Agricoltura biologica, oltre 43 milioni di ettari nel mondo e due milioni di contadini

Le zone in cui e’ piu’ diffusa sono l’Oceania e l’Europa comn un volumen di affari globali oltre i 70 milioni di dollari.

L’agricoltura biologica continua a crescere: e’ appena uscito il rapporto 2015 a cura di FiBL e IFOAM, che certifica che in tutto il pianeta le coltivazioni e gli allevamenti biologici superano i 43 milioni di ettari. La regione di maggiore diffusione e’ l’ Oceania con ben 17 milioni di ettari, quasi tutti di pascoli naturali (1), seguita dall’ Europa con 11,5 milioni di ettari, In Italia si e’ arrivati a 1,3 milioni di ettari. In 11 nazioni la superficie bio supera il 10% del totale agricolo. A tutto cio’ va aggiunto anche il settore della cosiddetta raccolta selvatica, 30 milioni di ettari di foreste non inquinate dove vengono raccolti noci, funghi e bacche. Complessivamente il volume d’affari supera i 72 milioni di dollari, generati da circa due milioni di famiglie contadine. «Siamo particolarmente compiaciuti delle recente eccellente crescita in tutto il mondo» ha dichiarato Markus Arbenz, direttore esecutivo dell’ IFOAM. «Gli impatti positivi dal punto di vista ambientale, sociale ed economico del settore ne conferma l’importanza, paragonabile a quella di un faro.» L’agricoltura biologica consuma circa un terzo di energia in meno rispetto all’agricoltura chimico-industriale e cattura piu’ carbonio nel suolo, al punto che se fosse diffusa a livello planetario potrebbe assorbire tra il 20 e il 60% delle emissioni.Agricoltura-biologica

(1) Cioe’ pascoli non trattati con fertilizzanti chimici

Fonte: ecoblog.it

L’IEA avverte che disastri ambientali causati dai cambiamenti climatici sono in aumento

L’Iea avverte che i disastri ambientali causati dai cambiamenti climatici sono in crescitaimages

cambiamenti climatici sono all’origine di molti disastri ambientali avverte IEA, l’International Energy Agency che nel grafico in alto evidenzia come alluvioni e tempeste siano in crescita nel periodo di osservazione che va dal 1980 al 2011. La produzione di energia implica anche emissioni di CO2 e della maggior parte dei gas a effetto serra. Dunque la lotta ai cambiamenti climatici diventa un fattore decisionale importante per la scelta delle fonti energetiche da cui approvvigionarsi e avverte l’IEA che proprio le implicazioni sono scoraggianti. Innanzitutto sono necessari consistenti investimenti e gli obiettivi di contenimento delle emissioni attualmente promessi dai paesi nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) lascerebbe fluire in atmosfera circa 13,7 miliardi di tonnellate di CO2 – o il 60 % al di sopra del livello necessario per rimanere centrati con l’ obiettivo dei 2 °C entro il 2035. Molto poco si parla dei benefici che la società trarrebbe da queste misure, al di là impatti climatici evitati, di valore pari, se non superiore, per entità ai costi per il settore energetico. Nel frattempo , i responsabili delle politiche energetiche devono cominciare a pensare agli impatti dei cambiamenti climatici sicurezza del settore energetico. L’IEA raccomanda di conseguenza ai paesi membri di sviluppare le loro politiche energetiche in modo efficace per contrastare i cambiamenti climatici.

fonte: IEA