Quando l’energia è rinnovabile ma soprattutto… Ènostra!

Un’impresa di comunità senza finalità lucrativa, che vende ai propri soci solo elettricità rinnovabile proveniente da impianti fotovoltaici, eolici e idroelettrici con garanzia d’origine. E’ la “fotografia” di È Nostra, che acquista energia solo da imprese e impianti sostenibili, prediligendo realtà di produzione legate alle comunità locali e favorendo la crescita della quota di energia da fonti rinnovabili nel mix energetico nazionale.Composite image of clean energy house

«Offriamo ai nostri soci servizi di monitoraggio dei consumi per la riduzione degli stessi – spiega Sara Capuzzo di ÈNostra – e creiamo occasioni di partecipazione e coinvolgimento dei singoli e delle reti sociali a favore della transizione energetica dal basso. Siamo un’impresa di comunità, ovvero un’impresa che svolge servizi ed attività che si ripercuotono ben oltre la platea dei propri soci, portando benefici alla comunità nel suo complesso».

E Sara ci spiega bene come si articola questa realtà che sta prendendo sempre più piede.
Diminuire l’impatto dei propri consumi sull’ambiente significa anche scegliere oculatamente le fonti energetiche da utilizzare. In questo E’nostra permette una scelta etica e a basso impatto. Perché?

La provenienza, le caratteristiche dell’energia che la cooperativa ènostra vende ai propri soci e la relazione con chi la produce rappresentano l’essenza stessa di questa impresa innovativa. In sostanza ènostra crea quella circolarità caratteristica del modello democratico dell’energia condivisa, fungendo da “tramite” tra soci-produttori e soci-clienti. Utilizziamo l’espressione “energia buona” perché si tratta di elettricità non solo rinnovabile con Garanzia d’Origine, ma anche sostenibile ed etica, in quanto acquistata da impianti (fotovoltaici, eolici e idroelettrici) sostenibili, gestiti da produttori etici. Per poter “marchiare” virtualmente gli elettroni immessi in rete abbiamo messo a punto una specifica matrice, con l’avallo di un Comitato Tecnico Scientifico, che valorizza da un lato la sostenibilità ambientale degli impianti (non tutta l’energia rinnovabile è anche sostenibile), dall’altro la responsabilità sociale dell’impresa titolare. Oltre a valutare parametri quali legalità, trasparenza, governance, rapporti di rete e di comunità, ènostra si accerta che il produttore non abbia relazioni con il comparto fossile.

Spesso i cittadini pensano che scegliere green sia anche più costoso. E’ sempre e proprio così? Oppure ci sono riflessioni da fare in proposito?

Non è assolutamente detto che acquistando energia rinnovabile si debba spendere di più, a meno che l’impresa di vendita non intenda fare speculazione. Lo si può sperimentare in prima persona: l’Autorità per l’Energia Elettrica il Gas e il Sistema Idrico (AEEGSI) ha, infatti, messo a disposizione lo strumento Trovaofferte, accessibile all’indirizzo www.autorita.energia.it/it/trovaofferte.htm – che il consumatore può consultare per avere una comparazione, sulla base del proprio profilo di consumo, tra le diverse offerte disponibili sul mercato libero. Per agevolare l’utente il sistema dà come riferimento la bolletta annua del servizio di maggior tutela, e poi a seguire, in ordine crescente di importo, l’elenco della spesa complessiva con i vari fornitori del mercato libero. Nella classifica le offerte esclusivamente green si mescolano alle altre (non c’è possibilità di spuntare “solo energia verde”) e più di qualcuno resta sorpreso nello scoprire che tra le proposte più convenienti alcune sono di energia 100% rinnovabile. Nonostante Ènostra operi da poco nel mercato elettrico e sia un’impresa ancora di piccole dimensioni, anche le nostre tariffe “soloverde” compaiono tra le prime posizioni della classifica. Tutto dipende dalle priorità: nel nostro caso non è il profitto ma il prezzo equo e il valore etico della scelta.

E’nostra può garantire al cittadino bollette più verdi, più leggere e trasparenti?

Certo c’è ancora molta strada da fare, e ci lavoriamo tutti i giorni, ma già oggi rispettiamo gli standard della Bolletta 2.0 stabiliti dall’Autorità a favore di una maggiore leggibilità e trasparenza. Il nuovo layout della fattura è tra l’altro frutto di un lavoro partecipato che ha coinvolto qualche decina di soci. La relazione diretta con i soci è una preziosa opportunità che ci consente di migliorare il servizio complessivo. Costantemente ci arrivano spunti e stimoli che, compatibilmente con vincoli normativi e coerenza complessiva, cerchiamo di recepire e adottare. Per accentuare ulteriormente l’importanza del consumare solo energia pulita, oltre all’indice relativo alle emissioni evitate nel periodo di consumo, rispetto al mix energetico nazionale, abbiamo scelto di introdurre in bolletta anche il calcolo delle polveri sottili evitate grazie alla scelta di non acquistare energia da fonte fossile.

Cosa vi ha indotto a creare la società?

Tutto è nato nel 2012 per iniziativa di Avanzi, società milanese di consulenza sui temi legati alla sostenibilità, che partecipava come partner al progetto UE RESCoop20-20-20, finanziato dal programma Intelligent Energy Europe, volto a favorire l’accettabilità delle rinnovabili e a far nascere nuove cooperative energetiche nei Paesi membri dove ancora questo modello non era pratica diffusa. Così, nel 2014 è stata costituita ènostra con l’obiettivo ambizioso di costruire, con una logica partecipata e dal basso, un fornitore di energia elettrica che potesse basare tutta la sua attività secondo principi cooperativi, etici e sostenibili. La sfida è stata raccolta dai quattro soci fondatori tra cui, oltre ad Avanzi, figurano EnergoClub, associazione trevigiana di promozione delle fonti rinnovabili, Retenergie, cooperativa cuneese di produzione collettiva di energia pulita e Forgreen, azienda veronese di produzione e vendita di energia, quest’ultima uscita dal progetto a fine 2015.

Cosa pensate dei grandi fornitori elettrici che mettono dentro alla loro offerta anche un po’ di rinnovabili così da darsi una riverniciatina di verde? C’è chi pensa che il cambiamento passi anche attraverso queste operazioni di facciata.

I grandi fornitori e le loro politiche energetiche e commerciali rappresentano il modello vecchio e insostenibile a cui ènostra si contrappone. Certo, anche producendo energia rinnovabile per mera opportunità di marketing si evita la combustione di energia fossile, ma quello che serve è una matura e radicale inversione di marcia. La stessa Commissione Europea, con il “Winter package” lanciato nel novembre 2016 chiede all’UE di svolgere un ruolo proattivo alla guida della transizione energetica e di porre al centro il ruolo del consumatore che da utente passivo si trasforma in “prosumer”, ovvero al contempo produttore e consumatore di energia pulita. L’UE si è posta il nuovo obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 almeno del 40% entro il 2030, un traguardo che consentirebbe di incrementare il PIL europeo di 1%, di produrre 900.000 posti di lavoro, di migliorare qualità dell’ambiente e della vita dei cittadini. Le grandi imprese tradizionali sono ancora oggi ottusamente proiettate a investire negli idrocarburi, quando è ormai evidente che le migliori opportunità – dai punti di vista economico, sociale e ambientale – risiedono nella razionalizzazione dei consumi e nella produzione di energia pulita.

Pensate che attraverso la vostra proposta si possa dare un cambio effettivo alla politica energetica italiana?

Nel 2050, con un quadro normativo di sostegno alle rinnovabili, metà della popolazione europea potrebbe produrre energia elettrica e contribuire al bilanciamento della rete gestendo in maniera flessibile – su base individuale o collettiva – la propria domanda di energia. Lo si legge nello studio The Potential for Energy Citizens in the European Union, condotto dall’istituto di ricerca ambientale CE Delft per conto di Greenpeace, Federazione Europea per le Energie Rinnovabili (EREF), Friends of the Earth Europe e REScoop.eu. Già oggi, i cittadini europei – producendo o fornendo energia in forma individuale o collettiva, grazie a cooperative come ènostra – hanno trasformato il mercato in molti paesi europei, contribuendo a creare un modello innovativo di gestione diretta dell’energia elettrica. Per quanto riguarda l’Italia dallo stesso studio emerge che al 2050 2 italiani su 5 saranno “prosumer”. Nello specifico la compagine dei “cittadini energetici” sarà composta per il 37% da impianti fotovoltaici domestici, il 37% dalle cooperative energetiche, il 25% da piccole imprese e l’1% dagli Enti Locali. È lì che dobbiamo arrivare.

Che legame c’è fra voi e Retenergie?

Sin dalla costituzione di Ènostra è risultato evidente che, unendo le forze con Retenergie – cooperativa che dal 2008 realizza impianti rinnovabili collettivi, e che partecipa all’impresa come socio cofondatore e partner tecnico – l’obiettivo di produrre e consumare l’energia, condiviso dai soci di entrambe le cooperative, era a portata di mano. Incoraggiati dall’entusiasmo dei partner vicini e di molti soci, a ottobre 2016 abbiamo costituito un gruppo di lavoro dedicato al processo di fusione, che ha coinvolto i consigli di amministrazione e i rispettivi consulenti. Il percorso fatto fin qui vede crescere nella squadra la motivazione, perché è ogni giorno più evidente che l’unione delle due organizzazioni saprà valorizzare e amplificare le esperienze, il potenziale, i servizi e i benefici rivolti ai soci. In attesa di giungere al più presto alla costituzione di un soggetto unitario, abbiamo deciso di stringere una partnership forte che unisca da subito i soci che, sommati, saranno oltre 2000. Come primo risultato, d’ora in avanti i soci di Retenergie e di Ènostra potranno accedere direttamente ai servizi specifici di ciascuna cooperativa, pur essendo soci di solo una di esse: i soci di Retenergie potranno acquistare l’energia di ènostra e i soci di ènostra potranno accedere ai servizi tecnici di Retenergie.

Come sta andando la raccolta di adesioni?

Oggi (maggio 2017) contiamo circa 1.050 soci per un totale di 1.150 contratti di fornitura attivi. La crescita è stata graduale perché in molti, sia partner che potenziali interessati, volevano osservare come ci muovevamo sul campo, testare la nostra capacità di gestire l’impresa e verificare che rispettassimo le promesse e gli impegni presi. Abbiamo superato ostacoli, complicazioni informatiche e imprevisti e cercato di migliorare giorno dopo giorno il servizio ai soci. La fase di start up si è ormai conclusa e quando ci guardiamo indietro ci sembra un piccolo miracolo essere operatori del settore e occupare il nostro posto nel mercato elettrico nazionale. E quando guardiamo le sfide che ci aspettano e i traguardi ambiziosi dei prossimi anni ci pervade l’entusiasmo e l’impazienza di mettere in fila tutte le azioni che ci porteranno ad essere la prima grande cooperativa energetica nazionale, basata su principi di democrazia, sostenibilità, equità, trasparenza, solidarietà… Io sono assolutamente onorata di farne parte

Quali sono i vostri passi futuri?

In occasione dell’Assemblea di maggio sono state introdotte alcune novità che consentiranno di far crescere rapidamente l’impresa e la base sociale nel giro di pochi mesi: lancio della nuova figura del socio sovventore; abbassamento della quota di adesione da 150 a 50 euro (con eliminazione del sovrapprezzo); lancio della campagna “Traffico di amici” che prevede la cessione di 2 quote (per un totale di 50 euro, prima erano 5 per un totale appunto di 150 euro) dal socio ènostra a un amico che intenda entrare in cooperativa e attivare la fornitura. Ci aspettiamo che i due interventi sulla quota di adesione –  abbassamento e campagna mirata – l’apertura della fornitura ai soci di Retenergie in vista della fusione, e l’attivazione di nuovi servizi (pacchetto mobilità elettrica, servizi energetici ecc.) ci consentiranno di raddoppiare rapidamente il numero dei soci consumatori, a beneficio di tutta la comunità, in vista della successiva chiusura del cerchio che vedrà l’attivazione della produzione con impianti di proprietà.

Per info: numero verde 800 593266 (lun-ven h 9.30-13, 14-16), mail info@enostra.it, sito web www.enostra.it

Fonte: ilcambiamento.it

 

 

Italia terza “potenza” mondiale nel fotovoltaico

Sono oltre 648mila gli impianti fotovoltaici nel nostro Paese, preceduto, su scala globale, solamente da Germania e Cina. Da famiglie e piccole e medie imprese il maggiore impulso alla ripresa del 2014. Dopo Germania e Cina c’è l’Italia. Secondo un’indagine condotta da Anie Rinnovabili, il nostro Paese è la terza “potenza” mondiale nel settore del fotovoltaico per numero di impianti installati. Secondo i dati che fanno riferimento alla fine del 2014, nella Penisola sono installati 648.183 impianti, vale a dire il 15% del totale mondiale, un parco energetico capace di produrre una potenza complessiva di 18.325 megawatt, superiore a quella generata dagli impianti fotovoltaici di nazioni come gli Stati Uniti o il Giappone. Il report di Anie Rinnovabili evidenzia come siano stati gli impianti del settore residenziale a farla da padrone nel corso del 2014: l’incrocio fra i dati degli impianti installati (50.571) e il valore della potenza implementata (385 megawatt) dimostra come in Italia il mercato sia ormai maturo e indipendente dai meccanismi incentivanti. Alla fine del 2013 c’era stato un calo del fatturato del 70% rispetto all’anno precedente, per cui la ripresa del 2014 è stata tanto repentina quanto sorprendente: lo scorso anno si è raggiunta la massima potenza installata, pari a 123,6 megawatt di picco. A credere nel fotovoltaico sono soprattutto le famiglie e le piccole medie e imprese e i fattori che favoriscono un ulteriore sviluppo della rete sono la proroga della detrazione fiscale del 50% fino al 31 dicembre 2015 e la diminuzione del 75% delle spese da sostenere. Il mercato italiano, insomma, “va oltre i meccanismi incentivanti e che si sviluppa in maniera costante e continua” come ha sottolineato il presidente di Anie Rinnovabili Emilio Cremona.fotovoltaico1-586x380

Fonte:  Ansa

© Foto Getty Images

Un piccolo comune della Calabria abolisce la Tasi grazie agli impianti fotovoltaici

A san Lorenzo Bellizzi, in provincia di Cosenza, l’amministrazione comunale ha deciso di non adottare la Tassa sui servizi indivisibili per l’anno 2014 grazie ai benefici economici conseguenti all’installazione di impianti fotovoltaici nei terreni acquistati a Corigliano Calabro, Cassano allo Ionio e Francavilla Marittima380102

Cosa collega la Tasi ad un investimento nel settore fotovoltaico? L’esperienza di un piccolo comune calabrese in provincia di Cosenza. A san Lorenzo Bellizzi, infatti, la Tasi, la Tassa sui servizi indivisibili, non si paga e il motivo per cui gode di questa agevolazione è da attribuire all’amministrazione comunale. Due anni fa, il Comune ha deciso di investire sul fotovoltaico installando impianti nei terreni  di Corigliano Calabro, Cassano allo Ionio e Francavilla Marittima dove vigeva l’autorizzazione per la realizzazione di impianti fotovoltaici su serra. Questa operazione ha permesso di portare in attivo il bilancio economico della città e, conseguentemente, di agevolare i cittadini abbassando la pressione fiscale. Come ha riferito Antonio Cersosimo, il sindaco della città, l’investimento fatto nel 2012 ha portato benefici economici già dall’anno successivo all’acquisto e garantirà un introito per i prossimi 25 anni.
Ancora, all’abolizione della Tassa sui servizi indivisibili il comune calabrese ha concesso l’esenzione del pagamento delle tasse per cinque anni per i proprietari degli immobili situati nel centro storico che decideranno di ristrutturare l’abitazione.

 

Fonte: ecodallecitta.it

Fattorie verticali negli USA, verdure fresche dalle fabbriche in disuso

L’esperienza delle vertical farms è un buon modo di riutilizzare gli spazi industriali dismessi, ma gli elevati costi energetici probabilmente ne limiteranno la diffusioneFattoria-verticale

L’idea delle colture idroponiche era abbastanza comune nella fantascienza del XX secolo, ma ora inizia a diffondersi anche nel mondo reale attraverso l’esperienza delle vertical farms,fattorie verticali urbane, adatte a colonizzare spazi industriali in disuso. Negli USA aprirà a breve la seconda i queste farms in Pennsylvania, seguendo l’esperienza pioneristica di Green Spirit Farms (GSF) di New Buffalo, Michigan. Il progetto di GSF è quello di produrre ortaggi biologici con rack verticali o con l’innovativo sistema Omega Garden (vedi oltre) con colture idroponiche alimentate da energia rinnovabile all’interno di vecchie fabbriche. I prezzi, almeno per gli standard italiani, sono abbastanza alti (paragonabili a quelli della quarta gamma), ma sono probabilmente destinati a scendere se questo approccio dovesse diffondersi. Ma torniamo al sistema Omega Garden, quello nella foto in alto. Le colture sono poste sulla superficie interna di un cilindro rotante che ha nel suo asse la sorgente di luce. In questo modo tutta la radiazione luminosa incide sulle piante; la lenta rotazione permette ai vegetali di assorbire acqua e nutrienti quando si trovano nella parte bassa del cilindro. La rotazione sembra che riduca l’altezza delle piante aumentando i punti di fioritura e quindi la produzione. E’ un buon esempio di ecologia urbana e di riuso degli spazi, ma difficilmente potrà essere la soluzione per sfamare l’umanità, come alcuni sostengono. Se le colture sono infatti al riparo da siccità e alluvioni, esse necessitano di luce artificiale e di acqua che deve essere pompata magari anche fino agli ultimi piani degli edifici. I costi energetici sono comunque elevati visto che si utilizzano lampade da 400 a 1000 W per crescere 80 piante, oltre all’energia per ruotare i cilindri e azionare le pompe.  Le luci devono essere alimentate da impianti fotovoltaici che si dovranno occupare suolo da qualche parte, il suolo che appunto ci si illude di risparmiare con una fattoria verticale.

fonte: ecoblog

No definitivo della Provincia a un impianto fotovoltaico da 72 ettari nella riserva della Vauda

La Provincia ha bocciato in via definitiva il progetto del ministero della Difesa di costruire un impianto fotovoltaico da 80 milioni di euro e 72 ettari ai bordi della riserva naturale della Vauda, tra i Comuni di Lombardore, San Francesco al Campo e San Carlo Canavese. Un No al consumo di suolo libero sostenuto anche dai cittadini e dalla società civile375845

No a un mega impianto fotovoltaico nella riserva naturale della Vauda, nel canavese. A opporre il secco e definitivo rifiuto al progetto del ministero della Difesa di occupare 72 ettari di suolo libero, per di più ai bordi di un parco come quello della Vauda, è la Provincia, a cui spetta la procedura di Valutazione di impatto ambientale (Via) su progetti regionali e nazionali, che ha formalizzato il proprio parere negativo. Le ragioni: il progetto sarebbe in contrasto con le linee guida regionali, con il Piano provinciale territoriale di coordinamento e con la giurisprudenza nazionale in materia. «Grandi impianti fotovoltaici sono possibili – spiega l’assessore provinciale all’Ambiente, Roberto Ronco, sollecitando un intervento legislativo del Governo di revisione della normativa sulle energie rinnovabili –, e noi non siamo contrari alla loro installazione sul nostro territorio: il problema resta valutare attentamente la loro collocazione. Anziché a una riserva naturale il ministero della Difesa poteva pensare ad aree dismesse, caserme, insomma tutti quei luoghi che non comportano consumo di suolo libero». Il progetto, che vale 80 milioni di euro, prevede la concessione dell’uso dei terreni alla Belectric Spa, che ha vinto la gara d’appalto. Una superficie pari a 112 campi di calcio all’interno dell’area della riserva che interessa i Comuni di Lombardore, San Francesco al Campo e San Carlo Canavese, favorevoli invece all’impianto. Una decisione a cui la Provincia ha cercato di opporsi già nei mesi scorsi e che aveva portato il presidente Saitta a scrivere a marzo all’allora ministro della Difesa e ai titolari dell’Ambiente e delle Politiche Agricole e Forestali. Dopo il Niet di due anni fa alla proposta dell’Ikea di aprire un nuovo punto vendite a La Loggia su un’area a vocazione agricola, la Provincia si è messa di nuovo di traverso a un progetto che porterebbe, sì, fondi nelle sempre più esangui casse pubbliche, ma a dispetto della difesa ambientale. Non è un caso che la posizione della Provincia sia sostenuta da un ampio consenso della società civile: sono state oltre due mila le mail di protesta dei cittadini contro il progetto di costruzione dell’impianto ricevute dall’ente. Nonché, si sono schierati apertamente contro la scelta del ministero della Difesa anche Slow Food, Don Luigi Ciotti, Luca Mercalli, Salvatore Settis e Padre Alex Zanotelli. «Abbiamo sollecitato più volte il Governo – spiega Saitta –, senza mai ottenere risposta. Capisco l’imbarazzo, ma questa insensibilità è un fatto grave: c’è bisogno che vengano ripensate le normative nazionali, in modo che gli enti locali non vengano lasciati soli a difendere il loro territorio. Anche per questo un eventuale ricorso della Beletric mi sembrerebbe assurdo: sarebbe come se fosse lo Stato stesso a impugnare la nostra decisione».

Fonte: eco dalle città

1. DOMANDA DI ENERGIA


download

 

La domanda di energia primaria, nel 2011, si è attestata sui 184,2 Mtep, l’1,9% in meno rispetto al 2010. La contrazione del fabbisogno energetico del 2011 è stata determinata dall’effetto di diversi fattori: il clima più mite, il perdurare della crisi economica e l’applicazione di politiche di efficienza energetica. La composizione percentuale delle fonti energetiche impiegate per la copertura della domanda nel 2011 è stata caratterizzata, rispetto all’anno precedente, dalla riduzione della quota del petrolio dal 38,5 al 37,5% e di quella del gas naturale dal 36,2 al 34,7% e dall’aumento della quota dei combustibili solidi dall’8 all’8,9%. Si è inoltre riscontrato un lieve aumento delle importazioni nette di energia elettrica dal 5,2 al 5,5% e un significativo incremento dell’apporto delle rinnovabili, cresciute dal 12,2 al 13,3%. La composizione percentuale della domanda per fonte conferma la specificità italiana, nel confronto con la media dei 27 paesi dell’Unione Europea, relativamente al maggior ricorso a petrolio e gas, all’import strutturale di elettricità, al ridotto contributo dei combustibili solidi (8,9% dei consumi primari di energia) e al mancato ricorso alla fonte nucleare (figura 1.1).

Figura 1.1: Domanda di energia primaria per fonte. Anno 2011 (percentuali) – Totale 184,2 Mtep

FIG. 1.1

Fonte: elaborazione ENEA su dati MSE

La domanda di energia elettrica nel 2011 è stata pari a 334,6 TWh, in aumento dell’1,3% rispetto all’anno precedente, e corrispondente ad un consumo in energia primaria di 68,2 Mtep. La penetrazione elettrica – cioè il rapporto tra l’energia elettrica e i consumi energetici globali – è risultata pari al 37,1%, di poco superiore al dato 2010 (36,1%). La domanda di energia elettrica è stata soddisfatta attraverso importazioni per una quota al 13,7% del totale, e le fonti primarie utilizzate sono state per il 24,3% rappresentate dalle fonti idraulica, geotermica ed altre rinnovabili, e per il restante 62,0% da combustibili tradizionali trasformati in centrali termoelettriche. Nel 2011 i consumi totali di energia elettrica sono aumentati a 313,8 miliardi di kWh (+1,3%). Le perdite di rete sono risultate in crescita dell’1,3%, con un’incidenza sulla richiesta del 6,2% (6,2% anche nel 2010). L’intensità elettrica del PIL per l’anno 2011 è risultata pari a 0,233 kWh/€ 2005, di fatto paragonabile a quella del 2010. La disponibilità di energia elettrica per il consumo (produzione lorda al netto degli apporti da pompaggio più saldo importazioni dall’estero) è stata nel 2011 pari a 344,1 TWh, in leggero aumento (+0,3% rispetto al 2010). In particolare, le importazioni nette dall’estero sono aumentate di 1,5 TWh (+3,6%), mentre la produzione nazionale netta è cresciuta dello 0,2% rispetto all’anno precedente. La variazione della produzione nazionale deriva dalla diminuzione della produzione termica tradizionale (-3,4%) ed idroelettrica (-12,3%), in parte compensata dall’aumento della produzione da altre fonti rinnovabili (+46,3%).

Tabella 1.1: Bilancio dell’energia elettrica per gli anni 2010-2011 2010 2011
Produzione netta di energia elettrica 290,7 291,4
di cui:
idroelettrica 49,3 45,3
geotermoelettrica 5,0 5,3
rifiuti urbani, biomasse, altre rinnovabili 20,5 30,6
termoelettrica tradizionale 220,9 205,8
Destinata ai pompaggi 4,4 1,9
Saldo import-export 44,2 45,7
Assorbimenti dei servizi ausiliari e perdite di pompaggio 11,3 11,1
Energia elettrica richiesta 330,5 334,6

L’incidenza delle fonti rinnovabili sul consumo interno lordo di energia elettrica (al netto dei pompaggi) ha raggiunto il 24% nel 2011. Tra i combustibili tradizionali è proseguita anche nel 2011 la tendenza alla riduzione dell’utilizzo di prodotti petroliferi, con una diminuzione del 9,5% rispetto al 2010, portando a solo il 5,4% l’incidenza sul consumo interno lordo totale. Inoltre, si è osservata anche una flessione del 7% nell’utilizzo di gas naturale, la cui quota rispetto alla disponibilità è passata dal 36,7% al 33,8%. Al contrario, è cresciuto sensibilmente l’utilizzo del carbone (+11,1%). La potenza di generazione lorda installata in Italia al 31 dicembre 2011 risulta pari a 120,5 GW, con una potenza installata delle centrali termoelettriche tradizionali pari a 78,4 GW (65,1%). In forte crescita risultano i parchi eolici e gli impianti fotovoltaici, in virtù dei meccanismi d’incentivazione legati al sistema dei Certificati Verdi e al Conto Energia.

Fonte: ENEA