Pronti a rivedere il Codice della Strada con maggiore attenzione ai ciclisti

Al MIT Ministero per le infrastrutture e trasporti sono pronti a rivedere il Codice della strada in favore di ciclisti e pedoni dopo il boom di vendite di biciclette del 2012179564740-594x350

Ha detto il Sottosegretario al MIT Erasmo D’Angelis, stamane durante la conferenza stampa di presentazione dei dati sulla sicurezza stradale per i ciclisti:

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti è pertanto pronto a rivedere il Codice della Strada, con un’attenzione particolare per pedoni e Ciclisti.

Alla conferenza stampa oltre al Sottosegretario D’Angelis erano presenti il Direttore Generale per la Sicurezza Stradale Sergio Dondolini, l’assessore alla Mobilità del Comune di Firenze Filippo Bonaccorsi, il responsabile nazionale sicurezza di Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) Edoardo Galatola, Paolo Pinzuti di Salva i Ciclisti e Alberto Fiorillo di Rete Mobilità Nuova – Legambiente a pochi giorni dai Mondiali di Ciclismo che si terranno in Toscana e a cui il MIT prenderà parte con iniziative dedicate proprio alla sicurezza dei ciclisti.

Sia nel 2011 e sia nel 2012 sono state vendite più biciclette: 1.748.000 contro la vendita di 1.450.000 di auto e i ciclisti rappresentano il 9% delle persone che si muovono in strada.

Ha detto de Angelis:

La voglia di mobilità nuova va sostenuta e incentivata. Spesso guardiamo al Nord Europa per trovare buone pratiche nel settore della mobilità ciclabile, ma in realtà il nostro Paese già propone molti esempi da copiare, come Bolzano, Reggio Emilia, Ferrara, città nelle quali un abitante su tre già oggi usa la bicicletta.

Fonte:  Siciliaway

A Nantes vertice mondiale delle città ecologiche anteprima del 2015 anno mondiale dello sviluppo sostenibile

Il 2015 è stato dichiarato anno mondiale dello sviluppo sostenibile e i primi incontri si terranno per Ecocity, manifestazione che si tiene a Nantes dal 22 al 25 settembredessin-ecocity-builders-620x350

Il 2015 è stato dichiarato anno mondiale per lo sviluppo sostenibile, e come importanza si può dire che sia pari a quella tenuta in Brasile e conosciuta come Rio20+ nel 2012. A Nantes (Green capital 2013) dal 22 al 25 settembre durante Ecocity, summit mondiale delle città sostenibili si discuterà della timeline per il 2015 e di come le città possano essere rese pulite e con emissioni di CO2 pressoché pari allo zero. Spiega Ronan Dantec vice presidente del comité d’orientation d’Ecocity alla rivista youphil:

La metà della popolazione urbana vive nelle città e il 70% delle emissioni di gas a effetto serra sono prodotte in città. Se vogliamo rispondere quantitativamente alle grandi sfide dello sviluppo sostenibile quali clima, biodiversità, questioni sociali, dobbiamo intervenire nelle città. la città di Copenhagen con cui collaboriamo da tempo ha oggi l’obiettivo di diventare neutra e ciò passa per una mobilità che vede la bicicletta giocare un ruolo essenziale o forti investimenti nell’eolico off shore, ad esempio.

Ma non è tutto oro quel che luce, Nantes dista anche 30 KM dal contestatissimo aeroporto di Notre Dame des Landes che ha prodotto anche le dimissioni un paio di giorni fa del giornalista de Le Monde, Hervé kempf perché messo sotto censura per i dossier proprio sull’Aéroport du Grand Ouest. In merito dice Ronan Dantec:

Questo progetto non si trova nel territorio del comune e dunque non è rientrato nella valutazione per Nantes Green Capital. Ma qui si vive un intenso dibattito e tutti sono a conoscenza della mia opposizione al progetto. Il vertice mondiale di Ecocity è l’occasione per confrontare diverse visioni. Anche se c’è forte opposizione al progetto siamo tutti d’accordo sul fatto che dobbiamo prenderci la nostra parte di responsabilità per proteggere il clima.

Fonte:  Youphil

 

Legge pro ciclisti in Gran Bretagna: la proposta acchiappa-voti dei LibDem

Se dovesse passare la proposta del LibDem Julian Huppert, in caso di incidente gli automobilisti verranno ritenuti presunti colpevoli fino a prova contraria 175574024-586x379

Sarà che da due anni vincono il Tour de France(prima con Bradley Wiggins, poi con il “kenyano” Chris Froom), sarà che i movimenti di  rotafissati e di ciclisti urbani spuntano come funghi, sarà, soprattutto, che il vulcanico sindaco di Londra Boris Johnson ha stilato un cycling action plan che ha rimodellato la viabilità della capitale, ma in Gran Bretagna la bicicletta sta diventando una cosa terribilmente seria. Favoriti dalle piste ciclabili frotte di ciclisti invadono la città rinunciando ad auto, metro e bus per muoversi e rilassarsi con una sana pedalata. La cyclingmania è contagiosa, basta farsi un giro sui social media o analizzare i dati delle importazioni di biciclette (molte dal Belpaese). All’Eroica, la gara che si disputa in Chianti su biciclette d’epoca, ci sono più stranieri che italiani e la parte del leone la fanno sempre gli inglesi. La rivoluzione ciclistica britannica ormai ha fatto il grande salto: le due ruote non sono più viste come strumento di svago, ma come mezzo di trasporto alternativo al traffico motorizzato. La politica, dunque, si sta accorgendo che politiche per la ciclabilità possono garantire un bacino sempre più ampio di voti. Julian Huppert, deputato dei LibDem che sostengono i Tory al governo ha lanciato una proposta: gli automobilisti che abbiano un incidente con un ciclista saranno ritenuti responsabili a meno che non possano provare il contrario. Una presunzione di colpevolezza che i ciclisti sconteranno nei confronti dei pedoni che dovessero investire. Ma non ci si fermerà alla regola del “presumed guilty”:  verrà chiesta al governo una maggiore repressione contro le auto che invadono le piste ciclabili, ma, allo stesso tempo, anche le ingiunzioni ai ciclisti a rispettare fedelmente le regole del codice della strada. In parlamento si è creato un gruppo interpartitico a favore della bicicletta: ne fa parte il campione olimpico ed ex primatista dell’Ora Chris Boardman che invita a seguire il modello del cycling action plan londinese di Boris Johnson. Da Londra alla Gran Bretagna, la bicicletta tenta di riprendersi le strade, d’altronde è questo uno dei primi Paesi in cui il mezzo si è diffuso e la Storia, si sa, è fatta di corsi e ricorsi.

Fonte: The Times