Inquinamento atmosferico, danni alla salute anche entro i limiti consentiti

Lo dice uno studio pubblicato dal progetto europeo ELAPSE che si è concentrato sull’associazione tra inquinamento dell’aria e incidenza della mortalità e di una serie di patologie, analizzando i dati di cittadini residenti in sei paesi europei dal 1990 al 2010. I ricercatori hanno trovato prove di tassi di mortalità più elevati tra le persone che erano state esposte a un maggiore inquinamento atmosferico anche se i livelli erano consentiti dagli attuali standard ufficiali

I limiti massimi di inquinamento atmosferico stabiliti dall’Unione Europea, dall’agenzia di protezione ambientale statunitense EPA e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità non sarebbero sufficienti a salvaguardare la salute delle persone. Lo dice uno studio pubblicato dal progetto europeo ELAPSE (già anticipati dal British Medical Journal), che si è concentrato sull’associazione tra inquinamento dell’aria e incidenza della mortalità e di una serie di patologie, analizzando i dati di cittadini residenti in sei paesi europei dal 1990 al 2010. I ricercatori hanno trovato prove di tassi di mortalità più elevati tra le persone che erano state esposte a un maggiore inquinamento atmosferico anche se i livelli erano consentiti dagli attuali standard ufficiali.

I ricercatori hanno analizzato i dati di otto gruppi di persone in sei paesi europei – Svezia, Danimarca, Francia, Italia, Paesi Bassi, Germania e Austria – per un totale di 325.367 adulti. L’analisi dei risultati ha mostrato che le persone che avevano una maggiore esposizione al particolato fine (PM 2.5), al biossido di azoto e al black carbon (componente del PM 2.5 emessa da motori diesel e combustione di biomasse), avevano maggiori probabilità di morire.

Con concentrazioni di PM 2.5 inferiori a 25 microgrammi al metro cubo, un aumento della concentrazione di 5 microgrammi al metro cubo comporta un aumento del rischio di morte del 13%. Considerando concentrazioni inferiori allo standard dell’EPA, cioè 12 microgrammi al metro cubo, l’aumento del rischio di morte crescerebbe del 30%. Lo stesso vale per il biossido di azoto: a concentrazioni inferiori ai 40 microgrammi al metro cubo, un aumento della concentrazione di 10 microgrammi al metro cubo comporta un aumento del rischio di morte del 10%. A concentrazioni inferiori a 30 microgrammi al metro cubo, un aumento di 10 microgrammi al metro cubo comporta un aumento del 12% del rischio di morte.

Si tratta di uno studio osservazionale e, come tale, non può stabilire la causa. Tuttavia gli autori spiegano che la ricerca “contribuisce all’evidenza che l’inquinamento dell’aria esterna è associato alla mortalità anche a livelli inferiori agli attuali standard europei e nordamericani e ai valori delle linee guida dell’OMS. Questi risultati sono quindi un importante contributo al dibattito sulla revisione dei limiti di qualità dell’aria, delle linee guida e degli standard.

Fonte: ecodallecitta.it

Inquinamento atmosferico industriale: in Europa costa centinaia di miliaridi

L’inquinamento atmosferico causato dalle industrie in Europa provoca danni alla salute e all’ambiente stimati fino a 430 miliardi di euro per un solo anno, è quanto ha dichiarato l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA).

Secondo il nuovo rapporto dell’agenzia, nel 2017 l’inquinamento atmosferico industriale è costato alla società tra i 277 miliardi e i 433 miliardi di euro. Questo rappresenta circa il 2-3% del PIL europeo ed è superiore alla produzione economica totale di molto stati membri in quell’anno. Mentre l’industria europea ha compiuto “progressi significativi” nella riduzione del suo impatto ambientale e climatico, “i costi sociali o “esternalità” causati dall’inquinamento atmosferico del settore rimangono elevati. Secondo il rapporto, degli oltre 11.000 siti che segnalano emissioni inquinanti, 211 sono responsabili della metà dei costi totali. Questi si trovano principalmente in Germania, Regno Unito, Polonia, Spagna e Italia. Secondo l’agenzia dell’UE, l’inquinamento atmosferico causato dalle centrali termiche – per lo più alimentate a carbone – è il più pericoloso per la salute e l’ambiente, seguito dalle emissioni dell’industria pesante, della produzione e della lavorazione del carburante. Seguono le industrie più leggere, la gestione dei rifiuti, l’allevamento e il trattamento delle acque reflue. Secondo lo studio, tra i 30 impianti più inquinanti del continente, 24 sono centrali termoelettriche che si trovano in Europa occidentale, di queste, sette sono in Germania. L’impianto industriale europeo più inquinante si trova invece in Polonia, mentre i successivi quattro sono in Germania. Nonostante i lievi miglioramenti, l’inquinamento atmosferico rappresenta ancora un grave rischio per la salute della popolazione europea. Infatti, i livelli di particolato fine, ozono e ossidi di azoto sono spesso al di sopra degli standard di qualità dell’aria.

Fonte: ecodallecitta.it

Per l’inquinamento globale da combustibili fossili muoiono 8,7 milioni di persone l’anno, il doppio delle stime precedenti

Lo afferma uno studio coordinato dalla Harvard University. A essere più colpite sono le aree con la maggior concentrazione di inquinanti, compresi gli Stati Uniti orientali, l’Europa e il Sud-est dell’Asia. La stima è stata fatta con un modello matematico in cui sono stati inseriti i dati 2018 sulle emissioni di diversi settori, dall’energia ai trasporti

L’inquinamento dovuto alle emissioni da combustibili fossili è la causa di 8,7 milioni di morti nel mondo ogni anno, quasi un quinto del totale dei decessi e il doppio di quanto stimato in precedenza. Lo afferma uno studio coordinato dalla Harvard University pubblicato da Environmental Research. Secondo gli autori dello studio, a essere più colpite sono le aree con la maggior concentrazione di inquinanti, compresi gli Stati Uniti orientali, l’Europa e il Sud-est dell’Asia. La stima è stata fatta utilizzando un modello matematico in cui sono stati inseriti i dati, riferiti al 2018, sulle emissioni di diversi settori, dall’energia ai trasporti, per determinare la quantità di sostanze inquinanti presente nelle singole aree. A questa è stato applicato un altro algoritmo che stima gli effetti sulla salute al variare dei tassi di inquinamento.

Ricerche precedenti si basavano su osservazioni satellitari e di superficie per stimare le concentrazioni annuali medie globali di particolato fine PM2,5. Il problema è che le osservazioni satellitari e di superficie non sono in grado di distinguere tra le particelle delle emissioni di combustibili fossili e quelle della polvere, del fumo di incendi o di altre fonti.

“Con i dati satellitari, vedi solo i pezzi del puzzle”, ha affermato Loretta J. Mickley, Senior Research Fellow in Chemistry-Climate Interactions presso la Harvard John A. Paulson School of Engineering and Applied Sciences (SEAS) e coautrice dello studio. “È difficile per i satelliti distinguere tra i tipi di particelle e possono esserci delle lacune nei dati”.

Per superare questa sfida, i ricercatori di Harvard si sono rivolti a GEOS-Chem, un modello 3-D globale di chimica atmosferica condotto al SEAS da Daniel Jacob, professore di chimica atmosferica e ingegneria ambientale. “Piuttosto che fare affidamento su medie diffuse in grandi regioni, volevamo mappare dove si trova l’inquinamento e dove vivono le persone, in modo da poter sapere più esattamente cosa respirano”, ha detto Karn Vohra, studente dell’Università di Birmingham e primo autore dello studio. Per modellare il PM2,5 generato dalla combustione di combustibili fossili, i ricercatori hanno inserito le stime GEOS-Chem delle emissioni di più settori, tra cui energia, industria, navi, aerei e trasporti terrestri e la chimica dettagliata simulata di ossidanti-aerosol, guidata dalla meteorologia dalla NASA Global Ufficio Modellazione e Assimilazione. I ricercatori hanno utilizzato i dati sulle emissioni e sulla meteorologia principalmente dal 2012 perché è stato un anno non influenzato da El Niño, che può peggiorare o migliorare l’inquinamento atmosferico, a seconda della regione. I ricercatori hanno aggiornato i dati per riflettere il cambiamento significativo nelle emissioni di combustibili fossili dalla Cina, che sono diminuite di circa la metà tra il 2012 e il 2018.

“Mentre i tassi di emissione sono dinamici, aumentano con lo sviluppo industriale o diminuiscono con politiche di qualità dell’aria di successo, i cambiamenti della qualità dell’aria in Cina dal 2012 al 2018 sono i più drammatici perché la popolazione e l’inquinamento atmosferico sono entrambi grandi”, ha affermato Marais. “Tagli simili in altri paesi durante quel periodo di tempo non avrebbero avuto un impatto così grande sul numero di mortalità globale”.

La combinazione dei dati del 2012 e del 2018 dalla Cina ha fornito ai ricercatori un quadro più chiaro dei tassi di emissioni globali di combustibili fossili nel 2018. Una volta ottenuta la concentrazione di PM2,5 di combustibile fossile all’aperto, i ricercatori dovevano capire in che modo quei livelli influivano sulla salute umana. Sebbene sia noto da decenni che le particelle sospese nell’aria sono un pericolo per la salute pubblica, sono stati effettuati pochi studi epidemiologici per quantificare gli impatti sulla salute a livelli di esposizione molto elevati come quelli riscontrati in Cina o in India. I coautori Alina Vodonos e Joel Schwartz, professore di epidemiologia ambientale presso l’Harvard T.H. Chan School of Public Health (HSPH), hanno sviluppato un nuovo modello di valutazione del rischio che collegava i livelli di concentrazione di particolato dalle emissioni di combustibili fossili ai risultati sulla salute. Questo nuovo modello ha rilevato un tasso di mortalità più elevato per l’esposizione a lungo termine alle emissioni di combustibili fossili, anche a concentrazioni inferiori. Spesso, quando discutiamo dei pericoli della combustione di combustibili fossili, è nel contesto della CO2 e del cambiamento climatico e trascuriamo il potenziale impatto sulla salute degli inquinanti co-emessi con i gas serra”, ha detto Schwartz. “Ci auguriamo che quantificando le conseguenze sulla salute della combustione di combustibili fossili, possiamo inviare un messaggio chiaro ai responsabili politici e alle parti interessate sui vantaggi di una transizione verso fonti energetiche alternative”.

La ricerca sottolinea l’importanza delle decisioni politiche, ha affermato Vohra. I ricercatori hanno stimato che la decisione della Cina di ridurre quasi della metà le emissioni di combustibili fossili ha salvato 2,4 milioni di vite in tutto il mondo, di cui 1,5 milioni in Cina, nel 2018.

“Il nostro studio si aggiunge alla crescente evidenza che l’inquinamento atmosferico derivante dalla continua dipendenza dai combustibili fossili è dannoso per la salute globale”, ha affermato Marais. “Non possiamo in buona coscienza continuare a fare affidamento sui combustibili fossili, quando sappiamo che ci sono effetti così gravi sulla salute e alternative praticabili e più pulite”.

Fonte: ecodallecitta.it

È il clima a mettere a rischio la salute dei bambini di oggi e di domani

I cambiamenti climatici stanno già danneggiando la salute dei bambini di tutto il mondo e il rischio è quello di conseguenze a lungo termine sulla loro vita, se niente cambierà. Ovvero se il mondo continuerà a seguire la rotta attuale senza perseguire l’obiettivo dell’Accordo sul Clima di Parigi. È quanto emerso da una tavola rotonda sul rapporto “The Lancet Countdown on Health and Climate Change”.

È il clima a mettere a rischio la salute dei bambini di oggi e di domani

Clima e salute, un binomio ormai indissolubile. Se ne è discusso all’Istituto superiore di Sanità in occasione di una tavola rotonda dedicata alla riflessione sul rapporto The Lancet Countdown on Health and Climate Change pubblicata su The Lancet, frutto della collaborazione tra 120 esperti di 35 istituzioni di tutto il mondo – tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il University College di Londra e l’Università di Tsinghua – che ha analizzato 41 indicatori chiave, suggerendo quali azioni intraprendere per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. I cambiamenti climatici stanno già danneggiando la salute dei bambini di tutto il mondo e minacciano conseguenze a lungo termine sulla loro vita, se niente cambierà. Ovvero se il mondo continuerà a seguire la rotta attuale senza perseguire l’obiettivo dell’Accordo sul Clima di Parigi, ratificato da tutti i paesi UE: mantenere dal 2015 al 2100 l’aumento medio della temperatura globale al di sotto di 2 ̊C, sotto cioè ai livelli della prima rivoluzione industriale (1861-1880).

Ecco, in sintesi, come il clima potrebbe condizionare un’intera generazione secondo il rapporto.

-I neonati saranno più soggetti alla malnutrizione: con l’aumento delle temperature, infatti, il potenziale di resa media di mais (-4%), frumento (-6%), soia (-3%) e riso (-4%) è gradualmente diminuito negli ultimi 30 anni e, di conseguenza, i prezzi degli alimenti basati su questi cereali sono aumentati.

-I bambini saranno tra i più colpiti dalle malattie infettive: il 2018 è stato il secondo anno che climaticamente ha favorito la diffusione di batteri, causa di gran parte delle malattie diarroiche e delle infezioni da ferite a livello globale.
-Durante l’adolescenza, l’impatto dell’inquinamento atmosferico peggiorerà, con morti premature che nel 2016 hanno raggiunto i 2,9 milioni (oltre 440.000 dovute al solo carbone); l’approvvigionamento energetico globale da carbone è cresciuto dell’1,7% dal 2016 al 2018, invertendo una tendenza al ribasso.

-Da adulti vedranno intensificarsi gli eventi meteorologici estremi, con 152 dei 196 paesi che hanno registrato un aumento delle persone esposte agli incendi dal 2001-2004, e un record nel 2018 di 220 milioni di persone oltre i 65 anni esposte alle ondate di calore (63 milioni in più rispetto al 2017). Invece, percorrere fino in fondo il cammino tracciato dall’accordo di Parigi potrebbe consentire ai bambini nati oggi di crescere in un mondo in grado di raggiungere l’obiettivo zero emissioni entro il loro 31° compleanno e garantire un futuro più sano per le generazioni future. Solo un taglio del 7,4% l’anno delle emissioni di CO2 fossile dal 2019 al 2050, avvertono gli studiosi, limiterà il riscaldamento globale, secondo l’obiettivo più ambizioso di mantenere questo aumento entro 1,5°C.

Gli autori di The Lancet Countdown chiedono un’azione coraggiosa per invertire la tendenza in quattro aree chiave:

-fornire una rapida, urgente e completa eliminazione graduale dell’energia a carbone in tutto il mondo;
-garantire che i paesi ad alto reddito rispettino gli impegni internazionali di finanziamento per il clima di 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2020 per aiutare i paesi a basso reddito;

-aumentare sistemi di trasporto pubblico e attivo, in particolare a piedi e in bicicletta, come la creazione di piste ciclabili e programmi di noleggio o acquisto di biciclette a prezzi accessibili ed efficienti;

-fare grandi investimenti nell’adattamento del sistema sanitario per garantire che i danni alla salute causati dai cambiamenti climatici non sopraffacciano la capacità dei servizi sanitari e di emergenza di curare i pazienti.

Fonte: ilcambiamento.it

La nostra società muore di inquinamento, però si lava le mani

In questi giorni di isteria collettiva la vera sensazione non la fa il coronavirus ma comportamenti assurdi ai quali si assiste sgomenti e che danno la misura di quanto la nostra società sia allo sbando e fragile.

La nostra società muore di inquinamento, però si lava le mani

In questi giorni di isteria collettiva la vera sensazione non la fa il coronavirus ma comportamenti assurdi ai quali si assiste sgomenti e che danno la misura di quanto la nostra società sia allo sbando e fragile. Supermercati svuotati, assalti a mascherine e lozioni sterilizzanti, borsa nera di questi prodotti con tanto di sequestri da parte delle forze dell’ordine come se si trattasse di oro o cocaina.

C’è una fobia diffusa di contagiarsi, di ammalarsi, il che è quantomeno singolare visto che viviamo in un mondo strapieno di nocività che però, nonostante siano molto più pericolose del coronavirus, non provocano nessuna reazione simile. In questi comportamenti c’è la stessa illogicità di quando nei supermercati viene indicato che sono obbligatori i guanti di plastica per toccare gli alimenti come frutta e verdura, per norme igieniche, dicono… Cioè bisogna toccare con i guanti quegli stessi alimenti strapieni di pesticidi e veleni contro i quali però non si fa niente, anche se sono dannosi per la nostra salute.  

Ma se si è così tanto preoccupati per la salute da consigliare i guanti per toccare frutta e verdura, allora dovrebbe essere automatico che tutti gli alimenti siano come minimo biologici. Invece no, di pesticidi e veleni vari possiamo morire a norma di legge ma per toccare la frutta e verdura avvelenata bisogna metterci i guanti. O forse i guanti li dobbiamo mettere proprio per proteggerci dalla chimica degli alimenti e non ce lo hanno detto? Così come c’è scritto in varie sementi trattate chimicamente che appunto fra le avvertenze informano che devi metterti i guanti quando li semini e questo dà già la misura della gravità del problema, altro che coronavirus…

Mi raccomando quindi, laviamoci bene le mani costantemente, sterilizziamoci ad ogni piè sospinto e già che ci siamo possiamo andare in giro con una muta subacquea, maschera e boccaglio, così la protezione è ottimale. Sperando che tutta questa super sterilizzazione non ci faccia fare la fine degli antibiotici che si prescrivono come caramelle e il risultato sono migliaia di morti l’anno in Italia che ha il triste primato europeo di infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici. Ma non ci risulta che sia stato dichiarato lo stato di emergenza nazionale per questa carneficina, strano….

Quindi cospargiamoci di sterilizzanti e poi utilizziamo i telefoni cellulari che sono fonti poco simpatiche di elettromagnetismo puntate contro di noi. E visto che della nostra salute sembrerebbe non interessarci granché, a meno che non si tratti di coronavirus, ci aggiungeremo pure il 5G così da non farci mancare proprio nessun rischio e conseguenza.  

Sterilizziamoci tutti e poi abitiamo in abitazioni strapiene di chimica da fare paura, chimica nei mobili, nelle pareti, nelle cucine, nei bagni, nelle stanze da letto. E non dimentichiamo di utilizzare prodotti per la pulizia della casa, i bagni, le cucine, per il lavaggio dei panni che contengono sostanze assai nocive.

Compriamo tutto quello che ci dice la pubblicità e usiamo saponi, shampoo, bagnoschiuma, trucchi, cosmetici, profumi che sono delle bombe chimiche per il nostro corpo e per l’ambiente.  

Sterilizziamoci e poi abitiamo in città dove l’inquinamento è altissimo e ci fa morire come mosche, così come il pericolo di essere falciati da una automobile, prima di morire però ricordiamoci di lavare bene le mani.  E anche gli agricoltori si lavino bene le mani prima di spargere veleni su campi, vigne, uliveti, frutteti che poi finiranno sulla nostra tavola.

Laviamoci bene le mani e continuiamo a comprare montagne di oggetti per la maggior parte superflui con i loro relativi imballaggi che diventeranno rifiuti e inquineranno aria, terra e mare rilasciando sostanze tossiche o rimanendo non degradabili per centinaia di anni.  Oggetti la cui fabbricazione produce emissioni nocive che avvelenano terra, aria e acqua. Aria che respiriamo,  acqua che beviamo e terra dove coltiviamo il cibo che mangiamo.

Laviamoci bene le mani e poi compriamo cibo proveniente da allevamenti industriali dove gli animali oltre che fare una “vita” di inferno, sono imbottiti di cibo chimico (e chissà cosa altro, mucca pazza docet), antibiotici e medicine varie che di sicuro sono un toccasana per il nostro organismo. Per non parlare poi dei liquami che inquinano falde idriche e terre. Ma se ci siamo lavati le mani, niente ci potrà fare più effetto, saremo immuni a tutto.

Laviamoci le mani ma continuiamo ad utilizzare combustibili fossili che stanno facendo collassare l’intero pianeta, così come continuiamo ad utilizzare e costruire inceneritori che creano nanoparticelle pericolosissime per la salute. E che dire delle centrali nucleari che in quanto a cavalieri dell’apocalisse sono fra i più micidiali. Ma in caso di fuoriuscite di radioattività o esplosioni, basterà lavarsi le mani e sterilizzarsi e tutto andrà a posto. E l’elenco potrebbe continuare ma non ci dobbiamo preoccupare, se ci siamo lavati le mani e sterilizzati bene, vivremo almeno 100 anni in perfetta salute e tutto quanto di nocivo e letale ci propina la società del consumo, ci sarà completamente indifferente. Noi sì che sappiamo riconoscere i veri pericoli per la nostra salute, coronavirus in primis, tutto il resto sono dettagli trascurabili….

Fonte: ilcambiamento.it

Con “biciXtutti” nuovi incentivi per favorire la mobilità sostenibile nei Comuni della provincia di Torino

I Comuni della Zona Ovest di Torino, nell’ambito del progetto “ViVO”, lanciano il bando biciXtutti, che assegna incentivi economici per l’acquisto di biciclette e rivolto a residenti, imprese, organizzazioni non profit e condòmini. Un programma sperimentale di mobilità sostenibile finalizzato alla riduzione dell’inquinamento e alla disincentivazione dell’utilizzo dell’automobile negli spostamenti casa-scuola e casa-lavoro. Quanto tempo passiamo al volante? Muoversi tutte le mattine per andare a lavoro imbottigliati nel traffico, le ricerche disperate di un parcheggio e persino l’abitudine all’utilizzo dell’auto anche negli spostamenti più brevi. Per non parlare dei costi economici e del “costo” che ricade sulla nostra salute, sul nostro umore e, non per ultimo, sulla nostra pazienza!  Ma se esistesse la possibilità di spostarci in altro modo, perché non approfittarne?

Ora ciò è finalmente possibile! I comuni della Zona Ovest di Torino si stanno infatti impegnando a promuovere politiche ambientali in tema di mobilità sostenibile su tutto il territorio, prevedendo l’assegnazione di contributi economici sull’acquisto di biciclette e altri mezzi leggeri a emissioni zero ad uso urbano, che disincentivino l’utilizzo dell’automobile.

Si tratta dell’azione “biciXtutti” che fa parte del “Progetto “Vi.VO” promosso dal Comune di Collegno, quale ente capofila, ed esteso a tutti i comuni della Zona Ovest di Torino quali Alpignano, Buttigliera Alta, Collegno, Druento, Pianezza, Grugliasco, Rivoli, Rosta, San Gillio, Venaria Reale e Villarbasse.

E’ un programma sperimentale di azioni fortemente integrate – sia di sostegno della domanda che di miglioramento dell’offerta di servizi di mobilità – finalizzate alla promozione di politiche ambientali e alla riduzione non solo dell’inquinamento atmosferico ma anche utilizzo massivo dell’automobile ad uso individuale. Insomma, un programma che favorisce nuove pratiche ed abitudini collettive improntate ad una maggior sostenibilità.

Su quali mezzi sono applicati gli incentivi?

I mezzi disponibili su cui ottenere un incentivo sono le biciclette a pedalata assistita (nello specifico velocipedi dotati di un motore ausiliario elettrico avente potenza nominale di 0,25 kW), biciclette tradizionali da città, biciclette pieghevoli, minibici, gravel bike e mountain, cargo bike attrezzate per la consegna ed il trasporto di merci o persone, tricicli, handbike e tandem. Come si legge dal bando, “gli obiettivi del progetto sono promuovere la mobilità alternativa per tutte le categorie di utenti, incentivare l’utilizzo di mezzi di mobilità sostenibile all’interno del territorio comunale e creare una relazione positiva con i cittadini sui temi della mobilità sostenibile”.

Chi sono i destinatari?

Trattandosi di un progetto che intende ridurre gli spostamenti in auto e promuovere la mobilità sostenibile nei tracciati casa-scuola e casa-lavoro, coloro che possono accedere al servizio sono in primis i residenti dei Comuni inclusi nel Patto Ovest di Torino, con un contributo esteso anche ai minori residenti che abbiano compiuto i 6 anni di età. Ad ogni richiedente potrà essere concesso un solo contributo di acquisto, ad eccezione del caso in cui si acquisti per uno o più figli minorenni.  Altri destinatari sono organizzazioni senza scopo di lucro e persone fisiche o giuridiche titolari di partita iva attiva con sede operativa negli stessi Comuni.

La somma disponibile per l’attuazione dell’iniziativa, per l’anno 2019, è di 45.000,00 euro ed è finanziata con fondi del Ministero dell’Ambiente. L’entità dell’agevolazione è fissata al 50% della spesa effettivamente sostenuta in base alla tipologia di veicolo. Ai fini dell’erogazione del contributo il beneficiario si impegna a far monitorare per 2 mesi i propri spostamenti dal gruppo di lavoro del progetto e dall’Agenzia della Mobilità Piemontese per mezzo di un’applicazione sul proprio smart-phone o navigatore gps e detenere il mezzo acquistato per un periodo di almeno due anni a partire dalla data di liquidazione del contributo.

Per accedere ad ulteriori informazioni è possibile consultare il sito del “Patto Zona Ovest Torino”.

Foto copertina
Didascalia: Biciclette da città
Autore: Unsplash
Licenza: CCO Creative Commons

Fonte: http://piemonte.checambia.org/articolo/con-bicixtutti-nuovi-incentivi-favorire-mobilita-sostenibile-comuni-provincia-torino/?utm_source=newsletter&utm_campaign=general&utm_medium=email&utm_content=relazioni+

Lo smog riduce le capacità cognitive. Lo studio su 20mila cittadini cinesi

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Il campione è stato sottoposto a una serie di test per valutarne le abilità matematiche e linguistiche ed è emerso che queste abilità erano tanto più inferiori quanto maggiore era l’esposizione ad agenti inquinanti, inoltre che l’impatto negativo dello smog aumenta con l’età dell’individuo. L’inquinamento atmosferico ha un impatto estremamente negativo sulle capacità cognitive che, peraltro, peggiora con l’età. Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista PNAS e condotto da un team internazionale di ricercatori tra Usa e Cina (http://www.pnas.org/content/early/2018/08/21/1809474115) La ricerca ha coinvolto qualcosa come 20 mila individui in Cina, dai 10 anni in su di entrambi i sessi, ma ha una rilevanza globale visto che il 95% della popolazione mondiale respira aria insalubre. I livelli di inquinamento a cui ciascun partecipante è stato esposto sono stati misurati in base al suo indirizzo di residenza. I ricercatori hanno tenuto conto di diverse molecole inquinanti e del particolato fine, quello che penetra più facilmente nelle vie respiratorie. Tutto il campione è stato sottoposto a una serie di test per valutarne le abilità matematiche e linguistiche ed è emerso che queste abilità erano tanto più inferiori quanto maggiore era l’esposizione ad agenti inquinanti, inoltre che l’impatto negativo dello smog aumenta con l’età dell’individuo. “Il nostro campione ci ha permesso di esaminare anche l’impatto dell’inquinamento sull’età delle persone. I nostri risultati in relazione all’età degli individui sono innovativi” – ha spiegato uno degli autori del lavoro, Xi Chen della Yale School of Public Health, secondo riportato online da BBC Health. L’inquinamento atmosferico causa sette milioni di morti premature all’anno, ma il danno sulle facoltà cognitive delle persone è ancora poco noto. Uno studio recente ha rilevato che l’aria tossica è legata ad una “mortalità estremamente elevata” in persone con disturbi mentali e la mette inoltre in relazione con l’aumento delle malattie mentale nei bambini, mentre un’altra analisi ha rilevato che coloro che vivono vicino a strade molto trafficate hanno un maggiore rischio di demenza. Questo nuovo lavoro allarga ancora di più l’orizzonte. Tra l’altro ha rilevato che l’inquinamento atmosferico ha anche un impatto a breve termine sull’intelligenza, cosa che potrebbe avere conseguenze importanti sottolineano i ricercatori, ad esempio per gli studenti che devono sostenere esami di ammissione cruciali nei giorni di maggior inquinamento. Aarash Saleh, uno specializzando in medicina respiratoria nel Regno Unito e attivista della campagna “Medici contro Diesel”, ha dichiarato al Guardian: “Questo studio si aggiunge alle prove che dimostrano che l’esposizione all’inquinamento atmosferico può peggiorare la nostra funzione cognitiva. Il traffico stradale è il più grande contributore all’inquinamento atmosferico nelle zone residenziali e i governi devono agire con urgenza per rimuovere veicoli fortemente inquinanti dalle nostre strade”.

 

Fonte: ecodallecitta.it

 

Smog, deferimento Corte Ue: ‘La Commissione protegge i cittadini dall’inquinamento atmosferico’

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Bruxelles: “La decisione di deferire degli Stati membri alla Corte di giustizia dell’UE è stata adottata in nome degli europei. Gli Stati membri deferiti oggi alla Corte hanno ricevuto nell’ultimo decennio un numero sufficiente di ‘ultime possibilità’ per migliorare la situazione”

“La Commissione difende il diritto degli europei a respirare aria pulita. La Commissione offre agli attori nazionali, regionali e locali assistenza pratica per migliorare la qualità dell’aria in Europa e interviene più energicamente nei confronti di 7 Stati membri che hanno violato le norme dell’UE in materia di inquinamento atmosferico e di omologazione delle autovetture”. Queste le parole che arrivano da Bruxelles dopo il deferimento dell’Italia e di altri sei paesi alla Corte di Giustizia Europea per non aver ancora adottato misure antismog efficaci, nonostante i continui e richiami e avvertimenti arrivati per anni.

Karmenu Vella, commissario per l’Ambiente, ha dichiarato: “La decisione di deferire degli Stati membri alla Corte di giustizia dell’UE è stata adottata in nome degli europei. Abbiamo detto che questa è una Commissione che protegge. La nostra decisione dà seguito a questa affermazione. Gli Stati membri deferiti oggi alla Corte hanno ricevuto nell’ultimo decennio un numero sufficiente di ‘ultime possibilità’ per migliorare la situazione. Sono convinto che la decisione di oggi porterà a miglioramenti per i cittadini in tempi molto più rapidi. Ma l’azione legale non risolverà di per sé il problema. È questo il motivo per cui stiamo definendo l’aiuto pratico con cui la Commissione può agevolare gli sforzi delle autorità nazionali volti a promuovere un’aria più pulita per le città e le metropoli europee”.

Elżbieta Bieńkowska, commissaria per il Mercato interno, l’industria, l’imprenditoria e le PMI, ha dichiarato: “Avremo successo nella lotta all’inquinamento atmosferico urbano solo se il settore automobilistico farà la sua parte. I veicoli a emissioni zero sono il futuro. Nel frattempo, rispettare la normativa sulle emissioni è un dovere. I costruttori che continuano a violare la legge dovranno sopportare le conseguenze del loro comportamento illecito”.

In una comunicazione intitolata “Un’Europa che protegge: aria pulita per tutti”, adottata oggi (ieri, giovedì 17 maggio), la Commissione illustra le misure disponibili per aiutare gli Stati membri a contrastare l’inquinamento atmosferico. La Commissione, inoltre, sottolinea la necessità di intensificare la cooperazione con gli Stati membri avviando nuovi “dialoghi sull’aria pulita” con le autorità competenti e utilizzando i finanziamenti dell’UE per sostenere le misure volte a migliorare la qualità dell’aria.

Misure di lotta contro l’inquinamento atmosferico

Le misure proposte oggi dalla Commissione si fondano su tre pilastri principali: norme sulla qualità dell’aria; obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni; e norme in materia di emissioni per le principali fonti di inquinamento, ad esempio per le emissioni degli autoveicoli e delle navi e quelle del settore energitico e dell’industria. Per contrastare le emissioni di inquinanti atmosferici generate dal traffico la Commissione rafforzerà ulteriormente la propria collaborazione con le autorità nazionali, regionali e locali per giungere a un approccio comune integrato alla regolamentazione dell’accesso degli autoveicoli alle aree urbane, nel quadro dell’agenda urbana per l’UE. Inoltre, la Commissione ha condotto un’ampia riforma, in modo da garantire che le emissioni di inquinanti atmosferici dei veicoli siano misurate in condizioni reali di guida, (si vedano le FAQ).

Migliorare il rispetto della normativa

 6 Stati membri deferiti alla Corte

La Commissione sta adottando misure per affrontare i gravi e persistenti superamenti dei valori limite per le due principali sostanze inquinanti che incidono sulla salute: il biossido di azoto, per lo più causato del traffico stradale e dall’industria, e il particolato, che è presente soprattutto nelle emissioni dell’industria, del riscaldamento domestico, del traffico e dell’agricoltura. La Commissione ha deciso di deferire Francia, Germania e Regno Unito alla Corte di giustizia dell’UE per il mancato rispetto dei valori limite per il biossido di azoto (NO2), e per aver omesso di prendere le misure appropriate per ridurre al minimo i periodi di superamento. UngheriaItalia eRomania sono state deferite alla Corte di giustizia per via dei livelli costantemente elevati di particolato (PM10). I limiti stabiliti dalla legislazione dell’UE sulla qualità dell’aria ambiente (direttiva 2008/50/CE) dovevano essere raggiunti rispettivamente nel 2010 e nel 2005. Questa iniziativa fa seguito a un vertice ministeriale sulla qualità dell’aria, convocato dal Commissario Vella il 30 gennaio 2018, come ultimo sforzo per trovare soluzioni atte a contrastare il grave problema dell’inquinamento atmosferico in nove Stati membri. I 6 Stati membri in questione non hanno presentato misure credibili, efficaci e tempestive per ridurre l’inquinamento entro i limiti concordati e quanto prima possibile, come richiesto dalla normativa dell’UE. La Commissione ha pertanto deciso di procedere con un’azione legale. Per quanto riguarda la Repubblica ceca, la Slovacchia e la Spagna, le misure in corso di attuazione o previste, come comunicato alla Commissione a seguito del vertice ministeriale sulla qualità dell’aria, sembrano essere in grado di affrontare in modo adeguato le carenze individuate, se correttamente attuate. Per questo motivo la Commissione continuerà a monitorare da vicino l’attuazione di tali misure, nonché la loro efficacia nel porre rimedio alla situazione il più presto possibile.

 Le procedure di infrazione proseguono per 4 Stati membri

La Commissione sta prendendo ulteriori iniziative nell’ambito delle procedure di infrazione contro 4 Stati membri per aver violato le norme dell’UE in materia di omologazione dei veicoli a motore. La Commissione ha deciso in data odierna di inviare ulteriori lettere di costituzione in mora a Germania, Italia, Lussemburgo e Regno Unito. La legislazione dell’UE in materia di omologazione impone agli Stati membri di disporre di sanzioni effettive, proporzionate e dissuasive per scoraggiare i fabbricanti di automobili dal violare la legge. Laddove si verifichi una tale violazione, ad esempio tramite il ricorso ad impianti di manipolazione per ridurre l’efficacia dei sistemi di controllo delle emissioni, occorre mettere in atto misure correttive, quali i richiami, e applicare sanzioni (articoli 30 e 46 della direttiva 2007/46 e l’articolo 13 del regolamento n. 715/2007). La Commissione ha aperto una procedura di infrazione contro Germania, Lussemburgo e Regno Unito nel dicembre 2016 relativa al gruppo Volkswagen e ha inviato lettere complementari di costituzione in mora nel luglio 2017 richiedendo ulteriori chiarimenti. Oggi la Commissione ha inviato altre lettere di costituzione in mora per chiedere maggiori informazioni sulle inchieste e i procedimenti giudiziari nazionali relativi a tali infrazioni. Inoltre, in seguito alla scoperta di nuovi casi di irregolarità nella gestione dei motori in diversi veicoli diesel (veicoli Porsche Caienna, Volkswagen Touareg e Audi A6 e A7), la Commissione chiede alla Germania e al Lussemburgo, in quanto autorità di omologazione competenti, quali misure correttive e sanzioni siano previste. La Commissione chiede inoltre chiarimenti al Regno Unito sulla legislazione nazionale prevista. Nel maggio 2017 la Commissione ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per il mancato adempimento degli obblighi derivanti dalla normativa dell’UE in materia di omologazione dei veicoli da parte di Fiat Chrysler Automobiles. Nel frattempo, l’Italia ha adottato misure correttive ordinando al gruppo Fiat Chrysler Automobiles di effettuare un richiamo obbligatorio nell’Unione europea. Oggi, nel quadro dell’attuale scambio, la Commissione richiede informazioni supplementari sulle concrete misure correttive adottate e le sanzioni applicate.Un’ulteriore lettera di costituzione in mora costituisce una richiesta di informazioni ufficiale. Gli Stati membri dispongono ora di due mesi di tempo per replicare alle argomentazioni addotte dalla Commissione; in caso contrario, la Commissione potrà decidere di inviare un parere motivato.

Informazioni generali

Nell’Unione europea, la qualità dell’aria è generalmente migliorata negli ultimi decenni, spesso grazie agli sforzi comuni dell’UE e delle autorità nazionali, regionali e locali. Tuttavia, la qualità della vita di molti cittadini dell’UE continua ad essere messa a repentaglio in modo inaccettabile. L’inquinamento atmosferico provoca direttamente malattie gravi e croniche come asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni.

I deferimenti odierni riguardano i superamenti delle norme sulla qualità dell’aria:

 Biossido di azoto (NO2):

  • Germania – in 26 zone di qualità dell’aria, tra cui Berlino, Amburgo, Monaco e Colonia; le concentrazioni annue riferite nel 2016 raggiungevano gli 82µg/m3 rispetto a un valore limite di 40 µg/m3 (a Stoccarda).
  • Francia – in 12 zone di qualità dell’aria, tra cui Parigi, Marsiglia e Lione; le concentrazioni annue riferite nel 2016 raggiungevano i 96 µg/m3 (a Parigi).
  • Regno Unito – in 16 zone di qualità dell’aria, tra cui Londra, Birmingham, Leeds e Glasgow; le concentrazioni annue riferite nel 2016 raggiungevano i 102 µg/m3 (a Londra).

In totale, vi sono 13 casi d’infrazione in corso nei confronti degli Stati membri (Austria, Belgio, Repubblica ceca, Germania, Danimarca, Francia, Spagna, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Regno Unito).

Con la decisione di oggi Germania, Francia e Regno Unito sono i primi a essere deferiti alla Corte; tutti e tre i casi fanno seguito ai pareri motivaticomunicati nel febbraio 2017.

 Particolato (PM10):

  • Italia – in 28 zone di qualità dell’aria, comprese le regioni Lazio, Lombardia, Piemonte e Veneto, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati, arrivando nel 2016 fino a 89 giorni.
  • Ungheria – in 3 zone di qualità dell’aria, Budapest, Pecs e valle del Sajó, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati, arrivando nel 2016 fino a 76 giorni.
  • Romania – nell’agglomerato di Bucarest, i valori limite giornalieri sono stati costantemente superati da quando il diritto dell’Unione europea è divenuto applicabile alla Romania, e nel 2016 per 38 giorni.

In totale, vi sono 16 casi d’infrazione in corso nei confronti degli Stati membri (Belgio, Bulgaria, Repubblica ceca, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Portogallo, Polonia, Romania, Svezia, Slovacchia e Slovenia). La Corte di giustizia dell’Unione europea ha ritenuto la Bulgaria e la Polonia colpevoli di violazioni della legislazione dell’UE, rispettivamente il 5 aprile 2017 e il 22 febbraio 2018. La decisione odierna fa seguito a un parere motivato inviato all’Italia nell’aprile 2017, a un parere motivato supplementare inviato alla Romania nel settembre 2014, e a un ulteriore parere motivato inviato all’Ungheria nel marzo 2014. In tutti i casi di superamento dei valori limite stabiliti dalla normativa dell’UE sulla qualità dell’aria ambiente (direttiva 2008/50/CE), gli Stati membri sono tenuti ad adottare piani per la qualità dell’aria e a garantire che tali piani stabiliscano misure appropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile. In linea con il principio di sussidiarietà, la normativa dell’UE lascia agli Stati membri la scelta dei mezzi da utilizzare per il rispetto dei valori limite.

Fonte: ecodallecitta.it

Inquinamento atmosferico, Cittadini per l’Aria: ‘Il Governo e i sindaci fermino la strage’

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Secondo il Rapporto 2017 sulla Qualità dell’Aria in Europa pubblicato dall’IEA anche nel 2015 l’Italia ha violato i limiti di quasi tutti gli inquinanti atmosferici previsti dalla normativa Europea. Complessivamente l’Italia è seconda solo alla Germania in fatto di morti premature dovute all’aria insalubre. Il Rapporto 2017 sulla Qualità dell’Aria in Europa pubblicato mercoledì 11 ottobre dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) indica che, come ogni anno, anche nel 2015 l’Italia ha violato i limiti di quasi tutti gli inquinanti atmosferici previsti dalla normativa Europea. “In molte aree nel nostro paese, e in modo massiccio nella pianura padana, i limiti di legge di PM10, PM 2.5, NO2, O3, b(A)p sono superati, anche di più di una misura. Ciò espone la popolazione ad un danno grave di cui si parla troppo senza che seguano politiche coerenti alla gravità del problema”. A sottolineare i dati terribili dell’inquinamento atmosferico italiano è Cittadini per l’Aria, la onlus milanese che si batte per una migliore qualità dell’aria nel nostro paese.
L’associazione ricorda lo stretto legame tra inquinamento e morte: “L’Italia è prima in classifica a livello Europeo per le concentrazioni di ozono (O3), i cui precursori (NOx e VOC) hanno origine dall’attività umana, primo fra tutti, spiega il rapporto, il traffico, con un record Europeo di 2900 morti premature all’anno derivante dall’esposizione a questo inquinante”.
“L’Italia è poi seconda solo a Polonia e Macedonia per livelli di PM 2.5 il particolato più fino e dannoso sulla salute umana con un record per l’area metropolitana di Milano dove milioni di persone sono esposte ad un livello di PM 2.5 (32 µg/m3) superiore di quasi un terzo il limite di legge entrato in vigore nel 2015 (25 µg/m3)”.388322_2

“Italia seconda in classifica per impatto sanitario da biossido di azoto con una stima di oltre 42.000 morti anno per effetto della esposizione della popolazione a questo inquinante. Ancora nelle top ten – ovvero 4° in Europa – anche per livelli di biossido di azoto (NO2) con Milano sempre in testa alla classifica nazionale con un livello di questo inquinante di 75 µg/m3, quasi doppio rispetto al limite di legge (40 µg/m3)”.

“E ancora superamenti da record – e sempre nella top ten Europea, dietro solo a Bulgaria, Polonia, Montegro – per il PM10 con punte massime, più che doppie rispetto al limite di legge (40 µg/m3), a Cassino, in numerosissime centraline nelle aree torinese, veneziana e di Milano, e poi a Rezzato, a Treviso, Padova e Pavia”.

“Italia ancora nella top ten, e in particolare sesta in classifica in Europa, per livelli di benzo(A)pirene, con la massima esposizione a Laces, in Alto Adige, con 3.18 ng/m3, oltre tre volte il limite di legge, seguita da Frosinone, l’area Feltrina e Sondrio, e Meda, dati che confermano il grave impatto della combustione della legna e delle biomasse sui livelli di questo inquinante altamente cancerogeno per la salute umana”.

Complessivamente, valutata l’esposizione della popolazione, l’Italia è seconda solo alla Germania in fatto di morti premature, dato non confortante se si considera che la Germania ha una popolazione di oltre 80 milioni di abitanti contro i 60 milioni dell’Italia. “Una fetta rilevantissima della popolazione italiana è esposta, nei centri urbani ma non solo, a un letale areosol che produce danni al feto, riduce lo sviluppo dei polmoni e cognitivo dei bambini, causa l’insorgenza di tumori al polmone, e aumenta l’incidenza di morte cardiovascolare e respiratoria, è riconducibile all’incremento dell’incidenza di Alzheimer”, afferma Anna Gerometta Presidente di Cittadini per l’Aria, “sarebbe ora che il nostro Governo si accorgesse di questo danno immane alla popolazione e mettesse in campo misure e fondi adeguati facendone una priorità assoluta. Una simile strage ogni anno è riconducibile in grandissima parte alla mancanza di politiche adeguate che, fra l’altro, coincidono in gran parte con quelle che è necessario adottare al più presto per combattere i cambiamenti climatici”. 388322_3

“Siamo ancora lontani dal poter dire che questo tema viene trattato adeguatamente. Basti pensare alle politiche sul traffico e in particolare la circolazione dei diesel nei centri urbani o a quello delle tema della combustione delle biomasse per il riscaldamento domestico”.

Cittadini per l’aria invita i sindaci ad adottare al più presto, per proteggere i propri cittadini, sistemi di limitazione del traffico nelle aree urbane, ed in particolare dei diesel con l’obiettivo di arrivare a città libere dai diesel entro non oltre il 2025, e le Regioni ad istituire divieti di utilizzo della legna o biomasse come sistema energetico per il riscaldamento nelle case ovunque vi sia una alternativa ambientalmente più sostenibile. Solo con politiche coerenti sarà possibile ridurre entro tempi accettabili l’impatto terribile dell’inquinamento atmosferico in Italia.

Fonte: ecodallecitta.it

A Parigi si testano navette elettriche senza pilota

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Parigi, bellissima e immortale, ha un serissimo problema legato all’inquinamento atmosferico: il traffico parigino è bestiale e il comune sta cercando di elaborare proposte diverse che incentivino la cittadinanza ad usare i mezzi pubblici. Il test più avanguardistico riguarda la sperimentazione di due navette elettriche completamente automatiche a guida autonoma – che significa senza pilota – che possono trasportare ciascuna fino a sei passeggeri seduti. Le navette hanno preso servizio sul ponte Charles de Gaulle di Parigi, collegando le stazioni di Gare de Lyon e Austerlitz. L’esperimento è stato lanciato e comunicato dal Comune di Parigi lunedì 23 gennaio 2017 e durerà un paio di mesi, fino al prossimo 7 aprile: le navette saranno completamente gratuite, lo scopo infatti è quello di testare il mezzo e non la sua redditività, oltre che la volontà effettiva della cittadinanza a recepire questa novità ultra-tecnologica. I mezzi, chiamati EZ10, sono forniti da Easymile, hanno un sistema di guida autonoma basato sul GPS ma avranno sempre a bordo un operatore per questioni di sicurezza e effettueranno servizio 7 giorni su 7 tra le 14 e le 20.  Similmente ad una metropolitana le navette faranno su e giù lungo il ponte Charles de Gaulle su un’unica corsia, percorrendo poche centinaia di metri a una velocità non superiore ai 25km/h. Nel corso di quest’anno il Comune ha annunciato altri esperimenti di mobilità collettiva pubblica simili.

Fonte: ecoblog.it