Risparmio energetico: come isolare le finestre col fai-da-te e pagare meno nella bolletta

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Non è solo un fatto di sostenibilità ambientale: isolamento, coibentazione e altre forme di risparmio energetico offrono tutta una serie di benefici in termini fisici e psichici, oltre che un alleggerimento notevole delle nostre bollette. Secondo alcune ricerche, infatti, circa la metà dell’energia che consumiamo per raffreddare o riscaldare una casa viene semplicemente persa perché le nostre abitazioni non sono ben isolate. Alcune tecniche di isolamento ci possono infatti aiutare a ridurre le nostre spese energetiche di circa il 40%, rendendo i nostri ambienti più freschi d’estate e più caldi d’inverno. Non solo: coibentazione e isolamento ci aiutano a ridurre muffa e umidità, apportando benefici alla nostra salute. Tra l’altro, un immobile con classe energetica migliore aumenterà il proprio valore nel tempo. Avevamo già visto insieme qualche tempo fa (a questo link) alcune tecniche che possono aiutarci a raggiungere un forte risparmio energetico. Oggi, vedremo com’è possibile isolare termicamente le nostre finestre di casa, con il fai-da-te e spendendo una cifra relativamente bassa. La dimostrazione di come questo sia possibile, viene dall’esperienza di Ivan Piga, ex elettricista che si è messo in testa di rendere la propria abitazione completamente autonoma dal punto di vista energetico ed economico.

Ecco il video in cui spiega il procedimento che ha utilizzato per l’isolamento delle sue finestre:

Dopo aver rimosso dagli infissi la vernice vecchia con dei pezzi di vetro, la superficie è stata levigata a mano con della carta vetrata a diverse grane (40-60-100-150). Successivamente, è stato passato dell’olio paglierino e infine dell’impregnante color palissandro. Ultimo passaggio: due verniciate di flatting lucido trasparente. Si passa poi ai perni della finestra, trattati anch’essi con della carta abrasiva, prima a grana 40 e successivamente a 100 per la rifinitura. I perni sono stati ridipinti con della vernice acrilica. Il passaggio principale riguarda ovviamente le finestre vere e proprie. Il procedimento è simile a quello degli infissi: rimozione della vernice con pezzetti di vetro, passaggio successivo con carta vetrata a diverse grane (sempre da 40 a 150). Lavate le superfici con acqua e sapone, vi è stata poi applicata una soluzione antitarlo: tutte le operazioni vanno effettuate all’aria aperta, per sicurezza. Anche in questo caso, effettuare una passata di olio paglierino e impregnante di color palissandro, applicato con un tampone (un semplice fazzoletto riempito di cotone) per evitare lo spiacevole effetto delle strisce dovute all’utilizzo del pennello. Per proteggere le superfici dalla pioggia e dal sole, si applicano poi tre strati di flatting trasparente lucido: la prima col pennello, le successive con il tampone. Occorre poi procurarsi i vetri, stando attenti alle misure e al materiale delle finestre a cui vogliamo applicarli. Nel caso di Ivan, lo spessore ottimale è risultato essere 1 cm a vetro, dal momento che il telaio non era molto resistente. In base alle proprie esigenze specifiche, si possono prevedere spessori diversi. Per fissare i vetri e permettere l’isolamento è necessario passare accuratamente del silicone per tutta la lunghezza della finestra. Una vecchia cornice per quadri è stata poi riutilizzata come ulteriore fissaggio, insieme al posizionamento strategico di alcuni chiodini, in punti particolarmente delicati. Guarnizioni in gomma sono state infine applicate lungo tutti gli angoli della finestra e incollate con un adesivo specifico per il legno: questo eviterà la fuoriuscita del calore dalla casa. La spesa finale, secondo i calcoli di Ivan, è stata di circa 104 euro, anche se bisogna dire che una parte del materiale è avanzato per le altre finestre dell’abitazione. Tra l’altro, nelle foto che mostra, sembrano ancora in perfette condizioni, dopo due anni di utilizzo. C’è chi potrebbe obiettare che prodotti come ad esempio il flatting non sono esattamente sostenibili o ecologici. In commercio esistono delle varianti, a base di acqua, ugualmente efficaci e meno tossiche. La storia di Ivan ha davvero qualcosa di unico nel suo genere. Rimasto disoccupato, fa di necessità virtù: dopo aver venduto la sua vecchia casa, decide di comprarne una a basso costo ristrutturandola completamente. E decide di farlo, puntando tutto sul, la coibentazione delle superfici e l’isolamento termico. Grazie al suo lavoro costante è riuscito a eliminare quasi del tutto i propri costi in bolletta: sostiene, infatti, di spendere circa 800 euro annui in risparmio energetico elettricità, ma grazie ai suoi pannelli fotovoltaici, ne guadagna circa 700. Il suo obiettivo è quello di realizzare una casa “che si mantiene da sola”. La sua storia è stata raccontata di recente in un programma radio: al link, l’intervista a Ivan.

(Foto: www.yourhomeand.com)

Fonte: ambientebio.it

Dalla Posidonia una risorsa in più per la bioedilizia

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La Posidonia è una pianta marina indispensabile per gli ecosistemi del Mediterraneo e per combattere l’erosione delle coste.  È un vegetale molto sensibile, che non resiste molto alle alterazioni ambientali: la trasparenza delle acque e la salinità sono due condizioni indispensabili per la sua proliferazione. Per questo, spesso è usata come indicatore biologico. Ora, potrebbe diventare una preziosa risorsa anche per la bioedilizia sostenibile. In Sardegna, infatti, l’imprenditrice Daniela Ducato e il direttore generale dell’Agenzia Conservatoria delle Coste dell’assessorato alla difesa dell’ambiente della Sardegna, Alessio Satta, stanno cercando di avviare un progetto per riutilizzare i cumuli di Posidonia piaggiata sulle coste. L’idea è quella di usarla per realizzare una fibra intelligente, la “lana di mare”, già brevettata da un’azienda leader del settore della bioedilizia e dell’efficienza energetica e acustica, l’Edilana Group. Edimare, che fa parte del gruppo, infatti, è già riuscita a utilizzare questo prezioso vegetale marino per creare tetti ad alta efficienza termica che, uniti alla lana di pecora, consentono di far risparmiare fino al 30% in più rispetto al legno e ad altri materiali isolanti naturali. In più, la Posidonia avrebbe il vantaggio di assorbire anche CO2. Questo materiale ha buone capacità termoisolanti (20% superiori ad altri materiali prodotti a patire dal legno), è completamente atossica, inattaccabile da muffe e umidità, grazie alla sua percentuale di salinità (tra 0,5 e 2%) ed è in grado di assorbire vapore acqueo e riemetterlo senza indebolire le sue proprietà termoisolanti. Naturalmente, la materia prima utilizzata non verrà sottratta al mare: saranno adoperati infatti solo le colonie di Posidonia spiaggiate, che possono rappresentare un problema ambientale per il loro smaltimento. Un eccessivo accumulo di biomassa marina in spiagge antropizzate o artificiali, infatti, rende difficile lo smaltimento effettuato dalle onde del mare, portando alla decomposizione e ad elevati costi di gestione pubblica della problematica. Per questa ragione, negli scorsi anni, la Conservatoria delle Coste ha accolto la richiesta di aiuto da parte di diverse amministrazioni comunali che non avevano un budget sufficiente per arginare il problema, attivando un tavolo tecnico con l’assessorato degli enti locali e alcune aree marine protette.
Così, l’anno scorso, è nata una collaborazione tra il settore pubblico e privato: l’azienda Edilana Group si fa carico del recupero della Posidonia, mentre da parte della Conservatoria è stato chiesto ai comuni interessati di mantenere il vegetale marino nelle spiagge naturali, per consentire l’uso della posidonia nel completo rispetto e nella salvaguardia degli arenili. L’iniziativa avviata riguarda Alghero, cittadina dove il surplus di Posidonia ha causato in alcuni siti problematiche ambientali e igienico-sanitarie, generando costi di smaltimento di circa 1.000.000 di euro. Altri progetti, in fase sperimentale, sono stati avviati anche nei comuni di Alborea in provincia di Oristano e di Villasimius in provincia di Cagliari.

(Foto: wikimedia)

Fonte: ambientebio.it/

EDIFICI A BASSO REDDITO: COME EFFICIENTARLI?

Il 30 aprile si è tenuto presso la sala convegni Ance a Roma un convegno promosso dall’Enea per presentare il Progetto Elih-Med, che si concentra sull’efficienza energetica nelle abitazioni a basso reddito nel Mediterraneo per il raggiungimento degli obiettivi Ue 2020.

DESTINATARI. I destinatari del progetto sono gli inquilini e i proprietari a basso reddito o famiglie che soffrono povertà energetica (Low Income Houseold), sono considerati come “difficili da raggiungere” attraverso le tradizionali politiche pubbliche e richiedono strategie innovative sia tecniche sia finanziarie per la riduzione del loro consumo energetico. Il progetto dimostra, attraverso una sperimentazione su larga scala, della fattibilità di soluzioni innovative e meccanismi finanziari sostenuti con fondi FESR, che potrebbero poi essere estesi a tutto il Mediterraneo.

6 PAESI COINVOLTI. La sperimentazione è condotta simultaneamente in sei paesi: Spagna, Francia, Italia, Grecia, Cipro e Malta, in diverse aree geografiche (urbane, peri-urbane e rurali), sociali (inquilini, proprietari residenti, famiglie in stato di povertà energetica), e in differenti contesti climatici (il che implica un uso potenzialmente moderato o intensivo di riscaldamento e aria condizionata).

IN ITALIA. Nell’ambito del Progetto Pilota ELIH-MED, in Italia sono stati realizzati tre interventi: nel comune di Genova, nella Provincia di Sassari e nel comune di Frattamaggiore (NA). In totale sono stati riqualificati, dal punto di vista energetico, circa 100 abitazioni. La realizzazione delle opere rientra nelle attività del progetto che prevedono inoltre una fase di monitoraggio pre –intervento, on going e di monitoraggio post-intervento.

ESEMPI DI INTERVENTI IN ITALIA, FRANCIA E SPAGNA

ITALIA, Genova: I 45 edifici selezionati, tutti di proprietà del Comune di Genova, sono situati rispettivamente in Piazzale Adriatico (36 abitazioni su 6 piani) e in via Lungobisagno Dalmazia (9 alloggi su 2 piani). Gli edifici sono stati costruiti nel 1953 e rappresentano la tipa urbanizzazione post Seconda Guerra Mondiale.


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Sono quindi caratterizzati da: nessun isolamento termico, vetri singoli e caldaie a gas per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria. Tra le misure di efficienza energetica individuate troviamo quindi l’isolamento termico esterno e del tetto, la sostituzione totale delle finestre e la parziale sostituzione di tende/persiane. Dopo l’adeguamento si prevede che la prestazione energetica degli edifici dovrebbe essere migliorata di almeno due classi energetiche, mentre il consumo totale di energia diminuirà del 53%.

SPAGNA, Malaga: L’edificio pilota selezionato prende il nome di “Los Limoneros” e si trova nel quartiere di Ciudad Jardín nella parte settentrionale della città. Si tratta di un edificio di 7 piani (6 fuori terra) in edilizia sociale costruito negli anni ’80. L’edificio è di proprietà del Municipal Institute of Housing (IMV) che affitta gli appartamenti agli inquilini. In totale si tratta di 140 abitazioni di superficie compresa tra 69-90 mq tutte il classe F.  Obiettivo del Progetto Elih-Med è quello di migliorare di ben due livelli la classificazione energetica dell’edificio, passando dagli attuali 64,12 kWh/mq l’anno a 43,28 kWh/mq l’anno

FRANCIA, Arles: Costruiti nel 1970 in un piccolo villaggio a 18 km dal centro di Arles, i 30 appartamenti pilota hanno una superficie inferiore a 90 mq. Attualmente, la prestazione energetica dell’edificio è classificabile con la lettera D, anche se dopo la ristrutturazione si prevede una classificazione addirittura in classe A (48 kWh/mq l’anno).

Tra le misure che verranno adottate per l’adeguamento troviamo: l’isolamento esterno di tetto e pareti, l’installazione di una pompa di calore a terra, la sostituzione delle finestre e l’installazione di schermature solari.edilizia-popolare

LINEE GUIDA. ELIHMED sta ora sviluppando le Linee Guida per diffondere quanto acquisito dalle esperienze pilota e fornire supporto e suggerimenti alle amministrazioni nazionali, regionali e locali, oltre che ad imprenditori, progettisti e agli stessi abitanti degli alloggi a basso reddito. L’obiettivo finale è ridurre il fabbisogno energetico degli edifici a livelli “quasi zero”, in linea con le indicazioni europee del “pacchetto clima-energia 20/20/20”. L’efficientamento energetico delle case a basso reddito, con elevato potenziale di risparmio, rappresenta infatti uno strumento chiave per raggiungere l’obiettivo comunitario del taglio del 20% dei consumi entro il 2020 e può essere considerato un settore trainante per favorire la ripresa dell’economia nazionale.  In più la riqualificazione energetica di questo tipo di patrimonio edilizio ha anche valore sociale. Infatti oggigiorno in Europa alcune decine di milioni di cittadini vivono in regime di “energy poverty”, cioè non sono in grado di pagare i propri consumi di energia e vivono condizioni di disagio. Proprio per questi cittadini dunque lo sforzo da fare è quello di fornire degli alloggi ad energia quasi zero. Tutto ciò che queste fasce di popolazione “risparmieranno” per le bollette, inoltre, potrà essere immesso nel mercato per l’acquisto di beni materiali e quindi, se moltiplicato per milioni di famiglie, diventare un ulteriore volano di ripresa economica.

 

Fonte: casaeclima.com

Come diminuire gli sprechi di energia e di calore in casa

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Diminuire le dispersioni di calore nelle nostre case permette di godere del giusto comfort, ma anche di ridurre maggiormente consumi e sprechi, incidendo positivamente sulle nostre tasche. Intervenire adesso ci consente di farci trovare preparati, quando tornerà la stagione fredda in autunno. Vediamo adesso insieme un piccolo vademecum per ridurre i consumi energetici in bolletta, tagliando le dispersioni termiche.

Isolare le pareti

La prima cosa da fare è isolare le pareti di casa. Si può procedere utilizzando dei pannelli che fungano da buon isolanti termici. Il materiale tra i più utilizzati è il polistirene, perché ha una buona resa, una lunga durata e un basso costo. In alternativa, potete utilizzare dei pannelli isolanti in sughero, incollandoli direttamente con un collante traspirante. Successivamente, la superficie sarà rivestita da un intonaco anch’esso traspirante. Infine, potete spostare i mobili dalle pareti esterne, a quelle che danno all’interno.

Sostituire gli infissi

Gli infissi dovranno essere sostituiti con altri a doppio o triplo vetro, a bassa conducibilità termica. Potete optare anche per degli infissi a taglio termico, in grado di evitare la trasmissione per conduzione di calore dalla faccia interna a quella esterna, attraverso delle guarnizioni in materiale isolante.Utilizzare salvaspifferi

Salvaspifferi, realizzati con il materiale che volete, anche con il riciclo creativo, per impedire all’aria fredda di passare. Esistono anche dei salvaspifferi intelligenti composti da due rulli che si infilano sotto le porte e rimangono posizionati uno all’interno e uno all’esterno, bloccando completamente gli spifferi. I rulli si muovono assieme alla porta, senza bisogno di essere spostati continuamente.

Applicare pannelli isolanti e riflettenti dietro i radiatori

Negli appartamenti dove è presente un impianto di riscaldamento a radiatori, inserite dei pannelli riflettenti dietro il radiatore, in modo tale da rinviare verso l’interno, aumentando il calore a disposizione dell’ambiente.

Realizzare una controsoffittatura

Nelle case dove sono presenti dei soffitti molto alti, potrebbe essere necessario realizzare una controsoffittatura: ridurre il volume dell’ambiente da riscaldare consente di ridurre le dispersioni di calore. In alternativa, potete utilizzare dei ventilatori a soffitto che spingano l’aria rimasta intrappolata in alto, verso il basso lungo le pareti. La circolazione dell’aria consentirà di mantenere calda la stanza.

Isolare i cassetti delle tapparelle

Effettuare la coibentazione del cassonetto, applicando uno strato di materiale isolante, consente di risolvere il problema delle dispersioni termiche localizzate nella parte alta delle finestre e spesso sottovalutate. La coibentazione va applicata su tutta la superficie del cassonetto, assicurandosi la perfetta adesione del materiale isolante, mediante uno strato di adesivo alla parete di fondo.

Manutenzione degli impianti di riscaldamento

Ricordate di sfiatare a cadenza regolare le valvole dei termosifoni per ottimizzarne la resa. Ricordate anche che prese d’aria, radiatori e altri strumenti di riscaldamento non sono complementi di arredo e quindi sono progettati per essere funzionali, non belli. Cercate quindi di non coprire le prese d’aria e non sistemare i mobili in modo da bloccare il flusso d’aria della stanza. Piuttosto, mimetizzate le prese d’aria o i radiatori dipingendoli con lo stesso colore delle pareti.

(Foto:  Jeremy Levine Design)

Fonte: ambientebio.it

Bioedilizia: cresce l’uso della canapa

Sta crescendo in maniera esponenziale l’utilizzo della canapa nella bioedilizia e anche in Italia sono già diversi gli esempi di costruzioni realizzate con questo materiale che si presta ad essere la risposta ideale soprattutto nelle zone mediterranee. Per esempio, l’associazione Paea, da anni impegnata sul fronte della progettazione e costruzione sostenibile, l’ha impiegata di recente con successo anche per un edificio nel sud dell’Italia.mattone_canapa

L’utilizzo della canapa nella bioedilizia sta crescendo a ritmi molto sostenuti anche in Italia, imponendosi sempre più come un materiale versatile e di ottima resa per costruzioni sostenibili in piena armonia con l’ambiente e con un occhio di riguardo alla salubrità. Per l’Italia più che di una scoperta, si tratta di una riscoperta, visto che fino ad alcuni decenni fa il nostro paese era il secondo produttore mondiale di canapa, ritenuta una risorsa sia nel settore tessile che in quello dell’edilizia. La coltivazione della canapa era fortemente radicata nella nostra tradizione tanto che tracce del suo utilizzo si ritrovano persino nelle parole di Leon Battista Alberti, nel “De Re Aedificatoria”, dove si sottolinea la sua utilità nell’edilizia poiché, aggiunta alle malte, ne migliorava le qualità. La coltivazione della canapa è però poi stata abbandonata fino a che, una decina d’anni fa, l’Unione Europea ha attivato finanziamenti destinati alla reintroduzione della canapa da fibra e alla costituzione di filiere di prodotti derivati, specialmente nel settore no food.
La Germania ha subito inserito la canapa nella sua filiera produttiva di punta, sviluppando materiali per il settore automobilistico, come fibroresine, plastiche e imbottiture, oggi utilizzati da tutte le sue maggiori case produttrici. La Francia, si è concentrata sulle malte fibrorinforzate, brevettando alcune tecniche: una per “mineralizzare” la canapa ricoprendola con silice al fine di renderla impermeabile all’umidità e poterla così utilizzare come isolante; un’altra per mescolare la canapa con calce naturale ed acqua per ottenere un composto simile al cemento, con una consistenza granulosa simile al sughero; un’altra ancora per utilizzare canapa non trattata assieme a calce per intonaci.
In Italia, recentemente la coltivazione della canapa è stata reintrodotta ritornando ad essere presente in due settori strategici: il tessile e la bioedilizia. Ed è proprio nella bioedilizia che l’associazione Paea, da anni all’avanguardia nella progettazione e realizzazione di edifici ecosostenibili, ha iniziato a reintrodurre l’utilizzo della canapa con ottimi risultati. Un esempio è un edificio residenziale nel sud dell’Italia. «Nella bioedilizia, la canapa  e il bio-composto di calce e canapa sono ritenuti estremamente interessanti in quanto risolvono molte problematiche legate alle costruzioni ecologiche e sostenibili in zone climatiche mediterranee» spiegano l’architetto Ilaria Cappelli e la biodesigner Marina Russo dell’Area Progetto di Paea. «A questo proposito Area Progetto dell’Associazione PAEA ha adottato per il progetto di un edificio residenziale in sud Italia la tecnologia del bio-composto di calce e canapa in quanto rispondente a varie esigenze come ad esempio l’ottenimento di requisiti di efficienza energetica, la regolazione dell’umidità e la salubrità del costruito, ottenuta con l’utilizzo di materiali atti al raggiungimento di tale obiettivo».
«Infatti – spiegano ancora Cappelli e Russo – costruire con fibre vegetali comporta vantaggi di carattere ambientale, ma anche etico, sociale ed economico. La canapa è uno dei materiali che offre i risultati migliori. Questo vegetale è di semplice coltivazione, poiché ha una rapida crescita, un basso consumo di acqua e rarissimi attacchi da parte dei parassiti. Una volta lavorata e separata dalla fibra per ottenere il canapulo, è ottima per sostituire gli inerti per la composizione di malte e calcestruzzi alleggeriti, poiché risulta refrattaria a muffe ed insetti e ricca di silice, ma soprattutto è un materiale carbon negative».  «Il biocomposto, ottenuto tramite la mescolanza di calce, canapa e acqua, viene lavorato in impastatrice e quindi applicato a mano o a macchina con tecnica a spruzzo, secondo gli impieghi. Dopo la messa in opera, il biocomposto indurisce per evaporazione dell’acqua e avviene un processo di carbonatazione e idratazione della calce. Il tipo di legante (calce aerea, calce idraulica ecc.), il tipo di truciolato di canapa (qualità e lunghezza del canapulo, ecc.) e le proporzioni della miscela dei due elementi, determinano materiali adatti a differenti impieghi in edilizia con caratteristiche distinte in funzione delle necessità da soddisfare. La tecnica dell’impasto in canapa e calce si può tradurre anche nella soluzione di blocchi prefabbricati di biocomposito in canapa e calce che, combinati con una struttura portante a telaio, sono atti alla realizzazione di muratura perimetrale, che assolve sia la funzione di tamponamento sia di isolamento».

Area Progetto di Paea segnala alcuni degli impieghi di questo materiale in edilizia:

-isolamento termico a cappotto esterno o interno delle pareti perimetrali di edifici esistenti

-Isolamento termico di coperture e sottotetti

-Isolamento e costruzione di  massetto sottopavimento

– Costruzione ex-novo di muratura isolante

– Realizzazione di divisori interni ad alto  isolamento acustico

– Vespaio areato

Le caratteristiche della canapa sono soprattutto:

Riciclabilità
Al termine della sua “vita utile” il biocomposto è totalmente riutilizzabile una volta frantumato e reimpastato con acqua e calce.
Biodegradabilità
Il materiale se smaltito si decompone naturalmente essendo privo di sostanze tossiche.

Ecocompatibilità
L’impasto è composto prevalentemente da truciolato vegetale mineralizzato con calce naturale, e quindi gode di elevati standard di eco-compatibilità: oltre ad essere riciclabile e biodegradabile, possiede un bassissimo livello di energia incorporata nel materiale (quantità di energia necessaria per la sua produzione, impiego e smaltimento).

Fonte: il cambiamento

Canapa Italiana - Ieri, Oggi e Domani
Muzi Santina

Voto medio su 1 recensioni: Buono

€ 18

Come ti costruisco una casa di paglia

La paglia è un ottimo materiale adatto a vari utilizzi ma lo sapete che potrebbe essere utilizzata anche per farci delle case, un po’ come uno dei tre porcellini nella famosa fiabacasa-di-paglia-by-flickr-3962123789_c75d88a72a-350x220

Di seguito vi diamo qualche dritta, qualora stiate pensando di costruire o rivestire anche la vostra abitazione con della paglia. E’ un prodotto naturale al 100% che non richiede alcun tipo di pre-trattamento. Tutto quello che bisogna garantire è che le balle di paglia siano di buona qualità.

Inoltre è un materiale che riduce le emissioni di CO2 e alla fine della sua vita operativa diventa un residuo completamente biodegradabile. Le balle di paglia sono tecnicamente molto efficienti per l’isolamento termico e acustico, ampiamente conforme alle normative vigenti. Il materiale è anche facile da applicare e la semplicità del suo utilizzo nella costruzione lo rende uno dei più prodotti più facili da utilizzare. La procedura si basa sulle balle impilate una sopra l’altra come mattoni giganti, senza apporre alcuna colla, poiché si sostengono a vicenda. Un altro vantaggio è che essendo un materiale poco costoso, fa sì che anche la casa stessa lo sia. I principali problemi si possono riscontrare con l’acqua, per cui è importante proteggerla, specie dall’umidità. Altro suo nemico è il fuoco, giacché la paglia sciolta brucia molto facilmente ma c’è anche da dire che le balle di paglia compattate hanno poca aria dentro perché molto dense e ciò rallenta la combustione. Per risolvere i problemi causati da acqua e fuoco è comunque consigliabile effettuare un buon rivestimento,una specie di intonaco. Una parete di paglia infatti non deve differire da quella di una casa convenzionale. Le guaine sono fatte di argilla o calce, dando una più creativa e organica finitura a pareti che raggiungono comunque il ragguardevole spessore di circa 2 metri. E’ consigliabile evitare l’uso di clip metalliche alle pareti in quanto promuovono la condensazione di aria calda e umida all’interno della casa. Inoltre è meglio usare una vernice a base di latte di calce traspirante o di calce per proteggere l’edificio dagli agenti atmosferici. La calce è costituita da una porzione di sabbia bagnata e può essere colorata con pigmenti o vernici in polvere. Inutile dire che tutti potrebbero farsi una casa di paglia ma pochi possono realmente farlo, visti i suoi limiti ‘tecnici’, specialmente in città. Magari si può pensare a questa alternativa tecnica edilizia per la classica casetta che i nonni ci hanno lasciato al paese o in campagna… Voi che ne dite?

Fonte: tuttogreen

Palazzo Nuovo col cappotto. Termico

Efficientamento energetico in arrivo per l’Università umanistica di Torino: la ristrutturazione esterna dell’edificio è cominciata, e terminerà con la sostituzione di tutti gli infissi e con la realizzazione di un nuovo rivestimento termico, che in inverno permetterà di mantenere calde le aule risparmiando sulla bolletta375866

Dell’efficientamento energetico di Palazzo Nuovo si parlava da anni, dalla delibera della Regione Piemonte approvata ancora nel 2008. Finalmente, a cinque anni di distanza, i lavori possono cominciare. Costeranno11 milioni di euro e comporteranno la sostituzione degli infissi e l’installazione di un rivestimento della struttura che permetterà di trattenere il calore molto meglio di quanto riescano a fare ora le vecchie pareti dell’edificio, costruite alla fine degli anni sessantaIsolamento termico, ma non solo: i materiali che verranno usati dai tecnici, già al lavoro, garantiranno anche la riduzione dei rumori provenienti dalla strada, che, come ben sa chiunque abbia frequentato le aule universitarie, interferiscono spesso con l’andamento delle lezioni. (Non è necessario chiamare in causa gli allegri concerti degli “Stomp” in azione sulle scalinate: a rendere incomprensibili le spiegazioni basta e avanza il traffico di corso San Maurizio, o la pazienza degli automobilisti in coda!) Nell’ottica della spending review attuata dal Comune, il progetto di ristrutturazione prevede anche l’installazione di pannelli fotovoltaici sul tetto dell’edificio, che serviranno a ridurre ulteriormente la bolletta energetica dell’Università. Unica incognita, i grandi murales presenti da tre anni sulla facciata. I tecnici della Sipal, la ditta incaricata dei lavori, stanno ancora valutando se sia possibile salvarli.

 

Fonte: eco dalle città

 

Conto energia termico, ecco come ottenere gli incentivi (ECOPEDIA)

Una guida per richiedere gli incentivi previsti dal Conto energia termico, a seconda del soggetto richiedente (privato e pubblico) e del tipo di intervento realizzato (isolamento termico, installazione di rinnovabili termiche o di dispositivi ad alta efficienza)375714

Questa è una notizia-scheda sempre verde che fa parte della raccolta Ecopedia.it curata dalla redazione di Eco dalle Città. Nelle scorse settimane, il GSE ha progressivamente attivato la procedura per richiedere gli incentivi previsti dal Conto Energia Termico. L’ultimo tassello è stato quello delle sovvenzioni ad accesso diretto, dopo che in precedenza erano state già aperte le procedure per la Pubblica Amministrazione e per gli interventi soggetti all’iscrizione nei Registri. Vediamo, caso per caso, come fare per richiedere gli incentivi, a seconda del soggetto richiedente e del tipo di intervento effettuato.

Enti pubblici

Le Pubbliche amministrazioni possono richiedere gli incentivi del Conto Termico in caso per l’installazione di impianti a rinnovabili termiche di piccole dimensioni nonché di sistemi ad alta efficienza: sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti dotati di pompe di calore o generatore di calore alimentato a biomassa; installazione di pannelli solari termici, anche abbinati a sistemi di solar cooling; sostituzione di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore. Gli enti pubblici, inoltre, hanno diritto alle sovvenzioni statali anche per i lavori di isolamento termicodi superfici opache delimitanti il volume climatizzato: sostituzione di finestre comprensive di infissi; sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti dotati di generatori di calore a condensazione; installazione di sistemi di schermatura e/o ombreggiamento di finestre con esposizione da Est‐Sud‐Est a Ovest.
Gli incentivi del Conto Termico possono essere richiesti dalle Amministrazioni attraverso due modalità, accesso diretto o prenotazione. Nel primo caso, il soggetto richiedente deve compilare l’apposita scheda-domanda disponibile nell’applicazione Portaltermico sul sito GSE. La domanda deve essere inoltrata entro 60 giorni dalla fine dei lavori e deve contenere informazioni sulle caratteristiche specifiche dell’intervento per cui è richiesto l’incentivo e sull’immobile su cui è realizzato. In alternativa, il soggetto responsabile può presentare al GSE una scheda-domanda a preventivo, richiedendo l’accesso alle sovvenzioni statali prima della realizzazione dell’intervento, ma comunque dopo che sia stato sottoscritto un contratto di rendimento energetico con un’ESCO, oppure una convenzione con la CONSIP. Entro 60 giorni dalla data diaccettazione della prenotazione, l’ente pubblico dovrà presentare una dichiarazione sostitutiva di atto notorio attestante la data di avvio dei lavori, seguita, entro i 6 mesi successivi, da una dichiarazione attestante la conclusione dei lavori.

Soggetti privati

A differenza delle Pubbliche Amministrazioni, i privati possono ottenere agli incentivi del Conto Energia Termico solo attraverso la procedura ad accesso diretto, compilando la scheda-domanda sul portale Internet del GSE. La presentazione della richiesta deve avvenire entro 60 giorni dalla fine dei lavori e secondo le istruzioni contenute nelle Regole Applicative pubblicate dallo stesso GSE. I privati, inoltre, possono avere accesso agli incentivi solo per l’installazione di piccoli impianti per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili o di sistemi ad alta efficienza. Nel caso degli interventi per l’isolamento termico degli edifici, infatti, il Conto Termico prevede sovvenzioni solo per gli Enti Pubblici.

Iscrizione ai registri

L’iscrizione nei Registri del Conto Energia Termico è prevista nel caso di interventi di sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con dispositivi dotati di pompa di calore o generatori di calore alimentati a biomasse con potenza termica nominale complessiva compresa tra i 500 kW e 1 MW. In questo caso, la normativa prevede che il GSE apra periodicamente delle finestre temporali per l’iscrizione ai registri, della durata di 60 giorni e ne dia comunicazione 30 giorni prima attraverso appositi bandi. Anche in questo caso, la domanda di iscrizione deve essere presentata per via telematica, usando l’applicazione Portaltermico. La finestra di iscrizione attualmente aperta si chiuderà il prossimo 1 agosto.

Fonte: eco dalle città

Cresce l’edilizia sostenibile, la spinta arriva dai Comuni: 1.003 regolamenti edilizi virtuosi nel rapporto ONRE di Legambiente e Cresme

 “Per uscire dalla crisi si punti sulla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio”

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Crescono innovazione e sostenibilità nel panorama dell’edilizia italiana con una spinta “dal basso”. Sono, infatti, 1.003 i Comuni italiani che hanno modificato i propri regolamenti edilizi per inserire nuovi criteri e obiettivi energetico-ambientali in modo da migliorare le prestazioni delle abitazioni e la qualità del costruito, anticipando e andando oltre la normativa in vigore. Un numero in aumento costante da quando, 5 anni fa, Cresme e Legambiente hanno promosso l’Osservatorio Nazionale sui Regolamenti Edilizi, che fotografa il cambiamento in atto nella filiera delle costruzioni, ricostruendo annualmente il quadro dei provvedimenti nazionali e regionali in materia di innovazione energetica e ambientale.
Complessivamente i cittadini che vivono nei Comuni dove sono in vigore questi strumenti innovativi sono oltre 21 milioni. Il rapporto ONRE 2013 – presentato oggi a Milano da Cresme e Legambiente – mette in evidenza come i regolamenti sostenibili siano diffusi in tutte le Regioni italiane, nonostante una forte prevalenza in quelle del centro-nord. La ricerca sottolinea, inoltre, come siano aumentati non solo i Comuni virtuosi (i regolamenti sostenibili sono cresciuti del 42,3% rispetto 2010 e addirittura dell’80% rispetto al 2009) ma anche i temi affrontati. Come partner dell’osservatorio sono entrati, a partire da quest’anno,  importanti soggetti della filiera delle costruzioni, quali Assotermica, Consiglio nazionale degli architetti, Federlegnoarredo, PVC Forum, Uncsaal. I parametri presi in considerazione nell’analisi sono l’isolamento termico, i tetti verdi, l’utilizzo di fonti rinnovabili, l’efficienza energetica degli impianti, l’orientamento e la schermatura degli edifici, i materiali da costruzioni locali e riciclabili, il risparmio idrico e il recupero delle acque meteoriche e delle acque grigie, l’isolamento acustico, la permeabilità dei suoli e l’effetto isola di calore, le prestazioni dei serramenti, la contabilizzazione del calore, la certificazione energetica, le pompe di calore e le caldaie a condensazione, la ventilazione meccanica controllata. “I regolamenti edilizi comunali – ha spiegato Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – si stanno dimostrando un’ottima chiave di lettura per raccontare l’evoluzione verso l’edilizia sostenibile e strumenti preziosi per accompagnare l’innovazione in corso, per una corretta progettazione e per la realizzazione di edifici efficienti dal punto di vista energetico. I risultati – ha aggiunto Zanchini – dimostrano che l’innovazione sta andando avanti e che la spinta alla certificazione energetica e al miglioramento delle prestazioni impressa dall’Unione Europea sta producendo buoni risultati. Ora occorre, però, una regia nazionale che consenta di superare le troppe contraddizioni del quadro normativo italiano e i ritardi nel recepimento della normativa europea di riferimento, per raggiungere gli obiettivi fissati al 2021 quando tutti i nuovi edifici dovranno essere progettati e costruiti in modo tale da avere bisogno di una ridotta quantità di energia per il riscaldamento e il raffrescamento che, in ogni caso, dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili. E’ indispensabile anche una strategia per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, dando certezze per le detrazioni del 55% che terminerebbero a giugno e legando gli incentivi ai risultati raggiunti in termini di riduzione dei consumi energetici, aiutando così concretamente le famiglie”. Il rapporto ONRE traccia il quadro della normativa in vigore in Italia in materia di efficienza energetica in edilizia. Tra le norme regionali più avanzate rispetto a questi temi sono da segnalare le Province Autonome di Trento e Bolzano, dove la certificazione energetica è oggi una pratica conosciuta e diffusa e dove si è stabilito che per tutte le nuove costruzioni la classe B deve essere, per tutti i nuovi interventi, quella minima obbligatoria. La Lombardia è la Regione dove si conta la quantità più elevata di Comuni virtuosi (318), seguita da Toscana (133) ed Emilia-Romagna (con 127). L’Emilia-Romagna inoltre ha deciso di anticipare gli obblighi di sviluppo delle energie rinnovabili previsti dal Decreto 28/2011 e quindi di soddisfare una percentuale crescente dei fabbisogni di riscaldamento, raffrescamento, elettricità. I nuovi obiettivi previsti dalla Direttiva Europea 31/2010 implicano un’accelerazione ancora più forte nella transizione verso uno scenario nel quale il peso dei consumi energetici legati al settore delle costruzioni si dovrà ridurre significativamente grazie a un rapido miglioramento degli standard e a una fortissima integrazione delle fonti rinnovabili. Le date sono precisamente individuate: dal 1° gennaio 2019 tutti i nuovi edifici pubblici costruiti in Paesi dell’Unione Europea, e dal 1° gennaio 2021 tutti quelli nuovi privati, dovranno essere “neutrali” da un punto di vista energetico, ossia garantire prestazioni di rendimento dell’involucro tali da non aver bisogno di apporti per il riscaldamento e il raffrescamento oppure di soddisfarli attraverso l’apporto di fonti rinnovabili.
Importante anche il Decreto legislativo 28/2011, attuativo dal 1 Giugno 2012, che stabilisce che in tutto il territorio nazionale i nuovi edifici, e quelli in ristrutturazione, facciano ricorso obbligatoriamente all’energia rinnovabile almeno per il 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria. In aggiunta sarà obbligatorio soddisfare sempre da fonti rinnovabili la somma di parte dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento. Oltre alle rinnovabili termiche il Decreto stabilisce vincoli importanti anche per la parte elettrica dei fabbisogni degli edifici. E’ infatti obbligatorio installare impianti da fonti rinnovabili proporzionalmente alla grandezza dell’edificio. Inoltre per tutti gli edifici pubblici gli obblighi vengono incrementati del 10%. Numeri e parametri del Rapporto ONRE 2013

Isolamento termico: è tra i punti fondamentali da affrontare per il contenimento dei consumi energetici delle abitazioni ed è un parametro trattato da almeno un Comune per Regione. Sono 782 quelli che prevedono obblighi sull’isolamento termico degli edifici.

Tetti verdi: anche il ricorso a tetti verdi inizia ad essere inserito nei Regolamenti Edilizi proprio per migliorare l’isolamento termico degli edifici. In 328 Comuni per le nuove edificazioni è incentivata e promossa la realizzazione di parte della copertura con “tetti giardino” per un miglior isolamento termico.

Serramenti: per quanto riguarda i serramenti ad alta efficienza l’argomento viene affrontato in 439 Comuni, dei quali 386 obbligano a rispettare specifici parametri di trasmittanza, 64 incentivano miglioramenti nelle prestazioni.

Isolamento acustico: 303 Comuni hanno deciso di affrontare l’argomento del corretto isolamento acustico negli edifici. Di questi, 220 prevedono un limite preciso alle emissioni acustiche da rispettare, 45 prevedono incentivi qualora si raggiungano livelli di isolamento acustico particolarmente elevati.

Orientamento e schermatura degli edifici: sono 475 i Comuni che nei loro regolamenti affrontano il tema dell’orientamento e/o ombreggiatura delle superfici vetrate. In 324 Comuni i due requisiti sono obbligatori.
Permeabilità dei suoli ed effetto isola di calore: sono 212 i Comuni che trattano la permeabilità dei suoli nei loro Regolamenti Edilizi, punto fondamentale per impedire l’incremento delle temperature nella aree urbane, noto come effetto “isola di calore”, e di conseguenza per evitare un sempre crescente bisogno di impianti di climatizzazione nei mesi estivi.
Materiali da costruzione locali e riciclabili: 446 sono i Comuni i cui regolamenti edilizi prendono in considerazione l’origine dei materiali e l’energia impiegata per la loro produzione. In 50 vengono proposti incentivi per realizzare edifici con materiali naturali e riciclati.

Utilizzo fonti rinnovabili: risultati particolarmente importanti sono quelli raggiunti dalle energie rinnovabili. Infatti, in ben 856 Comuni italiani si parla dell’installazione di pannelli solari termici e fotovoltaici. Di questi sono 638 quelli dove vige l’obbligo di installazione del fotovoltaico e 613 per il solare termico.

Risparmio idrico: Sono 570 i Comuni che inseriscono il tema del risparmio idrico nei propri Regolamenti Edilizi, di cui 505 prevedono l’obbligo, 15 incentivi ed i restanti 50 fanno semplice promozione.

Recupero acque meteoriche: Il tema del recupero delle acque piovane, per la manutenzione delle aree verdi e per gli autolavaggi, è presente in 556 Comuni, in 449 di questi è un requisito obbligatorio.

Recupero acque grigie: questo tema è presente in 199 Regolamenti ed in 39 se ne fa un requisito cogente sia nel caso di nuova costruzione sia in quello di ristrutturazioni importanti.

Pompe di calore e caldaie a condensazione: Sono 22 i Comuni in cui si obbliga l’installazione di pompe di calore (in alternativa alle fonti rinnovabili) in 165 si fa promozione, mentre in 17 Comuni sono previsti incentivi.

Contabilizzazione individuale del calore: sono 251 i Comuni che si occupano della contabilizzazione individuale del calore con impianto centralizzato di produzione. Tra questi, sono 208 quelli che ne fanno un requisito cogente per i nuovi edifici o in caso di nuova installazione del sistema di produzione di calore.

Ventilazione meccanica: L’adozione di sistemi di ventilazione meccanica controllata è prevista in 345 Comuni. L’obbligo è presente in 105 Regolamenti Edilizi, mentre in 30 casi il requisito è incentivato.

Teleriscaldamento: In 200 Comuni viene espressamente richiesto nei Regolamenti Edilizi di utilizzare la rete di teleriscaldamento qualora presente ad una distanza inferiore ai 1.000 metri. In 9 Comuni sono previsti incentivi. Certificazione energetica: 441 Comuni sottolineano nel proprio Regolamento l’obbligatorietà della certificazione energetica per gli edifici. Sono 38 quelli che prescrivono per i nuovi edifici e le ristrutturazioni l’obbligo di raggiungere almeno la classe B. Sono in tutto 84 i Comuni che incentivano poi i “salti” di classe energetica, ossia il passaggio delle prestazioni energetico-ambientali degli edifici da una classe più bassa ad una più efficiente.

fonte: ufficio stampa Legambiente

 

Rapporto ONRE 2013: cresce l’edilizia sostenibile, la spinta arriva dai Comuni

1.003 regolamenti edilizi virtuosi nel nuovo rapporto ONRE di Legambiente e Cresme. L’associazione ambientalista: “Per uscire dalla crisi si punti sulla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio”

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Crescono innovazione e sostenibilità nel panorama dell’edilizia italiana con una spinta “dal basso”. Sono, infatti, 1.003 i Comuni italiani che hanno modificato i propri regolamenti edilizi per inserire nuovi criteri e obiettivi energetico-ambientali in modo da migliorare le prestazioni delle abitazioni e la qualità del costruito, anticipando e andando oltre la normativa in vigore. Un numero in aumento costante da quando, 5 anni fa, Cresme e Legambiente hanno promosso l’Osservatorio Nazionale sui Regolamenti Edilizi, che fotografa il cambiamento in atto nella filiera delle costruzioni, ricostruendo annualmente il quadro dei provvedimenti nazionali e regionali in materia di innovazione energetica e ambientale.
Complessivamente i cittadini che vivono nei Comuni dove sono in vigore questi strumenti innovativi sono oltre 21 milioni
. Il rapporto ONRE 2013 – presentato venerdì 8 marzo a Milano da Cresme e Legambiente – mette in evidenza come i regolamenti sostenibili siano diffusi in tutte le Regioni italiane, nonostante una forte prevalenza in quelle del centro-nord. La ricerca sottolinea, inoltre, come siano aumentati non solo i Comuni virtuosi (i regolamenti sostenibili sono cresciuti del 42,3% rispetto 2010 e addirittura dell’80% rispetto al 2009) ma anche i temi affrontati. Come partner dell’osservatorio sono entrati, a partire da quest’anno, importanti soggetti della filiera delle costruzioni, quali Assotermica, Consiglio nazionale degli architetti, Federlegnoarredo, PVC Forum, Uncsaal.
parametri presi in considerazione nell’analisi sono l’isolamento termico, i tetti verdi, l’utilizzo di fonti rinnovabili, l’efficienza energetica degli impianti, l’orientamento e la schermatura degli edifici, i materiali da costruzioni locali e riciclabili, il risparmio idrico e il recupero delle acque meteoriche e delle acque grigie, l’isolamento acustico, la permeabilità dei suoli e l’effetto isola di calore, le prestazioni dei serramenti, la contabilizzazione del calore, la certificazione energetica, le pompe di calore e le caldaie a condensazione, la ventilazione meccanica controllata.
“I regolamenti edilizi comunali – ha spiegato Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – si stanno dimostrando un’ottima chiave di lettura per raccontare l’evoluzione verso l’edilizia sostenibile e strumenti preziosi per accompagnare l’innovazione in corso, per una corretta progettazione e per la realizzazione di edifici efficienti dal punto di vista energetico. I risultati – ha aggiunto Zanchini – dimostrano che l’innovazione sta andando avanti e che la spinta alla certificazione energetica e al miglioramento delle prestazioni impressa dall’Unione Europea sta producendo buoni risultati. Ora occorre, però, una regia nazionale che consenta di superare le troppe contraddizioni del quadro normativo italiano e i ritardi nel recepimento della normativa europea di riferimento, per raggiungere gli obiettivi fissati al 2021 quando tutti i nuovi edifici dovranno essere progettati e costruiti in modo tale da avere bisogno di una ridotta quantità di energia per il riscaldamento e il raffrescamento che, in ogni caso, dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili. E’ indispensabile anche una strategia per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, dando certezze per le detrazioni del 55% che terminerebbero a giugno e legando gli incentivi ai risultati raggiunti in termini di riduzione dei consumi energetici, aiutando così concretamente le famiglie”. Il rapporto ONRE traccia il quadro della normativa in vigore in Italia in materia di efficienza energetica in edilizia. Tra le norme regionali più avanzate rispetto a questi temi sono da segnalare le Province Autonome di Trento e Bolzano, dove la certificazione energetica è oggi una pratica conosciuta e diffusa e dove si è stabilito che per tutte le nuove costruzioni la classe B deve essere, per tutti i nuovi interventi, quella minima obbligatoria. La Lombardia è la Regione dove si conta la quantità più elevata di Comuni virtuosi (318), seguita da Toscana (133) ed Emilia-Romagna (con 127). L’Emilia-Romagna inoltre ha deciso di anticipare gli obblighi di sviluppo delle energie rinnovabili previsti dal Decreto 28/2011 e quindi di soddisfare una percentuale crescente dei fabbisogni di riscaldamento, raffrescamento, elettricità. I nuovi obiettivi previsti dalla Direttiva Europea 31/2010 implicano un’accelerazione ancora più forte nella transizione verso uno scenario nel quale il peso dei consumi energetici legati al settore delle costruzioni si dovrà ridurre significativamente grazie a un rapido miglioramento degli standard e a una fortissima integrazione delle fonti rinnovabili. Le date sono precisamente individuate: dal 1° gennaio 2019 tutti i nuovi edifici pubblici costruiti in Paesi dell’Unione Europea, e dal 1° gennaio 2021 tutti quelli nuovi privati, dovranno essere “neutrali” da un punto di vista energetico, ossia garantire prestazioni di rendimento dell’involucro tali da non aver bisogno di apporti per il riscaldamento e il raffrescamento oppure di soddisfarli attraverso l’apporto di fonti rinnovabili. Importante anche il Decreto legislativo 28/2011, attuativo dal 1 Giugno 2012, che stabilisce che in tutto il territorio nazionale i nuovi edifici, e quelli in ristrutturazione, facciano ricorso obbligatoriamente all’energia rinnovabile almeno per il 50% dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria. In aggiunta sarà obbligatorio soddisfare sempre da fonti rinnovabili la somma di parte dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, il riscaldamento e il raffrescamento. Oltre alle rinnovabili termiche il Decreto stabilisce vincoli importanti anche per la parte elettrica dei fabbisogni degli edifici. E’ infatti obbligatorio installare impianti da fonti rinnovabili proporzionalmente alla grandezza dell’edificio. Inoltre per tutti gli edifici pubblici gli obblighi vengono incrementati del 10%. Numeri e parametri del Rapporto ONRE 2013
Isolamento termico: è tra i punti fondamentali da affrontare per il contenimento dei consumi energetici delle abitazioni ed è un parametro trattato da almeno un Comune per Regione. Sono 782 quelli che prevedono obblighi sull’isolamento termico degli edifici.

Tetti verdi: anche il ricorso a tetti verdi inizia ad essere inserito nei Regolamenti Edilizi proprio per migliorare l’isolamento termico degli edifici. In 328 Comuni per le nuove edificazioni è incentivata e promossa la realizzazione di parte della copertura con “tetti giardino” per un miglior isolamento termico.

Serramenti: per quanto riguarda i serramenti ad alta efficienza l’argomento viene affrontato in 439 Comuni, dei quali 386 obbligano a rispettare specifici parametri di trasmittanza, 64 incentivano miglioramenti nelle prestazioni.

Isolamento acustico: 303 Comuni hanno deciso di affrontare l’argomento del corretto isolamento acustico negli edifici. Di questi, 220 prevedono un limite preciso alle emissioni acustiche da rispettare, 45 prevedono incentivi qualora si raggiungano livelli di isolamento acustico particolarmente elevati.

Orientamento e schermatura degli edifici: sono 475 i Comuni che nei loro regolamenti affrontano il tema dell’orientamento e/o ombreggiatura delle superfici vetrate. In 324 Comuni i due requisiti sono obbligatori.

Permeabilità dei suoli ed effetto isola di calore: sono 212 i Comuni che trattano la permeabilità dei suoli nei loro Regolamenti Edilizi, punto fondamentale per impedire l’incremento delle temperature nella aree urbane, noto come effetto “isola di calore”, e di conseguenza per evitare un sempre crescente bisogno di impianti di climatizzazione nei mesi estivi.

Materiali da costruzione locali e riciclabili: 446 sono i Comuni i cui regolamenti edilizi prendono in considerazione l’origine dei materiali e l’energia impiegata per la loro produzione. In 50 vengono proposti incentivi per realizzare edifici con materiali naturali e riciclati.

Utilizzo fonti rinnovabili: risultati particolarmente importanti sono quelli raggiunti dalle energie rinnovabili. Infatti, in ben 856 Comuni italiani si parla dell’installazione di pannelli solari termici e fotovoltaici. Di questi sono 638 quelli dove vige l’obbligo di installazione del fotovoltaico e 613 per il solare termico.

Risparmio idrico: Sono 570 i Comuni che inseriscono il tema del risparmio idrico nei propri Regolamenti Edilizi, di cui 505 prevedono l’obbligo, 15 incentivi ed i restanti 50 fanno semplice promozione.

Recupero acque meteoriche: Il tema del recupero delle acque piovane, per la manutenzione delle aree verdi e per gli autolavaggi, è presente in 556 Comuni, in 449 di questi è un requisito obbligatorio.

Recupero acque grigie: questo tema è presente in 199 Regolamenti ed in 39 se ne fa un requisito cogente sia nel caso di nuova costruzione sia in quello di ristrutturazioni importanti.

Pompe di calore e caldaie a condensazione: Sono 22 i Comuni in cui si obbliga l’installazione di pompe di calore (in alternativa alle fonti rinnovabili) in 165 si fa promozione, mentre in 17 Comuni sono previsti incentivi.

Contabilizzazione individuale del calore: sono 251 i Comuni che si occupano della contabilizzazione individuale del calore con impianto centralizzato di produzione. Tra questi, sono 208 quelli che ne fanno un requisito cogente per i nuovi edifici o in caso di nuova installazione del sistema di produzione di calore.

Ventilazione meccanica: L’adozione di sistemi di ventilazione meccanica controllata è prevista in 345 Comuni. L’obbligo è presente in 105 Regolamenti Edilizi, mentre in 30 casi il requisito è incentivato.

Teleriscaldamento: In 200 Comuni viene espressamente richiesto nei Regolamenti Edilizi di utilizzare la rete di teleriscaldamento qualora presente ad una distanza inferiore ai 1.000 metri. In 9 Comuni sono previsti incentivi.
Certificazione energetica: 441 Comuni sottolineano nel proprio Regolamento l’obbligatorietà della certificazione energetica per gli edifici. Sono 38 quelli che prescrivono per i nuovi edifici e le ristrutturazioni l’obbligo di raggiungere almeno la classe B. Sono in tutto 84 i Comuni che incentivano poi i “salti” di classe energetica, ossia il passaggio delle prestazioni energetico-ambientali degli edifici da una classe più bassa ad una più efficiente.

Scarica il rapporto ONR

Fonte:.eco dalle città