Energia, trasporti e clima, IEA: senza un cambiamento forte non c’è futuro

Secondo la International Energy Agency solo veicoli elettrici, accumulo energetico, fotovoltaico ed eolico crescono al ritmo giusto per limitare i cambiamenti climatici.http _media.ecoblog.it_0_0f0_energia-clima-trasporti-iea

L’ultimo report Energy Technology Perspectives 2017 della IEA, la International Energy Agency, fa il punto sullo sviluppo delle tecnologie green che ci dovrebbero permettere di limitare fortemente l’aumento della temperatura globale e i conseguenti cambiamenti climatici. Secondo l’agenzia solo in tre aree su 26 in totale il mondo è sufficientemente avanti, sia nella tecnologia che nell’implementazione pratica, per evitare che si superino i 2 gradi centigradi di aumento delle temperature globali entro il 2025. Queste tre aree sono: auto elettriche, energy storage (cioè l’accumulo di energia, in batterie di vario tipo) e l’area formata dalla coppia di energie rinnovabili elettriche del solare fotovoltaico e dell’eolico on shore.

Tutto il resto è preoccupantemente indietro, come mostra l’infografica IEA:http _media.ecoblog.it_a_a6c_iea-aree-sviluppo-tecnologie-verdi

Si nota facilmente che le bioenergie, il solare a concentrazione, l’energia dalle onde marine e quella geotermica sono nettamente indietro rispetto agli obiettivi. Stessa cosa vale per il risparmio energetico negli edifici, nella cattura e stoccaggio della CO2, nella diminuzione delle centrali a carbone, nell’efficienza delle spedizioni internazionali, nelle rinnovabili termiche e nei biocarburanti per i trasporti. Per quanto riguarda le auto elettriche, secondo la IEA, i veicoli verdi circolanti nel 2016 sono saliti a 2 milioni nel mondo. Il trend di crescita è positivo, ma il totale dei veicoli elettrici è ancora troppo basso. Con i ritmi di crescita attuali le auto elettriche aumenteranno di numero di 28 volte entro il 2030, se verranno rispettati gli impegni di Parigi sul clima. Per restare entro i 2 gradi di aumento delle temperature serviranno 160 milioni di veicoli elettrici, per scendere sotto i 2 gradi ne serviranno 200 milioni fino ad arrivare al 90% di auto elettriche entro il 2060. La IEA non perde l’occasione per ribadire che per raggiungere questi obiettivi saranno necessari enormi investimenti in tecnologia e infrastrutture (basti pensare alla diffusione delle colonnine elettriche super veloci) e un chiaro e duraturo impegno politico, che punti anche sul trasporto pubblico collettivo.

Credit foto: IEA

Fonte: ecoblog.it

IEA: “”Senza un cambiamento delle politiche energetiche l’inquinamento dell’aria ucciderà sempre più persone”

È la prima volta che l’Agenzia Internazionale per l’Energia, che normalmente si limita a statistiche sui consumi energetici ed emissioni di gas serra, si rivolge in maniera così esplicita alla politica, ma l’inquinamento atmosferico è ormai crisi globale385775_1

“L’inquinamento atmosferico uccide più di sei milioni di persone nel mondo ogni anno, ma i governi finora sono stati troppo lenti nel dare risposte adeguate. Bisogna che affrontino urgentemente la questione senza lasciarla al solo settore privato”.

La richiesta arriva da un rapporto speciale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia. È la prima volta che l’IEA, che normalmente si limita a statistiche sui consumi energetici e le emissioni di gas serra da essi derivanti, si rivolge in maniera così esplicita alla politica, ma secondo i suoi esponenti l’inquinamento dell’aria non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita. A livello sanitario si tratta della quarta più grande minaccia mondiale, dopo l’ipertensione arteriosa, la cattiva alimentazione e il fumo. E l’industria energetica ne è una delle cause principali. Il rilascio in atmosfera di sostanze nocive come il particolato, gli ossidi di zolfo e gli ossidi di azoto, che causano gravi difficoltà respiratorie, malattie cardiovascolari, ictus e morti premature, è dovuto principalmente alla produzione e all’uso di energia non regolamentata o inefficiente. Senza risposte adeguate decessi e patologie sono destinati ad aumentare vertiginosamente, dice il rapporto: si stima ed esempio che le morti premature annuali attribuibili all’inquinamento dell’aria arriveranno a 4,5 milioni nel 2040 dai circa 3 milioni attuali. Nonostante il calo delle emissioni globali previsto nei prossimi 24 anni in alcuni dei principali paesi del mondo, l’IEA sostiene che le politiche energetiche esistenti e quelle in programma non riusciranno a migliorare la qualità dell’aria. Eppure secondo l’agenzia basterebbe uno sforzo tutto sommato contenuto: con un aumento di appena il 7% degli investimenti totali in energia, corrispondente a circa 4,7 miliardi di dollari, entro il 2040 si riuscirebbero a contenere le morti premature dovute all’inquinamento atmosferico entro i 2,8 milioni. Per usare al meglio queste risorse ogni paese dovrebbe darsi un obiettivo a lungo termine basato sull’uso di energie rinnovabili, sul miglioramento dell’efficienza energetica e sul controllo delle emissioni, come ad esempio nel settore agricolo, dove gli ossidi di azoto e l’ammoniaca, derivanti dai fertilizzanti, sono più potenti della co2 in termini blocco del calore nell’atmosfera, e possono combinarsi con altre emissioni per formare gas più nocivi. “I dati dell’IEA  parlano chiaro. I veri imputati sono carbone e petrolio e causano milioni di morti premature ogni anno – ha scritto il Wwf in una nota – Se da un lato la responsabilità del settore dell’energia sulla salute globale è enorme, dall’altro l’Agenzia segnala come il comparto potrebbe ridurre significativamente l’inquinamento applicando le politiche di riduzione delle emissioni, ponendosi degli obiettivi e monitorandone i risultati. A questo il Wwf aggiunge che il segnale più importante emerso dal rapporto è l’assoluta necessità di uscire dall’era fossile al più presto, entro i prossimi 20 anni, per transitare verso un sistema globale di produzione di energia basato sulle rinnovabili. Questo risponderebbe a quanto previsto dall’Accordo di Parigi sul Clima che punta a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi C. Il carbone e il petrolio non saranno mai puliti. Anche se gli altri inquinanti “mortali” dovessero venir ridotti in modo significativo –e non siamo a questo punto, comunque-  i combustibili fossili continuerebbero ad emettere CO2, il gas serra più pericoloso per il clima, quindi per la salute del Pianeta che ci ospita, per la nostra Casa Comune.

Fonte: ecodallecitta.it

Fotovoltaico in ripresa secondo la IEA e l’Italia è prima al mondo per quota di energia prodotta

Quasi 140 GW installati a fine 2013, soprattutto in Asia. L’Italia si conferma prima nel mondo con una quota del 7,8% di energia elettrica prodotta dal sole.

Il fotovoltaico torna a correre dopo due anni di (relativa) stagnazione: un rapporto della IEA conferma che nel 2013 sono stati installati nuovi impianti per 37-38 GW, portando il totale a quasi 140 GW. La crescita è merito soprattutto soprattutto dell’ Asia, che grazie soprattutto agli interventi di Cina, India e Giappone, ha contribuito per il 59% delle installazioni del 2013. Dopo aver guidato la corsa, l’Europa ha rallentato: 22 GW nel 2011, 17 nel 2012 e 10,3 nel 2013. Questa non è una buona notizia, soprattutto se l’Unione intende davvero ridurre le emissioni di CO2 del 40% nell’arco di 15 anni. C’è però un’importante notizia positiva per il nostro paese: se l’Italia è la seconda nazione per produzione di energia dal sole, è la prima al mondo per la quota di energia prodotta con il fotovoltaico7,8%, davanti al 6,2% della Germania e al 5m8% della Grecia. Questo fatto dovrebbe rappresentare una straordinaria opportunità per l’Italia per diventare una nazione solare, in grado di attrarre investimenti, ricerca e sviluppo da tutto il pianeta. Per fare questo avremmo bisogno di qualcuno che ci creda davvero, senza chiedere consiglio per la politica energetica ai dinosauri di ENI ed ENEL.Fotovoltaico-mondo-2013-2014

Fonte: ecoblog.it

L’IEA avverte che disastri ambientali causati dai cambiamenti climatici sono in aumento

L’Iea avverte che i disastri ambientali causati dai cambiamenti climatici sono in crescitaimages

cambiamenti climatici sono all’origine di molti disastri ambientali avverte IEA, l’International Energy Agency che nel grafico in alto evidenzia come alluvioni e tempeste siano in crescita nel periodo di osservazione che va dal 1980 al 2011. La produzione di energia implica anche emissioni di CO2 e della maggior parte dei gas a effetto serra. Dunque la lotta ai cambiamenti climatici diventa un fattore decisionale importante per la scelta delle fonti energetiche da cui approvvigionarsi e avverte l’IEA che proprio le implicazioni sono scoraggianti. Innanzitutto sono necessari consistenti investimenti e gli obiettivi di contenimento delle emissioni attualmente promessi dai paesi nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) lascerebbe fluire in atmosfera circa 13,7 miliardi di tonnellate di CO2 – o il 60 % al di sopra del livello necessario per rimanere centrati con l’ obiettivo dei 2 °C entro il 2035. Molto poco si parla dei benefici che la società trarrebbe da queste misure, al di là impatti climatici evitati, di valore pari, se non superiore, per entità ai costi per il settore energetico. Nel frattempo , i responsabili delle politiche energetiche devono cominciare a pensare agli impatti dei cambiamenti climatici sicurezza del settore energetico. L’IEA raccomanda di conseguenza ai paesi membri di sviluppare le loro politiche energetiche in modo efficace per contrastare i cambiamenti climatici.

fonte: IEA

Incredibile, l’Economist parla del petrolio come dell’energia del passato

Per l’Economist è prossimo il picco della domanda di greggio; cattive notizie per i produttori buone per tutti gli altriPetrolio-combustibile-del-passato-586x376

Sembra quasi incredibile, ma per l’Economist il petrolio non è più al centro del mondo. In un articolo redazionale intitolato Il combustibile di ieri, il settimanale economico inglese sostiene che “la sete per il petrolio potrebbe avvicinarsi al picco; cattive notizie per i produttori, buone per tutti gli altri”. Il pezzo è corredato dall’immagine di un T-rex che tiene in mano un erogatore di benzina. Come fa notare ironicamente Kjell Aleklett sul blog di ASPO, il settimanale ha fatto una bel pezzo di strada da quando sosteneva che saremmo affogati nel petrolio. L’Economist ritiene non realistica la previsione dell’IEA di una domanda a 104 milioni di barili al giorno nel 2030 (ora siamo a 89 milioni) e ritiene che la domanda sia prossima al picco grazie alle energie rinnovabili, al miglioramento dell’efficienza energetica, al maggiore futuro costo delle emissioni di carbonio. Gli economisti naturalmente si guardano bene dal sottoscrivere quella che ancora considerano un’eresia, cioè la teoria di Hubbert secondo cui è l’offerta (e non la domanda) a presentare un picco. L’attuale boom del tight oil viene citato come una smentita della teoria del picco, mentre è esattamente l’opposto: le compagnie petrolifere si dedicano al fracking costoso e devastante proprio perché la produzione di petrolio convenzionale è in declino dal 2005. Il calo nell’offerta e nella domanda dei combustibili fossili ridimensionerà le ambizioni di Exxon e soci, ma anche di Putin e dei Sauditi, ma questo non significa che si ridurrà il rischio di conflitti,

fonte: ecoblog

 

Energia e trasporti: come risparmiare 50 miliardi di dollari in 40 anni…

I trasporti sono la causa del 20% del consumo globale di energia e il 40% di questa fetta è dovuta al solo traffico cittadino: nell’ultimo rapporto dell’International Energy Agency, l’analisi di trenta città particolarmente efficienti da cui prendere esempio: nessuna è italiana.375640

Oltre a diminuire le emissioni di CO2 e aumentare la qualità della vita e la salute, un miglior sistema di trasporti urbani può far risparmiare al mondo 50mila miliardi di dollari da qui al 2050. Lo afferma un rapporto dell’International Energy Agency, che cita tra gli esempi virtuosi 30 città del mondo di cui però nessuna italiana. (L’elenco delle città a fondo pagina). “Con la popolazione delle città che crescerà del 70% entro il 2050 e il consumo di energia dovuto ai soli trasporti metropolitani che raddoppierà entro quella data – avverte Maria van der Hoeven, direttore dell’Iea, nella prefazione al rapporto – c’è bisogno di soluzioni intelligenti, sicure e ad alta capacità, anche per mitigare i numerosi effetti negativi su clima, salute ed economia”. I trasporti sono la causa del 20% del consumo globale di energia, avverte il documento, e il 40% di questa fetta è dovuta al solo traffico cittadino. Secondo il rapporto bisogna agire secondo le tre direttive: evitare, spostare e migliorare. Servono cioè politiche per diminuire la necessità di spostamenti nelle città, per spostare il maggior numero di viaggiatori possibile sui mezzi pubblici e migliorare l’efficienza dei veicoli. “Rimodernando il proprio sistema di trasporto sui rotaia – affermano ad esempio gli esperti dell’Iea – la città di Belgrado ha triplicato il numero di passeggeri dei mezzi pubblici, mentre New York ha tagliato 11 minuti nel tempo medio passato nel traffico dai cittadini introducendo gli autobus express”.

L’elenco delle città case-studies

Buenos Aires, Argentina
Belgrado, Serbia
Delhi, India
Eindhoven, Olanda
Guangzhou, Cina
Hong Kong, China
Istambul, Turchia
Kayseri, Turchia
Lagos, Nigeria
Lisbona, Portogallo
Manila, Filippine
Mexico City, Messico
Mosca, Russia
Montevideo, Uruguay
Nashville, USA
New South Wales, Australia
New York City, USA
Parigi, Francia
Rio de Janeiro, Brasile
Shanghai, Cina
San Francisco, USA
Seul, Korea
Singapore, Singapore
Stoccolma, Svezia
Santa Monica, USA
Terrassa, Spagna
Varsavia, Polonia
Vienna, Austria

Fonte: eco dalle città

Secondo l’IEA nel 2016 le energie rinnovabili supereranno il gas nel mix elettrico globale

Le rinnovabili cresceranno del 40% nell’arco di quattro anni, fornendo un quarto dell’energia elettrica del pianeta. Per questo secondo l’IEA i governi devono definire politiche di lungo termine che favoriscano gli investimenti in un quadro di regolamentazioni nell’interesse della collettività

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Secondo l’International Energy Agency, le rinnovabili cresceranno del 40% nell’arco dei prossimi cinque anni arrivando a coprire il 25% del fabbisogno. Come si vede dal grafico (1), le aree più dinamiche saranno la Cina e le Americhe. Nel 2016 la generazione elettrica da innovabili raggiungerà i 6000 TWh, un valore maggiore del gas e oltre il doppio del nucleare (stabile intorno ai 2500 TWh). Detto altrimenti, le rinnovabili stanno diventando adulte ed iniziano a guadagnarsi il rispetto di un’istituzione piuttosto tradizionale qual è l’IEA.

«A mano a mano che i costi scendono, le fonti rinnovabili si reggono sempre di più sui propri meriti rispetto alle fonti fossili» arriva a dichiarare la direttrice esecutiva dell’EIA Maria van der Hoeven, aggiungendo un monito che sembra particolarmente rivolto al governo italiano: «L’incertezza politica è il nemico pubblico numero uno per gli investitori. Molte rinnovabili non necessitano più di incentivi economici, ma hanno sempre bisogno di politiche di lungo termine che forniscano un mercato prevedibile ed affidabile e un quadro di regolamenti compatibile con gli obiettivi pubblici».

«I sussidi ai combustibili fossili» conclude in modo sorprendente la van der Hoeven, «rimangono sei volte più alti degli incentivi per le rinnovabili». Quando i manager dell’IEA cominciano a dire le stesse cose degli ambientalisti significa forse che il mondo sta davvero cambiando.

(1) Il grafico è  una delle poche informazioni accessibili del nuovo Medium Trend Renewable Energy Market Report 2013, disponibile solo a pagamento.

Fonte: ecoblog