L’apicoltore nomade Giorgio Baracani: “Salvare le api significa salvare l’uomo”

Il 75% di quello che noi mangiamo è frutto dell’impollinazione delle api. Eppure siamo tempestati di notizie non proprio confortanti sulla loro sorte, a causa dell’utilizzo dei prodotti chimici in agricoltura e dei cambiamenti climatici. Ne abbiamo parlato con Giorgio Baracani, membro del CONAPI e “apicoltore nomade”.

Se c’è una persona a cui il fato, o chi per lui, ha indicato il mestiere della vita, costui è Giorgio Baracani. Originario dell’Emilia Romagna, nella zona tra Bologna e Imola, le api gli sono letteralmente entrate in casa. Proveniente da una famiglia di agricoltori, a diciannove anni si imbatte nel primo sciame di api presso il vigneto dei nonni e, pazientemente, lo recupera. Poco tempo dopo, è il padre muratore a scovare uno sciame in una intercapedine, durante la demolizione di una parete di un’abitazione. “Era settembre e tutti gli agricoltori della zona mi dissero: questo sciame è spacciato, non sopravviverà all’inverno”, ci racconta. Lo sguardo ci sembra comunicare le stesse emozioni di allora: la scintilla di una sfida da vincere a tutti i costi. Da trentacinque anni, Baracani è apicoltore ed ora membro del CONAPI, il Consorzio Nazionale Apicoltori. Se ha fatto sopravvivere quello sciame trovato nell’intercapedine? Rispondetevi da soli…

Lo abbiamo incontrato durante l’ottava edizione di Scirarindi, mentre presentava il documentario tratto dal progetto “Hunger for Bees” e il libro, sempre parte del progetto, “La Rivoluzione delle api”. In questi lavori si cerca di analizzare il rapporto tra l’agricoltura moderna e le api, in un surf incognito che va dai rischi di una totale scomparsa delle api, di cui ultimamente sentiamo spesso parlare, fino alle proposte per nuove opportunità rigenerative e di convivenza costruttiva tra l’uomo e le api.  Il documentario è un viaggio tra diverse realtà italiane ed estere che mettono in relazione il mondo delle api e il mondo agricolo. Tra gli esempi virtuosi nel nostro Paese è citato quello del comune di Malles, in Alto Adige, dove i cittadini hanno scelto attraverso un referendum di avere un comune libero da pesticidi, e quello dell’agricoltura nomade dello stesso Baracani. Viene inoltre documentata l’esperienza di paesi stranieri come l’India, dove le api portano un beneficio e un benessere agli agricoltori in termini di maggiore disponibilità di cibo e di salute. Il libro amplia la riflessione su altri temi legati al mondo delle api, tra cui l’inquietante ipotesi dei droni e della sostituzione delle api con macchine elettriche “capaci” di sostituirle totalmente. Il virgolettato è d’obbligo e, nel video, vi diremo il perché.

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L’importanza delle api

Le api non rappresentano solamente un mezzo per una catena industriale e imprenditoriale, ma sono il simbolo di un ecosistema e del suo complesso ingranaggio circolare. «Hanno una funzione molto più importante nell’ecosistema, piuttosto che nella produzione – ci spiega Baracani, – esse sono infatti il motore e l’elemento fecondante dei fiori, sono gli esseri che portano il polline da un fiore all’altro e ci garantiscono la nutrizione, attraverso l’impollinazione e la produzione agricola conseguente. Il 75% di quello che noi mangiamo è frutto dell’impollinazione delle api. Una dieta senza le api vorrebbe dire una dieta poverissima, fatta solo di qualche cereale e poco altro».

“Se scomparissero le api all’uomo non resterebbero più di quattro anni di vita”. Una frase che abbiamo ascoltato spesso e che non è così lontano dalla realtà. Mondo agricolo e mondo delle api sono così strettamente interconnessi. Appare sempre più evidente che alcuni insetticidi e pesticidi sono la causa della progressiva scomparsa delle api. Come accade spesso oggi in diverse dinamiche sociali, il cane si sta mordendo la coda: l’agricoltura e l’uomo hanno un disperato bisogno delle api per la propria sopravvivenza, e i nostri modelli miopi ne mettono in pericolo la stessa sussistenza. Baracani, per ovviare al problema dei pesticidi in natura, ha trovato nel problema una soluzione: quello dell’agricoltura nomade.

«La zona dove vivo e opero è fortemente vocata a diversi tipi di coltivazione: dalla viticoltura, alla frutticoltura fino all’orticoltura. Ci sono tante filiere, che purtroppo rappresentano una miriade di problemi per le api. Per ovviare a ciò, mi sono dovuto organizzare con un’apicoltura di tipo nomade: colgo l’attimo della fioritura dell’erba medica e delle varie colture da seme per l’impollinazione, per poi andare da un altra parte perché, finite le fioriture, cominciano i trattamenti chimici sulle coltivazioni. Mi sposto in altre zone dove ci sono altre fioriture, dove non vengono fatti i trattamenti nel momento in cui porto le api».

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Le possibili proposte

Non esiste una soluzione sistemica, al momento, per cambiare radicalmente questa situazione, se non abbandonare quasi completamente l’utilizzo della chimica in agricoltura. Forse ci arriveremo, ma la strada è lunghissima. Ma non tutto è perduto e, nel nostro piccolo, possiamo mettere in campo delle azioni per aiutare le api. «Come CONAPI abbiamo pensato ad una serie di proposte – ci racconta Giorgio – la prima è di tipo più strutturale e politico e riguarda la PAC, la Politica Agricola Comunitaria, che eroga finanziamenti per sostenere l’agricoltura e la produzione agricola.  
L’agricoltore è individuato e visto come il custode del territorio, ed è una grande verità. Però quando le api stanno male, siamo sicuri che il territorio sia presidiato e coltivato proprio bene? Potrebbero essere utilizzate le api nelle aziende agricole per monitorare l’efficacia dei finanziamenti destinati all’agricoltura e delle misure agro-ambientali destinate all’agricoltura. La seconda riguarda noi e la nostra capacità di scelta come consumatori e cittadini. Ogni giorno noi andiamo a votare e non lo sappiamo: con le nostre scelte di acquisto alimentare. In questi momenti, scegliere dei prodotti che derivino da filiere virtuose può orientare le scelte future degli agricoltori. Se queste filiere sono premiate, gli agricoltori saranno sempre più intenzionati a intraprendere dei metodi di coltivazione rispettosi dell’ambiente, della persona e delle api. Una terza proposta riguarda il quotidiano: tanti di noi hanno un orto, un giardino, un terrazzo con delle piante. Possiamo gestirli in maniera sostenibile, senza pesticidi, e possiamo scegliere quelle piante che possono fornire delle fioriture utili agli insetti, tra cui le api, fonti di polline e di nettare.  Tutto ciò non rappresenta la soluzione definitiva al problema, sono una goccia dell’oceano: ma partire dal minuscolo può sempre fare la differenza per iniziare a cambiare le cose».Fonte: https://www.italiachecambia.org/2019/11/apicoltore-nomade-giorgio-baracani-salvare-api-significa-salvare-uomo-meme-30/?utm_source=newsletter&utm_medium=email

É ora di salvare le api

Alveari spopolati, apicoltori in allarme, sull’orlo del tracollo il delicato equilibrio dell’impollinazione che garantisce anche a nostra sopravvivenza. E’ veramente ora di salvare le api.salviamo_le_api_firma

 

Le colonie di api si vanno riducendo ad un ritmo drammatico, gli alveari si spopolano, crolla la produzione di miele e l’attività di impollinazione. La sospensione temporanea degli insetticidi neonicotinoidi non basta più, occorre un bando definitivo. Per questo si batte Greenpeace che sta continuando a raccogliere le firme per avanzare questa richiesta al governo (puoi firmare qui). Un primo passo dunque è proprio vietare i pesticidi dannosi, a partire dalle sostanze più pericolose attualmente autorizzate in Europa, come imidacloprid, thiamethoxam, clothianidin, fipronil, clorpirifos, cipermetrina e deltametrina. Poi occorre praticare e promuovere pratiche agricole sostenibili, attraverso l’adozione di piani d’azione per gli impollinatori a livello nazionale, sostenere e promuovere pratiche agricole che apportino benefici all’opera di impollinazione all’interno dei sistemi agricoli: come la rotazione delle colture, aree di interesse ecologico a livello aziendale e l’agricoltura biologica. E’ necessario migliorare la conservazione degli habitat naturali e semi-naturali all’interno e intorno alle aree agricole, nonché incrementare la biodiversità nei campi. Bisogna aumentare i fondi per ricerca e sviluppo di tecniche agricole sostenibili che si allontanino dalla dipendenza da sostanze chimiche per il controllo dei parassiti, per andare verso l’uso di strumenti basati sulla biodiversità per controllare i parassiti e migliorare la salute degli ecosistemi. A livello europeo bisogna indirizzare maggiori fondi per la ricerca sull’agricoltura ecologica nell’ambito della PAC (pagamenti diretti) e di Orizzonte 2020 (programma europeo di ricerca). Possiamo fare molto anche noi, con le nostre forze.

Per esempio scarica le istruzioni per costruire un rifugio per le api nel tuo giardino

Scarica l’elenco dei fiori amici delle api che puoi piantare dovunque tu abbia posto

Stampa il volantino e diffondilo nel tuo quartiere, tra i colleghi di lavoro, gli amici, a scuola

Fai vedere a tuo figlio questo video, imparerà con le immagini e la musica quanto sia importante salvare le api

Fonte: ilcambiamento.it

“Give bees a chance”, la campagna di Greenpeace per salvare le api

Nonostante l’accumularsi di evidenze sul ruolo negativo dei pesticidi, non si sono fatti decisivi passi avanti per salvare le api. Greenpeace lo ricorda con una campagna mirata.

Le “api verdi” (greenbees) di questo simpatico video di Greenpeace si stanno mobilitando per protestare con i pesticidi venduti dalle multinazionali dell’ agribusiness che non mettono in pericolo solo la loro esistenza, ma anche la produzione di cibo per gli umani. Un terzo di tutta la produzione agricola dipende infatti dal ruolo di impollinazione delle api. Si accumulano infatti sempre più evidenze contro i pesticidi neonicotinoidi come killer delle api, in primo luogo a livello di coltivazioni agricole e in secondo luogo anche per le piante ornamentali. Se l’Unione Europea sta muovendo i primi passi per vietare alcuni di questi veleni, si sta ancora facendo troppo poco a livello planetario. “Give bees a chance“; parafrasando la celebre canzone di John Lennon, Greenpeace invita a sostenere la campagna per salvare le api. L’ONG chiede di vietare i pesticidi dannosi alle api, sostenere pratiche agricole sostenibili e migliorare la conservazione degli habitat naturali; le monoculture senza fiori per le api sono un deserto!Greenbees

Fonte: ecoblog.it

Il declino delle api crea problemi per l’impollinazione in agricoltura

Le politiche agricole europee hanno fatto aumentare la superficie di raccolti che dipendono dall’impollinazione degli insetti cinque volte più in fretta dell’aumento delle colonie di api. Questo ha creato gravi deficit soprattutto nei paesi del nord EuropaImpollinazione

Le piccole api rendono un enorme servizio agli ecosistemi, e quindi anche all’agricoltura, provvedendo ogni anno all’impollinazione dei fiori.  Senza di loro, oltre 120 specie vegetali consumate dall’uomo si riprodurrebbero con maggiore difficoltà. Secondo uno studio appena pubblicato su PlosOne, il declino delle api in tutta Europa sta sollevando preoccupazioni  sulla disponibilità di sufficienti servizi di impollinazione all’agricoltura. Nello stesso tempo, le politiche agricole hanno spinto per una maggiore estensione di colture che necessitano di impollinazione, tra cui i biofuel. Tra il 2005 e il 2010, l’estensione di queste colture è cresciuta cinque volte più rapidamente delle colonie di api, che soddisfano meno del 90% della domanda in 22 paesi europei su 41. Se l’Italia ha fortunatamente visto crescere la capacità di impollinazione dal 50 al 75% (vedi la mappa qui sotto), n Gran Bretagna, Finlandia, paesi baltici e Moldavia, essa si situa al di sotto del 25%, iniziando a porre serie preoccupazioni sulla sicurezza alimentare, non solo in termini quantitativi, ma anche qualitativi, dal momento che un’altra ricerca rileva come i maggiori apporti all’umanità di vitamina A e C, di calcio, fluoro e acido folico provengono proprio dai raccolti impollinati dalle api.Capacità-di-impollinazione

Fonte: ecoblog

“Basta ai pesticidi killer”: api attiviste in tutta Italia

In 26 città italiane gli attivisti di Greenpeace vestiti da api hanno visitato mercati ed eventi lanciando un appello per dire basta alla moria delle api e ricordare che la gran parte del nostro cibo dipende direttamente dall’opera di impollinazione delle api e altri insetti minacciati da pesticidi e pratiche agricole di stampo industriale.attivisti_greenpeace_api

Attivisti vestiti da api in tutta Italia per dire basta alla moria delle api. In 26 città italiane i volontari di Greenpeace hanno visitato mercati ed eventi con un appello  per ricordare che la gran parte del nostro cibo dipende direttamente dall’opera di impollinazione delle api che, insieme agli altri insetti impollinatori, sono a rischio a causa di pesticidi e pratiche agricole di stampo industriale. A Roma, in piazza Campo dei Fiori, uno “sciame” composto da una ventina di attivisti in costume da api ha portato il colorato messaggio a consumatori e commercianti. “Le evidenze scientifiche sulle conseguenze dei pesticidi più dannosi per le api sono chiare. Non possiamo permetterci di perdere le api e il resto degli impollinatori naturali: l’Italia e gli altri Paesi europei devono agire per vietare queste sostanze killer – afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace. – La drastica riduzione delle api è solo un sintomo di un sistema agricolo che ha fallito, basato sull’uso intensivo di prodotti chimici e ostaggio degli interessi di potenti multinazionali come Bayer e Syngenta. Incrementare subito metodi agricoli sostenibili è l’unica soluzione a lungo termine per salvare le api e l’agricoltura in Europa”.api_attivisti_greenpeace

Sul sito www.salviamoleapi.org Greenpeace ha lanciato una petizione indirizzata al ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Nunzia De Girolamo. Le richieste: vietare l’uso dei pesticidi dannosi per api e impollinatori a cominciare dai sette più pericolosi (clothianidin, imidacloprid, thiametoxam, fipronil, clorpirifos, cipermetrina e deltametrina), adottare piani d’azione per gli impollinatori al fine di sviluppare pratiche agricole non dipendenti da prodotti chimici e incrementare la biodiversità in agricoltura. “Sono già più di 50 mila i messaggi inviati in pochi giorni al Ministro De Girolamo. Le api e gli altri insetti impollinatori sono i migliori alleati degli agricoltori, fondamentali per la produzione di cibo. Per fermare il loro declino, dobbiamo vietare l’uso dei pesticidi più dannosi e investire invece sulla sostenibilità: meno sostanze chimiche, più finanziamenti per ricerca, sviluppo e applicazione di pratiche agricole ecologiche” continua Ferrario.api__attivisti_greenpeace

Il legame tra api, agricoltura e cibo che portiamo sulle nostre tavole è molto stretto. Fino al 35 per cento della produzione mondiale di cibo dipende dal servizio di impollinazione naturale offerto da questi insetti. Delle 100 colture da cui dipende il 90 per cento della produzione globale di cibo, 71 sono legate al lavoro di impollinazione delle api. Solo in Europa, ben quattromila varietà agricole dipendono dalle api. Su www.salviamoleapi.org è disponibile in esclusiva il trailer italiano del film-documentario “Un mondo in pericolo” (More than honey) del regista svizzero Markus Imhoof che descrive, con riprese spettacolari, la vita delle api minacciate dai pesticidi che la campagna di Greenpeace chiede di bandire. Inoltre si possono ascoltare le video testimonianze di apicoltori italiani ed europei, che raccontano i fenomeni di morie delle api e ricordano che tutti possiamo fare qualcosa per difenderle. Dal sito è possibile scaricare un kit di azione con un volantino informativo, moduli raccolta firme per la petizione, cartello per identificare “aree salva-api” – da mettere in giardini, orti e balconi dove non vengono utilizzati insetticidi –  informazioni sui fiori utili a fornire polline e quindi cibo per api e impollinatori e le istruzioni per costruire un rifugio per le api selvatiche.

Fonte: il cambiamento

API: NESSUN DIVIETO PER I PESTICIDI KILLER

 

Nessun divieto per i pesticidi killer delle api. L’Unione europea ha respinto il provvedimento: i neonicotinoidi che uccidono le api non sono stati banditi. Al termine di due giornate di discussioni Bruxelles ha annunciato che sulla proposta non c’è stata né una maggioranza a favore né una contraria.

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Nessun divieto per i pesticidi killer delle api. L’Unione europea ha respinto il provvedimento: i neonicotinoidi che uccidono le api non sono stati banditi. Al termine di due giornate di discussioni Bruxelles ha annunciato che sulla proposta non c’è stata né una maggioranza a favore né una contraria. A favore, si sono pronunciati 13 Stati, tra cui l’Italia, 9 i contrari e 5 gli astenuti. La Commissione rifletterà ora sui prossimi passi da farsi. Greenpeace aveva esortato i governi europei chiamati ad esprimersi sul divieto parziale a tre neonicotinoidi che hanno dimostrato di danneggiare pesantemente le api a non cedere alle pressioni dell’industria dei pesticidi, ma di proteggere l’agricoltura europea vietando queste sostanze, come già diversi pareri scientifici invitano a fare. Il servizio di impollinazione delle colture svolto dalle api e dagli altri insetti impollinatori si stima che abbia un valore di circa 22 miliardi di euro per l’agricoltura europea. In seguito alla pubblicazione di una serie di allarmanti studi scientifici sugli effetti negativi dei neonicotinoidi, la Commissione Europea ha proposto lo scorso gennaio il divieto in discussione nei giorni scorsi dagli Stati membri dell’UE. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e l’Agenzia europea per l’ambiente (Eea) hanno entrambe pubblicato rapporti specifici, sollecitando una drastica azione. Il divieto proposto riguardava tre pesticidi di Syngenta e Bayer (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam), che sono estremamente tossici per le api e per questo già oggetto di specifico bando temporaneo in Italia, limitato però alla sola concia delle sementi. “La comunità scientifica italiana, europea e mondiale ha messo in guardia più volte sul pesante contributo che neonicotinoidi e altri pesticidi apportano al drammatico declino delle api. Agire con urgenza per vietare questi prodotti, sia nella concia che nelle altre formulazioni, insieme agli altri pesticidi killer delle api, è il passo più urgente ed efficace per salvare le api e la loro opera essenziale per la nostra agricoltura e il nostro ecosistema”, ha dichiarato Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace. In tutta risposta, le aziende agrochimiche hanno dato il via a forti azioni di comunicazione e pressioni politiche nel tentativo di scongiurare l’adozione di un divieto su scala europea. Tutto ciò nonostante il fatto che le previsioni catastrofiche dell’industria agrochimica sulla necessità dei neonicotinoidi per prevenire colossali perdite di raccolto rimangono infondate. I neonicotinoidi vengono irrorati su foglie, distribuiti sul suolo come geodisinfestanti o utilizzati come rivestimento delle sementi, e vengono poi assorbiti e distribuiti in tutta la pianta durante la crescita. Divieti parziali per i neonicotinoidi sono già in vigore in Italia, Francia, Germania e Slovenia. I tre prodotti oggetto di bando temporaneo nel nostro Paese dal 2008 (imidacloprid, clothianidin e thiamethoxam) sono estremamente tossici per le api, con tossicità acuta orale a 4-5 ng/ape.

Fonte: il cambiamento