Hillary Clinton dice no all’oledotto Keystone XL

La candidata democratica Hillary Clinton, in corsa per raccogliere il testimone diBarack Obama alla Casa Bianca, ha dichiarato negli scorsi giorni la propria opposizione all’oleodotto Keystone XL che dovrebbe collegare l’Alberta al golfo del Messico, cuore dell’industria petrolchimica americana.

Fino a oggi Hillary Clinton aveva sempre rifiutato di prendere posizione sulla questione, ma durante un discorso tenuto nell’Iowa ha dichiarato che la prosecuzione del progetto distoglierebbe gli Stati Uniti “dal lavoro importante da compiere sul clima”. Si tratta di una posizione condivisa anche dal senatore Bernie Sanders, il duellante nelle primarie democratiche in vantaggio, secondo i più recenti sondaggi, in Iowa e New Hampshire, i primi stati che si pronunceranno per le primarie. Il progetto Keystone è invece sostenuto dall’insieme dei candidati repubblicani che hanno nella lobby petrolifera una delle principali fonti di finanziamento. Una volta preso il controllo del Senato, dopo la vittoria delle elezioni di mid-term, i repubblicani hanno adottato un progetto di legge in favore dell’inizio dei lavori che è stato bloccato dal veto di Obama. Quest’ultimo non ha mai espresso pubblicamente il suo punto di vista sulla questione che sarà uno dei punti nodali delle presidenziali. Jeb Bush ne ha già approfittato replicando su Twitter come Hillary Clinton preferisca “gli ambientalisti estremisti ai lavoratori americani”.

Fonte: ecoblog.it

Keystone XL, la Corte Suprema del Nebraska approva il tracciato dell’oleodotto: cosa farà Obama?

La Corte Suprema del Nebraska ha rimosso un grande ostacolo alla proposta di oleodotto Keystone XL. Il presidente Barack Obama dovrà rendere noto nei prossimi mesi la sua decisione su questa opera giudicata inutile da molti americani. Per tre dei sette giudici della a Corte Suprema del Nebraska, le motivazioni contro l’oleodotto Keystone XL presentati da tre proprietari terrieri non erano sufficienti a fermare il mega progetto nato sotto la presidenza Obama. L’oleodotto dal Canada arriverà in Texas passando per lo Stato del Nebraska anche se l’ultima parola spetterà proprio al presidente Barack Obama. Questa mega opera nasce con l’intento di portare le sabbie bituminose dal Canada al Texas attraverso un oleodotto lungo 1.897 Km. E’ considerato altamente inquinante sia per i terreni che solca sia per le emissioni di CO2. L’opera che dovrebbe portare oltre 700 mila barili di petrolio e rendere ancor più indipendente gli Usa dall’approvvigionamento di petrolio, è combattuta da sei anni dagli ambientalisti. Jane Kleeb dell’associazione Bold Nebraska impegnata a contrastare l’oleodotto ha detto:

Siamo fiduciosi e crediamo che il presidente starà con gli agricoltori, allevatori e le comunità tribali e respingiamo Keystone XL una volta per tutte.Activists Rally In Washington Against Keystone XL Pipeline

Il Congresso, nel frattempo, si sta già muovendo per porre fine al dibattito e far partire il progetto dell’oleodotto contestato. La sentenza della Corte Suprema del Nebraska si è avuta a poche ore dal disegno di legge che la Camera andrà a votare mentre al Senato sarà votato la prossima settimana: il Keystone XL potrebbe ottenere il riconoscimento federale il che porrebbe la decisione finale nelle mani del Presidente Obama. Nel merito fa sapere Eric Schultz portavoce della Casa Bianca:

Il Dipartimento di Stato sta esaminando la decisione della Corte come parte del suo processo. Come abbiamo chiarito indipendentemente dalla sentenza emessa in Nebraska oggi abbiamo da seguire ancora una serie di procedure che impediscono al momento un esame approfondito delle questioni più complesse.

La questione dell’oleodotto discussa in Nebraska ha posto il Keystone XL al pari di una linea ferroviaria o telefonica e dunque è stata esaminata la legittimità dei proprietari terrieri di fare ricorso contro questa grande opera. I giudici hanno dovuto valutare se fosse costituzionale o meno imporre il passaggio dell’oleodotto nel terreno dei tre proprietari. Tre dei sette giudici hanno rifiutato di affrontare la costituzionalità della legge in questione, perché non erano d’accordo con la maggioranza, condannando praticamente i proprietari terrieri. A riprova che l’opera potrebbe essere dannosa e non solo dal punto di vista costituzionale, è uno studio ambientale commissionato dal Dipartimento di Stato, rappresentato da John Kerr e pubblicato nel gennaio 2014 che prende in esame l’economia, la sicurezza energetica e le relazioni degli Stati Uniti con il Canada. Ebbene, alla luce di queste varie considerazioni il Keystone XL risulta avere un basso impatto ambientale poiché il Canada continua a estrarre petrolio con o senza oleodotto. Studi ambientali del Dipartimento di Stato, tra cui una finale pubblicato nel gennaio 2014, ha scoperto che il gasdotto avrebbe poco impatto sui cambiamenti climatici, perché il Canada continua a produrre olio, indipendentemente dal fatto che il Keystone XL sia costruito.

I gruppi ambientalisti hanno già annunciato che sfideranno nei tribunali americani qualsiasi permesso e che metteranno in scena azioni di disobbedienza civile.
fonte:  Politico

© Foto Getty Images

Keystone XL: dai sostenitori di Obama una lettera contro l’oleodotto della discordia

Ai gruppi di ambientalisti ora si aggiungono i finanziatori delle campagne di Obama: riusciranno a far cambiare idea al presidente?

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Una lettera firmata da 150 finanziatori che hanno elargito milioni di dollari per le due campagne elettorali di Barack Obama e non vogliono che le promesse del presidente degli Stati Uniti vengano tradite. Il nocciolo della questione è il banco di prova del contestatissimo oleodotto Keystone XL che dovrebbe trasportare le sabbie bituminose dal Canada Occidentale al Golfo del Messico.

Il vostro è l’ultimo mandato presidenziale in cui è possibile, per l’America, scegliere un percorso di progresso responsabile verso se stessa, prima che i cambiamenti climatici diventino ingestibili e pericolosi,

si legge nella lettera aperta. Gli oppositori del gasdotto temono che il progetto venga approvato nonostante i ripetuti impegni presi da Obama in merito ai cambiamenti climatici.  Nella lettera viene aggiunto che questa sarebbe la più importante decisione ambientale della presidenza Obama e nello studio ovale vi  è la piena consapevolezza del peso che un’eventuale approvazione potrebbe avere sull’opinione pubblica. Dalle riserve dell’Alberta potrebbero essere pompati, ogni giorno,830mila barili di sabbie bituminose che verrebbero lavorate nelle raffinerie sulle coste del Texas. È chiaro che la realizzazione dell’oleodotto avrebbe, allo stesso tempo, un effetto indiretto poiché confermerebbe un orientamento energetico impostato sui combustibili fossili invece di un processo di riconversione alle energie rinnovabili.

Questa decisione più di ogni altra contraddistinguerà la sua direzione, il suo impegno, la sua volontà,

si legge nella lettera che evoca il coraggio di Abraham Lincoln, capace di sfidare le convenzioni del suo tempo e abolire la schiavitù. Comunque vada a finire Keystone è un nodo cruciale. Fra i firmatari vi sono alcuni dei più importanti sostenitori di Obama:Vinod Khosla, uno dei fondatori di Sun Microsystems, Rob McKay, erede di Taco Bell e presidente del Democracy Alliance,Blythe Danner, attrice e madre di Gwyneth Paltrow, e Susie Tompkins Buell, co-fondatrice della linea di abbigliamento Esprit. Quest’ultima, tanto per fare un esempio ha donato 300mila dollari. Per una buona parte dei sostenitori di Obama si tratta della prima presa di posizione pubblica sulla decisione relativa a Keystone XL. Nei prossimi mesi le pressioni degli ambientalisti su Obama e sul segretario di Stato John Kerry saranno altissime. Che il presidente degli Stati Uniti d’America sia l’uomo più potente del mondo è slogan ormai buono soltanto per il lancio pubblicitario di qualche film di Hollywood. Semmai il presidente Usa è il rappresentante di alcune fra le lobby più potenti del mondo: bisogna solo capire a quale fazione dei suoi sostenitori Obama vorrà dare ragione, se a quella dei veri progressisti o a quei democratici (molto simili ai repubblicani) ai quali interessa molto non dare dispiaceri alle compagnie petrolifere. Lincoln, insomma, è bene non scomodarlo e lasciarlo seduto e ieratico all’omonimo Memorial.

Fonte: The Guardian