Batterie elettriche: in UK nascerà il più grande storage al mondo

Drax Group ha chiesto le autorizzazioni per convertire da carbone a gas parte della sua Drax Power Station nel North Yorkshire. E vuole aggiungere una batteria da 200 MWh.http _media.ecoblog.it_8_8f7_batterie-elettriche-in-uk-nascera-il-piu-grande-storage-al-mondo

Con un comunicato stampa rilasciato sul proprio sito istituzionale il produttore di energia elettrica inglese Dax ha annunciato l’intenzione di convertire due gruppi produttivi a carbone della sua Dax Power Station del North Yorkshire in gruppi a gas. E, contemporaneamente, di voler aggiungere alla centrale un sistema di batterie per lo storage dell’energia elettrica per una capacità totale fino a 200 MWh. Il tutto è soggetto all’ottenimento delle autorizzazioni da parte del Planning Inspectorate inglese, competente in materia. Il piano, lanciato a giugno, prevede la possibilità di abbinare le batterie ai due nuovi gruppi produttivi a gas naturale, che avranno una potenza complessiva di 3,66 GW. Si tratta, quindi, di un progetto molto grande e impegnativo, sia dal punto di vista tecnico che ingegneristico. Questo progetto di riconversione da carbone a gas per la Dax Power Station fa seguito a quello, già annunciato, di convertire una quarta unità della centrale a biomassa. I primi tre gruppi sono già stati convertiti con successo e, oggi, la Dax Power Station produce sufficiente elettricità per alimentare i consumi delle città di Leeds, Manchester, Sheffield e Liverpool. Il 16% del totale dell’energia rinnovabile prodotta in UK deriva dall’impianto Dax.

Andy Koss, CEO di Drax Power, precisa: “Siamo all’inizio del processo di pianificazione, ma se queste opzioni per il gas con storage verranno sviluppate, mostreranno che Dax può aggiornare l’infrastruttura esistente per offrire capacità produttiva, stabilità e servizi essenziali, come già facciamo con la biomassa“.

Con i suoi 200 MWh di capacità la futura batteria della Dax Power Station dovrebbe superare di gran lunga quella da 129 MWh, targata Tesla, attualmente in costruzione nel South Australia. Di fatto sarebbe la batteria più grande al mondo mai connessa ad un impianto di produzione di energia elettrica.

Fonte: ecoblog.it

La foto di una donnola sul dorso di un picchio e la lotta per la sopravvivenza

In Inghilterra impazza una fotografia che ritrae una donnola sul dorso di un picchio, ma è tutto il contrario di ciò che può sembrare. La foto scattata da Martin Le-May nell’Hornchurch Country Park di Londra, rilanciata su Twitter dal bird-watcher londinese Jason Ward, sta letteralmente impazzando in Inghilterra. Le-May stava passeggiando nel parco insieme alla moglie quando un volatile con un mammifero in spalla è passato vicino alla coppia ed è poi è atterrato sul prato. I due sono stati attratti da quelli che sono sembrati versi di un animale in difficoltà e, in effetti, le cose per il volatile si stavano mettendo male: la donnola (il predatore) infatti era saltata al volo sul dorso del picchio (la preda). Questo il racconto fatto dallo stesso Le-May a BuzzFeed:

“Mentre stavamo camminando abbiamo sentito il verso angosciato di un volatile e ho visto per un attimo un lampo color verde. Ho subito fatto notare ad Ann che l’uccello era atterrato dietro un paio di piccole betulle d’argento. Abbiamo subito preso i nostri binocoli ed abbiamo osservato che il picchio sembrava muoversi come se poggiasse le zampe su una superficie rovente; […] quando è ripassato vicino a noi avevo già tirato fuori la macchina fotografica e ho notato che aveva un piccolo mammifero arrampicato sulla schiena: si trattava di una battaglia per la sopravvivenza. Il picchio è atterrato di fronte a noi, a circa 25m di distanza, e allora ho temuto il peggio. La nostra presenza però deve aver distratto la donnola e così il picchio se ne è approfittato ed è volato via su alcuni cespugli alla nostra sinistra.”

Insomma, il picchio si è tenuto la vita e la donnola (purtroppo per lei) la fame. Una classica questione si sopravvivenza, anche se in questo caso era mascherata da amicizia.enhanced-buzz-wide-27584-1425334086-8-620x350

Fonte: ecoblog.it

In Inghilterra il primo supermarket off-grid grazie ai rifiuti alimentari

La catena di supermercati Sainsbury ha puntato da tempo sulla sostenibilità ed è pronta a diventare autonoma grazie al biometano ottenuto dal trattamento dei rifiuti alimentari.

A Cannok, nel West Midlands inglese, il punto vendita della catena di supermercati Sainsburyè pronto a staccarsi dalle rete elettrica producendo autonomamente l’energia necessaria alla propria attività. Per riuscire in questa impresa utilizzerà i suoi stessi rifiuti alimentari. Sainsbury ha lavorato insieme alla società di riciclaggio Biffa sulle nuove tecnologie di digestione anaerobica che sono in grado di produrre biogas a km zero. L’ambizioso progetto prevede che tutti gli alimenti deteriorati o scaduti vengano mandati allo stabilimento Biffa di Cannok dove saranno trasformati in biometano da un digestore che utilizzerà il gas per la produzione di elettricità in un impianto di cogenerazione. Da qui l’energia elettrica verrà trasmessa direttamente al negozio. Si tratta di un progetto senza precedenti per il Regno Unito che conferma l’impegno ambientale di Sainsbury, da tempo impegnato sul recupero e il riciclaggio di tutti i rifiuti prodotti, sulla distribuzione delle eccedenze alimentari alle persone bisognose e sulla trasformazione di quelle non più commestibili in mangimi per animali. La strategia del gruppo prevede la riduzione del 30% delle emissioni climalteranti fra il 2005 e il 2020. Tessera fondamentale del “puzzle” che dovrebbe portare Sainsbury al raggiungimento di questo obiettivo è il programma di solarizzazione da tempo intrapreso dall’azienda che conta su ben 69.500 moduli fotovoltaici installati sui tetti di 170 dei suoi 572 punti vendita, una dotazione che garantisce alla sua rete di vendita ben 15MW di potenza. Inoltre, a partire dal 2009, Sainsubury utilizza nel proprio parcheggio diverse piastre dell’energia elettrica per alimentare le sue casse.Immagine-620x340

Foto | Youtube

Fonte:  The Guardian

Fracking per il gas in una installazione artistica a Liverpool

Al FACT di Liverpool è in funzione una trivella per il fracking in miniatura, comprensiva di rumori, luci, odori, fiamme di flaring e piscina per gli esausti, per fare conoscere in anticipo agli inglesi come verrà ridotta la loro campagna se questi progetti fossili dovessero realizzarsiFracking-futures-586x379

Per la prima volta il fracking entra in una galleria d’arte. E’ successo al FACT di Liverpool, dove il duo francese di “ingegneri artisti”  HeHe ha riprodotto in scala un sito di trivellazione. Non si tratta solo di un modello didattico, perchè lo scopo dell’opera è fornire l’esperienza di cos’è l’attività di fracking (1), dal rumore, alle vibrazioni, alle luci, agli odori, alla sensazione di terribile calore della fiamma del flaring (2). L’installazione è comprensiva anche di una piscina per i fanghi di trivellazione. Il video sotto dà un’idea dell’opera. E’ una profonda visione distopica, anche se il duo artistico afferma di non prendere posizione pro o contro il fracking, ma semplicemente di farlo conoscere nel proprio giardino di casa. Non a caso l’esibizione è a Liverpool, perchè il nord dell’Inghilterra sta per essere interamente bucherellato alla ricerca di “trilioni di piedi cubi di gas”, come amano dire gli industriali. Sono state già investite oltre 160 milioni di sterline, mentre il ministro conservatore Hosborne ha annunciato riduzioni di tasse per il fracking, facendo infuriare gli ambientalisti.

E’ significativo l’ironico commento di un lettore sul sito del FACT:

«Quanto è realistica l’esperienza? Avete consultato le comunità locali prima di procedere? Avete corrotto le autorità locali per avere i permessi? Avete nascosto, con la scusa del segreto commerciale, l’esatta composizione chimica dei fanghi? Avete pagato scienziati addomesticati e messo su falsi gruppi di pressione? Avete fatto false affermazioni sulla sicurezza del flaring?»

Vedere e toccare con mano che cos’è il flaring prima che inizi a devastare le campagne inglesi come ha fatto in Pennsylvania potrebbe essere un buon antidoto per la popolazione.

(1) Rispetto alle normali trivellazioni il fraking o fratturazione idraulica, inietta sotto terra una mistura di acqua, sabbia e composti chimici ad alta pressione per fratturare le rocce compatte e permettere al gas di fuoriuscire.

(2) Il flaring è la combustione del metano in sovrapressione per ragioni di sicurezza. In alcuni stati è proibita per legge, ma  in North Dakota, negli USA ne stanno facendo un uso spropositato, a causa dell’impetuosa crescita del gas da fracking

Fonte: ecoblog