Novamont leader mondiale con il primo impianto di produzione industriale di biobutandiolo

L’impianto di Bottrighe (RO), nato dalla riconversione di un sito abbandonato, produrrà butandiolo “bio”, ottenuto dalla fermentazione di materie prime rinnovabili. Una partnership con la californiana Genomatica, leader nella bioingegneria386270_1

Con un investimento di oltre 100 milioni di euro, lo stabilimento Mater-Biotech di Bottrighe (RO), che s’inaugura ufficialmente oggi, venerdì 30 settembre, è il primo impianto al mondo di produzione industriale di biobutandiolo (BDO). Si produrranno 30.000 tonnellate/anno di BDO a basso impatto ambientale, con un risparmio di oltre il 50%, come emissioni di CO2, rispetto alle produzioni da fonti fossili di butandiolo.
Il butandiolo (1,4 BDO) è un composto chimico derivato dal butano, molto usato sia come solvente, che per la produzione di plastiche, fibre elastiche e poliuretani, che vale un mercato mondiale di 1,5 milioni di tonnellate, per circa 3,5 miliardi di euro all’anno, e che si stima nel 2020 raggiungerà 2,7 milioni di tonnellate, con un valore di oltre 6,5 miliardi di euro. Lo stabilimento Mater-Biotech di Novamont a Bottrighe, in provincia di Rovigo, in cui verrà prodotto il biobutandiolo su scala industriale, si inaugura ufficialmente venerdì 30 settembre. Novamont, partendo da una tecnologia sviluppata da Genomatica – società californiana leader nel settore della bioingegneria – ha messo a punto una piattaforma biotecnologica che partendo da zuccheri, attraverso l’azione di batteri di tipo escherichia-coli (e.coli), opportunamente ingegnerizzati, li trasforma in biobutandiolo. Ad accrescere il profilo della sostenibilità ambientale del biobutandiolo di Novamont c’è anche l’efficienza energetica dell’impianto di Bottrighe, concepito per riutilizzare i sottoprodotti della lavorazione per il fabbisogno energetico dell’impianto stesso, ottimizzando così il ciclo di vita dell’intero processo. Nella conferenza stampa tenutasi giovedì 29 a Padova, Catia Bastioli, amministratore delegato di Novamont, ha spiegato la portata mondiale di questa innovazione, nell’ambito del progetto Novamont di bioraffineria integrata, che va oltre la disponibilità di nuove tecnologie, di prodotti bio-based e del contributo che essi sono in grado di dare all’esigenza di “decarbonizzare” il pianeta. “Lo stabilimento Mater-Biotech è un tassello di un sistema di impianti primi al mondo e interconnessi al quale dobbiamo guardare come un formidabile acceleratore, ossia un punto di moltiplicazione di opportunità della filiera delle bioplastiche e dei chemical, per chi produce materie prime, per chi fa prodotti finiti, per nuove idee imprenditoriali, per la creazione di posti di lavoro, per chi si preoccupa di progettare un futuro di maggiore sostenibilità ambientale e sociale”.386270_3

Il nuovo impianto Novamont, infatti, aggiunge un elemento fondamentale al modello di bioeconomia: la rigenerazione territoriale, che riparte da siti deindustrializzati o in grave crisi, rigenerandoli come vere e proprie “infrastrutture di bioeconomia”. A oggi sono 6 i siti che Novamont ha rivitalizzato 4 le tecnologie prime al mondo realizzate e moltiplicabili secondo il modello di bioraffineria integrata nel territorio, in cui vengono messi a punto tecnologie e prodotti in grado di dare soluzioni concrete a problemi di ampia portata come, ad esempio quello della valorizzazione del rifiuto organico.386270_2

“Mater-Biotech, insieme ai centri di ricerca Novamont di Piana di Monte Verna e di Novara, costituisce una formidabile piattaforma per le biotecnologie industriali, dalla ricerca di base agli impianti flagship – ha aggiunto Catia Bastioli – un’occasione per creare un vantaggio competitivo in collaborazione con altre realtà del settore accademico e industriale”.
Lo stabilimento di Bottrighe, a regime, darà lavoro a circa settanta persone e a 180-200 nell’indotto.

Fonte: ecodallecitta.it

Nuovo impianto Hyst destinato ai test sulle biomasse africane

Al via il Progetto Bits of Future: Food for All basato sull’utilizzo della tecnologia Hyst (Hypercritical Separation Technology) per la sicurezza alimentare ed energetica nei PVS. Il 28 giugno 2014 sarà presentato il nuovo impianto industriale finanziato dai soci di Scienza per Amore, progettato e costruito dai dipartimenti tecnici della Biohyst.impianto hyst

L’impianto Hyst sarà destinato alla lavorazione delle biomasse provenienti dai Paesi Africani che hanno già aderito ufficialmente all’iniziativa, e dai Paesi che aderiranno in futuro. Si tratta di una tecnologia italiana, brevettata a livello mondiale, che è in grado di trasformare qualsiasi sostanza vegetale, anche di scarto, in alimenti ad alto profilo nutrizionale e biocarburanti di seconda generazione, con prospettive di utilizzo nei settori della chimica verde e della farmacopea. Dopo anni di sperimentazione finanziata dai soci dell’associazione Scienza per Amore si può dare finalmente il via alla realizzazione operativa del Progetto di cooperazione internazionale Bits of Future: Food for All. Il progetto ha ricevuto le certificazioni ufficiali ricevute dall’Università di Milano, dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dal Ministero della Salute sulla validità della tecnologia e dei prodotti ottenibili tramite il processo Hyst. Ha visto inoltre l’interesse ufficiale espresso da prestigiosi Enti scientifici (ENEA Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), dai Ministeri (Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Ambiente), nonché da Associazioni di Categoria quali l’Unione Petrolifera, Confindustria e Confindustria Energia, tutti pronti a definire un programma di lavoro su un impianto Hyst.  Tutto questo nonostante, circa cinque anni fa, ha avuto inizio un attacco giudiziario con accuse false e infamanti mirate a colpire il Progetto Umanitario, il suo promotore Danilo Speranza e alcuni membri di Scienza per Amore. Per una strana “coincidenza” di eventi, infatti, nel luglio del 2009, a sole 24 ore dalla firma che sanciva l’acquisizione della tecnologia, Danilo Speranza e altri sostenitori del Progetto sono stati strumentalmente denunciati di diversi reati ad oggi mai supportati da prove. Queste denunce e la modalità anomala con cui i vigili di Roma hanno condotto le indagini, hanno portato nel 2011 al sequestro di un impianto Hyst destinato ai test sulle biomasse africane.

Fonte: alternativasostenibile.it

Amianto: in Friuli il primo impianto per la trasformazione e il riuso delle fibre

A Sedegliano sorgerà il primo impianto industriale in grado di trasformare le fibre di amianto rendendole inerti e riutilizzabili nel ciclo produttivo53474572-586x388

Nascerà a Sedegliano, in provincia di Udine, il primo impianto industriale in grado di trasformare le fibre di amianto rendendole inerti e, addirittura, riutilizzabili nel ciclo produttivo. L’impianto è frutto da un accordo fra la Friulana Costruzioni srl di Sedegliano, titolare del contratto di esclusiva, e la Chemical Center srl di Castello d’Argile (Bo) che ha sviluppato il brevetto in grado di eliminare la tossicità mediante un processo di disgregazione e di reazione idrotermale con altri prodotti. Gli studi preliminari e di laboratorio per la successiva progettazione sono nella fase di avvio, ma l’innovativo brevetto potrebbe portare grandi benefici alla collettività, specialmente ora che molti Paesi dell’Ue hanno avviato un processo per arrivare a territori interamente “asbestos free”. La scoperta di Chemical Center è stata fatta appena 9 mesi fa, quando si è fatto interagire l’amianto con il siero di latte scoprendo di poter rendere così rendere inerti i rifiuti pericolosi.

E’ stata un’intuizione all’epoca eravamo impegnati nella costruzione del centro raccolta amianto a Pannellia di Codroipo e con la consociata Friulana Ambientale eravamo già specializzati in bonifiche ambientali, è bastata qualche settimana per capire che l’abbinata sarebbe stata vincente e poco dopo abbiamo preso contatto per saperne di più. Quello che mi ha maggiormente entusiasmato del progetto è che non vi siano emissioni in atmosfera e che venga creato un alto valore aggiunto dalla trasformazione di due rifiuti abbinati insieme, nel nostro caso siero di latte e amianto. Ma non è finita qui, il siero è solo una delle materie in analisi di valutazione, non l’unica: siamo interessati anche ad altri scarti di lavorazione della filiera agricola aventi base acida, anche questo fa parte dello studio di fattibilità,

spiega Alberto Steolo, titolare dell’azienda friulana. Le fibre d’amianto potranno essere recuperate, riciclate e riutilizzate nel ciclo produttivo. Il Chemical Center cui si deve l’innovativo brevetto è uno spin off dell’Università di Bologna, operante nel settore delle nanotecnologie e biotecnologie per la progettazione, sintesi e caratterizzazione chimico-fisica di nuovi materiali tecnologicamente avanzati.

Fonte: Arezzo Web

INCENTIVI FOTOVOLTAICO 2013

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Scambio sul Posto più Detrazione Fiscale 50% (36% da Giugno)

In merito agli incentivi fotovoltaico per il 2013, in alternativa al V Conto Energia esiste la possibilità di usufruire delle detrazioni fiscali 50% sul costo di installazione dei pannelli fotovoltaici. Il 22 giugno 2012 è stato promulgato il decreto legge n. 83, che stabilisce la compatibilità tra l’agevolazione della detrazione fiscale al 50% e il meccanismo dello Scambio Sul Posto riguardo alla realizzabilità di impianti fotovoltaici. In particolare, la legge in questione regolamenta la detrazione IRPEF attribuendole un valore pari al 50% fino al 30 giugno 2013, passata la quale data essa diventerà strutturale al 36%.

Il meccanismo dello Scambio Sul Posto regolamenta l‘utilizzo dell’impianto fotovoltaico tramite un sistema di conguaglio tra l’energia non utilizzata di giorno, quindi ceduta alla rete, e l’energia prelevata dalla rete, quindi comprata, dal calare del sole all’alba del giorno successivo. Ogni tre mesi viene effettuato un conguaglio economico in conto corrente, il quale restituisce parte della bolletta pagata quando l’impianto fotovoltaico non è attivo. A titolo di esempio, un impianto produce 10 kWh al giorno e viene installato su una utenza che utilizza 4 kWh diurni e 6 kWh serali e notturni. Di conseguenza il sistema cederà alla rete 6 kWh perché non direttamente utilizzati. Ogni tre mesi l’utente riceverà un conguaglio in conto corrette pari all’80% del costo pagato, in bolletta, per l’ammontare della differenza tra l’energia elettrica ceduta alla rete durante il giorno e quella prelevata dalla stessa a sole tramontato, in questo esempio 6 kWh.

È altresì utile formulare esempi pratici commisurati su reali utenze domestiche, in particolare saranno analizzate utenze da 3 kWp, 6 kWp e 10 kWp.

Un impianto fotovoltaico da 3 kWp, del costo indicativo di 8.000 €, posizionato su un tetto idealmente inclinato a 20°, orientato non propriamente a sud, in zona centro-nord Italia, può arrivare a produrre 3450 kWh all’anno. Se si considera un consumo di circa 3300 kWh annui, di cui la metà avviene durante il giorno ed il restante si consuma dopo il calare del sole, tramite il meccanismo oggetto di studio si otterrà un beneficio consistente nel risparmio immediato in bolletta e conguaglio dovuto allo scambio sul posto pari a 680 € (ipotizzando il costo giornaliero per kWh pari a 0,25 €, e il costo serale e notturno a 0,17 €/kWh), di cui 450 € sono riconducibili al risparmio diretto derivante dal proprio autoconsumo. A questo importo è necessario aggiungere 400 € all’anno di detrazione fiscale 50%, per 10 anni, per un totale di beneficio annuale pari a 1.080€. Tale impianto permetterà un tempo di recupero dell’investimento stimato in meno di sette anni e mezzo.

Analizzando un’installazione analoga relativamente ad un consumo di 6,000 kWh, si ottengono produzioni di 6900 kWh. In tal caso il beneficio di risparmio immediato in bolletta e conguaglio dovuto allo scambio sul posto sarà pari a 1,230 € circa, di cui 750 € sono riconducibili al risparmio diretto derivante dal proprio autoconsumo. Qualora il prezzo dell’impianto fotovoltaico fosse stimabile in 14.000 €, la detrazione fiscale 50% di cui l’utenza godrebbe sarebbe quantificabile in 700 € all’anno, di conseguenza l’impianto sarebbe ammortizzabile in poco più di 7 anni.
L’ultimo caso studio è rappresentato da una famiglia i cui consumi ammontino a 10.000 kWh all’anno  L’impianto fotovoltaico, produrrà circa 11.500 kWh, per cui sarà riscontrabile un leggero surplus di produzione di energia elettrica. Il beneficio immediato in bolletta, dovuto al conguaglio per scambio sul posto, sarà stimabile in circa 2.000 €, di cui 1.250 € relative al risparmio immediato della bolletta. Ciò si traduce in un minor costo d’acquisto dell’energia elettrica da sostenere durante l’anno. A tale beneficio si deve aggiungere la detrazione IRPEF 50%, il cui ammontare, ipotizzando un costo pari a 22.000 €, risulta essere 1.100 € all’anno. Effettuati i dovuti confronti, si potrà notare come il payback time dell’investimento è stimabile in meno di 7 anni.

E’ altresì necessario effettuare ulteriori considerazioni a monte. Innanzitutto, tali calcoli sono stati operati ipotizzando l’utilizzo di materiale soggetto a Factory inspection, ovvero certificazioni attestanti qualità di fabbricazione europea, il che implicano costi maggiori. Da ciò deriva che mediante la fornitura di materiale non certificato si possono risparmiare diverse centinaia di € relativamente al costo dell’impianto. Sono state considerate, in secondo luogo, installazioni standard, che nella pratica non sempre vengono effettuate in quanto non tutte le superfici sono uguali. Non sono stati considerati, ad esempio, i maggiori costi di installazione sui tetti in coppi o in ogni caso molto datati, sui tetti piani o sui tetti potenzialmente soggetti a numerosi ombreggiamenti diurni. Considerando, poi, che sta cambiando la fattispecie dello scambio sul posto, che potrebbe diminuire il valore del meccanismo del conguaglio, comportando minori restituzioni dei costi sostenuti durante gli orari serali e notturni, è molto interessante prevedere la dotazione futura di sistemi di accumulo integrati agli impianti fotovoltaici che consentiranno di rimanere allacciati alla rete, ma allo stesso tempo immagazzinare la propria energia per gli usi notturni.
In futuro la connessione alla rete potrà servire in casi molto rari (possibilità di raggiungere la grid parity del fotovoltaico), ma attualmente è ancora preferibile, dato che, a causa degli elevati costi dei sistemi di accumulo, scambiare la propria energia con la rete ottenendo una restituzione della bolletta serale comporta un risparmio economico non trascurabile.


fonte: web Ing. Stefano Superina