Che Expo sarebbe… senza McDonald’s!

L’Expo nutre il pianeta… a braccetto con McDonald’s. Se fino ad ora avevamo visto la faccia di Vandana Shiva, le foto delle mani sporche di terra degli agricoltori e avevamo sentito raccontare che si sensibilizzava il pianeta alla sostenibilità, ecco che Official Sponsor di Expo 2015 appare niente meno che McDonald’s Italia. La presenza nel sito espositivo è stata annunciata a Milano.vignetta_mcdonald

L’amministratore delegato di McDonald’s Italia, Roberto Masi, nell’annunciare che la catena di fast-food è official sponsor di Expo,  ne ha vantato le dimensioni: 36.000 ristoranti in 120 paesi nel mondo, 70 milioni di persone servite ogni giorno con hamburger, patatine fritte e altri menù che per anni sono stati definiti da esperti e nutrizionisti “junk food”, cioè cibo spazzatura. Eppure McDonald’s è sponsor ufficiale dell’Esposizione che si è battezzata l’Expo per nutrire il pianeta. Durante l’incontro tenutosi a Milano che annunciava la loro presenza, è stato presentato “Fattore Futuro”, un progetto con cui McDonald’s ha raccontato di voler aiutare i giovani agricoltori nello sviluppo delle loro aziende. Il progetto ha ricevuto il Patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali… ma d’altra parte non è la prima volta che zio Mac conquista l’imprimatur ministeriale. Ma come li aiuta? “Permettendo” (un privilegio?) a 20 imprenditori agricoli con meno di 40 anni di entrare a far parte dei fornitori italiani di McDonald’s per tre anni. Uno scherzo? Nient’affatto. Vediamo cosa ha da offrire McDonald’s ad Expo e al nutrimento del pianeta. Nel 2013 viene reso noto un dossier di trenta pagine in cui l’avvocatessa Michele Simon illustra le operazioni di marketing del colosso americano travestite da opere di beneficenza con l’obiettivo e la conseguenza di ottenere consenso e approvazione attraverso un messaggio distorto della carità. Sempre nel 2013 si scopre che il fast food più famoso del mondo avrebbe consigliato ai propri dipendenti di tenersi alla larga dai cibi poco salutari prodotti dalla stessa catena. E lo avrebbe fatto su un sito web,McResource Line, dedicato e aperto solo ai suoi dipendenti. Inutile, però, provare a cliccare sulla pagina web perchè è stata rimossa dopo la diffusione della notizia (c’è chi ne ha conservato le schermate però). La catena avrebbe deciso di eliminarla perchè quei consigli “fastidiosi” avrebbero iniziato a circolare troppo nella rete. Nella lista degli ingredienti e allergeni si può contare un buon numero di emulsionanti e additivi artificiali e per alcuni di essi vi riportiamo qualche informazione. Il polidimetilsilossano (E900) è un antischiuma autorizzato; l’E171 è il diossido (o biossido) di titanio, soprattutto in forma nanoparticellare è stato classificato come possibile cancerogeno; poi troviamo l’E472e, esteri dell’acido diacetiltartarico di mono- e digliceridi, si tratta di esteri di grassi sintetici; il blu brillante, l’E133, colorante sintetico derivato dal catrame del carbone, nelle linee guida inglesi non è raccomandato per l’assunzione nei bambini. La lista potrebbe ancora molto lunga. E…vi ricordate il film documentario “Super size me”? Il regista Morgan Spurlock lo ha presentato nel gennaio del 2004 al Sundance ed è stato premiato; è stato anche candidato agli Oscar. La storia è quella di un uomo (è l’esperimento cui si è sottoposto veramente il regista stesso) che per trenta giorni si nutre solo di fast-food, per lo più nella catena McDonald, ingrassando di oltre 12 chili: la sua cronaca-denuncia gastronomica, corredata di referti medici per danni al cuore, alle arterie, al sangue, ha avuto un effetto bomba in America, ma non solo.

Ora…bisogna solo capire di cosa l’Expo vuole nutrirci!

Fonte: ilcambiamento.it

USA: se il pane ha trenta ingredienti

Gli additivi non migliorano la qualita’ del pane ma compensano alle perdite della lavorazione industriale e ne prolungano la vita. E’ possibile farne a meno, ma non e’ facile trovare un pane senza di essi.

Ingredienti del pane tradizionale: farina,acqua, lievito, sale.

Ingredienti del pane industriale, almeno negli USA: da trenta a quaranta, di cui almeno una ventina sono additivi.

La foto in basso mostra ad esempio i ventotto ingredienti di un tipico pane bianco in cassetta. Poiche’ contiene anche farina integrale, ma all’apparenza e’ bianco, cio’ significa che la farina e’ stata sbiancata con cloroperossido di calciobromato di potassio o altre meraviglie dell’industria chimica. Queste sostanze non sono indicate perche’ vengono usate per la preparazione della farina e quindi non sono tecnicamente ingredienti del pane.

Tra gli ingredienti degni di nota:

propionato di calcio. E’ un conservante che ritarda la proliferazione di muffe e batteri. E’ associato a irritabilita’, disattenzione e disturbo del sonno nei bambini

* mono e digliceridi e DATEM. Vengono usati per evitare che il pane diventi raffermo e per velocizzare il processo di lievitazione. Sono grassi trans, ma secondo le norme della FDA non vengono conteggiati tra i grassi e le calorie.

iodato di potassio. Oltre che come agente per la protezione degli esposti alle radiazioni, viene usato per migliorare la lievitazione

* ferro e vitamine. Vengono aggiunte per “rimediare” alla perdita di nutrienti dovuta alla rimozione della crusca. Viene chiamata eufemisticamente farina arricchita, ma non c’e’ alcuna garanzia che l’aggiunta di vitamine a posteriori possa avere lo stesso effetto delle vitamine naturalmente presenti nella farina integrale.

Questi additivi non servono naturalmente a migliorare la qualita’ del pane, la stessa da migliaia di anni se la farina e’ buona, ma a compensare perdite dovute alla lavorazione industriale e a prolungare la vita del prodotto. In un supermercato Walmart ho chiesto ai commessi se potevo trovare del pane fatto solo con farina acqua e lievito. Mi hanno guardato come se fossi un marziano e mi hanno detto di provare nella sezione “panetteria”. Anche li’, il pane cotto nei forni del supermercato era pero’ pieno di additivi. Come potervi sfuggire?Pane-28-ingredienti

Fonte: ecoblog.it

OGM, i 10 motivi per non temerli: e ci dobbiamo credere?

Ci sono due mele OGM, l’Arctic Granny e l’Arctic Golden, che presto potrebbero arrivare sul mercato statunitense. Prima che si levi il coro di proteste ecco pubblicato su Popular Science un articolo che spiega perché gli organismi geneticamente modificati non siano da temere: ci dobbiamo credere? L’articolo Core Truths: 10 Common GMO Claims Debunked pubblicato su Pupular Science a firma di Brooke Borel, saggista e giornalista nonché laureata in ingegneria biomedica alla Boston University, dovrebbe tranquillizzare i consumatori statunitensi circa la sicurezza degli OGM. Negli Usa è in atto una battaglia consistente grassroots che sta richiedendo che in etichetta siano indicati gli ingredienti OGM. Sul mercato Usa dovrebbero arrivare entro un un paio di anni due mele OGM, l’Arctic Granny e l’Arctic Golden e già si teme che l’etichetta No OGM possa comparire su tutte le altre mele, penalizzando così le due nuove varietà. L‘articolo è stato tradotto dal Movimento Libertario che lo ha pubblicato sulle sue pagine. Ora, prima di riportare la lista dei 10 motivi per cui non c’è nulla da temere dagli OGM, chiedo: ma se è vero che gli OGM sono sicuri, allora perché combattere una legge che esponga in maniera trasparente il contenuto di ingredienti che provengono da colture geneticamente modificate?177532909-620x350

Ci dice Brooke Borel che gli OGM sono stati studiati intensamente. Infatti nel caso delle mele Arctic si è giunti alla variazione genetica attraverso la combinazione di geni tra le varietà Granny Smith e Golden Delicious, modificate per sopprimere l’enzima che causa l’imbrunimento. Altre combinazioni sono state studiate e progettate per rendere le piante resistenti a fitofarmaci e erbicidi e oggi le colture OGM sono estese per oltre 430 milioni di ettari sul Pianeta. Lo studio dei ricercatori prosegue nello strutturare piante che possano sopravvivere a malattie, inondazioni o siccità, piuttosto che intervenire sui cambiamenti climatici.

  1. L’ingegneria genetica è una tecnologia radicale

Gli esseri umani stanno manipolando i geni da millenni per ottenere piante dalle caratteristiche desiderate, un esempio perfetto sono le migliaia di varietà di mele. Quasi tutte le nostre colture sono state modificate genericamente. In questo senso, gli OGM non sono affatto radicali e la tecnica differisce notevolmente da un impianto nelle colture tradizionali. Ecco come funziona: gli scienziati estraggono un po ‘di DNA da un organismo per modificare o crearne delle copie e lo incorporano nel genoma della stessa specie o di una seconda. Lo fanno sia usando batteri per consegnare il nuovo materiale genetico, sia sparando con una pistola genetica piccole punte di metallo rivestite di DNA nelle cellule vegetali. Gli scienziati non possono controllare esattamente dove il DNA estraneo si collocherà ma possono ripetere l’esperimento fino a quando ottengono un genoma con le informazioni giuste collocato nel posto giusto.

  1. Gli OGM sono troppo nuovi per sapere se sono pericolosi

Dipende come si intende per nuovo. Le piante geneticamente modificate sono apparse per la prima volta in laboratorio circa 30 anni fa e sono divenute un prodotto commerciale nel 1994. Da allora, sono stati pubblicati più di 1700 studi sulla loro sicurezza tra cui cinque lunghe relazioni del National Research Council, che si concentrano sulla salute umana e l’ambiente. Il consenso scientifico è che gli OGM che conosciamo oggi non sono né più e né meno rischiosi delle colture convenzionali.

  1. Gli agricoltori non possono ripiantare i semi geneticamente modificati

I cosiddetti geni terminator, che rendono i semi sterili, non sono mai usciti dal 1990 dall’ufficio brevetti. Le aziende sementiere fanno firmare agli agricoltori accordi che vietano reimpianti al fine di garantire le vendite annuali. Il mais è un ibrido di due linee della stessa specie, quindi i suoi semi non passeranno le caratteristiche alla prossima generazione. I semi di soia e cotone potrebbero essere ripiantati ma la maggior parte degli agricoltori non se ne occupa.

  1. Non abbiamo bisogno di OGM, ci sono altri modi per sfamare il mondo

Gli OGM da soli probabilmente non risolvono i problemi alimentari del pianeta. Ma con i cambiamenti climatici e la crescita della popolazione l’approvvigionamento alimentare è minacciato e le colture geneticamente modificate potrebbero aumentare significativamente il volume di produzione vegetale.

  1. Gli OGM provocano allergie, cancro e altri problemi di salute

Molte persone temono che l’ingegneria genetica introduca proteine ​​pericolose, in particolare allergeni e tossine, nella catena alimentare. È una preoccupazione ragionevole: teoricamente, è possibile che un nuovo gene possa provocare una risposta immunitaria. Ecco perché le aziende biotech si consultano con la Food and Drug Administration in merito ai potenziali alimenti OGM e eseguono molti test per le allergie e la tossicità. Sono test sono volontari, ma all’ordine del giorno e se non superati, la FDA può bloccare i prodotti. Uno studio spesso citato, il Seralini pubblicato nel 2012 da ricercatori dell’Università di Caen, in Francia, ha affermato che uno dei mais OGM della Monsanto ha causato tumori nei topi da laboratorio. Ma lo studio è stato ampiamente screditato a causa dei metodi di prova difettosi e la rivista che lo ha pubblicato lo ha poi ritrattato nel 2013. Più di recente, i ricercatori dell’Università di Perugia in Italia hanno pubblicato una recensione su 1.783 test di sicurezza degli OGM.; 770 hanno esaminato l’impatto sulla salute dell’uomo o degli animali e non hanno trovato alcuna prova della pericolosità degli alimenti.

  1. Tutte le ricerche sugli OGM sono finanziate da Big Agropharma

Questo non è vero. Negli ultimi dieci anni, centinaia di ricercatori indipendenti hanno pubblicato studi sulla sicurezza. Almeno una dozzina di gruppi medici e scientifici di tutto il mondo, tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Associazione Americana per l’Avanzamento della Scienza hanno affermato che gli OGM attualmente approvati per il mercato sono sicuri.

  1. Le colture geneticamente modificate provocano un uso eccessivo di pesticidi ed erbicidi

Questa affermazione richiede un po ‘di analisi. Due OGM dominano il mercato, il primo è composto con una proteina ricavata dal batterio Bacillus thuringiensis (Bt), che è tossico per alcuni insetti. E ‘anche l’ingrediente attivo nei pesticidi utilizzati dagli agricoltori biologici. Colture Bt hanno ridotto drasticamente il ricorso a insetticidi chimici in alcune regioni.
Il secondo OGM permette alle coltivazioni di tollerare il glifosato in modo che gli agricoltori possono spruzzare interi campi più liberamente distruggendo solo le infestanti. L’uso del glifosato è salito alle stelle negli Stati Uniti dal momento che questi OGM sono stati introdotti nel 1996. Glifosato è l’erbicida con una tossicità di 25 volte inferiore alla caffeina.

  1. Gli OGM creano super-insetti e super-erbacce

Se gli agricoltori si affidano troppo pesantemente a Bt o al glifosato è inevitabile che si sviluppi la resistenza ai resistenza ai pesticidi. La soluzione consiste nel praticare la lotta integrata, che comprende le colture in rotazione. Lo stesso vale per qualsiasi tipo di coltura.

9) Gli OGM danneggiano gli insetti benefici

Questa affermazione è stata parzialmente smentita. Gli insetticidi Bt che si attivano nell’intestino di alcuni insetti, colpendo le specie bersaglio. Per la maggior parte degli insetti, un campo di colture Bt è più sicuro di uno spruzzato con un insetticida che uccide indiscriminatamente. Le farfalle monarca producono le stesse proteine ​​come uno dei parassiti bersaglio del Bt e un esperimento di laboratorio della Cornell University nel 1999 ha dimostrato che il polline di mais rivestito di Bt potesse uccidere le larve. Cinque studi pubblicati nel 2001, però, hanno scoperto che le farfalle Monarca non sono esposte a livelli tossici di Bt in natura. Nel 2012 uno studio della Iowa State University e University of Minnesota hanno suggerito che gli OGM tolleranti al glifosato sono responsabili del recente declino della popolazione delle farfalle monarca che uccide le euforbia unica fonte alimentare del larve.

  1. I geni modificati si diffondono ad altre colture e a piante selvatiche contaminando l’ecosistema

La prima parte potrebbe essere certamente vero: le piante scambiano materiale genetico per tutto il tempo in cui si diffonde il polline, che porta eventuali frammenti geneticamente modificati. Secondo Wayne Parrott, un genetista vegetale che lavora all’Università della Georgia, il rischio per le aziende agricole confinanti è relativamente basso. Per cominciare, è possibile ridurre il rischio di impollinazione incrociata cambiando i tempi di impianto in modo che l’impollinazione avvenga in periodi diversi. E se qualche polline OGM finisce in un campo biologico non si deve necessariamente annullare lo status. Anche gli alimenti che portano l’etichetta NO OGM-tollerano lo 0,5% di OGM sul peso secco. Per quanto riguarda la contaminazione tra OGM in piante selvatiche, la sopravvivenza dipende in parte dal fatto che si attua il cosidetto vantaggio adattivo. I geni che aiutano le piante selvatiche sopravvivono e potrebbero diffondersi, mentre quelle che, per esempio, aumentare il contenuto di vitamina A potrebbe rimanere poche o esaurirsi del tutto.

Fonte:  Movimento Libertario

© Foto Getty Images

La filosofia dell’autoproduzione

Tanti motivi per cui fare in casa conviene di Romina Rossi

Sono cresciuta in una famiglia matriarcale in cui fare le cose in casa era la norma. Al supermercato, che allora era semplicemente la bottega di paese, si andava una volta la settimana, a prendere quello che non si aveva in casa e che non si riusciva a produrre. Così si passava l’estate a fare marmellate, succhi di frutta e conserve e a mettere quanta più frutta e verdura nei vasi in modo che si potessero avere, anche nelle grigie giornate invernali, i sapori, i colori e i profumi dell’orto sotto casa. Il pane che si cuoceva nel forno era in grado di riempire la stanza da solo con la sua calda fragranza, il dolce che dentro al forno lievitava faceva venire l’acquolina; la pasta era fatta con le uova delle galline del nostro pollaio, la carne che finiva sulla tavola era quella dei capi allevati per uso domestico. D’inverno, essendo meno le ore di luce da poter dedicare ai lavori in campagna, tre generazioni di donne passavano le serate a cucire, lavorare a maglia o fare altri lavoretti sedute davanti al camino o alla stufa. Anche da grande l’autoproduzione alimentare è rimasta la norma, un’abitudine che si è estesa anche ad altri prodotti non alimentari come creme, saponi, scrub, vestiti, riciclo di mobili e altro. Quello che può apparire come un passatempo è in realtà un’attività che cela diversi significati e un sacco di buone ragioni per cominciare a fare da sé. Perché alla lunga, l’autoproduzione è un atto d’amore nei confronti di se stessi e del pianeta.

I MOTIVI DELL’AUTOPRODUZIONE

Risparmio economico

Se fare le cose in casa può sembrare complicato (“non ho tempo” e “non sono portata/o per questo genere di cose” sono le frasi che si sentono più spesso al riguardo) e necessitare di molto tempo, in realtà diventa una fonte di risparmio di denaro. Si compra di meno, si spende di meno, perché non si pagano marche e pubblicità legate ai prodotti che portiamo a casa. A ciò si unisce il risparmio di tempo: facendo in casa, si evita di passare il fine settimana o le poche ore libere in coda alla cassa con un carrello straripante di prodotti e uno scontrino lungo quanto un lenzuolo. Ci si può riappropriare del proprio tempo e trascorrerlo in modi più gratificanti che spendere l’intera giornata al centro commerciale.

Risparmio ecologico.

Produrre e fare in casa permette di evitare l’acquisto di merci provenienti dall’altro capo del mondo, con un enorme dispendio di carburante che si traduce in sperpero di risorse prime e inquinamento dell’intero pianeta. La frutta e la verdura dell’orto non hanno bisogno di ingombranti imballi di plastica o strati di cellophane dentro i quali avvizzire; la crema o il dentifricio fatti in casa non necessitano di scatole, foglietti e altri supporti che hanno il solo scopo di rendere la confezione più costosa.antisterss

Antistress naturale

Quando vi sentite nervosi e irritati mettete le mani in pasta e fate: bastano 10 minuti passati a impastare pane, dei biscotti, sferruzzare con la lana o anche raccogliere le erbe aromatiche da seccare per non ricordarsi più il motivo per cui si era arrabbiati. Provate per credere!

Ribellarsi alla globalizzazione

Cucinare con verdure raccolte nell’orto significa scegliere cosa piantare, piuttosto che doversi accontentare di quello che si trova nei banchi dei supermercati, ormai uguali in tutto il mondo. Ci sono varietà di frutta e verdura che non si trovano più in negozio, ma che invece sono buonissime e salutari, semplicemente perché il “mercato” non le vuole più. È una pacifica ribellione al mercato globalizzato; è far parte di quella parte di popolazione che non si lascia omologare dal sistema.

Conoscere gli ingredienti

Sapere cosa si mangia o cosa ci si spalma sulla pelle è importantissimo. Molti prodotti alimentari sono farciti di conservanti, coloranti e additivi dannosi per la salute. Non va meglio per i prodotti di bellezza, molti dei quali purtroppo contengono agenti chimici, di derivazione dal petrolio, che sono tossici e cancerogeni.

Riciclo e creatività

Fare in casa permette di riciclare un sacco di cose che altrimenti sarebbero da buttare: con i fondi del caffè si può fare lo scrub per il corpo. I vecchi vestiti diventano pezze da usare in cucina o per spolverare; dai pezzi di lana avanzata nasce una colorata e allegra coperta. Frutta e verdura rovinata sono ottime come base per succhi freschi o per insolite e originali ricette.

Attività ludica formato famiglia

Fare in casa molto spesso è l’occasione per passare del tempo insieme in famiglia, coinvolgendo anche i bambini. Che si tratti di zappare l’orto, raccogliere pomodori, fare conserve, biscotti o altro, state certi che anche i bambini più irrequieti si calmeranno e si divertiranno. Fategli impastare la pasta o permettetegli di aiutarvi a fare una torta oppure insegnategli come si piantano le fragole, e avrete la loro totale attenzione e concentrazione. Sarà per loro uno dei giochi più belli che abbiano mai fatto.

Fonte: viviconsapevole.it

Gli ingredienti della cucina naturale: l’uva

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L’uva e la vite, rappresentano un vero patrimonio dell’umanità, specie per i paesi della zona Mediterranea, proprio come l’olio. Questa pianta ha moltissime proprietà benefiche, che ne giustificano l’importanza anche nelle culture antiche. La vite nasceva spontanea in Asia, e in tutta l’area del Mediterraneo, e presso i Greci aveva rilievo anche a livello religioso tale da essere simbolo del dio Bacco. Parliamo della Vitis vinifera, dalla quale derivano tutti i vitigni destinati alla produzione di uva da vino e da tavola. L’uva, che sia destinata a fare del vino o ad essere mangiata, contiene molti sali minerali, soprattutto potassio, importante per il benessere della muscolatura, ma anche manganese, rame, fosforo, magnesio, silicio (che fa particolarmente bene a pelle e capelli), cloro e ferro. Per quanto riguarda le vitamine, la A (betacarotene,cioé antiossidante), la B1 (presiede al corretto funzionamento dell’apparato digerente e del sistema nervoso), la B2 (combatte le malattie della pelle, degli occhi e serve per l’accrescimento) la C (rafforza le difese immunitarie, i capillari e favorisce lo sviluppo di denti e ossa) e la PP (importante contro la pellagra). Questi principi nutrizionali, uniti ai polifenoli (di cui uno degli elementi più importanti sono i flavonoidi), fanno sì che l’uva abbia effetto antiossidanteantitumorale e antivirale, in particolare grazie al revestratolo, e favorisce la risoluzione dei problemi legati alla circolazione sanguigna. Il revestratolo, infatti, combatte l’insufficienza venosa, la flebite e la fragilità capillare, rafforza le pareti dei vasi sanguigni, ne favorisce la contrazione e quindi la risalita del sangue dagli arti inferiori al cuore. Sul fronte del vino, va anche detto che diverse ricerche scientifiche hanno chiarito che pochi bicchieri bevuti al pasto non sono dannosi. Anzi, migliorano la stabilità del plasma e contribuiscono alla diminuzione dell’LDL (lipoproteine a bassa densità conosciute anche come colesterolo cattivo) e all’aumento dell’HDL (lipoproteine ad alta densità conosciute anche come colesterolo buono), sempre grazie ai polifenoli. A beneficiare delle virtù benefiche dell’uva è anche la circolazione dell’occhio, poiché svolge azione astringente e previene le emorragie. A livello fitoterapico l’uva è utilizzata per numerosi problemi – oltre alla flebite – per le vene varicose, le gambe pesanti, la couperose, i disturbi della menopausa e quelli emorroidali. Per la bellezza della pelle l’uva è importantissima perché i sali minerali, le vitamine ed i polifenoli che contiene, aiutano sul fronte dell’azione antinvecchiamento, contrastano i radicali liberi e la formazione delle rughe, favoriscono la produzione di collagene ed il rinnovo dell’epidermide. Non ultimo hanno un’azione depigmentante sulle macchie scure. Introdurre l’uva nei pasti quotidiani è una saggia idea, perché tra i tanti pregi è rimineralizzante, lassativa e diuretica. In settembre, poi, i nostri nonni parlavano della famosa ‘cura dell’uva’. Attenzione a non esagerare, però, se si deve tenere la bilancia sotto controllo oppure se si soffre di diabete perché è molto zuccherina. Su 100 gr di uva fresca il potere calorico è pari a 61 kcal.

Fonte: tuttogreen

Gli ingredienti della cucina naturale: i frutti di bosco

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Quando parliamo di frutti di bosco pensiamo a fragoline, mirtilli, ribes e lamponi ma anche more. Sono frutti che nascono spontaneamente ai margini dei boschi di montagna e di collina oppure nel sottobosco. Ma la maggior parte vengono coltivati a scopo commerciale, tanto che anche noi possiamo farli crescere nel nostro orto, anche in vaso o in giardino, con gli accorgimenti del caso perché non sempre la loro coltivazione è semplice. Sono frutti buoni, anche se delicati, e fanno bene alla salute oltre che essere una gioia per gli occhi. Negli ultimi anni sono stati molto rivalutati per le loro proprietà benefiche. La fragolina di bosco, pianta erbacee delle rosacee, è uno dei frutti più golosi che conosciamo: una delle delizie d’inizio estate, l’ideale è mangiarle fresche, appena colte così come si trovano. Ovviamente consigliamo di preferire il frutto non trattato, cioé biologico, questo per beneficiare a pieno degli effetti della fragola che contiene vitamina C, fosforo, calcio e ferro. Golose sono anche marmellate e confetture di fragolina di bosco. Il mirtillo sia rosso che nero è un frutto, o meglio una bacca, molto elogiata dagli esperti di alimentazione e dai medici per le loro proprietà: sono una vera e propria farmacia naturale per la presenza di vitamina C e A e soprattutto per gli antociani che hanno un’azione antiossidante, sono antinvecchiamento perché combattono i radicali liberi e fanno bene alla circolazione sanguigna, specie a livello di capillari, svolgendo un’azione antinfiammatoria. Inoltre proteggono dai tumori. I mirtilli contengono una quantità di anticianosine antiossidanti superiore a qualsiasi altro alimento; inoltre sono molto ricchi di vitamina C. Oltre a combattere i radicali liberi e ad agire efficacemente come antinfettivi, hanno una spiccata azione protettiva sui capillari, fornendo un valido aiuto contro couperose, varici, gambe gonfie, lividi. Si consumano freschi, surgelati o anche sotto forma di marmellate (meglio senza zucchero) o succo; scegliete sempre succo di mirtillo puro al 100%, da non confondere con le bevande a base di succo di mirtillo. Il mirtillo oltre a essere consumato fresco è presente in tante preparazioni come torte, snack, muesli, yogurt e gelati. Negli Stati Uniti il mirtillo è praticamente un frutto nazionale.

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Il ribes appartiene alla famiglia delle Grossulariaceae, ed è un arbusto con frutti sono rossi o neri, in questo caso si chiama anche uva spina. Si può coltivare in giardino e fruttifica tra agosto e settembre. Generalmente i frutti si mangiano così come si trovano, in macedonie oppure possono guarnire torte e crostate alla frutta ma anche come salsina per accompagnare la carne di maiale. Da non dimenticare che il ribes ha proprietà antinfiammatorie e diuretiche. Il lampone appartiene alla famiglia delle rosacee ed è un arbusto che produce frutti di colore rosato il cui sapore è tra il dolce e l’acido. Viene usato per confetture e marmellate ma anche come guarnizione per le torte e marmellate. Se ne ricavano anche sciroppi e caramelle. Contiene vitamina C e tannini che hanno effetti benefici a livello di circolazione sanguigna, antinfiammatoria, antibiotica e antivirale. Ecco una ricetta semplice e sana da fare con i mirtilli: il cocktail al mirtillo, che è sia una dissetante bevanda analcolica che un’efficace protezione per le vene e la vista. Ingredienti:1 bicchiere di succo di mirtillo puro al 100%, 3 bicchieri di succo di uva nera puro al 100%, 1 bicchiere di acqua molto frizzante, 1 pezzo di zenzero fresco, il succo di 1/2 limone, 1 cucchiaio di miele, cubetti di ghiaccio, scorza di arancia. Preparazione: dopo aver pelato e grattugiato lo zenzero, strizzate la sua polpa con la mano, fino a ricavarne del succo, che andrà mescolato con il succo di mirtillo, di uva e di limone. Dolcificare con il miele, mescolando bene. Strizzate anche la scorza d’arancia per farne uscire l’olio essenziale e aggiungetela al cocktail assieme all’acqua, e ai cubetti di ghiaccio.

Fonte: tuttogreen