonte: ecoblog