Entro il 2017 avremo respirato 41 gigatonnellate di C02 in un anno

Mentre è in corso la Conferenza mondiale sul clima dell’ONU, la Cop23, escono i dati sulla CO2 che nel 2017 finirà in atmosfera: 41 gigatonnellate, se si calcola l’uso di combustibili fossili e la combustione di parti di foresta.Shanghai Skyline in thick Fog

La stima è contenuta nel rapporto 2017 compilato dal Global Carbon Project, un’iniziativa che coinvolge 76 scienziati di 57 diverse istituzioni in tutto il mondo: entro la fine del 2017 ci si attende che le emissioni globali di anidride carbonica risultino in aumento del 2% rispetto allo scorso anno, con un margine di incertezza compreso tra lo 0,8 e il 3%. E questo dopo tre anni di sostanziale stallo, dal 2014 al 2016, nella crescita di anidride carbonica. Le emissioni globali di CO2 derivanti dall’uso di combustibili fossili e dal loro impiego nelle attività industriali raggiungeranno i 37 miliardi di tonnellate nell’anno in corso. Se si aggiunge l’anidride carbonica derivante dalla combustione di porzioni di foresta pluviale, la CO2 emessa arriverà a 41 gigatonnellate entro fine anno. La ricerca pubblicata sulle riviste Nature Climate Change e Environmental Research Letters, arriva nei giorni della Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite (COP23), che si tiene a Bonn in Germania. Per Corinne Le Quéré, climatologa dell’Università dell’East Anglia (Inghilterra) che ha guidato lo studio, il dato è «molto preoccupante», e con queste emissioni, «la finestra di tempo per provare a tenere il riscaldamento globale sotto i + 2°C dall’era pre-industriale si sta esaurendo, per non parlare dei +1,5 °C». Potremmo insomma esserci avviati sulla strada dei  +3°C, con conseguenze potenzialmente catastrofiche, che peraltro si possono già vedere. Intanto emerge che i centri urbani del pianeta sono responsabili del 70% delle emissioni di CO2 derivanti dall’utilizzo di combustibili fossili: il dato viene reso noto nel Report elaborato dal Global Covenant of Mayors for Climate & Energy, studio dedicato a tutti i progetti smart city del mondo che consentiranno di ridurre sensibilmente le emissioni di gas serra (greenhouse gas) e di altri inquinanti. Il documento è stato presentato durante i lavori della Cop23.  A livello ancora teorico, i promotori del documento hanno calcolato che se tutte le 7.500 amministrazioni cittadine aderenti al patto mondiale dei sindaci per il clima e l’energia, rappresentative di 680 milioni di abitanti, iniziassero a rendere operative le misure di decarbonizzazione fin qui stabilite, si avrebbe un taglio di 1,3 miliardi di emissioni di CO2 l’anno a partire dal 2030. Ne deriva che i centri urbani del pianeta sono responsabili, appunto, del 70% delle emissioni di CO2 derivanti dall’utilizzo di combustibili fossili (principalmente petrolio e gas) nel settore energetico e dei trasporti. Nelle città italiane, secondo il Politecnico di Milano, il 64% delle emissioni di CO2 deriva proprio dagli impianti di riscaldamento, contro il 10% derivante dal traffico veicolare e il 26% derivante da attività industriali. Sempre in Italia, su dati dell’Osservatorio Autopromotec relativi a 5 città italiane (Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia), si è riscontrato che gli impianti termici per il riscaldamento degli edifici hanno un’incidenza sul totale delle emissioni di CO2 in ambito urbano che è fino a 6 volte superiore rispetto all’incidenza del traffico veicolare.

Fonte: ilcambiamento.it

Rottamazione caldaie produrrebbe taglio smog e un miliardo di euro d’indotto

Il Forum Energia ha evidenziato l’impatto degli impianti termici sull’inquinamentoforum-energia

Interventi, anche limitati, sui sistemi di riscaldamento e condizionamento degli edifici nei soli 20 capoluoghi di Regione, ridurrebbero le emissioni complessive dell’Italia di una percentuale compresa tra il 10% e il 50% e determinerebbero ricadute positive sulle imprese italiane del settore sino a 1 miliardo di euro di volume d’affari. È quanto emerso al quarto Forum Energia, promosso da Engie, l’ex Gdf Suez, con la collaborazione di Anci, Ambrosetti e Politecnico di Milano. Olivier Jacquier, amministratore delegato di Engie Italia:

“Il riscaldamento inquina molto di più della mobilità. Vediamo che il payback di molti interventi, quando si tratta di cambiare la caldaia o installare una pompa di calore, è di sette-nove anni. A livello di cittadino sono troppi, non va a investire se ha un payback simile, ma a livello di Paese questo ha molto senso, perciò se aggiungiamo degli incentivi riducendo il payback a tre o quattro anni tutto questo ha molto senso”.

Un ruolo determinante spetta ai Comuni, come evidenziato da Enzo Bianco, presidente del consiglio nazionale Anci e sindaco di Catania:

“I Comuni sono pronti a fare la propria parte. Per farlo al meglio abbiamo bisogno di conoscere bene i dati, avere una visione, ma anche la possibilità in un sistema efficiente di tradurre in azioni operative i nostri orientamenti. Per fare questo chiediamo al governo di metterci in grado di avere quel patrimonio di professionalità che ci aiutino a varare regolamenti adeguati”.

Gli amministratori locali osservano come, per alcune fasce della popolazione, il credito d’imposta non sia sufficiente e chiedono di passare a strumenti automatici e di più facile acceso.

Fonte:  Askanews