Gli inquinanti atmosferici fortemente legate al morbo di Alzheimer

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Un confronto tra un cervello sano e un cervello affetto da Alzheimer. [Wikimedia]

La malattia neurodegenerativa cronica malattia di Alzheimer potrebbe essere causato da particelle prodotte dai gas di scarico, centrali elettriche e l’agricoltura, secondo un nuovo studio. EurActiv Germania relazioni.

La teoria che gli inquinanti possono causare danni al cervello non è nuova; diversi studi negli ultimi anni hanno indicato che è una possibilità. I soggetti che vivono in una zona con più di due microgrammi di particelle per metro cubo hanno un 46% maggiore probabilità di avere una cosiddetta ictus silenzioso, ha concluso due centri americani separati ricerca medica. I ricercatori hanno a lungo sostenuto che il particolato è dannoso per la salute e la sovraesposizione può portare al cancro, malattie respiratorie e attacchi di cuore. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che ci sono 7 milioni di morti in tutto il mondo come risultato. Nella sola Germania, 35.000 persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento atmosferico. Ora, uno studio condotto da Barbara Maher dell’Università di Lancaster, insieme ad altri ricercatori, hanno concluso che il particolato può essere depositato nel cervello. L’inalazione di grandi quantità di queste particelle pericolose può quindi portare al morbo di Alzheimer, una malattia che affligge normalmente over 65 ed è caratterizzato da una crescente demenza. Il gruppo di ricerca, composto da esperti provenienti dal Regno Unito, Messico e Stati Uniti ha analizzato la materia cerebrale di 37 persone con malattie neurodegenerative da Manchester e Città del Messico. Tutti erano stati esposti a grandi quantità di sostanze inquinanti a causa del loro tempo di vita e di lavoro nelle due città. Otto campioni da Manchester sono stati prelevati da persone di età compresa tra 62 e 89 che hanno avuto il morbo di Alzheimer o erano nelle fasi preliminari tra. In tutti i campioni, non solo quelli con demenza, le particelle di ossido di ferro sono stati trovati; i ricercatori hanno concluso che le particelle erano della stessa composizione di quelli trovati in polvere fine. Lo studio, pubblicato nella sezione “Atti della National Academy of Sciences” associato ossido di ferro rivista con i radicali di ossigeno, che sono noti per attaccare e lipidi danni, proteine e DNA. I ricercatori hanno aggiunto che l’Alzheimer è normalmente solo ereditario nel 5% dei casi e hanno sottolineato che i fattori ambientali sono più pressanti fattori scatenanti e di accelerazione.

Fonte: euractiv.com

 

76 associazione scrivono al ministro: «Vogliamo aria pulita»

Sono 76 le associazioni europee che hanno scritto una lettera aperta al ministro Gian Luca Galletti a proposito dell’apertura dei negoziati sulla Direttiva Europea in materia di limiti nazionali alle emissioni di determinati inquinanti atmosferici.

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«La cosiddetta direttiva NEC è l’unica opportunità di impostare una politica comune europea per l’aria pulita e salvare, letteralmente, migliaia di vite ogni anno di cittadini europei» si legge nella lettera firmata da Giulietta Pagliaccio, presidente FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, a nome delle 76 associazioni europee che si occupano di sanità, ambiente, società civile, coltivazioni biologiche e benessere degli animali.  «Nei Paesi UE l’aria inquinata è tuttora un “killer invisibile” che ha causato 403.000 morti premature nel solo 2012 – prosegue la lettera – La scarsa qualità dell’aria contribuisce anche all’incremento di malattie croniche degli apparati cardiocircolatorio e respiratorio, quali asma, allergie, broncopneumopatia cronica ostruttiva (COPD, nella sigla inglese), cancro al polmone, ritardi nella crescita dei neonati e dei bambini. Incide molto su altre malattie croniche come diabete, malattie del fegato, obesità e leucemia infantile e sul benessere psicofisico. La spesa per la sanità pubblica direttamente connessa all’inquinamento dell’aria è stimata fra i 330 e i 940 miliardi di Euro annualmente, equivalenti al 3-9% del PIL dei paesi EU. La qualità dell’aria impatta anche sull’ambiente in generale, sulla biodiversità, le coltivazioni e la vegetazione in genere. La perdita di raccolto dovuta all’inquinamento è stata stimata in 3 miliardi di Euro l’anno (anno 2010). La Commissione Europea ha avanzato proposte che potrebbero aiutare a contrastare la gravità e la pervasività dell’inquinamento dell’aria, considerata un’emergenza di salute pubblica. Accogliamo con favore la proposta migliorativa proveniente dal Parlamento Europeo, in particolare il richiamo ad agire in fretta. Siamo seriamente preoccupati che il Consiglio Europeo voglia indebolire l’impianto della direttiva, causando 16.000 morti premature in più l’anno. Siamo altresì allarmati dal gran numero di deroghe e dalla flessibilità introdotta dal Consiglio Europeo, che rischia di rendere inefficace l’intera Direttiva, minandone l’intento di ridurre l’inquinamento dell’aria e di prevenire le morti premature. Noi Le chiediamo di appoggiare le seguenti 5 priorità durante i negoziati:

  1. Introdurre l’impegno a ridurre le emissioni fino al 52% degli impatti sulla salute rispetto al 2005 come proposto dalla Commissione Europea e dal Parlamento Europeo – in particolare nessun indebolimento degli impegni di riduzione delle emissioni di ammoniaca e PM2.5
  2. Introdurre obiettivi vincolati per il 2025 come richiesto dal Parlamento Europeo. Un’azione rapida per contrastare l’inquinamento dell’aria deve essere una priorità; attendere il 2030 prolungherà il periodo in cui si muore prematuramente.
  3. Rigettare la flessibilità non necessaria come gli adattamenti degli inventari delle emissioni, dei fattori di emissione e le medie calcolate su tre anni, che non sono giustificati e diluirebbero il livello di ambizione della Direttiva.
  4. Mantenere l’obbligo di riduzione delle emissioni da gas metano nella direttiva come modo di abbattere il livello dell’ozono al suolo. Noi invitiamo altresì la Commissione ad affrontare le emissioni nocive di mercurio in sede di revisione della Direttiva.
  5. Sostenere le disposizioni che consentano l’accesso pubblico alle informazioni, al fine di consentire la partecipazione dei cittadini alla formulazione dei programmi nazionali di contrasto all’inquinamento e consentire loro di agire in giudizio qualora il Governo non rispettasse la Direttiva.

Respirare aria pulita è uno dei bisogni umani fondamentali. Ogni cittadino europeo ha il diritto di crescere, vivere e lavorare in un ambiente che promuove la sua salute, anzichè attentarvi. Avere una buona qualità dell’aria richiede un’azione forte e impegni a livello di UE. E’ questo il tempo dell’azione. Ogni ritardo comporterà ancora inutili morti precoci, aumenterà l’impatto sulla salute pubblica e continuerà ad incidere sui costi sostenuti per la sanità pubblica».

 

Fonte: ilcambiamento.it

Smog, dopo infarto e tumore ora il diabete: continuano gli studi sull’aumento di rischio

Tumore, malattie respiratorie e cardiovascolari, e ora anche il diabete: un nuovo studio danese ha fatto emergere la connessione tra esposizione agli inquinanti atmosferici e insorgenza del diabete. Un elemento nuovo nella ricerca, di cui si cerca ora di indagare le cause biologiche377938

La connessione tra smog e malattie respiratorie era intuibile. Quella tra l’esposizione all’inquinamento atmosferico e l’insorgenza di tumori malattie cardiovascolari è stata ormai provata da decine di studi. Ora però al processo allo smog si è aggiunto un nuovo capo di imputazione, difficile da immaginare: il diabete. Ad accorgersene sono stati alcuni ricercatori delle università di Aarhus Copenhagen, impegnati in un’analisi sullo stato di salute della popolazione danese al variare della qualità dell’aria da una zona all’altra. Confrontando i dati messi a disposizione dalle autorità sanitarie e i livelli di inquinanti registrati nelle diverse città è emersa una connessione finora mai indagata: all’aumentare dell’esposizione alle polveri aumenterebbero anche i casi di diabete tra i cittadini. Solo una coincidenza?
Molto difficile, per quanto le possibili relazioni tra smog e diabete siano ancora tutt’altro che chiare agli stessi ricercatori. “Che ci potesse essere una connessione tra inquinamento dell’aria e diabete è stata una sorpresa per noi – ha ammesso Ole Hertelesperto di chimica atmosferica che ha guidato lo studio – Si tratta di un elemento nuovo nella ricerca sullo smog, a cui dovremo cercare di dare una spiegazione biologica. E’ un risultato inaspettato che dimostra quanto sia importante analizzare i dati in modo accurato in questo campo, senza tralasciare nessun dettaglio”.
Un altro aspetto interessante della questione è che l’insorgenza di patologie derivate – o aggravate – dall’esposizione alle polveri sia visibile perfino in un Paese come la Danimarca, paradiso di ogni ambientalista urbano e metro di confronto per le politiche ecologiche di tutta Europa. Per avere un’idea del confronto, Aarhus, la città da cui è partito lo studio, ha una media annuale di Pm2.5 pari a 13,9 mcg/m3: praticamente la metà della soglia massima consentita dalla legge, che è 25 mcg/m3Torino e Milano ne hanno più del doppio34,4 e 31,7 mcg/m3.  Una considerazione che porta nella stessa direzione degli allarmi lanciati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dai ricercatori del progetto europeo Escape: le soglie previste dalle direttive europee sono obsolete e non garantiscono più un’adeguata protezione sanitaria, nemmeno nei Paesi che occupano i primi posti della classifica tra i più virtuosi del mondo. Si potrà facilmente immaginare la situazione in Paesi come l’Italia, dove ancora si arranca per non esaurire il bonus annuale di sforamenti già a febbraio. (Torino è, come ogni anno, sulla buona strada: siamo a quota 16, e gennaio non è nemmeno finito).
Lo studioUtilizing Monitoring Data and Spatial Analysis Tools for Exposure Assessment of Atmospheric Pollutants in Denmark

Fonte: ecodallecittà