Danni da vaccino: sotto accusa la Fondazione di Bill Gates

La Fondazione di Bill Gates sta passando guai in India, come riportano Health Impact News, Economic Times India e VacTruth. La Corte Suprema indiana sta infatti indagando sull’ente del miliardario americano per sperimentazioni non corrette e illegali di vaccini sui bambini. Ma non solo.2014-03-18 16.47.56tea

Health Impact News e Economic Times India riportano come la Bill & Melinda Gates Foundation sia stata messa sotto accusa per questioni riguardanti i vaccini. Tutto è nato da un esposto presentato da alcuni cittadini indiani contro l’Oms, la Gates Foundation e il PATH (Program for Appropriate Technology in Health), accusati di avere sperimentato vaccini su una popolazione assolutamente non informata, vulnerabile e analfabeta, senza fornire né alle famiglie né alle ragazzine le informazioni idonee ad ottenere appunto un consenso informato, senza dare informazioni sui potenziali eventi avversi di quei vaccini e senza garantire alcuna sorveglianza postvaccinale. La notizia è stata resa pubblica in prima battuta dell’Economic Times India in un articolo con il quale si spiegava che erano stati effettuati test su 16.000 bambine di una scuola tribale nell’Andhra Pradesh, utilizzando il vaccino per il papilloma virus (HPV), nella fattispecie il Gardasil. Nel giro di qualche settimana l’inchiesta ha fatto il giro del mondo. Secondo l’articolo scritto da KP Narayana Kumar, entro un mese dalla vaccinazione molte delle bambine si sono ammalate e un po’ di tempo dopo cinque di esse sono morte. Altre due bambine sono risultate decedute a Vadodara, nel Gujarat, dove altre 14.000 ragazzine erano state vaccinate con un altro vaccino HPV, il Cervarix prodotto dalla GlaxoSmithKline (GSK). La cosa sconcertante che sarebbe emersa è che molti dei consensi informati erano stati firmati illegalmente o dai custodi delle residenze dove stavano le studentesse o da familiari analfabeti. Tutto ciò è stato scoperto solo quando gli attivisti dell’associazione SAMA, un gruppo a tutela della salute delle donne, ha deciso di investigare per scoprire cosa era accaduto. L’articolo spiega anche che 120 ragazzine sono state male, con sintomi che variavano dalle crisi epilettiche a forti dolori di stomaco, mal di testa e cambiamenti dell’umore. L’Economic Times ha riportato come ci siano stati anche casi di comparsa precoce del mestruo subito dopo la vaccinazione, forti sanguinamenti e crampi tra molte studentesse. La correlazione con la vaccinazione però è stata subito esclusa, senza nemmeno indagini approfondite, preferendo addebitare tutto a psicosi suicidarie, malaria, infezioni virali, eccetera. L’organizzazione che ha finanziato lo studio era proprio la Gates Foundation che però definì quel progetto come un autentico successo. E proprio sulla base di quelle affermazioni, l’Oms, laInternational Federation of Gynaecology and Obstetrics e la Federation of Obstetric and Gynaecological Societies of India hanno raccomandato la vaccinazione come di provata sicurezza ed efficacia come misura preventiva del cancro alla cervice. I firmatari dell’esposto alla Corte Suprema indiana hanno anche sostenuto come non sia la prima volta che accadono fatti del genere. Nel dicembre 2012 nel piccolo villaggio di Gouro, nel Chad, 500 bambini sono stati chiusi dentro la loro scuola e, da quanto ricostruito sempre dai giornali e dall’associazione americana VacTruth, costretti a ricevere il vaccino per la meningite A senza che i genitori sapessero nulla. Il vaccino non era ancora stato autorizzato poiché doveva ancora passare attraverso le fasi tre e quattro della sperimentazione. Nel giro di qualche ora 106 bambini cominciarono ad accusare mal di testa, vomito, convulsioni gravi e paralisi. Stando alle ricostruzioni, hanno dovuto attendere una settimana l’arrivo di un medico, mentre il personale che aveva somministrato loro il vaccino continuava a vaccinare altre persone nel villaggio. Quando poi il medico è arrivato, ha ammesso di non poter fare più nulla per quei bambini. I fatti sono stati riportati da un piccolo quotidiano locale, La Voix, secondo cui alcuni bambini sono poi stati trasferiti all’ospedale a N’Djamena, capitale del Chad. Molti di essi sono ritornati al villaggio senza una diagnosi e alle famiglie pare sia stata data una somma di denaro, senza alcun documento firmato ma dopo aver ribadito che non si era trattato di danno dovuto al vaccino. L’unica televisione che ha parlato di questi bambini è stato un canale locale, chiamato Tchad, che ha mostrato anche il primo ministro mentre faceva loro visita in ospedale. Spostiamoci in Pakistan e andiamo a leggere cosa scrive l’Express Tribune da Islamabad. E’ stata messa in piedi un’inchiesta governativa che ha scoperto come “il vaccino antipolio per bambini finanziato dalla Global Alliance for Vaccination and Immunisation stia causando morti e disabilità in alcune regioni, tra cui il Pakistan”. Addirittura la Prime Minister’s Inspection Commission (PMIC) avrebbe raccomandato al primo ministro Yousaf Raza Gilani di sospendere immediatamente tutti i tipi di vaccino forniti dal GAVI. Secondo l’Express Tribune, le principali vaccinazioni incriminate erano l’antipolio e il vaccino pentavalente che si sospettano essere la causa di morti e disabilità in Pakistan, India, Sri Lanka, Bhutan e Giappone. Da sottolineare come il GAVI sia finanziato dal Bill and Melinda Gates Children’s Vaccine Program, dalla International Federation of Pharmaceutical Manufacturers Association, dalla Rockefeller Foundation, dall’United Nations Children’s Fund (UNICEF), dall’Oms e dalla Banca Mondiale. Il rapporto della commissione asseriva poi che i vaccini non risultavano testati in laboratorio per confermarne efficacia e sicurezza. Ma non è finita qua. Nel 2012 Ramesh Shankar Mumbai, redattore per il sito web Pharmabiz, ha riportati come due medici indiani avessero accusato la Gates Foundation e l’Oms di mancanza di etica. Mumbai ha raccontato come i dottori Neetu Vashisht e Jacob Puliyel del Dipartimento di Pediatria del St. Stephens Hospital a Delhi avessero lanciato dure accuse in uno studio comparso nell’aprile di quell’anno sull’Indian Journal of Medical Ethics rimproverando una totale mancanza di trasparenza. Gli autori dello studio facevano notare come l’incidenza di paralisi flaccida fosse aumentata in proporzione all’aumentare delle dosi di vaccino antipolio somministrate e come i bambini con quel tipo di paralisi avessero un rischio doppio di morire rispetto al rischio prodotto dalla polio dovuta a virus selvaggio. Nel 2013 appare un altro articolo sul sito web Occupy Corporatism, scritto da Susanne Posel, secondo cui il GAVI stava usando un vaccino non testato sui bambini pakistani causando innumerevoli morti. Anche ammettendo che nelle ricostruzioni fatte da giornalisti e medici ci siano imprecisioni o elementi ancora non del tutto confermati, pare possibile ignorare fatti come questi? O non dovrebbero invece indurre chi prende certe decisioni a mettere in discussione approcci e sistemi?

Referenze

http://healthimpactnews.com/2014/bill-melinda-gates-foundation-vaccine-empire-on-trial-in-india/

http://holyhormones.com/womens-health/cancer-womens-health…

http://articles.economictimes.indiatimes.com/2014-08-31…

https://www.youtube.com/watch?v=ZEBGG7KFQpU

https://www.youtube.com/watch?v=dsxSlT_sBRk

http://www.gatesfoundation.org/Media-Center/Press-Releases…

http://tribune.com.pk/story/293191/vaccine-nation-globally-supported-company-is-funding-fatal-polio-shots/

http://pharmabiz.com/NewsDetails.aspx?aid=68352&sid=1

http://www.occupycorporatism.com/the-shocking-truth-about-syrian-polio-resurgence…

http://www.gavi.org/about/partners/bmgf/

http://www.blogtalkradio.com/publicadvocate…

http://www.oxforddictionaries.com/us/definition/american_english/hero

http://vactruth.com/2014/10/05/bill-gates-vaccine-crimes/?utm_source=The+Vaccine+Truth+Newsletter&utm_campaign=8f2f467842-10_01_2014_autism&utm_medium=email&utm_term=0_ce7860ee83-8f2f467842-408319413

fonte: ilcambiamento.it

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“Le centrali a biomasse sono tutte illegali”

“Gli impianti a biomasse emettono inquinanti e quindi vìolano platealmente la norma che prevede di mantenere buona la qualità dell’aria nell’ambiente, laddove lo sia, e migliorarla negli altri casi. Per questo tali impianti sono illegali”. Il chimico Federico Valerio va all’attacco e ribadisce: “Non è questa la strada”.biomassa

Vi ricordate il dossier di Nomisma? La società di ricerca in campo energetico e ambientale affermava in quel documento che le biomasse risultano più inquinanti del gasolio, oltre che del gpl e del metano. Ma c’è chi lo ripete da molto più tempo ed è rimasto per lo più inascoltato. Si tratta del chimico Federico Valerio, già membro della Società Italiana Chimici e di Medici per l’Ambiente e Responsabile scientifico dell’Osservatorio Salute – Ambiente istituito dal Comune di Genova. Valerio ha diretto per anni il Dipartimento di chimica ambientale dell’Istituto Tumori di Genova e sull’argomento la sa molto lunga, più di molti altri. Lo abbiamo intervistato.

Dottor Valerio, lei si definisce scienziato preoccupato. Perché?

«Il concetto deriva dalla “Union of Concerned Scientists”, che è un’associazione internazionale di scienziati e ricercatori in tema ambientale, che si occupa, da qui il termine inglese, di tematiche ambientali e di salute. Ma allo stesso tempo, il termine “concerned” significa anche preoccupazione, perché di fronte ai continui allarmi e disastri ambientali si fa poco o nulla per prevenirli e risolverli totalmente. E la storia delle biomasse rientra in questa mia preoccupazione».

Qual è la situazione dei rifiuti in Italia e della loro gestione?

«Le nuove tendenze derivano dalla raccolta differenziata, che permette di recuperare i rifiuti e di immetterli in nuovi cicli produttivi, evitando così gli sprechi e creando altresì nuovi posti di lavoro. Ormai tutti quanti abbiamo capito che la strada da percorrere è questa, per cui la discarica da una parte o l’inceneritore dall’altro, dove spesso converge tutto senza differenziare, sono scelte antiche e sorpassate. L’Italia in questo senso ha accusato forti ritardi rispetto al resto d’Europa».

Come mai l’Italia è lenta nel cambiare? E’ una questione politica o prettamente tecnica? 

«Sicuramente è politica, basti pensare a questa anomalia tutta italiana. Non tutti sanno che nelle tasse previste per l’elettricità, c’è una voce (Componente A3), pari al 7% del valore della bolletta, che copre i costi per la promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili e assimilate. Ovvero quel 7% viene destinato anche alle biomasse, che beneficiano così di un vero e proprio finanziamento statale. Tutte queste centrali, inceneritori compresi, esistono perchè permettono affari sicuri, grazie agli incentivi quindicennali generosamente regalati loro, con i “certificati verdi”, certificati pagati da tutti gli italiani, con l’apposita tassa fissata sulla bolletta della luce».

Quante sono le centrali a biomasse in Italia?

«Sono ormai un centinaio le centrali elettriche alimentate direttamente o indirettamente con biomasse, ovvero prodotti vegetali (cippato di legno, scarti alimentari, oli di mais, sansa di olive, eccetera) e scarti animali (pollina, scarti di macellazione, deiezioni da allevamenti suini e bovini). Inoltre, ci sono quindici inceneritori che oggi producono elettricità bruciando materiali di origine organica (scarti alimentari, materiali cellulosici, sfalci, potature e altro ancora). In Italia, nel 2009, complessivamente, risultava installata una potenza elettrica, alimentata a biomasse, pari a 1.728 mega watt».

Lei nel suo blog scrive che le centrali a biomasse sono tutte illegali. Perché?

«Esatto. La questione è semplice ed andrebbe approfondita da un punto di vista legale. In Italia esiste il Decreto Legislativo 155/2010 che, tra le sue finalità, prevede di “mantenere la qualità dell’aria ambiente, laddove buona, e migliorarla negli altri casi“. E’ una finalità chiara, sensata e, sostanzialmente, rispettata fino a qualche anno fa. L’illegalità è dovuta al fatto che tutti questi impianti, una volta entrati in funzione, hanno peggiorato la qualità dell’aria dei territori che li ospitano con l’immissione in atmosfera di importanti quantità di ossidi d’azoto, polveri sottili e ultra sottili, idrocarburi policiclici aromatici, diossine. Tutte le statistiche dimostrano che, da alcuni decenni, a parità di produttività, le emissioni inquinanti inviate nell’atmosfera del nostro Paese, sono drasticamente diminuite. Questo risultato è stato ottenuto migliorando i combustibili (gasolio a basso tenore di zolfo, benzina senza piombo), sostituendo olio combustibile e carbone con gas naturale. Questa tendenza, che ha comportato un progressivo miglioramento della qualità dell’aria del nostro Paese, si è interrotta con il proliferare di grandi e piccole centrali alimentate con biomasse, oltre ai “termovalorizzatori” di rifiuti urbani, in tutti i casi combustibili poveri e altamente inquinanti. Dunque, è inevitabile che tutti questi inquinanti provochino un sicuro peggioramento della qualità dell’aria e un proporzionale aumento di rischio sanitario per la popolazione esposta. Questo significa che il rispetto delle concentrazioni di inquinanti nei fumi, ammessi dalla Legge, è una condizione necessaria, ma non sufficiente, al rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione e l’entrata in servizio di questi impianti. L’autorizzazione ha valore solo se il progetto dimostra anche che l’entrata in funzione dell’impianto “mantiene la qualità dell’aria ambiente, laddove buona, e la migliora negli altri casi“. E questa duplice norma cautelativa è stata fatta propria solo dall’Emilia Romagna. Pertanto, ipotizzo che gran parte delle attuali autorizzazioni rilasciate ad impianti alimentati a biomasse, oltre che molti inceneritori per rifiuti urbani, siano illegittime».

Allora, se gli impianti a biomasse sono inquinanti e illegali, perché continuano ad esistere e a funzionare?

«Il problema è una mistificazione costruita ad arte. Negli USA, per esempio, fino alla fine degli anni 90, per la costruzione degli inceneritori c’erano degli incentivi pubblici, terminati i quali non se ne costruirono più. In nord Europa, invece, oggi, si continuano a bruciare rifiuti perché sono costretti a tenere in vita gli impianti al fine di ammortizzare i costi e gli investimenti fatti in passato. Ecco perché l’Olanda spinge per avere i nostri rifiuti. A Genova, per esempio, ci siamo battuti contro la costruzione del termovalorizzatore dopo una importante sollevazione popolare. Il contratto, che era già pronto, stipulava che il Comune di Genova si sarebbe impegnato a produrre un tot di centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti l’anno e, se non si fosse raggiunta tale quantità, il Comune stesso avrebbe pagato una penale, che sarebbe stata a sua volta scaricata sulle tasse dei rifiuti dei genovesi. Poi, da un punto di vista ambientale, non è questione di essere scienziati o meno, un inceneritore trasforma un rifiuto urbano in una serie di composti inquinanti che in parte vengono immessi nell’ambiente e in parte diventano rifiuti tossici da smaltire».

Tutto ciò che è biomassa è dunque illegale? O si salva qualcosa?

«Al momento non ho nessun elemento negativo nei confronti della produzione del biometano, che è il prodotto dell’attività metabolica di microorganismi che, in assenza di ossigeno, utilizzano biomasse vegetali ed animali, quali fonti di cibo. E’ un processo naturale, vecchio un miliardo di anni, all’origine del gas naturale (metano) che usiamo quotidianamente e che continua ancora oggi nei terreni acquitrinosi, nei sedimenti lacustri, nell’apparato digestivo dei ruminanti. Con la raffinazione si passa dal biogas al biometano, e questa energia può essere immessa praticamente in rete. C’è infatti un progetto europeo che prevede che tutto il biometano prodotto possa essere utilizzato e distribuito in tutta Europa e, nel lungo periodo, può diventare un ottimo strumento per liberarci dalla dipendenza del gas ucraino e siberiano».

Fonte: ilcambiamento.it