Nasce il Badante agricolo di comunità che aiuta le persone anziane nella cura dell’orto

E se le persone anziane e i giovani migranti si incontrassero, per prendersi cura insieme di un pezzo di orto, scambiandosi aiuto e conoscenze? Da questa domanda nasce a Ivrea e Castellamonte il progetto “Badante agricolo di Comunità”, per far incontrare due mondi e due culture diverse per creare comunità.

Torino – Il progetto “Badante agricolo di Comunità” si propone di far incontrare in un’attività di utilità comune due mondi e due culture apparentemente lontane: quello dei giovani migranti richiedenti asilo in cerca di un ruolo attivo nel loro territorio di adozione e quello delle persone anziane residenti sul territorio che necessitano di essere aiutate nella gestione del proprio orto. Il progetto coinvolge due realtà attive a Ivrea e Castellamonte, nel torinese, che sono rispettivamente l’Orto della Palude e l’Orto-giardino sociale: in questi spazi si propone di favorire l’inclusione e una reale integrazione di persone migranti, mettendo in comunicazione il loro bisogno di trovare un ruolo attivo nella comunità di adozione e il bisogno delle persone anziane residenti, delle famiglie che non riescono a prendersi cura del proprio giardino o dei comuni con aree verdi pubbliche che possono essere gestite in compartecipazione con la comunità. Si tratta dunque di un progetto che è anche incontro intergenerazionale, tra due mondi e due culture differenti.

E se le persone anziane e i giovani migranti si incontrassero, per prendersi cura insieme di un pezzo di orto, scambiandosi aiuto e conoscenze? Da questa domanda nasce a Ivrea e Castellamonte il progetto “Badante agricolo di Comunità”, per far incontrare due mondi e due culture diverse per creare comunità.

Torino – Il progetto “Badante agricolo di Comunità” si propone di far incontrare in un’attività di utilità comune due mondi e due culture apparentemente lontane: quello dei giovani migranti richiedenti asilo in cerca di un ruolo attivo nel loro territorio di adozione e quello delle persone anziane residenti sul territorio che necessitano di essere aiutate nella gestione del proprio orto. Il progetto coinvolge due realtà attive a Ivrea e Castellamonte, nel torinese, che sono rispettivamente l’Orto della Palude e l’Orto-giardino sociale: in questi spazi si propone di favorire l’inclusione e una reale integrazione di persone migranti, mettendo in comunicazione il loro bisogno di trovare un ruolo attivo nella comunità di adozione e il bisogno delle persone anziane residenti, delle famiglie che non riescono a prendersi cura del proprio giardino o dei comuni con aree verdi pubbliche che possono essere gestite in compartecipazione con la comunità. Si tratta dunque di un progetto che è anche incontro intergenerazionale, tra due mondi e due culture differenti.

Così gli orti sociali e i giardini diventano lo spazio in cui si fa comunità, luogo di incontro e scambio tra nuovi cittadini e popolazione locale. Il progetto si inserisce infatti all’interno di pratiche virtuose che vedono centrali la riqualificazione delle zone verdi e degli orti sociali in città, con un’attenzione ai valori dell’inclusione sociale e dell’inserimento al lavoro dei più deboli ed emarginati.Il progetto coinvolge gli orti sociali di Castellamonte e di Ivrea, che in invitano i cittadini ad avvicinarsi al tema dell’agricoltura urbana non solo partecipando agli eventi promossi negli orti sociali, ma anche e soprattutto a rendersi disponibili ad accogliere un badante agricolo e coltivare l’orto insieme a lui, iniziando da alcuni mesi di prova. Se l’incontro e la collaborazione avranno esito positivo, sarà possibile continuare ad avvalersi dell’aiuto del badante agricolo, attivando per lui un libretto famiglia. Partecipando al progetto, i cittadini potranno anche trovare supporto e consigli per la coltivazione e la gestione del proprio giardino presso gli orti sociali. Nello specifico, il progetto prevede due fasi: nella prima, due gruppi di giovani migranti parteciperanno a un percorso di formazione in orticultura e manutenzione del giardino, presso i due orti. Nella seconda fase si raccoglieranno le richieste di anziani e famiglie dei due territori e i ragazzi saranno accompagnati, con la mediazione di un tutor, ad entrare nelle case e a iniziare il loro lavoro di “Badante Agricolo”. L’obiettivo è che le famiglie proseguano il rapporto con i ragazzi, anche dopo il termine del progetto, aprendo per loro un libretto di famiglia, in modo da avviare per loro una vera attività lavorativa e concorrere alla loro autonomia.

Così gli orti sociali e i giardini diventano lo spazio in cui si fa comunità, luogo di incontro e scambio tra nuovi cittadini e popolazione locale. Il progetto si inserisce infatti all’interno di pratiche virtuose che vedono centrali la riqualificazione delle zone verdi e degli orti sociali in città, con un’attenzione ai valori dell’inclusione sociale e dell’inserimento al lavoro dei più deboli ed emarginati.Il progetto coinvolge gli orti sociali di Castellamonte e di Ivrea, che in invitano i cittadini ad avvicinarsi al tema dell’agricoltura urbana non solo partecipando agli eventi promossi negli orti sociali, ma anche e soprattutto a rendersi disponibili ad accogliere un badante agricolo e coltivare l’orto insieme a lui, iniziando da alcuni mesi di prova. Se l’incontro e la collaborazione avranno esito positivo, sarà possibile continuare ad avvalersi dell’aiuto del badante agricolo, attivando per lui un libretto famiglia. Partecipando al progetto, i cittadini potranno anche trovare supporto e consigli per la coltivazione e la gestione del proprio giardino presso gli orti sociali. Nello specifico, il progetto prevede due fasi: nella prima, due gruppi di giovani migranti parteciperanno a un percorso di formazione in orticultura e manutenzione del giardino, presso i due orti. Nella seconda fase si raccoglieranno le richieste di anziani e famiglie dei due territori e i ragazzi saranno accompagnati, con la mediazione di un tutor, ad entrare nelle case e a iniziare il loro lavoro di “Badante Agricolo”. L’obiettivo è che le famiglie proseguano il rapporto con i ragazzi, anche dopo il termine del progetto, aprendo per loro un libretto di famiglia, in modo da avviare per loro una vera attività lavorativa e concorrere alla loro autonomia.

Il progetto è promosso con il sostegno del Global Fund for Community Foundations, la Fondazione di Comunità del Canavese, in collaborazione con Consorzi InReTEe, CISS 38, Associazione SE.MI ed ECOREDIA. Un esempio concreto di questa esperienza è il caso dell’Orto della Palude di Ivrea, che ha coinvolto otto ragazzi sotto la guida del formatore Gianpiero Gauna, che con lui  hanno iniziato la lavorazione del terreno e l’impostazione dell’orto. In questo spazio, in cui si organizzano progetti educativi e formativi nelle scuole per diffondere una cultura del rispetto e della sostenibilità ambientale, è stato recentemente sottoscritto un Patto, coinvolgendo il circolo Legambiente Dora Baltea e le Associazioni Ecoredia e Senza Confini, per la cura e la valorizzazione dell’area insieme al Comune di Ivrea.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2021/07/badante-agricolo-di-comunita-orto/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Amianto all’Olivetti: processo al via

pirelli-amianto-condanne

È cominciato questa mattina, al Tribunale di Ivrea, il processo per le quattordici morti correlate all’esposizione all’amianto negli stabilimenti della Olivetti: sono diciassette le persone finite a giudizio per omicidio colposo in concorso e lesioni colpose in concorso, si tratta di ex manager e dirigenti dell’azienda eporediese fra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Novanta. Fra i nomi delle diciassette persone rinviate a giudizio i più noti sono quelli di Carlo De Benedetti, dell’ex ministro Corrado Passera e di Roberto Colaninno, attuale presidente della Piaggio.
A ottobre, nel corso dell’udienza preliminare, Cecilia Marino aveva stralciato la posizione di 11 persone.

 “L’Olivetti sapeva dei rischi ai quali ha sottoposto, per anni, i lavoratori e ha agito con grave ritardo per porvi rimedio” spiega Lorenzo Boscagli, il sostituto procuratore che per anni ha lavorato al caso: frutto dell’inchiesta sono le 36mila pagine che contengono quasi mezzo secolo di storia della fabbrica, ricostruito attraverso l’Archivio storico e gli organigrammi messi insieme dall’avvocato Giancarlo Guarini e grazie alle testimonianze di chi ha occupato svariate mansioni negli stabilimenti. Il giudice Elena Stoppini presiederà la sezione penale. Fra le parti civili, oltre ai famigliari delle vittime, vi sono il Comune di Ivrea, la Città metropolitana, Afeva, l’associazione che tutela le famiglie vittime dell’amianto, la Comunità collinare, le organizzazioni sindacali.

Fonte: ecoblog.it

Amianto all’Olivetti, maxi-risarcimento alla famiglia di una vittima

Il Tribunale di Ivrea ha fissato in 1,2 milioni di euro il risarcimento ai familiari della vittima. Una sentenza emessa dal Tribunale di Ivrea la scorsa settimana ha condannato Telecom Spa(la società che ha rilevato Olivetti ing) a un risarcimento di 1,2 milioni di euro ai famigliari di Franca Lombardo, l’ex operaia dell’azienda eporediese morta per mesotelioma pleurico, malattia contratta lavorando in uno dei tre capannoni dello stabilimento di Ivrea in cui veniva impiegato il talco contaminato da tremolite di amianto. Secondo Mario Benni Enrico Scolari che hanno assistito i famigliari di Franca Lombardo nel corso dell’unica – almeno fino a questo momento – causa intentata contro Telecom quella di giovedì 29 gennaio è “una sentenza storica” che potrebbe diventare un caso pilota e dare il via ad altre cause contro Olivetti. È tuttora in corso, infatti, un processo che chiama in causa ben 34 ex manager della Olivetti, fra cui Carlo De Benedetti e l’ex ministro Corrado Passera, per l’esposizione all’amianto di altri 13 dipendenti. La causa di Franca Lombardo è un caso a parte. È stato il marito Luigi Formento, 81 anni, anche lui con un passato in Olivetti, ad avere i primi dubbi sulla morte della moglie per mesotelioma pleurico. È lui a portare avanti la causa civile con tenacia, mentre il processo che vede imputato Ottorino Beltrami, dirigente di sua moglie e di Lucia Delaurenti, si conclude con un nulla di fatto visto che l’ex dirigente muore a 96 anni prima che la Cassazione siu esprima sul suo caso il 4 dicembre 2014. Dopo un anno e mezzo l’Olivetti che, a detta di Formento, ha dato tanto, “ma si è portata via un pezzo della nostra vita”, dovrà pagare attraverso la Telecom che l’ha inglobata. Secondo la Procura di Ivrea all’Olivetti si moriva per la tremolite che si respirava e per le controsoffittature contaminate e i dirigenti a conoscenza di queste problematiche non avrebbero fatto nulla per prevenire le morti da mesotelioma pleurico.146635841-586x390

Fonte:  La Stampa

© Foto Getty Images

Morti da amianto all’Olivetti: indagati De Benedetti e Passera

La Procura di Ivrea apre un’inchiesta dopo le denunce di 20 familiari morti per mesotelioma pleurico84460449-586x389

La Procura di Ivrea ha aperto un’inchiesta in seguito alle denunce presentate dai famigliari di 20 operai morti per mesotelioma pleurico a causa dell’esposizione all’amianto. Le vittime eporediesi furono, in passato, dipendenti dell’Olivetti e lavorarono a stretto contatto con asbesto. Nel registro degli indagati, sono iscritte due persone, ma i nomi che spiccano sono quelli di Carlo De Benedetti, presidente dell’azienda dal 1978 al 1996 e dell’ex ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, amministratore delegato dal 1992 al 1996. Secondo quanto riportato da La Stampa, l’accusa per tutti sarebbe di omicidio colposo e lesioni colpose plurime. Nella stessa regione nella quale si è consumato il processo Eternit, dunque, un’azienda torna sotto processo per non adottato le necessarie misure di sicurezza a tutela dei propri operai. La prima denuncia è partita dai familiari di una donna che aveva lavorato nello stabilimento di San Bernardo dal 1965 al 1980 e che è deceduta nel 2007 a causa di un mesotelioma pleurico maligno. Secondo le perizie, la donna aveva inalato talco contaminato con l’asbesto e sotto inchiesta fu l’amministratore delegato di allora, Ottorino Beltrami. Il processo, però, non fu fatto, perché l’ex a.d. morì prima dell’inizio. Da quel momento sono stati molti i casi di malattia e le denunce partite dagli operai che fino ai primi anni 90 avevano lavorato alle Officine Ico, negli stabilimenti di San Bernardo e di Scarmagno.

Il caso è delicato. Le parti lese sono numerose e ci sono degli indagati,

ha confermato il procuratore capo della Repubblica di Ivrea, Giuseppe Ferrando. Il nuovo processo a una grande azienda per le morti da amianto è solo all’inizio.

Fonte:  La Stampa