Questa pandemia racchiude un enorme potenziale per cambiamenti positivi

Per uscire dal pantano dobbiamo accettare di sporcarci, ma una volta raggiunta l’altra sponda sarà evidente che ne valeva ampiamente la pena. Abbiamo tutte le risorse e gli strumenti non solo per superare il momento di difficoltà, ma anche per costruire un domani migliore, più equo, più sostenibile, più futuribile. Pubblichiamo le riflessioni attraverso cui il nostro Roberto Battista immagina la transizione verso questa nuova epoca. Il grande pubblico ha un campo di attenzione sufficiente a poco più di un argomento per volta. In questo momento la pandemia del coronavirus monopolizza l’attenzione globalmente e non lascia spazio per nessuna delle grandi questioni aperte. Chi si ricorda dell’emergenza climatica, di Greta e del movimento Fridays for Future, dei profughi siriani arenati al confine tra Turchia e Grecia, delle crisi che perdurano in Yemen, South Sudan, Democratic Republic of the Congo, dei Rohingya in Myanmar e Bangladesh, dei migranti nei lager libici? Chi si ricorda degli incendi in Australia o delle locuste in varie parti dell’Africa, i migranti sui barconi nel Mediterraneo o ISIS e la minaccia terroristica, tanto per citarne alcuni?

Questo dato di fatto è più che mai rilevante per le sue implicazioni ed è un fattore che rende possibile a personaggi politici di conquistare il favore del pubblico con propaganda senza scrupoli, confidando nella necessità di una larga porzione della popolazione di ottenere risposte semplici per problemi complessi, soluzioni immediate a problematiche che richiedono generazioni di evoluzione, identificazione di colpevoli per qualsivoglia problema contingente, vero o presunto.

https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2020/03/coronavirus-4914028_1920-1024x581.jpg

Questo contesto dà adito anche a un proliferare di teorie complottiste delle più fantasiose – si vedano gli articoli di Nicolas Guilhot (Senior Research Associate, CNRS and Visiting Professor, City College of New York) Why pandemics are the perfect environment for conspiracy theories to flourish e Nuovo e utile: Bias cognitivi e decisioni sistemiche ai tempi del virus di Annamaria Testa – e a questo contribuisce una diminuita fiducia nella scienza e nell’autorevolezza degli “esperti” alla quale si è giunti dopo anni di sistematica delegittimazione della credibilità basata su studio ed esperienza. I vari leaders che cavalcano quest’onda sono noti, da Trump a Bolsonaro, da Orban a Salvini, gli esempi non mancano e varrebbe la pena di soffermarsi a osservare il processo storico che ha portato all’emergenza di questi personaggi, che possono essere visti in un ottica assimilabile al progredire di una pandemia. Al di là di quest’analisi però ci troviamo a una congiuntura che, nella sua drammaticità, racchiude un enorme potenziale per cambiamenti positivi.

Forse è troppo ottimistico aspettarsi che qualche mese di “sospensione della normalità” riveli a un numero sufficiente di persone quanto questa normalità avesse ben poco di normale. Resta la speranza che il doversi confrontare con la realtà senza le consuete scappatoie possa effettivamente aiutare a concentrare l’attenzione su quelli che sono effettivamente i problemi reali e urgenti che dobbiamo affrontare, con logica e competenza, se vogliamo sopravvivere come specie. Arundhati Roy in The pandemic is a portal, Noam Chomsky in Coronavirus – What is at stake? e Yuval Noah Harari in The world after coronavirus affrontano questo tema da diversi punti di vista, suggerendo interessanti ipotesi su un possibile futuro e ponendo l’accento su quali sono i punti chiave sui quali dovremmo focalizzare la nostra attenzione in vista di un possibile progresso sostenibile e ormai inderogabile. Alcuni di essi sono imprescindibili e necessitano attenzione immediata; tra questi i più urgenti, e in gran parte tra di loro collegati, sono il cambiamento climatico, la disparità abissale di distribuzione della ricchezza, il reale rischio di un conflitto atomico, le guerre probabili derivate dall’esaurimento di risorse naturali e la crescita esponenziale della popolazione, lo strapotere di una manciata di multinazionali.

https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2020/04/chomsky-1024x577.jpg

Noam Chomsky

La quasi totalità degli altri problemi che affliggono l’umanità oggi (senza scusanti o cause inevitabili) sono collegati a queste questioni, che vanno affrontate globalmente nell’interesse di tutti. Proprio questo punto può rivelarsi cruciale poiché richiede una rivoluzione di pensiero: iniziare a pensare come “noi” prima che come “io” e questo vale sia per gli individui che per le nazioni. Il concetto di bene comune deve prevalere, non per qualche ingenuo buonismo ma piuttosto per una necessità evolutiva e di sopravvivenza. Da decenni ormai i risultati del cammino intrapreso negli anni ottanta con l’ultra-liberismo promosso da Thatcher e Reagan erano previsti e descritti abbastanza dettagliatamente da economisti come Joseph Stiglitz e Paul Krugman e addirittura da un epitome del capitalismo, il tanto odiato (e soggetto prediletto dai complottisti) George Soros. Non abbiamo scuse per giustificare la nostra ignoranza sulle conseguenze nefaste del modo in cui abbiamo abusato il nostro pianeta e auspicabilmente lo spavento causato dalla pandemia in corso potrebbe risvegliare abbastanza coscienze. Questa presa di coscienza peraltro non comporterebbe un arresto del progresso, come sostengono i fautori dell’economia capitalista selvaggia e nemmeno una così drammatica riduzione del lusso al quale il consumismo ci ha abituati, come sostengono altri nel campo opposto della decrescita. Possediamo conoscenze sufficienti a consentirci di fare buon uso delle risorse a nostra disposizione, già solo riducendo gli sprechi, riutilizzando e riciclando, ci porremmo in una posizione tale da evitare la catastrofe climatica e ridurre considerevolmente povertà e ineguaglianze. Attualmente circa i due terzi delle risorse del pianeta (minerali, combustibili fossili, cibo) vengono sprecate e questo spreco a sua volta è causa di problemi ambientali. Una conversione graduale, ma il più rapida possibile, verso un’economia circolare è palesemente essenziale e urgente. In questo contesto l’accesso all’informazione e l’educazione a decifrarla diventano elementi cruciali e indispensabili, sfortunatamente non acquisibili istantaneamente. Il dibattito sul controllo della veridicità dell’informazione sui mezzi di comunicazione e ancor più sui social media è un punto critico, poiché tocca inevitabilmente le questioni di censura sulla libertà di espressione e diritto alla privacy. Chi può arrogarsi il diritto (e la capacità) di definire cosa sia legittimo e comprovato? Chi controlla i controllori? Sarebbe preferibile affidarsi all’intelligenza artificiale e chi dovrebbe impostarne i parametri iniziali? Dove finisce il diritto di espressione individuale e inizia la salvaguardia del bene comune? Sono domande importanti con le quali si dibattono filosofi e sociologi da anni, e raramente si possono trovare risposte univoche. Resta il fatto che la situazione attuale è insostenibile e il danno causato dalla diffusione di cattiva informazione è enorme. Si dovrebbe ovviamente partire dall’educazione, concepita in modo da dotare i giovani di strumenti adeguati alla critica e comprensione, alla formazione di opinioni fondate su conoscenza ed esperienza. Ma anche questo semplice concetto conduce in un roveto dal quale è difficile uscire senza ferite e per il quale troppi non sono adeguatamente equipaggiati. Il divario digitale in Italia ad esempio, in tutti i settori della vita del paese, è drammatico e un motivo al quale si può imputare in parte una diffusa mancanza di capacità critica della popolazione.

https://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2020/04/sporcarsi-le-mani-1024x681.jpg

Quando nel 2014 l’allora primo ministro Renzi annunciò un programma per colmare questo divario, le dichiarazioni d’intenti erano sensate e di buon auspicio. Tristemente l’applicazione di quei principi è stata ampiamente disattesa. Non ci sono state politiche coerenti e coordinate, col risultato che quello che è stato convertito a sistemi digitali è spesso minato da carenze concettuali, mancanza di omogeneità, infrastrutture tecnologiche carenti, software obsoleto, incompatibilità di vario genere, design strutturale inadeguato e dilettantesco. I risultati sono purtroppo drammatici. In queste ultime settimane ad esempio abbiamo assistito al tentativo frenetico di passare dall’insegnamento tradizionale in aula a quello a distanza su internet. Mentre molte delle università già da tempo si erano adeguate e attrezzate, le scuole elementari e medie si sono trovate completamente impreparate e, nella maggior parte dei casi, il risultato è stato caotico, con insegnanti ai quali veniva richiesto dall’oggi al domani di fornire le loro lezioni online senza mai aver ricevuto training adeguato, senza uno standard di software e metodologie pensati in modo coordinato. A questo si è aggiunto il problema che molti degli studenti non hanno un computer a casa, non hanno connessioni adeguate e genitori abituati a utilizzare questi sistemi. È auspicabile che questa contingenza spinga più insegnanti e genitori a considerare quanto sia essenziale per l’educazione delle nuove generazioni fare un balzo per riportarsi al passo con i tempi. Questo purtroppo difficilmente può avvenire senza linee guida meticolosamente pensate ed elaborate a livello centrale, il che richiederebbe responsabili competenti e messe in opera coordinate e scevre da motivazioni politiche e ideologiche, che attualmente scarseggiano. Se però si vuole uscire dal pantano dobbiamo accettare che ci sporcheremo alquanto, ma una volta raggiunta l’altra sponda sarà evidente che ne valeva ampiamente la pena. Ora è forse il momento migliore, un’opportunità rara, storicamente i periodi di crisi profonda portano a periodi di rinascita e sviluppo. Non perdiamo quest’occasione.

Fonte: https://www.italiachecambia.org/2020/04/pandemia-racchiude-enorme-potenziale-cambiamenti-positivi/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

Al via nelle scuole i corsi per formare gli insegnanti all’educazione ambientale

#SOStenibilmente è il progetto di Cifa Onlus rivolto a tutte le scuole di Italia con l’obiettivo di avviare dei percorsi didattici sull’educazione ambientale. Partiranno da Torino il 23 e il 24 novembre le giornate di formazione per insegnanti che si terranno in diverse città italiane per supportare i docenti delle scuole elementari, medie e superiori nella promozione dello sviluppo sostenibile e della cittadinanza attiva.

«Ti piacerebbe coinvolgere al meglio i tuoi studenti in un percorso di educazione allo sviluppo sostenibile? Vorresti capire come arricchire la didattica con metodologie interattive basate su un approccio teatrale?». È in fase di avvio il nuovo corso di #SOStenibilmente organizzato da Cifa Onlus che si svolgerà nell’anno scolastico 2019-2020 e che si articola in un percorso di educazione ambientale proposto agli insegnanti di tutte le scuole italiane con l’obiettivo di supportare i docenti nella costruzione di un nuovo sistema di valori tramite metodologie didattiche attive, attraverso momenti di riflessione collettiva con gli studenti ed attività ludiche. Si tratta di uno strumento rivolto a tutti gli insegnanti, che da un lato potranno apprendere nuove tecniche per trasmettere l’educazione ambientale in modo dinamico e partecipato e dall’altra favorire il rafforzamento del protagonismo giovanile in campo ambientale attraverso percorsi didattici di educazione allo sviluppo sostenibile.

Vuoi cambiare la situazione dell’educazione in italia?

ATTIVATI

http://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2019/10/Formazione.jpg

«In tutto il Paese l’attivismo e il protagonismo dei giovani sui temi ambientali sta vivendo un momento decisamente fertile» si legge sul sito di Cifa. «I ragazzi hanno voglia di agire e di essere protagonisti del loro futuro. Educare allo Sviluppo Sostenibile risulta di importanza cruciale per innescare cambiamenti negli stili di vita di ciascuno e per costruire una cultura basata sul rispetto dell’ambiente e sui principi della sostenibilità».

I prossimi corsi partiranno tra novembre e marzo iniziando da Torino fino a giungere a Napoli, Falconara Marittima, Mirano e Bitonto. A Torino i formatori esperti di tematiche ambientali di Legambiente, Museo A come Ambiente e Italia che cambia affiancheranno gli insegnanti di metodologie teatrali del Centro di Teatro Sociale e di Comunità, guidando i docenti attraverso un percorso formativo volto a rafforzare le competenze di gestione della classe e a fornire gli strumenti per stimolare gli studenti ad essere “attivatori” di buone pratiche. La formazione tratterà inoltre metodi di comunicazione non verbale ed esplorazione delle proprie capacità relazionali, improvvisazione, creatività e ideazione di attività.

http://www.italiachecambia.org/wp-content/uploads/2019/10/Sostenibilità.jpg

#SOStenibilmente è un progetto di Educazione alla Cittadinanza Globale cofinanziato da Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. Il progetto è realizzato da Cifa Onlus, Legambiente, Associazione A come Ambiente, COREP – Consorzio per la Ricerca e l’Educazione Permanente, Associazione Italia che cambia, ACHAB srl, Università di Torino, La Stampa, Regione Piemonte, Comune di Torino, Comune di Lecce, Comune di Mirano, Comune di Falconara Marittima, Comune di Figline-Incisa Val D’Arno, Comune di Marsciano, Comune di Narni, Comune di Bitonto.

Come iscriversi alle giornate di formazione

A Torino il corso coinvolgerà un massimo di 30 partecipanti in un modulo di 16 ore di formazione (crediti MIUR) che si terrà sabato 23 e domenica 24 novembre 2019 presso lo spazio Open 011 in Corso Venezia, 11. È possibile iscriversi alle giornate di formazione attraverso la piattaforma S.O.F.I.A. che rilascerà l’attestato di partecipazione, cercando il corso tramite il titolo “L’educazione continua per l’ambiente” oppure tramite il soggetto erogatore Associazione Legambiente Scuola e Formazione. L’iscrizione è gratuita e include il pranzo.

La formazione si svolgerà anche nelle seguenti date e città:

  • 7 e 8 marzo 2020 a Bitonto (BA)
  • 14 e 15 dicembre 2019 a Napoli
  • 18 e 19 gennaio 2020 a Falconara Marittima (AN)
  • 8 e 9 febbraio 2020 a Mirano (VE)

È possibile trovare tutte le informazioni sul progetto #SOStenibilmente e sui nuovi percorsi didattici.
Per maggiori informazioni è possibile contattare l’indirizzo e-mail SOStenibilmente@cifaong.it e la pagina facebook @SOStenibilmenteofficial.

Fonte: http://www.italiachecambia.org/2019/10/sostenibilmente-citta-italiane-nuovi-corsi-formare-insegnanti-educazione-ambientale/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

E se fosse la scuola il problema?

Bambini in difficoltà, bambini problematici, con deficit di attenzione o concentrazione, bambini troppo attivi, troppo in movimento, con troppa energia. E, ancora, bambini distratti, pigri, disattenti, annoiati, che non si applicano, non si impegnano, che “potrebbero fare di più”. Ma…

scuola_compiti

Questa è la sinfonia di parole e giudizi che costantemente tra genitori e insegnanti si sente suonare. Qualche volta con leggerezza, altre con disperazione e, altre ancora, con una sorta di rassegnazione a qualcosa di inesorabile con cui ci è toccato avere a che fare. Sulla base di alcuni di questi problemi nascono terapie lunghe e costose, sostegni psicologici, gruppi di aiuto e, ultimamente, spuntano i gruppi whatsapp (di cui molti di noi fanno parte e non riescono a fare a meno) di genitori in ansia, preoccupati per i troppi compiti, per quella pagina da fare che non risulta sul diario o alla ricerca di qualcuno che fotografi il tale esercizio o la talaltra tabella da completare e ce la invii o il come e percome di quella squadratura difficile. O, ancora, alla ricerca di qualche genitore che si ricordi e gentilmente condivida le regole sulle frazioni apparenti o quel sistema sulle divisioni a due cifre che abbiamo dimenticato. Specialmente i gruppi whatsapp fotografano con esattezza e qualche inquietudine la situazione. C’è qualcosa che senz’altro non va ma è difficile che noi genitori riusciamo a rendercene conto con la chiarezza e la calma necessaria. Non passa giorno che non vi siano richieste di chiarimenti su compiti e cose da fare. Non passa giorno che non si discuta su ciò che da fare risulta diverso o incompleto, che non si facciano commenti sull’opportunità di questo o quello su cose che dovrebbero riguardare esclusivamente i bambini e i loro insegnanti. I genitori hanno senz’altro la loro parte di responsabilità se si prestano a questo ma gli insegnanti finiscono inevitabilmente per aspettarsi che il genitore si dia da fare in qualche maniera per fare in modo che i figli portino a scuola tutti i compiti assegnati. E se non lo fanno questo è tema di discussioni estenuanti ai colloqui quando non la causa dell’andamento non esattamente brillante dei nostri figli. I bambini stessi si trovano a discutere con i genitori e a confrontare il loro piccolo diario scritto con fatica con il dio whatsapp che ha sempre e comunque l’ultima parola. Il messaggio chiaro per i nostri figli sarà: è inutile che mi dia tanto da fare per fare attenzione a cosa scrivo perché comunque ci pensa poi la mamma, eventualmente, a farselo condividere. E’ inutile che io sia sicuro di ciò che ha detto la maestra perché whatsapp è più credibile di me anche se in classe lui non c’è. Il messaggio recepito dal genitore sarà: responsabilizzare mio figlio fino a un certo punto perché tanto poi posso risolvere con il gruppo, abbassare l’ansia quando vado a parlare con gli insegnanti e avere il supporto degli altri genitori col mio stesso problema. Con whatsapp. Nessuno tra di noi, però, né genitori né insegnanti, mette in discussione il sistema invece di mettere in discussione i bambini. Alcune mamme consigliano nella loro perfetta buona fede che i bambini bisogna farli sforzare e che, in fondo, va bene così perché la vita, in definitiva, là fuori, non è facile. Il consiglio, naturalmente, sempre su whatsapp. In sostanza neppure noi genitori ce ne rendiamo conto e, anzi, crediamo che la scuola sia sforzo, preparazione a una vita che non è facile, palestra delle infinite prove e ostacoli che nella nostra esistenza troveremo. Che si dia dunque inizio, il prima possibile, a questo allenamento per corpo e mente: ci si abitui a stare fermi al banco a sei anni per otto o nove ore al giorno, si faccia silenzio quando abbiamo voglia di parlare, si trattenga la pipì e la si faccia al momento in cui lo dice la scuola, si mangi o si beva quando è orario per farlo, ci si abitui all’essere continuamente giudicati o lodati per qualcosa che abbiamo spontaneamente detto o fatto, ci si abitui a pensare competitivamente invece che collaborativamente, ci si abitui al concetto di punizione per qualcosa che abbiamo fatto senza capire perché è sbagliato. Magari ci si abituerà anche al non dover ricevere spiegazioni di sorta (forse in qualche caso sì) e al fatto che se si fa qualcosa di sbagliato senza rendersene conto la si dovrà pagare con una punizione senza avere la possibilità di tornare indietro a riparare e senza che quella punizione abbia alcuna coerenza con ciò che si è fatto. Il risultato sarà tristezza, frustrazione, senso di ribellione, umiliazione. Del resto anche per noi grandi, non è forse così nella maggior parte dei nostri uffici o, in generale, dei nostri posti di lavoro? Dunque è bene iniziare fin da piccoli a frustrare le nostre spontaneità. Perché se non lo faremo saremo giudicati come problematici, malati, in difficoltà, difficili o con deficit di qualche tipo. Nel migliore dei casi non ci saremo “sforzati” abbastanza.

Continuo a pensare che ci sia qualcosa che non va, che non torna. Non siamo disponibili a mettere in discussione il sistema. Anche noi siamo stati tirati su così, del resto. E l’autorità del maestro e della scuola tutta non deve mai essere messa in discussione. I bambini sono sottoposti a giudizi continui, spesso sbrigativi, o dati in condizioni non ideali per il bambino stesso. E’ un sistema che, sempre di più, sembra essere non in ascolto dei nostri figli. I nostri bambini, invece, dovrebbero essere attivi, a loro agio, liberi di essere quello che sono, pronti alla valorizzazione continua e all’incoraggiamento costante dei loro talenti e delle loro attitudini. Perché tutti ne hanno. Perché ci sembra così naturale preoccuparci di preparare i nostri figli alla durezza della vita, all’infelicità, alla costrizione e alla “naturale” frustrazione delle loro spontaneità e capacità? Perché ci sembra così scontato lo sforzo quando ogni bambino lasciato libero, impara senza difficoltà ciò che gli serve? Dovrebbe, piuttosto, essere l’esatto contrario: la scuola come luogo di assoluta libertà, in cui esprimersi e trovare se stessi con l’aiuto dei grandi. Un luogo che prepari a sentirsi valorizzati e adeguati. Un luogo in cui il punto di vista di ogni bambino valga quanto quello di un adulto. Un luogo in cui ogni bambino sia considerato un essere speciale e non un individuo da programmare alla lotta o un essere imperfetto continuamente da correggere. Questi circoli diventano viziosi riflettendosi anche nelle famiglie che finiscono in molti casi per sentire inadeguatezza e ansia che si riversano a loro volta ancora sui figli. Mentre, al contrario, la scuola dovrebbe significare solo felicità. Siamo abituati a riderci su o a prendere con leggerezza la cosa quando i bambini ci dicono che non amano andare a scuola. Ci siamo abituati alle nostre ansie e preoccupazioni. Abbiamo smesso di ascoltare e di ascoltarci senza pensare che noi per primi potremmo, insieme, cambiare le cose se solo ci fermassimo un momento a farci delle domande.

Fonte: ilcambiamento.it

“Io non spreco!” parlano i bambini, i genitori e gli insegnanti della primaria del “Trotter”/VIDEO

Le opinioni di chi sta già sperimentando il sacchetto salvacibo nelle scuole, l’iniziativa di educazione contro lo spreco alimentare, avviata dal Comune di Milano e da Milano Ristorazione379290

Abbiamo raccolto le impressioni e le osservazioni di alcuni bambini e dei loro genitori e insegnanti, all’uscita della scuola primaria “Casa del sole”, meglio nota come Trotter (all’interno del parco Trotter di via Giuseppe Giacosa a Milano), sull’utilizzo del sacchetto salvacibo che Milano Ristorazione ha distribuito ad aprile, in diversi plessi scolastici, che hanno cominciato ad aderire alla fase sperimentale di questo progetto.  10.000 i sacchetti distribuiti sinora nei 50 plessiscolastici che hanno cominciato ad aderire al progetto di Milano Ristorazione e degli Assessoratiall’Educazione e Istruzione e alle Politiche Sociali. 500 le classi coinvolte in questi primi mesi (da inizio aprile, ad oggi).  A settembre si ripartirà con l’obiettivo di coinvolgere sempre più scuole, mentre ad ottobre è previsto da Milano Ristorazione il primo monitoraggio sull’effettiva incidenza dell’iniziativa, nella riduzione dello spreco alimentare.

Fonte: ecodallecittà.it

Dopo 17 anni fa la cosa giusta e rimedia ai suoi errori

Non è mai troppo tardi Letter1-620x321

per rimediare ai propri errori e lo dimostra la storia di un uomo tormentato dal senso di colpa per aver derubato la sua scuola quando aveva solo 12 anni: e così, dopo 17 anni, ha deciso di inviare alla scuola una lettera di scuse e una busta piena di soldi. E’ successo in California, a Nevada City, dove James Berardi – preside della Grizzly Hill Elementary School – si è visto recapitare una lettera scritta a mano, firmata e accompagnata da 300 dollari. Nella lettera, il mittente spiegava che 17 anni fa, quando frequentava la scuola ed aveva solo 12 anni, aveva rubato dei soldi che dovevano essere destinati ad una gita scolastica o alla festa di fine anno. “Ho fatto irruzione a scuola”, ha scritto l’autore della lettera, di cui non è stato reso noto il nome, “poco prima della fine dell’anno scolastico. Ho rubato il denaro di alcune classi (che lo avevano messo da parte per una gita o per la festa di fine anno) e, dall’ufficio del preside, ho rubato alcuni oggetti che erano stati confiscati. Ho rotto qualche serratura e i telai di alcune finestre. Non so esattamente quant’è costato riparare i danni, né quanti soldi avevo rubato. Secondo i miei calcoli, dovrebbero essere 300 dollari. Ho allegato alla lettera questa cifra per rimediare a ciò che ho fatto, per cercare di risarcire i danni e riparare ai miei errori”. La bella missiva, infine, si chiudeva con questa frase: “Se, a scuola, lavora ancora qualcuno che si ricorda di questo episodio e ritiene che 300 dollari non siano sufficienti a coprire i danni, non esitate a contattarmi”. Il preside Berardi ha subito contattato l’ex allievo per ringraziarlo del bellissimo gesto e per comunicargli che i soldi inviati erano più che sufficienti. Ed ha commentato, visibilmente commosso: “Mi auguro che questo gesto gli abbia dato la serenità che stava cercando. Forse l’ha fatto per liberarsi da un grosso peso o dal senso di colpa”. Secondo gli insegnanti della Grizzly Hill School la lettera vale molto più del denaro che conteneva, perché ha dato agli studenti un’importante lezione di vita. “Questa persona ha fatto una cosa sbagliata”, ha sottolineato Willow De Franco, “E forse si è sentita così male e così in colpa per aver fatto scelte sbagliate, che alla fine ha deciso di rimediare al suo errore”.

Fonte: buonenotizie.it

“A scuola di…ambiente!”, seminario per insegnanti e con insegnanti protagonisti

 Dove: Via Livorno 60, Torino

1689

Il Museo A come Ambiente organizza un seminario con l’obiettivo di censire i percorsi didattici sui temi ambientali, per diffonderne la conoscenza attraverso il racconto e la condivisione di esempi selezionati. I temi affrontati saranno: energia, trasporti/mobilità, rifiuti, acqua, cambiamenti climatici, alimentazione, aria, suolo… La partecipazione è gratuita. Iscrizioni entro il 9 aprile

Una proposta didattica per i dirigenti scolastici e per insegnanti di ogni livello scolastico Lunedì 22 aprile 2013 dalle 15 alle 19 Sala Kyoto del Centro Congressi di Environment Park via Livorno 60, Torino.

 Scambio di percorsi didattici, di esperienze, di buone pratiche, di idee, di materiali, per le scuole e gli insegnanti e gli animatori culturali di tutti i livelli scolastici. Il Seminario di primavera è un’iniziativa promossa dal Museo A come Ambiente, dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, dalla Regione Piemonte, con la collaborazione dei soci del Museo e in particolare di ARPA PIEMONTE e di ENVIRONMENT PARK. Il seminario si pone l’obiettivo di censire i percorsi didattici sui temi ambientali, per diffonderne la conoscenza attraverso il racconto e la condivisione di esempi selezionati. I temi affrontati saranno quelli di A come Ambiente: energia, trasporti/mobilità, rifiuti, acqua, cambiamenti climatici, alimentazione, aria, suolo… I relatori del seminario saranno scelti attraverso le segnalazioni di percorsi didattici sull’ambiente provenienti dai Dirigenti scolastici e dai docenti. Il modulo di iscrizione è unico e prevede la possibilità di proporsi come relatori del progetto didattico della propria scuola o classe oppure come semplice uditore.

La partecipazione è gratuita. Iscrizioni entro il 9 aprile 2013

Moduli e informazioni su: www.museoambiente.org

Tel 011.070.25.35

Fonte: eco dalle città